Avvio anno scolastico

Avvio anno scolastico: i sindacati incontrano il Ministro Bussetti

Si è svolto mercoledì 29 agosto il primo incontro con il Ministro Bussetti sulle problematiche legate all’avvio dell’anno scolastico e alla prossima legge di stabilità.
Tanti i temi sul tavolo che il segretario generale, Francesco Sinopoli, ha evidenziato nel suo intervento consegnando inoltre al Ministro un dossier su quelle che la nostra organizzazione ritiene le urgenze del sistema scolastico nazionale. Fra queste sicuramente ci sono il reclutamento e le stabilizzazioni, gli organici di docenti, ATA e dirigenti scolastici, la messa in sicurezza degli edifici e un piano di edilizia che consenta un radicale ripensamento degli spazi per la didattica, la cancellazione delle norme che nel tempo hanno limitato l’autonomia scolastica come l’obbligo di ore di alternanza scuola-lavoro previsto dalla legge 107/15. Altro nodo fondamentale per la FLC CGIL sarà quello del prossimo rinnovo contrattuale e delle risorse che, in legge di bilancio, verranno destinate al Comparto “Istruzione e Ricerca”.

Nella sua breve replica il Ministro, pur dimostrando una disponibilità all’ascolto e alla collaborazione con le organizzazioni sindacali, non ha assunto nessun impegno preciso circa le richieste fatte.

Sono ancora tanti i temi su cui è urgente il confronto e sulla base delle risposte che riceveremo nei prossimi giorni e in particolare appena si avvierà la discussione sulla prossima legge di bilancio, misureremo le reali intenzioni di questo governo e l’effettiva discontinuità rispetto alle precedenti politiche.
Il nostro impegno, da subito, è quello di ottenere la calendarizzazione di appositi tavoli su tutti i nodi tematici che abbiamo rappresentato.

Se le statue potessero parlare…

Redattore Sociale del 30-08-2018

Se le statue potessero parlare… attori dell’Unione Ciechi danno voce alle sculture

ANCONA. Venerdì 31 agosto (alle ore 21, 21.30 e 22) il Museo Tattile Statale Omero propone una singolare performance itinerante lungo le sale: saranno le statue a raccontare i loro ricordi, sogni ed emozioni tra vanità e ironia. “Se le statue potessero parlare…” è il titolo di questa speciale serata, in cui i visitatori potranno ascoltare quanto può essere civettuola la Venere di Milo, vanitosa la cupola di Santa Maria del Fiore, scocciato il David di Michelangelo, in crisi d’identità l’imperatore Augusto e molto altro.

A dar voce alle statue saranno gli attori dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – sezione Ancona: Daniela Bottegoni, Luciano Carnevali, Daniele Casarola, Maurizio Mazzieri, Samuele Mazzieri, Barbara Roefaro, Stefania Terré, Lucrezia Violante; con la partecipazione di Francesca Santi, operatrice del Museo Omero. Lo spettacolo avrà una durata di circa 20 minuti; al termine la Cantina Castrum Morisci di Moresco offrirà una degustazione dei propri vini.

L’evento è organizzato dalle volontarie del Servizio civile nazionale. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria al numero 071.2811935 o all’indirizzo didattica@museoomero.it; massimo 30 persone per ciascuno dei tre turni previsti (ore 21, 21.30, 22); età minima 8 anni. Il Museo sarà aperto solo per gli spettatori della performance.

7 posti per DS all’estero

SCUOLA – Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale bandisce 7 posti per DS all’estero

Il Maeci rende noto che per l’anno scolastico 2018/2019 sono disponibili 7 posti riservati a dirigenti scolastici per lo svolgimento all’estero delle funzioni previste dall’art. 18, comma 2, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 64. La selezione, aperta dal 27 agosto, si chiuderà l’11 settembre. La domanda, accompagnata da curriculum vitae Europass, dovrà essere redatta secondo lo schema allegato e inviata all’indirizzo di posta certificata dgsp.05@cert.esteri.it improrogabilmente entro le ore 18:00 (ora italiana). La durata dell’incarico è di sei anni scolastici in base all’articolo 21 del Decreto legislativo n. 64/2017.

Possono accedere alla selezione i DS che sono in possesso dei seguenti requisiti: possibilità di garantire, all’atto di presentazione della domanda, per condizioni giuridiche e di servizio, un effettivo periodo all’estero di sei anni scolastici consecutivi; effettivo servizio di almeno 4 anni, compreso l’anno di prova prestato nel ruolo di appartenenza, come Dirigente scolastico (non è conteggiabile l’anno scolastico 2018/2019); nel caso in cui il candidato abbia già prestato servizio all’estero, non dovrà avere effettuato più di un periodo e dovrà avere prestato, dopo il rientro, effettivo servizio in territorio nazionale per almeno sei anni scolastici.

I criteri di valutazione sono: livello di conoscenza della lingua o delle lingue straniera/e, in relazione alle aree linguistiche prescelte; il livello della conoscenza delle caratteristiche generali delle realtà socio-pedagogiche e dei sistemi educativi dei principali Paesi delle aree linguistiche di destinazione; il livello di conoscenza del funzionamento del sistema scolastico italiano all’estero, degli strumenti di promozione culturale nonché delle leggi e disposizioni sul servizio all’estero del personale della scuola, con particolare attenzione a: D.P.R. n. 18 del 5 gennaio 1967 recante “Ordinamento dell’Amministrazione degli affari esteri” e successive modificazioni; “L’Italiano nel mondo che cambia”: documento relativo all’insegnamento dell’italiano nel mondo.

I dirigenti scolastici che avranno ottenuto un punteggio minimo di 25 (che terrà conto dei titoli culturali, di quelli professionale e di quelli relativi alle competenze linguistiche) potranno accedere alla fase successiva, cioè al colloquio che sarà svolto con il Gruppo di supporto istituito dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese e accerterà la particolare idoneità e le capacità tecnico-professionali, nonché relazionali, in ordine al servizio all’estero in uno specifico contesto educativo plurilingue.

 

Non Vedo Non Sento Non Parlo

Non Vedo Non Sento Non Parlo

di Vincenzo Andraous

A volte il mondo non sta al suo posto perché siamo noi a capovolgerlo, a tenerlo in bilico sulle parole di comodo, sugli slogan che fanno effetto, nelle cartellonistiche da pochi cents che però vanno dritte alla pancia di chi guarda senza vedere.

Ieri stavo osservando i filmati giunti dalla Libia, nello specifico dentro i campi di prigionia libici, i suoi lager riesumati a memoria per i migranti.

