Intelligenza Artificiale nella PA: esperienze e prospettive

Intelligenza Artificiale nella PA: esperienze e prospettive

Evento dedicato agli sviluppi e delle possibili applicazioni di Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione, anche tramite il racconto di esperienze già in atto


Martedì 5 novembre, dalle ore 9.30, presso la Sala “Aldo Moro” del MIUR, si svolge il convegno “Intelligenza Artificiale nella PA: esperienze e prospettive”.

L’evento è organizzato dalla Direzione Generale per i Contratti, gli Acquisti e per i Sistemi Informativi e la Statistica del MIUR, dal Dipartimento di Informatica dell’Università Sapienza di Roma e da PRS Planning Ricerche e Studi. L’obiettivo è fornire un quadro degli sviluppi e delle possibili applicazioni di Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione, anche tramite il racconto di esperienze già in atto.

Il tema è di particolare rilevanza. I grandi centri di ricerca hanno stimato che, attraverso una più diffusa introduzione di soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale, l’Europa, nei prossimi dieci anni, potrà beneficiare di un incremento del Prodotto Interno Lordo di circa il 19%, generando un forte impatto sia sullo sviluppo economico, sia in termini di mutamenti del mondo del lavoro e delle professioni.

Già oggi le applicazioni basate sull’Intelligenza Artificiale si presentano come strumenti potenzialmente in grado di affrontare alcune delle sfide più pressanti per il futuro, migliorare l’efficienza delle organizzazioni e contribuire all’innalzamento della qualità della vita dei cittadini. Queste applicazioni trovano utilizzo nell’ambito di alcuni servizi, generando efficienze e ampliamento, H24 e sette giorni su sette, nella fruibilità dei servizi da parte dell’utenza.

Tuttavia, si tratta di tecnologie che pongono interrogativi di natura etica e su possibili rischi, che vanno da un eventuale utilizzo fraudolento, alla possibile violazione dei dati personali, alla diffusione di dati aziendali e/o privati, nonché alla generazione e diffusione di dati e informazioni falsi ma altamente credibili, sempre più indistinguibili da quelli veri. Esiste, pertanto, un forte intreccio tra le più innovative e promettenti soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale e la cybersecurity. Questa correlazione è destinata a diventare sempre più indissolubilmente forte nel prossimo futuro.

In questo senso il convegno, oltre a offrire una panoramica sulle prospettive allo studio, intende offrire una riflessione sulle più significative implicazioni nel segmento della Pubblica Amministrazione, a cui contribuiranno gli interventi di:

Dott.ssa Gianna Barbieri – Direttore Generale DGCASIS – MIUR e chairman del convegno;

Prof. Filippo Castiglione – Institute for Applied Computing – CNR;

Dott. Walter Aglietti – Direttore dei laboratori software IBM Italia;

Prof. Luigi V. Mancini – Dipartimento di Informatica Università Sapienza di Roma;

Dott. Paolo De Santis – Responsabile dello sviluppo del sistema informativo del MIUR;

Avv. Carla Secchieri – componente del Consiglio Nazionale Forense;

Prof. Fabio Galasso – Dipartimento di Informatica Sapienza Università di Roma;

Avv. Alessio Pellegrino – esperto di protezione dei dati personali.

Ma non chiamatemi caregiver

Redattore Sociale del 01.11.2019

Disabilità “Ma non chiamatemi caregiver”: l’appello di una mamma

ROMA. “A me essere chiamata caregiver non piace per nulla: io sono la mamma, una mamma che ha deciso per il bene della propria figlia di non affidarla a altri, ma di occuparsene personalmente”: è la riflessione di Marina Cometto, mamma innanzitutto ma anche caregiver a tempo pieno, da oltre 40 anni, di sua figlia Claudia, che ha una grave disabilità, dovuta a una malattia rara, la sindrome di Rett. “Non mi sento in galera per questo – precisa Cometto – Non mi sento sfruttata, perché ciò che si fa con amore e per amore non ha prezzo. Tornassi indietro farei la stessa scelta”.
La sua riflessione, però, non è solo un esercizio di stile, o una finezza linguistica: diventa invece una denuncia e poi un appello. “In questi ultimi tempi ho sentito tanto parlare della figura dei caregiver, perfino la politica ha iniziato a usare questo termine: se ne è riempita la bocca, ma in verità non è ancora arrivata a nulla”. Il riferimento è, evidentemente, alla legge sul caregiver, presentata in Parlamento: “Essa dimentica le mamme o comunque i genitori diventati anziani – osserva Cometto – che oltre al forte impegno per mantenere in vita il proprio figlio o la propria figlia, devono fare i conti con l’età e le malattie legate all’età”.
Di cosa avrebbero bisogno, allora, questi genitori caregiver? Di “vere opportunità, un vero sostegno in casa, tramite personale sanitario. Perché molti dei ragazzi assistiti a domicilio, vuoi per malattia rara, vuoi per patologie causate da traumi, sofferenza neonatale o altre, presentano con l’avanzare dell’età complicazioni maggiori. E i genitori, settantenni o anche ultra ottantenni, sentono di non riuscire più a essere presenti e pronti nelle possibili complicanze. Questo certo non li aiuta a essere sereni”.
Cometto ripercorre quindi la storia dei passati tentativi, le passate speranze, alimentate da una legislazione spesso avanzata, ma poi puntualmente tradite: “Quando è stata votata le legge 162/98 – ricorda – pensavo che avrei finalmente avuto un aiuto. Invece nulla. Quando è arrivata la 328/00, ancora, speravo che veramente questa sarebbe stata la legge per noi: nulla di fatto, anche in questo caso. Ancora, con il ripristino del Fondo per la non autosufficienza, mi sono detta: ‘Questa volta ci siamo’. Mi illudevo: la Regione in cui vivo è riuscita a disattendere le mie aspettative anche questa volta. Nulla da fare – denuncia Cometto – Siamo voci fuori dal coro: siamo pochi, siamo tanti, a nessuno interessa, neppure a coloro che si dicono attenti, per poi piangere lacrime di coccodrillo quando qualcuno persa ogni speranza di ascolto cede. Non credo che sarà il riconoscimento della figura del caregiver a colmare questo vuoto – conclude – perché sapranno prenderci in giro, prendermi in giro, per l’ennesima volta. Cambiano i colori politici, cambiano i nomi, cambiano i governi, ma il risultato no cambia mai: le persone malate e con disabilità complessa non sono la priorità in questo nostro Paese”. 

di Chiara Ludovisi