ANP e la dubbia interpretazione sul bonus del merito

da La Tecnica della Scuola

ANP e la dubbia interpretazione sul bonus del merito

L’associazione nazionale Presidi insinua il dubbio, quasi facendolo passare per certezza, che i docenti neoassunti in ruolo nel 2015/2016 non possano essere “retribuiti” dal Ds del bonus del merito.

La questione è stata sollevata in seno ai Comitati Valutazione di diverse scuole italiane, proponendo il quesito posto in una faq del sito dell’ANP Piemonte. In tale sito è stata posta, all’esperto dell’ANP, la seguente domanda: “Il bonus ex art.1 comma 126-128 della legge 107/2015 è erogabile anche ai docenti neo immessi in ruolo in anno di prova? Ovvero, se il provvedimento del DS di conferma in ruolo dovesse essere antecedente l’erogazione del Bonus il docente neo immesso può essere considerato di ruolo a tutti gli effetti ed essere quindi legittimato a ricevere il bonus?”.

Ecco la risposta: “La nota MIUR 1804 del 19/04/2016 relativa al bonus per la valorizzazione professionale dei docenti precisa: “Si sottolinea che la Legge finalizza alla valorizzazione del Personale Docente di ruolo delle Scolastiche Statali di ogni ordine e grado, pertanto è necessario tenere in dovuta considerazione tutti i Docenti di ruolo in dotazione organica, di tutti i gradi di istruzione e di tutti gli indirizzi scolastici. Inoltre, con riferimento ai criteri indicati dalla Legge e declinati dal Comitato, il fondo dovrà essere utilizzato, non attraverso una generica distribuzione allargata a tutti e nemmeno, di converso, attraverso la destinazione ad un numero troppo esiguo di Docenti”.I docenti neoassunti e in prova non sono docenti di ruolo in dotazione organica della scuola prima che venga emesso dal DS nei loro confronti il decreto di conferma in ruolo, pertanto non dovrebbero rientrare fra coloro cui può essere attribuito il bonus”.

La risposta sembra essere una vera e propria forzatura, che non trova corrispondenza nei commi della legge 107/2015. Infatti nel comma 127 dell’art.1 della legge 107/2015 è scritto che il dirigente scolastico, sulla base dei criteri individuati dal comitato per la valutazione dei docenti, assegna annualmente al personale docente una somma del fondo del merito sulla base di motivata valutazione. Inoltre il comma 128 della stessa legge, spiega che il bonus, è destinato a valorizzare il merito del personale docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e ha natura di retribuzione accessoria.
Per cui la legge parla di “docenti di ruolo” delle scuole di ogni ordine e grado e non fa differenza tra neoassunti o docenti entrati in ruolo da venti anni.

Per quanto riguarda la nota n.1804 del Miur a firma del Capo Dipartimento Rosa De Pasquale, in cui si specifica che il bonus è destinato alla valorizzazione del “Personale Docente di ruolo” delle Istituzioni scolastiche Statali di ogni ordine e grado, è puntualizzato che è necessario tenere in dovuta considerazione tutti i Docenti di ruolo in dotazione organica.
Tale puntualizzazione conforta il fatto che al bonus del merito, al contrario dell’interpretazione restrittiva data dall’ANP, possano accedere tutti i docenti di ruolo, quindi compresi i neoassunti, che abbiano un posto nella dotazione organica dell’anno scolastico 2015/2016.

Per cui anche un docente che si trova in assegnazione provvisoria o è utilizzato in una scuola nella dotazione organica di tale scuola è un docente che potrebbe essere premiato per quella annualità.
Ci piacerebbe essere confortati dal Miur sulla nostra interpretazione ai commi 127-128 della legge 107/2015, che invece l’ANP interpreta in modo più restrittivo, tagliando fuori dal bonus almeno 200 mila docenti, tra coloro che sono stati neoassunti e quelli che sono passati di ruolo, per non parlare poi dei docenti assegnati e utilizzati.

Segreterie scolastiche: arriva il personale co.co.co.

da La Tecnica della Scuola

Segreterie scolastiche: arriva il personale co.co.co.

La legge di conversione del decreto 42 potrebbe contenere una importante novità.

