Aumenti stipendiali con soldi Carta docente: no dei sindacati

da La Tecnica della Scuola

Aumenti stipendiali con soldi Carta docente: no dei sindacati

Come abbiamo già scritto in altra notizia,  i sindacati maggiormente rappresentativi della scuola stanno chiedendo al Ministero che la “Carta del docente” venga estesa anche ai supplenti e al personale Ata.

E’ del tutto evidente, a questo punto, che l’idea di utilizzare lo stanziamento della Carta (più di 350 milioni di euro) di cui si parlava qualche settimana fa per incrementare le risorse contrattuali deve considerarsi morta.
D’altra parta, come avevamo già avuto modo di spiegare, l’eventuale utilizzo del fondo a fini contrattuali non sarebbe stato neppure particolarmente vantaggioso per i docenti che, alla resa dei conti, anzichè i 500 euro “esentasse”, avrebbero avuto un aumento netto in busta paga di 20-25 euro mensili al massimo.
Non sappiamo se la ragione del “cambio di rotta” sia questa o se non ci sia di mezzo un divieto del MEF che potrebbe aver fatto presente che per poter utilizzare i 350 milioni della Carta bisognerebbe modificare la legge 107 cancellando la disposizioni che appunto istituisce la carta del docente.
Se così fosse, anche l’idea di utilizzare i 200 milioni del bonus premiale per incrementare gli stipendi sembra destinata a non andare in porto.
Per il momento, quindi, i fondi contrattuali continuano ad essere quelli che già si conoscono e che molto difficilmente basteranno per garantire un aumento di 85 euro lordi a tutto il personale.

Sicurezza a scuola, Cittadinanzattiva: ‘1 istituto su 4 senza manutenzione’

da Tuttoscuola

Sicurezza a scuola, Cittadinanzattiva: ‘1 istituto su 4 senza manutenzione’ 

Distacchi di intonaco in un’aula su quattro (26%). Segni di fatiscenza, con muffe e infiltrazioni, in quasi una su tre (30%). Il 23% degli edifici scolastici ha uno stato di manutenzione inadeguato, solo il 3% e’ in ottimo stato. E tra chi chiede interventi (87%), in un caso su 5 non li ottiene o li ottiene con ritardo (57%). Resta inevaso anche il 74% delle domande di intervento strutturale. Solo un quarto degli edifici ha l’agibilità statica (26%), poco meno della metà il collaudo (45%) e il 27% la verifica di vulnerabilità sismica, obbligatoria dal 2013. È una scuola ancora in difficoltà quella che emerge dal XV Rapporto sulla sicurezza delle scuole, presentato lo scorso 28 settembre a Roma da Cittadinanzattiva.

“Molto è stato fatto dal 2015 a oggi sull’edilizia scolastica da parte del Governo – afferma la coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva, Adriana Bizzarri – ma non si può parlare ancora di un’inversione di tendenza”.

Lo “sforzo” del Governo “è grandissimo”, “il lavoro continua”, ha assicurato la coordinatrice della struttura di Missione per l’edilizia scolastica, Laura Galimberti. Sono “7.383 i cantieri aperti finora, 148 in più” rispetto alle ultime rilevazioni di luglio; “circa 5 i miliardi assegnati agli enti locali per precisi interventi”.

“Cerchiamo di lavorare tutti per la stessa finalità, che è la sicurezza – è l’invito di Galimberti – non limitiamoci alla denuncia”.

Solo nell’ultimo anno scolastico, rileva Cittadinanzattiva, si sono verificati 44 episodi di crolli nelle scuole, con 6 feriti.

Oltre una scuola su 4 è senza palestra, rileva il monitoraggio civico svolto su 75 scuole di 10 regioni. Dove le palestre sono presenti talvolta hanno segni di fatiscenza (37%) o distacchi di intonaco (28%).

Il 44% delle mense è privo di porte antipanico e il 37% ha impianti elettrici obsoleti. L’88% delle scuole ha un cortile, ma nel 30% dei casi è usato come parcheggio.

Nel 47% dei bagni manca la carta igienica, assenti anche sapone (64%) e asciugamano (77%). Una scuola su 5 non ha bagni per disabili. Barriere architettoniche anche nelle classi: il 65% delle aule non ha lo spazio per la carrozzina. Gli impianti elettrici sono completamente a norma solo in un’aula su 4; le porte anti panico sono assenti in 4 aule su 5.

Vandalismo in aumento: bullismo nel 19% degli istituti. Atti di vandalismo sono stati denunciati nel 28% delle scuole (27% nel 2015-16), per lo più a opera di soggetti esterni. Persiste la cattiva abitudine di lasciare i cancelli aperti (45%) durante l’orario scolastico. Nell’11% delle scuole non è stato trovato alcun cartello che segnalasse il divieto di fumo.

Vulnerabilità sismica verificata solo nel 27% degli edifici. Il dato emerge da un’indagine su 4.401 istituti raggiunti attraverso l’istanza di accesso civico inviata agli enti locali. Umbria (59%), Abruzzo (51%), Molise (50%) e Liguria (49%) sono le regioni in cui sono state effettuate in numero maggiore; fanalino di coda Sicilia (0), Campania (4%), Calabria ed Emilia Romagna (8%), Puglia (11%). Pochi anche gli edifici su cui sono stati effettuati interventi di miglioramento e adeguamento sismico: rispettivamente il 12% e il 7%. Indietro Lazio (3%) e Campania (6%;4%). Su agibilità statica (26%) e collaudo (45%) preoccupante la situazione di Lazio (8;14%), Campania (11%; 17%) e Calabria (13%;21%). Piu’ virtuose Piemonte (54%;83%), Friuli Venezia Giulia (52%;65%) e Liguria (50%;43%).

A scuola di sicurezza… Meglio preparati che spaventati!”

La sicurezza a scuola è un diritto e come tale va rispettato. Per questo Tuttoscuola, in collaborazione con l’Istituto d’Istruzione Superiore Giosuè Carducci di Roma, ha messo in piedi il progetto “A scuola di sicurezza… Meglio preparati che spaventati!”. Il progetto si compone di diversi moduli formativi articolati in sei livelli di approfondimento per corsi completi e di aggiornamento.

