Ajello (Invalsi): esame dei Rav e «colloqui» con prof e genitori, poi le raccomandazioni per migliorare

da Il Sole 24 Ore

Ajello (Invalsi): esame dei Rav e «colloqui» con prof e genitori, poi le raccomandazioni per migliorare

di Cl. T.

Finalmente, anche in Italia, parte la valutazione esterna delle scuole. Chi andrà a visitare gli istituti?
Negli istituti andrà un team composto da un dirigente tecnico (meglio noto come “ispettore”) e due esperti, uno proveniente dalla scuola e uno proveniente dal mondo della ricerca o dell’ingegneria gestionale. Affinché diventino un team hanno seguito un training formativo intensivo di quattro giorni.

E come sono stati scelti i due componenti esperti, che affiancheranno gli ispettori ministeriali?
Per poter realizzare già da quest’anno le visite esterne alle scuole si sono scelti gli esperti, utilizzando una selezione pubblica già svolta nell’ambito di ricerche precedentemente condotte dall’Invalsi. Questa scelta – che vale solo per questa tornata – è stata un modo per accelerare i tempi perché se si fossero realizzati nuovi bandi di selezione non saremmo potuti partire quest’anno. Si deve anche aggiungere che il rappresentante dei dirigenti tecnici, che fa parte della Conferenza che coordina e garantisce tutta la procedura è stato nominato solo a novembre. La Conferenza è costituita, oltre che da rappresentante dei dirigenti tecnici, Giancarlo Cerini, anche dal presidente dell’Indire, Giovanni Biondi, e da me che, come presidente dell’Invalsi, ho anche funzioni di coordinamento di questo organismo

In concreto, professoressa, quali sono i criteri che i nuclei valutativi dovranno seguire nel visitare la scuola?
Va subito detto che queste visite non sono “visite ispettive” nel senso a cui siamo abituati a pensare, non devono svolgere quel tipo di controllo che si invia nelle scuole in seguito a situazioni di difficoltà o specifici episodi. Sono visite che hanno invece lo scopo di approfondire come è stato compilato il Rapporto di autovalutazione in base alle caratteristiche della scuola. I team devono anzitutto esaminare i documenti principali delle scuole che andranno a visitare (saranno generalmente 8 scuole per team) e il Rapporto di Autovalutazione che la scuola ha compilato. Poi per tre giorni saranno impegnati in un intenso programma di visita. Intervisteranno il dirigente scolastico, i docenti di riferimento, osserveranno gli spazi, le attrezzature, parleranno con genitori, studenti, personale ausiliario e leggeranno tutto quello che la scuola riterrà opportuno mostrare. Alla fine si congederanno esprimendo un primo commento su ciò che hanno visto, e entro 30 giorni restituiranno alla scuola un report completo che metterà in luce il giudizio che il team esprime, sia rispetto alla compilazione del Rav, sia rispetto agli aspetti da migliorare mettendo in luce se, e in quale misura, questi coincidano con quelli individuati dalla scuola stessa. La consegna del Report avverrà nell’ambito di un apposito incontro con il dirigente e il suo staff. Per questo primo anno daremo indicazioni di non pubblicare il report sia esso positivo che negativo. La Conferenza su questo aspetto ha un parere netto e deciso perché ritiene che la pubblicazione del Report debba avvenire solo quando si conclude il ciclo di valutazione vale a dire quando la scuola avrà steso il piano di miglioramento e avrà fatto realizzato la rendicontazione sociale che è richiesta come parte finale del ciclo di valutazione. Le esperienze internazionali su questo aspetto indicano che bisogna porre molta attenzione alla pubblicizzazione intempestiva dei dati.

Molti presidi già lamentano un aggravio di burocrazia. Verrà scongiurato il rischio che la valutazione esterna finisca con un pò di carte in più da compilare?
Direi che dirigenti scolastici non hanno da temere l’aggravio di burocrazia, perché non dovranno compilare nessun documento ma solo interagire con gli ospiti, il team, e collaborare in modo che la visita sia effettivamente produttiva.

Entriamo nel dettaglio. Se la pagella è positiva, che succede?
La Conferenza ha richiesto ai componenti dei team la massima riservatezza sui dati e ritiene che sia opportuno dare pubblicità agli esiti delle visite solo alla fine del ciclo di valutazione, cioè tra tre anni. Qualunque sia l’esito descritto nei Report non dovrebbero esserci conseguenze, nè positive, nè negative. Il vero effetto sarà quello di consegnare alla scuola un’accurata valutazione del suo funzionamento e alcune raccomandazioni per perseguire il proprio miglioramento.

E se è negativa, ci saranno “punizioni” per gli istituti?
Stesso discorso per le punizioni: non sono previste.

Mi permetta di insistere su un punto. Il personale ispettivo e gli esperti hanno le competenze giuste per valutare gli istituti tecnici? Sa qual è il rischio? Che in mancanza di attenzione adeguata si valuti in modo sbrigativo…
Questa questione è molto importante e mi interessa approfondirla. La composizione del team è la prima garanzia di fronte a questo pericolo. C’è un esperto, il dirigente tecnico, che conosce norme e procedure della scuola, appartenendo all’amministrazione centrale e ha conoscenza degli aspetti educativi avendo egli stesso superato un concorso per accedere al suo ruolo; l’esperto scolastico è quello che ha approfondito questioni relative al fare scuola, provenendo egli/ella stesso/a da quel mondo; l’altro esperto ha una specifica conoscenza di ricerca nell’ambito delle scienze sociali e/o del mondo delle organizzazioni. Singolarmente ciascuno è una persona competente che potrebbe anche “fare una visita” alla scuola efficacemente, ma si è scelta la composizione di un team proprio per garantire la presenza delle diverse prospettive che essi rappresentano. L’aver poi convocato tutti i diversi team per un training formativo comune di quattro giorni e aver condiviso con loro i protocolli della visita e alcuni strumenti che guideranno i diversi momenti della visita, ha avuto la duplice funzione di “legare” per così dire gli esperti tra loro, vincolandoli alle procedure comuni e, allo stesso tempo, garantire che nelle diverse zone del nostro Paese siano adottate le stesse modalità di realizzazione delle visite esterne alle scuole. Ciò non vuol dire che i team non dovranno assumere comportamenti adeguati ai diversi contesti scolastici, ma che dispongono di procedure condivise su cui hanno ampiamente discusso per trattare le diverse situazioni che potranno incontrare. Per quanto riguarda, in particolare, gli istituti tecnici la garanzia è data dal fatto che prima di entrare in una scuola i team dovranno studiare i materiali relativi a quella scuola, a partire da ciò che è stato messo sul sito dalla scuola stessa. Dovremmo in questo modo evitare il rischio di superficialità o di trascuratezza che a prima vista si può adombrare.

Non c’è dubbio che l’importante era partire. Ma dal 2016/2017 dovranno aumentare gli istituti “ispezionati” altrimenti la valutazione esterna non decollerà mai…
Contiamo di incrementare il numero delle scuole da visitare nel prossimo anno scolastico, perchè potremo accelerare sulle procedure e potremo anche disporre degli esiti delle analisi dei dati presenti nei Rav che l’Invalsi si appresta a compiere in modo da utilizzare criteri di efficacia e di efficienza che sono suggeriti nel Regolamento 80 del 2013 che disciplina tutta la procedura. Le scuole da visitare pertanto saranno selezionate non solo con criteri di rappresentatività statistica geografica e di ordine scolastico, ma anche in base alla loro efficacia. Per concludere vorrei sottolineare che le visite sono l’opportuno complemento della fase di autovalutazione. I risultati delle visite esterne si integreranno con quelli dell’autovalutazione per consentire alle comunità scolastica di lavorare in modo convinto e responsabile per il miglioramento della propria scuola. Il principio che la nostra legislazione ha adottato è infatti quello di far incamminare ogni scuola in una strada di riflessione sul proprio funzionamento e di impegno a conseguire risultati sempre migliori. È un modello di valutazione che, almeno per i servizi educativi e formativi, condivido pienamente.

