Vaccini, Bussetti: “Scuole devono far rispettare le leggi. Il minore non vaccinato rimane iscritto”

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

Question Time alla Camera dei Deputati con il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. Il titolare del dicastero di Viale Trastevere ha risposto in merito all’interrogazione presentata dall’onorevole Anna Ascani (Partito Democratico) sull’ipotesi di rivedere l’obbligo vaccinale quale requisito per l’ammissione a scuola.

Ecco la risposta del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti: “Il decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2017, n. 119, cosiddetto “decreto Lorenzin”, voluto e votato da una maggioranza politica diversa da quella uscita dalle urne delle ultime consultazioni politiche, prevedeva all’articolo 5, comma 1, secondo periodo, con riferimento all’anno scolastico 2017-2018 – e leggo testualmente – che “la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie può essere sostituita dalla dichiarazione resa ai sensi del DPR 28 dicembre 2000, n. 445. In tal caso la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie deve essere presentata entro il 10 marzo 2018”.

Con l’articolo 6, comma 3-quater, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2018, n. 108, cosiddetto “decreto proroga termini”, è stato previsto, per venire incontro alle esigenze delle famiglie anche per l’anno scolastico 2018-2019, che – e rileggo virgolettato – “l’applicazione della disposizione di cui all’articolo 5, comma 1, secondo periodo, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2017, n. 119, è prorogata all’anno scolastico 2018-2019 e al calendario dei servizi educativi per l’infanzia e dei corsi per i centri di formazione professionale regionale 2018-2019. In caso di presentazione della dichiarazione sostitutiva, resa ai sensi del testo unico del DPR 28 dicembre 2000, n. 445, la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie deve essere presentata entro il 10 marzo 2019”.

Questo è, pertanto, il regime giuridico applicabile all’anno scolastico in corso e le scuole, così come i servizi educativi dell’infanzia, non potranno che farlo rispettare, con la doverosa precisazione che il minore, non in regola con gli adempimenti vaccinali e, di conseguenza, escluso dall’accesso ai servizi, rimarrà comunque iscritto ai servizi educativi per l’infanzia e alle scuole dell’infanzia e sarà nuovamente ammesso alla frequenza subito dopo la presentazione da parte dei genitori della documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie per legge.

Quanto, infine, alle intenzioni del Governo in ordine alla revisione dell’obbligo vaccinale, ricordo che attualmente è all’esame della XII Commissione (Igiene e sanità) del Senato della Repubblica il disegno di legge n. 770, a firma dei senatori di entrambi i gruppi parlamentari di maggioranza, che si prefigge l’obiettivo, anche attraverso l’introduzione dello strumento cosiddetto “obbligo flessibile”, di comprendere la vaccinazione nell’ambito di un più ampio impegno dello Stato a incentivare tutti gli strumenti di salute pubblica nella convinzione che la finalità della profilassi vaccinale”.

Bussetti: “In 10 secondi ho capito che la Buona Scuola non andava”

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha rilasciato una lunga intervista al sito del settimanale Panorama. Tanti gli argomenti trattati nel corso del colloquio con il giornalista Luca Telese.

In particolare Bussetti ritorna sulla vicenda mediatica scaturita dalle sue parole sui docenti e il Sud: “Ho provato in quel caso cosa, a mie spese, significhi la manipolazione mediatica. Nel video si vede: né io, né chi mi fa la domanda parla di professori o di docenti! Non si discuteva nemmeno di scuola! Il video viene tagliato, zac!, che nel titolo appare la parola “professori” e che questo gioco di prestigio diventa una fake news che rimbalza ovunque. Lo sapete che il 90 per cento dei miei collaboratori nell’amministrazione erano meridionali?”.

Sulla Buona Scuola, invece, Bussetti è categorico: “In 10 secondi ho capito che non andava. Abbiamo inserito l’algoritmo: appena è arrivata la schermata di chi passava la funzionaria del provveditorato, che conosceva tutti i casi a memoria, la guarda e mi fa: ‘È tutto sbagliato. Avremo montagne di ricorsi’”.

Maturità 2019, le indicazioni per gli studenti disabili

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Sul sito del Miur è disponibile l’ordinanza ministeriale relativa all’esame di stato.

A 100 giorni esatti dall’inizio della maturità viene pubblicata pertanto la consueta ordinanza, in largo anticipo rispetto al passato, per volere del Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.

