Concorso ds, il 25 marzo protesta al Miur: serve un decreto legge salva tutto

da Tecnica della Scuola

Concorso ds, il 25 marzo protesta al Miur: serve un decreto legge salva tutto
di A.G.
Ad organizzare l’iniziativa i dirigenti scolastici della Toscana, dove 112 sedi scolastiche rimangono in bilico: il provvedimento scongiurerebbe che a distanza di anni si effettui l’annullamento della procedura, a seguito dell’intervento della magistratura amministrativa danneggiando dipendenti pubblici incolpevoli. Aderiscono Anp, Cisl, Flc-Cgil e Uil.
Martedì 25 marzo oltre un centinaio di dirigenti scolastici della Toscana si riuniranno davanti al ministero dell’Istruzione, in viale Trastevere, per portare all’attenzione del Ministro e del Governo la loro “situazione paradossale, che è anche quella di buona parte della scuola toscana”.
Attraverso una nota unitaria, Anp, Cisl Scuola, Flc-Cgil e Uil Scuola, hanno fatto il punto della situazione su una vicenda concorsuale al limite del paradosso. “Gli interessati, vincitori di un concorso bandito nel 2011, – si legge nella nota – sono stati quasi tutti assunti fin dal settembre 2012 e collocati alla guida di 112 istituzioni scolastiche della regione. A un anno e mezzo di distanza, una sentenza del Consiglio di Stato ha annullato il concorso e ne ha disposto la ripetizione parziale, non per irregolarità della Commissione, ma per un errore dell’Amministrazione nella procedura di sostituzione del presidente. In conseguenza, i 112 dovrebbero tornare a fare gli insegnanti da un giorno all’altro, lasciando scoperte le scuole che dirigono ormai da oltre diciotto mesi. Scuole che saranno affidate, a mezzo servizio, ad altri dirigenti della regione. Ma non è finita: i loro posti sono stati nel frattempo assegnati ad altri docenti, che dovrebbero a loro volta farsi da parte e andare a scalzarne altri e così via, in un effetto domino senza fine. Oppure, per evitare di allargare il danno, dovrebbero restare ‘a disposizione’ per supplenze. Cioè diventare i più precari fra i precari. A chi giova?”.
Secondo i sindacati una soluzione esisterebbe. Eccola: “già alcuni anni fa un caso analogo è accaduto in Sicilia. Per tamponarne gli effetti, fu emanato un decreto legge d’urgenza che ‘congelava’ i dirigenti nelle loro sedi per il tempo strettamente necessario alla ripetizione del concorso. Subito dopo fu varata una legge specifica (la 202 del 2010) che provvedeva a regolare la nuova procedura concorsuale. Ci sono alcune differenze di dettaglio fra le due situazioni: ma quel modello può e deve essere tenuto presente anche oggi, respingendo l’alibi formale di chi vorrebbe rifugiarsi dietro il tenore letterale della sentenza per chiudere gli occhi di fronte al disastro reale in cui verrebbero a trovarsi buona parte delle scuole toscane. E visto che a un decreto-legge bisognerà far ricorso, se ne approfitti per scriverlo in termini generali: tali cioè da poter essere utilizzato anche in futuro per altri casi analoghi, se dovessero riproporsi. Ormai, purtroppo, l’annullamento di un concorso, magari a distanza di anni, sembra essere una conseguenza frequente dell’intervento della magistratura amministrativa che danneggia dipendenti pubblici incolpevoli e la funzionalità dei servizi della Repubblica”.

Il monito della Chiesa: basta ‘indottrinamenti’, la scuola non corrompa più i giovani

da Tecnica della Scuola

Il monito della Chiesa: basta ‘indottrinamenti’, la scuola non corrompa più i giovani
di Alessandro Giuliani
Parole forti del card. Angelo Bagnasco, in apertura del Consiglio Cei: abbiamo diritto ad una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Non si facciano intimidire. Se ne parlerà il 10 maggio in piazza San Pietro col Papa. Due i nodi da sciogliere: disaffezione dall’ora di religione e finanziamenti alle paritarie.
Basta ‘indottrinamenti’, la scuola non deve corrompere i giovani e dia veramente la possibilità alle famiglie di scegliere gli istituti cattolici. Il monito è del card. Angelo Bagnasc ed è giunto in apertura del Consiglio della Conferenza episcopale italiana, di cui è presidente, il 24 marzo.
Bagnasco ha annunciato che di questo tema si parlerà nel corso del raduno per la scuola promosso dalla Cei il 10 maggio prossimo in piazza San Pietro con il Papa “davanti a Lui e con Lui”: in quell’occasione “riaffermeremo l’urgenza del compito educativo; la sacrosanta libertà dei genitori nell’educare i figli; il grave dovere della società – a tutti i livelli e forme – di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi; il diritto ad una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte; la preziosità irrinunciabile e il sostegno concreto alla scuola cattolica”.
“Essa – ha continuato Bagnasco – è un patrimonio storico e plurale del nostro Paese, offrendo un servizio pubblico seppure in mezzo a grandi difficoltà e a prezzo di sacrifici imposti dall’ingiustizia degli uomini: ingiustizia che i responsabili fanno finta di non vedere pur sapendo – tra l’altro – l’enorme risparmio che lo Stato accantona ogni anno grazie a questa peculiare presenza”, afferma il presidente della Cei nella prolusione al Consiglio episcopale permanente. “È in questo orizzonte che riaffermiamo il primato della persona, e quindi la tutela che si deve ad ogni persona specialmente se in situazione di fragilità – contro ogni forma di discriminazione e violenza”, ha aggiunto.
“La lettura ideologica del ‘genere'” è oggi “una vera dittatura”, che “vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni”, ha continuato Bagnasco, sempre in apertura del Consiglio Cei. “Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’, di ‘indottrinamento’. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione?”, osserva. Il presidente della Cei, parlando di “logica distorta e ideologica”, fa riferimento alla “recente iniziativa – variamente attribuita – di tre volumetti dal titolo ‘Educare alla diversità a scuola’, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado”. “In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta -, in realtà mirano a ‘istillare’ (è questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre…parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte”, sottolinea Bagnasco. Secondo il presidente dei vescovi italiani, però, “i figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti”. E sollecita a che “i genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga”. Le parole di Bagnasco non sorprendono. L’allontanamento degli alunni verso l’ora di religione cattolica è lento ma costante: in alcune scuole superiori del nord Italia chi si avvale è anche meno della metà degli iscritti. Poi ci sono le iscrizioni alle scuole cattoliche: numericamente tengono, ma sono continuamente minacciate dallo spettro dei tagli dei finanziamenti. Il monito di Bagnasco rappresenta quindi un chiaro messaggio alle istituzioni e, soprattutto, al nuovo Governo italiano targato Matteo Renzi.

