Supplenze annuali: tornano le graduatorie provinciali

da La Tecnica della Scuola

Cambia, dopo più di 20 anni, una norma importante in materia di supplenze contenuta nella legge 124 del 1999.
Lo prevede un emendamento al decreto scuola approvato in extremis nelle Commissioni riunite di Cultura e Lavoro.

Nuove regole in materia di supplenze

Le nuove regole sono finalizzate ad “ottimizzare l’attribuzione degli incarichi di supplenza”.
La legge 124, infatti, prevede che per il conferimento delle supplenze annuali e delle supplenze temporanee sino al termine delle attivita’ didattiche si utilizzino le graduatorie permanenti, diventate poi “ad esaurimento”.
Con il decreto scuola si stabilisce che “in subordine e a decorrere dall’anno scolastico 2020/2021, si utilizzano le graduatorie provinciali per le supplenze”, graduatorie istituite con una disposizione contenuta nello stesso emendamento.
Al fine di garantire la copertura delle supplenze il decreto istituisce “specifiche graduatorie provinciali distinte per posto e classe di concorso”, precisando che “una specifica graduatoria provinciale, finalizzata all’attribuzione dei relativi incarichi di supplenza, è destinata ai soggetti in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno”.
In base alle nuove regole i docenti delle graduatorie provinciali “individuano, ai fini della costituzione delle graduatorie di circolo o di istituto per la copertura delle supplenze brevi e temporanee, sino a 20 istituzioni scolastiche della provincia nella quale hanno presentato domanda di inserimento per ciascuno dei posti o classi di concorso cui abbiano titolo”.

Il decreto deve essere convertito in legge

La norma è contenuta appunto in un emendamento già approvato in Commissione, ma è bene ricordare che la prossima settimana il provvedimento dovrà andare in aula.
E, soprattutto, a partire dai primi giorni di dicembre dovrà iniziare il suo percorso al Senato.
La strada, quindi, è ancora lunga.

Smartphone, web e social: una “droga” che isola i ragazzi, non parlano più nemmeno coi genitori

da La Tecnica della Scuola

L’onda lunga del digitale interattivo, del web e dei social network sempre a portata di mano, si insinua nelle case domestiche, riducendo sempre più il dialogo tra genitori e figli: quella che era più di una sensazione, derivante dall’alto numero di ore che anche in famiglia si dedicano alla consultazione di smartphone, tablet e computer, ora è una certezza. Perché, proprio a causa delle distrazioni digitali (con controlli continui del proprio dispositivo digitale connesso in media ogni otto minuti), un ragazzo su tre, tra i 10 e i 21 anni, non svolge alcuna attività – spesso nemmeno la semplice interazione verbale – con ai genitori. Mentre la metà di coloro che passano tanto tempo in rete, diventa vittima di atti di bullismo.

La ricerca

Il quadro sugli effetti nefasti delle distrazioni digitali – che costringono anche le scuole a prednere provvedimenti sempre più restrittivi o a mediare con break concordati e finalizzati alla consultazione dello smartphone – emerge con limpidezza dai risultati della ricerca “Mi ritiro in rete“, promossa dall’Associazione Nazionale Di.Te. in collaborazione con il portale Skuola.net.

Come quadro generale e di partenza, va detto che quasi il 33% del campione trascorre sullo smartphone 3-4 ore, il 12,75% dalle 5 alle 6 ore e il 15,8% supera le 6 ore.

Inoltre, il 41,85% ha spesso difficoltà a dormire e il 4,11% dice che il suo riposo è poco ristoratore.

Il 5,91% del campione dichiara di non avere amici nella vita reale, mentre il 13,28% è convinto che i veri amici siano quelli online; il 9,31% degli esaminati preferisce giocare on line, piuttosto che uscire.

Il rischio dell’auto-isolamento

Un altro aspetto preoccupante messo in luce dallo studio è che il 44,97% del campione ha subìto un atto di bullismo, mentre il 17,12% dichiara di averne compiuto uno.

