SCRUTINARE ED ESAMINARE CHI E PERCHÈ? di Umberto Tenuta
CANTO 666 CI SI AVVICINA AGLI SCRUTINI ED AGLI ESAMI
Forse, e senza forse, è opportuno domandarsi chi sono i destinatari degli scrutini e degli esami ed a che servono i risultati di tale impegnativo compito.
Parliamo di scrutini e di esami nella Scuola dell’obbligo ovvero nella scuola del diritto all’educazione, che ormai possiamo considerare comprensiva anche della scuola secondaria.
Scuola del diritto all’educazione, ossia scuola della maturazione del figlio di donna, della sua nascita alla condizione umana, della sua umanizzazione.
Nasce immaturo il figlio di donna.
Nasce solo candidato alla condizione umana.
Ma uomo egli diventa solo attraverso l’educazione.
Non è la mamma, ma è la scuola che partorisce l’uomo!
Ed egli, il figlio di donna, ha diritto alla sua umanizzazione.
Nasce e grida: “Aiutatemi a diventare un uomo!”
Spetta alla Scuola aiutarlo a umanizzarsi, ad acquisire l’abito culturale che lo fa uomo.
L’abito della cultura egli non se lo può cucire da solo.
Impiegherebbe centinaia di migliaia di anni.
Tanti quanto lo scimpanzé sceso dall’albero ne ha impiegati per creare l’abito che lo ha fatto uomo: la sua cultura.
Ma il grembo culturale nel quale egli vive -famiglia, società e scuola- lo aiuta in questa immane impresa.
Diventare uomo!
Acquisire il sapere, il saper fare ed il saper essere.
Conoscenze, capacità e amori (atteggiamenti).
La Scuola ha questo immane compito.
E, responsabilmente, essa non procede alla cieca.
Ma controlla costantemente se sta perseguendo il suo obiettivo.
E l’alunno, il soggetto che essa nutre di cultura, cresce.
Questo essa fa per regolare la sua attività.
Mica per respingerlo, per lasciarlo, per abbandonarlo al suo destino!
Questo sarebbe un aborto!
Un figlio morto.
Ecco cosa è la mortalità scolastica!
Dispersione di umanità.
Morte di uomini!
E Fenarete, la madre di Socrate, non ne combinava di questi reati!
La brava ostetrica moderna non ne combina.
Non respinge nell’utero materno.
Non uccide.
Ma controlla costantemente il parto.
Perché esso giunga a buon fine!
Le brave maestre non respingono, non rimandano indietro, non bocciano i giovani.
Arrivate al termine di un anno scolastico, valutano il loro lavoro, per programmare il nuovo lavoro da svolgere nel prossimo anno:
-<<la valutazione è il momento della esperienza educativa… nella quale l’educatore riesce a comprendere per quale itinerario riuscirà a prestare il suo aiuto, quello cioè che legittima la sua funzione, affinché la ricchezza del potenziale educativo (intelligenza, linguaggio, affettività, socialità, volontà, memoria, ecc.) si traduca in libertà personale, in coscienza (intesa, alla maniera dello Spranger, come sorgente normativa), in volontà morale, in creatività: senza nessuna manomissione, senza alienazione di sorta>> ( AA.VV., Pedagogia della valutazione scolastica, La Scuola, Brescia, 1974).
Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:
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