Gelmini: disdicevoli le richieste di soldi alle famiglie da parte dei presidi

da Tecnica della Scuola

Gelmini: disdicevoli le richieste di soldi alle famiglie da parte dei presidi
di A.G.
L’ex Ministro: lo avevo ricordato durante il mio incarico ministeriale e ha fatto bene Giannini a ribadirlo. Non è possibile che il Miur sia costretto ogni anno a richiamare le scuole a comportamenti rispettosi della norma e a non gabellare per obbligatori contributi invece volontari, anche se giustificati come necessari per sostenere le spese di funzionamento delle scuole, compreso l’acquisto della carta igienica.
“Le tasse scolastiche sono l’unico versamento obbligatorio per le iscrizioni alla scuola e sono previsti, anche per le tasse, casi di esenzione. Tutte le altre forme di contributi richiesti dalle scuole devono essere chiaramente volontari, come avevo ricordato durante il mio incarico ministeriale e come ribadito più volte con la circolare del 20 marzo 2012 e ribadito da ultimo dalla curricolare del 7 marzo 2013”. Così Mariastella Gelmini, l’ex ministro dell’Istruzione ed oggi vice capogruppo vicario Forza Italia alla Camera, commenta la precisazione dell’attuale responsabile del Miur, Stefania Giannini, verso le famiglie: “non è possibile obbligare le famiglie con metodi inappropriati a pagare contributi che per definizione sono volontari”, ha detto Giannini al Corriere della Sera del 24 marzo. Una precisazione che secondo Gelmini è stata “doverosa e tempestiva”.
“E’ disdicevole – prosegue l’esponente di Forza Italia – che il Ministero si veda costretto ogni anno a richiamare le scuole a comportamenti rispettosi della norma e a non gabellare per obbligatori contributi invece volontari, anche se giustificati come necessari per sostenere le spese di funzionamento delle scuole, compreso l’acquisto della carta igienica. Si tratta di comportamenti vessatori delle scuole verso le famiglie, comportamenti intollerabili e da censurare con energia. Ai dirigenti scolastici è chiesto di migliorare la propria capacità manageriale, attraverso anche l’attivazione di forme ulteriori di finanziamento, di raccordo con i territori, di partecipazione a programmi di finanziamenti europei per finanziare progetti di arricchimento dell’offerta formativa: purché avvenga nel rispetto del quadro normativo vigente, senza ingenerare confusioni circa la necessaria contribuzione da parte delle famiglie per la continuità dei servizi scolastici”.
“Anche l’eventuale sostegno dei genitori – conclude Gelmini – deve trovare modalità differenti, non basate su atti di forza la cui illegittimità è ormai chiara a tutti, ma su una maggiore partecipazione e coinvolgimento delle famiglie nella vita della scuola”. La realtà, però, è sempre più spesso un’altra. E Gelmini lo sa bene.

Giannini: “Trovare soluzione alla piaga del precariato”

da Tecnica della Scuola

Giannini: “Trovare soluzione alla piaga del precariato”
di An.C.
Il Ministro dell’Istruzione interviene telefonicamente alla trasmissione “Mattino 5”. Diversi i temi trattati: dal precariato all’edilizia scolastica
Il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, è intervenuta telefonicamente al programma “Mattino5”, ospite della rubrica “La telefonata” condotta dal direttore di “Libero”, Maurizio Belpietro. Diversi gli argomenti trattati. Il Ministro ha parlato dei 170mila precari della scuola precisando che va avviato uno “smaltimento” graduale e poi “tornare ad un normale reclutamento”.  “Ci sono circa 170mila oggi i precari di varie tipologie, che hanno ancora bisogno di una soluzione” – ha dichiarato la Giannini – per i quali non sarà però percorsa la strada della stabilizzazione come pacchetto totale. Si farà invece “in modo di smaltire questa piaga tutta italiana ed avviare un reclutamento che non sia a singhiozzo e consenta a tutti i giovani che vogliono fare questo lavoro di farlo se hanno titoli e meriti”. Per il Ministro i 51 miliardi che il settore spende in stipendi “sono pochi se si considerano i 270 miliardi per le pensioni. Se facciamo una proporzione con il debito sul passato. Oltre alla quantità – ha osservato – è importante avere la certezza, si è lavorato al giorno cercando di tamponare l’emergenza”.  Spazio poi al tema dell’edilizia scolastica: il titolare di Viale Trastevere ha ribadito che “gli edifici sono la base, perchè un Paese avanzato non può permettersi di mandare i bambini a scuola in condizioni di scarsa sicurezza. I soldi ci sono, ricavati dallo svincolo del Patto di Stabilità con i comuni e quelli del Ministero dell’Istruzione, già destinati all’edilizia”. “E’ stata costituita – ha spiegato infine il ministro Giannini – un’entità di missione proprio per gestire 10.000 interventi in tutta Italia e credo che nei prossimi due mesi saremo in grado di dare i tempi precisi. L’idea è quella di poter arrivare alla cantierabilità dei progetti a giugno e poter avere nel corso dell’estate tutti gli interventi in corso. La vera novità è aver parlato di scuola subito e aver messo l’istruzione al centro dell’agenda politica, che non è un fatto scontato in generale e, in particolare, per il nostro Paese. Bisogna occuparsi di chi sta dentro le aule dalla scuola dell’infanzia all’università”.