Dapprima guardavo lo scempio umano, la carne fatta a pezzi, guardavo senza muovere un muscolo, guardavo i corpi appesi per i piedi a grappoli di tre o quattro esseri umani alla volta, guardavo le vergate scagliate con forza sulle schiene nude, la cera incandescente fatta cadere a piombo sulla pelle, le botte, gli elettrodi, le grida delle donne terrorizzate, violentate, dei bimbi strattonati, stremati, guardavo gli occhi degli uomini, delle donne, dei bambini, inchiodati dalla paura, imbavagliati dalla morte in agguato.

Guardavo appunto.

Poi mentre osservavo la mostruosità del particolare, l’autorizzazione insita alla sofferenza, alla tortura, al sangue sparso all’intorno, montava un’ira profonda per la troppa scelleratezza di tanta infamia e miserabilità dis-umana, una rabbia assunta sequenza dopo sequenza.

Mi sono chiesto com’è possibile “vedere” tanto sfacelo con l’indifferenza della lontananza, come è possibile?

Ho pensato al mio amico Cardinal Martini, alla sua maniera di intendere l’intercessione, che non sta soltanto a preghiera silente, ma vero e proprio comando a mettersi in mezzo, là, dove infuria la disperazione meno raccontabile, perché davvero incomprensibile.

Se quei filmati non fossero passati alla censura di stato/i, saremmo ancora qui, a fare discorsetti da guerrieri da social su piedistalli di cartone.

Saremmo ancora qui a usare frasi da fascisti, commenti da comunisti, atteggiamenti pseudo democratici, oppure le solite mani giunte da ferventi cattolici.

Saremmo ancora qui come persone dalla somma dignità appesa alle parole spese male.

Ognuno con le proprie giustificazioni, scusanti, attenuanti.

Mai colpe, responsabilità, peccati innominabili.

I migranti, i rifugiati, gli extracomunitari, non entrano più in mare-terra nostra, dal precedente governo a quello attuale, rimangono là nei lager, negli stanzoni senza troppa aria né spazio vivibile, là, dove morire non è dato sapere, soltanto immaginare, quindi negare a oltranza che possano accadere cose simili dai nostri amici oltremare, negare a oltranza la cancellazione della vita umana, figuriamoci delle condizioni di vita di chi ancora sopravvive, accartocciato sul proprio niente, ma ancora vivo.

E comunque c’è sempre la possibilità di affermare che i video sulle torture sono fake news, riproduzioni ben confezionate dalle opposizioni.

Disarticolando l’unica verità che ieri governavano quelli là, oggi questi qui, poli opposti che convergono, che fanno melina, confondono e disperdono coscienza e giustizia sull’ingiustizia delle scomparse, delle torture, dei morti ammazzati non più in mare, ma nei campi di concentramento.

Elegia del Corpo Docente

ELEGIA DEL CORPO DOCENTE
Una scuola che insegna a pensare

di Giuseppe Adernò

Circola su WhatsApp un messaggio che esalta, e a ragione, il Corpo docente e la professionalità dell’educatore che insegna a pensare.

In preparazione all’inizio dell’anno scolastico queste riflessioni sono utili per ricaricare lo spirito e l’entusiasmo e intraprendere il nuovo anno non come un peso, ma come una sfida che dà forze ed energia nel fare bene e meglio quella non facile professione di insegnare, educare, formare, guardare tutti e osservare ciascuno, aiutare a crescere, a stimolare le potenzialità e far acquisire nuove competenze.

Ma il nostro lavoro è sempre difficile. E di bulli ne abbiamo già visti.

Noi passiamo nove mesi, il tempo di mettere al mondo un essere umano, a mostrare come si sta tutti insieme, a biasimare chi insulta, a reprimere chi discrimina, a punire chi esagera.

Il modello proposto dalla società consumistica e dai Media offre l’idea che tutto si può fare, tutto è lecito, tutto è possibile, senza regole e senza controlli.

La scuola insegna che certe cose non si fanno e si spiega perché non si devono fare.

Mentre i politici giocano a chi urla più forte, noi chiediamo il silenzio e leggiamo poesie.

Mentre viene presentato ai giovani un futuro preoccupante, noi raccontiamo il passato, perché è l’unica cosa che ci permette di capire il presente.

La scuola che guarda lontano, che pensa al domani aiuta a sviluppare in ciascuno quelle competenze che contribuiranno a realizzare i propri sogni e i propri ideali. “La scuola guarda il presente con gli occhi del passato e progetta il futuro alla luce dei Valori”.

Il bravo docente, attento e sensibile che vuole il vero bene dei suoi alunni risponde ai loro “bisogni di sapere e di saper vivere” e come scrive il messaggio: “Spieghiamo e discutiamo, buttiamo nel cestino la lezione preparata per parlare della notizia del giorno che accende gli studenti come gli ultrà di una tifoseria, perché è l’unico modo in cui pensano si debba discutere, finché qualcuno non mostra loro un’opzione diversa”.

Da una relazione positiva tra docenti e studenti scaturisce una forte intesa e un costante impegno a fare sempre meglio e guardare avanti. La scuola non si limita a trasmettere il già pensato, non distribuisce minestra riscaldata, ma insegna a pensare in maniera critica e responsabile, e contribuisce a modificare alla luce delle conoscenze acquisite il modo di pensare, di sentire e di agire.

Il messaggio si chiude con l’espressione: “Siamo il corpo speciale più addestrato e più temibile, siamo l’esercito di Silente, siamo la cavalleria che arriva suonando la tromba, siamo i buoni ma facciamo un lavoro sporco, anche se qualcuno lo deve pur fare e poi a noi piace.
Insegniamo a pensare”.

La scuola, la cultura, il sapere libera dalla mafia, dal malaffare e forma cittadini onesti e responsabili.

Noi ci crediamo…. Gli altri non so!

Scuola, Bussetti: obiettivo nuovi concorsi e più valore all’esame di maturità

da Il Sole 24 Ore

Scuola, Bussetti: obiettivo nuovi concorsi e più valore all’esame di maturità

«Dobbiamo avere insegnanti preparati, è anche a loro tutela essere stabilizzati con i concorsi. C’è anche un tema di qualità, di qui l’importanza dei concorsi».

Così il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti intervistato ieri a Radio 24 . «Con l’avvio dell’anno scolastico – ha ricordato – abbiamo proceduto con l’immissione in ruolo di 57 mila docenti. Poi la macchina amministrativa va assolutamente rinforzata, per far avviare l’anno scolastico si lavora da mesi prima e anche per quanto riguarda i dirigenti scolastici dal 2011 non c’è un concorso e ne è stato avviato uno».