Esame di Stato: indicazione per studenti disabili

L’ordinanza, all’articolo 2, comma 3, illustra infatti le indicazioni principali per quanto riguarda gli studenti con disabilità.

Prima di tutto bisogna ricordare che il consiglio di classe stabilisce la tipologia delle prove d’esame e se le stesse hanno valore equipollente all’interno del piano educativo individualizzato.

La commissione d’esame, sulla base della documentazione fornita dal consiglio di classe, relativa alle attività svolte, alle valutazioni effettuate e all’assistenza prevista per l’autonomia e la comunicazione, predispone una o più prove differenziate, in linea con gli interventi educativo-didattici attuati sulla base del piano educativo individualizzato e con le modalità di valutazione in esso previste.

La commissione, inoltre, potrà assegnare un tempo differenziato per l’effettuazione delle prove da parte del candidato con disabilità.

Queste prove di valore equipollente, determinano il rilascio del titolo di studio conclusivo del secondo ciclo di istruzione.

Un punto molto importante è quello relativo al fatto che nel diploma finale che verrà consegnato allo studente, non viene fatta menzione dello svolgimento di prove differenziate.

Invece, per quanto riguarda le studentesse e agli studenti con disabilità per i quali sono state predisposte dalla commissione prove non equipollenti a quelle ordinarie sulla base del piano educativo individualizzato o che non partecipano agli esami o che non sostengono una o più prove, viene rilasciato un attestato di credito formativo recante gli elementi informativi relativi all’indirizzo e alla durata del corso di studi seguito, alle discipline comprese nel piano di studi, con l’indicazione della durata oraria complessiva destinata a ciascuna delle valutazioni, anche parziali, ottenute in sede di esame.

Esame di Stato: le date da ricordare

La prima prova, Italiano, è messa in calendario per il 19 giugno, a partire dalle 8.30. il giorno dopo, giovedì 20 giugno, sempre alle 8.30, ci sarà la seconda prova, diversa per ciascun indirizzo di studi. L’ordinanza sull’esame di stato individua anche le date per le eventuali prove suppletive.

Pi greco Day: domani, 14 marzo, studenti si sfideranno al Miur

da Tuttoscuola

Dalla primaria alla secondaria di II grado. Anche quest’anno saranno migliaia gli studenti di tutta Italia che domani, giovedì 14 marzo, celebreranno la costante matematica più famosa al mondo, il Pi Greco. E tornerà anche l’ormai tradizionale sfida a colpi di formule e numeri al Ministero dell’Istruzione.

Le gare che si terranno al MIUR potranno essere seguite in diretta streaming sul sito www.miur.gov.it. A contendersi il podio quattordici squadre (6 per la scuola primaria, 4 per la secondaria di primo grado e 4 per la secondaria di II grado), da quattro giocatori ciascuna.

Alle 9.30 partirà anche la sfida per gli istituti scolastici di tutta Italia tramite una piattaforma online dedicata. Le scuole avranno l’intera giornata per conquistare il titolo più ambito. Dovranno rispondere al maggior numero di quiz possibile fino alla chiusura delle gare.

L’iniziativa al MIUR (nella Sala “Aldo Moro”) è organizzata dalla Redooc e dall’Università degli Studi di Torino ed è promossa dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione.

‘Gender’ a scuola: nuove polemiche

da Tuttoscuola

Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, parteciperà in qualità di relatore al tredicesimo Congresso mondiale della famiglia, in programma a Verona dal 29 al 31 marzo 2019, insieme al ministro per la famiglia Lorenzo Fontanae al leader del Family Day Massimo Gandolfini, noto tra l’altro per aver sostenuto senza mezzi termini che “l’omosessualità è un disturbo identitario”.

La partecipazione attiva del ministro dell’istruzione all’iniziativa è stata aspramente criticata dagli studenti dell’Unione degli Studenti e da quelli della Rete della Conoscenza, il cui coordinatore nazionale Giacomo Cossu ha dichiarato che “E’ vergognoso che il ministro dell’Istruzione partecipi a un’iniziativa che calpesta la Costituzione, riduce le donne al solo ruolo di madri e impone una visione di famiglia che legittima le discriminazioni. Scuole e università dovrebbero essere il luogo in cui combattere l’omotransfobia e i bigottismi, la presenza di Bussetti al Congresso delle famiglie va nella direzione opposta”.