Clicca qui per conoscere i dettagli 

Scarica la scheda sintetica

Segnaliamo che il progetto  potrà essere ampliato e aperto alla realizzazione della formazione prevista in materia di sicurezza per le attività di Alternanza Scuola – Lavoro destinate agli studenti di terza quarta e quinta classe degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, con la creazione di uno specifico MODULO ALUNNI.

Festa dei nonni e dei nipoti 2017 – Unicef

L’UNICEF ORGANIZZA IN TUTTA ITALIA LA FESTA DEI NONNI E DEI NIPOTI 2017

30 settembre – 1 ottobre 2017 nelle Piazze – 2 ottobre nelle scuole

 

Cari docenti ,genitori, nonni e nonne,

mi rivolgo a Voi come presidente del Comitato Provinciale Unicef di Potenza per invitarVI ad organizzare con i vostri alunni, figli, nipoti “ La Festa dei nonni e dei nipoti 2017 dell’Unicef.

La Festa e la mobilitazione vedono come protagonisti i Nonni ed il tema della Memoria. E’ necessario coinvolgere a scuola e nelle piazze tutte le realtà del territorio che potrebbero aiutarci a realizzare e ad arricchire le attività : Associazioni, artigiani locali, Pro loco, Auser, Scuole di ballo e di canto, Scuole Amiche. Ovviamente è fondamentale coinvolgere, oltre a queste realtà, i nostri Nonni e Nonne, insieme ai loro nipoti. Nelle scuole, dall’inizio del nuovo anno, è possibile organizzare :- Laboratori di recupero del dialetto; – Laboratori sui giochi di una volta;- Laboratori sui mestieri e i lavori dimenticati del passato. E’ possibile invitare a scuola i nonni per farsi raccontare e poi documentare con racconti video, foto, disegni, gli stili di vita del secolo scorso ( la scuola, la famiglia, il cibo, le fiabe, le tradizioni) e i cambiamenti climatici degli ultimi anni.

E ancora:- Racconti di storie dei nostri Nonni;- Laboratorio di musica, danza e canto popolare;- Ogni altra attività che possa essere inerente col tema tradizione, ricordo e memoria. E’ fondamentale strutturare questi momenti formativi in modo che siano istruttivi e appassionanti.

In occasione della Festa chiediamo a tutti i docenti di chiedere per l’Unicef un contributo di cinque euro con la distribuzione di un braccialetto.

Il gadget scelto per la Festa dei nonni e dei nipoti 2017 è un braccialetto personalizzato da promuovere ad un contributo minimo di 5 euro, confezionato in una scatolina con grafica scelta per l’occasione. Si è scelto questo oggetto perché l’idea era quella di individuare un gadget che potesse essere rappresentativo del legame tra nonno e nipote, che fosse utilizzabile da entrambi e che potesse essere distribuito ad un contributo basso, ed essere accessibile a tutti.

I fondi raccolti con l’iniziativa “Festa dei Nonni 2017” verranno destinati direttamente all’obiettivo specifico di aiutare e sostenere migliaia di bambini migranti nell’ambito della Campagna UNICEF “BAMBINI SPERDUTI”.

In particolare, i fondi raccolti nel 2017 verranno destinati ai programmi di Protezione dell’Infanzia . Dopo l’accordo UE-Turchia sui rifugiati e la chiusura del «rotta balcanica», l’Italia è diventata il primo paese di destinazione di flussi migratori attraverso il Mar Mediterraneo. Questo flusso migratorio senza precedenti ha portato i sistemi nazionali di accoglienza (sia per adulti che per minori) vicino al collasso, determinando tensioni sociali e abbassando drammaticamente gli standard di qualità di strutture di accoglienza.

Il sistema di accoglienza italiano (sbarchi, hotspot, prima e seconda accoglienza) è messo a dura prova: i tempi si allungano pericolosamente e gli standard peggiorano.Gambia, Egitto, Albania, Nigeria e Guinea sono i principali paesi di provenienza nel 2017.

60.305 arrivi di migranti al 31/5/2017; 181.436 nel 2016 (+18% sul 2015)

15,5% sono minorenni (0-18) 9 su 10 sono «non accompagnati» (MSNA)

Migliaia di Minori Stranieri Non Accompagnati che scompaiono appena arrivati in Italia sono vittime di lavoro minorile, sfruttamento sessuale o sono stati arruolati da reti criminali nazionali o locali. – Un quarto dei MSNA spariscono entro le prime 72 ore dallo sbarco. – 5.271 gli irreperibili al 31/5/2017.

ONE UNICEF RESPONSE è il piano d’azione coordinato dall’UNICEF in vari paesi europei in collaborazione con i governi e le autorità nazionali competenti. In Italia, l’UNICEF ha offerto la sua collaborazione al Governo italiano al fine di sostenere e migliorare la protezione dei bambini migranti e rifugiati, con particolare attenzione ai minori stranieri non accompagnati.

L’obiettivo: garantire che tutti i bambini migranti e rifugiati possano beneficiare di un accesso a servizi equi, tempestivi e di qualità che garantisca loro protezione, cure e inclusione sociale

Quattro modalità di azione:

1 – assistenza specializzata e garanzia di standard minimi adeguati;
2 – monitoraggio degli standard minimi e ascolto dei minori;
3 – inclusione sociale e Advocacy;
4 – rafforzamento del sistema di inclusione sociale

I PRIMI RISULTATI RAGGIUNTI

  • 16 missioni sulle navi della guardia costiera effettuate: tratti in salvo migliaia di migranti, fra cui 1.761 MSNA.
  • Il 61% dei MSNA sono stati assistiti legalmente nei centri pilota, hanno ricevuto un aggiornamento del proprio status giuridico-legale.
  • In 5 Centri di 1° e 2° accoglienza, a Palermo, 255 MSNA partecipano a attività psico-sociali, ricreative e/o attività sportive e di inclusione sociale e 266 ad attività educative.
  • Individuati in strada e indirizzati in centri di accoglienza oltre 2.375 MSNA grazie al team mobile UNICEF-Intersos e UNICEF – Salesiani attivi a Roma e nelle zone di frontiera di Como e Ventimiglia.
  • Terminata la formazione per 255 operatori, educatori e volontari di Palermo e provincia sulla protezione dei MSNA.

