Al via #lascuolanonsiferma: una finestra aperta sull’e-learning

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Il ministero dell’Istruzione avvia una campagna social per raccontare che #LaScuolaNonSiFerma. Con questo hashtag, su Facebook e Telegram, verrà diffusa ogni giorno una “buona pratica” di didattica a distanza al tempo del coronavirus. Il perché lo spiega direttamente la ministra Lucia Azzolina: «Credo sia importante dare visibilità al grande impegno e al grande sforzo che, pur nelle difficoltà, la nostra comunità educante, grazie a tutto il personale della scuola, sta portando avanti in questi giorni difficili, assumendosi l’impegno di non lasciare soli i ragazzi e le famiglie. Dobbiamo essere fieri della nostra scuola».

I canali
Vetrina principale sarà la pagina Facebook. Sarà poi possibile interagire, attraverso l’hashtag #LaScuolaNonSiFerma, su Instagram, postando storie e foto che alimenteranno questo racconto, anche sul social più amato dai ragazzi. Al via, poi, un canale Telegram dove ci saranno, oltre ai racconti e alle esperienze, informazioni utili per la didattica a distanza.

La solidarietà tra scuole
Fra le storie che saranno raccontate, c’è quella delle ragazze e dei ragazzi di Vo’ Euganeo che fanno lezione di coding insieme ad altri trecento compagni collegati da altre regioni. C’è poi quella dell’Istituto Superiore “Giordani-Striano” di Napoli che si è adoperato subito per fornire agli allievi più bisognosi pc in comodato d’uso gratuito, permettendo così a tutti di non perdere nemmeno un giorno di lezione. E, ancora, ci sono i ragazzi dell’Istituto Tecnico “D’Aosta”, a L’Aquila, che fanno comunità grazie alla radio della scuola (Radio Scuola L’Aquila), parlando di musica, letteratura, tecnologia, ma anche di stati d’animo ed emozioni, perché «in un momento come questo – spiega la dirigente scolastica Maria Chiara Marola – vogliamo rassicurarli ed essere loro vicini, soprattutto a quelli più fragili. Far sentire agli studenti che insieme, anche grazie alla comunità scolastica, riusciremo a superare questo momento».

L’uso delle piattaforme
Fra le altre storie, quella dei ragazzi del comprensivo “Vespucci” di Vibo Valentia che si incontrano ogni giorno in una ‘stanza’ virtuale sulle piattaforme dedicate alla didattica a distanza, perché «la scuola è una famiglia – racconta la dirigente Maria Salvia -. E in questo momento lo è ancora di più». Ma anche quella dell’Istituto di Istruzione Superiore “Tosi” di Busto Arsizio, che, fin dai primi giorni di sospensione della didattica, ha attivato lezioni on line e ha anche simulato la prima prova degli Esami di Stato per le classi quinte.

Lo scambio di materiali
Ci sono gli studenti del Liceo “Tacito” di Roma che condividono materiale didattico, registrano piccoli filmati e file audio per la correzione in tempo reale grazie anche a Facebook e Whatsapp, e i docenti dell’Istituto Superiore “Majorana” di Torino che con «determinazione e una certa dose di inventiva», spiegano, hanno cominciato le loro lezioni a distanza per raggiungere «ogni studente iscritto», «la situazione è difficile – dice la dirigente Silvia Petricci -. Ma si resiste, si prosegue, si progetta il futuro».

I collegamenti via web
Ci sono gli studenti dell’Istituto “Fermi” di Sarno che hanno voluto contattare virtualmente i propri “colleghi” del Liceo “Maffeo Vegio” di Lodi e del Liceo “Giuseppe Novello” di Codogno, scambiandosi consigli, idee, suggerimenti, per far sentire la propria vicinanza e inviare un messaggio di unione, proprio quando le due cittadine del nord Italia sono state dichiarate zona rossa.

I gruppi Whatsapp
Ci sono, poi, i docenti del “Pirandello” di Taranto che, per superare le criticità legate al possesso del pc e alla poca confidenza con le piattaforme da parte degli alunni, si sono intanto organizzati con gruppi Whatsapp che si sono dimostrati validi e di facile accesso per tutti. Senza dimenticare gli studenti con disabilità. «La scuola non può fermarsi, ora più che mai – spiega la dirigente Antonia Caforio -. Deve far sentire la sua presenza e ricordare ai ragazzi che non bisogna mai mollare».

Prof, alunni e famiglie raccolgono la sfida dell’emergenza e si affidano all’insegnamento via web

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Il mondo della scuola reagisce al difficile momento attuale scoprendo con entusiasmo nuove modalità di didattica collaborativa a distanza. E’ quanto emerge da una indagine promossa da La Fabbrica, agenzia di comunicazione internazionale specializzata in progetti edutainment e istituzionali, a cui hanno partecipato 1933 docenti di scuole primarie e secondarie, attivi in tutti i principali ambiti di insegnamento su tutto il territorio nazionale, con particolare focus (22% dei docenti intervistati) sulla Lombardia.

Il 44% degli insegnanti intervistati dichiara di utilizzare piattaforme di didattica a distanza, per il 36% attraverso classi virtuali, 32% con la condivisione via e-mail di materiali multimediali e per il 18% attraverso webinar e videoconferenze. Lo scambio interattivo via chat o mail viene utilizzato anche per la correzione dei compiti da parte del 42% dei rispondenti.

Un trend attivato dal contesto emergenziale: per il 60% dei docenti si tratta del primo approccio con l’insegnamento a distanza, con riscontri positivi per il 56% e abbastanza soddisfacenti per un altro 36%. Le sfide principali dell’insegnamento a distanza sono la qualità della connessione internet e la capacità di stimolare l’interesse e l’attenzione dei propri studenti anche attraverso uno schermo.

Inoltre, 92% dei docenti necessita di un supporto reale e continuo per ottimizzare le nuove modalità di insegnamento, anche in termini di materiali didattici già fruibili come piattaforme interattive o game online.

Tra i commenti lasciati dai docenti che hanno partecipato al sondaggio emerge una forte coesione e collaborazione dei genitori e delle famiglie, nonché un’ottima risposta da parte degli studenti. Per molti, si tratta di un’esperienza formativa che, seppur nata da un contesto emergenziale, farà da modello nei prossimi anni, reinventando il concetto di apprendimento e partecipazione scolastica. La Fabbrica intensifica l’impegno a supporto dei docenti attraverso il portale proprietario Scuola.net, con l’organizzazione di webinar e l’offerta di strumenti online e contenuti multimediali; ha inoltre attivato un servizio di assistenza via e-mail e un numero verde dedicato 800.049229 per affrontare sia questioni tecniche che contenutistiche. La Fabbrica è Ente Formatore Miur.