«L’Italia si allinea all’Europa, ma ora è fondamentale assistere le scuole»

da Il Sole 24 Ore

«L’Italia si allinea all’Europa, ma ora è fondamentale assistere le scuole»

di Giorgio Allulli

L’avvio della valutazione esterna inserisce un’altra tessera nel mosaico del Servizio Nazionale di Valutazione della suola disegnato dal Dpr 80. Si tratta di un tassello importante, in quanto tutti i migliori sistemi di valutazione si basano su due elementi: l’autovalutazione, che serve a far prendere consapevolezza a coloro che operano dentro la scuola dei punti di forza e degli aspetti critici, e la valutazione esterna, che fornisce il necessario riscontro, ad evitare che la prima, senza feedback esterno, costituisca un esercizio autoreferenziale od un adempimento burocratico.

Il confronto internazionale
Questo è il modello adottato in Inghilterra, dove l’Ofsted dal 1994 invia le sue ispezioni nelle scuole inglesi, ed in Olanda, dove l’Ispettorato effettua una breve visita ogni 4 anni alle scuole ritenute affidabili ed una visita più frequente ed approfondita alle scuole ritenute “a rischio”. Nel nostro Paese la valutazione esterna è stata preceduta da alcune sperimentazioni, tra cui si possono ricordare quella condotta in provincia di Trento nel 2004 dal locale Comitato di valutazione e le successive sperimentazioni nazionali, come V&M, VSQ e Vales, che hanno permesso di mettere a punto il modello nazionale.

La carenza di risorse
In questo primo anno, per carenza di risorse umane e finanziarie, non saranno valutati gli 8-900 istituti previsti dalla direttiva ministeriale del 2014, ma solo 390 istituti; non sono molti, ma l’importante è partire, anche per collaudare metodologie e strumenti di osservazione. Opportuna è stata anche, nella fase di avvio di un’attività così delicata, la decisione di non utilizzare gli indicatori di rischio per scegliere le scuole da valutare; questa decisione permetterà a queste prime visite di svolgersi in un clima più sereno, sgombro dall’inevitabile ansia e dal sospetto che avrebbe caratterizzato le visite a scuole che si sarebbero sentite sotto particolare osservazione per le loro prestazioni insoddisfacenti. In futuro, una volta consolidata la metodologia di indagine e ulteriormente chiarito lo scopo di supporto, e non punitivo, delle visite, sarà però necessario investigare le situazioni maggiormente problematiche, seguendo i criteri indicati dalla direttiva.

Il miglioramento della scuola
Il punto di forza di tutto il sistema di valutazione disegnato dal DPR 80 è il suo collegamento con il miglioramento della scuola. La finalità del sistema di valutazione non è distribuire premi e punizioni, ma aiutare le scuole a migliorare la loro offerta formativa, a partire dalla formulazione di piani credibili e basati sulle loro effettive necessità. Questo è dunque l’obiettivo della visita dei Nuclei di valutazione esterna, che al termine dell’osservazione devono aiutare le scuole ad individuare quegli aspetti critici che non sono riuscite a mettere bene a fuoco ed a mettere a punto un progetto di miglioramento credibile. Un’efficace realizzazione di questa attività pertanto servirà anche a stemperare la tensione che si è registrata finora riguardo all’attività dell’Invalsi ed al sistema di valutazione nazionale.

I nodi da sciogliere
Non vanno sottaciuti però anche gli aspetti problematici dell’operazione che sta prendendo avvio:
•la carenza di risorse adeguate: per svolgere questa impegnativa attività il Miur può contare su poche centinaia di ispettori ed altri esperti reclutati ad hoc, mentre, ad esempio, l’Ofsted può contare su uno staff interno di 1.500 dipendenti, ai quali si aggiungono altri 1.500 ispettori contrattualizzati;
•la coincidenza di questa attività con la situazione di turbolenza che si registra in molte scuole a seguito della attuazione della legge 107, in particolare per quanto riguarda la valutazione del personale docente;
•la quantità di adempimenti che si stanno rovesciando in quest’anno scolastico sui capi d’Istituto e sui loro collaboratori, adempimenti che potrebbero distogliere l’attenzione dalle attività previste dal Servizio Nazionale di Valutazione.
Infine occorre ricordare che per assicurare efficacia a tutto questo processo sarebbe necessario realizzare, dopo la visita ispettiva, un affiancamento continuo delle scuole. Purtroppo in Italia, a differenza di quanto avviene in Francia e nel Regno Unito, non disponiamo di un consistente corpo di Ispettori tecnici che operino sul territorio per assistere le scuole ed aiutarle ad innovare e migliorare. È una mancanza molto grave, a cui bisognerà porre rimedio per non lasciare le scuole sole con le loro problematiche.

Nessuna sanzione se si abbandonano le superiori

da Il Sole 24 Ore

Nessuna sanzione se si abbandonano le superiori

di Andrea Alberto Moramarco

Se un alunno abbandona la scuola superiore, i suoi genitori non possono essere condannati per inosservanza dell’obbligo di istruzione nei confronti del figlio. Difatti, anche se l’evolversi della legislazione in materia ha esteso l’obbligo scolastico oltre la scuola media, l’articolo 731 Cp sanziona l’inosservanza dell’obbligo di frequentare – oltre la scuola elementare come inizialmente previsto – solo la scuola media inferiore. A chiarirlo è la Cassazione con la sentenza 1363/2016.

Il caso
I genitori di una ragazza che frequentava una scuola superiore erano stati tratti a giudizio e condannati dal giudice di pace per il reato previsto dall’articolo 731 Cp, «inosservanza dell’obbligo dell’istruzione elementare dei minori», in quanto la loro figlia aveva abbandonato la scuola. La coppia ricorreva direttamente in Cassazione deducendo l’errore in cui era incorso il giudice che aveva ritenuto responsabili i genitori della ragazza senza considerare che la figlia frequentava una scuola di istruzione secondaria superiore e non, invece, la scuola elementare come prevede la norma del codice penale.

La decisione
I giudici accolgono il ricorso dei genitori e colgono l’occasione per spiegare l’evoluzione della legislazione in materia di obbligo scolastico. Ebbene, l’articolo 731 Cp punisce i genitori che omettono di impartire l’istruzione elementare ai propri figli. Tale norma è evidentemente correlata al periodo in cui il codice penale è stato emanato ed è stata col tempo attualizzata. Il «diritto di fruizione della scolarità» è stato, infatti, ampliato dall’articolo 34 della Costituzione prima e dall’articolo 8 della legge 1859/1962 poi, che hanno esteso l’obbligo di andare a scuola – e il dovere di osservarlo – fino al termine della scuola media.
Notano i giudici, poi, che leggi successive (9/1999 e 53/2003) hanno innalzato la soglia di scolarizzazione ed esteso l’obbligo scolastico oltre la scuola media. Tuttavia, tali leggi non hanno introdotto alcuna sanzione per l’inadempienza dell’obbligo scolastico oltre la scuola media secondaria di primo grado. Pertanto, deve ritenersi che l’articolo 731 Cp punisca l’inosservanza dello obbligo di istruzione anche post-elementare, ma non oltre il termine della scuola media.

Formazione, nasce la Rete nazionale degli Its dell’efficienza energetica

da Il Sole 24 Ore

Formazione, nasce la Rete nazionale degli Its dell’efficienza energetica

di Al. Tr.

Nasce la rete degli Its «green» per una formazione sempre più vicina alle esigenze del mondo del lavoro. Il network degli istituti tecnici dell’area dell’efficienza energetica fanno parte 10 fondazioni Its presenti in 9 regioni italiane – Toscana, Veneto, Lombardia, Liguria, Marche, Abruzzo, Calabria, Sicilia e Sardegna – che nei giorni scorsi si sono incontrate per la prima volta a Firenze con l’obiettivo di mettere a punto una strategia unitaria.

Le fondazioni
Le attività messe a punto dalle fondazioni Its – che, oltre alle imprese, coinvolgono enti locali, ordini professionali, università e scuole, con i quali esiste uno stretto rapporto di collaborazione – hanno promosso finora circa 40 corsi biennali post diploma con il coinvolgimento di circa 800 studenti, di cui l’82 % ha trovato un’occupazione nel settore dell’efficientamento energetico grazie alla formazione tecnico-pratica offerta dagli istituti tecnici. Nel corso del primo incontro le fondazioni si sono confrontate soprattutto sul potenziamento dei modelli di mobilità europea per gli allievi che devono realizzare gli stage aziendali e sullo sviluppo di collegamenti della rete Its dell’area efficienza energetica con «cluster» nazionali di settore.