Giuseppe Lavenia, psicologo e presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te, ricorda che un ragazzo sottoposto ad un qualsiasi “atto di bullismo, che è una forma di esclusione sociale, rischia di auto-isolarsi. Il bullismo, infatti, è una delle motivazioni che porta all’auto-reclusione. Stiamo diffondendo la cultura dell’esclusione, molto spesso sono anche i genitori a dare questo esempio, uscendo dalle chat di gruppo senza dare spiegazioni, o non dando risposte, o minimizzando le dichiarazioni di malessere dei figli, rispondendo con un “massì, perché dai importanza a quelle parole?”.

Gli esperti spiegano che i ragazzi, anche per questo motivo, spesso non parlano delle situazioni che li hanno feriti. Non si sentono liberi di farlo. In più, non coltivando esperienze offline e la memoria legate alle proprie radici, non hanno legami profondi e non si sentono di esternare con altri ciò che provano.

Immagini intime “girano” in rete

C’è poi il problema della mancanza di coscienza nel far “girare” immagini private. Addirittura, il 96% dei giovani intervistati, inoltre, non si pente di aver scambiato con il partner o con un conoscente foto intime.

Già tra i 13 e i 15 anni, scambia foto intime il 6% del campione; tra i 16 e i 18 anni lo fa il 17,1% dei ragazzi, tra i 19 e i 21 il 41,7% e sopra i 21 fa abitualmente sexting il 21,4% dei giovani.

Come si può fare per sensibilizzare i giovani? “Far cadere i tabù – risponde Daniele Grassucci, direttore di Skuola.Net – Gli adulti molto spesso non capiscono i nuovi linguaggi dei ragazzi, associano lo scambio di immagini intime alla pornografia. Ma questi fenomeni sono largamente diffusi, stanno diventando la regola, e non vanno lasciati al fai-da-te. Bisogna parlarne in famiglia e nelle scuole. Bisogna favorire la consapevolezza su questi temi, per sensibilizzare sui pericoli”.

Questi fenomeni, conclude Grassucci, “vanno prevenuti portando nelle scuole esempi, parole a testimonianza di quanto accaduto, utilizzando il linguaggio dei ragazzi”.

I risultati della ricerca “Mi ritiro in rete” verranno presentati il 23 novembre a Milano, in occasione della Giornata Nazionale sulle dipendenze tecnologiche e il cyberbullismo.

Prove Invalsi 2020, la nota per l’organizzazione nelle scuole secondarie di I grado

da La Tecnica della Scuola

L’INVALSI ha appena pubblicato un documento, con il quale fornisce indicazioni alle scuole in merito alle prove computer based delle classi III delle scuole secondarie di I grado.

Le prove saranno censuarie e riguarderanno tre ambiti (Italiano, Matematica e Inglese). Le domande varieranno per ogni allievo e saranno estratte da una banca dati. E soprattutto saranno computer based (CBT) e si svolgeranno in un arco temporale, assegnato alla scuola da INVALSI tra l’1 aprile 2020 e il 30 aprile 2020, mentre per le classi campione si svolgono: venerdì 3, lunedì 6, martedì 7 e mercoledì 8 aprile 2020 (sabato 4 aprile 2020 le Classi Campione non possono svolgere prove).

Somministrazioni

Lo svolgimento delle prove non avverrà simultaneamente nello stesso giorno e alla stessa ora per tutti gli allievi delle scuole italiane; ed anche all’interno di una stessa scuola o di una stessa classe la somministrazione di una prova potrà avvenire in orari o giorni diversi.

Quindi, a livello di singolo allievo, la somministrazione potrà avvenire:

  • a. in tre giornate distinte scelte dalla scuola all’interno della finestra di somministrazione assegnata, una giornata per ciascun ambito disciplinare (soluzione consigliata)
  • b. in due giornate distinte scelte dalla scuola all’interno della finestra di somministrazione assegnata (soluzione non ottimale)
  • c. in una sola giornata scelta dalla scuola all’interno della finestra di somministrazione assegnata (soluzione sconsigliata).