Alleanza didattica tra docenti e piattaforme

da Il Sole 24 Ore

di Giampaolo Colletti

Lezioni, interrogazioni, confronto con gli studenti, esercitazioni. Il tutto a distanza. Benvenuti nella scuola virtuale ai tempi dell’emergenza coronavirus, con le classi ancora chiuse in tutta Italia. Ma oggi la didattica in remoto offre una pluralità di piattaforme tecnologicamente avanzate. E di riflesso formati e modelli di utilizzo.

Nei giorni scorsi il Miur ha deciso di censire le piattaforme certificate. E l’ha fatto nel neonato portale per la didattica a distanza. «Oggi sul mercato ci sono una molteplicità di soluzioni. Sono pensate per formare a distanza e per interagire con gli studenti. Lo scopo è quello di permettere a chi lavora nella scuola di contare su un supporto tecnologicamente avanzato che aiuti nel creare le classi digitali, condividere contenuti, verificare l’apprendimento e fare videolezioni a distanza», afferma Dianora Bardi, presidente del Centro studi ImparaDigitale, associazione nata nel marzo 2012 per promuovere lo sviluppo di una modalità didattica innovativa.

«La necessità è riparametrare la didattica a seconda dell’ordine perché ogni età ha esigenze diverse. La formazione per i bambini della primaria è molto differente anche come capacità di attenzione di quella erogabile in moduli di più ore per gli studenti delle scuole superiori. Quello che manca è una regia generale per condurre per mano i docenti a parlare con questa tipologia innovativa di didattica. Anche perché il docente vive un’esperienza nuova rispetto a queste sfide», precisa Bardi.

Le piattaforme dei colossi

Tra le soluzioni proposte la più diffusa vede i natali Oltreoceano, in Silicon Valley. Si chiama Google suite for Education. Il colosso hi-tech di Mountain View ha aderito all’appello del ministero, mettendo a disposizione gratuitamente la propria piattaforma tecnologica per la scuola a distanza nella versione più avanzata. Collabora in qualsiasi momento e ovunque con una suite di strumenti per l’istruzione: questo il messaggio di presentazione di una piattaforma scelta dai docenti per creare occasioni di apprendimento, snellire le attività amministrative e stimolare gli studenti alla partecipazione.

Il valore aggiunto è nel pacchetto di servizi della galassia Google. Oltre a quelli classici, ci sono anche Hangouts Meet e Classroom, ossia gli applicativi che abilitano direttamente la didattica a distanza. Proprio Classroom è il servizio web che mira a semplificare la creazione e la distribuzione di materiale didattico, l’assegnazione e la valutazione di compiti online.

Le classi che adottano Microsoft Education vengono abilitate all’ultimo pacchetto del colosso informatico di Redmond chiamato Office 365. Tra questi c’è l’utilizzo di OneNote nella sua versione multimediale.

In questo modo gli studenti, guidati dai loro docenti, partecipano in tempo reale a una proposta in modalità multifinestra: c’è la presenza del docente, l’area di scrittura con lo scambio di materiale informativo e la chat per interagire in tempo reale durante tutta la sessione.

La scuola continua

Unire le forze per un servizio utile, rapido, efficace. Così nasce #lascuolacontinua, iniziativa navigabile sul sito Lascuolacontinua.it e promossa da Cisco, Google, Ibm e Weschool by Tim. Il progetto prevede la creazione di una community virtuale per scuole, dirigenti e docenti, col coinvolgimento attivo della scienziata Ilaria Capua ,insieme all’Associazione Copernicani e con il supporto metodologico del Centro Studi ImparaDigitale.

«Oggi non è la tecnologia che manca, ma l’alfabetizzazione all’uso delle piattaforme, la consapevolezza, il coinvolgimento. Noi siamo riusciti ad intercettare molti docenti quando abbiamo iniziato ad erogare pacchetti formativi per loro sulle metodologie legati alla didattica innovativa», afferma Marco De Rossi, ventinovenne milanese a capo di Weschool: nel team figurano una decina di professionisti per erogare formazione a studenti e docenti.

«Abbiamo a bordo 100mila docenti e oltre 440mila studenti e siamo la seconda app più scaricata dopo Google nel settore istruzione. Siamo arrivati tre anni fa sul mercato con uno strumento user friendly pensato per il mobile. Oggi la collaborazione è la chiave per fare formazione: d’altronde in un contesto in cui gli incentivi economici per i docenti non ci sono, occorre lavorare su altre leve motivazionali», precisa De Rossi.

Così è soprattutto nell’alleanza tra docenti e piattaforme che si prova a ripensare la scuola al tempo del Coronavirus.

La startup porta la scuola a casa e crea all’istante aule virtuali

da Il Sole 24 Ore

di G.Col.

Il digitale al servizio della scuola. È da tempo che gli startupper lavorano a nuove imprese per innovare la didattica a distanza. Esperienze pioneristiche, accelerate in queste settimane di chiusura delle scuole.

Così nelle tecnologie la scuola prova a ritrovare una sua quotidianità, tra interrogazioni o esercitazioni virtuali. Secondo un recente sondaggio di Skuola.net ben sei studenti su 10 sostengono che sfrutteranno questo tempo di non presenza in aula per continuare a studiare e restare aggiornati con il programma. E intanto uno studente su cinque vede la propria scuola già attiva con formule di insegnamento a distanza.

«Per le mie lezioni di matematica condivido lo schermo ed è come avere la lavagna in classe per far vedere equazioni o altre operazioni. In questo modo i ragazzi non hanno un’interruzione della didattica e proseguono aula a casa», afferma Elia Bombardelli, trentenne nato a Trento, professore di matematica. Il “prof Youtuber” più noto in Italia, con più di duecento videolezioni di matematica sul programma delle superiori del liceo scientifico, 260mila iscritti al canale su YouTube e complessivamente oltre un milione di views. «Per i ragazzi la lezione online ha delle differenze, ma in un momento in cui la didattica in presenza non la puoi fare è una chiave vincente adottare le tecnologie digitali», precisa.

Intanto si moltiplicano anche le proposte di startup che puntano su programmi speciali legati anche a questa fase emergenziale. È il caso di Docety, startup molisana con una piattaforma di e-learning per seguire videocorsi, lezioni private e seminari. Insieme al centro di ricerca Lo Stilo di Fileta ha deciso di offrire accesso gratuito a tutte le realtà pubbliche e private coinvolte nell’emergenza coronavirus.

Redooc ha invece lanciato l’hashtag #ScuolaACasa: insieme al Global Thinking Foundation la startup di e-learning ha deciso di offrire gratuitamente licenze di accesso alla propria piattaforma. Un modo per erogare videolezioni ed esercizi interattivi. Obiettivo: garantire la continuità al processo di apprendimento delle principali materie di tutti gli studenti delle scuole chiuse nella regione Lombardia a causa dell’emergenza Coronavirus. Redooc di fatto è una palestra di matematica, fisica, italiano, Invalsi, educazione finanziaria, giochi di logica che ospita più di mezzo milione di studenti con cinquemila lezioni e 75mila esercizi interattivi.

