Sbloccati i contributi alle paritarie

da tuttoscuola.com

Lo rende noto la Compagnia delle opere educative

Sbloccati i contributi alle paritarie

Sono stati finalmente sbloccati i contributi 2012/13 per le scuole paritarie. Lo rende noto la Compagnia delle opere educative.

Con una comunicazione (Prot.n.1538) di ieri, incassata l’approvazione della Corte dei Conti, il ministero dell’Istruzione ha finalmente accreditato agli Uffici Scolastici Regionali le somme destinate a saldo dei contributi spettanti alle scuole paritarie per l’anno 2012/13. In realtà, dei 223 milioni dovuti – precisa la Compagnia in una nota – ne mancano ancora 3, la cui disponibilità è stata richiesta. Visto il grande ritardo accumulato e la situazione di grave difficoltà causata alle scuole, chiediamo ora agli Uffici Scolastici Regionali di procedere con la massima celerità alla erogazione degli importi“.
La Compagnia chiede, inoltre, al Ministro neoeletto di avviare immediatamente le procedure di assegnazione dei contributi relativi all’anno scolastico 2013-14, “con l’auspicio che situazioni di questo tipo non abbiano più a verificarsi“.

Giannini dichiarazione

Giannini dichiarazione

di Umberto Tenuta

 

I giovani non sono soggetti da selezionare ma figli di mamma di cui promuovere il successo formativo.

Onorevole ministra Giannini, le capacità ed i meriti non sono innati, perché il buon Dio non li fa piovere solo nelle case dell’oziosa (otium) casta dei ricchi e dei potenti.

Capaci e meritevole si diventa.

Come scrive il DOLL: <<Per capacità potenziali dei singoli noi intendiamo quelle potenzialità di grandezza imprevedibile, che possono scaturire dall’interno della personalità: potenzialità che possono venire sviluppate o ridotte col processo educativo… le capacità potenziali non sono considerate come delle qualità congenite nell’individuo, che divengono attuali attraverso un processo di maturazione su cui non influisce in alcun modo l’ambiente. Anzi, queste capacità si sviluppano e si “manifestano nello scambio dinamico di influssi fra l’individuo e il suo ambiente”. Vengono definite capacità “potenziali” perché sono un modo di essere dell’individuo, sono una capacità individuale di reagire positivamente e in modo praticamente imprevedibile: senza alcun preconcetto quanto ai …limiti delle capacità potenziali…. L’essenza della concezione ebraica e greca dell’uomo era invece di porre l’accento sulla personalità umana dotata di capacità potenziali illimitate, di considerare positivo il fatto che gli sviluppi della personalità umana sono imprevedibili…>>[1].

Capaci e meritevoli si diventa in virtù delle stimolazioni culturali e delle motivazioni che si ricevono sin dal grembo materno.

Certamente Hitler et CO la pensavano diversamente, e ne conosciamo le conseguenze.

Io non entro nel merito.

Dico solo che la nostra è una società che dovrebbe essere democratica, come professa il Presidente del consiglio Matteo Renzi.

Ovviamente, Ella non vuole mettersi contro il Presidente.

E, allora?

Allora, commento la Sua famosa dichiarazione.

“una scuola italiana che riconosca e valorizzi il merito”.

E no, esimia Professoressa!

Non si tratta di ri-−conoscere.

Il merito non preesiste ma si promuove, si favorisce, si assicura, con procedimenti educativi personalizzati, adeguati ai livello di partenza, ai ritmi ed agli stili di apprendimento di ogni singolo figlio di donna, nato nella regia o nel tugurio di periferia, ambedue degni di rispetto: maxima debet puero reverentia!

“Criteri e metodi secondo standard valutatativi…”

E no, Onorevole ministra Giannini, no e poi no.

Gli standard vanno bene per la FCA, per le aziende industriali, per la lavorazione dei metalli, del legno, della cellulosa, dei prodotti chimici…

Ma non per l’educazione, per la formazione dei giovani, l’uno diverso dall’altro nel suo patrimonio genetico, anche se figli della stessa madre e dello stesso padre, e pur diversi anche nei gemelli omozigoti, perchè l’uno stava a destra e l’altra a sinistra del grembo materno!

Ogni figlio di donna è diverso, unico, irripetibile sulla faccia della Terra!

Ella, onorevole ministra Giannini, è unica, irripetibile, da Guinnes dei Primati: sì, come Lei non c’è nessuna sulla faccia della Terra.

Come Lei, come Matteo, come me, non c’è nessuno sulla faccia della Terra, nè oggi, nè domani.

E, il parroco di Barbiana predicava che non c’è cosa più ingiusta che far le parti uguali tra diseguali, tra diversi.

No “egalitarismo”.

Ma uguaglianza delle opportunità formative. Non basta dichiarare che tutti sono eguali, ma dare a ciascuno secondo le proprie esigenze: unicuique suum!

Il suum di cui ha bisogno, le opportunità formative adeguate alla sua diversità, i trattamenti personalizzati: noi, uomini di scuola la chiamiamo personalizzazione educativa, che è un’altra cosa dalla individualizzazione dall’insegnamento.

“Controllo ispettivo”.

Io ho fatto l’ispettore per un trentennio e mi sono sempre  sforzato di fare una valutazione formativa: non andavo per verificare ma per promuovere.

E il buon direttore didattico YZX, appena mi vedeva arrivare, mi diceva: ispettò, ch’aggia fà.

Aveva imparato bene che io non andavo per riferire al Provveditore agli studi i provvedimenti punitivi.

Ai provveditori ho sempre chiarito che tutto si era accomodato, tranne un caso Si trattava di un caso di pedofilia, ma anche lì ho proposto un provvedimento di trasferimento d’ufficio, che voleva essere anch’esso di recupero.

“Centralismo”

Sì, d’accordo, autonomia vera e responsabilizzazione dei dirigenti scolastici: se la loro azienda scuola non è produttiva, se ne vanno a casa, e con lui tutti i suoi collaboratori.

“Deresponsabilizzazione”

E sì. Ma se foglia non si muove che dio non voglia?

Tutto nelle leggi, nei decreti ministeriali, nelle circolari!

Quale autonomia? Manco quella didattica, manco quella di acquistare tablet anziché LIM, regalate alle scuole e pagate dal MIUR.

Oh quante risorse dei PON per le attrezzature informatiche finite nei ripostigli delle scuole, pronte alla rottamazione per obsolescenza.

Su questo sono proprio d’accordo con Lei, onorevole ministra Giannini,.

Occorre responsabilizzare.

Una domanda, però.

Chi verifica?

Non certo l’INVALSI alle dipendenze del MIUR che di adempimenti burocratici ha stancato gli operatori scolastici.

Gli Ispettori Tecnici?

Chissà!

Al riguardo, però, viene da chiedersi: chi verifica la bontà dei prodotti industriali?

I consumatori!

E chi sono i consumatori della scuola?

Oddio, ma gli studenti, no?

Ma gli studenti sono minorenni!

E sì, ma i genitori godono dalla patria potestà.

E, allora?

Allora, lasciamo ai genitori la valutazione della scuola, magari riproponendo la dimenticata continuità educativa sulla quale fiumi di quattrini si sono pure spesi.

Ma, poi, onorevole ministra Giannini, ha visto mai in quali condizioni versa la scuola oggi, malgrado le LIM regalate alle scuole dalla Sua benemerita collega, alle scuole che nelle loro umide pareti non le potevano installare?

Onorevole ministra Giannini, la scuola italiana ha bisogno di un sussulto d’orgoglio da parte dei suoi operatori, di un sussulto che però può nascere solo da un riconoscimento concreto  del loro umile e grandioso lavoro, mirato a garantire il successo formativo, il pieno successo formativo, a tutti, sì a tutti, nessuno escluso, i giovani che ogni mattina entrano nelle aule.

Entrano nelle aule, non per essere mortificati nei banchi a due posti, immobili, in forzato silenzio, intenti ad ascoltare il pontifix maximum, là, in piedi, dietro la cattedra, davanti alla LIM, con le spalle agli studenti, che ne approfittano, giovani birbanti quali per loro fortuna sono ancora.

Mi perdoni, onorevole ministra Giannini, se birbante sono anch’io, alla mia poca veneranda età, ma zitto, come i suoi studenti, anch’io non so stare, perchè i suoi studenti troppo li ho amati nei miei quaranta e più anni di vita nella scuola, e ancora li amo, e piango con loro, quando essi piangono per un QUATTRO, per un CINQUE, per un SEI MENO.

 



[1] DOLL R. C., L’istruzione individualizzata, La Nuova Italia, Firenze, 1969, pp. XI, 19, 21.

Roma. Insegnare le discipline nella classe con alunni DSA

Roma. Insegnare le discipline nella classe con alunni DSA

Dagli aspetti teorici alla stesura del PDP e all’uso degli strumenti compensativi.
L’incontro propone una riflessione sulle caratteristiche dei DSA ed un approfondimento con dibattito sulle misure dispensative e sui principali strumenti compensativi previsti, partendo dalla stesura del Piano Didattico Personalizzato. L’obiettivo è quello di fornire ai docenti modalità e strategie metodologiche per una didattica inclusiva. Saranno inoltre approfondite le tematiche relative ai criteri e alla modalità di verifica e valutazione.
Condurrà l’incontro la Dott.ssa Valentina Masolini, professionista dello Studio psicopedagogico Il Girasole di Firenze.
La partecipazione è gratuita ed è previsto l’esonero dal servizio.
Al termine dell’incontro sarà consegnato l’attestato di partecipazione.
Confermare l’iscrizione su: http://goo.gl/WmR54W entro venerdì 4 aprile.
Mercoledì 9 aprile 2014, ore 10.00 – 13.00
Liceo Torquato Tasso
Via Sicilia 168, ROMA

A. Madison, Parlare di sesso con i propri figli

A. Madison, Parlare di sesso con i propri figli. Renderli consapevoli per proteggerli
Erickson 2014

madisonI genitori oggi sono più coinvolti nella vita dei figli, eppure la maggior parte di loro non sa da che parte iniziare ad affrontare argomenti come il sesso e le relazioni emotive.
Parlare di sesso con i propri figli. Renderli consapevoli per proteggerli, di Amber Madison, Erickson 2014, è una guida pratica e diretta, un manuale per aiutare genitori, educatori e insegnanti a parlare di sesso con preadolescenti e adolescenti, in modo chiaro, con delicatezza e serenità, perché il vero problema non è sapere cosa dire ai ragazzi, ma come dirlo: trovare il momento adatto, usare le parole giuste, risultare
credibili ma non autoritari e lontani.
Molti genitori pensano che siano gli amici dei figli a influenzare maggiormente la loro decisione di fare sesso. Ma non è così. Non sono né gli amici né i media e neppure la persona che frequentano ad avere un ruolo dominante nelle decisioni sessuali degli adolescenti. Siete voi, i loro genitori.
Con l’ausilio di quiz, esempi reali, consigli pratici, l’autrice affronta diversi temi legati alla sessualità cercando le parole giuste per spiegare ai ragazzi ogni dettaglio, e, contemporaneamente, aiutando i genitori ad affrontare l’argomento senza paure e vergogna.
Molti temono che, se faranno domande sul sesso, i loro genitori penseranno automaticamente che loro lo hanno già fatto e daranno in escandescenze. E, onestamente, io non penso che sia una paura ingiustificata.
Amber Madison con un linguaggio semplice e pratico affronta uno dei temi più delicati della crescita, il sesso, senza mai tralasciare i valori e le ansie di entrambi i protagonisti, genitori e adolescenti.

Amber Madison è una sessuologa, laureata alla Tuft University nel 2005. I suoi corsi e incontri informativi su sesso e sessualità sono seguiti da migliaia di genitori e educatori in tutti gli Stati Uniti. è un volto noto anche grazie alle numerose apparizioni in programmi molto seguiti, come il «Today Show» e «MTV News». Ha scritto articoli per la rivista «Glamour» ed è stata recensita su «Cosmopolitan», «USA Today», «Boston Globe», «Seventeen», «Newsweek» e molte altre testate.

Nota 28 febbraio 2014, AOODGPFB Prot. n. 1846

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per la programmazione
Direzione Generale per la Politica Finanziaria e per il Bilancio

Alle istituzioni scolastiche titolari di contratti di pulizia con imprese esterne
e, p.c. Al Gabinetto dell’on.le Ministro
Al Dipartimento per la programmazione
All’ USR competente per territorio
LORO SEDI

Oggetto: Nota urgente in merito all’acquisto dei servizi di pulizia ed altri ausiliari – DL 28 febbraio 2014

In data odierna, 28 febbraio 2014, è stato emanato un decreto-legge che dispone:
– per i territori (ad oggi tutti tranne Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia) ove la convenzione-quadro Consip per l’acquisto dei servizi di pulizia ed altri ausiliari è attiva, l’incremento del limite di spesa di cui all’articolo 68 comma 5 del decreto-legge 69/2013, al fine di acquistare ulteriori servizi per il mese di marzo nel limite dell’assegnazione che sarà a breve disposta;
– per i territori (ad oggi solo Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia) ove la convenzione quadro Consip per l’acquisto dei servizi di pulizia ed altri ausiliari non è attiva, l’acquisto di detti servizi per il mese di marzo mediante ricorso all’impresa che li ha svolti sino al mese di dicembre 2013, alle medesime condizioni economiche e tecniche e nel limite dell’assegnazione che sarà a breve disposta.
A breve questa Direzione assegnerà con apposita nota la somma disponibile per il mese di marzo per l’acquisto dei servizi di pulizia ed altri ausiliari, ad integrazione dell’assegnazione già disposta con la nota recante indicazioni per la predisposizione del Programma Annuale 2014. Detta somma sarà indicativamente analoga a quella già assegnata per ciascuno dei mesi di gennaio e febbraio.
Per le scuole delle regioni Basilicata e Calabria, in considerazione della prossima attivazione della convenzione-quadro Consip, si daranno a breve, altresì, istruzioni in merito alla procedura da seguire per il ricorso, dal mese di aprile, al medesima convenzione.