Dal primo settembre sarò nelle scuole per invitarVi a partecipare alla Festa dei nonni e dei nipoti Unicef 2017 il 30 settembre e il primo ottobre nelle piazze e il 2 ottobre nelle scuole.

Con la generosità e la passione di sempre aiutiamo “Ogni bambino” e rafforziamo il legame tra le generazioni, realizzando una scuola di valori.

Mario Coviello

La certificazione delle competenze…

La certificazione delle competenze è edificata sulle sabbie mobili

di Enrico Maranzana

 

Il Miur ha presentato la bozza dei modelli per la certificazione delle competenze per il primo ciclo di istruzione. L’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 107/2015 è il suo fondamento: “La revisione delle modalità di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti del primo ciclo di istruzione, mettendo in rilievo la funzione formativa e di orientamento della valutazione, e delle modalità di svolgimento dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo”.

Il decreto in lavorazione aderisce al mandato e ne sviluppa l’oggetto: “La certificazione delle competenze descrive i risultati del processo formativo secondo una valutazione complessiva in ordine alla capacità di utilizzare i saperi acquisiti per affrontare compiti e problemi, complessi e nuovi, reali o simulati”.

Perfetta la sovrapponibilità sia con i vigenti programmi della scuola media del 79, sia con i principi e i criteri che definiscono il sistema educativo di istruzione e formazione [legge 53/2003 art. 2 comma 1 lettera a)]:

• La “valutazione complessiva” presuppone lo “sviluppo unitario, articolato e ricco, di funzioni, conoscenze, capacità e orientamenti, indispensabili alla maturazione di persone responsabili e in grado di compiere scelte”;

• La “valutazione complessiva” implica il “coordinamento degli interventi delle singole discipline” in seno al consiglio di classe;

• La “capacità di utilizzare i saperi” riverbera in “sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità”;

• Lo “affrontare compiti e problemi, complessi e nuovi” rimanda “all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”.

La coincidenza d’intenti apre un campo ricco d’informazione, che il Miur non ha visitato: perché la scuola media è ufficialmente considerata l’anello debole della scuola italiana?

Perché la legge 53/2003 non ha prodotto effetti?

La scuola media è considerata l’anello debole perché gli alunni perdono motivazione, la dispersione è elevata, il livello culturale delle famiglie è una discriminante. Si tratta di criteri di giudizio superficiali: la scuola non è una scatola nera in cui l’input e l’output sono i soli elementi qualificanti. Se fosse stata scandagliata la gestione scolastica, sarebbe apparsa la generale indisponibilità all’assunzione di un’ottica sistemica: il fondamento del vigente programma scolastico.

La legge 53/2003, che delegava al governo la funzione legislativa, è stata progressivamente sterilizzata. Il DPR con i regolamenti di riordino, che scandiva le finalità elencando i traguardi sotto forma di competenze generali (capacità+conoscenza), è stato sovrascritto dal decreto ministeriale che specifica i traguardi delle singole discipline sotto forma di competenze specifiche (abilità + conoscenza).

La visione parcellizzata ha offuscato la visione d’insieme.

Un procedere razionale avrebbe presupposto l’accertamento della funzionalità del campo in cui le competenze sono promosse, prima della messa a punto della relativa certificazione.

“Nessuno puo’ volare”. Il tour di Simonetta Agnello Hornby

Redattore Sociale del 29-09-2017

“Nessuno puo’ volare”. Il tour di Simonetta Agnello Hornby per raccontare la disabilita’

Progetto editoriale di Simonetta Agnello Hornby per Feltrinelli e laF: accompagnata dal figlio George, l’autrice racconta la disabilità attraverso del lente della cultura, dell’arte e della storia, ma anche della propria storia familiare. Un libro, un tour e un documentario.

ROMA. Un’opera letteraria per raccontare la disabilità in tutte le sue declinazioni e sfumature, a partire dal linguaggio artistico e narrativo: si chiama “Nessuno può volare” ed è un libro, ma anche un viaggio e un documentario, tutti firmati Simonetta Agnello Hornby per Feltrinelli editore e LaF. L’autrice, accompagnata dal figlio George, racconta la disabilità, attraverso la lente della cultura, dell’arte, ma anche della propria storia familiare. E per raccontarla percorre l’Italia in lungo e in largo, alla ricerca di spunti, suggestioni, documenti, testimonianze. Ne nasce un libro, appena uscito in libreria, ma anche un una serie di incontri in tutta Italia e un film documentario, realizzato da Pesci Combattenti in coproduzione con EFFE TV, in onda mercoledì 25 ottobre alle ore 21.10 in prima tv assoluta su laF (canale 139 di Sky).

Il libro. C’è Ninì, la cugina sordomuta; c’è Giuliana, la bambinaia ungherese zoppa; c’è il papà con una gamba malata e la zia Rosina, che è cleptomane. E poi arriva George, primo figlio di Simonetta Hornby, che non potrà mai camminare perché ha la sclerosi multipla. Sono alcuni dei volti della sua famiglia, che tornano nelle pagine del suo libro: sono loro che le hanno insegnato che “tutti normali, ma diversi, ognuno con le sue caratteristiche, talvolta un po’strane”. Ed è George, soprattutto, che le fa capire che “nessuno può volare”. E proprio “come noi non possiamo volare, così George non avrebbe più potuto camminare: questo non gli avrebbe impedito di godersi la vita in altri modi. Nella vita c’è di più del volare, e forse anche del camminare. Lo avremmo trovato, quel di più”. La voce di George si alterna, nel libro, a quella della madre, raccontando gli ostacoli che incontra ogni giorno, senza mai autocommiserarsi, ma sempre con un filo d’ironia. Dalla Sicilia arrivano a Londra, attraversando le bellezze d’Italia, madre e figlio, sorvolando pregiudizi e liberando il racconto sulla disabilità dai luoghi comuni. Il libro sarà presentato a Milano alla prima tappa del tour di Simonetta, martedì 3 ottobre a laFeltrinelli di piazza Duomo, ore 18.30.