Da Milano a Roma: una proposta di video-lezioni arriva da Social Academy, realtà impegnata nell’edutech e partita con 510mila euro di investimento da Lazio Innova e LVenture, oggi presente nell’hub romano di LVenture Group. L’offerta formativa è attiva dal 2016 e oggi registra un migliaio di moduli venduti.

Si moltiplicano anche le piattaforme legate alla digital classroom. Tra le flipped classroom più conosciute, ossia tra le progettualità legate ai metodi di formazione a distanza con le cosiddette “aule capovolte”, si distingue Classmill. Si tratta di una applicazione gratuita che consente di produrre lezioni multimediali online. L’accesso al servizio è facilitato perché può avvenire tramite il proprio account di Facebook.

La classe a distanza come un vero e proprio social network. Una piattaforma intuitiva, usabile, sincrona, immediata nell’utilizzo: si tratta della startup americana Edmodo, un vero e proprio social basato sulla formazione a distanza. Questa piattaforma di e-learning, nata dodici anni fa da due docenti informatici del distretto scolastico di Chicago, è soprattutto scelta dalle classi primarie. Spiegazioni interattive, articoli di approfondimento, chat con la classe, anche grazie alla creazione di gruppi-studio.

Una startup hi-tech tutta italiana è Fidenia. Di fatto un social learning nato sei anni fa e incentrato su un elemento molto attrattivo per le giovani generazioni, quello della gamification. Nella creazione di didattica a distanza è possibile condividere informazioni e testare la preparazione alla lezione assistita con la creazione di test, quiz e questionari.

Le risorse ci sono, la capacità di utilizzarle non sempre

da Il Sole 24 Ore

di Giuseppe Chiellino

La digitalizzazione del sistema scolastico italiano, finora forse poco sfruttata ma nell’emergenza divenuta improvvisamente preziosissima, negli ultimi anni si è potuta sviluppare anche grazie ai fondi strutturali europei veicolati attraverso il programma operativo nazionale Scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento, cofinanziato dal Fondo sociale europeo e dal Fondo europeo di sviluppo regionale, in gergo il Pon Scuola. Una sigla che, grande o piccola, vediamo in quasi tutte le scuole italiane. Con una dote di 2,85 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, infatti, il Pon Scuola finanzia decine di migliaia di progetti in tutto il Paese, ma soprattutto al Sud. Alle cinque regioni del Mezzogiorno (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) infatti, sono destinati all’incirca i due terzi delle risorse, secondo gli schemi consueti della politica di coesione europea che privilegia i territori meno sviluppati per aiutarli colmare i gap che li separano da quelli più avanzati.

Il programma prevede poco meno di 440 milioni di euro per i servizi e le applicazioni di inclusione digitale, accessibilità digitale,apprendimento per via elettronica e istruzione online, alfabetizzazione digitale. Di questi, 230 milioni arrivano dal Fse e dal Fesr. In questo caso l’intervento riguarda l’intero territorio nazionale e l’allocazione delle risorse interessa dunque in misura consistente tutte e tre le categorie di regione, quelle più sviluppate al Centro-Nord, quelle meno sviluppate al Sud e tre regioni del centro considerate in transizione. Secondo i dati estratti dal portale Opencoesione, la spesa già realizzata o in via di realizzazione è appena inferiore a 400 milioni di euro.

Le prime call

Uno dei primi bandi del Pon Scuola in questa programmazione, pubblicato nel 2015, riguardava proprio il potenziamento delle infrastrutture di rete e le reti interne, con la connessione in fibra ottica, per le scuola di primo e secondo grado in tutto il territorio nazionale, il wi-fi negli edifici scolastici per permettere a studenti e docenti di fruire di risorse digitali nella didattica in classe.

Sempre nel 2015 era stato pubblicato il bando “Ambienti digitali” per dare alle istituzioni scolastiche del primo ciclo (inclusa la scuola dell’infanzia) e del secondo ciclo, la possibilità di «realizzare ambienti multimediali flessibili e dinamici»: spazi alternativi e tecnologicamente evoluti per l’apprendimento, aule “aumentate” dalla tecnologia, laboratori mobili e postazioni informatiche e per l’accesso ai servizi digitali della scuola di tutti coloro che a vario titolo operano nella scuola: gli studenti, gli insegnanti, il personale di segreteria. Nel 2016 e nel 2018 sono seguiti due bandi analoghi per i centri d’istruzione per gli adulti e per la realizzazione di nuovi laboratori digitali o per rinnovare quelli già esistenti.

Nel 2018 questi interventi risultavano quasi del tutto ultimati, compreso quello per le scuole “polo” in ospedale, dotate di attrezzature tecnologiche che rendono possibile l’attività didattica in ospedale e a casa degli insegnanti con i minori gravemente malati.

Dai dati di Opencoesione, progetti di questo tipo autorizzati sono poco meno di 16 mila e riguardano prevalentemente la realizzazione di laboratori attrezzati e il miglioramento e la installazione di reti locali (Lan).

Gli obiettivi specifici

A monte di questi bandi specifici, che evidentemente non esauriscono l’azione su questo fronte, il Pon definisce due obiettivi specifici che puntano alla diffusione delle competenze e delle infrastrutture digitali nella scuola, sia attraverso la formazione che con le infrastrutture e le attrezzature. Una delle azioni prevede in modo specifico «la promozione di percorsi di e-learning e lo sviluppo di apprendimento on-line». A questa si aggiunge la formazione del personale scolastico «su tecnologie e approcci metodologici innovativi». Dal punto di vista infrastrutturale, gli investimenti sono stati indirizzati soprattutto a dotare gli istituti di ambienti per la formazione e l’autoformazione degli insegnanti sulle Ict, ma anche lo sviluppo di piattaforme web e contenuti per l’apprendimento online. Investimenti per la scuola digitale sono destinati anche alle aree interne.

Troppa burocrazia

Va detto che, in generale il Pon Scuola ha registrato nella spesa qualche difficoltà in più rispetto a molti altri programmi e la ragione l’hanno spiegata i presidi nei mesi scorsi: le segreterie degli istituti scolastici non sono attrezzate per gestire la parte burocratica che porta con sé ogni progetto finanziato dal Por. Considerato che tutto il Pon finanzia più di 47mila progetti negli 8.730 istituti italiani, significa che in media ognuno di essi ne ha cinque per i sette anni della programmazione. Tanto che i dirigenti sono arrivati a chiedere agli insegnanti di misurare le forze ed eventualmente rinunciare ai finanziamenti.