Obiettivo del Congresso, d’altra parte, è fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1997 negli USA per iniziativa di gruppi cristiani (ma anche ebrei e musulmani) tradizionalisti, quello di difendere la famiglia naturale, definita come “l’unione di un uomo e una donna in un’alleanza permanente suggellata col matrimonio”, dal declino demografico e morale provocato da “divorzio, omosessualità e donne lavoratrici”.

L’evento, al quale interverrà anche Matteo Salvini, leader della Lega, offrirà ai ministri Bussetti e Fontana, anch’essi leghisti, un’occasione per ribadire la loro assoluta contrarietà alla diffusione nella scuola della teoria del gender (anch’essa di origine USA, come il Congresso mondiale della famiglia). Bussetti potrà rivendicare il merito di aver bloccato, nello scorso mese di dicembre, la distribuzione in Umbria di un questionario che indagava su omofobia, bullismo e razzismo tra gli adolescenti, predisposto da docenti dell’Università di Perugia, ma subito bollato dal senatore leghista Simone come “un questionario gender”. Ulteriori polemiche in arrivo…

Educazione alla cittadinanza digitale: entro il 2022 obbligatorio lo studio del coding a scuola

da Tuttoscuola

Educare al pensiero computazionale. Entro il 2022, nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo di istruzione sarà obbligatorio lo studio del pensiero computazionale e del Coding, in coerenza con le indicazioni nazionali per il curricolo. Questo è uno degli obiettivi della mozione approvata dalla Camera l’introduzione del coding nel curricolo della scuola dell’Infanzia e della Primaria entro il 2022. Firmatari della mozione di Forza Italia gli onorevoli Valentina Aprea, Mariastella Gelmini, Antonio Palmieri, Luigi Casciello, Marco Marin, Patrizia Marrocco e Gloria Saccani Jotti, di quella di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, capogruppo in commissione Cultura, Paola Frassinetti, Vicepresidente della commissione Cultura, e Carmela Bucalo, di quella del Pd Anna Ascani e di quella di Lega e M5S Daniele Bellotti e Alessandro Melicchio.

“Governare con scelte pubbliche le trasformazioni della quarta rivoluzione industriale con tempestività e lungimiranza richiede, prima di tutto, l’introduzione dell’insegnamento del Coding sin dalla scuola dell’infanzia e primaria per favorire la formazione del pensiero computazionale, la creatività digitale, e più generalmente, la cittadinanza digitale – afferma Valentina Aprea, prima firmataria della mozione di Forza Italia -. Intelligenza artificiale, robotica e biotecnologia, costituiscono i nuovi campi da sviluppare per favorire una nuova era del lavoro, migliorare anziché sostituire le condizioni e le opportunità del lavoro. Per questo, il Coding, la programmazione informatica, deve essere considerata come la quarta abilità di base per le nuove generazioni di studenti, insieme al leggere, allo scrivere e al far di conto”.

“Fratelli d’Italia esprime soddisfazione per l’approvazione della sua mozione sulla programmazione informatica (coding), una importante vittoria per la scuola italiana poiché introduce progressivamente e gradualmente, entro il 2022, l’obbligatorietà dello studio della programmazione informatica in tutte le scuole primarie e superiori di 1° e 2° grado, prevede percorsi formativi nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro anche attraverso la collaborazione con università, associazioni e imprese e contribuirà ad incrementare la formazione dei docenti”, dichiarano i deputati di FdI Mollicone, Frassinetti e Bucalo.

Anche Melicchio (M5S) esprime soddisfazione dalla sua pagina Facebook: “Abituare gli studenti al pensiero computazionale, alla creatività digitale, al coding e alle competenze di cittadinanza digitale può migliorare il rendimento dei nostri studenti anche nelle altre discipline e può dar loro una chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente, per proiettarsi al meglio nel futuro, per diventare cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l’altro”.

Cos’è il coding?

La disciplina del “coding” è già obbligatoria, a partire dalla scuola primaria, in molti Paesi europei come Gran Bretagna, Finlandia ed Estonia. In questo periodo se ne sente parlare spesso. Molti credono che sia solo un linguaggio di programmazione, ma il coding è molto di più. Educa infatti al pensiero computazionale, insegna attraverso dei giochi, a risolvere problemi – anche complessi – applicando la logica, ragionando passo passo sulla strategia migliore per arrivare alla soluzione. Educa al pensiero creativo, ma anche al suo risvolto pratico, attraverso l’utilizzo di strumenti di uso quotidiano come smartphone, tablet e videogiochi. 

