Nel rimpasto di governo, rischia pure Carrozza?

da Tecnica della Scuola

Nel rimpasto di governo, rischia pure Carrozza?
di P.A.
Secondo quasi tutte le agenzie, il rimpasto nel governo di Enrico Letta sarebbe ormai incombente. A lasciarci… il posto: Nunzia De Girolamo, Anna Maria Cancellieri, Enrico Giovannini, Cecile Kyenge, Carlo Trigilia e pure Maria Chiara Carrozza.
Il motivo del dimissionamento sarebbe dovuto alla vicenda dei 150 euro che i professori avrebbero dovuto restituire. Monica Guerzoni sul Corriere della Sera spiega che il “totonomi” dei ministri a rischio dipende anche dal segretario Pd. Il cambio di poltrona infatti sembra più vicino per quei ministri poco “allineati” a Renzi.  La posizione della ministra Maria Chiara Carrozza appare in bilico non già per distanze politiche, visto che lei è una lettiana di ferro, ma per i motivi tecnici legati al pasticcio dei 150 euro chiesti indietro agli insegnanti: uno degli scivoloni che più hanno fatto infuriare l’uomo destinato a Palazzo Chigi, se i sondaggi non mentono.

Aumentano di poco i bocciati, ma troppi alunni abbandonano

da Tecnica della Scuola

Aumentano di poco i bocciati, ma troppi alunni abbandonano
di P.A.
Tornano ad aumentare i bocciati delle scuole superiori dopo il calo degli anni precedenti: dal 16,2% del 2007/2008, al 15% del 2009/2010, al 14,5 nel 2010/2011 e il 13,4% nel 2011/2012
Repubblica anticipa i dati Miur sui bocciati. L’incremento riguarda gli alunni del primo anno, più 0,6%, e quelli del terzo, più 0,8%. Complessivamente, nell’anno scolastico 2012/2013, nei primi 4 anni delle superiori si ha una percentuale di 11,8% di bocciati, mentre aumentano i non scrutinati che passano dall’1,6 all’1,8%. Forte però rimane la percentuale di abbandono, un non invidiabile record italiano in Europa dei ragazzi fra i 18 e i 24 anni che non completano la scuola superiore, i cosiddetti “early school leavers¨(e oltretutto i quasi 300mila ripetenti incidono per oltre due miliardi di euro sul bilancio della scuola).

Rinnovo del contratto scuola: cosa bolle in pentola?

da Tecnica della Scuola

Rinnovo del contratto scuola: cosa bolle in pentola?
di Lucio Ficara
Il Ministro si dice interessata ad aprire al più presto il confronto con i sindacati in modo da arrivare al rinnovo del contratto scuola. Ma ancora non è chiaro dove si potranno trovare le risorse necessarie.
Che ci sia necessità del rinnovo contrattuale della scuola è cosa ben nota a tutti. Lo richiedono i sindacati, che, dal canto loro, vorrebbero ripristinare alcune competenze tipiche della  materia di contrattazione e vorrebbero fissare precise regole per la costituzione e l’utilizzo dei fondi d’Istituto. Lo richiede pure il Miur, con le recentissime dichiarazioni del ministro Carrozza, che indica il rinnovo del contratto degli insegnanti una vera e propria priorità. Il responsabile del Miur si considera un ministro che sta dalla parte dei professori, tanto è vero che rivendica con orgoglio politico, di avere arrestato la macchina dei tagli e dei risparmi di spesa indirizzate nell’ambito l’istruzione. Testimonianza dell’attenzione che il ministro dell’Istruzione dice di avere verso la categoria degli insegnanti è, secondo lo stesso ministro, scritto nero su bianco nel decreto “l’istruzione riparte”. Il ministro Carrozza è molto orgogliosa di questo particolare decreto, che segna, a suo avviso, dopo anni di sacrifici e tagli alla cieca, una discontinuità con il passato. Quali sono i punti positivi per i docenti in questo decreto in cui l’istruzione dovrebbe ripartire? Il primo punto positivo è quello dell’assunzione a tempo indeterminato di docenti di sostegno si parla di 27mila in tre anni. Nel decreto è stata prevista anche l’unificazione delle quattro aree scientifiche dei docenti di sostegno per il futuro reclutamento. Inoltre nel decreto sono stati previsti 10 milioni di euro per il 2014 per la formazione del personale scolastico, soprattutto per rafforzare delle competenze digitali degli insegnanti, Altri 10 milioni di euro nel 2014 dovranno essere stanziati per l’accesso gratuito del personale docente di ruolo e con contratto a termine della scuola nei musei statali e nei siti di interesse archeologico, storico e culturale. Bisogna anche dire che 10 milioni di euro l’anno per tutti i docenti corrispondono a meno di 14 euro a singolo docente. Adesso il ministro Carrozza dopo avere chiuso l’anno 2013 con l’approvazione da parte del Parlamento del decreto “l’istruzione riparte”, vorrebbe continuare nel 2014 riuscendo a chiudere un accordo con i sindacati per il rinnovo contrattuale. Questa volontà, espressa dal  responsabile del Miur, di mettere come priorità assoluta il rinnovo del contratto, ci spinge a porre delle domande. Dove pensa il ministro di trovare le risorse finanziarie necessarie, per rinnovare un contratto che è scaduto da oltre 4 anni? Cosa metterà sul piatto della bilancia per invogliare i sindacati ad aprire un serio tavolo di confronto? In sostanza cosa bolle in pentola per quanto riguarda il rinnovo del contratto della scuola? Alla prima domanda il ministro ha dichiarato che al Miur stanno lavorando per trovare nuove risorse, visto che i risparmi di spesa previsti dall’art. 64 della legge 133/2008, non sono più sufficienti per garantire alcun meccanismo di avanzamento economico di carriera per i docenti. Per quanto riguarda la seconda domanda, i sindacati vorrebbero sentirsi rispondere dal ministro Carrozza, che sul piatto della bilancia di un accordo di rinnovo contrattuale si potrebbe valutare di inserire la cancellazione di alcune norme della Brunetta. É parere diffuso, in ambienti sindacali ma non solo, che se questi fossero i temi per aprire il tavolo del rinnovo del contratto, questo potrebbe arrivare ad una soluzione condivisa. Attendiamo di capire quali mosse farà il ministro dell’istruzione per rinnovare un contratto di cui c’è veramente bisogno.