Ridare valore all’esame di Stato
Bussetti ha parlato anche dell’obiettivo di «ridare valore» all’esame di Stato, superando la logica «dell’alternanza scuola-lavoro» e restituendo centralità alle «materia di competenza» del curriculum. «Vogliamo ridare valore a un esame che impostato sull’alternanza scuola-lavoro non aveva senso. L’idea, se si riesce in tempi brevi, è di ridare valore centrale all’esame di maturità sulle materie di competenza del percorso di scuola superiore. L’alternanza non ha avuto una presa positiva in tutte le zone del nostro Paese e non sarà più il fulcro dell’esame».

A settembre nuovo progetto per maturità
In un’altra intervista al quotidiano La Stampa, Bussetti ha anticipato che i lavori per la “nuova maturità” inizieranno a settembre. «È un lavoro che stiamo facendo con gli uffici del Ministero. Lo dettaglieremo a decisioni prese e, comunque, entro settembre. L’esame è sempre un tema delicato che mette in fibrillazione ragazzi e famiglie». Quanto all’anno scolastico in avvio, Bussetti ha dichiarato di essere al «lavoro per una partenza ordinata» e che si parla «certamente di un lavoro complesso», svolto «in condizioni molto difficili, che ereditiamo dal passato. La situazione delle scuole senza un dirigente – abbiamo oltre 1.700 reggenze – è frutto di sette anni senza concorsi. Si potevano bandire prima. Le carenze di insegnanti in alcune classi di concorso e sul sostegno sono l’eredità di gestioni miopi e di decisioni prese a rilento. Stiamo lavorando ad un piano di reclutamento pluriennale per arginare le emergenze e superarle».

Sì ai concorsi, ma senza creare nuovo precariato
«Vogliamo – prosegue – un sistema di istruzione efficiente e di qualità in tutto il Paese. Nessuna penalizzazione del Sud. I concorsi che bandiremo terranno conto delle esigenze del sistema cercando di evitare di creare nuovo precariato. Diremo con trasparenza e chiarezza dove c’è più necessità di insegnanti, dove sono i posti». Sull’alternanza scuola-lavoro «stiamo definendo meglio gli obiettivi per dare indicazioni precise a tutti gli attori coinvolti, i tempi, il minimo delle ore, le funzionalità. È una forma di orientamento importante per i ragazzi, ma deve essere di qualità». Sui vaccini precisa: «Eventuali responsabilità connesse ad autocertificazioni non veritiere ricadono esclusivamente sugli autori, non sui presidi. Nessuno scenario catastrofico».

Disturbi alimentari, dal ministero della Salute una guida per le famiglie

da Il Sole 24 Ore

Disturbi alimentari, dal ministero della Salute una guida per le famiglie

di Alessia Tripodi

I disturbi del comportamento alimentare nelle loro numerose forme sono sempre più frequenti, soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti. Un disagio che si ripercuote ovviamente sulle famiglie, spesso impreparate a gestire gli effetti di una patologia che, se non diagnosticata per tempo o non adeguamente curata, può avere conseguenze molto serie. Per questo il ministero della Salute ha recentemente elaborato, accanto alle «Raccomandazioni per interventi in Pronto Soccorso con un Codice Lilla», rivolte agli operatori sanitari, anche un testo con le «Raccomandazioni per i familiari ».

Supporto pratico
La guida è stata messa a punto da uno specifico Tavolo di lavoro del ministero, che nel 2017 ha già prodotto le Linee guida nazionali per la riabilitazione nei disturbi dell’alimentazione . Le raccomandazioni per i familiari, spiegano dalla Salute, offrono ai parenti una serie di informazioni e di risposte per aiutarli riconoscere i primi segnali di disagio, spesso nascosti. E offrono un aiuto pratico nella quotidianità del disturbo, soprattutto per quello che riguarda la gestione dei pasti. «La redazione dei documenti – si legge nel comunicato del ministero – è stata fortemente sollecitata sia dalle associazioni dei familiari sia dagli operatori sanitari, che necessitano di strumenti pratici per un argomento in cui ancora oggi, purtroppo, esiste una estrema disomogeneità di cura e trattamento sull’intero territorio nazionale».

La mappa delle strutture di aiuto in Italia
I documenti sono pubblicati sul sito del ministero nella sezione dedicata ai disturbi alimentari , dove è possibile trovare tutte le informazioni sulle strutture e le associazioni che offrono cura e assistenza, raccolte in una mappa navigabile per regione e provincia. On line sono disponobili anche i dati sull’incidenza delle patologie del comportamento alimentare in Italia e un vademecum con le buona pratiche di cura, oltre all’indicazione del numero verde “Sos disturbi alimentari”, che risponde all’800.180.969.

Scuola, manca un preside su 4 servono segretari e bidelli In cattedra ottantamila precari

da la Repubblica

Scuola, manca un preside su 4 servono segretari e bidelli In cattedra ottantamila precari

Avvio delle lezioni a rischio caos nonostante i 57mila contratti a tempo indeterminato Alle superiori è caccia ai prof di greco e matematica. E resta il rebus delle maestre diplomate

Corrado Zunino

In provincia di Udine una maestra ogni tre non si è presentata alla chiamata in ruolo. Ha rifiutato il posto fisso, sì. Il grande disastro dei diplomati magistrali, tutt’altro che risolto, come si vede, offre nuova precarietà alla scuola italiana. La questione si spiega attraverso la sentenza del Consiglio di Stato che potrebbe colpire ogni singola maestra ( d’asilo e di scuola elementare) in qualsiasi momento dell’anno, togliendole il posto di lavoro e infilandola dal prossimo giugno — grazie al paracadute dell’ultima sanatoria Bussetti — nella graduatoria di merito da cui, prima o poi, tornerà al ruolo. Un gioco dell’oca. Diverse insegnanti del primo ciclo — 30 su 104 a Udine, si segnalano casi a Pordenone e nel Veneto — hanno preferito non abbandonare la certezza del tempo indeterminato in una paritaria e non si sono presentate alla nomina. Per ora, solo a Udine, 112 posti sono vacanti.