Il documentario. “Nessuno può volare” è anche un documentario, che andrà in onda su laF (Sky 139) mercoledì 25 ottobre alle ore 21.10, realizzato da Pesci Combattenti in coproduzione con Effe Tv. Il film prende spunto da alcune domande che Simonetta Agnello Hornby si pone sulla condizione di suo figlio: se non fossimo nel terzo millennio ma anche solo 100 o 50 anni fa, cosa ne sarebbe di lui? Cosa ne sarebbe delle persone disabili? E oggi, cosa significa essere un disabile? Alla risposta, tutt’altro che semplice e definitiva, contribuiranno, lungo il viaggio, diversi testimoni:: il nuotatore Roberto Valori, nato senza gambe e senza un braccio, campione paralimpico a Barcellona 1992 e attualmente presidente della Finp (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico); Filippo Tenaglia, programmatore informatico amante dello sport diventato non vedente a causa di una malattia; Simona Anedda, infaticabile viaggiatrice malata di Sclerosi Multipla, che le ha tolto l’uso delle gambe ma non la voglia di vivere e di scoprire il mondo; Manuela Migliaccio, bellissima ragazza amica di George che ha perso l’uso delle gambe in seguito a un incidente; Daniele Regolo, imprenditore di successo non udente dalla nascita e velista, impegnato nell’aiutare i disabili a trovare l’impiego adatto alle loro attitudini. Il documentario sarà proiettato in anteprima nazionale mercoledì 11 ottobre, dalle ore 20.30, presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli in Viale Pasubio 5 a Milano, alla presenza di Simonetta Agnello Hornby e di suo figlio George. L’evento è aperto al pubblico.

Sbloccata la situazione dei contratti integrativi regionali 2016/2017

Sbloccata la situazione dei contratti integrativi regionali 2016/2017

In data 25 settembre 2017 si è svolta una Conferenza di servizi, promossa dal MIUR ai sensi dell’art. 14 c. 1 della L. 241/1990 e a cui hanno partecipato il MEF, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’ARAN, per esaminare le criticità applicative rilevate per la  retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti, in particolare per l’a.s. 2016/2017.

Le amministrazioni partecipanti, considerati gli esiti della precedente conferenza di servizi del 4 agosto 2016, hanno ritenuto opportuno continuare, esclusivamente per l’anno scolastico 2016/2017, a distribuire le risorse della retribuzione di posizione parte variabile in ragione dei dirigenti scolastici in servizio e di retribuire le reggenze a valere sulla retribuzione di risultato. Hanno affermato l’esigenza di definire, in sede di CCNL o – qualora quest’ultimo non si sia concluso in tempo utile – in sede di CCNI, la disciplina regolativa della materia.

Gli esiti della conferenza di servizi del 25 settembre 2017 consentono finalmente di avviare di fatto le contrattazioni integrative regionali relative all’a.s. 2016/2017.

ANP è impegnata ad accelerare le iniziative negoziali in tutte le regioni per evitare il permanere di una situazione di stallo non giustificata e lesiva degli interessi dei dirigenti scolastici.

Discrezionalità assoluta del Dirigente scolastico nell’attribuzione del bonus premiale?

Discrezionalità assoluta del Dirigente scolastico nell’attribuzione del bonus premiale? Nemmeno per sogno! *

Il parere del 13 luglio scorso accoglie il ricorso di una docente che s’era visto negare il Bonus premiale. Cadono un po’ di certezze

La “Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi” della  Presidenza del Consiglio dei Ministri, con un parere del 13 luglio scorso, ha accolto il ricorso di una docente a cui le era stato negato non solo il Bonus premiale, ma anche l’accesso agli atti. Il provvedimento rafforza il principio che, in merito all’attribuzione o non attribuzione del Bonus in questione, non vi è discrezionalità assoluta del Dirigente Scolastico

di Agata Scarafilo

Con il parere, del 13 luglio scorso, della “Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi” della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DICA 0015182 P-4.8.1.8.3), cadono un po’ di certezze sull’insindacabilità dell’attribuzione o della non attribuzione del Bonus premiale ai docenti (comma 129 dell’art. 1 Legge 107/2015) da parte del Dirigente Scolastico.

Grazie ad un ricorso alla citata Commissione, da parte di un docente non assegnatario del bonus, si apprende che, previa informativa ai contro interessati, chiunque ne sia stato escluso dall’attribuzione ha il diritto di vedersi accolta la richiesta di accessi agli atti ai sensi della Legge 241/1990.

Le polemiche al riguardo non sono mancate perché è sembrato abbastanza paradossale che per un diritto di accesso, riconosciuto da una legge dell’ordinamento italiano, sia stato addirittura necessario ricorrere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tuttavia, il dato non deve stupire più di tanto in considerazione del fatto che c’è comunque chi crede che la Legge 107/2015 abbia dato poteri nelle mani dei Dirigenti Scolastici tali da consentire perfino di superare o derogare ai basilari principi sanciti dalla norma e dalla Carta costituzionale a cui, è è superfluo rimarcare, continuano ad essere assoggettate le PA, nelle quali vi sono ovviamente anche le Scuole.

Voglio ricordare a tale riguardo che l’art. 97 esige che la Pubblica Amministrazione agisca secondo il principio del buon andamento e dell’imparzialità. Alla Costituzione si aggiunge, poi, la Carta di Nizza che riconosce, con l’art. 41, il diritto ad una buona amministrazione.

Così, il buon andamento della Pubblica Amministrazione, in cui è annoverata anche la Scuola (art. 1 comm. 2 del D.Lgs 165/2001), richiede, pertanto, legalità e imparzialità, nonché obbligo di motivazione, di ascolto, di sollecitudine, di accesso e perfino obbligo di scrupolo, se è vero come è vero che è ancora valido il principio sancito dal Codice Civile del comportamento diligente da assumere come il “buon padre di famiglia”.