Il Direttore Generale
Marco Filisetti

Nota 28 febbraio 2014, AOODGSC Prot. n. 1319

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione
Ufficio III

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Referenti regionali per le Consulte provinciali degli studenti
LORO SEDI
Rappresentanti regionali delle Consulte provinciali degli studenti
LORO SEDI

OGGETTO: Erogazione finanziamenti per progetti delle Consulte Provinciali Studentesche e dei Coordinamenti regionali delle CPS

Nella tabella allegata si riporta l’elenco dei Progetti delle Consulte Provinciali Studentesche, presentati ai sensi del bando emanato con nota n. 2863 del 06/05/2013, approvati avendo conseguito un punteggio superiore a 70/100, come previsto dal art. 6 del D.D. n. 21 del 04/05/2013.
Per i progetti approvati con riserva e per quelli non approvati seguiranno comunicazioni più dettagliate.

IL DIRIGENTE
Giuseppe Pierro

Erogazione finanziamenti per progetti delle Consulte Provinciali Studentesche e dei Coordinamenti regionali delle CPS

Nota 28 febbraio 2014, AOODPIT Prot. n. 655

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
DIPARTIMENTO DELL’ISTRUZIONE
Direzione Generale del personale scolastico – Uff. IV

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana BOLZANO
Al Direttore Generale del Dipartimento Istruzione della Provincia Autonoma TRENTO
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la Scuola delle Località Ladine BOLZANO
e,p.c. Al Ministero degli Affari Esteri D.G.P.C.C. ROMA
All’Assessore alla P.I. della Regione Autonoma della Valle d’Aosta AOSTA
Al Sovrintendente Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta AOSTA
All’Assessore alla P.I. della Regione Siciliana PALERMO
Al Presidente della Giunta Provinciale di BOLZANO
Al Presidente della Giunta Provinciale di TRENTO
Al Capo Dipartimento per l’istruzione
Al Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse, umane, finanziarie e strumentali SEDE
Ai Direttori Generali SEDE
Al Gabinetto del Ministro SEDE

OGGETTO: Trasmissione dell’O.M. n. 32 del 28.2.2014 prot. n. 214 e del contratto collettivo nazionale integrativo sottoscritto il 26.2.2014 sulla mobilità del personale docente, educativo ed A.T.A. per l’a.s. 2014/2015.

Per opportuna conoscenza e norma, al fine di predisporre i necessari adempimenti da parte degli uffici competenti, si trasmettono, in allegato alla presente, copia dei seguenti atti, relativi alla materia indicata in oggetto:
contratto collettivo nazionale integrativo sottoscritto il 26.2.2014 relativo alla mobilità del personale docente, educativo ed A.T.A. per l’a.s. 2014/2015.
Ordinanza ministeriale n. 32 del 28.02.2014 prot. n. 214 in corso di registrazione, concernente norme di attuazione del predetto contratto integrativo in materia di mobilità del personale, docente, educativo ed A.T.A..
Verrà data tempestiva comunicazione della data di registrazione di quest’ultimo provvedimento.
Con successiva Ordinanza ministeriale verranno diramate le specifiche disposizioni attuative dell’ art. 37 bis del sopra citato CCNI riguardante la mobilità degli insegnanti di religione cattolica, per i quali, ovviamente, sarà prevista una diversa data di scadenza per la presentazione delle domande.
Si pregano gli uffici competenti di dare la massima diffusione dei sopracitati atti e di comunicare agli uffici interessati che i medesimi possono essere consultati ed acquisiti sul sito Internet e sulla rete Intranet del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Si ritiene utile richiamare l’attenzione degli uffici in indirizzo su alcune situazioni innovative rispetto all’anno scolastico precedente:
– possibilità di riaprire il confronto negoziale in relazione ad esigenze legate alla definizione degli organici 2014/15, al dimensionamento della rete scolastica in attuazione dell’art. 15 della L. 128/13 e alla mobilità relativa alla dotazione organica provinciale di sostegno nella scuola secondaria di II grado alla luce delle novità introdotte dall’art. 15 della legge n. 128/13 (unificazione graduale delle 4 aree disciplinari (art. 1). Riguardo a tale ultimo punto si precisa che è in corso il confronto tra le parti. L’ipotesi di sequenza contrattuale che ne deriverà conterrà una nuova formulazione dell’art. 30 conseguente alla necessità di recepire nell’articolo in questione le disposizioni contenute nell’art. 15 del D.L. 104/2013 convertito in L. 8.11.2013 n.128.
Tale legge, infatti, all’art. 15 comma 3 bis dispone l’unificazione delle aree disciplinari di cui all’articolo 13, comma 5, della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Ciò comporta la costituzione, ai fini della mobilità per l’istruzione secondaria di II grado, di un contingente provinciale unico di posti della dotazione organica di sostegno. Si sottolinea che la nuova formulazione dell’art. 30 non comporterà nessuna modifica nella modulistica e quindi nessuna variazione nella compilazione delle domande di mobilità ma avrà effetti nei movimenti del personale interessato che, accedendo ad un’area unica, avrà maggiore opportunità di coprire i posti vacanti.
– conferma dell’obbligo per i docenti di ogni ordine e grado e per il personale A.T.A. di presentare via web le domande secondo la procedura POLIS descritta nella nota prot. n. AOODGSSSI 511 del 18.2.2014;
– introduzione della modifica, contenuta nella L. n. 128/13, art. 15 comma 10-bis, riguardante il divieto per il personale docente ed educativo di partecipare ai trasferimenti per altra provincia per un triennio a far data dalla decorrenza giuridica della nomina in ruolo e conseguente precisazione sui casi di esclusione dall’applicazione di tale norma (art. 2 comma 2);
– introduzione delle disposizioni riguardanti la mobilità dei docenti inidonei e dei docenti titolari delle classi si concorso C555 e C999, in attuazione dell’art. 15, comma 9 della L. 128/2013 (artt. 2 e 44). Al tal proposito è di tutta evidenza che il trattamento di tali categorie di personale nelle operazioni di mobilità si effettuerà nell’ambito della mobilità territoriale in ciascuna delle tre fasi previste, in osservanza del sistema delle precedenze di cui all’art. 7 e secondo l’ordine indicato negli allegati C ed F del CCNI;
– possibilità per i docenti transitati dai ruoli comunali di Firenze, Genova e Ferrara nei ruoli statali, di partecipare alla mobilità territoriale e professionale a partire dall’a. s. 2014/15 a condizione che le operazioni di transito siano state completate (art. 3 bis);
– modifiche ed integrazioni relative al sistema delle precedenze comuni, all’esclusione dalla graduatoria d’istituto, al campo di applicazione del sistema delle precedenze e alla decadenza dal beneficio delle stesse (art. 7);
– precisazioni su documentazioni e certificazioni mediche (art. 9);
– puntualizzazione delle disposizioni specifiche per i docenti di religione cattolica (art. 37 bis);
– inserimento di alcune precisazioni relative all’individuazione dei docenti perdenti posto nella scuola dell’infanzia e primaria (art. 21) e all’individuazione del personale soprannumerario conseguente al dimensionamento della rete scolastica sia per quanto riguarda i direttori dei servizi generali (art. 47) che il restante personale A.T.A. (art. 48);
– aggiornamento delle tabelle di valutazione con riferimento ai diplomi di vecchio ordinamento rilasciati dalle accademie di belle arti o conservatori di musica, in attuazione della L. n. 228/2012;
– introduzione nelle note alle tabelle di cui agli allegati D ed E di alcuni chiarimenti concernenti la maturazione del servizio, la valutazione del punteggio per la continuità del servizio e per il titolo aggiuntivo.
Si invitano le SS.LL. ad effettuare, anche tramite le competenti strutture territoriali, la dovuta informativa alle organizzazioni sindacali del comparto scuola, con particolare riguardo alla procedura POLIS concernente l’acquisizione delle domande on line per il personale docente di ogni ordine e grado e per il personale A.T.A ..
Si sottolinea infine che il termine ultimo per la presentazione delle domande di movimento per il personale docente ed educativo è fissato al 29 marzo 2014 e per il personale A.T.A. è fissato al 9 aprile 2014.

Per il Direttore Generale
Il Dirigente Vicario
f.to. Gildo De Angelis

28/02/2014 – Avviso per la presentazione di proposte per realizzazione di reti wireless e l’acquisizione di attrezzature tecnologiche per i docenti e il personale della scuola

Oggetto: PON FESR “Ambienti per l’Apprendimento” – Asse I – “Società dell’informazione” – Obiettivo Operativo A.3 “Cablaggio e reti inclusa la strumentazione wireless”. Asse II – “Qualità degli ambienti scolastici” – Obiettivo Specifico E.1 “Realizzazione di ambienti dedicati per facilitare e promuovere la formazione permanente dei docenti attraverso l’arricchimento delle dotazioni tecnologiche e scientifiche e per la ricerca didattica degli istituti”. Avviso per la presentazione di proposte per realizzazione di reti wireless e l’acquisizione di attrezzature tecnologiche per i docenti e il personale della scuola

Circ. prot. 1858 del 28 febbraio 2014

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 49

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 49 del 28-2-2014

Sommario

LEGGI ED ALTRI ATTI NORMATIVI

 


LEGGE 27 febbraio 2014, n. 15


Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30
dicembre 2013, n. 150, recante proroga di termini previsti da
disposizioni legislative. (14G00026)

 

 

Pag. 1

 

 

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 6 febbraio 2014


Sostituzione di un componente della commissione straordinaria per la
gestione del comune di Plati’. (14A01514)

 

 

Pag. 5

 

 

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 6 febbraio 2014


Sostituzione di un componente della commissione straordinaria per la
gestione del comune di Samo. (14A01515)

 

 

Pag. 5

 

 

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 19 febbraio 2014


Proroga dello scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria.
(14A01627)

 

 

Pag. 6

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELL’INTERNO

 


DECRETO 20 febbraio 2014


Certificazione relativa al rimborso degli oneri per interessi per
l’attivazione delle maggiori anticipazioni di tesoreria conseguiti
all’abolizione della seconda rata dell’anno 2013 dell’imposta
municipale propria. (14A01512)

 

 

Pag. 8

 

 

MINISTERO DELLA SALUTE

 


DECRETO 27 dicembre 2013


Ri-registrazione provvisoria di alcuni prodotti fitosanitari
contenenti la sostanza attiva acido gibberellico. (14A01503)

 

 

Pag. 11

 

 

 


DECRETO 21 gennaio 2014


Elenco dei prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva acido
gibberellico revocati ai sensi dell’art. 3, commi 2 e 4 del decreto
22 aprile 2009 di recepimento della direttiva 2008/127/CE della
Commissione del 18 dicembre 2008. (14A01504)

 

 

Pag. 14

 

 

 


DECRETO 24 gennaio 2014


Elenco dei prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva oli di
paraffina (CAS 97862-82-3) revocati ai sensi dell’art. 3, commi 2 e 4
del decreto 29 dicembre 2009 di recepimento della direttiva
2009/116/CE del Consiglio. (14A01505)

 

 

Pag. 16

 

 

MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

 


DECRETO 17 febbraio 2014


Riconoscimento della Societa’ ISARail S.p.A., in Napoli quale
organismo designato ai fini della certificazione di soggetti
responsabili della manutenzione di carri ferroviari merci. (14A01502)

 

 

Pag. 18

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 23 dicembre 2013


Contributi a favore degli imprenditori ittici armatori di unita’ da
pesca dotati di sistema di identificazione automatica. (14A01513)

 

 

Pag. 19

 

 

 


DECRETO 13 gennaio 2014


Approvazione della graduatoria per il pagamento del premio di arresto
definitivo di cui al Reg. (CE) 1198/2006 per la demolizione delle
imbarcazioni di lunghezza fuori tutto pari o inferiore a 15 metri con
il sistema a strascico, iscritte nei Compartimenti marittimi della
regione Emilia Romagna. (14A01511)

 

 

Pag. 23

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 20 dicembre 2013


Sostituzione del commissario liquidatore della «Adige Carni soc.
coop. a r.l.», in Rovigo. (14A01343)

 

 

Pag. 33

 

 

 


DECRETO 20 dicembre 2013


Sostituzione del commissario liquidatore della «Consorzio
Autotrasporti Delta Po soc. coop. a r.l.», in Rosolina. (14A01344)

 

 

Pag. 33

 

 

 


DECRETO 20 dicembre 2013


Sostituzione del commissario liquidatore della «Cooperativa Vigilanza
Privata a responsabilita’ limitata», in Mestre. (14A01345)