Anief, 125.000 immissioni in ruolo nel 2014

da Tecnica della Scuola

Anief, 125.000 immissioni in ruolo nel 2014
di P.A.
“Cinquantamila docenti nel curriculare, 50.000 docenti di sostegno e 25.000 Ata. Così si adempie alla direttiva comunitaria e si svuotano subito le graduatorie ad esaurimento”. In attesa della sentenza della Corte di giustizia europea del 27 marzo l’Anief lancia la sfida al Governo
“Per risolvere il problema del precariato e soddisfare le attese di altri 150.000 docenti rimasti fuori dalle graduatorie ma abilitati alla professione”. “Tutti i nuovi docenti abilitati potrebbero essere inseriti in una IV fascia dopo il nuovo concorso, come nel 1999”, scrive Anief. “Graduatorie uniche nazionali a tutti i livelli, anche d’istituto e per il personale Ata, con assegnazione incarichi per via telematica”. Inoltre l’attesa è per giovedì 27 marzo quando la Corte di Giustizia Europea deciderà la sorte dei 300.000 precari della scuola. “Tanti sono i docenti e il personale Ata inseriti nelle graduatorie da cui negli ultimi due anni sono chiamati 140.000 supplenti, la maggior parte al termine delle attività didattiche, per far risparmiare allo Stato le due mensilità di luglio e agosto, nonostante i posti siano vacanti e disponibili e non vi siano ragioni sostitutive di personale titolare assente: il 13,8% dell’organico necessario per far funzionare le scuole, una percentuale scesa di due punti percentuali rispetto al 2007, dopo la cancellazione di 124.000 posti ad opera dei piani di razionalizzazione (- 94.000 tolti ai precari e – 30.000 mancate assunzioni dal turn-over), quando i supplenti erano 233.000 e il tasso di precarietà era del 15,9%, il più alto tra i comparti del Pubblico impiego”.

Contributo dei genitori: quanta ipocrisia!

da tuttoscuola.com

Contributo dei genitori: quanta ipocrisia!

Il problema del contributo, cosiddetto volontario, richiesto ai genitori da parte delle scuole è tornato prepotentemente d’attualità dopo che in Emilia molti presidenti dei consigli d’istituto nei giorni scorsi avevano inviato al premier Renzi una lettera (di cui Tuttoscuola ha dato ampio risalto), invocando soluzioni alternative per assicurare, comunque, il funzionamento della scuola.

Della questione si sono interessati i mass media che, però, nel complesso hanno preferito guardare il dito, anziché la luna, cioè mettere in risalto comportamenti non conformi di talune scuole che pretendono obbligatoriamente i contributi, anziché indagare sulla vera causa (grave insufficienza dei finanziamenti statali) che induce diversi capi d’istituto a pretendere (sbagliando) il contributo.

Nella loro lettera i presidenti emiliani chiedevano soluzioni alternative al contributo ‘volontario’ per poter assicurare il funzionamento dei servizi e dei laboratori scolastici. Ma le prime risposte in merito si sono limitate a ricordare il carattere volontario dei contributi e a tuonare contro quei dirigenti scolastici che sembrano ignorare le ‘grida’ ministeriali.

Quanta ipocrisia!

– Il contributo scolastico volontario “è del tutto facoltativo ed è illegittima la pretesa di quegli istituti che lo richiedono spacciandolo per obbligatorio”. Lo ha ricordato anche Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori facendo riferimento a recenti dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, sulle richieste illegittime di alcuni presidi alle famiglie degli studenti -.

Il ministro Giannini aveva, infatti, tuonato contro l’imposizione del contributo, ricordando, appunto, recenti note ministeriali in merito.

Ma tutto questo i capi d’istituto lo sanno: chiedono risposte per soluzioni alternative che possano colmare il profondo rosso delle casse scolastiche che da anni ricevono proprio dal Miur irrisori finanziamenti insufficienti al funzionamento.

Invece di soluzioni arrivano bacchettate!

Tuttoscuola, raccogliendo il grido di dolore dei capi d’istituto, aveva avanzato, un po’ provocatoriamente, alcune ipotesi per dare soluzione al problema:

A parte l’ovvia soluzione di finanziare adeguatamente le istituzioni scolastiche (di questi tempi non sembra un’operazione immediatamente possibile e facile), si fanno strada vie d’uscita straordinarie: rendere obbligatorio il contributo eventualmente in base al reddito; includere le istituzioni scolastiche tra i soggetti che possono fruire del 5 per mille; oppure individuare nuovi modelli di finanziamento, attingendo a risorse di soggetti privati, che vadano oltre l’intervento delle famiglie. Una terza via che promuova alleanze efficaci ed intelligenti tra privato e pubblico  soprattutto quando il primo dà segni di responsabilità sociale ed ha il coraggio di fare progetti.

25 marzo: sit-in dei presidi toscani davanti al Miur

da tuttoscuola.com

25 marzo: sit-in dei presidi toscani davanti al Miur

Sit-in davanti al Miur degli oltre cento dirigenti scolastici della Toscana, vincitori dell’ultimo concorso,  annullato dal Consiglio di Stato. Lo annuncia per la giornata del 25 marzo un comunicato stampa delle organizzazioni sindacali dell’Area V, ANP, CISL Scuola, FLC CGIL e UIL Scuola.