La conclusione che si può trarre da questa radiografia è che le risorse pubbliche per fare investimenti ci sono, come in altri settori. Tutto sta nella capacità di riuscire a spenderli bene. Da quello che stiamo vedendo in questi giorni nelle scuole italiane, in moltissimi casi questo è avvenuto e oggi insegnanti e studenti hanno la possibilità proseguire in qualche modo le lezioni, in una parvenza di normalità. Dove questo non è avvenuto, oggi ci si arrampica sui vetri.

L’esempio cinese: lezioni a distanza con l’intelligenza artificiale

da Il Sole 24 Ore

di Stefano Carrer

Il più grande esperimento di massa di apprendimento a distanza è andato in scena in Cina dopo la pausa delle vacanze scolastiche per il Capodanno lunare: la diffusione dell’epidemia da coronavirus ha portato alla chiusura delle aule scolastiche e a un boom forzato dell’e-learning che, secondo vari analisti, consentirà alle imprese cinesi del settore di accelerare il loro sviluppo commerciale e tecnologico fino a porsi all’avanguardia delle «best practices» globali, compresa le applicazioni sempre più sofisticate dell’intelligenza artificiale.

Il Paese partiva già da una buona base: secondo le stime di iResearch Consulting Group, già nel 2018 il mercato dell’educazione online aveva fatto registrare un balzo del 25,7% a 251,7 miliardi di yuan (circa 36 miliardi di dollari). Entro il 2023, per la società di ricerche Frost & Sullivan, il mercato cinese arriverà intorno ai 100 miliardi di dollari, spronato da alcuni fattori favorevoli che altrove sono carenti.

In primo piano c’è quello culturale. L’alto grado di competizione accademica e la diffusa ossessione dei genitori per una solida carriera scolastica dei figli: ogni anno dieci milioni di studenti tentano il «gaokao», l’esame di ammissione ai college che determina se e dove si possano compiere gli studi universitari (un passaggio esistenziale cruciale, in quanto fattore in grado di porre le basi per una carriera lavorativa di successo). Alla fine delle ore scolastiche, è piuttosto normale che gli studenti dedichino ulteriori ore di studio seguendo corsi e facendo verifiche online.

Altri elementi sono stati alla base dell’affermazione di tecniche avanzate di formazione che vanno al di là del mero apprendimento standard a distanza ma lo personalizzano in base all’intelligenza artificiale: il governo ha messo da tempo a disposizione incentivi e facilitazioni fiscali per le società che introducono avanzamenti tecnologici in tutti gli aspetti dell’e-learning (dall’insegnamento alla formazione dei docenti ,fino al management delle istituzioni scolastiche).

Nel decollo di molte aziende specializzate, ha avuto la sua importanza la possibilità di avere a disposizione una massa enorme di dati per raffinare gli algoritmi, anche per via dell’approccio molto meno riservato che altrove per le questioni di privacy. Non stupisce, quindi, che vari colossi del settore siano cinesi e che i loro fondatori si siano arricchiti come non mai in questo periodo grazie al balzo delle azioni in Borsa (a partire da Wall Street, dove non poche società cinesi del comparto si sono quotate a premessa di una loro espansione internazionale).

Il ministero cinese dell’Educazione ha reagito con lucida determinazione ed efficienza all’emergenza, chiamando a raccolta le principali società tecnologiche e di telecomunicazioni per creare tempestivamente una piattaforma in cloud in grado di gestire l’apprendimento contemporaneo a distanza di almeno 50 milioni di studenti.

Per chi non aveva accesso a pc, ci ha pensato la tv di Stato a introdurre costanti programmi educativi differenziati. Hanno fatto la loro parte le società specializzate: ad esempio, Tal Education – il principale gruppo cinese, assieme a New Oriental Education & Tecnology Group – ha offerto corsi gratuiti sui suo account Weibo per tutte le classi, mentre Vipkid (reduce dal maggiore round di finanziamento nel settore, per mezzo miliardo di dollari) ha fatto lo stesso per l’insegnamento dell’inglese ai bambini da 4 a 12 anni e Ding Talk (gruppo Alibaba) ha messo gli insegnanti in condizione di apprendere come utilizzare i suoi corsi livestream nel modo più efficace per gli alunni. «Il coronavirus sta ridefinendo l’industria dell’educazione online – ha dichiarato Eric Yang, fondatore di iTutor Group – mi attendo che in meno di tre anni le classi online sorpasseranno quelle in aule scolastiche». Tra i gruppi pià intenzionati a espandersi fuori dalla Cina, c’è Squirrell Ai, fondata sei anni fa a Shanghai e nota anche perché i suoi “robot-insegnanti”, con la loro intelligenza artificiale, hanno battuto stimati professori in pubblici dibattiti. Il coronavirus, insomma, potrebbero innescare una rivoluzione nelle modalità di apprendimento. Dentro la Cina e fuori.

Zanichelli in aiuto dei docenti per preparare lezioni online

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Grazie alla Zanichelli, le insegnanti e gli insegnanti di scienze possono fare una lezione da casa sulla biologia del coronavirus con le informazioni aggiornate di Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica molecolare del Cnr di Pavia e autore di Occhio ai virus.

La Zanichelli, dice il direttore editoriale Giuseppe Ferrari, dà un supporto concreto agli insegnanti, che con le scuole chiuse vogliono avere la possibilità di fare lezione da casa ai loro studenti.

Lezioni di biologia, ma anche sulla matematica del contagio, sulla storia e la letteratura delle epidemie (dalla peste di Atene di Tucidide all’epidemia di cecità di Saramago), sul coronavirus visto come cigno nero che ha conseguenze sull’economia.

Ma fare lezione digitale da casa non è facile. La Zanichelli nella pagina web Idee per insegnare da casa www.zanichelli.it/scuola/idee-per-fare-lezione-da-casa dà agli insegnanti suggerimenti concreti su come si fa a creare e a condividere una lezione con video didattici su Collezioni https://collezioni.scuola.zanichelli.it/, ad assegnare alla classe esercizi interattivi su ZanichelliTest https://zte.zanichelli.it/, a fare una lezione in diretta o in differita.

Senza dimenticare che lo strumento fondamentale per imparare è il libro di testo, che mette sotto gli occhi quello che è indispensabile sapere: un rettangolo ordinato di parole e di immagini che restano impresse nella mente. «Per lunedì leggete sul sito l’articolo di Giovanni Maga sull’evoluzione del contagio e studiate da pagina 90 a pagina 93 sul libro di biologia il paragrafo sulla diffusione dei virus, poi fate gli esercizi a fine capitolo».