 

 

Pag. 34

 

 

TESTI COORDINATI E AGGIORNATI

 


TESTO AGGIORNATO DEL DECRETO-LEGGE 30 dicembre 2013, n. 150


Testo del decreto-legge 30 dicembre 2013, n. 150 (in Gazzetta
Ufficiale – serie generale – n. 304 del 30 dicembre 2013), coordinato
con la legge di conversione 27 febbraio 2014, n. 15 (in questa stessa
Gazzetta Ufficiale alla pag. 1), recante: «Proroga di termini
previsti da disposizioni legislative.». (14A01661)

 

 

Pag. 34

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI PAVIA

 


COMUNICATO


Provvedimenti concernenti i marchi di identificazione dei metalli
preziosi (14A01492)

 

 

Pag. 70

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


COMUNICATO


Rinnovo dell’abilitazione all’effettuazione di verifiche periodiche e
straordinarie di impianti di messa a terra di impianti elettrici
all’organismo «Italcert S.r.l.», in Milano. (14A01524)

 

 

Pag. 70

 

 

 


COMUNICATO


Rinnovo dell’abilitazione all’effettuazione di verifiche periodiche e
straordinarie di impianti di messa a terra di impianti elettrici
all’organismo «Verigo S.r.l.», in Giussano. (14A01525)

 

 

Pag. 70

 

 

 


COMUNICATO


Rinnovo dell’abilitazione all’effettuazione di verifiche periodiche e
straordinarie di impianti di messa a terra di impianti elettrici
all’organismo «Sicit S.r.l.», in Milano. (14A01526)

 

 

Pag. 70

 

 

REGIONE AUTONOMA FRIULI-VENEZIA GIULIA

 


COMUNICATO


Liquidazione coatta amministrativa della «La Cirignicule Consumatori
soc. coop. a r.l.», in Gemona del Friuli e nomina del commissario
liquidatore. (14A01527)

 

 

Pag. 70

28 febbraio Servizi per la Scuola in CdM

Il consiglio dei ministri, nel corso della seduta del 28 febbraio, ha approvato un decreto legge contenente disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche.

Viene prorogata di un mese, dal 28 febbraio al 31 marzo 2014, la corresponsione degli emolumenti al personale delle organizzazioni che gestiscono contratti di servizi di pulizia ed altri servizi ausiliari stipulati dalle scuole per sopperire alla mancanza di personale.
E’ stato inoltre prorogato il termine per i bandi di gara riguardante la manutenzione straordinaria e ordinaria degli edifici scolastici.

Di seguito i comunicati del MIUR:

Pulizie nelle scuole, un tavolo per uscire dall’emergenza

Il Consiglio dei Ministri ha stabilito la proroga di un mese, dal 28 febbraio al 31 marzo 2014, dei contratti stipulati dalle scuole per i servizi di pulizia effettuati da personale esterno. Una misura “necessaria”, ha spiegato il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, per “uscire dall’emergenza” e “dare una risposta a 24.000 lavoratori che erano in attesa. Questa è una situazione molto antica – ha aggiunto – che si è trascinata negli anni. Nell’arco di pochi giorni abbiamo individuato una soluzione per tamponare l’emergenza e trovato i fondi”. Ora, però, ha avvertito il Ministro, bisogna “cambiare metodo e affrontare il problema una volta per tutte”. Per questo martedì, ha annunciato, si aprirà un tavolo interministeriale Scuola-Lavoro con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti: “Avvieremo una progettazione rapidissima per fare un piano biennale di ricollocazione e riqualificazione di questi lavoratori”. Nel frattempo il Miur ha inviato alle scuole che utilizzano questo tipo di personale una circolare che spiega le modalità di proroga dei contratti.

Edilizia scolastica, proroga di due mesi del piano da 150 milioni per la manutenzione straordinaria e la messa in sicurezza

Gli enti locali avranno altri due mesi di tempo per assegnare gli appalti del piano edilizia scolastica da 150 milioni stanziati attraverso il decreto “Fare”. Lo ha deciso oggi il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. Lo scorso novembre il Miur ha dichiarato finanziabili 692 interventi in base graduatorie fornite dalle Regioni. Il termine per l’affidamento dei lavori scadeva il 28 febbraio 2014. Il Ministero ha monitorato e sollecitato costantemente. Ma alla data di ieri, 27 febbraio 2014, risultavano affidati soltanto 207 interventi per un totale di  35,7 milioni di euro. Quindi meno del 30% degli interventi possibili, e meno di un quarto delle risorse a disposizione. Per evitare di vanificare il lavoro fatto negli scorsi mesi è stata disposta la proroga.

In allegato la mappa dei lavori assegnati.
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28 febbraio Crisi di Governo

Il Consiglio dei ministri, nel corso della seduta del 28 febbraio, provvede alla nomina dei Sottosegretari di Stato.

Di seguito la lista dei sottosegretari nominati dal Consiglio dei Ministri:

Luca Lotti, Sandro Gozi, Domenico Minniti detto Marco (Presidenza del Consiglio);
Angelo Rughetti (Pubblica amministrazione e semplificazione);
Maria Teresa Amici, Luciano Pizzetti, Ivan Scalfarotto (Rapporti con il Parlamento e riforme);
Gianclaudio Bressa (Affari regionali);
Filippo Bubbico, Gianpiero Bocci, Domenico Manzione (Interni);
Lapo Pistelli, Mario Giro, Benedetto Della Vedova (Esteri);
Enrico Costa, Cosimo Maria Ferri (Giustizia);
Luigi Casero, Enrico Morando, Pier Paolo Baretta, Giovanni Legnini, Enrico Zanetti (Economia);
Franca Biondelli, Teresa Bellanova, Luigi Bobba, Massimo Cassano (Lavoro);
Riccardo Nencini, Umberto Del Basso de Caro, Antonio Gentile (Infrastrutture);
Giuseppe Castiglione, Andrea Olivero (Politiche agricole);
Silvia Velo, Barbara Degani (Ambiente);
Francesca Barracciu, Ilaria Borletti Buitoni (Cultura);
Gioacchino Alfano, Domenico Rossi (Difesa);
Carlo Calenda, Claudio De Vincenti, Simona Vicari, Antonello Giacomelli (Sviluppo economico);
Vito De Filippo (Salute);
Roberto Reggi, Angela D’Onghia, Gabriele Toccafondi (Istruzione).

Tra i 44 sottosegretari succitati assumeranno l’incarico di viceministri:
Filippo Bubbico (Interni),
Lapo Pistelli (Esteri),
Enrico Costa (Giustizia),
Luigi Casero ed Enrico Morando (Economia),
Riccardo Nencini (Infrastrutture),
Andrea Olivero (Politiche agricole),
Carlo Calenda e Claudio De Vincenti (Sviluppo economico).
Il sottosegretario Domenico Minniti detto Marco assumerà l’incarico di Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica.

Nella seduta del 25 febbraio la Camera, con 378 voti favorevoli e 220 contrari, approva la mozione di fiducia al Governo Renzi .

Nella seduta del 24 febbraio il Senato, con 169 voti favorevoli e 139 contrari, approva la mozione di fiducia al Governo Renzi.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi
Legislatura 17ª – Aula del Senato
Resoconto stenografico della seduta n. 197 del 24/02/2014