Gli obiettivi della rete
Il network nazionale degli Its «green», si legge in una nota, lavorerà per garantire un’istruzione tecnica di qualità, capace di formare figure altamente specializzate e adeguate a rispondere a una domande del mercato in continua evoluzione. Ma anche per condividere esperienze e «best practice» e sviluppare progetti condivisi anche le aziende, le associazioni di imprese e gli ordini professionali, oltre naturalmente a potenziare la formazione tecnico-pratica che rappresenta un vero e proprio «punto di forza» degli Its.

Baby boss e prof in crisi, la Buona Scuola si interrompe alle medie

da La Stampa

Baby boss e prof in crisi, la Buona Scuola si interrompe alle medie

La dispersione scolastica è al 15%, molto sopra gli standard europei. I casi di Japigia e Quarto Oggiaro dicono che il riscatto è possibile
andrea malaguti

 C’è un momento in cui il nostro sistema scolastico sembra scaricare i ragazzi anziché sostenerli, e quel momento, che finirà per pesare su tutta la loro esperienza educativa, è il triennio delle scuole medie. A cinque giorni dalla chiusura delle iscrizioni per l’anno prossimo abbiamo cercato di capire come si produce questo buco nero. E se esiste la possibilità di uscirne.

AL CENTRO CI SIAMO NOI

La bambina barese fa la quarta elementare e chiede: «Ti posso leggere un articolo della Costituzione?». Ha occhi grandi, molto grandi, la coda ben legata, un grembiule blu e una cosa da dire. Certo, quale? «Il primo». Con l’articolo 34 – sul diritto allo studio – è il suo preferito. «L’Itala è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Bello, no?». Che cosa è bello? «Queste due parole: repubblica e democratica. Vuole dire che non c’è il re. E che al centro ci siamo noi». Al centro ci siamo noi. Sembra lo slogan per il programma educativo perfetto. La bambina sorride stirando le labbra per vedere l’effetto che fa. Un bell’effetto «Giuro, non gliel’ho suggerito io», dice la maestra. In classe, dove è in corso il programma organizzato da «Save the Children», siamo entrati a sorpresa. «Dimmi la verità, tu fai l’università, non la quarta». La bambina ride. «Noooo». Ha stravinto. Ma è fatta come lei la scuola italiana?
Un po’ sì e un po’ no. Molto no a dire il vero. Ma questo istituto comprensivo di Japigia – quartiere metropolitano di frontiera di Bari, regno del clan Parisi, concentrato di case popolari, di madri sole e di padri assenti o agli arresti domiciliari, che da qualche anno sta ricominciando a respirare – ha una storia diversa sulla quale vale la pena soffermarsi assieme a quella dell’istituto gemello di Quarto Oggiaro, Milano, dall’altra parte d’Italia, perché racconta molto della battaglia quotidiana che si combatte nelle scuole per impedire che l’energia atomica che ogni ragazzino si porta dentro si perda stupidamente per strada. Qui pubblico e privato lavorano assieme contro lo spreco della qualità e dell’intelligenza, una malattia, chiamata «dispersione scolastica», per la quale il nostro Paese, con una media del 15%, è ai primi posti nelle classifiche di quella Unione Europea che vuole rientrare sotto il 10% entro il 2020 partendo da una media del 12,8%. Improbabile che l’italia ce la faccia. «Negli Anni Sessanta don Milani sosteneva che il problema della scuola è il ragazzo che si perde. A 50 anni di distanza credo che potremmo fare la stessa riflessione», dice Francesca Bilotta, responsabile del programma scuola di «Save the Children».

IL BUCO NERO

Ci sono i numeri. E poi c’è la vita. Per scattare una fotografia alla scuola abbiamo messo le due cose assieme, partendo da un’esperienza – ribattezzata «Fuoriclasse» – condotta da «Save the Children» in 6 città italiane (Milano, Torino, Napoli, Crotone, Bari e Scalea) e dall’analisi dei risultati di questa esperienza fatta dalla fondazione Agnelli. Sono molte le iniziative pubbliche per formare i professori e integrare i programmi, ma nessuna prevede un riscontro basato su una domanda semplice: a che cosa è servito quello che abbiamo fatto? I risultati di «Fuoriclasse», alla fine di cicli di due anni nelle quarte e quinte elementari e nelle seconde e terze medie, sono stati misurati. Non cambiano il mondo. Ma lo migliorano sensibilmente. «Abbiamo lavorato su apprendimento e motivazioni, cercando di fare delle scuole dei luoghi più belli anche fisicamente, dove sia piacevole andare. Siamo riusciti a ridurre il numero delle assenze, dei ritardi e il disinteresse da parte delle famiglie», dice la Bilotta. Cresciuti anche la media voti e le relazioni interpersonali.

Il punto di partenza era chiaro. La ruota si inceppa alle scuole medie. Lo dicono i test comparativi internazionali. Dalle elementari escono studenti con una preparazione omogenea e superiore agli standard degli altri Paesi. Nei tre anni successivi si assiste a un crollo, il sistema smette di funzionare e solo chi ha famiglie sane (o chi finisce in scuole fortunate) regge il confronto con i coetanei all’estero. Da uno, due, tre maestri, formati per preparare le classi sia da un punto di vista delle competenze sia da quello pedagogico, si passa al «disciplinarismo»: dieci professori preoccupati di gestire solo la propria materia. E docenti di matematica che solo nel 9,7% dei casi (dati fondazione Agnelli) sono laureati nella materia che insegnano. Nessuno ha specifiche competenze pedagogiche e anche se i professori sono tenuti a costanti corsi di aggiornamento, non sono obbligati a fornire le proprie prestazioni nelle ore pomeridiane e il tempo scolastico finisce per essere insufficiente. Ma se non escono dalla crisi i docenti non esce dalla crisi la scuola. «C’è un altro dato: l’età degli insegnanti è la più alta d’Europa e quella degli insegnanti delle medie la più alta di tutte. La Buona Scuola torna a investire nell’educazione, ma ha una lacuna grossa: mette al centro i professori e non gli studenti, che continuano ad avere problemi in particolare in matematica e scienze», dice Andrea Gavosto, direttore della fondazione Agnelli.

La domanda che resta sullo sfondo è questa: i nuovi centomila insegnati sono stati assunti per sanare – giustamente – le posizioni individuali o perché il sistema aveva bisogno delle loro competenze? Quando per 500 posti si assumono 10 mila docenti di diritto diventa difficile immaginare un sistema in equilibrio.

Le statistiche dicono ancora che alle superiori si nota una tripartizione legata al ceto familiare. Chi sta meglio va al liceo recuperando una preparazione che sopravanza gli standard internazionali, chi sta così così finisce negli istituti tecnici (dove i valori tornano sotto la media), chi sta peggio scommette sui professionali, che nei test comparativi – con delle ovvie eccezioni – ottengono risultati deprimenti. Un inarrestabile circolo vizioso.

IL FIGLIO DEL BOSS

A Japigia puoi vivere la vita seguendone le mosse, come è successo per anni, oppure anticipandole per riuscire a fregarla. Patrizia Rossini, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Verga ha scelto la seconda strada. Di fianco al suo istituto ci sono tre campi rom. Lei ha assorbito i ragazzi e ha messo a loro disposizione le docce. Sembra una piccola cosa, ha fatto la differenza. Quindi, mutuando un modello lombardo, ha aperto un programma di studio in cui usa dei robottini per insegnare ai ragazzi qualunque cosa, dalla matematica alla storia. Ci fanno anche un campionato nazionale e spesso Japigia lo vince. Infine si è rivolta a «Save the Children». Come è il vostro programma? Gliel’hanno spiegato in cinque punti. Uno: formazione ai docenti sulle dinamiche della classe. Due: confronto tra docenti e studenti nei consigli consultivi per capire che cosa serve alla scuola e ai ragazzi. Tre: laboratori extrascolastici dalla matematica alla musica. Quattro: campus per conoscersi. Cinque: riqualificazione degli spazi comuni. Apprendimento e motivazioni. La Rossini ha detto «favoloso», gli insegnanti hanno detto «se proprio dobbiamo», gli studenti hanno detto: «adesso la scuola ci piace». I numeri dicono che è andata bene. Anche se per i miracoli non è ancora il tempo.

Nell’istituto comprensivo diretto dalla Rossini ci sono 1200 ragazzi. Il 10% viene da famiglie malavitose. Riuscire a fare amare la scuola è doppiamente difficile. Ce la si fa? «Certo che ce la si fa». Un giorno è arrivato a scuola il figlio di un boss molto popolare nel quartiere, uno di quelli per cui si sparano i fuochi d’artificio quando esce dal carcere. Dopo poche settimane il bambino è andato dalla Rossini e le ha detto: «E se io dico in giro che tu mi hai fatto delle cose?». Lei gli ha risposto. «Vediamo se vale di più la tua o la mia parola». Poi l’ha abbracciato. «Da quel momento ha cominciato a fidarsi e ora è uno studente di qualità. Tra noi e i ragazzi ci deve essere un’alleanza. E’ per questo che il lavoro con “Save the Children” funziona».

I RAGAZZI DI QUARTO OGGIARO

I ragazzi di Quarto Oggiaro devono fare molta fatica per volersi bene. E a guardarsi attorno non è difficile capire perché. Trentaduemila persone, seimila alloggi di edilizia popolare, che diventano il 70% di tutte le case esistenti nella zona Capuana-Lopez-Pascarella, 250 pregiudicati agli arresti domiciliari, una presenza di stranieri che nella fascia di età compresa tra gli zero e i trentaquattro anni è pari al 35% della popolazione, settanta etnie diverse e neanche un liceo. Come se dovesse essere chiaro che una parte dell’istruzione pubblica, quella che più spesso porta alle università, a Quarto Oggiaro, dove la dispersione scolastica è del 17%, con punte del 40, contro il 15% della regione Lombardia, è preclusa. Non c’è un solo motivo per entrare nel quartiere se non sei residente e per giunta è piuttosto complicato. Si può arrivare in treno, oppure in macchina, scavalcando uno dei quattro ponti che fisicamente e simbolicamente dividono Quarto dal resto di Milano. «Una condanna e un’opportunità», dice Gianluca Alfano, coordinatore di spazio Agorà, il centro gestito dalle Acli e da «Save the Children» dove i ragazzi degli istituti Trilussa e Val Lagarina fanno i loro laboratori. «Da un lato si vive un senso di isolamento, dall’altro si crea un forte senso di comunità, basti pensare che le associazioni al lavoro nel quartiere sono venticinque». Una catena della solidarietà che non ha eguali e di cui, evidentemente, c’è molto bisogno. Piazzetta Capuana, sede del programma di «Save the Children», fino a pochi anni fa era il più grande centro di spaccio del quartiere, oggi è piena di murales con gli articoli della costituzione.

Quarto Oggiaro è quella che è, ma avrebbe anche un punto di ritrovo di grande bellezza, Villa Scheibler. Solo che i ragazzi non la frequentano perché la ritengono troppo elegante per essere anche loro. La collaborazione tra le scuole e «Save the Children» serve anche a restituire a questi bambini-adulti il senso di loro stessi. Funziona? Messi di fronte alla domanda, che cosa ti è piaciuto di «Fuoriclasse»?, gli studenti delle medie hanno risposto così: «Ci sono piaciute le attività per migliorare la scuola. E poi c’è piaciuto perché potevamo fare vedere ai professori quali problemi c’erano. C’era il rispetto. E c’era lo scherzo. Però in un modo che non offendeva. E quando qualcuno si annoiava un po’ sapeva che comunque c’era uno scopo». Una scuola fatta così non trasforma la vita in uno scivolo verso la felicità, ma può cambiare i destini individuali e anche quelli collettivi. «Ci sono ragazzi che si perdono, come Paolo che, figlio di una tossicodipendente e di un padre che non ha mai visto, era finito nei guai per avere rubato un motorino. L’abbiamo recuperato. Un giorno ha picchiato un coetaneo che aveva sputato a un anziano. Gli hanno tolto la messa in prova e l’hanno mandato al Beccaria, dove i ragazzi di Quarto sono troppi. Ma le storie che funzionano sono decisamente di più», dice Camilla Bianchi responsabile del progetto di «Save the Children» a Milano. Saluta una bambina che gioca in un cortile. L’abbraccia. Si incammina verso la Ferrovia Nord. Sul muro c’è una scritta che dice: gioventù bruciata. È il modo che hanno i ragazzi di Quarto per prendersi in giro. E soprattutto per prendere in giro chi li considera così. Il vento sta cambiando. Anche grazie alla scuola e all’associazionismo. E allora meglio prendere di petto il quotidiano immaginando di essere nati sotto la luce obliqua di una strana stella – buona o cattiva che sia – che solo loro, per adesso, possono vedere.

Concorso docenti, chi può fare domanda da commissario o presidente. C’è tempo fino al 19 marzo

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti, chi può fare domanda da commissario o presidente. C’è tempo fino al 19 marzo

A soli tre giorni dalla pubblicazione dei tre bandi di concorso per esami e titoli, il 29 febbraio il Miur ha emanato la nota 5732 sulla formazione delle commissioni d’esame.

Per quanto riguarda gli attesi provvedimenti sulle commissioni giudicatrici, si tratta di due distinti documenti. Il primo è il decreto ministeriale 96 del 23.2.2016 relativo ai requisiti di chi andrà a vestire i panni di commissario o presidente.

Per quanto riguarda i commissari, rimane in vita il requisito indispensabile di aver svolto 5 anni di ruolo sul livello di scuola di competenza. A parità di punteggio, faranno la differenza i titoli acquisiti nel corso della carriera: ad iniziare dal dottorato di ricerca, ma varranno anche la specializzazione sul sostegno e i diplomi post-laurea. E pure altri titoli.

Anche per chi vorrà fare il presidente di commissione sono stati introdotti dei vincoli: dirigenti scolastici, dirigenti tecnici e docenti universitari  dovranno essere in possesso di determinate esperienze o ruoli certificati (articolo 4 della nota Miur n. 5732).

Il secondo provvedimento emanato è il decreto ministeriale 97 del 23.2.2016, contenente le modalità per la presentazione delle domande a presidente e commissario e le istruzioni per loro costituzione. Ebbene, le domande di partecipazione potranno essere presentate dal 3 al 19 marzo 2016, esclusivamente via web attraverso la piattaforma “Istanze on line“.

Ricordiamo, infine, che i compensi per ogni commissario di Commissione ammontano a qualche centinaio di euro lordi complessivi, compresi i “bonus” aggiuntivi previsti per la correzione dei compiti scritti.

Laurea e congedo parentale si possono riscattare insieme

da La Tecnica della Scuola

Laurea e congedo parentale si possono riscattare insieme

L’Inps, con circolare n. 44 del 29 febbraio, ha fornito indicazioni in merito ad una delle novità introdotte dalla Legge di Stabilità 2016.

Tale legge, all’art. art.1, comma 298, ha previsto che “il comma 2 dell’art. 14 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.503 è abrogato. La conseguente cumulabilità opera anche con riferimento a periodi antecedenti alla data di entrata in vigore della presente legge”.  

Il riferimento è all’incumulabilità del riscatto dei periodi corrispondenti al congedo parentale collocati fuori dal rapporto di lavoro con il riscatto del periodo di corso legale di laurea.

Le due facoltà di riscatto erano dunque alternative, per cui l’esercizio di una precludeva l’altra a prescindere, peraltro, da entità ed eventuali sovrapposizioni dei periodi riscattati.

L’abrogazione del suddetto comma 2 comporta, per le domande di riscatto presentate dal 1° gennaio 2016 in poi, il venir meno del regime di alternatività e, dunque, la possibilità di esercitare le due facoltà di riscatto anche cumulativamente. Tra l’altro, la cumulabilità delle facoltà opera anche con riferimento “a periodi” antecedenti al 1° gennaio 2016, nel senso che le istanze di riscatto presentate a decorrere dal 1 gennaio 2016, potranno avere ad oggetto anche periodi di corso di laurea e/o periodi corrispondenti al congedo parentale fuori dal rapporto di lavoro antecedenti a tale data.