Didattica a distanza, si naviga a vista Docenti oberati di adempimenti

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Didattica a distanza, si naviga a vista. Nelle istituzioni scolastiche è tutto un proliferare di iniziative volte a garantire, per quanto possibile, la prosecuzione delle lezioni in via telematica. Altrimenti impossibile a causa della sospensione delle attività didattiche fino al 3 aprile, disposta dal decreto del presidente del consiglio del 9 marzo scorso. L’articolo 1, comma 1, lettera g), del precedente decreto presidenziale del 4 marzo prevede, infatti, che «i dirigenti scolastici attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità». Quest’ultima disposizione, peraltro, è l’unica fonte legale attualmente disponibile e reca una mera norma di indirizzo, come tale, del tutto prova di disposizioni di dettaglio e, soprattutto, non assistita da alcuna sanzione. Ed è rivolta solo ed esclusivamente ai dirigenti scolastici. Che devono porre in atto gli strumenti volti a consentire ai docenti, che intendano farlo di propria spontanea volontà, di mantenersi in contatto con i propri alunni, limitando in qualche modo i danni da inattività coatta dovuta all’emergenza sanitaria in corso.

Va fatto rilevare, inoltre, che si tratta di una norma secondaria che, allo stato attuale, non risulta radicata su solide basi a livello di normazione primaria. Perché la norma primaria a cui dà attuazione (il decreto legge 6 del 26 febbraio 2020) non reca alcun indicazione a riguardo, limitandosi a consentire la sospensione dei sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado (si veda l’articolo 1, comma 2, lettera d). Da ciò si evince che le prestazioni di insegnamento, che i docenti stanno erogando in via telematica, non sono obbligatorie. E quindi vengono fornite a titolo di mero volontariato.

La fonte degli obblighi dei docenti, infatti, è il contratto collettivo nazionale di lavoro che, per gli insegnanti, non prevede il telelavoro. In tal senso va l’insegnamento delle Sezioni unite della Suprema corte di cassazione che, in tale materia, si sono espresse in questi termini: «I rapporti di lavoro pubblico contrattualizzato sono regolati esclusivamente dai contratti collettivi e dalle leggi sul rapporto di lavoro privato» (si veda Cassazione, Sezioni Unite Civili, Presidente V. Carbone, Relatore P. Picone n. 21744 del 14 ottobre 2009). Ciò rileva anche dalle disposizioni contenute negli articoli 28 e 29 del vigente contratto di lavoro in ordine all’inesistenza di obblighi prestazionali sostitutivi in capo ai docenti, da osservare in via telematica, per quanto riguarda sia le attività di insegnamento che le attività funzionali.

Nonostante l’evidenza del contesto normativo, i dirigenti scolastici stanno emanando in questi giorni circolari interne recanti pretese antigiuridiche in riferimento ad inesistenti obblighi di firma del registro elettronico. Che nel caso specifico potrebbe integrare un vero e proprio falso stante l’assenza del docente dal luogo di lavoro. Per non parlare di imposizioni relative al rispetto dell’orario di lavoro in costanza di sospensione delle attività didattiche. A ciò va aggiunto il problema dell’imposizione dell’utilizzo di mezzi informatici da parte dei docenti con costi a carico dei medesimi. Fatto, questo, che oltre a distrarre dall’uso privato strumenti e utilità nella disponibilità esclusiva dei docenti e dei loro familiari, determina una vera e propria perdita salariale derivante dai costi di possesso e gestione di tali mezzi e utilità.

Si pensi, per esempio, ai costi del collegamento ad internet, a maggior ragione se il mezzo di telecomunicazione utilizzato sia lo smartphone. Costi che insistono anche sulle famiglie dei discenti e che, evidentemente, penalizzano gli alunni provenienti da famiglie meno abbienti In più bisogna anche considerare i problemi collegati al doveroso rispetto della normativa sulla privacy. Specie quando si tratti di minori o, peggio, di alunni in tenera età.

Un altro aspetto problematico riguarda il rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Che insorge anche per effetto della irritualità della condotta richiesta, che sconta l’inesistenza di precedenti e di disposizioni specifiche. Poi c’è il problema della inadeguatezza dei mezzi a disposizione di docenti e famiglie. Dal lato dei docenti, peraltro, va fatto rilevare che i fondi della carta del docente non possono essere utilizzati per l’acquisto di smartphone e per coprire i costi della connessione a internet. Nonostante tutto ciò i docenti stanno comunque provvedendo, per quanto possibile, alla didattica a distanza. Ma anziché essere agevolati nel loro lavoro tramite lo sgravio dalle consuete procedure burocratiche, vengono costantemente fatti oggetto di richieste sempre più pressanti da parte dei dirigenti scolastici. Richieste che distraggono gli insegnanti dalla preparazione delle lezioni e dai necessari contatti con alunni e famiglie.

Mobilità, tutto in alto mare

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Mobilità in stand by. Il ministero dell’istruzione aveva deciso di dare il via alle operazioni di compilazione e inoltre delle domande di trasferimento e di passaggio già da eri, 16 marzo. Ma il termine di avvio è decorso senza esito e, salvo ripensamenti dell’ultima ora, dovrebbe slittare almeno di qualche altro giorno. Perché l’amministrazione ha dovuto fare dietrofront a causa della corale opposizione dei sindacati firmatari del contratto: Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda -Unams. Opposizione che le sigle avevano messo nero su bianco giorni fa in una nota congiunta inviata al dicastero di viale Trastevere, con la quale avevano fatto presente che non sarebbe stato «possibile far partire dal 16 marzo il periodo previsto per la presentazione delle domande. In una situazione che si è ulteriormente complicata ed aggravata», si legge nella nota, «è assolutamente necessario rispettare rigorosamente le disposizioni governative, limitando al minimo i contatti e gli spostamenti, nell’interesse dell’intera collettività.

Ancorché la presentazione delle domande avvenga con modalità online» recita il documento «è consuetudine consolidata che le sedi sindacali e gli stessi uffici dell’Amministrazione siano soggetti a una mole non indifferente di richieste di consulenza, normalmente svolta in presenza nelle diverse sedi. Ciò è del tutto improponibile nella fase attuale, che impone di ridurre drasticamente ogni occasione di contatto diretto e ravvicinato tra le persone».

La nota era stata inviata dopo che il ministero dell’istruzione si era espresso nel senso della indifferibilità, ormai superata, del termine del 16 marzo. Mentre una qualche apertura era stata avanzata dal dicastero guidato da Lucia Azzolina, circa la proroga del termine ultimo per la presentazione, fissato per l’8 aprile prossimo. L’ipotesi era stata notificata ai sindacati con la nota 347 di mercoledì scorso, a firma del capo dipartimento, Max Bruschi. «L’eventuale slittamento in avanti della fase «presentazione domande» si legge nella nota «determinerebbe un’ulteriore riduzione dei tempi di convalida delle domande a carico degli uffici periferici, rischiando di compromettere la connessa operazione di calcolo punteggio, nonché ritardi nella pubblicazione dei movimenti».