Signor Presidente del Senato, gentili senatrici, onorevoli senatori, ci avviciniamo a voi in punta di piedi, con il rispetto profondo, non formale, che si deve a quest’Aula, che si deve alla storia di un Paese che trova in alcuni dei suoi luoghi non soltanto un simbolo – cioè qualcosa che tiene insieme – ma anche un elemento di unità profondo.
Ci avviciniamo con lo stupore di chi si rende conto della magnificenza e della grandezza non solo di un luogo fisico, ma anche del valore che questo rappresenta nel cuore di una lunga storia, come quella italiana.
Ci avviciniamo, dunque, a voi con lo stupore di chi si rende conto di essere davanti a un pezzo di una storia che viene da una tradizione unica. Ma, contemporaneamente, sappiamo perfettamente che viviamo un tempo di grande difficoltà, di struggenti responsabilità e, di fronte all’ampiezza di questa sfida, abbiamo la necessità di recuperare il coraggio, il gusto e, per qualche aspetto, anche il piacere di provare a fare dei sogni più grandi rispetto a quelli che abbiamo svolto sino ad oggi e contemporaneamente accompagnarli da una concretezza puntuale, precisa.
Riflettevo stamattina sul fatto che io non ho l’età per sedere nel Senato della Repubblica. Non vorrei iniziare con una citazione colta e straordinaria della pur bravissima Gigliola Cinquetti, ma è così: non ho l’età. E fa pensare che oggi davanti a voi, senatrici e senatori, siamo qui non per inseguire un record anagrafico, non per allungare di una riga il nostro curriculum vitae, non per toglierci qualche soddisfazione personale: siamo qui – ve lo dobbiamo – per parlarvi un linguaggio di franchezza, vorrei dire al limite della brutalità, nel rispetto della storia a cui ho fatto riferimento.
Siamo a chiedervi la fiducia, e oggi chiedere la fiducia è un gesto controcorrente, e non tanto nel dibattito politico (doveroso, istituzionale, costituzionalmente previsto). Tuttavia, chiedere la fiducia significa oggi provare ad andare controcorrente: si fatica a dare fiducia nel rapporto quotidiano con le persone, con i colleghi di lavoro; le persone che stanno fuori da quest’Aula sanno che chiedere la fiducia oggi è sempre più difficile. Non va di moda la richiesta della fiducia. Chiediamo fiducia a questo Senato. Ci impegniamo a meritare la fiducia come Governo, perché pensiamo che l’Italia abbia la necessità urgente e indifferibile di recuperare la fiducia come condizione per uscire dalla situazione di crisi in cui ci troviamo.
Il nostro è un Paese arrugginito, un Paese impantanato, incatenato da una burocrazia asfissiante, da regole, norme e codicilli che paradossalmente non eliminano l’illegalità: senza dover risalire alle gride manzoniane, l’idea che le norme che si sono succedute nel corso degli anni non abbiano prodotto il risultato auspicato è sotto gli occhi di tutti. Eppure, oggi chiedere la fiducia significa proporre una visione audace, unitaria e per qualche aspetto anche – spero – innovativa, che parte dal linguaggio della franchezza con la quale comunico fin dall’inizio che vorrei essere l’ultimo Presidente del Consiglio a chiedere la fiducia a quest’Aula. Sono consapevole della portata di questa espressione, e anche del rischio di farla di fronte a senatrici e senatori che certo non meritano per qualità personale il ruolo di ultimi senatori a dare la fiducia a un Governo, ma è così. Non lo sta chiedendo un Governo: lo sta chiedendo un Paese, l’Italia.
Noi oggi non immaginiamo di essere gli ultimi a chiedervi la fiducia perché abbiamo un pregiudizio su di voi, ma perché abbiamo un giudizio organico sull’Italia per il quale o siamo nelle condizioni…. Apprezzo che questa dichiarazione abbia suscitato l’entusiasmo del senatore Calderoli, ma alla perentorietà di questa affermazione corrisponde la consapevolezza che quello che stiamo vivendo è un momento in cui o si ha il coraggio di operare delle scelte radicali e decisive, oppure non perderemo soltanto la relazione tra di noi, ma anche il rapporto con chi da casa continua a pensare che la politica sia una cosa seria, che la politica sia ciò che di più grande ha un Paese, che la politica sia il valore per il quale vale la pena confrontarsi, discutere, litigare, ma anche per il quale alla fine valga la pena vivere un’esperienza di rispetto degli altri; quella straordinaria esperienza per la quale siamo, a differenza di qualche leader, orgogliosi di essere democratici, siamo orgogliosi di apprezzare le regole del gioco della democrazia.
Certo, più voi sarete capaci di stimolarci, più voi sarete capaci di incalzarci, più voi sarete capaci di raccontarci nel dettaglio come noi possiamo cambiare, più incisiva sarà l’azione di questo Governo.
Tuttavia, non possiamo non partire da un giudizio reale su ciò che sta fuori da queste Aule. Se in questi anni avessimo prestato ai mercati rionali lo stesso ascolto che abbiamo prestato ai mercati finanziari, ci saremmo accorti che la prima richiesta è la richiesta di semplicità, di pace, di chiarezza; è la richiesta di una tregua della politica rispetto ai cittadini.
L’impressione che invece abbiamo dato è quella di un’angoscia nel rapporto tra politici e cittadini, per i quali l’idea che oggi è forte nel Paese è che l’Italia abbia già finito tutto il futuro che aveva, che l’Italia abbia esaurito le sue carte e che sia un Paese finito, più che un Paese infinito.
Bene, noi abbiamo accelerato e deciso di cambiare l’impostazione del Governo nelle forze politiche che lo sostengono perché pensiamo che fuori di qui ci sia un’Italia viva, brillante e curiosa; un’Italia che, nell’aspettarci fuori da questi Palazzi, si vuole bene e che ci tiene a presentarsi bene. Un’Italia che non ci segue per un motivo: perché è avanti a noi. È avanti a noi: siamo noi a doverla rincorrere e doverla recuperare. È l’Italia che forse si sta stancando di aspettarci, e vi propongo, vi proponiamo, come Governo, di fare di tutto per raggiungerla attraverso un pacchetto di riforme che parta e consideri il semestre europeo come la principale opportunità, che affronti prima del semestre europeo le scelte legate alle politiche sul lavoro, sul fisco, sulla pubblica amministrazione, sulla giustizia, che metta al centro il valore della scuola, ma che parta naturalmente dalle riforme costituzionali, istituzionali ed elettorali, sulle quali si è registrato un accordo che va oltre la maggioranza che sostiene questo Governo, e per il quale noi non possiamo che dire che gli accordi li rispetteremo nei tempi e nelle modalità prestabilite.
Pensiamo però che si debba partire da un presupposto. Il presupposto è che eravamo ad un bivio: o si andava alle elezioni, più o meno….Noi non abbiamo paura di andare alle elezioni.
Siamo abituati, come partito… Dico ai senatori del Movimento 5 Stelle, che imparo ad apprezzare in quest’Aula, che sono il segretario di un partito politico che non ha mai paura di candidarsi alle elezioni: anche dove i sondaggi dicono il contrario, come in Sardegna , anche dove c’è difficoltà, noi non abbiamo paura di andare alle elezioni, e in questo primo anno di vita parlamentare, in cui abbiamo ricevuto da voi presunte lezioni di democrazia, vi segnalo, gentili senatrici ed egregi senatori, che nelle quattro elezioni regionali che si sono svolte – quelle della Sardegna, della Basilicata e delle Province di Trento e Bolzano – il Partito Democratico si è sempre presentato e ha sempre vinto. Non posso dire la stessa cosa per voi.
Non abbiamo paura di andare alle elezioni. Noi abbiamo nel nostro DNA la volontà e il desiderio di confrontarci, ma il passaggio elettorale che ci avrebbe atteso in queste ore era un passaggio elettorale nel quale, stante la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte costituzionale, si sarebbe riprodotto uno schema che è quello che avrebbe portato ad un sostanziale Governo di larghe intese.
Non vi è chi non veda che non sarebbe stato possibile per alcuno ottenere la maggioranza necessaria a governare nei due rami del Parlamento senza una modifica delle regole del gioco, e noi abbiamo proposto, dal primo giorno, che le regole del gioco fossero scritte da tutti, anche da chi prima ha alzato la voce. Pensiamo infatti, pensavamo e penseremo che sia un valore condiviso che dopo vent’anni in cui, prima la sinistra, poi la destra, prima il centrosinistra e poi il centrodestra, quando si è trattato di scrivere le regole costituzionali hanno proceduto a maggioranza – il centrosinistra nel 2001, il centrodestra nel 2006 – con la legge elettorale connessa, che scrivere le regole del gioco insieme sia il valore fondamentale e costitutivo del rispetto delle istituzioni.
Proveremo a farlo, ma in una legislatura alla quale abbiamo allungato l’orizzonte politico. Certo, non quello costituzionale e istituzionale, che è fissato, come è naturale, nel 2018. Arrivare però al 2018 ha un senso soltanto se avvertiamo l’urgenza da cui sono partito nel mio intervento, che è l’urgenza di un cambiamento radicale per cui, mentre i tempi della politica sembrano dilatati, le persone che la mattina accompagnano i figli a scuola non possono permettersi rinvii.
Mentre la politica – lasciatevelo dire da un sindaco – da Roma sembra una politica nella quale la dilazione è costante; una politica nella quale si può anche rinviare al giorno dopo, si può allungare il tempo della decisione senza fine, si può rimandare l’urgenza dei provvedimenti; mentre fuori da qui questo sembra naturale, quando poi si va nella vita di tutti i giorni, quando si va a parlare con le persone che faticano anche semplicemente a conciliare i propri orari, anche semplicemente a conciliare la propria quotidianità di vita, il senso dell’urgenza, del tempo che non può passare invano, diventa un elemento centrale.
Ecco perché noi proponiamo a questo Senato di uscire dal genere letterario che i talk show hanno sostanzialmente sdoganato, un genere letterario per il quale non vi è trasmissione che non parta da un giudizio impietoso sulla situazione italiana, e poi con un servizio di una troupe all’estero che racconta come all’estero invece le cose vanno perfettamente bene e tutto sia straordinariamente bello e felice. Ormai è diventato un focus letterario; ormai noi abbiamo come punto di riferimento il fatto che nelle trasmissioni televisive, nei talk show, fuori da qui, fuori dall’Italia, tutto va bene e da noi tutto va male: non è così.
Usciamo dal coro della lamentazione; proviamo a immaginare un percorso concreto in cui la differenza tra sogno e obiettivo – ha detto qualcuno – è una data. Diamoci delle scadenze e proviamo ad allungare il lavoro di questi anni dando concretamente dei passaggi puntuali.
Questo consente di arrivare al 1° luglio – qualcuno dice – avendo fatto i compiti a casa; questo consente di arrivare, cioè, all’appuntamento con il semestre europeo dando un valore non meramente formale a quell’appuntamento, ma dandogli un valore sostanziale.
Non tedierò la vostra pazienza con un’analisi, che pure sarebbe doverosa (ma non mancheranno altre occasioni), sulla situazione di profondo sconvolgimento istituzionale internazionale.
Su come il mondo fuori dall’Italia stia cambiando e come paradossalmente questo mondo riduca lo spazio dell’Europa, riduca il margine di potere che l’Europa ha. Non vi tedierò su questo, ma penso di avere il dovere di dire al Senato della Repubblica che se vogliamo immaginare che il semestre europeo sia una cosa seria noi dobbiamo raccontare, spiegare, pensare che tipo di Europa immaginiamo nella cornice internazionale che sta mutando. Non possiamo immaginare che il semestre europeo sia semplicemente l’occasione per fare le nomine per le nuove istituzioni.
Questo è il punto centrale del semestre europeo, e non saremo credibili se non riusciremo ad arrivare al semestre europeo avendo sistemato ciò che dobbiamo sistemare noi.
Capisco che in quest’Aula, come alla Camera, come nell’opinione pubblica, ci sia la facile tendenza a considerare l’Europa la madre dei nostri problemi. Vorrei dire non soltanto che per me e per il Governo che ho l’onore di presiedere non è così, ma che nella tradizione europeaeuropeista sta la  parte migliore dell’Italia, che nella tradizione europea-europeista, nei valori di libertà e democrazia sta la certezza che l’Italia ha un futuro e non soltanto un passato. E quando penso a quell’uomo che in un’isoletta immaginava gli Stati Uniti d’Europa mentre infuriava il conflitto, quando penso a quell’uomo che, in un momento di difficoltà per il nostro Continente e di confronto fratricida, riusciva a intuire, a immaginare, in qualche modo a profetizzare in modo laico una visione degli Stati Uniti d’Europa, mi sento orgoglioso di essere appartenete alla storia italiana.
Il punto è che mettere a posto le cose di casa nostra non deriva da un obbligo europeo: non è la signora Merkel o il governatore Draghi a chiedere di essere seri con il nostro debito pubblico: è il rispetto che dobbiamo ai nostri figli, alle generazioni che verranno; è il rispetto che dobbiamo alle persone che verranno dopo di noi che ci impone di guardare ai conti pubblici in modo diverso da come è stato fatto da chi ha scialacquato nel corso degli ultimi decenni.
Questo è il punto centrale. E se noi siamo in condizione di arrivare al 1° luglio avendo affrontato i temi costituzionali, istituzionali, elettorali, di lavoro, di fisco, di pubblico impiego, di giustizia e impostato un diverso atteggiamento verso la scuola, propongo a questo Senato e alla Camera dei deputati di essere in grado di vivere il semestre europeo come l’occasione in cui guidare le istituzioni dell’Europa per sei mesi studiando una proposta affinché nei prossimi 20 anni potremo guidare l’Europa politicamente, in un percorso che riguarda i nostri figli e che è uno dei punti centrali della credibilità delle istituzioni.
Se questo è vero, ho il dovere di entrare nel merito delle modalità con cui questo atteggiamento deve diventare realtà. Ho anche il dovere di dirvi che la subalternità culturale con la quale, troppo spesso, si è considerata l’Europa come la nostra matrigna è una subalternità culturale della quale possiamo liberarci solo noi. Non possiamo immaginare che qualcun altro risolva i nostri problemi. Noi viviamo in un momento in cui la generazione «Erasmus», che tra l’altro è rappresentata al Governo, ha conosciuto il sogno degli Stati uniti d’Europa come concretezza, che ha conosciuto l’euro come unica moneta o quasi. Di fronte a questa generazione, noi avvertiamo il bisogno di indicare una prospettiva di futuro e non di vivere di rimpianti e di ricostruzioni fasulle del passato. Propongo a questo Senato di essere la legislatura della svolta. Avrei preferito che questo passaggio fosse stato preceduto da un chiaro mandato elettorale.
Ma sappiamo come sono andate le elezioni. Oggi proponiamo di essere nella condizione di valutare una scelta politica. Non vi sorprenderà il fatto che in questo Governo sono rappresentati i segretari dei maggiori partiti perché questo è un Governo politico e noi pensiamo che la parola politica non sia una parolaccia. Noi pensiamo di poter andare nelle piazze a dire che la politica che noi abbiamo in testa è reale, vera e precisa. Noi pensiamo che non ci sia politica alcuna che non parta dalla centralità della scuola.
Mi piacerebbe che chi ha la presunzione di avere la verità in tasca avesse la possibilità di confrontarsi con le insegnanti delle scuole e le famiglie nella loro vita di tutti i giorni perché l’idea che da questa parte ci sia la casta e dall’altra ci siano i cittadini si è un po’ rovesciata. Lo dico a una parte di questo Parlamento. Chi di noi tutti i giorni ha incontrato cittadini, insegnanti, educatori e mamme sa perfettamente che c’è una bellissima e straordinaria richiesta che è duplice. Da un lato si chiede di restituire valore sociale all’insegnante e questo non ha bisogno di alcuna riforma, ma di un cambio di forma mentis.
Non ha bisogno di denaro, riforme, commissioni di studio; c’è bisogno del rispetto che si deve a chi quotidianamente va nelle nostre classi e assume su di sé il compito struggente e devastante di essere collaboratore della creazione di una libertà, della famiglia e delle agenzie educative. Il compito di un insegnante è straordinario. Ci avete mai parlato con gli insegnanti e ascoltato quello che dicono oggi?
Spero che il Presidente del Senato mi consenta di formulare questo invito ai senatori del mio partito: ricordiamoci sempre che svolgiamo una funzione sociale, tesa a recuperare le difficoltà che stanno incontrando in questo momento i senatori e le senatrici del Gruppo del Movimento 5 Stelle nei confronti della propria base e dell’opinione pubblica che li sostiene. Non è facile stare in un partito in cui c’è un capo che dice: «Io non sono democratico». Quindi, vogliamogli bene anche se loro non ne vogliono a noi. Io non ho fretta. Per cui posso andare avanti.
Parlavo degli insegnanti. Qual è la priorità che questo Paese ha nei confronti degli insegnanti? Sicuramente lo sa il Ministro dell’istruzione pubblica e dell’università: coinvolgere dal basso in ogni processo di riforma gli operatori della scuola. Non c’è dubbio. Ma c’è una priorità a monte: recuperare quella fiducia, quella credibilità, recuperare quella dimensione per cui se qui si fanno le cose, allora nelle scuole si può tornare a credere che l’educazione sia davvero il motore dello sviluppo. Ci sono fior di studi di economisti che dimostrano come un territorio che investe in capitale umano, in educazione, in istruzione pubblica è un territorio più forte rispetto agli altri.
Da Presidente del Consiglio io entrerò nelle scuole, una volta ottenuta – se così sarà – la fiducia dal Senato e dalla Camera. Mercoledì mattina, come faccio tutte le settimane, mi recherò in una scuola; la prima sarà un istituto di Treviso, perché ho scelto di partire dal Nord-Est, mentre la settimana prossima andrò in una scuola del Sud. E lo farò perché penso che sia fondamentale che il Governo non stia soltanto a Roma e, quindi, mi recherò nelle scuole, come facevo da sindaco, per dare un segnale simbolico, se volete persino banale, per dimostrare che da lì riparte un Paese. Dalla capacità di educare, di tirare via, di tirare fuori (nel senso latino del termine) nasce la credibilità di un Paese, ma per farlo c’è bisogno della capacità di garantire una concretezza amministrativa.
Con quale credibilità possiamo dire questo se continuiamo a tenere gli investimenti nell’edilizia scolastica bloccati da un Patto di stabilità interno che almeno su questa parte va cambiato subito? Come si può pensare che il Comune, la Provincia abbiano competenza sull’edilizia scolastica senza però avere la possibilità di spendere soldi che sono lì bloccati perché esistono norme che si preoccupano della stabilità burocratica ma non si rendono conto della stabilità delle aule in cui vanno a studiare i nostri figli! Come è possibile che non ci sia chiarezza su questo aspetto!
Domani scriverò una lettera ai miei colleghi sindaci, oltre 8.000, per chiedere a tutti loro e ai Presidenti delle Province sopravvissuti di fare il punto della situazione sull’edilizia scolastica, seguendo un bellissimo ragionamento del senatore Renzo Piano. Non so chi di voi ha avuto modo di conoscere le parole, a mio giudizio straordinarie, che Renzo Piano ha pronunciato pochi giorni fa in un’intervista. Piano ha invitato a rammendare i nostri territori, a rammendare le periferie. Credo sia un’espressione molto bella che dà il senso di ciò di cui abbiamo bisogno.
Noi abbiamo bisogno di intervenire nell’edilizia scolastica dal 15 giugno al 15 settembre, con un programma straordinario – nell’ordine di qualche miliardo di euro e non di qualche decina di milioni – da attuare sui singoli territori, partendo dalle richieste dei sindaci e intervenendo in modo concreto e puntuale.
Ma come? Di fronte alla crisi economica parti dalle scuole? Sì, di fronte alla crisi economica non puoi non partire dalle scuole.
Di fronte alla crisi economica partire dalle scuole significa partire, innanzitutto, da una tregua educativa con le famiglie e da un intervento nell’edilizia e nella infrastrutturazione scolastica su cui, nelle prossime settimane, vedrete concreti risultati. È chiaro che il tema della scuola è parziale rispetto al grande tema dell’educazione. Si inizia con gli asili nido. Gli Obiettivi di Lisbona vedono oggi un Paese drammaticamente diviso in due, tra una parte dell’Italia che ha già raggiunto quegli obiettivi (con alcune città che stanno sopra il 40 per cento) e una parte dell’Italia che veleggia su percentuali drammatiche. Alcune non arrivano neanche a doppia cifra: mi riferisco al numero dei bambini che frequentano gli asili nido.
Non è un tema da addetti ai lavori. È il tema vero nella vita di tutti i giorni. È il tema che si collega non necessariamente, ma parzialmente, al fatto che abbiamo la condizione di disoccupazione femminile più alta d’Europa. Ed è inaccettabile in una cornice come quella in cui stiamo vivendo.