L’anno scolastico ai tempi del governo grillo- leghista — il ministro Marco Bussetti è solito dire: «I precari non scompariranno mai, un serbatoio di supplenti è sempre necessario e fisiologico nella scuola, ma un sistema non può basarsi su un precariato storico di lunga durata » — a due settimane abbondanti dalla sua partenza ( il 12 settembre per molte regioni, a Bolzano si inizia il 5) mostra alcune novità tempestive e molti problemi. Nell’ordine, le assunzioni in corso sono e saranno 57.322, cinquemila in più dell’anno passato (ma 36 mila in meno del 2015 della Buona scuola). Si sta procedendo. I supplenti di lunga durata — nove mesi — si stimano già in 80mila e quindi sarebbero diecimila in meno rispetto al 2017- 2018. Poi — ma questo si saprà il primo settembre negli uffici scolastici regionali che viaggiano con celerità — ci sono le cattedre vuote. Quelle per cui non si trova docente di ruolo, né supplente. Nessuno. Non saranno poche. Il Lazio ne prevede 1.500, in Piemonte i sindacati parlano di oltre 4.000 posti: settecento maestre sono andate in pensione e il corso di Scienze della formazione dell’Università di Torino sforna solo 250 laureati l’anno. Iniziano a fare supplenze durante gli studi, alcuni già al secondo anno. Ci saranno caselle vuote, ancora, per alcune materie in cui le graduatorie sono ormai esaurite: matematica, latino e greco alle scuole superiori.

In Lombardia la Cgil ha denunciato una procedura informatica per il reclutamento vecchia e fallata ( Sigeco): « Sta escludendo centinaia e centinaia di docenti dai ruoli » . Lo scarso personale presente nell’Ufficio scolastico di quella regione sarebbe alla base di « esclusioni e cancellazioni arbitrarie » . Il provveditorato ha voluto ridimensionare il problema, ma la questione — nazionale, questa — è il costante peggioramento della macchina amministrativa scolastica, che sia centrale o periferica, del provveditorato o dell’ultima scuola professionale. E senza quella cinghia s’inceppa la didattica, la trasmissione del sapere.

Nel Paese manca un dirigente amministrativo ogni tre scuole: 2.400 posti vacanti su poco più di ottomila istituti. In Emilia Romagna i posti scoperti sono 230 su 536 scuole, oltre il 40 per cento. A metà luglio il ministro Bussetti ha inviato alla Pubblica amministrazione la richiesta di bandire il concorso per 2.004 posti da Direttore dei servizi generali amministrativi: non si fa da quindici anni. Si attende risposta. Il concorso per presidi — ne manca uno su sei e uno sui quattro è a mezzo servizio in quanto reggente di altre scuole — è partito a inzio estate, ma ci sono due problemi: con i pensionamenti dello scorso giugno il 2018- 2019 sarà l’anno peggiore per i vuoti delle dirigenze scolastiche e, due, la lunghezza della selezione non riuscirà a dare nuovi presidi ( 2.425 per l’esattezza) neppure per settembre 2019. Lo staff del ministro sta studiando come accorciare il concorso. Mancano anche amministrativi e bidelli, nelle scuole italiane: il Miur ne ha immessi 9.838, ma le segreterie sono al collasso. In Campania, patria del sovraffollamento da docenti, i concorsi per abilitati sono finiti a luglio, ma le graduatorie non vengono pubblicate per timore di ricorsi. E trecento vincitori non entrano in ruolo.

In estate, Bussetti ha aperto al rientro dei “deportati al Nord” nelle province meridionali di provenienza ( che quest’anno insegneranno al posto dei precari locali, infuriati), quindi, dopo aver aperto all’assunzione dei diplomati magistrali, ha assistito sbigottito all’approvazione alla Camera di un emendamento Leu che porta nelle graduatorie una valanga di nuovi precari. La sua maggioranza dovrà rimediare all’errore al Senato.

Chiamata diretta, ultimo addio

da ItaliaOggi

Chiamata diretta, ultimo addio

Pronto il disegno di legge della Lega. Gli ambiti resistono, ma ridisegnati. Ogni prof avrà la sede di diritto, via la scelta del dirigente

Alessandra Ricciardi

La bandiera della riforma della Buona scuola voluta da Matteo Renzi, la chiamata diretta, sarà definitivamente ammainata. Prevista dalla legge n. 107/2015, lo scorso anno è stata prima corretta nella sua versione iniziale da una sequenza contrattuale (ministro dell’istruzione, Valeria Fedeli), poi se ne è disposta, sempre per via contrattuale, la sospensione per l’anno che inizierà il primo settembre, dando prevalenza al punteggio in graduatoria. L’atto finale è l’abrogazione, prevista dal contratto di governo Lega-M5s. Il partito di Matteo Salvini ha già pronta la sua proposta, a firma del presidente della commissione istruzione del senato, e responsabile scuola della Lega, Mario Pittoni. Il testo del ddl, depositato ma non ancora pubblicato e che ItaliaOggi ha letto, prevede che i docenti che hanno la titolarità su ambito ottengano automaticamente la titolarità nella scuola dove stanno prestando servizio.

Se ad avvio di anno staranno prestando servizio in una scuola di ambito diverso da quello dove sono titolari, assumeranno la titolarità presso l’ultima scuola dell’ambito di titolarità dove hanno prestato servizio oppure dove sono titolari di incarico triennale. La situazione che farà testo sarà quella registrata alla data del 31 dicembre 2018. Una scadenza per la quale dunque il ddl, che potrebbe usufruire del nuovo regolamentato del senato e dunque essere approvato solo in commissione bypassando l’aula, dovrà essere da tempo già legge.

Il ddl fa salvi gli ambiti territoriali, almeno per il momento. E si prevede la possibilità che possano essere modificati nella loro ampiezza dagli uffici scolastici regionali, sentite le regioni e gli enti locali, entro il 31 dicembre e comunque ogni tre anni.

E così ogni docente di ruolo diventerà titolare sulla sede di servizio, eliminando quella scelta discrezionale affidata al dirigente scolastico che doveva essere, nelle intenzioni del legislatore della Buona scuola, uno dei tasselli di una scuola dinamica, in cui ogni istituto sceglie i docenti incrociando la propria offerta didattica con i curriculum dei candidati. Un sistema di incontro tra domanda e offerta che faceva salvo il concorso nazionale per il reclutamento, e declinava nella scelta del singolo docente l’autonomia scolastica.

La novità della chiamata è stata avversata dai sindacati, con dure opposizioni tra questi e l’Anp, l’associazione nazionale presidi. Salvo poi nel tempo registrare che gli stessi dirigenti segnalavano difficoltà e problemi nell’attuazione del sistema. Tali da far preferire a molti che fossero le direzioni scolastiche regionali, in base al punteggio dei docenti, ad assegnare gli stessi alle scuole.

Nella premesse all’articolato del ddl, Pittoni evidenzia i problemi di natura «squisitamente giuridica» che ne hanno consigliato l’abrogazione. Al primo punto la «coesistenza irrazionale», nella stessa scuola, di docenti con stato giuridico diverso: quelli titolari di scuola, e dunque inamovibili, e quelli di nuova assunzione e assegnati con la chiamata diretta, amovibili ogni tre anni. E poi la creazione «fittizia» dell’ambito, un’aggregazione sul territorio che non ha però un gestore del personale che vi ricade. Infine, le motivazioni di ordine organizzativo: la concomitanza con la chiamata diretta delle varie operazioni di avvio dell’anno, che hanno indotto alcuni presidi a non dare seguito alla chiamata diretta oppure a far slittare in avanti di altre procedure, come l’attribuzione delle supplenze. Un sistema caotico, insomma. Per il futuro, meglio valorizzare il punteggio dei singoli.

Pulizie nelle scuole, M5s e Lega pronti ad assumere in ruolo tutti i 12 mila lavoratori delle ditte esterne

da ItaliaOggi

Pulizie nelle scuole, M5s e Lega pronti ad assumere in ruolo tutti i 12 mila lavoratori delle ditte esterne

La pulizia delle scuole potrebbe tornare ad essere affidat esclusivamente ai collaboratori scolastici contrattualizzati dipendenti dal ministero dell’istruzione

Franco Bastianini

‘esternalizzazione in essere della pulizia delle scuole mediante l’appalto dei servizi a ditte private – un migliaio le scuole interessate nell’anno scolastico che sta per concludersi – non solo non sarà confermata ma potrebbe non avere più un futuro.

La pulizia delle scuole e la realizzazione del programma di ripristino e mantenimento della funzionalità e del decoro degli immobili adibiti a istituzioni scolastiche ed educative di cui alla nota ministeriale prot. n. 3039 del 7 aprile 2014 potrebbero tornare ad essere affidate esclusivamente ai collaboratori scolastici contrattualizzati dipendenti dal ministero dell’istruzione in servizio nelle scuole con contratto sia a tempo indeterminato sia determinato, previo l’inserimento dei circa 12 mila ex lavoratori socialmente utili (Lsu) attualmente in servizio nelle scuole quali dipendenti delle ditte appaltatrici sui 11.857 posti di collaboratori scolastici accantonati da anni per tali fini.

L’abbandono dell’affidamento in appalto esterno delle pulizie delle scuole era già stato prospettato ai sindacati dai dirigenti ministeriali nel corso di una riunione svoltasi all’inizio del 2018. In quella circostanza i rappresentanti dell’allora ministro dell’istruzione Valeria Fedeli avevano ribadito l’orientamento, già espresso in altre circostanza, di reinserire negli organici di diritto delle singole scuole i posti di collaboratore scolastico accantonati per affidare appunto le pulizie attraverso la stipula di specifici appalti con ditte private che, per lo svolgimento di tali servizi utilizzavano prevalentemente ex lavoratori socialmente utili.

A condividere quell’orientamento ministeriale è ora una recente dichiarazione di Luigi Gallo, presidente della VII Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera, dichiarazione che è stata postata su Facebook: «Posso comunicare che in Parlamento arriva il cambiamento cercato da 17 anni per assumere più di 12mila lavoratori dei servizi di pulizia nelle scuole mettendo fine all’esternalizzazione colpita da continue inchieste della magistratura e rendendo la scuola un luogo più dignitose e pulito e facendo risparmiare allo stato 200 milioni all’anno che potranno essere reinvestiti nel mondo della scuola». A tal fine il M5S insieme alla Lega ha depositato in Commissione cultura una risoluzione che porta il numero 37.

Le anticipazioni del presidente Gallo indicherebbero che il Governo sarebbe intenzionato a mettere la parola fine ad una difficile gestione del personale venutasi a creare nelle scuole fin dall’entrata in vigore della legge 3 maggio 1999, n. 124 e delle successive ordinanze e circolari ministeriali che avevano disciplinato il passaggio allo Stato del personale appartenente agli enti locali ma limitatamente a quello in servizio alla data del 31 dicembre 1999 nelle istituzioni scolastiche statali.

Appare comunque impossibile che una tale operazione possa concretizzarsi già con l’inizio del prossimo anno scolastico. L’anno scolastico di svolta potrebbe essere invece quello del 2019/2020 sempre che per quella data la specifica commissione paritetica, costituita in seno al contratto collettivo nazionale di lavoro valido per il triennio 2016/2018, avrà definito ruolo e contenuto della figura del collaboratore scolastico nella scuola dell’autonomia.

Sul ruolo e sul contenuto della figura del collaboratore scolastico nella scuola autonoma da ogni ingerenza esterna, il confronto tra le parte interessate- organizzazioni sindacali, amministrazione scolastica e lo stesso personale- non è ancora iniziata in assenza di proposte innovative e alternative all’attuale ruolo occupato da tale personale.

Vaccini, dirigenti (quasi) salvi Persiste l’onere di controlli a campione e per i casi dubbi

da ItaliaOggi

Vaccini, dirigenti (quasi) salvi Persiste l’onere di controlli a campione e per i casi dubbi

Bussetti conferma: delle false autocertificazioni presentate risponderanno solo i genitori

Marco Nobilio

I dirigenti scolastici dovranno effettuare controlli a campione sulle autocertificazioni presentate dai genitori degli alunni riguardanti le vaccinazioni effettuate. Ma se le dichiarazioni si riveleranno non veritiere, le responsabilità ricadranno esclusivamente sui genitori autori delle autocertificazioni. È quanto è emerso durante un incontro che si è tenuto il 23 agosto scorso presso il dicastero di viale Trastevere tra il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei dirigenti scolastici. Nel corso dell’incontro è stata anche affrontata la problematica relativa alla possibilità, per i genitori degli alunni, di concorrere ai posti nelle scuole dell’infanzia lasciati liberi dai bambini i cui genitori non avranno presentato in tempo le autocertificazioni.

L’amministrazione non avrebbe intenzione di emanare una circolare su questa questione, perché gli aspetti più delicati della materia sono già regolati dall’articolo 4 del decreto Lorenzin. Che a questo proposito prevede espressamente che nelle classi in cui dovessero essere presenti dei bambini immunodepressi, dovranno essere inseriti solo alunni che risultino in regola con le vaccinazioni.