E ciò determinerebbe a sua volta «inevitabili ripercussioni sui tempi di calcolo delle disponibilità utili per le immissioni in ruolo prima dell’inizio delle lezioni». «Tuttavia» spiega Bruschi «riconoscendo il ruolo fondamentale delle organizzazioni sindacali a supporto dei docenti e in sinergia con l’Amministrazione, ci si riserva di valutare, in prossimità della data di chiusura domande (8 aprile c.a.), in base all’evoluzione dello stato emergenziale e compatibilmente con la sequenzialità delle varie operazioni, l’opportunità di prorogare di qualche giorno i termini di chiusura domande procedendo ad eventuale ulteriore formale comunicazione». Di qui l’ulteriore richiesta dei sindacati. Che ha avuto l’effetto, almeno per ora, di bloccare l’emanazione dell’ordinanza prevista per ieri.

Coronavirus, scrutini telematici? Potrebbero diventare realtà

da Orizzontescuola

di Avv. Marco Barone

Ci troviamo in una fase di straordinaria emergenza, che in parte ha trovato impreparato il settore della scuola, ma che con grande spirito di sacrificio e di collaborazione sta reagendo per garantire il diritto all’istruzione cercando di armonizzare i diritti esistenti con una situazione fuori da ogni contesto normativo ordinario. Le riunioni di carattere collegiale di presenza ad oggi non sono sostanzialmente possibili e se l’emergenza coronavirus non dovesse finire entro il 3 aprile, cosa possibile, non è da escludere che si dovrà ricorrere allo scrutinio telematico.

La valutazione spetta al consiglio di classe

Il DPR. N.122/2009, all’articolo 4 sottolinea che la valutazione, periodica e finale, degli apprendimenti e’ effettuata dal consiglio di classe, formato ai sensi dell’articolo 5 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, e presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato, con deliberazione assunta, ove necessario, a maggioranza. Il decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, afferma che i consigli di intersezione, di interclasse e di classe sono presieduti rispettivamente dal direttore didattico e dal preside oppure da un docente, membro del consiglio, loro delegato; si riuniscono in ore non coincidenti con l’orario delle lezioni, col compito di formulare al collegio dei docenti proposte in ordine all’azione educativa e didattica e ad iniziative di sperimentazione e con quello di agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra docenti, genitori ed alunni. In particolare esercitano le competenze in materia di programmazione valutazione e sperimentazione previste dagli articoli 126, 145, 167, 177 e 277. Si pronunciano su ogni altro argomento attribuito dal presente testo unico, dalle leggi e dai regolamenti alla loro competenza.

La valutazione deve seguire un congruo numero di verifiche

Il Regio decreto del 4 maggio 1925, n. 653, (Regolamento sugli alunni, gli esami e le tasse negli istituti medi di istruzione) all’articolo 79 afferma: “I voti si assegnano, su proposta dei singoli professori, in base ad un giudizio brevemente motivato desunto da un congruo numero di interrogazioni e di esercizi scritti, grafici o pratici fatti in casa o a scuola, corretti e classificati durante il trimestre o durante l’ultimo periodo delle lezioni”.

A tal proposito va ricordato che il MIUR nella sua nota dell’8 marzo sulla questione della didattica a distanza scrive:

“Alcuni docenti e dirigenti scolastici hanno posto il problema della valutazione degli apprendimenti e di verifica delle presenze. A seconda delle piattaforme utilizzate, vi è una varietà di strumenti a disposizione. Si ricorda, peraltro che la normativa vigente (Dpr 122/2009, D.lgs 62/2017), al di là dei momenti formalizzati relativi agli scrutini e agli esami di Stato, lascia la dimensione docimologica ai docenti, senza istruire particolari protocolli che sono più fonte di tradizione che normativa”.

Lo stesso MIUR nella sua circolare dell’8 marzo riconosce la possibilità di dare dei voti in queste circostanze di didattica a distanza. Rientra giustamente nella libertà d’insegnamento, ma i criteri da osservare dovranno essere quelli definiti all’interno della scuola. E chiaramente si dovranno fare i conti con situazioni fuori da ogni contesto ordinario.

Per riconoscere l’equivalenza della didattica a distanza con quella ordinaria servirebbe un provvedimento normativo

L’attività didattica ordinaria è stata sospesa e quella a distanza può essere chiamata a sostituire quella ordinaria? Se così fosse si innescherebbero una serie di meccanismi ad effetto domino, dall’orario di lezione, alla presenza e così via discorrendo. La questione a livello normativo è incerta ed il rischio che si possano venire a determinare dei contenziosi in ordine alla valutazione che ne deriverà, sono concreti. Ad oggi non ci sono gli elementi normativi per poter sostenere in modo certo, chiaro e tassativo che la didattica a distanza possa sostituire quella ordinaria come sospesa per decreto governativo. Discorso diverso è intendere l’attività didattica a distanza come un modo di garantire agli studenti l’esercizio del diritto d’istruzione senza che questa possa avere alcun tipo di mera equiparazione con l’attività didattica ordinaria. Almeno fino a quando non ci sarà un provvedimento normativo che ne riconosca l’equivalenza.

La valutazione ha per oggetto il percorso formativo degli studenti

Ritornando sulla valutazione degli studenti bisogna ricordare altresì quanto dispone il DLGS 13 aprile 2017, n. 62. Lo stesso decreto evidenzia all’articolo 1 che “la valutazione ha per oggetto il processo formativo e i risultati di apprendimento delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione e formazione, ha finalita’ formativa ed educativa e concorre al miglioramento degli apprendimenti e al successo formativo degli stessi, documenta lo sviluppo dell’identita’ personale e promuove la autovalutazione di ciascuno in relazione alle acquisizioni di conoscenze, abilita’ e competenze”. Al comma 2 dell’articolo 1 si scrive che la valutazione e’ coerente con l’offerta formativa delle istituzioni scolastiche, con la personalizzazione dei percorsi e con le Indicazioni Nazionali per il curricolo e le Linee guida di cui ai decreti del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87, n. 88 e n. 89; e’ effettuata dai docenti nell’esercizio della propria autonomia professionale, in conformita’ con i criteri e le modalita’ definiti dal collegio dei docenti e inseriti nel piano triennale dell’offerta formativa”. Mentre l’articolo 2 comma 3 sottolinea che “ La valutazione e’ effettuata collegialmente dai docenti contitolari della classe ovvero dal consiglio di classe”.