È un tema che si collega al fatto che un bambino che non frequenta l’asilo nido ha un’occasione in meno rispetto a un suo coetaneo di un altro Paese.
Però, non vorrei che questo facesse venir meno un giudizio sulle priorità che riguardano la condizione economica. Metto a verbale che la scuola è il punto di partenza e intervengo sulle quattro riforme che vi proponiamo, che vi proporremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, e la cui urgenza è l’elemento che detta la scansione temporale dei prossimi mesi e dei prossimi anni, e anche il cambio che noi abbiamo fatto all’interno del Governo.
Cambio che non può in alcun modo oscurare i risultati che ha ottenuto il Governo precedente.
E fatemi rivolgere un pensiero particolare al Presidente del Consiglio uscente, l’onorevole Enrico Letta. Viviamo una situazione in cui… Dicevano che al Senato non vi divertivate; invece, vi vedo sereni. Vi garantisco che vi divertirete sempre di più!
Dal 2008 al 2013, mentre qualcuno si divertiva, il PIL di questo Paese ha perso nove punti percentuali. La disoccupazione giovanile è passata dal 21,3 al 41,6 per cento.
La disoccupazione è passata dal 6,7 per cento al 12,6 per cento, in base all’ultimo dato. Non sono i numeri di una crisi. Sono i numeri di un tracollo…
Non si tratta di rispondere semplicemente con dei numeri a numeri. La crisi ha il volto di donne e di uomini, e non di slides.
Chi ha avuto modo di conoscere le dinamiche delle crisi aziendali, chi ha stretto la mano al cassintegrato, chi è entrato, perché faceva il sindaco, in una fabbrica o chi ha visto, da parlamentare e da senatore, e ha ricevuto delegazioni di lavoratrici e di lavoratori sa perfettamente che la crisi non è un numerino.
Però questo numero è impietoso. Però questo numero è devastante. Però questo numero impone un cambio radicale delle politiche economiche.
Il cambio radicale delle politiche economiche passa innanzitutto da alcuni provvedimenti concreti che, con il ministro Padoan, abbiamo discusso e che approfondiremo nel corso delle prossime settimane.
Il primo elemento su cui prendiamo un impegno è lo sblocco totale, non parziale, ma totale dei debiti della pubblica amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa depositi e prestiti.
Il secondo elemento che mettiamo immediatamente all’ordine del giorno è la costituzione e il sostegno di fondi di garanzia, anche attraverso un rinnovato utilizzo della Cassa depositi e prestiti, per risolvere l’unica reale, importante e fondamentale questione che abbiamo sul tappeto, che è quella delle piccole e medie imprese che non riescono a accedere al credito.
Il terzo punto che poniamo immediatamente alla vostra attenzione – lo faremo nelle prossime settimane – è una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale, attraverso misure serie e irreversibili, legate alla revisione della spesa, che porterà nel corso dei primi mesi del primo semestre del 2014 a vedere dei risultati immediati e concreti.
Su questi tre impegni siamo nelle condizioni di non offrire parole, ma interventi precisi e puntuali. Basta? No! Non basta (sono il primo a dirlo) e non perché la parte delle regole e della normativa non sia una parte importante. Nessun decreto crea, attraverso le regole, posti di lavoro; al massimo può accadere che faccia allontanare dei posti di lavoro, ma questa è un’altra storia.
Noi partiremo, entro il mese di marzo, con la discussione parlamentare del cosiddetto Piano per il lavoro, che, modificando uno strumento universale a sostegno di chi perde il posto di lavoro, interverrà attraverso nuove regole normative, anche profondamente innovative. Infatti, se non riusciamo a creare nuove assunzioni, il problema delle garanzie dei nuovi assunti neanche si pone. Immaginiamo però di intervenire in modo strutturale nella capacità di attrarre investimenti in questo Paese, investimenti che negli ultimi anni, purtroppo, in virtù della crisi, sono profondamente diminuiti, arrivando ai 12 miliardi dello scorso anno. C’è un dibattito surreale intorno a questo tema. Sembra che l’interesse nazionale impedisca l’attrazione degli investimenti. Sembra che, quando un soggetto vuole investire in Italia, questo debba essere cacciato al grido di «guai allo straniero!».
Un Paese vivo, ricco, aperto e curioso non ha paura di attrarre investimenti; li va a cercare e fa di tutto per agevolare l’investimento da parte di soggetti che vengono dall’esterno. Da sindaco potrei parlarvi della madre di tutte le privatizzazioni: la privatizzazione del Nuovo Pignone, che negli Novanta ha visto un incredibile aumento delle performance da parte del suo acquirente (gli americani di GE) e che oggi consente di aver moltiplicato per sette i posti di lavoro.
L’interesse nazionale non è il lancio di agenzia del deputato o senatore in cerca di visibilità; l’interesse nazionale è il posto di lavoro che si crea; è una famiglia che riesce a uscire dalla situazione di disoccupazione. L’interesse nazionale, che ha questo Paese, è quello di migliorare la sua attuale postazione nella classifica internazionale: siamo al penultimo posto nella classifica OCSE – correggetemi se sbaglio – per la capacità di attrazione, mentre siamo al 126° posto nel «Doing business index» della World Bank. Questo ci porta ad essere percepiti all’esterno solo come un Paese meraviglioso in cui andare in vacanza. Ma c’è un Paese potenzialmente più attrattivo del nostro? C’è un Paese che può coniugare la qualità del vivere bene con la capacità di tenere in piedi la genialità, l’intuizione, l’innovazione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori?
Vi sembra possibile che, mentre nel mondo le startup e le grandi aziende innovative, dagli Stati Uniti a Israele, vivono, crescono (in alcuni casi anche muoiono, perché questo è il destino delle startup), in una dimensione straordinariamente innovativa, noi siamo invece fermi ad un principio per il quale, tra conferenze dei servizi, sovrintendenze e freni burocratici, prima di riuscire a portare a casa un risultato concreto, come quello dell’apertura di un capannone, viviamo dei tempi che sono biblici?
Ma non sentite quanto stride, nella concretezza di tutti i giorni, l’urgenza da cui siamo partiti e le difficoltà che invece la macchina pubblica mette nei paletti a chi vuole venire a investire?
Occorre un Paese semplice e coraggioso sul lavoro, un Paese che non abbia paura – lo sottolineo – ad affrontare in modo diverso il rapporto con la pubblica amministrazione.
Mi permetterete di dire – e so che potrà sembrare persino provocatorio – che vi sono settori dello Stato che vivono le peripezie della politica con apparente rispetto, ma con un sostanziale retropensiero: i Governi passano, i dirigenti restano. Talvolta mi è venuto in mente di pensare che sarebbe meglio il contrario, ma in realtà non è così, sarebbe una forma eccessiva. Credo però che sia civile un Paese che afferma la contestualità tra l’espressione popolare del Governo del Paese e la struttura dirigente della macchina pubblica.
In altri termini, credo sia arrivato il momento di dire con forza che una politica forte è quella che affida a tempi certi anche al ruolo dei dirigenti e che non può esistere, fermi saldi i diritti acquisiti, la possibilità di un dirigente che rimane a tempo indeterminato, che fa il bello e il cattivo tempo e che ne è il depositario.
Non siamo per sottrarre responsabilità ai dirigenti, siamo per dargliele tutte; vorremmo che la parola accountability trovasse una traduzione in italiano, perché vi sono le responsabilità erariali, quelle penali e quelle civili, però non ve n’è una da mancato raggiungimento degli obiettivi, se non a livello teorico: questa, però, è una sfida di buon senso, che nell’arco di quattro anni può essere vinta e affrontata se partiamo subito e se abbiamo anche il coraggio – lasciatemelo dire – di far emergere in modo netto, chiaro ed evidente che ogni centesimo speso dalla pubblica amministrazione debba essere visibile on line da parte di tutti.
Questo significa non semplicemente il Freedom of Information Act, ma un meccanismo di rivoluzione nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione tale per cui il cittadino può verificare giorno dopo giorno ogni gesto che fa il proprio rappresentante.
Non è soltanto questo, ovviamente, il processo di riforma della pubblica amministrazione che presenteremo prima delle elezioni, ma vogliamo anche a tutti i costi intervenire sul fisco, attraverso l’utilizzo della delega fiscale che il Parlamento ha affidato, che riteniamo debba caratterizzarsi per alcune caratteristiche chiaramente visibili da parte dei cittadini. Riuscire ad inviare a tutti i dipendenti pubblici ed ai pensionati direttamente a casa, magari attraverso uno strumento di tecnologia semplice – visto che il Papa ha detto che Internet è un dono di Dio, possiamo smettere di considerarlo come il nostro ostacolo o come un problema – la dichiarazione dei redditi precompilata. Si tratta di una proposta concreta e puntuale che nel corso delle consultazioni abbiamo ricevuto e recepito, che può immediatamente mostrare come cambia il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione.
Se il fisco smette di essere il nemico e di essere ostile, se smette di essere un fisco che fa paura e diventa uno spauracchio, ma assume i connotati di una sorta di consulenza che fa al cittadino – salvo poi quando accade che qualcuno davvero commette reati o comunque è passibile di sanzioni amministrative, perché allora la repressione dev’essere durissima – esso assumerà connotati diversi, tali da far uscire i cittadini dal pregiudizio per il quale sembra sempre che chi è famoso e potente comunque la sfanga, mentre chi ha a che fare con una cartella esattoriale – un milione di errori formali, tanti ve ne sono! – vive il rapporto con la pubblica amministrazione come un’angoscia.
E questo non può che condurci naturalmente verso il quarto e ultimo punto che voglio citare: quello relativo alla giustizia.
Abbiamo vissuto 20 anni di scontro ideologico su questo tema. Può piacere o meno. Non credo che alcuno, dopo 20 anni, convincerà l’altra parte della bontà delle proprie opinioni. Dopo 20 anni credo che le posizioni siano calcificate, siano intangibili, che nessuno possa convincere l’altro che si è compiuto un errore, o che si è fatto bene.
Credo sia arrivato il momento di mettere nel mese di giugno (sarà compito del Ministro competente) all’attenzione di questo Parlamento un pacchetto organico di revisione della giustizia che non lasci fuori niente.
Parto dalla giustizia amministrativa. Siamo un Paese in cui – lasciatevelo dire da chi costantemente ci batte la testa – lavorano più, negli appalti pubblici, gli avvocati che i muratori.
Negli appalti pubblici non c’è alternativa al ricorso sul controricorso con la sospensiva. Siamo al punto che i tribunali amministrativi regionali discettare di tutto. Siamo al punto che un provvedimento di un sindaco (in alcuni casi, anche del Parlamento) è comunque costantemente rimesso in discussione in una corsa ad ostacoli impressionante.
Ma come possiamo dare certezza del diritto se noi per primi abbiamo un sistema (sono partito da quello amministrativo) che crea inquietudine non già soltanto agli investitori stranieri, ma agli stessi operatori del diritto, a partire dai giudici amministrativi che in più circostanze hanno sottolineato la necessità di riforme strutturali?
La giustizia civile. Oggi noi viviamo un tempo nel quale, nella celerità dei processi, la lunghezza del processo civile, le difficoltà del processo civile sono tali per cui non soltanto se ne vanno gli investimenti (ed è un problema), ma se ne va anche la possibilità di credere realmente che il Paese sia redimibile, che il Paese sia recuperabile.
C’è questa stanca rassegnazione per cui si parte dal presupposto che tanto quando si entra in un’aula di tribunale non si sa come se ne esce. Questo vale anche per la giustizia penale con ciò che comporta. Non c’è ombra di dubbio che a fronte della straordinaria qualità di tantissime donne ed uomini che lavorano nel campo della giustizia (a partire dai giudici, per passare agli avvocati, agli operatori della giustizia e di Polizia giudiziaria), esiste una preoccupazione costante nell’opinione pubblica (a prescindere dalle discussioni che sono state oggetto per 20 anni di dibattito politico) sul fatto che la giustizia in Italia corra il rischio di arrivare troppo tardi ed anche – permettetemi – di colpire in modo diverso.
Faccio un esempio. Il più banale, ma volutamente banale, agli occhi dell’opinione pubblica e volutamente drammatico nel cuore di un amministratore che fa politica.
Non so se chi di voi si è occupato di amministrazione pubblica nelle realtà territoriali sa qual è il momento più duro per un sindaco. Per me era quando l’SMS del comandante della Polizia municipale mi informava che c’era stato un incidente stradale. Quando si verifica un incidente stradale e muore un ragazzo di 17 anni il sindaco non ha semplicemente un compito amministrativo. Il sindaco si trova faccia a faccia con il dolore di una famiglia che vede totalmente sconvolta la propria vita. Mi è accaduto, lo sanno le senatrici e i senatori fiorentini, ed è accaduto a tanti di voi.
Dalla storia di una queste famiglie, da un percorso che abbiamo fatto insieme è emerso con chiarezza che chi ubriaco e drogato si mette alla guida di un motorino causando il decesso di un ragazzo di 17 anni (il ragazzo in questione si chiamava Lorenzo) alla fine in tribunale, per i motivi più vari, gli viene comminata una sanzione inferiore, o sostanzialmente analoga, a quella comminata per un furto di serie B.
Vi rendete conto cosa possa diventare incontrare nel giorno del 18° compleanno di Lorenzo i suoi amici che festeggiano il suo compleanno senza di lui ricordandolo? Vi rendete conto di cosa possa significare andare a dire che io rappresento le istituzioni?
E vi rendete conto che sguardo vi gettano addosso quelle ragazze e quei ragazzi, accusando la politica di non essere capace di dare delle regole chiare, delle regole che non valgono semplicemente un dibattito politico, ma che valgono la vita di un ragazzo come loro? Questa è la vita reale che vorremmo informasse di più la discussione sulla giustizia: non, semplicemente, i nostri derby ideologici, ma la necessità di fare della giustizia un asset reale per lo sviluppo del Paese.
Se arrivano queste iniziative e questi provvedimenti, io credo che noi saremo nelle condizioni di affrontare con maggiore decisione il passaggio del semestre europeo, ovviamente inserendole nel contesto della riforma costituzionale ed elettorale.
Sono partito dalla provocazione, che provocazione non è: il superamento del Senato. Oggi il procedimento legislativo è farraginoso: lo sapete meglio voi di me. Oggi il numero dei parlamentari è eccessivo rispetto ai Paesi europei e al benchmark internazionale di riferimento: lo sapete meglio voi di me. Oggi c’è la possibilità di superare l’attuale conformazione del Senato, mantenendo fermi il no al voto di fiducia e il no al voto di bilancio e la possibilità di svolgere la funzione senatoriale, non come incarico figlio di un’elezione diretta e con un’indennità, ma, come nel modello tedesco, attraverso l’assunzione di responsabilità dai territori, impreziosito eventualmente – ci sono proposte in questo senso – da ulteriori figure espressioni del mondo culturale, accademico ed universitario. Questo tipo di proposta è il primo passo per recuperare la credibilità da parte dei cittadini nei nostri confronti.
Quello immediatamente successivo è superare il Titolo V della Costituzione per come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi. Il Titolo V oggi ha la necessità di rivedere le competenze esclusive dello Stato e delle Regioni e di introdurre la possibilità per le Regioni di legiferare in ogni materia che non sia specificamente assegnata, ma contemporaneamente di introdurre una clausola di intervento della legge statale anche in materie che siano esclusivamente assegnate alla competenza regionale quando questo sia richiesto da esigenze di unità economica e giuridica dell’ordinamento.
Noi prendiamo atto che, in questi anni, il ricorso alla Corte costituzionale, non dico che ha ingolfato la Corte, perché sarebbe scarsamente rispettoso delle Istituzioni, ma ha comunque provocato un eccesso di tensione tra le Regioni e lo Stato. Se noi oggi diciamo che non possiamo sostituire e tornare ad un centralismo della burocrazia statale, come ci siamo detti anche in occasione di questo intervento, è anche altrettanto vero che abbiamo bisogno di chiedere alle donne e agli uomini che guidano le Regioni e che ne fanno parte di prendere atto che è cambiato il clima nei confronti delle Regioni. È cambiato il clima sicuramente per ciò che è accaduto nel corso di questi anni in ordine ai rimborsi elettorali, ma è accaduto anche che, troppo spesso, la sovrapposizione di competenze dei Comuni, delle Province, delle Regione e dello Stato centrale con la linea europea a dare in qualche misura un ulteriore elemento di complicazione, ha reso sostanzialmente ingovernabile il sistema istituzionale. Noi proponiamo che, fin dal mese di marzo, la riforma del Senato parta del Senato e che la riforma del Titolo V parta dalla Camera.
Quanto all’accordo sulla legge elettorale – il cosiddetto Italicum -, comprendiamo l’esigenza di valorizzare il fatto che una legge elettorale che consenta il ballottaggio sia ovviamente impostata sulla presenza di una sola Camera.
Contemporaneamente, sappiamo perfettamente che l’Italicum è pronto per essere discusso alla Camera. E noi, da questo punto di vista, consideriamo l’Italicum non soltanto una priorità, ma una prima parziale risposta all’esigenza di evitare che la politica perda ulteriormente la faccia. Mi spiego: con quale credibilità possiamo dire che è urgente intervenire sulla legge elettorale e poi perdere l’occasione del contingentamento che abbiamo trovato? Certo, noi affermiamo che politicamente esiste un nesso netto tra l’accordo sulla legge elettorale, la riforma del Senato e la riforma del Titolo V: sono tre parti della stessa faccia.
Però vorrei dire due cose su questo. Mi rivolgo al gruppo delle opposizioni, e in particolar modo alle opposizioni che hanno accettato di stare nel dibattito sulle riforme costituzionali e che non fanno parte però della maggioranza di Governo. Noi abbiamo un tema aperto, e ne abbiamo parlato durante le consultazioni con il senatore Romani, che è quello del superamento delle Province. Il disegno di legge Delrio è oggi nelle condizioni di poter impedire che il 25 maggio si voti per le Province.
C’è un’opposizione dura anche in quest’Aula, immagino; c’è stata alla Camera, dove si è saldata un’opposizione, per certi aspetti persino una forma di ostruzionismo, tra Forza Italia e il Movimento 5 Stelle. Noi invitiamo a riflettere su una possibile soluzione semplice, evidente, alla portata di tutti noi. Nel rispetto delle diverse posizioni chiudiamo il disegno di legge Delrio e impediamo di votare il 25 maggio per le Province, ma nella discussione sul Titolo V riapriamo fra di noi la discussione su cosa debbono essere le Province. Mi pare un punto equilibrato, perché dimostra che noi sul tema delle Province non possiamo perdere il passaggio che è aperto davanti a noi. Volete davvero rivotare il 25 maggio per 46 istituzioni provinciali? Chi si assume la responsabilità di dire che questo non è un costo e, soprattutto, non è una perdita di opportunità? Vogliamo tornare all’ennesimo TAR che interviene giudicando illegittima l’una o l’altra misura? Esiste lo spazio per chiudere questo passaggio in modo rapido.
Il secondo punto sulle riforme è il seguente. Noi vogliamo sfidare il Parlamento; non consideriamo il Parlamento un inutile orpello. Noi siamo pronti a recuperare, nell’ambito di una cornice condivisa, tutti i miglioramenti possibili. Noi non abbiamo l’idea di venire a dettare la linea e di aspettare che rapidamente si esegua nelle Aule parlamentari. Ma stiamo scherzando?
Però, vi chiediamo di farvi carico, insieme a noi, del fatto che i tempi non sono più una variabile indipendente; e che se non iniziamo dalle riforme istituzionali e costituzionali e poi interveniamo nel pacchetto di riforme che vi ho esposto nel corso dell’intervento, noi perdiamo la possibilità di essere considerati credibili non tanto dai nostri partner europei, ma anche e soprattutto dai nostri concittadini.
Vado alla conclusione. Esistono numerosi provvedimenti, di cui abbiamo discusso in fase di consultazione, che non sono rientrati nell’ambito di questa relazione programmatica, per scelta.
Mi piacerebbe raccontarvi quanto intendiamo investire sulla cultura come elemento identitario.
So che c’è una parte tra voi, onorevoli senatori e gentili senatrici, che ritiene che la parola «identità» sia in qualche misura il baluardo contro la parola «integrazione». Non è così. Io credo che l’identità sia la base per l’integrazione. Il contrario di integrazione non è identità: è disintegrazione.