Durata delle prove

  • Italiano: 90 minuti più 10 minuti circa per rispondere alle domande del questionario studente
  • b. Matematica: 90 minuti più 10 minuti circa per rispondere alle domande del questionario studente
  • c. Inglese (reading): 45 minuti
  • d. Inglese (listening): circa 30 minuti (la durata della prova può variare leggermente da studente a studente).

Preparazione delle scuole

La nota illustra anche le operazioni preliminari che dovranno svolgere le scuole e le tempistiche previste.

Decreto scuola, ecco gli emendamenti approvati. Ascani: “Soddisfatti”

da La Tecnica della Scuola

“In questi giorni abbiamo fatto un lavoro importante nelle Commissioni Cultura e Lavoro alla Camera, apportando delle modifiche che migliorano il testo del ‘decreto scuola’ e recepiscono le richieste e le osservazioni emerse dal confronto con tutto il personale scolastico, con le organizzazioni sindacali e con coloro che operano quotidianamente nei nostri istituti a contatto con i giovani. Dobbiamo essere soddisfatti. Voglio ringraziare i parlamentari e  tutti coloro che si sono impegnati per dare al mondo della scuola risposte attese da tempo. Abbiamo preso in mano una situazione intricata, dopo mesi di non-gestione del governo che ci ha preceduto. Stiamo ponendo rimedio e risolvendo le questioni aperte. Adesso il testo approderà in Aula e mi auguro che si continuerà a procedere con serietà e responsabilità”. Così la Vice Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Anna Ascani.

Decreto scuola, cosa è stato approvato in Commissione

Riaperte le graduatorie di terza fascia con proroga fino all’anno scolastico 2022/2023.

Autorizzato un nuovo concorso per insegnanti di Religione Cattolica.

Ampliata la platea di coloro che potranno partecipare al concorso straordinario, aperto adesso sia ai docenti che abbiano maturato servizio nei percorsi di Istruzione e formazione professionale (IeFP), sia a coloro che abbiano effettuato una delle tre annualità richieste dall’anno scolastico 2008/2009, sia a chi sta svolgendo nell’anno in corso la terza annualità di servizio.

Stabilita per i cosiddetti “diplomati magistrali” la trasformazione del contratto di lavoro in contratto a tempo determinato in caso di sentenza sfavorevole, con l’obiettivo di garantire continuità didattica.

Valorizzata l’esperienza di coloro che hanno svolto il ruolo di facente funzione DSGA (Direttori dei servizi generali amministrativi) con un percorso dedicato.

Internalizzati i servizi di pulizia e ausiliarato nelle scuole di ogni ordine e grado. E per i cosiddetti ex LSU, prorogato di due mesi il termine per le assunzioni, con una seconda fase che permetterà di recuperare i posti rimasti eventualmente disponibili grazie a procedure di  mobilità volontaria: è prevista una seconda procedura, successiva, sui posti ancora residuali, con requisito di 5 anni, anche a tempo determinato.

Inserito il coding tra le metodologie didattiche da acquisire nell’ambito dei crediti formativi o durante il periodo di formazione e prova legato al concorso. Una risposta concreta anche agli enti locali con il via libera nelle scuole paritarie alla sostituzione temporanea di docenti con personale educativo.

Per quanto riguarda l’università, esplicitati i requisiti per accedere alle procedure di stabilizzazione negli enti di ricerca.

Sono queste alcune delle novità contenute negli emendamenti approvati.

L’avvio dell’esame del ‘decreto scuola’ è stato fissato a partire da lunedì 25 novembre dalla Conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

Maturità 2020, Fioramonti: ‘Abolite le buste. Non siamo al Casinò’

da Tuttoscuola

“Aboliremo le buste”. Una notizia che sicuramente farà piacere a migliaia di studenti. Ad annunciarla in anteprima a Skuola.net è direttamente il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, affermando di aver appena firmato una circolare ad hoc. Per la precisione si tratta delle buste dell’esame di Maturità, da cui si sorteggiava l’argomento da cui far partire il colloquio orale dell’esame, al debutto nel 2019 ma già archiviate viste le critiche.

“Manterremo i materiali, ma le buste saranno eliminate”, assicura Fioramonti, dicendo di aver appena firmato una circolare che apporterà i nuovi cambiamenti già a partire dall’esame di Stato 2020. “Non vogliamo che l’esame di Stato sia un motivo di stress – sottolinea il Ministro – questo non fa bene a nessuno Gli studenti devono andare all’esame fieri della propria preparazione. Non vogliamo trabocchetti. Ho raccolto questa richiesta che mi è venuta da tantissimi studenti. Non c’è nessuna fregatura sotto”.

Con la circolare anche un’altra conferma: verrà anche reintrodotta la traccia di storia nella prima prova scritta dell’esame di Maturità. “Ho voluto ascoltare la voce dei docenti”, ha sottolineato Fioramonti, che aggiunge: “Sarà nella seconda tipologia di tracce, obbligatoriamente come una delle opzioni”. E, per chi teme ulteriori cambiamenti, il Ministro rassicura: “Non ci saranno altre modifiche alla maturità. Il decreto ufficiale con le materie e quant’altro uscirà come sempre a inizio anno. La mia idea di scuola è quella di non cambiare ma di mantenere”. Continuerà, dunque, ad essere valido l’impianto generale dell’esame già sperimento all’ultima Maturità 2019.

Ma come funzionerà il nuovo meccanismo che sostituirà quello con le buste? “La commissione – spiega il ministro dell’Istruzione – manterrà una serie di materiali che serviranno a far partire l’esame. Ma, anziché sorteggiarlo come in una lotteria si sapranno prima quali saranno gli argomenti scelti. Che verranno proposti agli studenti per far iniziare l’orale. Quei materiali saranno a disposizione degli studenti prima dell’inizio dei colloqui”.

L’obiettivo che il responsabile del Miur vuole raggiungere attraverso questa nuova sterzata è chiaro: “Le buste – sostiene Fioramonti – erano un elemento di ulteriore nervosismo che veniva creato attorno a questa lotteria che veniva sorteggiata in diretta. Ci sarà un sistema più trasparente, più coordinato, che rasserena la commissione e mette lo studente a proprio agio. Non voglio che l’esame di Stato diventi una corsa al massacro. Gli studenti devono sapere che l’unica cosa che serve è la preparazione. L’esame di Stato è momento di confronto e valutazione e non una roulette. Non siamo al Casinò”.

Decreto scuola: inserito coding tra metodologie didattiche da acquisire nell’ambito dei CFU

da Tuttoscuola

Tutti a lezione di coding, adulti compresi. A prevederlo è un emendamento approvato dalla commissione Cultura e Lavoro della Camera al decreto scuola il cui testo finale è ancora in lavorazione in queste ore per essere affinato e presentato in Aula alla Camera il prossimo 25 novembre. Nel dettaglio, l’emendamento in questione inserisce il coding tra le metodologie didattiche da acquisire nell’ambito dei crediti formativi o durante il periodo di formazione e prova legato al concorso. A proporre l’emendamento, Forza Italia.

Si tratta dei 24 CFU in discipline pedagogiche e metodologie didattiche che costituiscono titolo di accesso al concorso ordinario. Crediti questi che dovranno essere acquisiti anche dai docenti del concorso straordinario secondo quanto già previsto dal testo del secreto scuola del 30 ottobre 2019. Precisiamo comunque che il riferimento in questo articolo è ad uno degli emendamenti al Decreto Scuola approvato dalle Commissioni istruzione e Lavoro e che il testo sarà in Aula alla Camera il 25 novembre per la discussione.

Il coding tra i 24 CFU, Forza Italia: “Una svolta epocale”

Grande risultato per Forza Italia – affermano in una nota congiunta Valentina Aprea e Paolo Zangrillo, capigruppo di Forza Italia nelle Commissioni Cultura e Lavoro della Camera dei deputati – con l’accoglimento da parte della maggioranza della nostra proposta al decreto scuola. È una svolta epocale che apre un nuovo corso per l’istruzione dei nostri giovani e per la formazione dei nostri insegnanti i quali, usufruendo di corsi di formazione ad hoc in vista soprattutto delle prossime assunzioni nella scuola italiana (ai sensi del decreto legge 126/2019) con concorsi ordinari e straordinari, acquisiranno le competenze digitali e il coding, requisiti – grazie a noi – divenuti essenziali”.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione nelle competenze richieste ai docenti – prosegue la nota -, mirata a superare la criticità all’approccio del digital e a favorire l’innovazione didattica e metodologica per una scuola che alleni al futuro e sia sempre più competitiva con le realtà internazionali. Ai giovani, ma anche agli insegnanti, si offrono nuovi obiettivi e nuovi traguardi e si costruisce una scuola incentrata più sull’apprendimento che sull’insegnamento, che regali nuove opportunità per imparare in modo creativo e personalizzato ‘con’ le tecnologie e non ‘dalle’ tecnologie. La scuola italiana, quindi, deve favorire l’apprendimento con i libri, ma anche con le App, con la realtà aumentata, con la realtà virtuale, con i droni, con la robotica, con la stampa 3D e con il coding. Vari linguaggi per un linguaggio solo, comprensibile in ogni parte del mondo. Questo è per noi il docente del terzo millennio”.

Cos’è il coding?

Proviamo a rispondere a questa domanda: si tratta di una disciplina già obbligatoria, a partire dalla scuola primaria, in molti Paesi europei come Gran Bretagna, Finlandia ed Estonia. In questo periodo se ne sente parlare spesso. Molti credono che sia solo un linguaggio di programmazione, ma il coding è molto di più. Educa infatti al pensiero computazionale, insegna attraverso dei giochi, a risolvere problemi – anche complessi – applicando la logica, ragionando passo passo sulla strategia migliore per arrivare alla soluzione. Educa al pensiero creativo, ma anche al suo risvolto pratico, attraverso l’utilizzo di strumenti di uso quotidiano come smartphone, tablet e videogiochi. 

Attraverso una serie di giochi ed esercizi interattivi, basati su un’interfaccia visuale, è possibile determinare le azioni di uno o più personaggi spostando blocchi o oggetti grafici su un monitor. A ciascun blocco corrisponde un’azione, una linea di codice che non ha bisogno quindi di essere digitato. Basta muovere o assemblare i mattoncini tra di loro – nell’ordine necessario a raggiungere un certo obiettivo – e il gioco è fatto.

Coding: perché è importante studiarlo?

Il coding sta diventando una materia fondamentale per le nuove generazioni di studenti per alfabetizzarli ai linguaggi delle tecnologie e dominarle e rappresenta la quarta abilità di base della scuola, in continuità e non in contrapposizione con le abilità tradizionali del leggere, scrivere e far di conto.

Una materie che è importantissima, soprattutto se pensiamo che entro il 2022 cesseranno di esistere 75 milioni di posti di lavoro che potranno essere eseguiti da macchine, mentre allo stesso tempo, altri 133 milioni verranno creati in ruoli più adatti alla divisione del lavoro tra umani, macchine e algoritmi, con un aumento netto di 58 milioni di nuove opportunità lavorative. In pochi anni ci sarà anche in Italia una crescente domanda di lavori in cui vi è un alto impiego di tecnologie: analisti di dati, sviluppatori di software, applicazioni, esperti di social ed eCommerce, esperti di automazione, ingegneri robotici e tanti nuovi ruoli in qualità di specialisti in machine learning e intelligenza artificiale. Per colmare il gap di competenze determinato dall’adozione di nuove tecnologie, le aziende punteranno, tra le strategie future prevalenti, sull’assunzione di interi nuovi staff di lavoratori in possesso delle competenze per l’utilizzo delle nuove tecnologie

Questo senza contare che le 10 skills, secondo il Rapporto “The Future of Jobs Report 2018”, che saranno indispensabili già a partire dal 2020 per gestire, coordinare o lavorare, rimandano a capacità di problem solving in situazioni complesse, pensiero critico, creatività, gestione delle persone, coordinarsi con gli altri (team working skills), intelligenza emotiva, capacità di giudizio e prendere decisioni, orientamento al servizio, negoziazione, flessibilità.

Tutte competenze queste che necessitano quindi di essere affrontate, insegnate e soprattutto allenate nei percorsi di istruzione scolastica e accademica per non avere degli “analfabeti di ritorno”, al termine degli studi superiori e per non farne dei disoccupati da formare nuovamente con nuovi costi per la collettività.

Che fine ha fatto l’alleanza scuola – famiglia?

da Tuttoscuola

Simone Consegnati

Richieste estreme Vs bisogni delle famiglie: cosa fare? – Sempre più spesso a scuola si ricevono richieste eccessivamente personalistiche, a volte bizzarre e, nei casi più estremi come questo, deliberatamente contro la legge. Come fare per evitare lo scontro continuo con le famiglie e i loro bisogni?

Riscoprire l’importanza dell’alleanza educativa tra scuola e genitori – La parola d’ordine in questi casi è infatti “alleanza”. Le indicazioni nazionali esplicitamente sottolineano l’importanza di un’alleanza, profonda e duratura, tra scuola e famiglia: La scuola perseguirà costantemente l’obiettivo di costruire un’alleanza educativa con i genitori. Non si tratta di rapporti da stringere solo nei momenti critici, ma di relazioni costanti che riconoscano i reciproci ruoli e che si supportino vicendevolmente nelle comuni finalità educative” (Indicazioni Nazionali per il curricolo della scola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, pag.10).

Da cosa partire – Costruire un’alleanza  scuola – famiglia significativa richiede passione, coraggio, costanza e rispetto reciproco. Significa prevenire lo scontro e promuovere un dialogo in tutti i momenti dell’anno, anche quando gli interlocutori non si mostrano disponibili. E’ indispensabile che ci sia un’attenzione ai rapporti con la famiglia non solo nei momenti di crisi, ma durante ogni fase dell’anno. L’alleanza scuola – famiglia  è dunque un obiettivo da raggiungere ed è continuamente minata dalle numerose insidie che la quotidianità scolastica porta con sé.

Fare qualcosa subito, ma insieme. Sempre più episodi spingono a chiederci quale sia lo stato di salute dell’alleanza tra la nostra scuola e le famiglie e, per cambiare prospettiva, tra la nostra famiglia e la scuola dei nostri figli. Appare urgente, e ormai inderogabile, un’azione concreta di lavoro anche extra-didattico, che punti a cementare i rapporti e a qualificarli. Promuovere percorsi di conoscenza reciproca, di sviluppo delle soft skills, attività di collaborazione reciproca. E’ urgente che famiglia e comunità docente ci si incontri anche sul fare qualcosa insieme.

Tutto nelle nostre mani – Solo se la scuola e la famiglia riusciranno a incontrarsi in un terreno comune, che è il benessere degli alunni, sarà possibile passare dall’emergenza educativa alla progettazione di attività di miglioramento della qualità dei rapporti. Solo in questo modo riusciremo a rispondere alle richieste dei nostri alunni, a soddisfare il loro bisogno di un messaggio educativo condiviso e coerente. La sfida è lanciata, sta a noi prenderla.

Decreto scuola: ecco gli emendamenti approvati

da Tuttoscuola

Dalla riapertura delle graduatorie di terza fascia, fino a un nuovo concorso per gli insegnanti di Religione Cattolica.  Sono queste alcune delle novità contenute negli emendamenti approvati al decreto scuola. Anna Ascani (PD): “Dobbiamo essere soddisfatti”. L’avvio dell’esame del ‘decreto scuola’ è stato fissato a partire da lunedì 25 novembre dalla Conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Lucia Azzolina (M5S): “Siamo riusciti a portare a casa diversi miglioramenti di cui sono molto soddisfatta”.

“In questi giorni abbiamo fatto un lavoro importante nelle Commissioni Cultura e Lavoro alla Camera – ha detto il Sottosegretario all’Istruzione, Ascani – apportando delle modifiche che migliorano il testo del ‘decreto scuola’ e recepiscono le richieste e le osservazioni emerse dal confronto con tutto il personale scolastico, con le organizzazioni sindacali e con coloro che operano quotidianamente nei nostri istituti a contatto con i giovani. Dobbiamo essere soddisfatti. Voglio ringraziare i parlamentari e  tutti coloro che si sono impegnati per dare al mondo della scuola risposte attese da tempo. Abbiamo preso in mano una situazione intricata, dopo mesi di non-gestione del governo che ci ha preceduto. Stiamo ponendo rimedio e risolvendo le questioni aperte. Adesso il testo approderà in Aula e mi auguro che si continuerà a procedere con serietà e responsabilità”.