D’altronde la stessa Legge 241/1990, che si ricordi essere ancora in vigore, non è superata dalla Legge 107/2015. La legge sul procedimento amministrativo si occupa esplicitamente del buon andamento, delineando quello che è il procedimento che consente ad ogni singola persona legittimamente interessata di conoscere ed in caso di intervenire a tutela di vizi di forma o di merito che possano in un certo qual modo inficiare i propri diritti e con essi il buon andamento della Pubblica Amministrazione.

Mi preme ricordare, altresì, che proprio la Legge 241/1990, alla quale ha fatto esplicito riferimento la Commissione della Presidenza del Consiglio dei Ministri nella fattispecie del bonus premiale, indica chiaramente con l’art 24, i casi di esclusione del diritto, e tra questi non vi è, e non poteva esserci, il caso del bonus premiale.

Così, al fine di non tediare il lettore su una legge palesemente chiara, ritorno sull’argomento del contendere.

La Commissione della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha chiaramente evidenziato nel provvedimento che la mancata erogazione del bonus alla ricorrente, conferisce a quest’ultima, una posizione di interesse qualificato all’ostensione dei documenti relativi a quanti (i docenti a tempo indeterminato) siano stati destinatari del bonus.

La palese autorizzazione all’accesso agli atti è, secondo la Commissione, ma io aggiungo secondo la Legge, ancor di più rafforzata dal fatto che i controinteressati, informati secondo le procedure previste dalla norma, non hanno ravvisato motivi ostativi alla richiesta di accesso.

In base al comma 127 della Legge 107/2015, il Dirigente Scolastico, sulla base dei criteri individuati dal Comitato per la valutazione dei docenti, assegna annualmente al personale docente una somma del fondo, di cui al comma 126 del medesimo riferimento normativo, sulla base di motivata valutazione.

Detto ciò, ci si chiede: il DS, nell’assegnare il Bonus, ma anche eventualmente nel non assegnarlo, ha discrezionalità assoluta?

Direi proprio di no, non solo alla luce dell’accoglimento del ricorso di cui si è trattato, ma soprattutto alla luce delle regole sulla trasparenza e sull’imparzialità amministrativa che consentono perfino di sindacare leggi che non le garantiscano a sufficienza o di sindacare provvedimenti che non le rispettano concorrendo ad implementare il controllo sulla gestione dell’attività di chi rappresenta la Pubblica Amministrazione, tra cui le scuole.

Così, è utile chiarire che intanto i criteri rappresentano, sulla base del disposto della Legge 107/2015, la cornice all’interno della quale esercita una discrezionalità “relativa” il Dirigente Scolastico, ossia una discrezionalità che si pone in relazione con tutto il resto (criteri, documentazione, rilevazione dei dati, motivazione ecc). Se lo spirito della legge in questione non fosse stato questo, allora mi si dovrebbe spiegare perché avrebbe previsto un organo collegiale come il Comitato di Valutazione con funzione precipua di stabilire detti criteri. Il legislatore avrebbe potuto, più semplicemente, demandare tutto l’iter all’unico Dirigente Scolastico, ma ciò non è avvenuto.

Così, i criteri assumono la veste di “parametri oggettivi di indirizzo” e non di semplice indicatori lasciati alla libera e facoltativa applicazione dei Dirigenti Scolasti.

A supporto della tesi, la Legge 107/2015 evidenzia che il giudizio deve essere, altresì, motivato. Dunque, una motivazione generica, aleatoria, non circostanziata, sia relativamente all’attribuzione che alla non attribuzione, potrebbe essere già motivo di accoglimento di ricorso.

A tutto ciò si aggiunge l’esplicitazione degli strumenti utilizzati dal Dirigente Scolastico per rilevare le prestazioni dei docenti che si configurano come prova e giustificazione di quel miglioramento previsto dai tre “ambiti” indicati dalla norma in questione e che hanno generato l’attribuzione del bonus. Pertanto, l’accesso ai documenti amministrativi, attese le sue rilevanti finalità di pubblico interesse, costituisce principio generale dell’attività amministrativa al fine di favorire la partecipazione e di assicurarne l’imparzialità e la trasparenza. Inoltre, si coglie l’occasione per rimarcare che l’attribuzione e la relativa pubblicazione dei dati in forma aggregata, non sottrae il Dirigente Scolastico dalla comunicazione al Comitato di valutazione delle motivazioni delle sue scelte proprio per una continua regolazione e qualificazione del processo (faq n. 20 del MIUR). Insomma, per quanto le leggi ( Legge n. 59/97, Legge 165/2001, legge 150/209, legge 190/2012, Legge 107/2015, ecc) abbiano riconosciuto ai Dirigenti Scolastici ampi poteri, non bisogna mai tuttavia dimenticare che non sono posti a capo di imprese private, ma di Istituzioni Scolastiche che, ancora ad oggi, sono annoverate tra le Pubbliche Amministrazioni e quindi soggette al controllo e alle limitazioni previste dalle leggi dell’ordinamento italiano ed europeo e soprattutto dalla Costituzione.


*da Scuola e Amministrazione

Nota 29 settembre 2017, AOODGOSV 12025

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Ufficio 9°
Valutazione del sistema nazionale di istruzione e formazione

Ai Direttori degli Uffici scolastici regionali
Ai Coordinatori dei Nuclei di valutazione
Al Gruppo di lavoro interistituzionale Pro.DI.S
e p.c. Al Capo di Gabinetto
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione

Nota 29 settembre 2017, AOODGOSV 12025

Oggetto: Valutazione Dirigenti scolastici – precisazioni in merito al procedimento di valutazione nei confronti dei Dirigenti scolastici con il Portfolio non compilato

L’intervento a gamba tesa della presidente dell’INVALSI

L’intervento a gamba tesa della presidente dell’INVALSI

 

Sulla vexata quaestio della valutazione della dirigenza scolastica e in una fase di forte contrapposizione tra l’Amministrazione e tutte le organizzazioni sindacali rappresentative, la lettera di ieri l’altro con cui la presidente dell’INVALSI ha preannunciato l’invio di un questionario di apprezzamento da compilare, si suppone, volontariamente, costituisce un intervento a gamba tesa per tentare una rianimazione dal suo stato comatoso dell’ inemendabile caravanserraglio, qual è l’attuale pomposo Sistema, copia conforme di tutti quei modelli sperimentali accavallatisi negli ultimi quindici anni e puntualmente naufragati, perché scientemente messi in piedi per farli naufragare.