Eventuali chiarimenti saranno inseriti solo dopo l’approvazione definitiva del decreto milleproroghe, che prevede la proroga di un anno della possibilità per i genitori di autocertificare le vaccinazioni effettuate dai figli in luogo della presentazione della relativa certificazione sanitaria.

La questione è molto delicata perché la legge generale sull’autocertificazione esclude la possibilità di presentare autocertificazioni che riguardino stati di salute o situazioni collegabili a materie che riguardino le certificazioni sanitarie. E aveva suscitato molte polemiche da parte dei dirigenti scolastici che, in alcuni casi, si erano spinti fino a minacciare di non ammettere alunni che non avessero presentato le certificazioni. La posizione più dura, quella dell’Anp.

Resta il fatto, però, che in capo ai dirigenti scolastici permane l’obbligo di effettuare i controlli sulle autocertificazioni. La legge, peraltro, prevede che questi controlli debbano essere effettuati «a campione» e solo qualora insorgano dubbi sulla veridicità delle stesse. In via generale, dunque, non è previsto che i dirigenti procedano con controlli a tappeto, ma solo qualora insorgano dubbi. Dubbi che potrebbero verificarsi qualora gli alunni muniti di autocertificazione dovessero contrarre malattie per le quali risultino vaccinati secondo quanto dichiarato dai genitori.

Va detto subito che il mero fatto di contrarre una malattia per la quale risulti la vaccinazione non costituisce, di per sé, un presupposto per ritenere che la vaccinazione non sia stata effettuata. Anche perché non possono essere esclusi errori in riferimento alla diagnosi oppure risposte anomale dell’alunno vaccinato nei confronti della stessa malattia. Fermo restando che ciò costituisce un valido presupposto fattuale per procedere obbligatoriamente ai controlli.

Quanto al contesto normativo, l’articolo 45 del decreto del presidente della repubblica prevede espressamente che, in caso di dubbi, l’amministrazione debba procedere ai controlli consultando direttamente gli archivi dell’amministrazione che avrebbe avuto titolo a certificare i dati contenuti nell’autocertificazione.

E se ciò non è possibile, il dirigente scolastico ha l’obbligo di richiedere all’amministrazione competente, anche attraverso strumenti informatici o telematici, una conferma scritta della corrispondenza di quanto dichiarato con le risultanze dei registri da questa custoditi. Per la scuola dell’infanzia, senza la regolarità delle vaccinazioni il dirigente non dovrebbe ammettere a scuola il bambino.

Nel caso di mancata presentazione delle autocertificazioni nel temrine previsto, visto che il termine del 6 luglio scorso era ordinatorio e non perentorio, le scuole dovranno comunque accettare i certificati o le autocertificazioni presentate prima dell’avvio delle lezioni.

Qualora le dichiarazioni presentino delle irregolarità o delle omissioni rilevabili d’ufficio, non costituenti falsità, il dirigente scolastico dovrà darne notizia ai genitori interessati. Che dovranno necessariamente procedere alla regolarizzazione o al completamento della dichiarazione. In mancanza di tale adempimento, il dirigente non potrà dare seguito al controllo. E in questo caso andrà incontro alle eventuali responsabilità del caso anche in riferimento ad eventuali azioni risarcitorie.

Sullo sfondo della vicenda vaccini, resta l’attesa per l’emendamento al ddl Milleproroghe che dovrebbe eliminare l’obbligo previsto dalla legge Lorenzin. Per introdurre, come annunciato dal ministro della salute, la pentastellata Giulia Grillo, un obbligo flessibile, in base alle situazioni di copertura riscontrare sui territori. Il ddl non è stato ancora pubblicato.

Comitato di valutazione, nel 2018/19 va rinnovato: composizione, scelta componenti e compiti

da Orizzontescuola

Comitato di valutazione, nel 2018/19 va rinnovato: composizione, scelta componenti e compiti

di Nino Sabella

Il comma 129 della legge n. 107/2015 ha novellato il Comitato per la valutazione dei docenti, prima disciplinato dall’articolo 11 del D.Lgs. 297/1994.

Il Comitato per la  valutazione dei docenti, che dura in carica tre anni, dovrà essere rinnovato per il triennio 2018/19, 2019/20, 2020/2021, essendo terminato nel 2017/18 il triennio di vigenza.

Ricordiamo in questa scheda la composizione del comitato, gli organi deputati alla sua costituzione e i compiti che è chiamato a svolgere.

Composizione

Il Comitato per la valutazione dei docenti è composto da:

  • dirigente scolastico, che lo presiede;
  • tre docenti dell’istituzione scolastica, di cui due scelti dal collegio dei docenti e uno dal consiglio di istituto;
  • rappresentanti dei genitori e degli studenti (differenti a seconda del ciclo di istruzione), scelti dal consiglio di istituto:

–  due rappresentanti dei genitori, per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione;

– un rappresentante degli studenti e un rappresentante dei genitori, per il secondo ciclo di istruzione;

  • un componente esterno individuato dall’USR competente per territorio.

Scelta e nomina componenti

Il Miur, con apposite faq, ha fornito indicazioni in merito alla scelta dei due insegnanti da parte del collegio docenti e dei genitori, degli studenti e del docente da parte del consiglio di istituto, considerato che la legge 107/2015 non ha fornito alcuna prescrizione al riguardo.

Docenti scelti dal collegio docenti

Il Ministero ha chiarito che  è competenza della scuola definire autonomamente  come “scegliere” i docenti, quindi procedere alla definizione delle modalità di scelta, prevedendo od escludendo autocandidature, presentazione di liste, proposte di candidature, ecc.

Considerato che la scelta riguarda “persone”, il Ministero ha evidenziato la necessità che la votazione si svolga a scrutinio segreto.

Docenti, genitori e studenti scelti dal Consiglio di istituto

Analogamente a quanto indicato per il Collegio docenti, il Consiglio d’istituto può autonomamente definire le modalità di scelta dei tre componenti da inserire nel Comitato (un docente e due genitori per l’infanzia e il primo ciclo; un docente, uno studente e un genitore per il secondo ciclo), prevedendo od escludendo autocandidature, presentazione di liste, proposte di candidature, ecc.

Anche in questo caso, la votazione va svolta a scrutinio segreto.

Il Miur ha, infine, chiarito che i membri scelti dal consiglio di istituto non devono per forza far parte del medesimo.

Nomina componente esterno

Il componente esterno è nominato dall’Ufficio scolastico regionale fra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici, second le indicazioni fornite a tutti gli Uffici dal Miur.