Il consiglio di classe deve essere perfetto

La giurisprudenza oramai è consolidata nell’affermare che il consiglio di classe che procede ad effettuare la valutazione deve essere perfetto. Il TAR Catanzaro N. 01542/2019 condivide che “ai sensi degli artt. 5, co. 7, e 193, co. 1, del d.lgs. 16 aprile 1994, n. 297, e dell’art.4 del d.P.R. n.122 del 2009, il consiglio di classe, costituito da tutti i docenti della classe e presieduto dal dirigente scolastico, nell’espletamento di attività valutativa opererebbe come un collegio perfetto, quindi con la partecipazione di tutti i suoi componenti”. Il TAR Bologna N. 00841/2019 : Per quello che riguarda la violazione del principio del Collegio perfetto, si tratta di una censura infondata: l’unico insegnante curricolare assente allo scrutinio è stato sostituito da un collega della stessa materia e non è affatto necessario che vi sia una motivazione sulle cause dell’assenza, anche perché nessun sindacato sarebbe possibile su di esse. La norma vuole solo che vi siano tutti gli insegnanti previsti dal corso di studi”. Il TAR per il Piemonte 00786/2018 ribadisce: “il consiglio di classe è collegio perfetto unicamente in sede di scrutinio”.

Lo scrutinio telematico ed il lavoro agile per i docenti

Tutti questi principi andranno rispettati anche nel caso in cui si dovesse procedere allo scrutinio telematico. Premesso che sul punto sarebbe il caso di riconoscere l’esistenza del lavoro agile con le dovute garanzie anche al personale docente. Visto che il personale docente da casa sta lavorando e gli organi collegiali, intesi come attività funzionali, se svolti in via telematica, necessitano di un riconoscimento in materia di lavoro agile.

Il lavoro agile, come ricorda la nota MIUR del 6 marzo, nella scuola è contemplato espressamente per il personale ATA, per i docenti inidonei, non per il personale docente ordinario. Il lavoro agile previsto ai sensi dell’articolo 4, comma 1 lettera a) del DPCM 1° marzo 2020 è disciplinato dall’articolo 18, al 23, della legge 22 maggio 2017, n. 81. Si pone lo stesso problema per il collegio telematico. E’ certamente legittimo se regolamentato a priori, nel caso in cui non lo sia stato, si possono porre dei problemi in ordine alla validità delle sedute e di ciò che si delibera. In analogia si può tenere conto di quanto affermato ad esempio dall’articolo 2370 del Codice civile che pur riguardando la fattispecie delle assemblee nelle società, il principio può essere estendibile anche a questa casistica quando si scrive che “lo statuto può consentire l’intervento all’assemblea mediante mezzi di telecomunicazione ovvero l’espressione del voto per corrispondenza o in via elettronica. Chi esprime il voto per corrispondenza o in via elettronica si considera intervenuto all’assemblea”.

Il Tribunale di Bologna (sezione specializzata societaria) con sentenza 18 marzo 2014, ha affermato che lo statuto sociale di una cooperativa quotata può autorizzare l’utilizzo dei “centri di voto” collegati “a distanza” all’assemblea mediante un sistema telematico, in modo legittimo, dal combinato disposto tra l’articolo127 del decreto legislativo 58/1998 (il Tuf) e l’articolo 2370 del Codice civile. Se non regolamentato a priori una riunione collegiale telematica può essere illegittima, come illegittime saranno le determinazioni che ne deriveranno. Sul punto se si verrà coinvolti in siffatte convocazioni, andranno fatte mettere a verbale, telematicamente, le proprie osservazioni. Ricordiamo che è la circolare Ministeriale 16 aprile 1975, n. 105 che invita proprio a dotarsi di un proprio regolamento in materia di funzionamento dell’organo collegiale. Essendo però presenti innanzi ad una fattispecie straordinaria dove si rischia la paralisi della scuola, serviranno sicuramente delle indicazioni certe da parte del MIUR per evitare che ognuno vada per la propria strada e si esponga a dei contenziosi possibili. Va detto che le sedute assembleare ritenute “illegittime” possono essere sanate in generale solo se la seduta deliberante dell’organo collegiale sostitutiva sia immune da vizi e da irregolarità.

L’articolo 2377 del Codice Civile afferma che “L’annullamento della deliberazione non può aver luogo, se la deliberazione impugnata è sostituita con altra presa in conformità della legge e dello statuto”. Sul punto si deve osservare che una parte della giurisprudenza sembra affermare che possa trovare applicazione la disposizione dell’art.2377, penultimo comma c.c come disposizione di carattere generale e che, di conseguenza, si verifica la cessazione della materia del contendere quando l’assemblea, regolarmente riconvocata, abbia deliberato sui medesimi argomenti della delibera oggetto dell’impugnazione, ponendo in essere, pur senza forme particolari, un atto sostanzialmente sostitutivo di quello invalido (Cass.1997 n.12439). In sostanza si potrebbe sanare un consiglio telematico convocato per lo svolgimento degli scrutini, non regolamentato e che possa essere oggetto di possibile impugnazione, che deve essere comunque sempre perfetto, con una successiva riunione collegiale di presenza, purché si verifichi entro l’anno scolastico di riferimento.

Decreto “cura Italia”: ECCO IL TESTO DEFINITIVO: congedi famiglie, e-learning scuole e tablet studenti

da Orizzontescuola

di redazione

Approvato il Decreto che punta a misure in aiuto di aziende e famiglie per far fronte all’emergenza Coronavirus. Vi proponiamo il testo da scaricare.

25 miliardi di euro per famiglie e aziende. Interventi anche per il mondo della scuola

Scarica Testo Decreto

Congedi per le famiglie

Sarebbe stata confermata la presenza rispetto alla bozza dei congedi straordinari per le famiglie dei lavoratori. Secondo quanto ci viene riferito, sarebbe stato mantenuta la percentuale del 50% dello stipendio. In alternativa le famiglie potranno usufruire di un voucher babysitter.

85 milioni per il sostegno alla didattica a distanza.

Lo stanziamento sarà di circa 84 milioni di euro. La misura punterà anche a formare i docenti sulle metodologie e-learning.

Stanziati 43,5 milioni per la pulizia straordinaria degli ambienti scolastici al momento del rientro

Il decreto stanzia una somma per l’acquisto di prodotti per l’igiene del personale e degli studenti, nonché per la pulizia delle scuole in vista della riapertura.

Salvaguardia delle supplenze brevi

Docenti già titolari di contratti di supplenza breve e saltuaria  nei periodi di chiusura o di sospensione delle attività didattiche sarà garantita continuità Le scuole restano aperte solo per attività “indifferibili”

Sarà possibile limitare al massimo le aperture degli edifici. La presenza del personale ATA (Ausiliario, tecnico, amministrativo), sarà prevista solo nei casi di stretta necessità

Scarica Testo Decreto

Didattica a distanza, comunicato sindacale unitario, nessuna polemica con i dirigenti scolastici

da La Tecnica della Scuola

 

Sul tema didattica a distanza intervengono i sindacati del comparto Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals e Gilda che, in un comunicato diramato in serata, sottolineano: “La didattica a distanza, che in condizioni ordinarie non può essere sostitutiva di quella in presenza, non ha consolidati riferimenti normativi né precedenti, salvo che per alcune casistiche, come quella attivata per l’istruzione domiciliare, che prevede necessarie garanzie a tutela dei docenti e dello studente”.