Il 22 febbraio si svolge il primo consiglio dei ministri

Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi alle ore 12.55 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza di Matteo Renzi, Presidente del Consiglio.
Il Presidente Renzi ha aperto il Consiglio con un ringraziamento particolare  al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e all’on. Enrico Letta, Presidente del Consiglio uscente, per il lavoro svolto.
Il Presidente Renzi ha  rivolto gli auguri di buon lavoro ai Ministri e ha poi formulato la proposta di nomina a Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di Graziano Delrio, con le funzioni di Segretario del Consiglio medesimo.
Il Consiglio ha condiviso la scelta del Presidente Renzi e il Sottosegretario Delrio ha prestato giuramento ed assunto le proprie funzioni.
*****
Il Presidente Renzi ha conferito i seguenti incarichi di Ministro senza portafoglio:
per le Riforme costituzionali ed i Rapporti con il Parlamento all’on. Maria Elena Boschi;per gli Affari regionali a  Maria Carmela Lanzetta;per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione all’on.Maria Anna Madia.
*****
Il Consiglio ha avuto termine alle ore 14.05.

Il 22 febbraio, alle ore 11.30, al Palazzo del Quirinale, nel Salone delle Feste, si svolge la cerimonia del giuramento dei componenti il nuovo Governo.

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Giuramento del Governo Renzi al Quirinale

Il Governo ha prestato giuramento al Palazzo del Quirinale.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, dott. Matteo Renzi, e i Ministri hanno giurato nelle mani del Capo dello Stato, pronunciando la formula di rito.

Erano presenti, in qualità di testimoni, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Consigliere di Stato Donato Marra, e il Consigliere Militare del Presidente della Repubblica, Generale Rolando Mosca Moschini.

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, attualmente all’estero, presterà giuramento successivamente nelle mani del Capo dello Stato.

giuramento_renzi

Il 21 febbraio il premier incaricato, Matteo Renzi, scioglie la riserva e presenta il nuovo esecutivo:

Sottosegretario: Graziano Delrio

Ministeri con portafoglio:

  • Esteri: Federica Mogherini
  • Interno: Angelino Alfano
  • Giustizia: Andrea Orlando
  • Difesa: Roberta Pinotti
  • Economia: Pier Carlo Padoan
  • Sviluppo Economico: Federica Guidi
  • Politiche Agricole: Maurizio Martina
  • Ambiente: Gianluca Galletti
  • Infrastrutture e trasporti: Maurizio Lupi
  • Lavoro e politiche sociali: Giuliano Poletti
  • Istruzione: Stefania Giannini
  • Cultura: Dario Franceschini
  • Salute: Beatrice Lorenzin

Ministeri senza portafoglio:

  • Riforme e Rapporti con Parlamento: Maria Elena Boschi
  • Semplificazione e Pa: Marianna Madia

Il Presidente Napolitano sul Governo Renzi: “Ampi caratteri di novità”. Giuramento al Quirinale il 22 febbraio

(Quirinale, 21.2.14) Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il Segretario Nazionale del Partito Democratico, dott. Matteo Renzi, il quale, sciogliendo la riserva formulata il 17 febbraio, ha accettato di formare il nuovo Governo, sottoponendo al Presidente della Repubblica le proposte relative alla composizione del Gabinetto ai sensi dell’articolo 92 della Costituzione.
Il giuramento dei componenti il nuovo Governo avrà luogo il 22 febbraio, alle ore 11.30, al Palazzo del Quirinale nel Salone delle Feste.

Dichiarazione del Presidente Napolitano al termine dell’incontro con il Presidente del Consiglio incaricato Matteo Renzi

Vi ringrazio per la pazienza e il lavoro, ormai avete imparato che bisogna essere pazienti in queste circostanze.
Il governo che vi è stato presentato poc’anzi presenta così ampi caratteri di novità da spiegare ad abundantiam il tempo che è stato richiesto per definirne la composizione.