E vorremmo ricordare alla professoressa Ajello, qualora non ne sia già consapevole, che una valutazione dirigenziale – secondo i vincoli di legge, bellamente ignorati dall’Amministrazione e suoi esperti di antico lignaggio e di recente conio – è preordinata a rilevare esclusivamente i comportamenti organizzativo-gestionali e il grado di raggiungimento degli obiettivi formalizzati nel provvedimento d’incarico, nella diretta disponibilità del soggetto valutato: gli uni e gli altri sulla scorta di indicatori che proprio il latitante INVALSI avrebbe dovuto costruire entro il 31 dicembre 2014.

Così come in occasione della compilazione del Portfolio e suoi assurdi ammennicoli, invitiamo pertanto i colleghi a restituire al mittente questa, più che inutile, offensiva molestia burocratica.

La nostra posizione resta ferma e sarà ribadita ai tavoli tecnici da tempo preannunciati dal MIUR, ma a tutt’oggi non ancora convocati.

Insisteremo per la costruzione di un modello essenziale, chiaro, maneggevole, trasparente e conforme a legge: che davvero funzioni, magari sulla falsariga di quello che, collaudato da due lustri di sua applicazione, valuta regolarmente – e remunera generosamente – la dirigenza amministrativa e tecnica del medesimo datore di lavoro; codificato nella direttiva MIUR n. 4072 del 12.05.05 e replicato con il D.M. n. 971 del 25.11.13, compendiato in una sola scheda SOR (Scheda di programmazione degli obiettivi e dei risultati), eventualmente integrabile da una seconda scheda denominata EDE per compensare, in una sorta di paracadute, gli Elementi di difficoltà evidenziati dal valutato.

A circa un ventennio dalla sua nascita nell’ordinamento giuridico vorremmo, semplicemente, una valutazione normale per una dirigenza normale.

Senza tanti arzigogoli. E senza barare.

Il caregiver familiare

Redattore Sociale del 28-09-2017

Il caregiver familiare e’ “prestatore volontario di cura”: ecco il testo unificato

Adottato in commissione Lavoro al Senato il testo unificato, che mette insieme i tre ddl, molto diversi tra loro. Il caregiver familiare è “prestatore volontario di cura”. Giacobini (Handylex): “permane quel retropensiero non condivisibile secondo cui l’attività di caregiving vada incentivata poiché è una scelta volontaria e apprezzabile”.

ROMA. Dopo un altro lungo stop, torna a compiere un passo avanti la possibilità di una legge che tuteli i caregiver familiari italiani: le tre proposte che da gennaio 2017 giacevano in Commissione Lavoro al Senato, nella seduta di ieri sono state presentate come testo unificato. Lo fa sapere Carlo Giacobini su Handylex, chiarendo che “sarà questa la base su cui ora la Commissione procederà alla discussione”. Il testo è una sintesi di tre ddl, molto diversi tra loro: 2266 (Angioni), 2218 (Bignami) e ddl 2048 (De Pietro), che abbiamo già analizzato nel dettaglio.

Nel presentare il testo unificato, ieri, il relatore Pagano ha fatto una premessa significativa: “il testo proposto non comporta oneri aggiuntivi di finanza pubblica, perché orienta l’attività delle regioni e delle province autonome, nell’ambito del riparto costituzionale di competenza tra queste e lo Stato, e rimanda alla sessione di bilancio la quantificazione delle risorse che lo Stato destinerà a favore dei prestatori volontari di cura che sono identificati nel testo proposto”. Per Giacobini, siamo di fronte a “un testo che tenta di abbozzare una definizione di caregiver, che tratteggia possibili azioni di ambito regionale, che non attribuisce alcuna nova responsabilità allo Stato se non quella di definire i criteri di individuazione degli ‘assistiti’. Il resto (misure previdenziali, assistenziali individuali o di sistema …) è rinviato sine die. Un testo molto limitato, quindi, rispetto alle aspettative e comunque non privo di coni d’ombra definitori e applicativi”.

Ecco cosa prevede, nei 4 articoli di cui lo schema si compone.
Finalità. Obiettivo del testo è riconoscere “l’attività di cura non professionale e gratuita prestata nei confronti di persone che necessitano di assistenza a lungo termine a causa di malattia, infermità o disabilità gravi, svolta nel contesto di relazioni affettive e familiari, ne riconosce il valore sociale ed economico connesso ai rilevanti vantaggi che trae l’intera collettività, la tutela al fine di conciliarla alle esigenze personali di vita sociale e lavorativa”. Una finalità “leggera”, potremmo dire, in cui scompare ogni riferimento alle carenze dello Stato e al ruolo di “vicario” che la famiglia è costretta spesso a ricoprire. Come scrive Giacobini, “in tale edulcorata premessa scompare l’evidenza che tale attività troppo spesso sussiste a causa dell’assenza o della limitazione di servizi di sostegno pubblici e accessibili alle famiglie, sia in forma diretta che indiretta. Da notare come già il primo articolo limiti pure il raggio di azione alla gravità delle menomazioni”.

Valorizzazione e sostegno dell’attività dei caregivers. L’articolo 2 contiene l’elenco dei compiti che Regioni e province autonome si assumono nei confronti dei caregiver familiari: “informazione puntuale ed esauriente”, “opportunità formative al fine di sviluppare maggiore consapevolezza rispetto al ruolo svolto”, “supporto psicologico”, “soluzioni condivise nelle situazioni di emergenza personale o assistenziale segnalate dal caregiver”, “interventi di sollievo, di emergenza o programmati, attraverso l’impiego di personale qualificato anche con sostituzioni temporanee da svolgere presso il suo domicilio”, “supporto di assistenza di base attraverso assistenti familiari o personali”, “supporto di reti solidali a integrazione dei servizi garantiti dalle reti istituzionali”, “gruppi di mutuo soccorso”, “consulenze e contributi per l’adattamento dell’ambiente domestico dell’assistito”, “domiciliarizzazione delle visite specialistiche nei casi di difficoltà di spostamento dell’assistito” ma “compatibilmente con la disponibilità del personale medico e l’organizzazione dei servizi sanitari”. Osserva Giacobini che in questo articolo “il relatore e chi l’ha supportato ha scelto, semplificandone di molto il disegno, la linea della proposta Angioni, cioè di orientamento alle Regioni che possono agire nei limiti di bilancio”, mentre “scompare dal testo unificato qualsiasi riferimento a tutela previdenziale, contributi figurativi, pensionamento anticipato, malattie professionali, infortuni e quant’altro, cioè le parti più appetibili e interessanti del Disegno di legge Bignami.

Definizione di prestatore volontario di cura. Il terzo articolo introduce la figura del “prestatore volontario di cura”, ovvero “la persona che gratuitamente si prende cura del coniuge, di una delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso e del convivente di fatto”, o di un familiare o affine entro il secondo grado che, “a causa di malattia, infermità o disabilità gravi, è riconosciuto invalido civile al punto da necessitare assistenza globale e continua ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, per almeno 54 ore settimanali, ivi inclusi i tempi di attesa e di vigilanza notturni”. Si precisa che l’assistito debba “prestare il proprio consenso nella scelta del suo Prestatore Volontario di Cura” e si chiarisce che “riconoscimento della qualifica di Prestatore Volontario di Cura preclude a tutti gli altri familiari lavoratori, fatta eccezione per i genitori, la facoltà di godere delle disposizioni di cui all’articolo 33 della legge n. 104 del 1992”. Quest’ultimo punto appare a Giacobini particolarmente critico, dal momento che “il riconoscimento della qualifica di Prestatore Volontario di Cura preclude a tutti gli altri familiari lavoratori, fatta eccezione per i genitori, la facoltà di godere delle disposizioni di cui all’articolo 33 della legge n. 104 del 1992, in relazione allo stesso assistito. Nella sostanza, se si ottiene il riconoscimento (parrebbe a prescindere da effettivi benefici economici o sociali) di Prestatore Volontario di Cura, nessun lavoratore dello stesso nucleo può accedere ai benefici dell’articolo 33 della legge 104/1992. Va ricordato che l’articolo in questione riguarda non solo i permessi, ma anche il divieto di trasferimento di sede di lavoro”.

In generale, nel decreto “permane quel retropensiero non condivisibile secondo cui l’attività di caregiving vada incentivata poiché è una scelta volontaria e apprezzabile – osserva Giacobini – Se in alcuni casi ciò corrisponde al vero, in moltissimi casi non è affatto una scelta, ma il risultato dell’assenza o della carenza di servizi territoriali sufficienti, adeguati, efficaci al sostegno delle persone e delle famiglie. Una condizione che colpisce – è utile ribadirlo – soprattutto le donne. In tal senso nei tre testi originali e ancor meno nello schema di testo unificato troppo poco o troppo timidamente si rilevano volontà di favorire un welfare (anche aziendale) che modifichi lo scenario attuale in modo consistente e in tempi certi”. Ora si attendono le reazioni di associazioni e famiglie, che con particolare apprensione seguono le vicende di questa norma. (cl)

3 ottobre, giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione

3 ottobre, giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione: gli insegnanti di Bologna propongono nuovi percorsi didattici per la comprensione della natura dei fenomeni migratori

Da un anno la giornata del 3 ottobre è intitolata alla memoria delle vittime dell’immigrazione. La scelta della data ricorda un tragico episodio accaduto nel 2013: l’inabissamento a meno di un miglio da Lampedusa di un peschereccio che trasportava migranti in gran parte eritrei, causando 368 morti. Pochi giorni dopo, l’11 ottobre, un nuovo naufragio provocò altre 160 vittime, questa volta prevalentemente siriane. Questi episodi erano però solamente la punta di un iceberg, un processo che sta, da almeno venticinque anni, accompagnando l’Europa. Dal 1988 al 2016 sono almeno 27mila le persone che sono morte tentando di attraversare il Mediterraneo e di entrare nella “fortezza Europa”.

L’episodio del 2013 inoltre ci ricorda il passato coloniale italiano, anch’esso spesso volutamente dimenticato o minimizzato: l’Eritrea era la colonia cosiddetta primogenita, il 3 ottobre 1936 fu il giorno in cui il fascismo diede il via all’invasione dell’Etiopia proprio dalla Colonia Eritrea.

Questo groviglio di passato dimenticato e di presente ignorato caratterizza la cultura dell’italiano medio del nuovo millennio, impregnata di razzismo e xenofobia, rivolta proprio contro quelle vittime di ieri e di oggi. Una cultura che si accontenta di vedere scomparire dai propri occhi e dai propri tg i morti in mare, ora reclusi o torturati nei campi libici per effetto dei recenti accordi oppure limitati nei diritti dal decreto Minniti. Una cultura profondamente radicata nello ius sanguinis, che non riesce a pensare ad una legge di cittadinanza che assicuri pari diritti a tutti coloro che vivono con noi.

Questa cultura va sconfitta, a partire dalla scuola.

Per questo pensiamo che il 3 ottobre debba essere un giorno importante. Come insegnanti riteniamo che si possa partire da questi episodi del presente per aprire nelle classi nuovi percorsi: la comprensione della natura dei fenomeni migratori, la conoscenza delle guerre e delle differenze di ricchezza e di risorse che ne sono alle origini. Che il 3 ottobre sia un’occasione per modificare i curricoli, per spostare l’attenzione delle studentesse e degli studenti sul nostro passato coloniale e sul grande archivio del pregiudizio razziale che ci portiamo dietro come pesante eredità. Che sia occasione per riflettere sulle norme di cittadinanza, partecipando alla campagna che tra le varie iniziative vede anche l’appello lanciato dal maestro Franco Lorenzoni e dallo scrittore Eraldo Affinati per ottenere una legge sullo ius soli e ius culturae, prescindendo dalle restrizioni e dai limiti della legge attualmente in discussione.