“Fondamentale – aggiungono i sindacati – ricordare che la scelta delle metodologie, anche nell’ambito della didattica a distanza, è facoltà precipua del docente garantita dall’articolo 33 della Costituzione, nell’esercizio della libertà di insegnamento”.

“È segno di grande sensibilità e responsabilità – proseguono – il fatto che in tutte le situazioni in cui ciò risulta praticabile le scuole abbiano messo in atto modalità che consentono non solo di veicolare contenuti didattici, ma anche e soprattutto di ricostituire per quanto possibile il tessuto di relazioni fra insegnanti e alunni e fra gli alunni stessi, consentendo di vivere una componente di socialità altrimenti negata e che costituisce aspetto essenziale della vita scolastica”.

Il comunicato sfiora appena la polemica sollevata da più parti sugli obblighi, reali o presunti, imposti dal dirigenti scolastici ai docenti.

Si legge infatti: “In questo quadro, che deve vedere tutti coinvolti, e in questo momento di straordinario e corale impegno, va favorito in ogni modo un preliminare coinvolgimento di tutti i soggetti, evitando che prevalga la dimensione burocratica”.
Anzi i 5 sindacati affermano anche:  “Crediamo che alcuni principi e criteri di riferimento (libertà di insegnamento, dimensione collegiale della professionalità) debbano essere attentamente considerati e debitamente rispettati pur nella eccezionalità di una situazione nella quale è interesse di tutti sollecitare la massima cooperazione fra tutti i profili professionali, e non l’arroccamento su specifiche prerogative”.

Didattica a distanza è pure usare il registro di classe, se c’è confronto sui materiali: lo dice il ministero

da La Tecnica della Scuola

Si parla tantissimo di attività di didattica a distanza: ma di quali attività formative stiamo in realtà parlando? Quali modalità pedagogiche devono essere adottate? Quali strumenti devono essere utilizzati? A queste domande, ha provato a rispondere il 17 marzo il ministero dell’Istruzione, pubblicando la nota. n. 388 del 17 marzo, a firma del neo capo dipartimento Marco Bruschi.

Il fine non cambia

Nella sezione dedicata al tema, si premette che “qualsiasi sia il mezzo attraverso cui la didattica si esercita, non cambiano il fine e i principi. Nella consapevolezza che nulla può sostituire appieno ciò che avviene, in presenza, in una classe, si tratta pur sempre di dare vita a un ‘ambiente di apprendimento’, per quanto inconsueto nella percezione e nell’esperienza comuni, da creare, alimentare, abitare, rimodulare di volta in volta”.

Serve la “successiva rielaborazione e discussione”

Il capo dipartimento si sofferma, quindi, sulle diverse esperienze possibili che rappresentano delle forme di didattica on line: “Il collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, attraverso videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo; la trasmissione ragionata di materiali didattici, attraverso il caricamento degli stessi su piattaforme digitali e l’impiego dei registri di classe (ovviamente elettronici n.d.r.) in tutte le loro funzioni di comunicazione e di supporto alla didattica, con successiva rielaborazione e discussione operata direttamente o indirettamente con il docente, l’interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali: tutto ciò è didattica a distanza”.

Non basta inviare materiali o assegnare compiti

Come già indicato con a nota 279 dell’8 marzo, nella parte intitolata proprio “Attività didattica a distanza”, il ministero torna a ribadire che al docente non basta inviare ai propri alunni dei materiali o delle dispense on line per dire che sta attuando la didattica on line.

Come fare didattica a distanza?

Ecco, perchè a supporto del registro elettronico, i docenti hanno bisogno di utilizzare una delle piattaforme telematiche create per questo scopo.

Il capo dipartimento Marco Bruschi non usa giri di parole per esprimere il concetto: “Il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano preceduti da una spiegazione relativa ai contenuti in argomento o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente, dovranno essere abbandonati, perché privi di elementi che possano sollecitare l’apprendimento”.

L’importanza della relazione docenti-discenti

Quindi, il dirigente ministeriale spiega l’indispensabilità, nel praticare la didattica praticata da casa, in questi giorni di emergenza per via del Coronavirus, di provvedere a soddisfare “uno o più momenti di relazione tra docente e discenti, attraverso i quali l’insegnante possa restituire agli alunni il senso di quanto da essi operato in autonomia”.

Tale dinamica, di interazione continua, invio e ritorno dei materiali – è anche “utile anche per accertare, in un processo di costante verifica e miglioramento, l’efficacia degli strumenti adottati, anche nel confronto con le modalità di fruizione degli strumenti e dei contenuti digitali – quindi di apprendimento – degli studenti, che già in queste settimane ha offerto soluzioni, aiuto, materiali”.

L’ideale, pur consapevole delle difficoltà oggettive, anche in fase di fruizione oltre che organizzativa, rimane l’allestimento della “modalità in ‘classe virtuale’”.

Didattica a distanza, Azzolina: “Dati confortanti, non si perdono ore. No al 6 politico”

da La Tecnica della Scuola

La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha parlato a Dì Martedì, programma di approfondimento in onda su La 7. Azzolina ha risposto, non solo sull’anno scolastico (clicca qui), ma anche su didattica a distanza ed esame di maturità.

Sulla didattica a distanza ha affermato: “Abbiamo attivato un monitoraggio sulla didattica a distanza e i dati sono molto confortanti. Non darei per scontato che si perdano ore. Ho invitato gli studenti a studiare e ad essere responsabili, seri e rigorosi. Non parlerei quindi del sei politico”.

Coronavirus, Azzolina: “L’anno scolastico non si allungherà. Rientrare in classe dopo 3 aprile? Vedremo”

da La Tecnica della Scuola

Lunga intervista per il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina a La 7. Il titolare del dicastero di Viale Trastevere è intervenuta a Dì Martedì, programma di approfondimento giornalistico condotto da Giovanni Floris. Tanti gli argomenti trattati dal ritorno a scuola fino alla maturità passando per la didattica a distanza.

Sull’anno scolastico

“Ci sono studenti e docenti che stanno facendo più di quello che facevano in classe. Quindi direi al momento che né l’anno si allungherà né altro. C’è una comunità educante che sta dando un bellissimo esempio al Paese. Ci sono realtà dove dobbiamo arrivare per questo abbiamo stanziato 85 milioni per arrivare agli ultimi. Le scuole riapriranno quando avremo certezza che il quadro epidemiologico ci permetta di mandare i nostri ragazzi a scuola nella massima sicurezza. Riaprire dopo il 3 aprile? Questo ce lo diranno le autorità sanitarie”.