Il regime di incumulabilità/alternatività continua, invece, ad essere vigente per le istanze di riscatto presentate in data anteriore al 1° gennaio 2016, le quali ricadono sotto la normativa e le disposizioni amministrative sull’incumulabilità vigenti all’epoca.

Tuttavia, l’Inps ha precisato che, in relazione al generale principio di efficienza e di non  aggravio del procedimento amministrativo, le domande presentate prima dell’1.1.2016 e ancora pendenti, dovranno essere definite d’ufficio dalle competenti strutture territoriali come se presentate alla data del 1° gennaio 2016, con onere calcolato alla predetta data.

Sport in classe nella primaria, le linee guida dei Giochi di primavera e dei Giochi di fine anno scolastico

da La Tecnica della Scuola

Sport in classe nella primaria, le linee guida dei Giochi di primavera e dei Giochi di fine anno scolastico

L.L.

Con nota prot. n. 1466 del 24 febbraio 2016 il Miur ha trasmesso le Linee Guida dei Giochi di primavera e dei Giochi di fine anno scolastico Giochi di primavera e dei Giochi di fine anno scolastico, predisposte nell’ambito del progetto nazionale per la scuola primaria Sport di Classe – anno scolastico 2015/2016.

I Giochi si svolgeranno in orario scolastico sia per coinvolgere tutti gli alunni sia per agevolarne la programmazione, l’organizzazione e la realizzazione con la necessaria collaborazione dei docenti di classe, mentre il coordinamento sarà curato dal Centro Sportivo Scolastico per la scuola primaria e in particolare dal Tutor.

Sono previsti:

A. Giochi di primavera: nella seconda metà del mese di Marzo, da realizzare a livello di Plesso;

B. Giochi di fine anno scolastico: da realizzare dal 29 Maggio al 4 Giugno in occasione della settimana dello sport scolastico, preferibilmente a livello di Istituto, compatibilmente con le problematiche logistiche ed organizzative.

Le linee guida forniscono indicazioni dettagliate e suggerimenti per svolgere al meglio le varie fasi, dall’organizzazione allo svolgimento dei giochi.

Esonero tasse scolastiche, la circolare per l’a.s. 2016/2017

da La Tecnica della Scuola

Esonero tasse scolastiche, la circolare per l’a.s. 2016/2017

L.L.

Con nota prot. 2076 del 23 febbraio 2016 il Miur ha comunicato i limiti di reddito rivalutati per l’esenzione dalle tasse scolastiche per l’anno scolastico 2016/2017.

La rivalutazione è dell’1 per cento, tasso di inflazione programmato per il 2016.

Questa è la tabella dei limiti rivalutati:

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Il Miur ricorda che le tasse scolastiche sono dovute soltanto per il quarto e quinto anno degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado e ammontano a:

  • tassa di iscrizione: € 6,04 (esigibile una tantum all’atto dell’iscrizione al quarto anno)
  • tassa di frequenza: € 15,13;
  • tassa per esami di idoneità, integrativi, di licenza, di maturità e di abilitazione: € 12,09;
  • tassa di rilascio dei relativi diplomi: € 15,13.

Per quanto riguarda il versamento dell’eventuale contributo da parte dei candidati esterni agli esami di Stato, il Miur ricorda che il versamento del predetto contributo da parte di candidati esterni agli esami di Stato nella misura richiesta, regolarmente deliberata dal Consiglio di istituto, è dovuto esclusivamente qualora essi intendano sostenere esami con prove pratiche di laboratorio. La misura del contributo per le suddette prove pratiche di laboratorio deve, comunque, essere stabilita con riferimento ai costi effettivamente sostenuti.

Il pagamento della tassa erariale, nonché dell’eventuale contributo, deve essere effettuato e documentato all’istituto di assegnazione dei candidati successivamente alla definizione della loro sede d’esame da parte del competente Direttore generale.

Le onde del cambiamento

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Dopo il workshop che si è tenuto a Fiastra, nelle Marche, l’11 marzo 2016, Smart Skills Center e Laboratorio Formazione organizzano un nuovo evento dedicato alle prospettive dell’innovazione nel mondo della scuola e della didattica. Il convegno si concentrerà su Le Onde del Cambiamento: strategie didattiche e innovazione organizzativa nella scuola digitale e si terrà a Milano, presso l’Auditorium del Centro Scolastico di via Natta l’8 aprile 2016.

Le domande essenziali a cui a Milano si cercherà di dare alcune risposte riguarderanno prima di tutto gli effetti dell’innovazione metodologica, organizzativa e tecnologica sulla scuola nel suo complesso: bisogna capire se e come alcune forme di innovazione possono effettivamente produrre delle ricadute in grado di innescare processi di cambiamento in senso positivo. Si cercherà poi di fare il punto sulla formazione continua degli insegnanti e su quali sono le modalità più efficaci per attuare delle strategie in proposito.

Il convegno sarà articolato in una sessione plenaria che si terrà durante la mattinata e in una serie di aree di confronto su tematiche specifiche a cui si potrà partecipare nel pomeriggio. La sessione plenaria del mattino, coordinata da Mario Rotta, sarà introdotta da Patrizia Appari di Laboratorio Formazione. Sarà poi centrata sul confronto tra 3 “punti di vista” sul tema della formazione degli insegnanti e del cambiamento che questo può introdurre nella scuola e nella didattica. Il punto di vista istituzionale sarà interpretato da Maria Chiara Pettenati di Indire. Il punto di vista delle Università sarà discusso da Paolo Paolini del Master DOL del Politecnico di Milano. Il punto di vista dell’imprenditoria e delle agenzie formative sarà delineato da Anna Delle Foglie di Smart Skills Center. La sessione plenaria sarà poi conclusa da Daniele Barca, dirigente del MIUR e responsabile del Piano Nazionale per la Scuola Digitale.

Nel pomeriggio si formeranno i vari “tavoli” e i relativi gruppi di discussione: i temi affrontati saranno centrati sulle strategie didattiche innovative e sulle relative prospettive. Ogni tavolo sarà animato e coordinato da un esperto, che mostrerà esempi concreti e porrà domande critiche ai partecipanti. Mario Rotta coordinerà la discussione sul tema abbiamo un problema! La didattica problem-based. Eleonora Guglielman gestirà un gruppo sul tema dove, quando e come: ubiquità, autonomia e personalizzazione. Uno spazio sul tema per gioco, ma sul serio: l’approccio ludico alla didattica, sarà coordinato da Vindice Deplano. Aurora di Benedetto animerà il tavolo su la classa asimmetrica: nuove strategie didattiche e nuovi modelli organizzativi. Del tema in altre parole: la didattica CLIL si occuperà il gruppo coordinato da Nuccia Silvana Pirruccello. Stefania Quattrocchi guiderà un gruppo di lavoro sul tema oltre il testo: autoproduzione di materiale didattico, mentre l’area di discussione sul tema so di sapere: valutazione e didattica per competenze sarà coordinata da Patrizia Appari. Ci si ritroverà poi brevemente in plenaria per condividere gli elementi emersi nei gruppi e le domande critiche su cui si potrà continuare a lavorare in rete.

La partecipazione al convegno è aperta a tutti. Basta visualizzare il programma e compilare il modulo di iscrizione sul sito di Laboratorio Formazione o sul sito di Smart Skills Center. Si richiede un contributo di 14 euro per ogni partecipante, anche per poter garantire a tutti i presenti un buffet organizzato dai ragazzi di un Istituto Alberghiero. Nel corso della giornata verrà anche dedicato un breve spazio al concorso di idee Smart Education, un’opportunità per gli insegnanti e le scuole che vogliono realizzare un progetto di e-learning.

Mario Rotta

Comitati di valutazione: occasioni di crescita o motivo di frattura?

Comitati di valutazione: occasioni di crescita o motivo di frattura?

di Ariella Bertossi

 

Ho assistito a diversi incontri sui comitati di valutazione e letto altrettanti interventi per cui, dati anche i tempi prossimi, sento l’esigenza di fare il punto della situazione con delle brevi note. In merito al problema della definizione dei criteri che il comitato deve emanare per l’attribuzione della premialità docenti si assiste grosso modo a due prese di posizione dei dirigenti scolastici: quelli che potremmo definire “decisionisti” e quelli che provocatoriamente chiamerò “recessivi”. I dirigenti del primo caso, anche seguendo quanto alcune organizzazioni propongono, ritengono di dover indirizzare i comitati affinché i criteri emanati lascino la più ampia discrezionalità alla scelta del dirigente, che ha ben chiaro e già in mente quali siano i candidati all’attribuzione del premio. Essi conoscono a fondo il sistema che dirigono, ne valutano i punti di forza e le criticità e sono in grado di individuare le persone di cui il sistema ha bisogno e senza le quali non starebbe in piedi. Possono ricoprire diverse posizioni, già retribuite o meno, ma secondo i dirigenti vanno valorizzati in modo più incisivo. Non sono favorevoli pertanto a criteri che blindano troppo l’idea che hanno del proprio istituto e sono inoltre turbati dal fatto che, se troppo dettagliati e restrittivi, potrebbero creare il paradosso di individuare proprio il docente che, nell’universo del sistema, nessuno premierebbe.

I dirigenti “recessivi” invece preferiscono un ruolo incisivo del comitato che dia più indicazioni possibili: non solo criteri, ma anche descrittori, comportamenti e quant’altro, in modo che la discrezionalità del dirigente sia ridotta al minimo. Vedono infatti in questa nuova modalità di distribuzione del denaro e per la quale i sindacati sono già sul piede di guerra, una giungla in cui si scateneranno ricorsi, malcontenti e dissapori e pertanto preferiscono sia più oggettiva possibile la scelta dei docenti meritevoli.

Pongo alcune riflessioni quindi, riprendendomi a quanto normalmente dovrebbe accadere in una classe. Quando un docente, dopo aver impartito i contenuti di un determinato percorso, arriva al momento della verifica, normalmente esplicita i criteri di valutazione, a meno che non siano già noti e condivisi dalla classe: gli alunni sanno cosa verrà loro richiesto e su che parametri sarà la valutazione. Una volta consegnati gli elaborati ci sarà una misurazione di quanto prodotto e successivamente la valutazione. Con i docenti in questo momento non si sta realizzando nessuna di queste fasi: non solo in marzo non è stata ancora resa nota l’entità del premio, (come direbbe mio figlio: “devo sprecarmi per un 7 o per un 10?”), cioè i docenti non sanno se l’impegno profuso porterà ad un riconoscimento sostanzioso o ad una cifra simbolica, non sanno quali comportamenti o quali impegni saranno quelli presi in considerazione, ma nemmeno come verrà valutata la loro normale interazione scolastica. Stanno quindi lavorando come sempre ed apprenderanno, solo ad anno concluso, che quella modalità lavorativa è stata considerata virtuosa e pertanto valorizzata, mentre altre invece passeranno sotto sordina. Con tutti i limiti dovuti alla novità, trovo che ciò non sia corretto, soprattutto all’interno di un ambiente che con le modalità valutative dovrebbe avere dimestichezza. Non c’è stato materialmente tempo per dedicarsi ai comitati di valutazione nel marasma dell’anno scolastico in corso, ma è anche vero che spesso chi si da’ da fare per tempo poi trova il proprio lavoro da rifare causa indicazioni successive. Ora i comitati inizieranno ad incontrarsi, però con i sindacati in agitazione c’è molto scetticismo su quanto alla fine veramente dovranno decidere.

Partiamo dal fatto che la norma parla chiaro e parla di valorizzazione del merito: se devo valorizzare qualcuno non posso per forza creare dei meccanismi che alla fine premiano tutti, un po’ come quando decido di dare una caramella al bambino “bravo”, ma poi la do a tutta la classe se no gli altri ci rimangono male. Credo che lo spirito della norma preveda l’inizio del concetto di distinzione tra i docenti, poiché non è stato possibile inserire dei meccanismi di valutazione più incisivi. In Italia infatti non saremo mai pronti a farci valutare, soprattutto finchè ci saranno dei sistemi di protezione dei nullafacenti, un modo morbido però per iniziare su tale strada è stata la scelta di premiare anziché penalizzare, per vedere il bicchiere mezzo pieno insomma. Mi domando però se c’era veramente bisogno di un comitato di valutazione e soprattutto di criteri da elaborare, manovra che sta creando non solo imbarazzo, ma vere e proprie difficoltà all’interno delle scuole, in un periodo in cui di difficoltà, soprattutto gestionali, ce ne sono già molte. Avrei visto tutto molto più semplice se al comitato competesse l’analisi di docenti autocandidati sulla base della presenza o meno delle prestazioni ben elencate nei comma 127 e segg della legge 107. Il comitato avrebbe avviato un’istruttoria e alla fine emanato il proprio verdetto. Ora invece non solo ci si debba inventare perché premiare e su che basi, nonchè prendere in considerazione tutta la rosa dei docenti presenti in un istituto. Personalmente dirigo un comprensivo con 53 docenti e ne reggo un altro con 150 circa. Mi domando se dovessi analizzare e valutare le prestazioni professionali con criteri oggettivi di ogni docente entro la fine di agosto dove troverei il tempo per svolgere tutto il resto della mia professione. Per l’anno in corso vedo nell’autocandidatura o nella segnalazione di colleghi, genitori o studenti l’unica modalità per individuare le persone, senza togliere tale prerogativa anche al Dirigente stesso.

Il fatto che la norma non indichi i criteri di valutazione del merito può essere interpretata come una possibilità a favore delle scuole, che su questi argomenti non vogliono generalizzazioni, ma può essere interpretata anche come un “ricerca- azione” dalla quale, in base a quanto emaneranno le scuole, nei prossimi anni usciranno linee guida più precise.

Analizziamo la composizione del comitato di valutazione del merito:

Presidente: Dirigente scolastico

Tre docenti

Due genitori (o 1 e 1 studente)

Componente esterno.

Bisognerebbe capire il ruolo del dirigente all’interno del comitato: paritario o indirizzatore? Ciò dipende dalla presa di posizione che il dirigente intende tenere, come ho detto in apertura di articolo. E’ vero che, essendo la materia nuova, è probabile che soprattutto i genitori attendano indicazioni dal DS e siano disponibili ad essere indirizzati, ma i docenti invece potrebbero aver già in mente dei criteri, magari condivisi con il collegio, forse in contrasto con quanto ha in mente il dirigente. Mi domando come agiranno i dirigenti che ho definiti “decisionisti” di fronte ad un comitato determinato e con le idee chiare. Sarebbe interessante anche capire quali meccanismi hanno portato i docenti a candidarsi: controllo, collaborazione, interesse? Come sono i rapporti nei confronti del ds? Perché se vi è conflittualità tra docenti e dirigente all’interno dei comitati stessi le cose non saranno semplici.

Per l’anno in corso mi troverò a presiedere due comitati e ad essere membro esterno in un terzo. Mi aspetto che i criteri siano diversi da scuola a scuola, proprio perché emanati da diversi organismi e su realtà proprie. L’atteggiamento che intendo assumere è quello dell’ascolto e del confronto positivo, sia perchè credo nella collaborazione, ma soprattutto perché intendo leggere nella premialità un intento positivo. Vorrei infatti condividere ed esplicitare i criteri che il comitato vorrà adottare come un valore e non come un mezzo di discrimine: non si deciderà chi è bravo diversamente da chi non lo è, ma si cercherà di delineare dei binari costruttivi per indicare al collegio intero la via da percorrere affinché non solo il docente migliori nelle sue prassi, ma perché tutto l’istituto possa crescere e migliorare. Sarà quindi strategico far comprendere perché quel dato docente è stato importante e cosa si può fare per contribuire al miglioramento del sistema di cui si è parte. Solo così credo si potranno superare i dissapori e le possibili fratture dovute all’incomprensione di una scelta ritenuta soggettiva.

La vita si accende solo con la vita

invito CONV16Convegno Nazionale FOE, Pacengo 4-6 marzo 2016
La vita si accende solo con la vita

Programma
Venerdì 4/3
ore 21.00
La vita si accende solo con la vita – Testimonianze di un gestore, un dirigente, un docente e un genitore –
coordina Marco Masi, Presidente Nazionale CdO Opere Educative – FOE
Sabato 5/3
ore 9.00/11.00 Workshop*
ore 11.30/13.00
“Una scuola aperta, luogo di speranza. Esperienze dal mondo”
Intervengono:
S.E. Mons. Pero Sudar, Vescovo Ausiliare di Sarajevo,
Isabel Almeida e Brito, Rettore del Colégio de S. Tomás di Lisbona
Coordina Stefano Montaccini, Direttivo CdO Opere Educative
ore 15.30/17.30 Workshop*
ore 18.00/18.30
Assemblea dei Soci e comunicazioni del Centro Servizi
ore 18.30/19.30
Costruire dal basso: il valore culturale dell’incontro – Dialogo con Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione
per la Sussidiarietà
ore 21.30
Mondo piccolo Roba minima. Verità e bellezza dell’umano nei personaggi di Giovannino Guareschi e Enzo
Jannacci – Una serata in compagnia dei personaggi di Guareschi e Jannacci raccontati da Giorgio
Vittadini, curatore del progetto con Alessandro Galassi (pianoforte) e Maurizio Vitali (voce)
Domenica 6/3
ore 9.00 – Santa Messa
ore 10.00/11.30
Sono stato così bravo da rendermi inutile – Testimonianza di Franco Nembrini, professore e scrittore
Ore 11.30/12.00
Comunicazioni conclusive
Workshop:*
– Esperienze di potenziamento della lingua inglese (English camp, progetti pomeridiani extracurriculari)
nella scuola dell’infanzia e primaria
– Welfare aziendale, case histories: Muoversi – Easy welfare e Welfare now
– Autovalutazione d’istituto: esperienze e prospettive – partecipa Tommaso Agasisti, Professore Associato di
Ingegneria Economico-Gestionale Politecnico di Milano
– La fattibilità di percorsi di istruzione tecnica e professionale
– Il bilancio pubblico della scuola: da adempimento a strumento di gestione
– L’esperienza didattica del collegio di Lisbona
– CCNL scuola Aninsei: rinnovo contrattuale
– Organizzazione didattica e peculiarità della nostra scuola: il compito del Rettore e/o del Coordinatore
didattico della scuola
– Alternanza Scuola Lavoro – partecipa Gabriele Toccafondi, Sottosegretario all’Istruzione
– Il sito web della scuola: utilità, caratteristiche e nuovi strumenti di diffusione – partecipa Fabrizio Scheda,
Agenzia Skeda.com

Young International Forum

Lo Young International Forum sbarca a Rimini

Conferenze, laboratori, offerte di lavoro e studio all’estero

In anteprima il lancio di Jobs, il primo gioco da tavolo per le scuole, e i nuovi seminari online della Fondazione Italia Orienta

II edizione

Rimini, 1-2 marzo
Palacongressi
ore 9.00 – 14.00

#yif2016


Avete mai visto studenti e insegnanti sfidarsi tra i banchi di scuola in un gioco da tavolo dedicato al mondo del lavoro? Il momento è arrivato, l’occasione  – da non perdere – è dall’1 al 2 marzo allo Young International Forum, che per la seconda volta sbarca a Rimini. In occasione del Salone Internazionale dell’Orientamento verrà, infatti, presentato Jobs, “il primo quiz, ispirato al mitico Trivial, per far applicare gli studenti italiani su domande e problemi legati al mondo del lavoro”,  spiega Mariano Berriola, presidente della fondazione Italia Orienta e ideatore del gioco.

Allo Yif di Rimini hanno già dato adesione giovani e studenti da oltre 20 città, che al Palacongressi si potranno cimentare e confrontare tra 23 seminari e laboratori, 5 aree tematiche per colloqui di orientamento, 14  guide con consigli pratici, borse di studio e contatti per studiare e lavorare all’estero, con oltre 1.000 offerte tra Europa, Stati Uniti e Australia.,

Interverranno, tra gli altri, Gianluca Ficca, docente di psicologia generale all’Università di Napoli, Hazel Reid del NICEC e Canterbury Christ Church University, e Maria Letizia Gardoni, imprenditrice e presidente di Coldiretti Giovani.

Nel corso della due giorni spazio anche ai nuovi webinar, i seminari online realizzati della Fondazione Italia Orienta e relativi a tutte le discipline universitarie.

Young International Forum è un progetto della Fondazione Italia Orienta. La manifestazione nasce dall’esigenza di supportare i giovani nella ricerca di un lavoro, di offrire loro opportunità di scambi culturali, formativi e professionali, combattendo così la dispersione scolastica, gli abbandoni universitari, la disoccupazione giovanile, il fenomeno dei neet.

Lo YIF si svolge con l’adesione della Presidenza della Repubblica, con il Patrocinio di Camera e Senato.

Ordinanza Ministeriale 1 marzo 2016, n. 112

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

VISTO            il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, recante  “Riforma dell’organizzazione del Governo, a norma dell’articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59” e, in particolare, l’articolo 2, comma 1, n. 11), che, a seguito della modifica apportata dal decreto legge 16 maggio 2008, n. 85, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 121, istituisce il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca;

VISTO             il decreto legge 16 maggio 2008, n. 85, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 121, recante “Disposizioni urgenti per l’adeguamento delle strutture di Governo in applicazione dell’articolo 1, commi 376 e 377, della legge 24 dicembre 2007, n. 244” che, all’articolo 1, comma 5, dispone il trasferimento delle funzioni del Ministero dell’università e della ricerca, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca;

VISTO            il decreto del Presidente della Repubblica 21 febbraio 2014, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 26 febbraio 2014, al n. 47, recante “Nomina dei Ministri”, con il quale la Sen. Prof.ssa Stefania Giannini è stata nominata Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca;

VISTO            il regio decreto 31 agosto 1933, n. 1592, recante “Approvazione del testo unico delle leggi sull’istruzione superiore”;

VISTO            il regio decreto 4 giugno 1938, n. 1269, recante “Approvazione del regolamento sugli studenti, i titoli accademici, gli esami di Stato e l’assistenza scolastica nelle Università e negli Istituti superiori”;

VISTA            la legge 8 dicembre 1956, n.1378, recante “Esami di Stato per l’abilitazione all’esercizio delle professioni”;

VISTO            il decreto ministeriale 9 settembre 1957, e successive modificazioni, recante “Approvazione del regolamento sugli esami di Stato di abilitazione all’esercizio delle professioni”;

VISTO            il decreto del Presidente della Repubblica 28 ottobre 1982, n. 980, e successive modificazioni, recante “Approvazione del regolamento per gli esami di Stato di abilitazione all’esercizio della professione di biologo”;

VISTO            il decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 2001, n. 195, concernente “Regolamento recante modifica al decreto del Presidente della Repubblica 28 ottobre 1982, n. 980, per l’abolizione del tirocinio ai fini dell’esame di Stato per l’esercizio della professione di biologo”;

VISTO            il decreto del Presidente della Repubblica 3 novembre 1982, n.981, e successive modificazioni, recante “Approvazione del regolamento per gli esami di Stato di abilitazione all’esercizio della professione di geologo”;

VISTI             i decreti ministeriali n. 239 e 240 del 13 gennaio 1992, concernenti rispettivamente “Regolamento recante norme sul tirocinio pratico post-lauream per l’ammissione all’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo” e “Regolamento recante norme sull’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo”;

VISTA            la legge 10 febbraio 1992, n. 152, recante “Modifiche ed integrazioni alla legge 7 gennaio 1976, n. 3, e nuove norme concernenti l’ordinamento della professione di dottore agronomo e di dottore forestale”;

VISTO            il decreto ministeriale 21 marzo 1997, n. 158, recante “Regolamento per gli esami di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di dottore agronomo e dottore forestale”;

VISTA            la legge 23 marzo 1993, n. 84, recante “Ordinamento della professione di assistente sociale e istituzione dell’albo professionale”;

VISTO            il decreto ministeriale 30 marzo 1998, n. 155, concernente “Regolamento recante norme sull’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di assistente sociale”;

VISTO            il decreto ministeriale 3 novembre 1999, n. 509, e successive modificazioni e integrazioni, concernente “Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei”;

VISTO            il decreto ministeriale 4 agosto 2000 recante “Determinazione delle classi delle lauree universitarie”;

VISTO            il decreto ministeriale 28 novembre 2000 recante “Determinazione delle classi delle lauree specialistiche”;

VISTO            il decreto ministeriale 22 ottobre 2004, n.270, concernente “Modifiche al regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei, approvato con decreto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509”;

VISTO            il decreto ministeriale 16 marzo 2007, recante “Determinazione delle classi delle lauree universitarie”;

VISTO            il decreto ministeriale 16 marzo 2007, recante “Determinazione delle classi delle lauree magistrali”;

VISTO            il decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n.328, recante “Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l’ammissione all’esame di Stato e delle relative prove per l’esercizio di talune professioni, nonché della disciplina dei relativi ordinamenti”;

VISTA            la richiesta congiunta delle Università La Sapienza e Roma Tre, trasmessa con nota prot. n. 4115/2014, volta ad istituire un’unica sede amministrativa e di svolgimento dell’esame di Stato di abilitazione all’esercizio della professione di geologo, da attribuirsi ad anni alterni ai due atenei;

UDITO           il parere del Consiglio Universitario Nazionale espresso nell’adunanza del 16 dicembre 2015;

 

O R D I N A:

 

ART. 1

Sono indette nei mesi di giugno e novembre 2016 la prima e la seconda sessione degli esami di Stato di abilitazione all’esercizio delle professioni di attuario e attuario iunior, chimico e chimico iunior, ingegnere e ingegnere iunior, architetto, pianificatore, paesaggista, conservatore e architetto iunior e pianificatore iunior, biologo e biologo iunior, geologo e geologo iunior, psicologo, dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro e dottore in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità, dottore agronomo e dottore forestale, agronomo e forestale iunior e biotecnologo agrario, assistente sociale specialista e assistente sociale.
Alle predette sessioni possono presentarsi i candidati che hanno conseguito il titolo accademico richiesto entro il termine stabilito per ciascuna sessione dai Rettori delle singole università in relazione alle date fissate per le sedute di laurea.

ART. 2

I candidati possono presentare l’istanza ai fini dell’ammissione agli esami di Stato in una sola delle sedi elencate per ciascuna professione nella tabella annessa alla presente ordinanza.

ART. 3

I candidati agli esami di Stato devono presentare la domanda di ammissione alla prima sessione non oltre il 23 maggio 2016 e alla seconda sessione non oltre il 19 ottobre 2016 presso la segreteria dell’università o istituto di istruzione universitaria presso cui intendono sostenere gli esami.
In ciascuna sessione non può essere sostenuto l’esame per l’esercizio di più di una delle professioni indicate nell’articolo 1.
Coloro che hanno chiesto di partecipare alla prima sessione e che sono stati assenti alle prove possono presentarsi alla seconda sessione producendo a tal fine nuova domanda entro la suddetta data del 19 ottobre 2016 facendo riferimento alla documentazione già allegata alla precedente istanza.
La domanda, in carta semplice, con l’indicazione della data di nascita e di residenza, deve essere corredata dai seguenti documenti:

a) diploma di laurea,  di laurea specialistica o laurea magistrale conseguita in base all’ordinamento introdotto in attuazione dell’articolo 17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n. 127 e successive modificazioni, o diploma di laurea conseguita ai sensi dell’ordinamento previgente, ovvero diploma universitario di cui alla tabella A) allegata al citato D.P.R. n. 328 del 2001, ovvero altro titolo di studio conseguito all’estero, riconosciuto idoneo ai sensi della normativa vigente.

b) ricevuta dell’avvenuto versamento della tassa di ammissione agli esami nella misura di €.49,58 fissata dall’articolo 2, comma 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 dicembre 1990, salvi gli eventuali successivi adeguamenti.

I richiedenti sono inoltre tenuti a versare all’economato dell’università il contributo stabilito da ogni singolo ateneo ai sensi dell’articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 25 luglio 1997 n. 306. La relativa ricevuta va allegata alla documentazione di cui sopra.
La documentazione relativa al conseguimento del titolo accademico è inserita nel fascicolo del candidato a cura degli uffici dell’università o dell’istituto di istruzione universitaria competente per coloro i quali dichiarano nella domanda di aver conseguito il predetto titolo accademico nella stessa sede ove chiedono di sostenere gli esami di Stato.
I laureati in psicologia secondo l’ordinamento previgente, i laureati della classe 58/S e della classe LM 51 e i laureati della classe 34 e della classe L 24 che intendono sostenere gli esami di Stato di abilitazione all’esercizio della professione di psicologo devono presentare un attestato rilasciato dalla segreteria della competente facoltà dal quale risulti che abbiano svolto il tirocinio pratico prescritto dalle norme vigenti.
I candidati che al momento della presentazione della domanda di ammissione non abbiano completato il tirocinio ma che comunque lo completeranno entro la data di inizio degli esami
devono dichiarare nell’istanza medesima che produrranno l’attestato di compimento della pratica professionale prima dell’inizio dello svolgimento degli esami.
I candidati che non hanno provveduto a presentare la domanda nei termini sopraindicati sono esclusi dalla sessione degli esami cui abbiano chiesto di partecipare.
Le domande di ammissione agli esami si considerano prodotte in tempo utile anche se spedite a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento entro il prescritto termine. A tal fine fa fede la data dell’ufficio postale accettante.
Sono altresì accolte le domande di ammissione agli esami presentate oltre i termini di cui al primo comma qualora il Rettore o il Direttore, a suo insindacabile giudizio, ritenga che il ritardo nella presentazione delle domande medesime sia giustificato da gravi motivi.

ART. 4

I candidati che conseguono il titolo accademico successivamente alla scadenza del termine per la presentazione delle domande e comunque entro quello fissato dai singoli Atenei per il conseguimento del titolo stesso sono tenuti a produrre l’istanza nei termini prescritti con l’osservanza delle medesime modalità stabilite per tutti gli altri candidati, allegando una dichiarazione dalla quale risulti che hanno presentato la domanda di partecipazione agli esami di laurea.

ART. 5

I candidati cittadini italiani della Regione Trentino-Alto Adige che chiedono di sostenere l’esame in lingua tedesca devono presentare la domanda di ammissione agli esami di Stato relativi all’abilitazione all’esercizio delle professioni sottoelencate presso le seguenti sedi:

Attuario
Chimico
Roma
Bologna
Ingegnere Trento
Architetto Venezia
Dottore Agronomo e Dottore Forestale Bolzano
Biologo Bologna
Geologo Bologna
Psicologo Trieste
Assistente sociale Trento

ART. 6

I candidati all’esame di abilitazione all’esercizio di una professione per cui il decreto del Presidente della Repubblica 328/2001 prevede la ripartizione in settori nell’ambito delle sezioni devono indicare, per ciascuna sezione, il settore per il quale chiedono di partecipare agli esami in coerenza con lo specifico titolo accademico conseguito.

ART. 7

I  possessori dei titoli conseguiti secondo l’ordinamento previgente alla riforma di cui al decreto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509, e ai relativi decreti attuativi, svolgono le prove degli esami di Stato secondo le disposizioni di cui  al decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328.

 

ART. 8

Gli esami di Stato per i possessori di laurea specialistica, di laurea magistrale o di diploma di  laurea conseguito secondo il previgente ordinamento hanno inizio in tutte le sedi per la prima sessione il giorno 15 giugno 2016 e per la seconda sessione il giorno 16 novembre 2016. Per i possessori di laurea conseguita in base all’ordinamento introdotto in attuazione dell’articolo 17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n.127, e successive modificazioni, e di diploma universitario gli esami hanno inizio per la prima sessione il giorno 22 giugno 2016 e per la seconda sessione il giorno 23 novembre 2016.
Le prove successive si svolgono secondo l’ordine stabilito per le singole sedi dai Presidenti delle commissioni esaminatrici, reso noto con avviso nell’albo dell’università o istituto di istruzione universitaria sede di esami.

Roma, 1 marzo 2016

IL MINISTRO
F.to Stefania Giannini


Tabella sedi