Le ragioni dei manifestanti sono esposte in un comunicato di cui si riportano qui di seguito i principali passaggi:

“Gli interessati, vincitori di un concorso bandito nel 2011, sono stati quasi tutti assunti fin dal settembre 2012 e collocati alla guida di 112 istituzioni scolastiche della regione. Ad un anno e mezzo di distanza, una sentenza del Consiglio di Stato ha annullato il concorso e ne ha disposto la ripetizione parziale, non per irregolarità della Commissione, ma per un errore dell’Amministrazione nella procedura di sostituzione del presidente.

In conseguenza, i 112 dovrebbero tornare a fare gli insegnanti da un giorno all’altro, lasciando scoperte le scuole che dirigono ormai da oltre diciotto mesi. Scuole che saranno affidate, a mezzo servizio, ad altri dirigenti della regione. Ma non è finita: i loro posti sono stati nel frattempo assegnati ad altri docenti, che dovrebbero a loro volta farsi da parte ed andare a scalzarne altri e così via, in un effetto domino senza fine. Oppure, per evitare di allargare il danno, dovrebbero restare “a disposizione” per supplenze. Cioè diventare i più precari fra i precari. A chi giova? Eppure la soluzione esisterebbe. Già alcuni anni fa un caso analogo è accaduto in Sicilia. Per tamponarne gli effetti, fu emanato un decreto legge d’urgenza che “congelava” i dirigenti nelle loro sedi per il tempo strettamente necessario alla ripetizione del concorso. Subito dopo fu varata una legge specifica (la 202 del 2010) che provvedeva a regolare la nuova procedura concorsuale. Ci sono alcune differenze di dettaglio fra le due situazioni: ma quel modello può e deve essere tenuto presente anche oggi, respingendo l’alibi formale di chi vorrebbe rifugiarsi dietro il tenore letterale della sentenza per chiudere gli occhi di fronte al disastro reale in cui verrebbero a trovarsi buona parte delle scuole toscane. E visto che ad un decreto-legge bisognerà far ricorso, se ne approfitti per scriverlo in termini generali: tali cioè da poter essere utilizzato anche in futuro per altri casi analoghi, se dovessero riproporsi. Ormai, purtroppo, l’annullamento di un concorso, magari a distanza di anni, sembra essere una conseguenza frequente dell’intervento della magistratura amministrativa che danneggia dipendenti pubblici incolpevoli e la funzionalità dei servizi della Repubblica”.

Giannini diffida le scuole a obbligare le famiglie ai contributi volontari

da tuttoscuola.com

Giannini diffida le scuole a obbligare le famiglie ai contributi volontari

Mettere la scuola al centro per il governo significa non solo restaurare muri e ridipingere pareti, come stiamo facendo, ma anche tornare a investire per migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’offerta formativa, cosa che ci siamo impegnati a fare. A maggior ragione non è possibile obbligare le famiglie con metodi inappropriati a pagare contributi che per definizione sono volontari. Questo deve essere un principio inderogabile. I presidi lo sanno, ma se qualcuno non dovesse ricordarselo lo faremo noi con una nota che ribadirà questo concetto“. Lo ha sottolineato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, intervistata dal Corriere della Sera.

Tutto nasce da segnalazioni che continuano ad arrivare circa richieste di istituti scolastici, che cambiano anche nome al contributo, ma non la sostanza. E questo nonostante l’ultima circolare del ministero, 7 marzo scorso, in cui si leggeva che “i contributi scolastici sono volontari” e che “nessun istituto può subordinare l’iscrizione degli alunni al preventivo versamento del contributo“. In caso contrario, “non solo è illegittimo, ma si configura come una grave violazione dei propri doveri d’ufficio“.

I precari: Giannini è per la ‘chiamata diretta’

da tuttoscuola.com

La prova? Un intervento su Tuttoscuola. Lo ripubblichiamo

I precari: Giannini è per la ‘chiamata diretta’

Malpezzi (Pd): non è nel programma di governo

Il fattoquotidiano.it di ieri ha pubblicato una vivace cronaca dell’incontro tra gli insegnanti precari milanesi e la deputata del Pd Simona Malpezzi, membro della settima commissione della Camera.

I precari si erano dati appuntamento sotto la sede del Partito democratico di Milano, riferisce il quotidiano online, per protestare contro il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, per la posizione da lei assunta in un intervento pubblicato da Tuttoscuola, favorevole alla chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole.

Malpezzi ha avuto buon gioco nel far osservare che nel settembre 2013 Stefania Giannini parlava come responsabile scuola del suo partito (Scelta Civica) e non come ministro, e che comunque la chiamata diretta dei docenti non è nel programma di governo. Non ha convinto i precari, che d’altra parte insistevano nel citare le dichiarazioni rilasciate da Giannini a Tuttoscuola in occasione del dibattito sviluppatosi sulle proposte avanzate dalla rivista nel documento ‘Sei idee per rilanciare la scuola’.

Riteniamo utile per i nostri lettori e per il dibattito in corso riportare qui di seguito il testo integrale dell’intervento inviatoci da Stefania Giannini in qualità di responsabile scuola (poi segretaria di Scelta Civica dal novembre 2013), che inseriva la questione del reclutamento dei docenti nel contesto di un’ampia e argomentata riflessione complessiva sull’autonomia delle istituzioni scolastiche, la valutazione e la valorizzazione della responsabilità e del merito.

 

 

Giannini (Sc): Merito, valutazione, responsabilità (23 settembre 2013)

“Nel commentare la stimolante proposta di Tuttoscuola, (Dossier Sei idee per rilanciare la scuola), vorrei partire dalle parole, che disegnano i nostri orizzonti, politici e culturali e a cui affidiamo, anche in sede legislativa, le nostre idee e l’attuazione dei nostri progetti per il Paese.