Istituti comprensivi e rappresentatività dei settori infanzia, primaria e secondaria primo grado

La legge 107/2015 non ha prescritto nulla in merito alla possibilità o meno che nel Comitato, in caso di istituti comprensivi, siano rappresentati i tre settori (infanzia, primaria e primo grado), che lo costituiscono.

Anche in questo caso, come chiarito dal Miur, si lascia “spazio” all’autonomia delle scuole, che decidono sull’opportunità o meno di prevedere la rappresentanza dei vari settori in seno al Comitato.

Compiti

Il Comitato per la valutazione dei docenti è chiamato a svolgere i compiti seguenti:

  • individuazione dei criteri per la valorizzazione dei docenti, sulla base di  di quanto indicato nelle lettere a),b),e c), punto 3, del comma 129 della legge 107/15;
  • espressione del parere sul superamento del periodo di formazione e di prova per il personale docente ed educativo; in sede di valutazione dei neoassunti il comitato  è composto dal dirigente scolastico, che lo presiede, dai docenti scelti dal collegio dei docenti e dal docente scelto dal consiglio di istituto ed è integrato dal tutor del neo immesso;
  • valutazione del servizio, di cui all’art.448 del D.lgs. 297/94, su richiesta dell’interessato, previa relazione del dirigente scolastico;  in tal caso il comitato opera con la presenza dei genitori e degli studenti; se la valutazione riguarda un membro del comitato, questi verrà sostituito dal consiglio di istituto;
  • riabilitazione del personale docente, di cui all’art.501 del D.lgs. 297/94.

Insediamento

Completata la composizione, scrive il Miur, è opportuno che il dirigente scolastico provveda alla formale costituzione del Comitato.

Lo stesso dirigente, inoltre, in qualità di presidente dell’organo, provvede alla convocazione per l’insediamento.

Ricordiamo che il comitato è validamente costituito anche con la sola presenza del dirigente scolastico e del membro esterno individuato dall’USR. Al riguardo leggi: Comitato di valutazione, sarà esecutivo anche senza docenti: con dirigente ed esperto esterno

La nostra Guida

Ptof: va rinnovato. Cosa fa il Dirigente Scolastico, cosa gli insegnanti

da Orizzontescuola

Ptof: va rinnovato. Cosa fa il Dirigente Scolastico, cosa gli insegnanti

di Katjuscia Pitino

Il Piano Triennale dell’offerta formativa è di prossima scadenza e presto i collegi dei docenti dovranno mettersi al lavoro per rinnovarlo, modificando o sviluppando certi ambiti che a distanza di tre anni dall’emanazione della Legge 107 del 2015 sono diventati cogenti, anche per effetto dei Decreti legislativi previsti dalla legge 107.

Il ruolo del Dirigente Scolastico

Il rinnovo del PTOF deve partire obbligatoriamente dagli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico, quindi a lui spetta dare gli orientamenti, sulla base dei quali la comunità professionale procederà, se non per elaborare il piano nella sua interezza, a cambiare d’abito a talune sezioni o rivedere formalmente aspetti che intanto si sono evoluti, perché sono subentrate nuove norme, documenti europei e nazionali, note ministeriali che hanno dato indicazioni su tematiche caratterizzanti il piano triennale dell’offerta formativa.

Ptof e curricolo inclusivo

Lo scorso 17 maggio, il Miur ha emanato la Nota 1143 a firma del Capo di Dipartimento Rosa De Pasquale che ha come oggetto “l’autonomia scolastica quale fondamento per il successo formativo di ognuno” mentre il 14 agosto è stato reso noto il Documento di lavoro “L’autonomia scolastica per il successo formativo” (frutto di un gruppo di lavoro istituito con Decreto Dipartimentale n.479 del 2017) un replay amplificato dei temi trattati nella nota richiamata. Leggendo i due documenti, si evince subito che il PTOF del prossimo triennio dovrà essere marcatamente “inclusivo”, laddove il concetto di inclusione, definito di recente a livello normativo, nel D.Lgs. n.66 del 2017, si carica di un concetto fondamentale: “l’inclusione è garanzia per l’attuazione del diritto alle pari opportunità e per il successo formativo di tutti” (Doc.pag.5). Il monito lanciato alle scuole è quello di evitare i rischi di categorizzare gli alunni con svantaggi e di “parcellizzare gli interventi e progettare percorsi differenti per ognuno degli alunni delle classi” (Nota pag.5). L’inclusione non è quindi affare di pochi, “quanto pensare alla classe, come una realtà composita in cui mettere in atto molteplici modalità metodologiche di insegnamento-apprendimento” (Nota pag.5). Recepito il messaggio, il nuovo PTOF dovrebbe disfarsi di certe definizioni usuali utilizzate per sezionare le parti dei piani triennali: interventi per alunni con BES, inclusione degli alunni con BES, interventi per alunni con disabilità e via dicendo, facendo suo il concetto che l’inclusione è la dimensione che sovrasta sull’agire della scuola e i BES provano solo che esiste la necessità di includere, ma non di porre etichette su determinati alunni. Il primo indirizzo del dirigente scolastico per il rinnovo del PTOF, in linea con la Nota e il Documento di lavoro, potrebbe quindi far leva sulla costruzione di un curricolo inclusivo, ma attenzione, nella portata più ampia, senza capitoli-cella, senza compartimenti stagni.

Il curricolo per competenze

L’altro aspetto significativo su cui porre l’attenzione per il rinnovo del PTOF è la didattica che deve essere speculare al raggiungimento degli obiettivi inclusivi dichiarati nel curricolo. Qui ogni scuola esterna le proprie scelte progettuali e identifica gli ambienti di apprendimento che predilige. Tuttavia c’è un pericolo da evitare: l’elencazione monotona di metodologie che nella realtà poi non vengono praticate. In un momento in cui l’UE ha rieditato le competenze chiave per l’apprendimento permanente non sarebbe male proporre come secondo indirizzo, la rimodulazione o l’elaborazione di un capitolo del PTOF dedicato alla didattica per competenze, evitando sempre di definire proposte e dispositivi nell’ambito di una specifica area e secondo una prospettiva settoriale e disciplinare, perché tutto nel PTOF deve agganciarsi alla visione comune della scuola, alla dimensione inclusiva che nasce dal confronto, che orienta, trattiene da possibili enucleazioni avulse dal contesto di riferimento.