Come ben sapete la responsabilità delle proposte è prerogativa costituzionale del Presidente del Consiglio e tale prerogativa è stata ovviamente rispettata in modo pieno, in un clima di serena collaborazione istituzionale. Direi che l’impronta del Presidente Matteo Renzi, che è chiamato a guidare il governo, risulta evidente nei molti nomi nuovi chiamati ad assumere per la prima volta il ruolo di Ministri della Repubblica. E il clima di collaborazione istituzionale di cui ho parlato si è rispecchiato, come sempre nella prassi repubblicana, in ripetuti scambi di opinioni e di consigli tra il Presidente incaricato e il Presidente della Repubblica. Le due ore e mezzo di oggi sono state anche, però, due ore e mezzo non di incontro tra me e il Presidente incaricato ma di lavoro parallelo : io ho fatto un po’ del mio lavoro di routine e il Presidente del Consiglio ha completato consultazioni per poter definire la composizione del Consiglio dei Ministri.

Vorrei assicurare – mi dispiace deluderli – i cultori di ricostruzioni giornalistiche a tinte forti che il mio braccio non è stato sottoposto, né l’altro ieri né oggi, ad alcuna prova di ferro ; mi trovate, spero, in buone condizioni. Condivido profondamente l’accento che è stato posto dal Presidente Renzi sulla esigenza – e lo ha posto in modo drammatico – di adottare in tempi brevi le riforme strutturali per le istituzioni e per l’economia e il lavoro che non possono ulteriormente attendere. E perché in questo senso si procedesse superando molti, lunghi anni di esitazioni e di contraddizioni. Io mi sono, come sapete, speso in tutto l’arco della mia presidenza : confido che veramente non si perda quest’occasione, perché non possiamo concederci il lusso di perderla.

In questo spirito rivolgo il mio più caloroso augurio al Presidente del Consiglio e al nuovo governo, domani procederemo al giuramento. E colgo l’occasione per associarmi alle parole di Matteo Renzi per Enrico Letta al quale desidero personalmente rinnovare il mio sentimento di stima, di fiducia e di gratitudine, sicuro che nel Parlamento e in ogni altra istanza appropriata continuerà a dare un contributo importante nell’interesse del Paese e dell’Europa.

Il 18 e 19 febbraio si svolgono le consultazioni del premier incaricato che riferisce sulle stesse nella serata del 19 al Capo dello Stato.

Il Presidente Napolitano ha ricevuto il Presidente del Consiglio incaricato, Renzi

(Quirinale, 19.2.14) Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa sera al Quirinale il Presidente del Consiglio incaricato, Matteo Renzi, che lo ha informato sull’attività in corso ai fini dell’adempimento dell’incarico ricevuto.
Il Presidente incaricato era accompagnato dal Ministro Graziano Delrio.

Il 17 febbraio Il Presidente della Repubblica conferisce l’incarico di formare il nuovo governo a Matteo Renzi che lo accoglie con riserva.

Il Presidente Napolitano ha conferito al Segretario del PD Matteo Renzi l’incarico di formare il nuovo governo

(Quirinale, 17.2.14) “Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il Segretario nazionale del Partito Democratico, dottor Matteo Renzi, al quale ha conferito l’incarico di formare il nuovo governo. Il dottor Renzi si è riservato di accettare”. Lo ha dichiarato il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra.

Il Presidente del Consiglio, a seguito delle decisioni assunte il 13 febbraio dalla direzione nazionale del Partito Democratico, si reca il 14 febbraio al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Le consultazioni si svolgono dal pomeriggio del 14 al 15 febbraio.

(Quirinale, 15.2.14) Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concluso le consultazioni dopo le dimissioni dell’esecutivo presieduto dall’onorevole Letta. Le consultazioni sono iniziate con i Presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, e sono poi proseguite venerdì pomeriggio e per tutta la giornata di sabato con i gruppi parlamentari. Al termine, il Capo dello Stato ha salutato i giornalisti rilasciando una dichiarazione.

Consultazioni a seguito delle dimissioni del governo Letta

14 febbraio 2014

  • 17,00 Presidente del Senato della Repubblica: Pietro Grasso
  • 17,45 Presidente della Camera dei Deputati: Laura Boldrini
  • 18,30 Presidente del Gruppo parlamentare Misto ed esponente della Composizione di SEL del Senato della Repubblica: Loredana De Petris
  • 18,50 Presidente del Gruppo parlamentare Misto della Camera dei Deputati: Pino Pisicchio

15 febbraio 2014

  • 10,00 On. Ing. Daniel ALFREIDER, esponente della Minoranza Linguistica del Südtiroler Volkspartei del Gruppo Parlamentare Misto della Camera dei Deputati
  • 10,20 Sen. Dott. Albert LANIÉCE e On. Rudi Franco MARGUERETTAZ, esponenti della minoranza linguistica della Valle d’Aosta del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati
  • 10,40 On. Avv. Aniello FORMISANO, esponente della componente “Centro Democratico” del Gruppo Parlamentare Misto della Camera dei Deputati, accompagnato dall’On. Dott. Bruno TABACCI, leader del partito “Centro Democratico – Diritti e Libertà”
  • 11,00 On. Ing. Franco BRUNO, esponente della Componente MAIE – Movimento Associativo Italiani all’Estero – Alleanza per l’Italia (API) del Gruppo Parlamentare Misto della Camera dei Deputati
  • 11,20 On. Avv. Marco DI LELLO, esponente della Componente Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l’Italia (PLI) del Gruppo Parlamentare Misto della Camera dei Deputati, accompagnato dal Sen. Dott. Riccardo NENCINI, Segretario Nazionale del Partito Socialista Italiano
  • 11,40 On. Giorgia MELONI, Presidente del Gruppo Parlamentare “Fratelli d’Italia” della Camera dei Deputati
  • 12,00 Sen. Ing. Mario FERRARA Presidente del Gruppo Parlamentare “Grandi Autonomie e Libertà” del Senato della Repubblica
  • 12,20 Sen. Vittorio FRAVEZZI, Vice Presidente del Gruppo Parlamentare “Per le Autonomie (SVP, UV, PATT, UPT) – PSI – MAIE” del Senato della Repubblica, accompagnato dal Sen. Hans BERGER, Segretario del Gruppo Parlamentare “Per le Autonomie (SVP, UV, PATT, UPT) – PSI – MAIE” del Senato della Repubblica
  • 16,00 Sen. Maurizio SACCONI e On. Avv. Enrico COSTA, Presidenti dei Gruppi Parlamentari “Nuovo Centrodestra” del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, accompagnati dal Sen. Avv. Renato Giuseppe SCHIFANI e dall’On. Avv. Angelino ALFANO, rispettivamente Presidente e Leader del partito “Nuovo Centrodestra”
  • 16,30 Sen. Prof. Lucio ROMANO e On. Lorenzo DELLAI, Presidenti dei Gruppi Parlamentari “Per l’Italia” del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, accompagnati dall’On. Dott. Lorenzo CESA, Segretario del Partito UDC – Unione di Centro
  • 17,00 Sen. Dott. Massimo BITONCI e On. Dott. Giancarlo GIORGETTI, Presidenti dei Gruppi Parlamentari “Lega Nord e Autonomie” del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati
  • 17,30 Sen. Avv. Gianluca SUSTA e On. Prof. Andrea ROMANO, Presidenti dei Gruppi Parlamentari “Scelta Civica per l’Italia” del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, accompagnati dalla Sen. Stefania GIANNINI, Segretario politico di “Scelta Civica per l’Italia”
  • 18,00 On. Dott. Gennaro MIGLIORE, Presidente del Gruppo Parlamentare “Sinistra Ecologia – Libertà” della Camera dei Deputati
  • 18,30 Sen. Paolo ROMANI e On. Prof. Renato BRUNETTA, Presidenti dei Gruppi Parlamentari “Forza Italia – Il Popolo della Libertà XVII Legislatura” del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati accompagnati dal Dott. Silvio BERLUSCONI, Presidente del Partito “Forza Italia”
  • 19,15 Sen. Avv. Luigi ZANDA e On. Dott. Roberto SPERANZA, Presidenti dei Gruppi Parlamentari “Partito Democratico” del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati

 

Consultazioni al Quirinale a seguito delle dimissioni del Governo Letta (Quirinale, 14.2.14) Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto al Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri onorevole Enrico Letta – accompagnato dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi – che gli ha rassegnato le dimissioni, irrevocabili dell’esecutivo da lui presieduto. Esse conseguono necessariamente al deliberato assunto ieri – in forma pubblica e con l’espresso consenso dei Presidenti dei rispettivi gruppi parlamentari – dalla Direzione del Partito Democratico a favore di un mutamento della compagine governativa. Essendogli così venuto meno il determinante sostegno della principale componente della maggioranza di governo, il Presidente del Consiglio ritiene che a questo punto un formale passaggio parlamentare non potrebbe offrire elementi tali da indurlo a soprassedere dalle dimissioni, anche perché egli non sarebbe comunque disponibile a presiedere governi sostenuti da ipotetiche maggioranze diverse. Il Presidente della Repubblica non può che prendere atto della posizione espressa dal Presidente del Consiglio: il Parlamento potrà comunque esprimersi sulle origini e le motivazioni della crisi allorché sarà chiamato a dare la fiducia al nuovo Governo. La stessa procedura si è del resto seguita allorché le dimissioni dei rispettivi governi furono presentate al Capo dello Stato, senza alcuna previa comunicazione alle Camere, dal Presidente Berlusconi e dal Presidente Monti durante la scorsa legislatura. Da parte sua il Presidente della Repubblica svolgerà nel più breve tempo possibile le consultazioni dei Gruppi parlamentari al fine di avviare la complessa fase successiva che dovrà condurre a una efficace soluzione della crisi, quanto mai opportuna nella delicata fase economica che il paese attraversa e per affrontare al più presto l’esame della nuova legge elettorale e delle riforme istituzionali ritenute più urgenti. Le consultazioni inizieranno oggi pomeriggio e si concluderanno nella giornata di domani.

Sdoppiamento classi in presenza di docenti assenti

Sdoppiamento classi in presenza di docenti assenti. Illegittimità. Il SAB chiede intervento urgente dell’USR della Calabria al fine di bloccare il fenomeno.

Continuano a pervenire nelle sedi SAB segnalazioni e richieste d’intervento, in merito al diffuso
fenomeno, in quasi tutte le scuole della regione Calabria e non solo, riguardante lo sdoppiamento
delle classi, con la ridistribuzione degli alunni in altre classi, in presenza di docenti assenti,
nonostante reiterate proteste, atti di rimostranza ecc.., da parte dei docenti coinvolti .
Inoltre, in alcune istituzioni scolastiche, addirittura, i dirigenti fanno circolare disposizioni prive di
firma sui criteri da utilizzare per la sostituzione degli insegnanti assenti, coinvolgendo anche
docenti in compresenza, di religione cattolica e di sostegno, obbligando i responsabili di plesso a
darne attuazione.
Quanto sopra evidenziato, non trova riscontro né nel contratto di lavoro vigente, né in normativa
ministeriale che, di volta in volta, si è espressa in modo autorevole in senso contrario a quanto sopra
evidenziato, per cui il SAB, tramite il segretario generale prof. Francesco Sola, ha già richiesto
autorevole intervento dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria al fine di far cessare tali
illegittimità.
Nel merito, inoltre, vi sono determinazioni di altri UU.SS.RR., Puglia, Lombardia, Basilicata, ecc..,
in particolare, quest’ultimo, con nota prot. n. 7934 del 22/11/2010, nel far riferimento alla C.M. n. 9839
dell’8/11/2010, così dispone: “Ad ogni buon conto, proprio in considerazione del diritto degli studenti e nel
rispetto del C.C.N.L. dei docenti, così come precisato anche dalla C.M. 9839, non risulta praticabile laddove
dovessero sussistere casi, la soluzione organizzativa di accorpare le classi in caso di assenze brevi del
personale docente; ciò non solo non è previsto da alcun regolamento, ma costituisce di fatto, sia pure in via
temporanea, una modifica dell’organico non autorizzata, la costituzione di pluriclasse e la violazione di
qualsiasi norma di sicurezza.”
Quasi mai viene rispettato quanto previsto dal Decreto Ministeriale del 18 dicembre 1975 riguardo i
parametri di agibilità e igienico-sanitari delle scuole, in caso di assenza del personale docente: è
consuetudine l’accorpamento delle classi.
E’ illegittimo, dopo, l’utilizzo dell’insegnante di sostegno o di religione cattolica su disposizione del
dirigente scolastico; prassi “anomala” (vietata da circolari ministeriali, territoriali e dall’art.13 comma 6
della L. 104/92) che comporta, per il personale docente, l’assunzione di responsabilità penali e patrimoniali
non previste, mettendo a repentaglio la sicurezza degli stessi alunni pregiudicandone il diritto allo studio.
In particolare per l’insegnamento della religione cattolica, dove spesso l’ora è collocata o alla prima o
all’ultima, facendo cosi entrare dopo o uscire prima chi non si è avvalso di tale insegnamento,
contravvenendo alle disposizioni MIUR, non ultima la C.M. n. 18 del 4/7/2013 prot. n. 1587 la quale ricorda
che deve essere assicurato l’insegnamento dell’ora alternativa alla religione cattolica agli alunni interessati,
rammentando che è stata diramata una nota (n. 26482 del 7 marzo 2011) che chiarisce i vari aspetti della
materia e detta istruzioni per la parte relativa alla normativa contrattuale e retributiva.
La nota MEF n. 26482 del 7/3/2011 prevede che, le attività alternative “costituiscono un servizio strutturale
obbligatorio”. Le scuole hanno l’obbligo di attivare attività in sostituzione delle ore di religione cattolica.
Non potranno essere ritenute lecite alcune soluzioni come:
– Inserimento degli alunni in altre classi.