C’erano alcuni emendamenti a cui tenevo particolarmente e a cui teneva il Movimento, che siamo riusciti a far passare – ha detto la Sottosegretaria Lucia Azzolina -. Lunedì il decreto sarà in aula. Poi si passa al Senato. Manca poco al completamento di un lavoro che guarda all’interesse del sistema di istruzione, che punta a metterlo in ordine e a dare stabilità ai docenti e continuità didattica agli studenti. Spero in un rapido corso anche al Senato. Prima portiamo a casa il testo, prima bandiamo i nuovi concorsi che la scuola aspetta e di cui ha bisogno“.

Di seguito vediamo quali sono a oggi gli emendamenti approvati al decreto scuola:

Riaperte le graduatorie di terza fascia con proroga fino all’anno scolastico 2022/2023.
– Valorizzata l’esperienza di coloro che hanno svolto il ruolo di facente funzione DSGA (Direttori dei servizi generali amministrativi) con un percorso dedicato.Ampliata la platea di coloro che potranno partecipare al concorso straordinario, aperto ora sia ai docenti che abbiano maturato servizio nei percorsi di Istruzione e formazione professionale (IeFP), sia a coloro che abbiano effettuato una delle tre annualità richieste dall’anno scolastico 2008/2009, sia a chi sta svolgendo nell’anno in corso la terza annualità di servizio.
– Autorizzato un nuovo concorso per insegnanti di Religione Cattolica.
Internalizzati i servizi di pulizia e ausiliarato nelle scuole di ogni ordine e grado. E per i cosiddetti ex LSU, prorogato di due mesi il termine per le assunzioni, con una seconda fase che permetterà di recuperare i posti rimasti eventualmente disponibili grazie a procedure di  mobilità volontaria: è prevista una seconda procedura, successiva, sui posti ancora residuali, con requisito di 5 anni, anche a tempo determinato.
Inserito il coding tra le metodologie didattiche da acquisire nell’ambito dei crediti formativi o durante il periodo di formazione e prova legato al concorso.
– Stabilita per i diplomati magistrali la trasformazione del contratto di lavoro in contratto a tempo determinato in caso di sentenza sfavorevole, con l’obiettivo di garantire continuità didattica.

Avviso 22 novembre 2019, AOODGSIP 5194

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione

MOSTRA CONVEGNO NAZIONALE JOB&ORIENTA Verona 28-30 novembre 2019. SCUOLE SELEZIONATE

Giornata nazionale per la sicurezza

Venerdì 22 novembre, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti e la Vice Ministra Anna Ascani saranno a Rivoli (TO) in occasione della Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole.

Dalle ore 10.00, il Ministro e la Vice Ministra parteciperanno al corteo degli studenti che si snoderà per le strade di Rivoli, organizzato dalla Fondazione Benvenuti in Italia – Fondo Vito Scafidi, con partenza da Piazza Martiri.

Dalle ore 11.30, il Ministro e la Vice Ministra si sposteranno presso il Liceo scientifico “Darwin”, dove nel crollo del 2008 perse la vita lo studente Vito Scafidi. Nella Sala Audio 2 dell’istituto, Fioramonti e Ascani incontreranno studenti e associazioni, insieme alla mamma di Vito, Cinzia Scafidi, e con i rappresentanti delle istituzioni locali e regionali. Verranno mostrati i migliori progetti nazionali degli studenti sulla sicurezza nelle scuole. Saranno presentati inoltre il nuovo cruscotto dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica e il cruscotto informativo sui relativi finanziamenti.

A conclusione della mattinata, presso l’Aula “22 novembre” del Liceo “Darwin”, per la prima volta si riunirà a Rivoli l’Osservatorio nazionale per l’edilizia scolastica, presieduto dal Ministro Fioramonti.