Parlando di scuola, mi vengono subito in mente almeno tre parole (non espressamente sottolineate come parole-chiave nel Dossier): merito, valutazione e responsabilità. Tre parole ovvie, quando si parla di processi di insegnamento e di apprendimento, fulcro indiscusso della missione della scuola di ogni ordine e grado, tre parole che, tuttavia, non hanno ancora trovato una loro declinazione concreta, nell’impianto della scuola italiana. Ne aggiungo un’altra, ad esse correlata e non meno importante, cui invece il Dossier dedica un paragrafo specifico: autonomia. 

 Su questi quattro pilastri ruota la nostra proposta politica per una scuola italiana che riconosca e valorizzi il merito, che ne pratichi quotidianamente criteri e metodi secondo standard valutativi riconosciuti sul piano internazionale, e che affidi la progettazione e la felice attuazione dell’intero processo ai singoli istituti, in un quadro trasparente, verificabile e rendicontabile nel dettaglio, un quadro di autonomia responsabile. Un modello semplice, di nuovo direi quasi ovvio, nella sua enunciazione teorica, ma complesso nella sua traduzione pratica. La nostra scuola, non dimentichiamolo, sta pagando il pegno a decenni di policy orientate ad altri valori: egualitarismo (vs. meritocrazia), controllo ispettivo (vs. valutazione), centralismo (vs. autonomia). Tutto ciò, va da sé, ha inevitabilmente deresponsabilizzato il nostro attuale modello di istruzione (soprattutto, ma non solo, nella primaria e nella media inferiore), rendendolo progressivamente inadeguato alle esigenze della società italiana, e alla sua necessaria comparazione (e competizione) con gli altri paesi europei.

Merito vs. egualitarismo 

Per avere una scuola realmente a servizio di una società aperta e complessa si deve ripartire dalla centralità del processo di apprendimento (quindi dal ruolo dell’alunno e dello studente). I corsi pomeridiani extracurricolari (musica, lingua etc.) sono un valore, se e soltanto se si abbinano ad un modello didattico curricolare che ricollochi la scuola italiana nella media europea sul piano dei risultati. Gli ultimi dati dell’indagine PISA (Programme for International Student Assessment) ci vedono sotto la media dei paesi OCSE per tutte le competenze valutate (matematica, lettura, scienze e problem solving).

Un dato è certo: Invalsi, come PISA 2001 ha dimostrato che una variazione di risultato che tende ad aumentare non solo tra le diverse aree del Paese e tra i differenti tipi di scuola  superiore (licei, tecnici e professionali), ma anche nella scuola di base e non solo (si arriva fino al 50% tra scuole primarie della stessa zona).

Per risalire posizioni servono alcuni (pochi) interventi prioritari:

1. Un piano nazionale di aggiornamento e formazione degli insegnanti che veda le università protagoniste permetterà di continuare sulla strada intrapresa, ma con modifiche sostanziali: in particolare, l’inserimento dei laboratori didattici all’interno della laurea magistrale specialistica per l’insegnamento, separando questa fase formativa dal periodo pratico di tirocinio dopo la laurea, è un esempio concerto di tale rivisitazione. Due sono i principi fondamentali: l’abilitazione deve essere conseguente alla valutazione di un effettivo tirocinio nelle classi e il momento dell’abilitazione all’insegnamento e il momento dell’ingresso nei ruoli del personale scolastico devono essere separati.

Scuola e università sono state finora blocchi separati e scarsamente dialoganti. Inutile ripeterne i motivi, noti a chiunque nell’una o nell’altra abbia speso la propria vita e la propria esperienza professionale. Quasi mai chi parla di istruzione in politica conosce le due dimensioni. Ciò ha recato e continua a recare danni e sprechi intellettuali, didattici e formativi. Anche sulla formazione iniziale degli insegnanti abbiamo assistito agli stessi mali: 4 anni di vuoto nel tirocinio formativo, un’impostazione nozionistica e non sempre impeccabile nella formulazione dei test di ammissione, e potrei continuare.

1. Un sistema di arruolamento degli insegnanti e di progressione in carriera che non sia affidato alla casualità anagrafica o, peggio, alla micro-riforma concorsuale dell’ultimo Ministro in carica. I concorsi sono efficaci solo se si svolgono regolarmente. Il concorso per gli insegnanti è stato sospeso per 13 anni. La conseguenza non poteva che essere la patologia del precariato. Riaprilo dopo 13 anni di silenzio per l’immissione in ruolo di 12000 docenti è stato un atto di coraggio e assunzione di responsabilità politica.. Per il futuro: concorsi regolari, che valutino competenze disciplinari e didattiche.

Controllo ispettivo (vs. valutazione) 

 Autonomia e responsabilità sono princìpi cardine di un rinnovato sistema dell’istruzione che voglia essere inclusivo (per la coesione sociale interna al Paese) e competitivo (per la necessaria spinta alla crescita e allo sviluppo che un sistema educativo deve garantire in un paese avanzato, dentro e furori dai confini nazionali).

Nella scuola, la maggiore assunzione di responsabilità da parte dei singoli istituti scolastici e delle reti di cui essi fanno parte significa anche poter scegliere i propri insegnanti e poterne valorizzare le qualità e l’impegno. Se tutto questo processo sarà collegato ad una seria e rigorosa attiività di valutazione (vd. nostro programma in merito), nel corso di una generazione scolastica potrà compiersi un vero cambiamento culturale, prezioso per gli studenti e assolutamente necessario per gli insegnanti, che sono stanchi di lavorare in un sistema che appiattisce impegno e passione, che certamente non mancano nelle nostre aule.