Attraverso una serie di giochi ed esercizi interattivi, basati su un’interfaccia visuale, il bambino può determinare le azioni di uno o più personaggi spostando blocchi o oggetti grafici su un monitor. A ciascun blocco corrisponde un’azione, una linea di codice che non ha bisogno quindi di essere digitato. Basta muovere o assemblare i mattoncini tra di loro – nell’ordine necessario a raggiungere un certo obiettivo – e il gioco è fatto.

Il coding sta diventando una materia fondamentale per le nuove generazioni di studenti per alfabetizzarli ai linguaggi delle tecnologie e dominarle e rappresenta la quarta abilità di base della scuola, in continuità e non in contrapposizione con le abilità tradizionali del leggere, scrivere e far di conto.

Perché è importante studiare coding a scuola?

Sono i numeri a rispondere: entro il 2022 cesseranno di esistere 75 milioni di posti di lavoro che potranno essere eseguiti da macchine, mentre allo stesso tempo, altri 133 milioni verranno creati in ruoli più adatti alla divisione del lavoro tra umani, macchine e algoritmi, con un aumento netto di 58 milioni di nuove opportunità lavorative. In pochi anni ci sarà anche in Italia una crescente domanda di lavori in cui vi è un alto impiego di tecnologie: analisti di dati, sviluppatori di software, applicazioni, esperti di social ed eCommerce, esperti di automazione, ingegneri robotici e tanti nuovi ruoli in qualità di specialisti in machine learning e intelligenza artificiale. Per colmare il gap di competenze determinato dall’adozione di nuove tecnologie, le aziende punteranno, tra le strategie future prevalenti, sull’assunzione di interi nuovi staff di lavoratori in possesso delle competenze per l’utilizzo delle nuove tecnologie

Questo senza contare che le 10 skills, secondo il Rapporto “The Future of Jobs Report 2018”, che saranno indispensabili già a partire dal 2020 per gestire, coordinare o lavorare, rimandano a capacità di problem solving in situazioni complesse, pensiero critico, creatività, gestione delle persone, coordinarsi con gli altri (team working skills), intelligenza emotiva, capacità di giudizio e prendere decisioni, orientamento al servizio, negoziazione, flessibilità.

Si tratta di competenze che dovranno essere affrontate, insegnate e soprattutto allenate nei percorsi di istruzione scolastica e accademica per non avere degli “analfabeti di ritorno”, al termine degli studi superiori e per non farne dei disoccupati da formare nuovamente con nuovi costi per la collettività.

Il coding a scuola: verso la classe (e l’insegnante) 2.0

Secondo il testo provvisorio della mozione di Forza Italia, si impegna il Governo a considerare lo studio del coding, la dotazione nelle classi degli strumenti tecnologici necessari e nuovi aspetti degli ambienti per l’apprendimento in sostituzione degli arredi tradizionali, quali le lavagne di ardesia e la tradizionale organizzazione degli spazi con banchi e sedie non modulabili.

Si dovrà probabilmente valutare, di conseguenza, la dotazione di arredi in nuovi spazi non più rigidi e la fornitura di strumenti hardware avanzati.

Per farlo, sempre secondo quanto si legge nel testo provvisorio della mozione di Forza Italia, si dovrà impegnare una quota delle risorse finanziarie attualmente destinate a interventi di edilizia scolastica al fine di avviare su tutto il territorio nazionale e in tutte le scuole dell’infanzia e primarie, dall’anno scolastico 2022-2023 lo studio obbligatorio del coding.

Già dall’anno scolastico in corso possibile inoltre che siano previsti percorsi di formazione tecnologica per il personale educativo e docente delle scuole dell’infanzia e primaria al fine di sensibilizzarli alle nuove metodologie didattiche digitali attraverso cui veicolare gli apprendimenti e raggiungere gli obiettivi delle Indicazioni nazionali. Promosse inoltre iniziative volte all’alfabetizzazione e allo sviluppo dell’apprendimento del coding nelle scuole secondarie di primo e secondo grado quali “Programma il Futuro” che è attivo nelle scuole italiane dall’anno scolastico 2014-2015.