Un emendamento della relatrice Francesca Puglisi stablisce che, a partire dall’anno scolastico 2016/2017, le scuole potranno stipulare contratti di collaborazione coordinata e continuativa per assumere personale che nell’ufficio di segreteria svolga le mansioni tipiche degli assistenti amministrativi o degli assistenti tecnici.
La somma stanziata, per la verità,  non è particolarmente elevata: si tratta di 6 milioni e mezzo di euro per il 2016 e di 13 milioni per il 2017, importo che corrisponde allo stipendio di poco più di 250 dipendenti.
Di per sè, quindi, la disposizione ha una portata molto limitata e non stravolge l’assetto degli organici attuali, ma apre la porta ad una novità di non poco conto e cioè alla esternalizzazione dei servizi amministrativi e tecnici.
L’emendamento verrà esaminato direttamente in aula in quanto la sia presentazione è avvenuta dopo il termine previsto per le modifiche da discutere in commissione.
Una prima reazione all’iniziativa del Governo arriva dall’Unicobas, il cui segretario nazionale Stefano d’Errico osserva: “Anzichè stabilizzare il personale Ata che ha già maturato 36 mesi di servizio, come peraltro previsto da una sentenza della Corte europea, il Governo introduce anche nella scuola una ulteriore forma di precariato di cui non si sentiva davvero la necessità. Per il personale Ata questo rappresenta un motivo in più per aderire allo sciopero nazionale proclamato da noi, dai Cobas, dalla Gilda e altri sindacati di base”.
Resta confermata la notizia che abbiamo già dato sui compensi per i commissari di concorso: al Senato non è previsto nessun emendamento. Se ne parlerà forse quando il provvedimento passerà alla Camera a partire dalla prossima settimana.

Arriva l’emendamento sui compensi per commissari concorso?

da Tuttoscuola

Arriva l’emendamento sui compensi per commissari concorso?
Dopo due settimane di attesa arriva forse la decisione risolutiva

Era stato inutile cercare nei giorni scorsi tra gli emendamenti al ddl 2299 in Senato la proposta del Governo di rivedere il compenso per i commissari del concorso dopo che il premier, a seguito della denuncia di Tuttoscuola, si era impegnato a rivederlo: semplice, non c’era.

Emendamento scomparso? Ripensamento del Governo? Mancanza di copertura finanziaria?

La risposta è venuta in tarda serata oggi.

“Il governo depositerà nei prossimi giorni un emendamento per aumentare i compensi dei presidenti e dei commissari del concorso della scuola, che porterà all’assunzione di 63 mila docenti”.

Lo ha reso noto il senatore Pd Andrea Marcucci, presidente della commissione istruzione a Palazzo Madama.

“Il governo Renzi ha mantenuto l’impegno – ha sottolineato – confermato oggi in commissione dalla sottosegretaria Angela D’Onghia.

Il veicolo legislativo è il decreto sulla funzionalità del sistema scolastico. Si tratta di un aumento che immagino consistente”.

Liberare La Scuola: Ridefinire il profilo del DS per riformare la dirigenza scolastica

da Tuttoscuola 

Liberare La Scuola: Ridefinire il profilo del DS per riformare la dirigenza scolastica

Il ruolo del dirigente scolastico continua ad essere scandagliato e approfondito attraverso interviste ai principali esponenti di associazioni e sindacati di categoria. Oggi è il turno dei rappresentanti  del movimento culturale Liberare la Scuola. Prima di loro è stato il turno di Paolino Marotta, presidente dell’ANDIS (Associazione Nazionale dei Dirigenti Scolastici). Prima di lui sono intervenuti Pasquale Ragone, coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici  Snals, Maddalena Gissi, segretario generale della CISL scuola, il  segretario generale della Flc-Cgil Domenico PantaleoGiorgio Rembado, presidente dell’ANP (Associazione Nazionle Presidi),  Giuseppe Turi segretario della UIL scuola, ed  Ezio Delfino, presidente nazionale  Di.S.A.L. (Associazione Dirigenti Scuole Autonome e Libere).

Quali sono le cause di debolezza della dirigenza scolastica?

“Sono indubbiamente numerose. Prima fra tutte una normativa farraginosa e incoerente, l’eccesso di adempimenti burocratico-amministrativi, responsabilità non collegate alla possibilità di intervenire e al potere di spesa, una evidente sperequazione retributiva rispetto ad altri comparti della dirigenza pubblica.

In definitiva la debolezza della dirigenza deriva da quella, ben più grave, dell’autonomia scolastica, tuttora incompiuta, dopo oltre 15 anni.”

Come si riforma la dirigenza scolastica?

“Ridefinendone il profilo. Stiamo oscillando da troppo tempo tra la prospettiva “manageriale” e quella della leadership educativa, che caratterizzava maggiormente la figura del preside/direttore. Di fatto il Dirigente Scolastico deve incarnare entrambe queste figure, ma essendo titolare di un reale potere per rispondere efficacemente delle proprie responsabilità. Qualcuno ha provato a enumerare gli Enti che, a vario titolo, hanno competenza sulla scuola? Non manca nessuno, dallo Stato fino al Comune. Il risultato però è ognuno di questi esercita le sua influenza in modo non sinergico con gli altri. L’Istituzione scolastica e il suo dirigente hanno (nominalmente) la responsabilità di tutto, quasi mai senza avere i corrispondenti poteri esecutivi. Abbiamo quindi il dirigente “datore di lavoro” ma con personale assegnato dallo Stato, senza alcuna possibilità di intervento, il dirigente “responsabile della sicurezza”, senza poteri operativi sugli edifici, il dirigente “responsabile amministrativo” prigioniero di mille costrizioni burocratiche.”

La legge 107 è portatrice di una nuova cultura e mentalità nella dirigenza scolastica?

“Nel disegno riformatore della legge 107 la dirigenza scolastica svolge un ruolo chiave nel tenere insieme il sistema, indicare le strategie d’azione, garantire coerenza e unità d’intenti.”

Regole e vincoli rendono sempre più difficile l’operare dei dirigenti scolastici. Quali norme e vincoli dovrebbero essere eliminati?

“Con “Liberare la scuola” abbiamo evidenziato alcune delle principali criticità, pochi punti sui quali abbiamo pensato che fosse possibile raccogliere un consenso molto ampio e formulare proposte operative sostenibili (anche finanziariamente) e dunque realizzabili, volendo, in tempi brevi.

Prima di tutto le norme sulla sicurezza degli edifici scolastici: il D.Lgs 81/2008 prevede che gli adempimenti siano adeguati alle “effettive  particolari  esigenze  connesse  al servizio e espletato o alle peculiarità organizzative” (art. 3 comma 2) ma questa previsione è tuttora disattesa. In sostanza, alle scuole si continua ad applicare la norma generale, che è evidentemente pensata e scritta per ambienti lavorativi  molto diversi dalla realtà scolastica. La responsabilità relativa agli edifici scolastici va ben individuata, gli adempimenti devono essere ridotti e chiariti, e devono essere posti in capo a chi ne ha la effettiva capacità operativa, ovvero gli Enti Locali.

Il secondo punto evidenziato da Liberare la scuola è la burocrazia. Questo è un concetto forse vago, sicuramente molto ampio. Secondo noi molti problemi discendono dall’art. 1 comma 2 del D.Lgs 165/2001 che recita “Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative”.

Le scuole autonome sono dunque, Pubbliche Amministrazioni. Il legislatore non recepisce  la specificità del servizio e la peculiarità dell’organizzazione delle scuole. Come è noto (ma incredibilmente non se ne tiene alcun conto dove si dovrebbe!), gli istituti non hanno una vera e propria articolazione degli uffici, ma possono contare soltanto sulla buona, vecchia Segreteria, a capo della quale vi è il DSGA, figura la cui complessità del titolo è spesso inversamente proporzionale alla struttura che si trova a dirigere.  Tutto questo, all’interno di un quadro normativo che non fa alcuna differenza tra questa organizzazione estremamente ridotta e quella, ad esempio, di un Comune, di una Regione, di una Camera di Commercio e così via. L’“attività negoziale”,a solo titolo di esempio, per la quale tutte le altre pubbliche amministrazioni secondo il Codice dei Contratti (D.Lgs 163/2006) possono procedere con “affidamento diretto” agli acquisti di beni e servizi fino all’importo di €40.000 (IVA esclusa), vede le scuole ancora vincolate ad una doppia normativa: il Regolamento di Contabilità previsto dal DI 44/2001, che limita a €2.000 tale possibilità, a dispetto di un potere di spesa enormemente inferiore a quello delle altre amministrazioni.L’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) ha appena emanato una proposta di Linee Guida per l’applicazione alle scuole di quanto previsto dalla legge 190/2012 e dal D.Lgs 33/2013. Si arriva a ipotizzare che attività come l’elaborazione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa o il conferimento delle supplenze (che come tutti sanno, avviene con un meccanismo rigidissimo basato sulle graduatorie) siano “processi a maggior rischio corruttivo”! Le scuole sarebbero dunque luoghi di corruzione e malaffare? Quante indagini della magistratura esistono, a carico delle istituzioni scolastiche, per episodi di corruzione?