Recupero scatti: ci sarà, anzi no, ma gli stipendi diminuiranno

da Tecnica della Scuola

Recupero scatti: ci sarà, anzi no, ma gli stipendi diminuiranno
di Reginaldo Palermo
Un sibillino comunicato di Palazzo Chigi riapre la questione. A questo punto pare che il DPR 122 verrà applicato già da gennaio ma contestualmente verrà restituito l’eventuale recupero di 150 euro. Resta il fatto che per molti docenti e Ata lo stipendio tornerà ad essere quello precedente.
La vicenda degli scatti stipendiali e dell’eventuale recupero di quanto già incassato dal personale nel corso del 2013 sta assumendo ormai aspetti kafkiani per non dire farseschi. Poco fa sul sito del Governo è stato pubblicato un comunicato quanto meno ambiguo. Leggiamolo e cerchiamo di comprenderne il senso “Con lo stipendio ordinario di gennaio – esordisce il testo della nota di Palazzo Chigi – è stata data applicazione al Dpr 122/2013 con blocco degli scatti di anzianità dal 2013 e recupero degli eventuali debiti per un importo massimo mensile di 150 euro lordi”. Fin qui la questione sembra chiara: il DPR 122 si applica, punto e a capo. Non solo, ma si effettua anche il recupero di quanto erogato nel corso del 2013. Ma allora le dichiarazioni di Carrozza e Saccomanni erano solo un scherzo? Certamente no, perché nel capoverso successivo si legge: “Come da disposizioni concordate tra il Ministero dell’economia e delle finanze e dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, è sospesa l’attività di recupero e l’importo di 150 euro lordi verrà rimborsato con esigibilità contestuale a quella dello stipendio ordinario in pagamento nel mese di gennaio 2014”. A questo punto ci sono diverse possibili interpretazioni. Prima possibilità: poiché gli stipendi di gennaio erano già in lavorazione non è stato possibile “cancellare” il recupero dei 150 euro e quindi contestualmente allo stipendio di gennaio il personale riceverà un cedolino aggiuntivo che consentirà di recuperare i 150 euro detratti. Seconda interpretazione: la parola “gennaio” nella frase in questione è un errore, bisogna invece intendere “febbraio”: quindi la restituzione dei 150 euro detratti a gennaio verrà effettuata con lo stipendio del mese prossimo. Un fatto però è certo: lo stipendio di gennaio è calcolato secondo le disposizioni del DPR 122 e quindi se anche non ci saranno recuperi (a gennaio o a febbraio)  molti insegnanti e Ata riceveranno a gennaio uno stipendio inferiore a quello percepito a dicembre, come peraltro avevamo già anticipato in un nostro precedente articolo. Il comunicato conclude poi così: “Per quanto riguarda il 2014, il pagamento degli scatti potrà essere assicurato a seguito delle decisioni che verranno assunte nel prossimo Consiglio dei ministri per gli insegnanti che ne abbiano beneficiato nell’anno 2013”. A parte l’imprecisione (i beneficiari non erano solo gli insegnanti ma anche il personale Ata) si dice di fatto che ci vorrà un ulteriore passaggio “politico” per dirimere la questione. A questo punto non resta che aspettare il Consiglio dei Ministri di fine settimana per capire meglio cosa succederà.