Gli insegnanti hanno due compiti fondamentali nell’esercizio della loro professione: insegnare (ovvio) e studiare e aggiornare le loro competenze, sul piano dei contenuti disciplinari e del metodo (meno ovvio). Queste due componenti fondamentali nella professionalità di un docente (dalla scuola all’università) sono l’oggetto primario della valutazione del suo operato in aula e della sua interazione con gli alunni o studenti. I metodi di valutazione per la didattica sono ampiamente sperimentati in molti paesi europei, soprattutto nella tradizione anglosassone: uno dei criteri (sia pure di valutazione indiretta) è dato dal risultato del processo di apprendimento che la classe dimostra di avere raggiunto. In questo senso, anche i test Invalsi, pur con le loro imperfezioni, forniscono indicatori in tal senso. Sul piano sella preparazione teorica e metodologica, diventano cruciali l’aggiornamento e la formazione, che non possono restare frutto di una buona volontà occasionale e quasi mai valorizzata.

Valutare significa prima di tutto comparare merito e impegno. Ciò ha un senso e una reale efficacia se e solo se il risultato della valutazione potrà modificare anche una parte del trattamento economico. Una scuola che proceda per anzianità e inerzia non fa bene né a chi ci insegna, né a chi ci impara e soprattutto non fa bene allo sviluppo della nostra società.

Tutto ciò comporta necessariamente anche l’infrazione di un tabù: la modifica dello stato giuridico dei docenti.

È necessario, su due livelli. Il primo riguarda  il contratto nazionale di lavoro e  i meccanismi di progressione in carriera. Il secondo, non secondario, concerne la professionalità del docente scolastico, che deve essere ridefinita e valorizzata nelle sue componenti interne essenziali: didattica, di formazione e aggiornamento, di coordinamento delle attività svolte da altri colleghi all’interno dell’istituto. Su questi punti, la scuola italiana è ferma da anni ad una visione statica e quindi ormai inattuale.

Alcuni esempi concreti: prevedere nel contratto i compiti diversi citati sopra (un bravo docente dopo 25 anni di servizio potrebbe ragionevolmente dedicare parte del proprio impegno orario al coordinamento o alla valutazione). In altri termini, si tratta di un cambio radicale di mentalità, di regole di funzionamento di un mondo, quello della scuola, che appare appiattito, stanco e demotivato, almeno nella sua generalità.

Queste misure, francamente, mi paiono molto più urgenti dell’aumento dei controlli ispettivi, previsti al 4. Punto del Dossier di Tuttoscuola. 

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La valutazione è uno strumento fondamentale per migliorare ogni singola scuola e ogni centro di formazione professionale. Non c’è autonomia senza responsabilità, come enunciato sopra. I dati sono noti e ben diffusi a livello europeo ed internazionale: trasparenza e accountability verso la società esterna (famiglie, studenti, stakeholders). E’ un percorso iniziato da 12 anni e riguarda la valutazione delle scuole e dei dirigenti in linea con le migliori  esperienze a livello internazionali.

Ci sono organismi che già hanno un ruolo nel processo (vd. Art. 52  del decreto semplificazione e sviluppo che affida all’Invalsi il coordinamento del sistema  nazionale di valutazione, legge 10/2011,)  di garanzia tecnica e scientifica e di indipendenza. Ma non basta. Nelle scuole, come nelle università, c’è anche un esercizio interno che deve essere compiuto secondo analoghi criteri di indipendenza e rigore, ma con un occhio attento e consapevole ai differenti bisogni: problemi nella gestione delle risorse umane, nel rapporto con il territorio, nell’impianto di organizzazione della didattica. Questa parte del processo di valutazione deve essere affidata a nuclei di valutazione che coinvolgano forze interne e soggetti esterni all’istituto, esattamente come è già avvenuto per le università. Analogo è infatti l’obiettivo: il miglioramento e la rendicontazione pubblica di ogni singola istituzione scolastica e formativa.

Centralismo vs. Autonomia responsabile 

Il Regolamento sull’autonomia delle Istituzioni scolastiche  è stato approvato dal 1999, ma non è mai stato realizzato pienamente. Sulla carta le scuole potrebbero fare scelte per favorire inclusione, merito, flessibilità, personalizzazione dei percorsi, orientamento agli studi superiori, al lavoro e alle professioni, anche  con una diversa  articolazione delle classi e del tempo scuola.  In realtà non hanno la possibilità di  farlo in modo sistematico per i troppi vincoli e la mancanza di risorse adeguate.

E’ necessario definire, in modo chiaro e condiviso, i compiti che spettano allo Stato, alle Regioni e agli Enti locali per dare ad ogni scuola certezze e strumenti reali per operare.

La creazione di reti di scuole, anche di ordini diversi, per favorire la flessibilità dei percorsi didattici e per per  condividere risorse, laboratori, e personale è una strada da percorrere.

Ma si dovrà anche ridefinire il modello di governance delle Istituzioni Scolastiche Autonome: maggiore collegamento al territorio ed alle comunità locali, strutture organizzative che prevedano una leadership distribuita, e, di nuovo,  valorizzazione delle  professionalità specifiche dei docenti .

Non c’è vera autonomia senza autonomia finanziaria. L’argomento è delicato, ma anche molto chiaro.

In questo quadro trova spazio anche un altro principio fondamentale per una scuola aperta e avanzata adeguata ai bisogni di una società aperta e avanzata: la libertà di scelta educativa.

La parità non è ancora stata raggiunta e la possibilità di libera  scelta  da parte delle famiglie è ancora ipotetica. L’Agenzia delle entrate considera un lusso l’investimento che molte famiglie fanno, talvolta a costo di grandi sacrifici. Ciò contrasta con la visione liberale e avanzata del sistema educativo che ci proponiamo di affermare.

Le quattro leve che porteranno ad un maggiore equilibrio sono nell’ordine: autonomia reale dei singoli istituti scolastici, valutazione, riqualificazione del personale docente (formazione e aggiornamento), sostegno alle famiglie (cioè anticipazione del diritto allo studio).