Il monitoraggio dei documenti delle istituzione scolastica e la collegialità

In ultimo, gli aspetti già citati, devono fare i conti con i documenti più importanti dell’istituzione scolastica: il RAV, il Piano di miglioramento, il Piano annuale per l’inclusione, il Piano nazionale per la scuola digitale e il Piano per la formazione del personale dei docenti a livello di istituzione scolastica. Si tratta di fare il punto sullo stato dell’arte per capire quanto sia stato realizzato e quanto ancora sia rimasto in sospeso, appurare dunque la sostenibilità, lo sviluppo ecologico-evolutivo delle azioni messe in atto. Però tutto questo riguarda le comunità intelligenti che sanno identificare, attraverso strumenti di concertazione collegiale cosa ne pensa la comunità professionale delle esperienze concluse, come vede il futuro della scuola e quali sono gli aggiustamenti tempestivi da realizzare. Il mezzo esclusivo per ottemperare a tutto ciò è l’aver monitorato sempre i processi, rilevare, riflettere, dare contezza che all’interno delle scuole la collegialità non è pro forma, ma esiste realmente. La Nota ministeriale 1143 insiste su questo aspetto della collegialità, affermando che “si ritiene, quindi, necessario, in previsione del rinnovo del Piano Triennale dell’Offerta Formativa, proporre alle SS.LL. di avviare nei collegi docenti, nei dipartimenti disciplinari, nei consigli di classe e di interclasse, una riflessione sull’evoluzione del contesto normativo ed organizzativo della scuola italiana, anche dando impulso a momenti di scambio professionale per la valorizzazione delle competenze e la promozione di attività di ricerca/sperimentazione didattica”. L’invito è chiaro: occorre creare occasioni di scambio, favorire lo sviluppo della collegialità nel senso vero del termine, come raccolta dei differenti punti di vista e come aggiunge ancora la Nota “con un utilizzo funzionale dei documenti, ad esempio verbali e delibere”, quasi sempre asettiche e prive di contenuti riguardanti i momenti del confronto.

Non sarebbe male quindi prima di rinnovare il PTOF lanciare nella singola istituzione scolastica una rilettura condivisa del documento già esistente, raccogliere le diverse percezioni, elaborare prima che un PTOF, una prospettiva condivisa. Gli indirizzi spettano però al dirigente scolastico così come sarebbe opportuno da parte sua condividere la Nota e il Documento.

Concorso Dirigenti Scolastici: prova scritta ad ottobre, salvo rinvii

da Orizzontescuola

Concorso Dirigenti Scolastici: prova scritta ad ottobre, salvo rinvii

di redazione

I sindacati hanno partecipato ieri ad un incontro al Miur in cui erano presenti il Capo del Gabinetto, cons. Giuseppe Chinè, coadiuvato dalla dott.ssa Maria Maddalena Novelli, dalla Dott.ssa Carmela Palumbo, dal Dott. Iacopo Greco e dal Dott. Rocco Pinneri.

Uno degli argomenti affrontato è stato quello del concorso per dirigente scolastico, in corso di svolgimento.

Prova scritta forse ad ottobre

Il prossimo appuntamento sarà quello della prova scritta. I sindacati riferiscono:

Snals Il concorso per D.S. prevede la prova scritta nella prima metà di ottobre.

Cisl L’Amministrazione ha comunicato che la prova scritta del concorso per i dirigenti scolastici si terrà, molto probabilmente, nella prima settimana di ottobre.

In linea generale, dai resoconti è possibile desumere che sia obiettivo dell’Amministrazione quella di poter svolgere la prova scritta prima possibile, in modo da far partire l’iter successivo. Ma non c’è ancora una data stabilita, solo un periodo di riferimento. Salvo, naturalmente, rinvii dovuti a motivi al momento non presi in considerazione.

8.736 docenti ammessi alla prova scritta

Gli ammessi allo scritto sono 8.736: gli 8.700 previsti da bando, più 36 candidati che risultano a pari merito con un  punteggio di 71,7. Ecco l’elenco degli ammessi

Domande Presidenti e Commissari entro il 7 settembre

Le domande in qualità di  Presidente, Componente o Componente aggregato della Commissione del corso-concorso per dirigente scolastico sono state riaperte e si chiuderanno il 7 settembre. Concorso dirigenti scolastici, domande presidenti e commissari sottocommissioni entro il 7 settembre

Accorciare il percorso

Nel frattempo è allo studio del Miur la modalità per accorciare il percorso, in modo da garantire l’assunzione per l’a.s. 2019/29 e mitigare il fenomeno delle reggenze (circa 1.700 quest’anno). In pratica, poiché si tratta di un corso concorso

dovrebbe essere possibile svolgere l’ attività formativa durante il periodo di prova Concorso dirigenti, Bussetti “accorceremo percorso, in servizio dal 1° settembre 2019”

ATA terza fascia, graduatorie definitive entro il 20 settembre

da Orizzontescuola

ATA terza fascia, graduatorie definitive entro il 20 settembre

di redazione

Nel corso di un incontro al Miur con i sindacati l’Amministrazione ha indicato quali potrebbero essere i tempi di massima per la pubblicazione delle graduatorie definitive ATA di III fascia.

Ritardi nella pubblicazione delle graduatorie

Ricordiamo che la pubblicazione delle graduatorie ha subìto notevoli ritardi con slittamento delle date preventivate e non si farà in tempo per il 1° settembre, se non per poche province.

Le ultime province ad aver diffuso le provvisorie sono state Milano e Torino, per cui bisogna attendere i tempi tecnici per i reclami e la conseguente gestione degli elenchi da parte delle segreterie.

Pubblicazione entro il 20 settembre

Secondo quanto riferisce il sindacato Cisl, le graduatorie definitive saranno pubblicate in questi giorni (per le province che le hanno richieste) e si prevede che siano tutte comunque disponibili entro il 20 settembre

Supplenze con data certa

Ricordiamo la disposizione contenuta nell’art. 41 del nuovo CCNL e ripresa nell’annuale circolare sulle supplenze, secondo la quale non è più possibile conferire nomine con dicitura “fino ad avente diritto”, ma tutte le supplenze – anche quelle conferite in attesa di nuove graduatorie – dovranno essere conferite con data di termine. Supplenze, MIUR: no contratti sino ad avente diritto ma con data certa. Quando si può perdere posto

L’ufficio Scolastico di Salerno ha invece deciso di prorogare i contratti di supplenza in essere al 31 agosto 2018, fino alle nomine. Supplenze ATA, proroga contratti dal 1° settembre. A chi spetta