Il nostro invito è rivolto a noi stessi, alle colleghe e ai colleghi insegnanti, per farci modificare da questa data. Possiamo cogliere l’occasione del 3 ottobre per iniziare a modificare la prospettiva con cui stiamo in classe a partire dai grandi fenomeni migratori che attraversano la nostra epoca. Come scrive Gabriele Del Grande nella pagina web in cui tiene meticolosamente il conto dei morti del Mediterraneo: “…alla ricerca delle storie che fanno la storia. La storia che studieranno i nostri figli, quando nei testi di scuola si leggerà che negli anni duemila morirono a migliaia nei mari d’Italia e a migliaia vennero arrestati e deportati dalle nostre città. Mentre tutti fingevano di non vedere”.

Riparte da Roma Happy Hand in Tour

Riparte da Roma Happy Hand in Tour tra sport, festa e cultura

 

Come già era accaduto lo scorso anno, anche la nuova edizione di Happy Hand in Tour sta per ripartire da Roma, dopo la pausa estiva, per continuare a proporre le iniziative di un progetto che tramite lo sport e l’espressione creativo-artistica, sta trasmettendo ormai da due anni una nuova cultura sulla disabilità, in tanti Centri Commerciali del nostro Paese, con grande successo nelle varie Regioni d’Italia.

Il tutto per volontà della Società IGD (Immobiliare Grande Distribuzione), della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), oltreché dell’Associazione WTKG (Willy the King Group) e da quest’anno di due nuovi importanti partner, quali il CSI (Centro Sportivo Italiano) e l’UISP (Unione Italiana Sport per Tutti).

Accadrà nel fine settimana del 30 settembre e 1° ottobre al Centro Commerciale Casilino (Via Casilina, 1011), con un programma fatto soprattutto di sport e teatro, ma anche di tanti altri momenti dedicati all’informazione, alla festa e all’allegria.

Tra i protagonisti del sabato pomeriggio, da segnalare innanzitutto l’Associazione Culturale Fuori Contesto, ben nota non solo nella Capitale per le sue performance basate soprattutto sulla tecnica della danceability, che in questa occasione coinvolgerà i presenti al Centro Casilino con un Giro in carrozza (ore 17.30), a cura di Emilia Martinelli e Giacomo Curti e Tiziana Scrocca. Si tratterà in sostanza di un giro in carrozzina, per permettere allo spettatore improvvisato di guardare il mondo dal punto di vista di una persona in sedia a rotelle, tra danze, risate e improvvisazioni.

A presenziare l’iniziativa un’ospite d’eccezione, in veste di ambasciatrice del Comitato Paralimpico, quale l’atleta Oxana Corso, già due volte medaglia d’argento nei 100 e 200 metri piani alle Paralimpiadi di Londra 2012, che sia nel pomeriggio di sabato che in quello di domenica porterà la propria preziosa testimonianza.

Una bella opportunità per bambini, ragazzi e adulti sarà quindi quella offerta nel pomeriggio di domenica (ore 16) dalla partecipazione del disegnatore Pietro Vanessi, già coautore del libro Disabill Kill. Sorridere nella disabilità: dalla A alla Z, che sarà a disposizione di tutti, con le sue “creazioni sul posto”.

E da ultima, ma non certo ultima, quella che per il grande pubblico, ma anche per molti “addetti ai lavori”, costituirà una novità assoluta, vale a dire l’incontro con l’Associazione Traiano Boxe Integrato Fiumicino di Luciano Rondinella, nata, come spiega il suo stesso fondatore, “per rendere accessibile a tutti la pratica dell’educazione fisica, nel rispetto delle aspirazioni, delle capacità, e delle diversità da riconoscere e valorizzare in ciascun individuo”. “Una pratica – aggiunge – che per le persone con disabilità, e nello specifico disabilità intellettiva, diventa uno strumento privilegiato di sviluppo individuale, integrazione, educazione sociale e di miglioramento della salute e della qualità della vita.”

Bowling e calciobalilla, sono tra le discipline praticate proposte gratuitamente, ma il vero “fiore all’occhiello” di Traiano Boxe Integrato, come suggerisce il nome stesso dell’Associazione, è il pugilato, curato dall’insegnante Valeria Rondinella, che adattato nel modo giusto per le persone con disabilità intellettiva, sta rendendo veri atleti un buon numero di giovani.

Alcuni di loro – due dei quali si sono fatti già notare anche oltre frontiera, per avere partecipato a un grande progetto concretizzatosi in Spagna – saranno presenti al Centro Casilino nel pomeriggio di sabato, per dimostrare ciò di cui sono capaci.

Da ricordare, infine, che in entrambe le giornate verranno allestite alcune postazioni, con la distribuzione di materiale informativo e anche la proiezione di videofilmati, a cura della FISH Lazio e della FIADDA nazionale e romana (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi).

Vale senz’altro la pena, a questo punto, fare un salto indietro allo scorso anno, per ricordare ancora una volta le clamorose cifre della prima stagione di Happy Handy in Tour: in dodici mesi, infatti, sono state ben 154 le iniziative in 11 Regioni italiane, con il coinvolgimento di 500 volontari, 200 tra associazioni e gruppi sportivi, culturali e musicali e migliaia di persone ad incuriosirsi e ad appassionarsi. Un grande successo popolare, che ha colto appieno il messaggio culturale basato innanzitutto sul principio che la disabilità non è dipendenza, né malattia, ma un fatto strettamente connesso all’ambiente, alla cultura e ai pregiudizi.

Questo è stato possibile, come detto, innanzitutto grazie alla Società Immobiliare Grande Distribuzione (IGD), uno dei principali player in Italia nel settore immobiliare della grande distribuzione organizzata, con quotazione in borsa, che sviluppa e gestisce Centri Commerciali su tutto il territorio nazionale. E al fianco di IGD la FISH, Federazione che raggruppa decine di Associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie, il CIP (Comitato Italiano Paralimpico), e l’Associazione WTKG (Willy the King Group), fondata da William “Willy” Boselli, persona con tetraplegia, vero e proprio “veterano” di questo tipo di eventi. Ma anche due nuovi partner come il CSI (Centro Sportivo Italiano) e l’UISP (Unione Italiana Sport per Tutti), vale a dire le due Associazioni che maggiormente favoriscono la promozione dell’attività sportiva in Italia.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: presidenza@fishonlus.it.