Prove Invalsi 2019: tutte le date

da Tuttoscuola

Secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 62/2017 che ha modificato le norme sulla valutazione e sugli esami, nel prossimo aprile si effettueranno le prove Invalsi in modalità computer based per italiano, matematica e inglese, la cui partecipazione è condizione necessaria per l’ammissione all’esame di Stato del primo ciclo. Dallo scorso 4 marzo le prove Invalsi 2019 sono al via nelle classi quinte delle scuole superiori. L’Invalsi stesso fa sapere che lo scorso 4 marzo 2019 le prove si sono intanto svolte senza problemi: alle 9:30 9.930 studenti stavano svolgendo la prova e 1.123 l’avevano già terminata. Le classi quinte delle scuole superiori saranno coinvolte nelle prove Invalsi 2019 fino al prossimo 30 marzo. Gli studenti che in questi giorni saranno alle prese con le prove Invalsi 2019 sono 481.427 suddivisi in 25.800 classi.

Prove Invalsi 2019: come si svolgono

Fino al prossimo 30 marzo, le quinte superiori sono quindi impegnate con le prove Invalsi 2019. I test vengono somministrate al computer davanti al quale gli studenti devono affrontare tre materie (italiano, matematica, inglese). Il voto prove Invalsi 2019 non influisce sulla media scolastica, la valutazione entra nel curriculum dello studente.

Prove Invalsi 2019 classi V scuola superiore: tutto regolare

Con un comunicato stampa l’Invalsi fa sapere che nelle classi di quinto superiore, le prove Invalsi 2019 del 4 marzo si sono svolte senza problemi. Nella giornata le prove svolte sono state 21.670 e – secondo quanto registrato dall’Istituto – tutto si è appunto svolto regolarmente, senza particolari difficoltà tecnico-informatiche.

Prove Invalsi 2019: il calendario

Le prove Invalsi si terranno secondo il seguente calendario:

Prove Invalsi 2019 II primaria (prova cartacea)

– Italiano: 6 maggio 2019
– Prova di lettura solo per le classi campione6 maggio 2019
– Matematica: 7 maggio 2019

Prove Invalsi 2019 V primaria (prova cartacea):

– Inglese: 3 maggio 2019
– Italiano: 6 maggio 2019
– Matematica: 7 maggio 2019

Prove Invalsi 2019 III secondaria di primo grado (prova al computer – CBT): Italiano, Matematica e Inglese:

– classi NON campionedall’1 aprile 2019 al 18 aprile 2019
– classi campionedal 9 aprile 2019 al 12 aprile 2019

Prove Invalsi 2019 II secondaria di secondo grado (prova al computer – CBT): Italiano, Matematica

– classi NON campionedal 6 maggio 2019 al 18 maggio 2019
– classi campionedal 7 maggio 2019 al 10 maggio 2019

Prove Invalsi 2019 V secondaria di secondo grado (prova al computer – CBT): Italiano, Matematica e Inglese

– classi NON campionedal 4 marzo 2019 al 30 marzo 2019
– classi campionedal 12 marzo 2019 al 15 marzo 2019

Giornata del Pi Greco

Anche quest’anno migliaia gli studenti di tutta Italia hanno celebrato la Giornata del Pi Greco. La costante matematica più famosa al mondo è stata festeggiata questa mattina anche al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con l’ormai tradizionale sfida a colpi di formule e numeri.

“Vogliamo vivere questa Giornata di oggi del Pi Greco come un’opportunità per avvicinare gli studenti alla Matematica, disciplina spesso vissuta con difficoltà, se non addirittura con timore. Mentre invece è una risorsa. Nella scuola, nell’apprendimento, nella vita – ha spiegato il Ministro Marco Bussetti -. Migliaia di ragazzi in tutta Italia si stanno sfidando con numeri, formule e teoremi. Le gare sono un modo per sdrammatizzare lo studio, per viverlo come gioco, come competizione con se stessi. Questa giornata è un’opportunità per dare spazio alla matematica, in modo utile e divertente”

Al Miur sono state quattordici le squadre (6 per la scuola primaria, 4 per la secondaria di primo grado e 4 per la secondaria di II grado) impegnate nella gara.

Alle 9.30 è partita anche la sfida per gli istituti scolastici di tutta Italia tramite una piattaforma online dedicata.

L’iniziativa al MIUR (nella Sala “Aldo Moro”) è stata organizzata dalla Redooc e dall’ Università degli Studi di Torino ed è promossa dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione.