Istruzione parentale, prove Invalsi e certificazione competenze: cosa dice la normativa. AGGIORNATO

da Orizzontescuola

di Francesca Carotenuto

Molte istituzioni scolastiche in vista delle prove nazionali INVALSI, previste per la prossima primavera, si trovano ad affrontare il problema legato agli studenti in istruzione parentale ed allo svolgimento delle prove nazionali.

Di seguito daremo dei chiarimenti su quanto previsto dalla normativa e quanto predisposto dall’ente nazionale stesso per la gestione di tali casistiche.

Istruzione parentale (L. 104 del 05/02/1992)

I genitori o gli esercenti la potestà parentale possono, attraverso un’apposita dichiarazione fornita al Dirigente Scolastico, rinnovata annualmente, e attestante il “possesso della capacità tecniche o economiche” atte a garantire l’assolvimento dell’obbligo di istruzione del minore, richiedere l’assoggettamento al regime dell’istruzione parentale.

L’alunno, a garanzia dell’istruzione ricevuta, dovrà sostenere annualmente un esame di idoneità per proseguire nell’iscrizione all’anno scolastico successivo.

La richiesta per il sostenimento dell’esame me deve essere presentata entro il 30 aprile.

Svolgimento delle prove nazionali Invalsi e certificazione delle competenze

Ai sensi del D.Lgs. n. 62/2017 gli alunni partecipano, entro il mese di aprile, alle prove nazionali di italiano matematica e inglese predisposte dall’INVALSI, secondo specifici calendari per ciascuna istituzione scolastica.

La valutazione ha per oggetto il processo formativo e i risultati di apprendimento delle alunne e degli alunni, concorre al miglioramento degli apprendimenti e al successo formativo, documenta lo sviluppo dell’identità personale e promuove l’autovalutazione in relazione all’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze.

Gli alunni in istruzione parentale, equiparati a candidati privatisti, (v. Indicazioni Operative INVALSI del 23/03/18) una volta presentata domanda per l’esame di idoneità sono tenuti anche al sostenimento delle prove INVALSI per le classi seconde e quinte della scuola primaria e terze della scuola secondaria di primo grado (lo svolgimento della prova è “requisito fondamentale” per l’ammissione all’esame finale).

Qualora la richiesta del genitore arrivasse fuori tempo utile per la calendarizzazione delle prove durante le finestre di somministrazione confermate dalla scuola, l’ente nazionale ha previsto fase di somministrazione successiva. Per situazioni straordinarie che non consentano lo svolgimento completo delle prove, l’Invalsi provvede individuare ulteriori date non oltre maggio, per dare modo a tutti gli alunni di effettuare le prove che, sono requisito di accesso all’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione.

In tal caso, oltre a farne richiesta ad INVALSI, l’istituzione scolastica provvederà ad informare l’Ufficio Scolastico Regionale territorialmente competente dell’effettuazione delle prove in data successiva a quelle già calendarizzate.

Per gli alunni dispensati da una o più prove o che sostengono una o più prove differenziate, secondo quanto previsto dal consiglio di classe, non riceveranno la relativa certificazione delle competenze da parte di INVALSI, ma sarà cura dello stesso consiglio integrare, in sede di scrutinio finale, la certificazione delle competenze rilasciata dalla scuola con puntuali elementi di informazione.

Basta classi affollate con disabili, con 23 alunni alle superiori si sdoppiano: emendamento M5S al Milleproroghe

da La Tecnica della Scuola

“Ridurre il sovraffollamento nelle aule scolastiche è una priorità del Movimento 5 Stelle, così come è prioritario incrementare il numero di docenti al fine di garantire una didattica adeguata, soprattutto nelle classi che hanno studenti con disabilità”: a scriverlo è Vittoria Casa, deputata del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura, Scienza e Istruzione, subito dopo il via libera al suo emendamento al decreto Milleproroghe, che ha potuto contare sullo stanziamento di alcune decine di milioni di euro.

I soldi stanziati: 55 milioni di euro in tre anni

Le somme approvate non sono alte: con la modifica approvata, si stanziano anche, per questo scopo, 6,3 milioni di euro nel 2020, 25,4 milioni nel 2021 e 23,9 milioni annui dal 2022 per dotare le scuole secondarie di secondo grado di nuovi docenti.

Oltre ad avere prodotto un segnale di contrasto contro il fenomeno delle cosiddette “classi pollaio”, l’emendamento intende anche apportare un miglioramento degli standard di inclusione della scuola superiore.

“Le risorse – sottolinea l’on. Casa – saranno ripartite su base regionale, tenendo conto del numero di classi con un numero di iscritti superiore a 22 alunni, ridotti a 20 in presenza di studenti con grave disabilità certificata. Il reclutamento di nuovi docenti consentirà dunque agli istituti interessati di portare entro questi limiti numerici il numero di alunni e a giovarne sarà l’intera comunità scolastica”.

Azzolina: si parte con le superiori

Sullo stesso argomento, è intervenuta anche la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. La quale ha tenuto a ricordare il suo impegno sul tema: “le classi ‘pollaio’ – ha detto la ministra – sono una mia battaglia da sempre. Mi sono spesa su questo tema da parlamentare, da Sottosegretaria, voglio continuare da Ministra. Nel Milleproroghe un primo risultato: oltre 55 milioni di euro per aumentare l’organico e diminuire così il numero di alunni nelle classi a partire da quelle dove ci sono ragazzi con disabilità”.

Azzolina ha concluso sostenendo che “cominciamo dalla scuola secondaria di secondo grado. Una misura per l’inclusione, a favore della qualità della didattica e anche contro la dispersione. Un primo, ma importante, passo”.

Formazione obbligatoria, Azzolina vuole un minimo di ore annuali obbligatorie da contratto

da La Tecnica della Scuola

Sulla formazione del personale di ruolo non c’è alcun passo indietro rispetto a quanto stabilito dalla Legge 107 del 2015: lo ha scritto la ministra Lucia Azzolina nell’atto di indirizzo politico-istituzionale che definisce gli obiettivi del ministero dell’Istruzione per l’anno 2020.

Una condizione indispensabile…

Facendo riferimento proprio alla riforma della Buona Scuola, in particolare al comma 124, la ministra ricorda che “la formazione del personale docente – obbligatoria, permanente e strutturale – secondo la normativa vigente e le linee guida definite dal Piano nazionale per la formazione dei docenti, costituisce una condizione indispensabile per garantire l’efficacia dei percorsi di istruzione, per il cui tramite passa la possibilità di attualizzare la risposta educativa alla domanda delle nuove generazioni, sempre più caratterizzata dalla ricerca di qualità unita a elementi di innovazione”.

Minimo di ore, con monitoraggi

Dopo avere premesso questo, la Azzolina scrive che “sarà necessario, per il personale docente ed educativo, definire all’interno del nuovo Contratto di lavoro il monte ore annuale obbligatorio per la formazione e assicurare, attraverso opportuni monitoraggi, la qualità dell’offerta, ferma restando anche la necessità di implementare, a livello tecnologico, un sistema informatico in grado di contenere la storia formativa di ciascun docente e di farla “colloquiare” con i dati anagrafici relativi al servizio prestato. Ciò al fine di una migliore e sempre più adeguata valorizzazione del personale insegnante”: un concetto, quello della valorizzazione della professione, che la ministra ha espresso dal primo giorno del suo mandato a capo del ministero dell’Istruzione.

L’intenzione della ministra, quindi, è di far rispettare l’obbligo della formazione in servizio, sollevando però i dirigenti scolastici da un incarico impegnativo.

Oggi ci pensa il Collegio dei docenti

A proposito dell’impegno annuale obbligatorio, va ricordato che oggi ogni Collegio dei docenti, nell’ambito della sua autonomia e del proprio Ptof, decide quali tipi di attività di formazione dei docenti adottare. E anche la tempistica e la quantità di ore da svolgere, “in coerenza con il piano triennale dell’offerta formativa e con i risultati emersi dai piani di miglioramento delle istituzioni scolastiche”, come indicato nel comma 124 della Legge 107/15.

E, come pure previsto dal Contratto nazionale in vigore, la formazione deve essere svolta “in servizio”, quindi nell’ambito delle ore retribuite previste dal Ccnl.

Ed è in questo ambito che la ministra intende operare: nel nuovo Contratto di lavoro. È lì che si dovrebbe inserire il monte annuale minimo di formazione, togliendo così dall’impaccio gli istituti. I quali, perderebbero senz’altro un bel po’ di autonomia, almeno sul versante della formazione del personale.

I concorsi si faranno, ma quando entreranno in servizio i vincitori?

da La Tecnica della Scuola

Se ne parla ormai da mesi, anzi da anni e adesso si sta arrivando finalmente al dunque: il Ministero ha trasmesso i bandi dei concorsi al CSPI che dovrà pronunciarsi in tempi rapidi.
Non si può escludere un colpo di scena anche perché sul tema i sindacati hanno deciso di dare battaglia e non è da escludere che un eventuale grande successo dello sciopero previsto per marzo (non sappiamo ancora precisamente se il 17 o qualche giorno prima) faccia cambiare idea alla Ministra al punto da indurla a modificare i bandi.
Resta il fatto che i concorsi si faranno, anche se le regole potrebbero ancora cambiare un po’.

Concorso straordinario scuola secondaria

Il concorso più semplice da organizzare è certamente lo straordinario per la scuola secondaria: ci sarà una sola prova da svolgere al computer e quindi a correzione pressoché immediata.
La graduatoria potrebbe essere pubblicata pochi giorni dopo e, a quel punto, i vincitori potrebbero essere assunti in tempi rapidi.
Al momento attuale tutto fa pensare che le assunzioni potranno essere fatte durante l’estate in modo da consentire ai docenti di andare in cattedra con l’inizio del prossimo anno scolastico.

Concorsi ordinari

Molto diversa è la situazione dei concorsi ordinari che si svolgeranno con una procedura molto più complessa, a cominciare dal fatto che i candidati dovranno sottoporsi anche ad una prova “preselettiva”.
Se non ci saranno intoppi i vincitori del concorsi ordinari potranno quindi essere assunti a partire dall’anno scolastico 2021/22.
Ma per avere questa garanzia è necessario che le procedure concorsuali prendano avvio presto, possibilmente non dopo il mese di settembre prossimo.
Per quanto riguarda il concorso di religione la previsione è più difficile perché per il bando il Miur dovrà acquisire anche il parere della CEI. Anche in questo caso se il Miur riuscirà a far decollare il concorso con l’inizio del prossimo anno scolastico, le assunzioni potrebbero essere datate settembre 2021; in caso contrario si rischierebbe di slittare al 2022.

Rinnovo contratto, solo 100 euro lordi di aumento dal 2021: l’Aran non si spinge oltre

da La Tecnica della Scuola

È di poco superiore all’ultimo aumento contrattuale, l’incremento che il Governo ha proposto ai sindacati: per i 3,3 milioni di lavoratori pubblici, l’aumento degli stipendi relativo alla tornata contrattuale 2019-2021, arriva infatti al 3,7%. Contro il 3,48% (85 euro medi) garantito nel 2018, dopo quasi un decennio di blocco. L’attuale stanziamento complessivo a regime, sarebbe attorno ai 6 miliardi di euro, equivalenti a un rialzo medio in busta paga di circa 100 euro lordi mensili a testa. La stima è dell’Aran ed è stata resa pubblica in occasione della presentazione del Rapporto semestrale sulle retribuzioni.

Solo qualche euro in più dell’ultimo rinnovo

L’Aran, l’Agenzia che segue in rappresentanza del Governo la contrattazione nella P.A., ricorda come con la legge di Bilancio per il 2020 le risorse appostate sul rinnovo sforino i 3,4 miliardi. Ma in manovra compaiono solo gli stanziamenti per gli incrementi dei settori statali, dai ministeri alla scuola. Al resto, enti locali e sanità, dovranno provvedere Comuni e Regioni con le loro risorse.

Sommando i due stanziamenti, considerando anche le disponibilità per le forze dell’ordine, per l’Aran l’ammontare complessivo necessario ad alimentare la tornata contrattuale 2019-2021 arriva, appunto, a 6 miliardi di euro.

Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha confermato che l’incremento assicurato sarebbe “lievemente superiore al precedente“, quello relativo al trenino 2016-2018.

I sindacati chiedono almeno 25 euro in più

Nel corso della presentazione del Rapporto sulle retribuzioni nel pubblico impiego è stata ricordata anche la richiesta dei sindacati, arrivata giusto ieri, per innalzare lo stanziamento per i rinnovi di altri 1,5 miliardi di euro. Aggiunta che farebbe salire l’aumento medio pro-capite a circa, si stima, 125 euro medi mensili lordi: una richiesta che però l’Aran non sembra avere accolto.

I commenti dei sindacati sono indicativi. “Il ministro della Funzione pubblica Dadone ha riportato oggi cifre apparentemente cospicue per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, ma come ha rilevato la stessa Aran queste non sono sufficienti a recuperare il gap con gli incrementi avuti negli ultimi undici anni dai lavoratori di altri settori produttivi”, ha detto il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga.

“L’Aran ipotizza – ha aggiunto il sindacalista – un aumento di circa 100 euro lordi a regime con i prossimi contratti. Va detto in premessa che stiamo parlando di contratti che nell’eventualità di un rinnovo potranno essere sottoscritti non prima del 2021“.

Gango conferma che “le stesse federazioni del pubblico impiego denunciano che mancano all’appello non meno di 1,5 miliardi di euro”.

Il gap degli statali rimane alto

Si tratta di salari, ha aggiunto il rappresentante Cisl, che “hanno subito, per un decennio intero (caso di rilevanza internazionale), un blocco assoluto che ha causato, mediamente, una perdita del potere d’acquisto certificata dalla stessa Aran che attesta il disallineamento fra stipendi pubblici e privati negli ultimi 11 anni del 12,4% rispetto alle retribuzioni dell’industria e del 7,3% per quelle dei servizi privati”.

Ne consegue che “quindi che tale perdita non potrà essere compensata da un incremento del 3,72%”.

Ecco che, sottolinea, “bene hanno fatto, quindi, le nostre Federazioni del settore pubblico a promuovere le iniziative di mobilitazione per le prossime settimane“.

Quelle che nella scuola sono state già proclamate, con lo sciopero dei precari – organizzato per il prossimo 17 marzo – che per come si stanno mettendo le cose potrebbe presto tramutarsi in una giornata di protesta generale.

Personale ATA neoassunto, durata e caratteristiche del periodo di prova

da La Tecnica della Scuola

Anche il personale ATA neoassunto, così come i docenti, deve superare un periodo di prova per la conferma in ruolo.

Le regole per lo svolgimento della prova sono contenute nell’art. 30 del CCNL Istruzione 2018.

Quanto dura

Il personale ATA assunto in servizio a tempo indeterminato è soggetto ad un periodo di prova la cui durata è così stabilita:

  • due mesi per i dipendenti inquadrati nelle aree A (collaboratori scolastici) e A super (collaboratori scolastici addetti all’azienda agraria);
  • quattro mesi per i restanti profili.

Chi è esonerato

In base ai criteri predeterminati dall’Amministrazione, sono esonerati dal periodo di prova, con il consenso dell’interessato, i dipendenti che lo abbiano già superato nel medesimo profilo professionale oppure in corrispondente profilo di altra amministrazione pubblica, anche di diverso comparto.

Servizio computato

Ai fini del compimento del suddetto periodo di prova si tiene conto del solo
servizio effettivamente prestato.

Sospensione del periodo di prova

Il periodo di prova è sospeso:

  • in caso di assenza per malatti,; in questo caso il dipendente ha diritto alla conservazione del posto per un periodo massimo di sei mesi, decorso il quale il rapporto può essere risolto. In caso di infortunio sul lavoro o malattia derivante da causa di servizio si applica l’art. 20 (Infortuni sul lavoro e malattie dovute a causa di servizio) del CCNL del 29/11/2007;
  • negli altri casi di assenza previsti dalla legge o dal CCNL.

Le assenze riconosciute come causa di sospensione sono soggette allo stesso trattamento economico previsto per i dipendenti non in prova.

Recesso

Decorsa la metà del periodo di prova ciascuna delle parti può recedere dal rapporto in qualsiasi momento senza obbligo di preavviso né di indennità sostitutiva del preavviso, fatti salvi i casi di sospensione di cui sopra.

Il recesso opera dal momento della comunicazione alla controparte. In caso di recesso, la retribuzione è corrisposta fino all’ultimo giorno di effettivo servizio compresi i ratei della tredicesima mensilità ove maturati.

Il recesso dell’amministrazione deve essere motivato.

Superamento del periodo di prova

Decorso il periodo di prova senza che il rapporto di lavoro sia stato risolto, il dipendente si intende confermato in servizio con il riconoscimento dell’anzianità dal giorno dell’assunzione.

Rinnovo o proroga

Il periodo di prova può essere rinnovato o prorogato alla scadenza per una sola volta.

Docenti neoassunti, come si accede alla piattaforma Indire e in cosa consiste l’impegno on line sino alla discussione finale

da La Tecnica della Scuola

Il periodo di prova per i docenti neoassunti nell’a.s. 2019/2020 si sviluppa in una serie di attività, alcune in presenza ed altre on-line.

Queste ultime, in particolare, dovranno essere eseguire su una specifica piattaforma predisposta da Indire.

Come accedere

All’ambiente online si accede tramite il sistema di autenticazione del sistema informativo del Ministero dell’Istruzione (SIDI) o tramite le credenziali “SPID”, il Sistema Pubblico di Identità Digitale che permette di accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione e dei soggetti privati aderenti con un’unica identità (username e password) utilizzabile da computer, tablet e smartphone.

Alla prima autenticazione verrà richiesto di:
  • Accettare l’informativa sul trattamento dei dati
  • Completare la profilatura

In particolare, al primo accesso viene presentata una maschera di registrazione:

  • se l’anagrafica è già presente a sistema si dovrà procedere con l’inserimento dei dati mancanti (codice meccanografico ed email) e salvare
  • se l’anagrafica NON è presente a sistema sarà necessario compilare per intero i propri dati e salvare. Dopodiché verrà inoltrata una mail alla scuola (all’indirizzo istituzionale: codicemeccanografico@istruzione.it) in cui verrà richiesto alla segreteria di confermare l’identità. Una volta confermati i dati da parte della scuola, il sistema invierà un’email all’indirizzo di posta indicato durante la registrazione e la procedura sarà terminata.

Nella registrazione è necessario indicare il codice meccanografico della sede principale cui afferisce l’istituto presso cui si sta svolgendo l’anno di prova.

Completato il primo accesso, con le autenticazioni successive si accede direttamente all’ambiente online.

Chi invece non ha le credenziali SPID, per sapere come ottenerle, deve seguire queste indicazioni.

Per ottenere invece le credenziali SIDI è sufficiente seguire queste istruzioni. 

Quali attività sulla piattaforma INDIRE

Come già detto, la formazione dei neo-assunti si svolge anche on-line.

L’attività on-line non è da intendersi come attività a sé stante e fine a sé stessa (corrisponde forfettariamente a 20 ore di impegno), ma come strettamente connessa con le parti in presenza, per consentire di documentare il percorso, riflettere sulle competenze acquisite, dare un “senso” coerente al percorso complessivo.

Il percorso di documentazione dell’Attività Didattica quest’anno è stato semplificato rispetto allo scorso anno.

Innanzitutto, non è previsto il caricamento nel portfolio di materiale multimediale. La sezione relativa dell’ambiente online fornisce informazioni utili alla raccolta di materiale multimediale, che rimane facoltativa, e può essere utile ai fini della preparazione della documentazione da utilizzare, insieme all’esportazione del Dossier Finale, in sede di comitato di valutazione.

Inoltre, l’attività sul bilancio delle competenze rimane nella sua forma consueta ma solo come tappa iniziale e viene eliminata al termine del percorso. Non c’è più quindi il “bilancio finale delle competenze”.

VAI ALLE NOVITA’ 

Documentazione utile

Indire raccomanda l’uso del Toolkit per prendere visione dei modelli di strumenti e dispositivi utili alla parte iniziale del percorso (es. patto formativo, bilancio di competenze, peer to peer, ecc.).

La sezione Toolkit del portale contiene già molti documenti utili ai docenti per la compilazione del Portfolio professionale dei due diversi percorsi formativi ospitati nell’ambiente: l’anno di formazione e prova per i docenti neoassunti e con passaggio di ruolo e il percorso annuale FIT.

Atto di indirizzo 2020, Azzolina: “Ecco le azioni per studenti e personale scolastico”

da La Tecnica della Scuola

La Ministra Lucia Azzolina ha firmato l’atto di indirizzo politico-istituzionale che definisce gli obiettivi del Ministero dell’Istruzione per l’anno 2020.

CLICCA QUI per scaricare il documento

Si tratta del “documento che individua le nostre priorità d’azione, i nostri obiettivi. È un primo passaggio. Seguiranno le Linee programmatiche che presenterò nei prossimi giorni in Parlamento” dichiara Azzolina, che ha dato l’annuncio della firma con un video postato su Facebook, spiegando i contenuti dell’Atto.

“Ho voluto che al primo posto ci fossero le studentesse e gli studenti – spiega la Ministra -. Dobbiamo dare piena attuazione all’articolo 34 della Costituzione, far sì che la scuola sia davvero aperta e inclusiva e che i privi di mezzi possano anche loro arrivare ai più alti gradi dello studio con il nostro aiuto. Servono più risorse per questo, ma ci sono anche tanti fondi che non sono stati spesi e che possono essere recuperati. Dobbiamo pure pensare a una didattica più innovativa e coinvolgente. Abbiamo molte buone pratiche da mettere a sistema. Ci stiamo già lavorando”.

Tra le priorità, anche l’inclusione scolastica: “Dobbiamo aumentare il personale specializzato sul sostegno, fare più formazione e dare rapida attuazione alle nuove norme in materia. Il nuovo ciclo di specializzazione sul sostegno partirà a breve. Eredito una situazione non semplice, ma non mi tiro indietro. Ho insegnato sul sostegno e so quanto sia importante dare il giusto supporto alle famiglie e agli studenti”, prosegue la Ministra.

Il Ministero sta avviando anche “azioni mirate contro la dispersione scolastica che è diminuita, ma non abbastanza”. E soprattutto continua ad essere ancora troppo elevata al Sud e nelle aree più povere del Paese. “La scuola deve tornare ad essere un ascensore sociale. Per me lo è stata, vorrei che fosse così per tutti”, continua.

Per la Ministra è necessario “educare i giovani a una cittadinanza attiva, alla sostenibilità ecologica, sociale, economica promuovere l’innovazione e le competenze digitali: saranno anche queste priorità del nostro Ministero, in raccordo con le scuole. Stiamo chiudendo le Linee guida sull’educazione civica e faremo partire quanto prima la formazione dei docenti. Bisogna diminuire drasticamente la burocrazia, il personale non può essere soffocato da incombenze farraginose che rischiano di distogliere da tutto il resto. C’è tanto da fare, ma vogliamo farlo”.

“Promuoveremo una maggiore alleanza scuola-famiglia nel rispetto dei ruoli di tutti – aggiunge Azzolina -. E la formazione per tutto il personale, compresi gli Ata, sempre dimenticati. Ce n’è davvero bisogno. Daremo regole certe per l’accesso alla professione docente. Bisogna cominciare a programmare davvero i concorsi per evitare che in futuro si ripeta quello che è successo in questi ultimi dieci anni: una cronica mancanza di insegnanti a causa di regole incerte e concorsi a singhiozzo”.

“Chiudo con una cosa che mi sta molto a cuore: in questi mesi ho ricevuto centinaia di messaggi da parte di supplenti pagati con pesante ritardo. Da supplente purtroppo era successo anche a me e so che fatica si faccia. Fra le priorità c’è anche il nostro impegno a garantire pagamenti più rapidi nei confronti di chi fa un lavoro importante nelle nostre scuole”, conclude la Ministra.

Iscrizioni 2020, gli istituti professionali calano di 10 punti in 10 anni, ecco perché

da La Tecnica della Scuola

Calano ancora le iscrizioni agli istituti professionali. Prima della riforma del 2010 erano sul 22% stabile. Adesso il dato nazionale è appena del 12,9%. La regione con la più alta percentuale di iscritti è l’Emilia-Romagna (15,5%), seguita da Basilicata (15%), Toscana e Campania (entrambe al 14,5%).

Perché allora, mentre l’istruzione tecnica tiene, e anzi sta andando bene nel Nord del Paese, i professionali continuano a scendere tanto da perdere 10 punti in 10 anni?