La stima delle risorse necessarie è possibile utilizzando la previsione del FMI sulla crescita del PIL e dell’inflazione e considerando un riutilizzo pari allo 0,2% per la scuola.”

In quali territori la dispersione è più accentuata?

da tuttoscuola.com

In quali territori la dispersione è più accentuata?

Rispetto alla media nazionale del 27% di dispersione registrata al termine di questo ultimo quinquennio negli istituti statali di istruzione secondaria di II grado, vi sono notevoli scostamenti tra le regioni o le aree territoriali.

Può stupire, ad esempio, il fatto che dopo le Isole (tasso medio di dispersione 35,4%) sia il Nord Ovest con un tasso del 29,1% ad avere la situazione più precaria.

Tra le regioni con situazioni virtuose è l’Umbria con un tasso di dispersione del 18,2% ad avere la situazione migliore, seguita da Marche, Friuli VG e Molise con il 21,1%: piccolo è bello.

La situazione peggiore è quella della Sardegna (36,2%), seguita dalla Sicilia (35,2%). La Campania segue in questa non invidiabile graduatoria con un tasso di dispersione del 31,6%.

Le regioni del Nord Ovest, in una situazione piuttosto omogenea, sono tutte sopra quella media nazionale, con la Lombardia che sfiora il 30%. La media dell’area è del 29,1% con oltre 39mila studenti dispersi nel corso del quinquennio.

Nel Nord Est la situazione è buona, come peraltro è quasi sempre avvenuto, e conferma, pur nella positività complessiva, una marcata differenza tra i territori. La media dell’area è del 24,5% con quasi 23mila studenti dispersi nel corso del quinquennio 2009-10/2013-14.

Non è molto omogenea la situazione territoriale del Centro con tre regioni, Umbria, Marche e Lazio, ampiamente sotto la media nazionale e l’altra, la Toscana, sopra il 27%.

La media dell’area è del 24,8% con oltre 28mila studenti dispersi nel corso del quinquennio.

È complessivamente buona la situazione delle regioni del Sud, dove ben cinque regioni su sei (l’eccezione riguarda la Campania) si posizionano sotto la media nazionale del 27%.

Complessivamente l’area, con una dispersione di 47.674 studenti nel quinquennio, fa registrare un tasso medio di dispersione del 27,5%.

Le Isole, rispetto a tutte le altre aree del Paese, costituiscono il ‘ventre molle’ della situazione sugli studenti dispersi. Da sempre. Complessivamente l’area, con una dispersione di quasi 29mila unità, fa registrare un tasso del 35,4%.

Invalsi: si dimette il direttore generale

da tuttoscuola.com

Invalsi: si dimette il direttore generale

Lucrezia Stellacci, nel corso di un recente convegno, ha annunciato le sue dimissioni da direttore generale dell’Invalsi per assumere un altro incarico.

La voce delle sue dimissioni circolava già da tempo, ma la decisione, a un mese soltanto dalla nomina del nuovo presidente dell’istituto di Frascati, Annamaria Ajello, prende in contropiede un po’ tutti, lasciando intendere che la causa sia da ricercare quasi certamente in una mancata intesa tra la nuova presidenza e la direzione dell’Invalsi.

La Stellacci nel giugno scorso aveva lasciato il Dipartimento dell’istruzione al Miur per la pensione, e a ottobre aveva assunto l’incarico di direttore generale dell’Invalsi.

Poco più di cinque mesi di presenza a Frascati che facevano ben sperare in una fase di assestamento nella direzione dell’Istituto: quella stabilità dell’Invalsi che, dopo l’uscita nel novembre scorso del precedente presidente dell’Istituto, Paolo Sestito (dimissioni irrevocabili), molti avevano auspicato, sembra invece ancora molto lontana dal realizzarsi.

Per il ministro Giannini e per la stessa presidente Ajello una ‘gatta da pelare’ che certamente non prevedevano.

Per la Stellacci, invece, sembra che il nuovo incarico di cui lei stessa ha parlato riguardi la segreteria politica di uno dei nuovi sottosegretari all’istruzione.

Decreto del Presidente della Repubblica 25 marzo 2014

Decreto del Presidente della Repubblica 25 marzo 2014

Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica  promosso  dalla
sig.ra Alcuri Giuseppa ed altri. (14A03701) 

(GU n.111 del 15-5-2014)

 
 
 
                   IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 
 
  Visto il  ricorso  straordinario  al  Presidente  della  Repubblica
proposto dalla Sig.ra Giuseppa Alcuri ed  altri  avverso  il  decreto
ministeriale del MIUR n. 44 del 12 maggio 2011, nella  parte  in  cui
non consente l'inserimento  in  terza  fascia  nelle  graduatorie  ad
esaurimento del personale docente avente titolo all'insegnamento,  ed
avverso il decreto ministeriale n. 62 del 13 luglio 2011, nella parte
in cui, disponendo che nelle graduatorie di circolo e di istituto non
possa essere inserito in prima  e  in  seconda  fascia  il  personale
docente non presente nella  graduatoria  ad  esaurimento,  esclude  i
docenti in possesso del diploma di scuola o  di  istituto  magistrale
conseguito entro l'anno scolastico  2001/2002,  nonche'  avverso  gli
atti collegati e consequenziali; 
  Visto il regio decreto 21 aprile 1942, n. 444, recante  regolamento
per l'esecuzione della legge sul Consiglio di Stato; 
  Visto il decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre  1971,
n. 1199, recante  semplificazione  dei  procedimenti  in  materia  di
ricorsi amministrativi; 
  Visto l'art. 17, comma 25, lettera b), della legge 15 maggio  1997,
n. 127, recante misure  urgenti  per  lo  snellimento  dell'attivita'
amministrativa e dei procedimenti di decisione e di controllo; 
  Visto il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165,  recante  norme
generali  sull'ordinamento   del   lavoro   alle   dipendenze   delle
amministrazioni pubbliche; 
  Udito il parere n. 4929/2012 espresso  dal  Consiglio  di  Stato  -
Sezione Seconda nell'adunanza del 5 giugno  2013,  il  cui  testo  e'
allegato al presente decreto e le cui considerazioni si intendono qui
integralmente riprodotte; 
  Sulla proposta del  Ministro  dell'istruzione,  dell'universita'  e
della ricerca; 
 