Il Mef smentisce il blocco delle assunzioni degli insegnanti di sostegno

da Tecnica della Scuola

Il Mef smentisce il blocco delle assunzioni degli insegnanti di sostegno
di L.L.
Da via XX settembre arriva la rassicurazione: c’è il parere positivo ad assumere della Ragioneria Generale dello Stato e a breve il decreto sarà restituito al Miur
“Da Mef nessun blocco delle assunzioni degli insegnanti di sostegno”: questo è il titolo di un comunicato stampa del 10 gennaio, con il quale il Ministero dell’Economia e Finanze chiarisce che l’iter procedurale del provvedimento sulla rideterminazione delle dotazioni organiche dei posti di sostegno è stato completato in pochi giorni, anche durante le festività.
È chiara la risposta di via XX settembre alle polemiche di pochi giorni fa, nate dall’accusa mossa dall’onorevole del M5S Luigi Gallo, poi ripresa dai sindacati del comparto Scuola, circa la mancata volontà del ministero dell’Economia e della Ragioneria generale dello Stato di “firmare la prima tranche di assunzioni di insegnanti di sostegno”.
Il Mef però replica che è tutto falso, perché il Ministero dell’Istruzione ha inviato al Ministero dell’Economia il decreto interministeriale MIUR-MEF di rideterminazione delle dotazioni organiche dei posti di sostegno in data 19 dicembre 2013, insieme alla richiesta di autorizzazione all’assunzione del primo nucleo di insegnanti. “Nei dieci giorni lavorativi successivi – si legge nel comunicato -, inclusi quelli tra Natale, Capodanno ed Epifania, la Ragioneria Generale dello Stato ha effettuato le verifiche prescritte ed espresso parere positivo tanto sul decreto quanto sulla richiesta di assunzione, fatti salvi gli ulteriori adempimenti del MIUR.
Nelle prossime ore il decreto, controfirmato dal Ministro Fabrizio Saccomanni, verrà restituito al MIUR, mentre il parere favorevole all’assunzione verrà trasmesso agli uffici del Ministro per la Pubblica Amministrazione”.
“Il tono è quello della lite che continua, dopo essere esplosa sulla vicenda scatti col fitto scambio di accuse tra politici e governo e tra ministeri dello stesso governo, alla ricerca del colpevole di un tentato recupero di somme già pagate ai lavoratori della scuola”, ha scritto Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola.
“Al di là dei toni – continua Scrima – , che confermano il persistere di una fase di assestamento la cui durata e i cui esiti è difficile prevedere, quel che ci interessa è la sostanza, cioè la conferma del possibile raggiungimento di un risultato per il quale ci siamo spesi con forza nei mesi scorsi. Importante è che si compia un altro passo avanti verso una stabilizzazione del lavoro che rappresenta per noi la strada maestra da percorrere per rimuovere alla radice, nel segno dell’equità e della trasparenza delle regole, partite delicate e complesse come quelle dell’accesso al lavoro”.
Quindi, l’allarme sembrerebbe rientrato.