La crisi d’identità parte da lontano

  • Le ragioni del declino sono complesse e partono da lontano. La perdita d’identità è iniziata quando, con la riforma Moratti, è stato istituito il cosiddetto doppio canale: da un lato i licei (gli istituti tecnici avrebbero dovuto confluire nel liceo economico e nel liceo tecnologico) e, dall’altro, la formazione professionale di competenza regionale, con la riorganizzazione degli Ips (istituti professionali statali) sulla base di accordi stato-regioni (Legge 53/2003).
  • La successiva riforma Fioroni ha segnato un dietrofront: gli istituti tecnici e professionali avrebbero continuato a far parte del sistema statale dell’istruzione insieme ai licei (Legge 40/2007). L’obiettivo era di valorizzare il ruolo dell’istruzione tecnica e professionale e il collegamento col territorio in una logica di filiera. I criteri di riordino prevedevano: riduzione del numero degli indirizzi, riduzione del monte ore annuale delle lezioni a 32 ore settimanali, potenziamento  delle attività laboratoriali.
  • La riforma Gelmini del 2010 ha completato il riordino secondo i criteri di cui sopra. Gli Ips hanno la funzione di garantire “una solida base di istruzione generale e tecnico-professionale, che consente agli studenti di sviluppare, in una dimensione operativa, saperi e competenze necessari per rispondere alle esigenze formative del settore produttivo di riferimento” (DPR 87/2010).

L’avvio faticoso e la concorrenza con la Formazione professionale regionale

Mantenuti nell’ambio statale, gli Ips diventano percorsi quinquennali, con un primo biennio quasi uguale ai tecnici, e privati della possibilità di rilasciare la qualifica al terzo anno (se non in via sussidiaria, con l’incertezza e le difficoltà che hanno accompagnato questo complicato passaggio). Insomma sono stati percepiti come tecnici di serie B.

Nel contempo, si è rafforzato il canale dell’Istruzione e Formazione professionale (IeFP) di competenza delle Regioni, che ha raccolto un numero crescente di iscritti, con la possibilità di fare anche il quarto e il quinto anno, e di proseguire ancora gli studi a livello terziario. Le Regioni inoltre hanno lavorato molto per l’aggiornamento del Repertorio delle qualifiche professionali, adeguandole alle esigenze del mercato del lavoro e hanno creato un canale competitivo, che oggi ha una sua unitarietà e una sua dignità, tanto da essere scelto da circa 350.000 studenti.

Niente è peggiore dell’incertezza

Mentre con la riforma del 2010 i licei e i tecnici hanno avuto un’immediata definizione dei percorsi, i professionali si sono trovati ad affrontare situazioni in progress, che li hanno penalizzati (la questione delle qualifiche in via sussidiaria, la flessibilità, le opzioni…). Che cosa dire alle famiglie in fase di orientamento, quando ci vuole una comunicazione chiara e precisa, se tutto è ancora nebuloso? Inoltre, anche le poche ore di laboratorio previste dal DPR 87/2010 nel primo biennio e il gran numero di discipline del quadro orario (13 in prima e seconda) hanno scoraggiato la scelta da parte di un’utenza da sempre orientata all’imparare facendo.

La “revisione” del 2017

Dopo anni di declino inarrestabile, il governo Renzi decide di procedere alla revisione della riforma, col D.lvo 61/2017 collegato alla Buona Scuola, in vigore a partire dalle classi prime funzionanti nell’anno scolastico 2018/2019. Gli Ips sono definiti “scuole territoriali dell’innovazione, aperte e concepite come laboratori di ricerca, sperimentazione ed innovazione didattica”, finalizzati a un “saper fare di qualità”. In pratica, si punta a tre obiettivi:

  • Adeguare i percorsi di istruzione professionale alle esigenze del territorio con la ridefinizione degli indirizzi.
  • Evitare sovrapposizioni sia con gli istituti tecnici, sia col sistema di IeFP di competenza delle Regioni.
  • Definire un nuovo assetto didattico, con l’incremento delle ore di laboratorio e la strutturazione del percorso secondo un “Progetto formativo individuale” che prevede l’aggregazione di discipline e l’organizzazione di unità di apprendimento, che rappresentano il riferimento per la valutazione e per il riconoscimento dei crediti.

Ancora stallo

I dati relativi alle iscrizioni per il prossimo anno scolastico 2020-21 indicano ancora un trend in calo. La percentuale è del 12,9%, mentre era del 13,6% l’anno scorso.

I professionali non sono “capiti” dai potenziali utenti, non sono considerati attrattivi, stretti fra istituti tecnici con percorsi collaudati, in grado di comunicare alle famiglie con chiarezza cosa si fa, gli esiti occupazionali, il post diploma, e i Centri di formazione regionali che non mancano di investimenti specifici. Forse anche il personale docente non è stato abbastanza coinvolto e formato al nuovo assetto didattico dichiarato sulla carta. Insomma servirebbero altri interventi su diversi fronti.

Firmato atto con le priorità politiche per il 2020

da Tuttoscuola

La Ministra Lucia Azzolina ha firmato l’atto di indirizzo politico-istituzionale che definisce gli obiettivi del Ministero dell’Istruzione per l’anno 2020. Si tratta del “documento che individua le nostre priorità d’azione, i nostri obiettivi. È un primo passaggio. Seguiranno le Linee programmatiche che presenterò nei prossimi giorni in Parlamento” dichiara Azzolina, che ha dato l’annuncio della firma con un video postato su Facebook, spiegando i contenuti dell’Atto.

Guarda il video 

“Ho voluto che al primo posto ci fossero le studentesse e gli studenti – spiega la Ministra -. Dobbiamo dare piena attuazione all’articolo 34 della Costituzione, far sì che la scuola sia davvero aperta e inclusiva e che i privi di mezzi possano anche loro arrivare ai più alti gradi dello studio con il nostro aiuto. Servono più risorse per questo, ma ci sono anche tanti fondi che non sono stati spesi e che possono essere recuperati. Dobbiamo pure pensare a una didattica più innovativa e coinvolgente. Abbiamo molte buone pratiche da mettere a sistema. Ci stiamo già lavorando”.

Tra le priorità, anche l’inclusione scolastica: “Dobbiamo aumentare il personale specializzato sul sostegno, fare più formazione e dare rapida attuazione alle nuove norme in materia. Il nuovo ciclo di specializzazione sul sostegno partirà a breve. Eredito una situazione non semplice, ma non mi tiro indietro. Ho insegnato sul sostegno e so quanto sia importante dare il giusto supporto alle famiglie e agli studenti”, prosegue la Ministra.

Il Ministero sta avviando anche “azioni mirate contro la dispersione scolastica che è diminuita, ma non abbastanza”. E soprattutto continua ad essere ancora troppo elevata al Sud e nelle aree più povere del Paese. “La scuola deve tornare ad essere un ascensore sociale. Per me lo è stata, vorrei che fosse così per tutti”, continua.

Per la Ministra è necessario “educare i giovani a una cittadinanza attiva, alla sostenibilità ecologica, sociale, economica promuovere l’innovazione e le competenze digitali: saranno anche queste priorità del nostro Ministero, in raccordo con le scuole. Stiamo chiudendo le Linee guida sull’educazione civica e faremo partire quanto prima la formazione dei docenti. Bisogna diminuire drasticamente la burocrazia, il personale non può essere soffocato da incombenze farraginose che rischiano di distogliere da tutto il resto. C’è tanto da fare, ma vogliamo farlo”.

“Promuoveremo una maggiore alleanza scuola-famiglia nel rispetto dei ruoli di tutti – aggiunge Azzolina -. E la formazione per tutto il personale, compresi gli Ata, sempre dimenticati. Ce n’è davvero bisogno. Daremo regole certe per l’accesso alla professione docente. Bisogna cominciare a programmare davvero i concorsi per evitare che in futuro si ripeta quello che è successo in questi ultimi dieci anni: una cronica mancanza di insegnanti a causa di regole incerte e concorsi a singhiozzo”.

“Chiudo con una cosa che mi sta molto a cuore: in questi mesi ho ricevuto centinaia di messaggi da parte di supplenti pagati con pesante ritardo. Da supplente purtroppo era successo anche a me e so che fatica si faccia. Fra le priorità c’è anche il nostro impegno a garantire pagamenti più rapidi nei confronti di chi fa un lavoro importante nelle nostre scuole”, conclude la Ministra.

Nota 14 febbraio 2020, AOODGSIP 658

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di
T R E NT O
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana
BO L ZA N O
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca
BO L ZA N O
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine
BO L ZA N O
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta
A OS T A

Oggetto: XXV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, Palermo 21 marzo 2020.

Nota 14 febbraio 2020, AOODGOSV 2520

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Uff.I

Agli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Trento
All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano

Oggetto: Generare futuro. Scenari del Servizio nella società dell’apprendimento: la proposta del Service Learning. II Convegno Internazionale sul Service Learning. Mestre, 16–18 marzo 2020