F.to Prof. Francesco Sola
Segretario Generale SAB

————–

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria
Direzione Generale
Ufficio IV
III Settore
Prot. n. AOODRCAL/ 3025 Catanzaro, 25/02/2014
Al Segretario Generale
della O.S. SAB
CASTROVILLARI

Oggetto: Sollecito intervento sullo sdoppiamento delle classi in presenza di docenti assenti.

In riscontro alla nota prot. n. 14/2 sg del 14/02/2014, si informa codesta Organizzazione sindacale che lo scrivente Ufficio ha provveduto a chiarire con nota n. 3022 del 25/02/2014, che si allega alla presente, quanto lamentato

Il DIRIGENTE VICARIO
f.to Giuseppe Mirarchi
firma autografa sostituita a mezzo stampa ex art.3, c.2 D.Lgs n.39/93

——————–

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria
Direzione Generale
Prot. n. AOODRCAL/3022 Catanzaro, 25 febbraio 2014
Ai Dirigenti scolastici di tutte le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado della Calabria
LORO SEDI
E p.c. Alle OO.SS. del Comparto Scuola
LORO SEDI

OGGETTO: Sostituzione docenti temporaneamente assenti.

Pervengono segnalazioni circa le modalità non del tutto regolari con cui si provvederebbe alla sostituzione del personale docente temporaneamente assente.

Si rende, pertanto, necessario riportare all’attenzione delle SS.LL. che le soluzioni organizzative praticabili al riguardo per assicurare la piena funzionalità delle attività didattiche nei riguardi degli alunni sono quelle di cui al D.M. n. 131/07 e alla nota di chiarimenti prot. n. 9839 dell’8.11.10, da ultimo trasmessa dal MIUR.

Per quanto sopra, le SS.LL. sono invitate ad attenersi alle disposizioni normative sopra richiamate.

Il DIRIGENTE VICARIO
f.to Giuseppe Mirarchi
firma autografa sostituita a mezzo stampa ex art.3, c.2 D.Lgs n.39/93

Siti web pubblici accessibili ai disabili in tutta l’Ue: obiettivo più vicino

Siti web pubblici accessibili ai disabili in tutta l’Ue: obiettivo più vicino

Il parlamento europeo ha votato un ddl che prevede che tutti i siti della pubblica amministrazione e quelli privati che forniscono servizi come banche e asili nido siano resi fruibili. Ma le ong temono che il testo venga indebolito dagli stati membri

da Redattore Sociale
27 febbraio 2014

BRUXELLES – L’obiettivo di una piena accessibilità dei siti della pubblica amministrazione in tutta l’UE sembra un po’ più vicino, dopo che il parlamento Europeo ha votato a larghissima maggioranza (593 voti a favore e quaranta contrari, con tredici astenuti) un disegno di legge più ambizioso di quello presentato agli Eurodeputati dalla Commissione. Eppure secondo le organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità e gli anziani (European Disability Forum, Age Platform e Anec), il rischio è che il testo approvato a Strasburgo venga indebolito in fasi di negoziazione dagli Stati membri che dovranno dare il semaforo verde finale in Consiglio.
Ma cosa prevede il disegno di legge? In sintesi, che tutti i siti gestiti da enti pubblici siano accessibili, e che lo siano anche i siti gestiti da privati che però forniscono servizi pubblici (come le compagnie elettriche, i fornitori di gas e acqua, gli asili nido, le poste e le banche, le società di trasporti e i servizi sanitari. Uniche eccezioni potranno essere fatte per le aziende con meno di dodici dipendenti, ma il poter applicare o meno una tale eccezione dipenderà dai singoli Stati membri e da come recepiranno la direttiva nelle legislazioni nazionali. Sarà possibile poi, per gli utenti, presentare reclami in caso di inadempienza riguardante l’accessibilità di un sito, e sono previste penali per le compagnie che non rispettino la legge.

Infine, i siti dovranno essere accessibili indipendentemente dallo strumento usato dall’utente per la navigazione (computer, tablet, smart phone etc.).  Sono oltre 761.000 i siti coinvolti dal testo nella sua redazione attuale (solo un terzo di essi è accessibile al giorno d’oggi), e oltre 167 milioni i cittadini per cui – una volta che il disegno di legge sarà approvato – diventerà più agevole utilizzare il web per compiere attività semplici quali compilare la dichiarazione dei redditi, chiedere il sussidio di disoccupazione o iscrivere i figli a scuola.

Per essere accessibile, un sito web dovrebbe rispettare il più possibile delle linee guida tecniche chiamate standard Wcag 2.0 e permettere, ad esempio, agli utenti di ingrandire il testo o le immagini, di navigare solo con la tastiera e con l’ausilio di lettori di schermo, di avere sottotitoli per i video etc. Questo rende il web utilizzabile non solo ai disabili (sordi ciechi o persone con disabilità motoria), ma anche più fruibile da parte degli anziani.

Il testo approvato in Parlamento Europeo suggerisce un limite di tempo di un anno perché i nuovi contenuti siano resi accessibili, che può essere prolungato a tre anni per i vecchi contenuti già presenti online e a cinque per l’accessibilità di audio e video o contenuti live.

Cosa succederà ora? Il Consiglio, composto dai ventotto Stati membri, potrà o accettare il testo del parlamento o proporre, come temono le Ong che rappresentano le persone con disabilità e gli anziani, un suo testo indebolito da ridiscutere poi di nuovo in Parlamento.

“Chiediamo a tutti gli Stati membri di adottare velocemente il testo approvato in parlamento, e alla presidenza greca dell’UE di dare massima priorità al dossier”, scrivono in una nota lo European Disability Forum, la Age Platform e l’Anec. Bisognerà aspettare per capire se queste richieste verranno esaudite ma, mai come in questo contesto, la paura è che sia valido l’adagio popolare secondo cui non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. (Maurizio Molinari)

“Fa quel che può, quel che non può non fa”

“Fa quel che può, quel che non può non fa”

di Maurizio Tiriticco

452px-StateLibQld_1_113036_Cartoon_of_students_receiving_the_cane,_1888La fiction sul maestro Manzi ci offre l’occasione per riflettere ulteriormente sul tema della valutazione, o meglio sulla più ampia tematica dell’insegnare/apprendere, in quanto il valutare ne costituisce un prezioso sottoinsieme: prezioso perché permette a chi apprende e a chi insegna di correggere costantemente e tempestivamente i processi attivati. Il maestro Manzi si rifiutò di formulare giudizi formali scritti sugli alunni, temendo che un giudizio, buono o cattivo che fosse, tendesse comunque a congelare una situazione che, invece è in continua evoluzione, come avviene, di fatto, quando si apprende, indipendentemente dal conteso in cui si opera. In effetti, non si apprende solo a scuola, apprendiamo costantemente e sempre, e non solo nell’età evolutiva. Oggi giorno devo apprendere mille cose nuove: da quelle più banali a quelle più impegnative! Dove posso acquistare quel prodotto che nel supermarket sotto casa è esaurito? E quale treno mi conviene prendere per raggiungere Milano in tempo per…? E quale scuola indicare per il nipotino che esce dalla scuola media? E quali informazioni ha assunto mio figlio in proposito? E questa camicia vale il prezzo che costa?. E devo apprendere anche se acquisto un cordless o l’ultimo cellulare! Per non dire poi quanto sia difficile apprendere le istruzioni per farli funzionare! E, se ad ogni operazione QUALCUNO dovesse valutare il nostro comportamento, la nostra scelta e i suoi esiti, staremmo freschi! Un QUALCUNO sempre presente come un falco cacciatore, con un pagellino in mano impegnato a metter voti! IMPLACABBBILEEE!!! Con tanto di più più, meno meno e tutte le altre amenità che ci accompagnano per tutto il lungo periodo del nostro crescere/apprendere nelle aule scolastiche.

Mi chiedo: sarebbe possibile una scuola senza voti e senza pagelle? O meglio, sarebbe possibile valutare senza ricorrere alla strumentazione stranota che ereditiamo da un lontano passato? Quanto abbiamo faticato per liberarci dalle pene corporali a cui erano soggetti gli alunni di un tempo! Il plagosus Orbilius chissà quanto avrà infierito a suon di nerbate sul povero Orazio. Ma poi, diranno i valutatori impenitenti, quell’alunno è diventato Orazio! Del resto, gli stessi maestri della nostra scuola fino a qualche decennio fa maneggiavano la bacchetta abitualmente, come il fantino usa lo scudiscio. Oggi tali mezzi sono perseguibili per legge! Era ora! Mah!!! Quand’è che faremo fuori legge gli ultimi arnesi correttivi che, se non affliggono il corpo, creano ansie, tensioni, paura di “sbagliare”; oppure astuzie di ogni tipo per aggirare l’ostacolo! Sono tanti gli studenti che dei voti “se ne fregano”, tirano a campare, racimolano una striminzita sufficienza e poi giostrano per l’intero trimestre “fuggendo” dai compiti in classe e dalle interrogazioni! Odiano questi strumenti e, di conserva, odiano la disciplina che, invece, con questi strumenti dovrebbe essere garantita e implementata. Con la conseguenza grave che – è notorio – non si studia per apprendere, ma per evitare i brutti voti! So che non è così ovunque e sempre, ma in larga misura è così, soprattutto nelle nostre scuole superiori.

Senza titolo1Ciò che dico è ovviamente provocatorio, ma solo fino a un certo punto. E mi viene da pensare: non sarebbe possibile adottare altre modalità valutative, che non siano quelle stranote? Quelle che sono trascritte puntualmente sul registro? E che poi, alla fine dell’anno scolastico costringono il valutatore a fare i salti mortali per far quadrare un bilancio difficile? E poi, come la mettiamo con i meno meno, gli “i” delle impreparazioni, i più, i mezzi, e così via? E con le assenze strategiche per evitare compiti e interrogazioni? Povero insegnante costretto a duellare con una mappata di numeri! Se la sequenza dei voti per Tizio è 3,4,5,6,7, e per Caio 7,6,5,4,3 il 5, la fatidica salvifica media rappresenterà veramente, anzi matematicamente, l’esito corretto, anzi “giusto” – perché tiriamo in ballo anche la morale – di due apprendimenti così opposti nel loro sviluppo?

I giudizi verbali, che con tanta fatica avevamo, introdotti nella scuola dell’obbligo nel lontano ’77, la Gelmini e Tremonti li hanno banditi! Che cosa c’è di più eloquente di un numero? Anche la febbre, la velocità, il pieno della benzina, financo i terremoti sono classificati con dei numeri! L’acqua ghiaccia a zero gradi e bolle a cento! Del resto, anche le scarpe devono avere quel numero e non un altro! Perfino mutande e reggiseni! Per cui, che cosa c’è di meglio di un numero per valutare la padronanza (non entro nel merito della competenza per non aprire un capitolo su cui il nostro Miur sa poco o nulla, al di là della parola) che un alunno ha di una disciplina?

Caro Manzi! Se i giudizi irrigidiscono, i voti irrigidiscono cento volte di più! Comumque, “Tiremm innanz”, come disse Amatore Scesa prima di salire al patibolo! E come dicono i nostri insegnanti prima di dare inizio al CdC di fine anno! Comunque, penso che ci sia poco da fare! I voti non si metteranno mai in discussione, perché una cultura della valutazione, quella vera, che accompagna corregge, sostiene, motiva, incoraggia costa fatica! Richiede, sollecita e condiziona un rapporto diverso tra discente e docente, quello che maestri come Manzi o Don Milani, o Mario Lodi o Pino Tamagnini, o Celestine Freinet e pochi altri sono riusciti ad attivare! Quelli che hanno dato vita a scuole in cui – ricordo a memoria – “non c’è né voti nè pagelle, ne’ rischio di bocciare o di ripetere”. Insomma, un’ampia letteratura ci suggerisce tante “cose nuove”, ma… purtroppo letteratura resta… a volte buona solo per vincere i concorsi! Non per insegnare! E che fa a pugni con i nostri ordinamenti e con lo stesso dpr sulla valutazione. E poi ci sono tante parole inglesi, che non esistono neanche nel nostro vocabolario! Parole grosse: mentor, coach, tutor, curator, peer tutor… Questi inglesi! Un po’ bastonano un po’ innovano!

Lo riconosco! Questo scritto è solo una provocazione! Vuole essere un invito a pensare “alla grande” in materia di valutazione. La nostra scuola è attualmente tutta “incartata” sul dilemma Invalsi sì-Invalsi no! Un braccio di ferro che non vedrà né vinti né vincitori, se non si innalza il livello del dibattito, affinché vada oltre le sterili contrapposizioni che conosciamo e i mille interrogativi a cui non si vogliono dare risposte. Si discuta in primo luogo sulle finalità, i criteri e gli strumenti della valutazione attualmente in atto nel nostro “Sistema educativo di istruzione e formazione”! Altrimenti che sistema è? E si rifletta se la valutazione in atto sia veramente “formativa” o se si limiti soltanto ad essere “conclusiva” e a censire risultati, di breve o di lungo periodo.

Non si può guardare positivamente in avanti e progettare innovazioni, se non si ha certezza di ciò che occorre cambiare nel presente.