Scatti, il problema rimane: i sindacati affilano le armi

da Tecnica della Scuola

Scatti, il problema rimane: i sindacati affilano le armi
di Alessandro Giuliani
Il blocco imposto dal D.P.R. 122/2013 per gli aumenti dal 2011 in poi rimane in vita. Per eliminarlo occorre un provvedimento legislativo. Che le organizzazioni dei lavoratori chiedono da tempo. Anche attraverso la protesta più estrema: lo sciopero. Le posizioni dei sindacati
L’esito positivo degli scatti del 2012 non convince i sindacati: sanno bene che se si è prevalso su una battaglia, ma la guerra è lontana dall’essere vinta. Tanto è vero che nel pomeriggio del 13 gennaio, la Gilda degli Insegnanti parla di probabile sciopero. Fallito il tentativo di conciliazione, il leader del sindacato autonomo Rino Di Meglio dice che dopo aver “verificato che non esistono le condizioni per un accordo e dunque andremo avanti con la mobilitazione. Bisogna risolvere al tavolo contrattuale la vertenza delle progressioni di carriera 2012 e 2013 – spiega Di Meglio – per evitare che la questione diventi una sorta di lotteria, generando un’inaccettabile disparità tra chi ha percepito gli scatti e chi, invece, non li ha avuti e rischia di non averli mai”.
Se nei prossimi giorni il Governo non interverrà concretamente, dunque, lo sciopero ci sarà. Resta solo da stabilire quando: “Ci riserviamo di decidere la data auspicabilmente con gli altri sindacati – afferma il leader della Gilda – così da mantenere l’unità e creare un fronte compatto in grado di incidere con forza sulla politica del Governo e di ottenere un risultato positivo per tutto il personale della scuola”.
Per ora, però, le altre organizzazioni non fanno accenno alla protesta più estrema. Anche la Flc-Cgil, che nell’ultimo triennio è scesa in piazza in solitudine pur di portare avanti sino in fondo la propria opposizione alle politiche del Governo di turno. “A partire dal 2009 – scrive il segretario generale Mimmo Pantaleo – questo personale ha visto la busta paga fortemente diminuita, i diritti compressi e violati, la “qualità di vita e di lavoro” ridotta ai minimi termini. I governi successivi, tecnici e di larghe intese, non hanno prodotto sostanziali cambiamenti nelle condizioni di sfascio dei comparti della conoscenza realizzate dagli ex Ministri Tremonti, Brunetta e Gelmini.  Contro queste politiche la Flc-Cgil ha messo in campo una grande campagna di denuncia e contrasto: otto giornate di sciopero e migliaia di ore di assemblea, presidi e manifestazioni diffuse su tutto il territorio nazionale”.
Prende posizione netta, non solo sugli scatti, anche la Cisl Scuola. Tramite il segretario generale, Francesco Scrima, chiede “un forte segnale di rinnovamento sul versante delle politiche scolastiche: se davvero si vuole dar senso alla parole mentre si proclama l’avvio di una fase costituente per la scuola, si smetta di considerare istruzione e formazione solo come costi da contenere”. Facendo specifico riferimento alla questione dell’assunzione degli insegnanti di sostegno, Scrima fa notare che “resta sullo sfondo la sgradevole sensazione di una difficoltà a rapportarsi e a dialogare in modo costruttivo tra dicasteri, con un’azione di controllo condotta in modo miope che impedisce talvolta di chiudere problemi il cui perdurare costa assai più della spesa che si dice di voler contenere”. “Ne offre una dimostrazione lampante, ma è solo l’ultimo caso – aggiunge – il mancato accordo sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche: un’intesa pronta da mesi viene mandata a gambe all’aria da un’impuntatura del Mef che ci ‘regala’ la prospettiva di un altro anno di disagi per le scuola e per chi le dirige”.
Sulla questione scatti, torna anche Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, secondo il quale farli pagare attraverso il Mof rappresenta “comunque un danno al mondo della scuola”, perché “verrà ulteriormente ridimensionata in termini di performance e servizi. Oltretutto, per realizzare una soluzione provvisoria che non risolve in modo definitivo il problema del blocco degli scatti automatici e delle progressioni di carriera”. L’Anief, infatti, sostiene da tempo che quello concesso ai dipendenti è un aumento stipendiale da considerare come un “assegno ad personam”. Per farlo valere a tutti gli effetti come un incremento valido anche ai fini delle progressioni di carriera occorre rimuovere il blocco disposto dal D.P.R. 122/2013. Una modifica importante, legislativa, per raggiungere la quale il sindacato autonomo ha già detto di portare la questione davanti alla Corte di Giustizia Europea. Mentre le altre organizzazioni ricorreranno, semmai, al più tradizionale sciopero.

70.000 lavoratori Ata-Itp danneggiati dopo una scellerata intesa sindacati-Governo durata 14 anni