                              Decreta: 
 
  Il ricorso di cui alle premesse e' in parte inammissibile, in parte
respinto  ed  in  parte  accolto  secondo   quanto   previsto   nella
motivazione del parere espresso dal Consiglio di Stato. 
    Dato a Roma, addi' 25 marzo 2014 
 
                             NAPOLITANO 
 
 
                                Giannini,  Ministro  dell'istruzione,
                                dell'universita' e della ricerca 

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 70

Gazzetta Ufficiale

Sommario

LEGGI ED ALTRI ATTI NORMATIVI

 


DECRETO LEGISLATIVO 4 marzo 2014, n. 44


Attuazione della direttiva 2011/61/UE, sui gestori di fondi di
investimento alternativi, che modifica le direttive 2003/41/CE e
2009/65/CE e i regolamenti (CE) n. 1060/2009 e (UE) n. 1095/2010.
(14G00056)

 

 

Pag. 1

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


DECRETO 14 marzo 2014


Corso legale, contingente e modalita’ di cessione delle monete d’oro
da euro 50, della Serie «Fauna nell’Arte» – Barocco, millesimo 2014,
nella versione proof. (14A02387)

 

 

Pag. 44

 

 

 


DECRETO 14 marzo 2014


Corso legale, contingente e modalita’ di cessione delle monete da
euro 2 a circolazione ordinaria, commemorative del «200° Anniversario
della fondazione dell’Arma dei Carabinieri (1814-2014)», millesimo
2014. (14A02388)

 

 

Pag. 46

 

 

 


DECRETO 14 marzo 2014


Corso legale, contingente e modalita’ di cessione delle monete d’oro
da euro 20 della Serie «Flora nell’Arte» – Barocco, millesimo 2014.
(14A02394)

 

 

Pag. 47

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

MINISTERO DELLA DIFESA

 


COMUNICATO


Concessione di ricompense al valore e al merito di Forze Armate
(14A02293)

 

 

Pag. 48

 

 

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

 


COMUNICATO


Revisione della Tabella notarile di cui al decreto 10 novembre 2011
(14A02467)

 

 

Pag. 49

 

 

MINISTERO DELLA SALUTE

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Seresto» (14A02185)

 

 

Pag. 49

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Imposil» (14A02186)

 

 

Pag. 49

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Diluente per vaccini congelati contro
la malattia di Marek». (14A02187)

 

 

Pag. 49

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «PGF Veyx 0.0875 mg/ml e PGF Veyx
0.250 mg/ml». (14A02188)

 

 

Pag. 50

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Fenleve 10 100mg/ml». (14A02189)

 

 

Pag. 50

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Cevac IBird». (14A02190)

 

 

Pag. 50

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario ad azione immunologica «Poulvac AE».
(14A02199)

 

 

Pag. 50

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio di taluni
medicinali per uso veterinario. (14A02200)

 

 

Pag. 50

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
veterinario «Clovertin Plus». (14A02267)

 

 

Pag. 51

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione del medicinale per uso veterinario
«Florinject 300 mg/ml». (14A02268)

 

 

Pag. 52

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
veterinario Toltra-K 25mg/ml. (14A02269)

 

 

Pag. 52

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
veterinario «Clavanyl» 500/125 mg/g. (14A02270)

 

 

Pag. 52

 

 

 


COMUNICATO


Modifica del regime di dispensazione della registrazione mediante
procedura centralizzata, del medicinale per uso veterinario PRAC –
TIC soluzione spot-on. (14A02271)

 

 

Pag. 53

 

 

REGIONE PUGLIA

 


COMUNICATO


Approvazione del progetto relativo al recupero e alla trasformazione
in struttura ricettiva alberghiera dell’immobile «Masseria Cerra», in
Otranto. (14A02249)

 

 

Pag. 53

 

 

 


COMUNICATO


Approvazione, con prescrizioni, del progetto relativo alla
ristrutturazione e riconversione in struttura turistico-ricettiva
della «Masseria Autigne», in Otranto. (14A02250)

 

 

Pag. 53

 

 

 


COMUNICATO


Approvazione in via definitiva della variante al P.R.G. del Comune di
Andrano. (14A02272)

 

 

Pag. 53

 

 

SUPPLEMENTI ORDINARI

CORTE DEI CONTI

 


DELIBERA 4 marzo 2014


Linee guida per le relazioni dei revisori dei conti sui rendiconti
delle regioni per l’anno 2013, secondo le procedure di cui all’art.
1, comma 166 e seguenti, legge 23 dicembre 2005, n. 266, richiamato
dall’art. 1, comma 3, decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174,
convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213.
(Delibera n. 5/SEZAUT/2014/INPR). (14A02201)

 

(Suppl. Ordinario n. 25)

Delibera Regione Lazio 25 marzo 2014, n. 136

Delibera Regione Lazio 25 marzo 2014, n. 136

L.R. n. 38/96, art. 51. Approvazione documento concernente “Linee guida agli ambiti territoriali individuati ai sensi dell’articolo 47, comma 1, lettera c) della legge regionale n.38/96 per la redazione dei Piani Sociali di Zona periodo 2012-2014, annualità 2014”. Assegnazione ai Comuni capofila e agli Enti dei Distretti socio sanitari dei massimali di spesa e delle risorse a valere sul bilancio di previsione esercizi finanziari 2014 e 2015 per l’attuazione delle Misure comprese nei Piani Sociali di Zona annualità 2014.