L’elenco potrebbe continuare a lungo, includendo la ricorrente e stupefacente pratica delle “rilevazioni”, per cui le amministrazioni (non solo il MIUR, ma spesso ISTAT e altre) chiedono in continuazione alle scuole una serie di dati che già dovrebbero possedere, impegnando così per giorni e giorni il personale di segreteria (sempre quei tre/quattro di cui si è parlato).

La proposta è semplice, al limite della banalità:

1) RIDUZIONE drastica degli adempimenti, in considerazione della dimensione e della specificità del servizio: siamo sì una Pubblica Amministrazione, ma il nostro obiettivo è il servizio di ISTRUZIONE e FORMAZIONE, e su questo che le risorse devono essere concentrate!

2) Semplificazione del regolamento di contabilità e applicazione parziale e personalizzata del Codice dei Contratti. Sentirsi definire “stazione appaltante” quando acquistiamo matite, pennarelli e altro materiale di consumo, oppure qualche computer, al pari di un (vero) appalto da decine di migliaia di euro sembra quasi grottesco. Le procedure relative ai PON sono un esempio eclatante: bandi e procedure complicatissime per conferire incarichi da €150/300!

3) per ogni norma esistente e per tutte le nuove emanate, che prevedano un impatto amministrativo, OBBLIGO di prevedere già nella normativa primaria (o al massimo in quella secondaria) un articolo o commi specifici relativi all’applicazione semplificata nelle istituzioni scolastiche.

4) Reale valorizzazione dell’autonomia scolastica, con la drastica riduzione delle parti prescrittive, che dovrebbero essere limitate sostanzialmente al rispetto degli obiettivi nazionali del sistema di istruzione e formazione. Lo Stato DEVE fissare gli obiettivi (il COSA) e verificare poi il loro raggiungimento, ma non occuparsi del COME si raggiungono nel modo così dettagliato (quasi ossessivo) praticato oggi. Le scuole realmente innovative in giro per il mondo hanno ampi margini di libertà su organizzazione del curricolo, incluso il monte ore disciplinare. Il sistema attuale, a dispetto della formale autonomia, è invece estremamente rigido e dipendente dal “centro”.

Il terzo punto riguarda la questione della responsabilità alla vigilanza sugli alunni. A partire dai fondamentali articoli 2047 e 2048 del Codice Civile, passando per una giurisprudenza quasi sempre orientata ad attribuire alla scuola la responsabilità di ogni minimo evento, nelle scuole si è arrivati ad una impasse permanente: dirigenti e insegnanti “non se la sentono” di far spostare un banco, di riorganizzare uno spazio, l’assillo è di non perdere mai di vista nessun alunno. Il clima è di paura ma anche, paradossalmente, di deresponsabilizzazione. In alcune scuole, si reagisce con “misure” che rasentano il grottesco, come la redazione di “regolamenti” per la discesa delle scale!

Non si propone certo di eliminare la responsabilità, ma soltanto di riportarla ad una dimensione sostenibile (questo aggettivo ricorre più volte, e non è casuale) e, soprattutto, allineata alle modalità in uso nella maggior parte dei Paesi europei. In particolare, per tentare di far fare alla scuola un vero passo avanti, l’idea è di ispirarsi alle legislazioni dei Paesi del Nord Europa, nei quali molti di noi, in questi anni, anche attraverso gli scambi consentiti dal Comenius, hanno potuto verificare direttamente come maggiore libertà e e autonomia degli alunni, non portino ad alcun effettivo rischio ma, al contrario, contribuiscano all’educazione e allo maturazione di una corretta responsabilità personale.

Auspichiamo un intervento legislativo che modifichi la normativa attuale, consentendo alla scuola maggiore libertà e, soprattutto, serenità, nell’organizzazione di spazi e tempi dell’apprendimento, in linea con le esigenze della società attuale e dei Paesi più avanzati in questo settore.

Infine, crediamo indispensabile che ogni scuola abbia il suo dirigente. Può sembrare un problema secondario, e certo non è allo stesso livello di complessità dei precedenti, ma incide ugualmente in modo molto negativo. La “reggenza” deve tornare ad essere un evento temporaneo, transitorio ed eccezionale. Negli ultimi anni, invece, a causa della incomprensibile rarefazione dei concorsi, in molte regioni i posti dirigenziali liberi sono aumentati a dismisura, sommandosi a quelli degli istituti sottodimensionati. Le reggenze sono diventate così praticamente la normalità! Su questo argomento occorre adoperare la logica: se il dirigente “serve”, è cioè una figura fondamentale nella scuola, non può essere sistematicamente “diviso” tra due istituti! Il reggente, infatti, ha le medesime responsabilità e attribuzioni di un titolare. Altrimenti, si abbia il coraggio di affermare che il dirigente non serve! Le “reggenze permanenti” costringono molti dirigenti a lavorare in due istituti per anni: la logica suggerisce che non si tratta di una soluzione accettabile, prima di tutto per l’efficacia del ruolo, ma anche per le condizioni di lavoro del dirigente e dei suoi collaboratori in entrambe le scuole, inevitabilmente sottoposti a un aggravio di lavoro e di stress.”

Si potrebbero “spacchettare”le competenze e le responsabilità dei dirigenti scolastici? Come?

“No, non si ritiene possibile. Nessuno di noi spinge per una diminuzione di responsabilità della figura del Dirigente Scolastico, ma al contrario si fa leva affinchè la categoria sia soggetta a responsabilità sulle quali abbia un effettivo potere di intervento.”

La revisione del regolamento di contabilità delle istituzioni scolastiche (n. 44/20001) che il Miur sta elaborando va in questa direzione?

“Purtroppo ad oggi non è a noi noto in quale direzione stia andando la revisione di questa norma..”

I dirigenti scolastici si autorganizzano al di là ed oltre  le organizzazioni sindacali e professionali. Perché?

“Il malessere della categoria è molto profondo, sembra arrivato ad un punto di non ritorno. Molti Dirigenti si trovano ad un bivio: fare la buona scuola o restare paralizzati dalla situazione attuale, perchè di questo si tratta. Ogni Dirigente rischia ogni giorno di persona. Le organizzazioni sindacali sembrano avere in gran conto le problematiche della categoria docente e non sembrano occuparsi granchè dei Dirigenti.

Neessuno ha potuto/voluto contrastare una deriva che ha portato ad un drastico e rapido deterioramento delle condizioni di lavoro dei dirigenti scolastici: orari di lavoro che incidono in modo ormai intollerabile sulla vita privata, a fronte di una retribuzione effettiva (il “netto” che ognuno vede al 23 del mese) che è incredibilmente diminuita! La vera beffa è la disinformazione: la maggior parte dei docenti e l’opinione pubblica si rifiutano di credere che un DS guadagni meno di €3.500 al mese! La risposta più comune che viene dai docenti, alla domanda sullo stipendio presunto di un DS, è intorno ai €4.000. La realtà è ben diversa: la maggior parte dei dirigenti, e in particolare tutti quelli entrati con gli ultimi concorsi (ai quali non è riconosciuta l’anzianità maturata da docenti) non supera un netto di €2.500!

Ci si avvia al quarto anno senza retribuzione di risultato. Qualche altra categoria accetterebbe di lavorare per quattro anni senza percepire una parte di stipendio, regolarmente prevista dai contratti individuali?

Ebbene, di fronte a questo crescente e ormai intollerabile disagio, le organizzazioni tradizionali, le associazioni, i sindacati, sembrano da un lato non rendersi conto della reale situazione, dall’altro non danno la sensazione di avere un impatto efficace, forte e determinato sull’Amministrazione.

La categoria dei dirigenti scolastici sembra destinata a sopportare in silenzio ogni peggioramento della propria condizione. Di fronte a questo scenario, anche grazie ai social network, sono partite forme di auto-organizzazione che vedono oggi partecipazione trasversale alle “appartenenze” sindacali. Gli oltre 1000 firmatari del documento Liberare la scuola sono iscritti ad associazioni e sindacati e non sono intenzionati a restituire tessere, ma chiedono ai vertici di queste organizzazioni di uscire da una sorta di torpore che ne ha caratterizzato l’azione per troppo tempo, oltre che di concentrarsi su poche e fondamentali questioni, senza inseguire chimere e obiettivi che si sono rivelati non solo velleitari ma anche controproducenti.”

A che punto è il contratto? Quali le condizioni e le difficoltà da superare? Quali le previsioni?

“La previsione di un ulteriore blocco dei contratti dei dipendenti pubblici non fa ben sperare. Le retribuzioni sono disallineate rispetto agli altri paesi europei, come del resto accade per tutto il personale della scuola. Occorrono investimenti. “

Laura Biancato, Antonio Fini, Carlo Firmani, Lucia Presilla, Fabrizio Rozzi, Alessandra Rucci, Francesca Volp

Promotori del movimento culturale Liberare la Scuola www.liberarelascuola.it

Poetare è cultura

POETARE è CULTURA di Umberto Tenuta

CANTO 659 COSÌ COME CAMMINARE PARLARE CANTARE

ANCHE POETARE È CULTURA.

 

E così come a camminare, a parlare, a cantare si impara, anche a poetare si impara.

Al momento della nascita, il figlio di donna è solo un candidato alla condizione umana.

Uomo diventerà solo attraverso l’educazione.

Solo attraverso l’educazione il figlio di donna impara a parlare, a camminare, a saltare…

E solo attraverso l’educazione impara a poetare.

Ma questo la BUONASCUOLA non lo sa.

E non lo fa!

Quale docente ha mai insegnato ai suoi alunni a poetare?

Quale docente ha mai insegnato ai suoi alunni a sentire la bellezza della poesia?

…né da te, dolce amico, udrò più il verso

E la dolce armonia che lo governa…

Ragazzi, attenti, silenzio!

Ora vi spiegherò questa poesia:Ugo Foscolo, nato in un’isola greca di nome Zacinto, dice al suo amato collega Pindemonte che quando sarà morto non udrà più le sue poesie e la dolce armonia che le caratterizza.

E adesso, alunni miei cari, andate a casa e leggete, leggete, leggete questa bella poesia, sì, bella, bella perché ve lo dico io che sono la vostra amata Professoressa, e di me nessuno deve dubitare.

Comunque, ove mai ci fosse qualche disgraziatuccio che non crede in me, alzi la mano.

Ve lo dico e ve lo ribadisco: è una poesia, è poesia, e la poesia è bella.

Dovete credere, credere in me, in verba magistri!

Chi non crede in me sarà bocciato.

In verba magistri tutti gli alunni ripetono i versi delle poesie e li imparano a memoria, così come ordina la Professoressa.

Li ripetono alla Professoressa ogniqualvolta ella lo comanda.

Ed ogni volta che Ella, la Professoressa, lo vuole, essi li traducono in prosa.

Esercizi di memoria!

Esercizi di traduzione in prosa!

Ecco, questa è la Poesia nella scuola.

Ed è finanche nella BUONASCUOLA!

Ma non nella SCUOLABUONA!

Perché nella SCUOLA BUONA, come nella SCUOLA DEL GIGLIO FIORENTINO di Renzo Ammannati, gli alunni sono guidati dal loro amato maestro a sentire la poesia, prima che ad ascoltarla, prima che a leggerla, prima che ad impararla a memoria per il solo piacere di risentirsela in ogni momento della loro giornata.

La SCUOLA BUONA non fa apprendere solo il SAPERE (conoscenze) ed il SAPER FARE (capacità), ma anche il SAPER ESSERE (atteggiamenti).

Sentire la bellezza di un fiore non è saperne il nome, il colore e la forma dei petali.

Sentire la bellezza del canto dell’usignolo è qualcosa che non si può spiegare.

La poesia non si spiega.

La poesia si sente.

<<Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte

che spandi di parlar sì largo fiume?»,

rispuos’ io lui con vergognosa fronte.

«O de li altri poeti onore e lume,

vagliami ‘l lungo studio e ‘l grande amore

che m’ha fatto cercar lo tuo volume.

Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore,

tu se’ solo colui da cu’ io tolsi

lo bello stilo che m’ha fatto onore>>.

La Poesia non si studia per sapere.

La Poesia si studia per sentirla.

La Poesia si studia per farsi poeti.

L’INFERNO di Dante ed il PARADISO PERDUTO di Milton non si studiano per sapere, ma si studiano per sentire.

Per coltivare l’anima poetica che alberga in ogni figlio di donna.

E l’anima poetica non la coltiva il Professore che sa le poesie.

L’anima poetica la coltiva la Professoressa che sente la Poesia.

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

28 aprile Aggiornamento RAV

snv

Come previsto dalla Nota 15 aprile 2016, AOODGOSV 4173, dal 28 aprile al 30 giugno 2016 è riaperta la piattaforma dei RAV.

I Dirigenti scolastici, attraverso il supporto dei Nuclei di autovalutazione ed il confronto con le comunità scolastiche, possono:

  • confermare il RAV;
  • revisionare il RAV;
  • compilare il RAV
    (solo per coloro che lo scorso anno hanno avuto processi di dimensionarnento o problemi particolari).

I RAV pubblicati verranno inseriti direttamente in Scuola in Chiaro.