da Tecnica della Scuola

70.000 lavoratori Ata-Itp danneggiati dopo una scellerata intesa sindacati-Governo durata 14 anni
La denuncia da parte del Comitato nazionale Ata-itp ee.ll sulle posizioni economiche del personale Ata.
di Vincenzo Lo Verso
La parola d’ordine è di stendere una pietra tombale sulla scandalosa e vergognosa vicenda che ha sconvolto la vita di tutto il personale ATA-ITP ex EELL che nel lontano gennaio 2000 passarono allo Stato grazie alla legge 124/1999 che ne disciplinava e regolamentava il transito. E’ questo il famigerato accordo segreto che ha visto coinvolti i sindacati della scuola maggiormente rappresentativi ed i vari governi che si sono succeduti fino ad oggi. Un vergognoso piano ben orchestrato da 14 anni, che ancora vige e che fu strutturato all’indomani del passaggio allo Stato dei lavoratori delle scuole (ATA-ITP) gestiti fino ad allora dagli Enti Locali. Una manovra che rappresenta per tutti i sindacati della scuola, firmatari dei vari contratti, un “bubbone” enorme che ha sporcato ed ancora rappresenta una macchia nera e vergognosa per la parte sindacale e per la quale ancora non è stato trovato il coraggio di fare pubblica ammenda…ed allora meglio stendere un velo pietoso, o meglio, “infoibare” il problema per non parlarne anzi negarne l’esistenza anche se l’infame e vergognosa manovra ha gettato nella disperazione migliaia di lavoratori, costretti a restituire al tesoro decine di migliaia di euro, con ripercussione inevitabili sulla liquidazione e sull’assegno di pensione.  In  fine di unificare tutto il personale delle scuole pubbliche alle sole dipendenze dello Stato (diviso fino ad allora tra dipendenti dello Stato ed Enti Locali) alle sole dipendenze del Ministero P.I., il governo Prodi – D’Alema con la legge 124/99, legifera e norma il passaggio riconoscendo a tutti i dipendenti transitati l’anzianità maturata presso gli Enti Locali (art- 8); a luglio 2000, a passaggio effettuato, con un dietrofront incredibile si pone uno stop al riconoscimento dell’anzianità maturata con un accordo Sindacati – Aran si rettificava e si imponeva invece il passaggio e l’inquadramento alle dipendenze dello Stato del personale, in questione, con lo stipendio in godimento, modificando quindi il senso e lo spirito dell’art. 8 (L.124/99); partono migliaia di ricorsi dei lavoratori che li vedono vittoriosi, in quando , la maggioranza dei giudici nei vari gradi di giudizi ritengono nullo l’accordo Sindacati -Aran; a settembre 2006 ci prova il governo Berlusconi, che con una interpretazione autentica”…sic!, relatrice l’on Santanchè, inserita nella Legge Finanziaria 2006, modifica e stravolge il senso dell’art. 8 L.124/99, causando, da quel momento in poi, di fatto, il capovolgimento di migliaia di procedimenti dei lavoratori ancora in atto, in quel tempo, nei vari gradi di giudizi.
L’operazione Sindacati-Governo finalmente aveva avuto così l’effetto della strategia messa in atto contro 70.000 lavoratori ex EE.LL. (bidelli, amministrativi, Tecnici, Insegnanti tecnico-pratici), i quali si vedono fregati proprio dai Sindacati che dovevano difenderli e pretendere al loro fianco il rispetto della legge che li aveva fatti passare allo Stato
La strategia dei sindacati da quel momento in poi è stata quella di continuare a girare le spalle ai lavoratori interessati, che nella disperazione totale, si vedono costretti a restituire allo Stato varie decine di migliaia di euro con riconoscimento delle anzianità lavorative dimezzate e, quindi, effetti disastrosi sulle liquidazioni e sugli assegni pensionistici-
Ma, per fortuna dei lavoratori interessati, come recitava il famoso mugnaio di Potsdam nell’opera brechtiana c’era e c’è ”ancora un giudice a berlino” che in senso metaforico è interpretato dalla Corte di Giustizia Europea e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo le quali con ben due sentenze distinte non hanno esitato a dare ragione ai lavoratori condannando pesantemente lo Stato Italiano per indebita e scorretta ingerenza nei processi in atto che lo vedevano coinvolto come parte in causa ed il pieno riconoscimento di tutta l’anzianità maturata nell’Ente Locale.
L’assurdità è che si sta ancora continuando a giocare sporco sulle spalle di questi lavoratori, ai quali, bene farebbero i sindacati ed i politici a recitare un “mea culpa” ed intavolare un tavolo di discussione per trovare un accordo politico sindacale e porre fine ad una clamorosa ingiustizia, che rischia, con la ripresa di migliaia di ricorsi e forti delle sentenze europee, determinare un default colossale per le casse dello Stato Italiano. 

Il Comitato Nazionale Ata-Itp ex EE.LL Vincenzo Lo Verso

Iscrizioni alle superiori, il 53% non ha ancora scelto

da Tecnica della Scuola

Iscrizioni alle superiori, il 53% non ha ancora scelto
di A.G.
Sondaggio del portale Skuola.net, a pochi giorni dall’avvio ufficiale fissato dal Miur: c’è un ulteriore 16% che ha deciso solo l’indirizzo di studi, ma non l’istituto. In tanti scontenti dell’orientamento scolastico. Tra chi ha già le idee chiare il 68% andrà al liceo.
Mancano pochi giorni all’apertura delle iscrizioni al nuovo anno scolastico, si parte il 3 febbraio, ma uno studente su due è ancora indeciso sulla scuola superiore da frequentare. A fornire il dato, che se confermato confermerebbe la necessità di investire nell’orientamento scolastico, è stato il portale specializzato Skuola.net, che è andato a consultare una “campione” di 2.890 frequentanti le terze classi della scuola superiore di primo grado.
I risultati sono davvero preoccupanti: circa il 53% degli studenti di terza media ancora non sa cosa fare del suo futuro. Alla lista degli incerti si aggiunge il 16% di ragazzi che ha scelto quale indirizzo intraprendere, ma non in quale scuola. Ad avere le idee ben chiare, sia sull’indirizzo sia sull’istituto, è il 30% degli studenti intervistati.
A sentire gli studenti, le attività di orientamento organizzate dalle scuole non avrebbero portato grossi benefici: il 20% sostiene di non averne tratto giovamento. Poi c’è un corposo 25% che dice di non averne fruito perché assente nella scuola in quei giorni.
Per chi comunque ha le idee più chiare circa il percorso da intraprendere dopo la terza media, vince il mito del liceo. A volerlo scegliere sarebbe il 68% dei ragazzi, con una preferenza in particolare per lo scientifico, prediletto da circa il 29% degli intervistati. A orientarsi verso un indirizzo tecnico o professionale solo il 29% degli studenti, ma in realtà questa tendenza si conferma ogni anno per essere poi smentita dopo le iscrizioni, quando si registra un sostanziale equilibro tra chi sceglie il liceo e chi un percorso di istruzione tecnico-professionale. Ma come si arriva a scegliere la scuola superiore? Per circa il 48% grande importanza hanno rivestito i risultati dei test di orientamento svolti a scuola, anche se il 28% ha affermato di non ritrovarsi nelle indicazioni fornite da questi e il 32% non li ha proprio svolti. Probabilmente un ruolo importante nella scelta lo hanno avuto anche gli open day organizzati dalle scuole superiori: circa il 60% ne ha visitato almeno uno per chiarirsi le idee. Tuttavia,l’aspetto a cui gli studenti di terza media danno veramente importanza è il loro andamento scolastico: circa il 36% sceglie la scuola da frequentare in base alle materie in cui va meglio. Ma non solo. Complice forse la crisi, oggi i ragazzi scelgono anche gettando uno sguardo al futuro: a scegliere basandosi sul mestiere che vorrebbero svolgere da grandi è circa 1 studente su 4. Come dire: essere infelicemente occupati è ormai il male minore!

L’epidemia valutativa e il futuro dell’allievo

da Tecnica della Scuola

L’epidemia valutativa e il futuro dell’allievo
di P.A.
Resistere all’epidemia valutativa, non scordando che gli insegnanti dispongono di strumenti potentissimi di valutazione praticamente insindacabili
La rivista “Gli Asini” mette il dito nella piaga del sistema di valutazione degli alunni: “Non dobbiamo mai dimenticare che la scuola, oltre a un luogo di socialità e di apprendimento, ha anche le caratteristiche di una istituzione totale, dove bambini e ragazzi sono sottoposti a frequenti arbitrii da parte di noi insegnanti, praticamente insindacabili”. Non tutti i docenti sono uguali, sussurra la rivista, ma a fronte di coloro che “cercano di operare per sviluppare libertà e intelligenza critica”, ce ne sono altri che “non si accorgono neppure dello spirito di coercizione che permea molti loro atti”. E infatti, sottolinea il giornale, “non dobbiamo mai dimenticare che voti e valutazione sono degli strumenti più potenti di cui disponiamo noi insegnanti per tenere a bada e addomesticare gli allievi. Strumenti che possono provocare sofferenze e discriminazioni, perché si tratta di oggetti contundenti che a volte feriscono, anche gravemente”. “Cattivi apprendimenti o fallimenti precoci, vissuti da bambini o nella prima adolescenza, possono condizionare grandemente il futuro e orientare verso un allontanamento dallo studio e dalla conoscenza, intesa come luogo di crescita e costruzione di libertà e possibilità personali più ampie”. Queste considerazioni tuttavia, dovrebbero pure permeare il legislatore e chi di scuola e istruzione si interessa a livello parlamentare, perché per molti versi il lavoro dell’insegnante è molto simile a quello del giudice “togato”, visto che della sue sentenze dipende il futuro di chi si pone davanti alla legge per essere giudicato, e una sentenza sbagliata o toppo rigida, ma anche troppo tenue, può stravolgere una intera esistenza. Sbagliare o sottovalutare o sopravvalutare un giudizio, nella forma del voto numerico, ha talvolta conseguenza perniciose e che possono andare, come sottolineava la rivista, oltre la discriminazione e oltre la sofferenza. Per questo pensiamo che l’ordinamento complessivo sulla scuola debba essere rivisto con molta più attenzione e sensibilità, e soprattutto senza demagogia, non dimenticando appunto che a scuola e sui banchi si forma non solo il cittadino ma anche il futuro del cittadino stesso.

Prossimo Cdm deciderà su scatti 2014

da tuttoscuola.com

Prossimo Cdm deciderà su scatti 2014

Un flash dell’agenzia Agi riferisce il contenuto di una nota di Palazzo Chigi secondo la quale il prossimo Consiglio dei ministri  disporrà che con lo stipendio ordinario di gennaio sarà data  applicazione al Dpr 122/2013 che prevede il blocco degli scatti di anzianità dal 2013 e il recupero degli eventuali debiti per un importo massimo mensile di 150 euro lordi.

Tuttavia, “come da disposizioni concordate tra il ministero dell’Economia e delle Finanze e il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è sospesa l’attività di recupero e l’importo di 150 euro lordi verrà rimborsato con esigibilità contestuale a quella dello stipendio ordinario in pagamento nel mese di gennaio 2014”. Tradotto dal burocratese significa che il Mef recupererà l’equivalente dei 150 euro lordi ma che a pagare non saranno i docenti, bensì il Miur.

Per quanto riguarda il 2014 – conclude la nota – il pagamento degli scatti potrà essere assicurato a seguito delle decisioni che verranno assunte nel prossimo Consiglio dei ministri per gli insegnanti che ne abbiano beneficiato nell’anno 2013”. Altra espressione da tradurre…

In attesa della costituente per la scuola

da tuttoscuola.com

In attesa della costituente per la scuola

C’è attesa di conoscere le dieci questioni per la costituente della scuola annunciata dal ministro Carrozza la settimana scorsa. Due tematiche le ha già annunciate: valutazione e autonomia; per le altre otto c’è solo da aspettare.

Gli interrogativi di questi giorni, però, non si soffermano sulle problematiche da affrontare, quanto, piuttosto, sull’opportunità di simile iniziativa in ragione dell’attuale quadro politico complessivo.

Con franchezza bisogna dire che, forse, questo non è il momento più adatto per pensare ad una grande riforma dell’istruzione italiana. Non che non ce ne sia bisogno, s’intende. Anzi.

Per una società in crisi, come quella attuale, un grande rilancio condiviso sulla riforma della scuola potrebbe costituire un sicuro elemento propulsore per lo sviluppo. È piuttosto il quadro politico, la tenuta della maggioranza, la prospettiva di un possibile anticipato scioglimento del Parlamento a costituire nell’insieme una non condizione di fattibilità per una riforma di grande respiro.

Il ministro Carrozza ha delineato la scaletta di marcia, prevedendo che, raccolte le osservazioni e le proposte entro il prossimo maggio, “a settembre diremo quali indicazioni il ministero ha recepito”.

Ammesso che a settembre il governo Letta sia in carica e riesca a concludere di lì a pochi mesi il suo mandato, chi guiderà l’eventuale rivoluzione riformatrice che uscirà dalla costituente?

Poiché non potrà esserci materialmente il tempo per predisporre e portare a conclusione gli strumenti legislativi di una ipotetica riforma, quale garanzia potrà esserci per la continuità politica della costituente targata Carrozza?

Andis a Renzi: per i dirigenti scolastici meglio il concorso

da tuttoscuola.com

Andis a Renzi: per i dirigenti scolastici meglio il concorso

Anche l’Andis, come l’Anp, prende posizione negativa sull’ipotesi, profilata dal segretario Pd Matteo Renzi nelle anticipazioni di stampa sul “Jobs Act” , che la proposta di eliminare la figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico possa riguardare anche i dirigenti scolastici.

Non sappiamo se nelle intenzioni del proponente anche il dirigente scolastico viene considerato ‘pubblico‘”, scrive in una nota Gregorio Iannaccone, presidente dell’Associazione, che così prosegue: “Finora lo è stato poco, in termini di considerazione e di retribuzione. Al contrario di molti dirigenti di enti più o meno pubblici o territoriali, ha dovuto dimostrare di possedere un titolo di studio elevato (almeno una qualche laurea) e superare un pubblico concorso”.

L’Andis sottolinea che lo stesso Renzi ha affermato che “Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no”. Ma “nella scuola non esistono dirigenti che non hanno vinto concorsi, i pochi che hanno saltato il reclutamento concorsuale ci sono nella burocrazia ministeriale e sono stati scelti dalla politica, quasi sempre non per riconosciute competenze, ma per qualità che possiamo soltanto immaginare”.

Quindi sullo “stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali” proclamato da Renzi “siamo d’accordo, ma ci piace di più pensare a una buona burocrazia, che nella nostra Italia da un po’ di tempo manca e proprio perché c’è stata l’invadenza della cattiva politica, che ha curato gli interessi di bottega, anziché quelli del Paese“.

Al contrario “Un dirigente scolastico, reclutato con una seria procedura concorsuale e sostenuto nella sua difficile azione quotidiana, è un investimento per il futuro della scuola e per la crescita dell’Italia“, conclude Iannaccone.

Scatti 2012, conciliazione fallita, sciopero in arrivo

da tuttoscuola.com

Iniziativa della Gilda degli insegnanti

Scatti 2012, conciliazione fallita, sciopero in arrivo

Fallito il tentativo di conciliazione, la Gilda degli Insegnanti prosegue la battaglia per gli scatti di anzianità ed è pronta allo sciopero. Si è concluso con una fumata nera l’incontro avvenuto oggi pomeriggio a viale Trastevere dopo la convocazione del sindacato guidato da Rino Di Meglio da parte del ministero dell’Istruzione. “Abbiamo verificato che non esistono le condizioni per un accordo e dunque andremo avanti con la mobilitazione. Bisogna risolvere al tavolo contrattuale la vertenza delle progressioni di carriera 2012 e 2013 – spiega Di Meglio – per evitare che la questione diventi una sorta di lotteria, generando un’inaccettabile disparità tra chi ha percepito gli scatti e chi, invece, non li ha avuti e rischia di non averli mai”.
Se nei prossimi giorni il Governo non interverrà concretamente, dunque, lo sciopero ci sarà ma resta da stabilire quando: “Ci riserviamo di decidere la data auspicabilmente con gli altri sindacati – afferma il leader della Gilda – così da mantenere l’unità e creare un fronte compatto in grado di incidere con forza sulla politica del Governo e di ottenere un risultato positivo per tutto il personale della scuola”.

Pd: no a orario di 24 ore

da tuttoscuola.com

Pd: no a orario di 24 ore

Si torna ad agitare lo spauracchio della proposta di adeguamento dell’orario dei docenti a 24 ore, noi vogliamo ribadire con forza che il Partito Democratico è assolutamente contrario a questa eventualità“. Lo dichiarano le deputate Pd Mara Carocci, Simona Malpezzi e Maria Grazia Rocchi, della commissione Cultura con trasparente riferimento alle valutazioni espresse da Ilaria Capua, deputato di Scelta Civica, nell’intervista rilasciata a Tuttoscuola.

Questa proposta non contribuisce a migliorare il sistema dell’istruzione pubblica ma anzi lo peggiorerebbe in modo evidente”, assicurano. “Eravamo contrari la scorsa legislatura e lo siamo ancora oggi. I nostri docenti lavorano come i colleghi europei ma con salari nettamente inferiori, costretti a insegnare su più classi spesso di 30 alunni, molte volte in scuole diverse; lo stesso orario di cattedra è spesso superiore alle 18 ore perchè in un’ottica di risparmio si tende a dare ore aggiuntive ai docenti già in servizio piuttosto che a nuovi supplenti”, sottolineano le parlamentari del Pd.

L’insegnamento non è solo lezioni frontali ma un continuo aggiornamento, un lavoro di impegno negli organi collegiali, preparazione delle lezioni e correzione dei compiti. Oltre alle attività aggiuntive (corsi di recupero, laboratori pomeridiani, commissioni di lavoro, stesura dei progetti per accedere ai finanziamenti, coordinamento dell’orientamento) che, dati i finanziamenti scarsi, vengono svolte gratuitamente, grazie alla consapevolezza di molti docenti dell’importanza del proprio lavoro, al contrario di chi detta ricette senza conoscere gli ingredienti”, spiegano.

Poi le parlamentari (nella vita civile due sono dirigenti scolastici e una insegnante nella secondaria superiore) riconoscono che “molte cose nell’organizzazione andrebbero riviste, come l’orario di servizio, che andrebbe calcolato, come nel resto d’Europa, tenendo conto di tutte le attività svolte”. Ma “nessuna soluzione si può proporre senza prima riaprire la contrattazione bloccata e il ripristino degli scatti di anzianità, a oggi l’unica progressione di carriera. Non si può continuare a chiedere senza dare nulla, in particolare a una categoria che da anni è vessata e abbandonata. Portiamo i loro stipendi a livello europeo e poi  – concludono – discuteremo”.

Le iscrizioni 2014 glissano sui BES

da tuttoscuola.com

Le iscrizioni 2014 glissano sui BES

L’attesa circolare sulle iscrizioni scolastiche per il 2014-15 è stata finalmente pubblicata venerdì 10 gennaio, con la conferma, per il secondo anno consecutivo, della obbligatoria modalità di iscrizione on-line, come voluto un anno fa dal ministro Profumo.

Non molte le novità rispetto a quella dello scorso anno. Caso mai qualche vuoto, qualche precisazione disattesa, come, ad esempio, per i BES, Bisogni Educativi Speciale, una questione molto dibattuta nel corso del 2013.

Modificando precedenti orientamenti che assegnavano direttamente ai consigli di classe il compito di individuare gli alunni BES, con nota prot. 2563 del 22 novembre scorso il Miur ha precisato che “Non è compito della scuola certificare gli alunni con bisogni educativi speciali … Si ribadisce che, anche in presenza di richieste dei genitori accompagnate da diagnosi che però non hanno dato diritto alla certificazione di disabilità o di DSA, il Consiglio di classe è autonomo nel decidere se formulare o non formulare un Piano Didattico Personalizzato”.

Serve, dunque, una certificazione di situazione che rientra nella casistica dei BES. Spetta ai genitori produrla. Quando? Probabilmente all’atto dell’iscrizione per dar modo al Consiglio di classe di predisporre ad inizio d’anno il Piano Didattico Personalizzato. Ma…

Mentre la circolare ministeriale (n. 28/2014) sulle nuove iscrizioni presenta, come gli scorsi anni, specifici paragrafi riferiti ad alunni con disabilità o con DSA (disturbi specifici di apprendimento), prevedendo la presentazione della relativa certificazione all’atto dell’iscrizione, per i BES, invece, tace completamente.

Si tratta di una dimenticanza oppure sui BES il Miur vuole mantenere un profilo basso?