Supplenze: le FAQ SIDI. Prima del 17 marzo e dopo il 3 aprile niente proroga, adesso si attende monitoraggio 15 aprile

da Orizzontescuola

di redazione

Coronavirus: prosegue la nostra disamina di quanto accaduto al Ministero per la proroga dei contratti di supplenza breve anche se rientra il titolare.

Una situazione complessa, già messa subito in evidenza da alcuni sindacati, e per la quale anche il Capo Dipartimento Marco Bruschi ha anticipato un nuovo approfondimento. Coronavirus, proroga supplenza anche se rientra titolare. Non è ancora detta l’ultima parola

Al momento la situazione è questa

Proroga supplenza breve anche se rientra titolare

una prima FAQ che autorizzava, sulla scorta della nota MI del  18 marzo alla proroga dei contratti in caso di rientro del titolare ” solo a seguito di precisa comunicazione rispetto alle risorse messe a disposizione per tale finalità”.

F000214 – E’ possibile prorogare un contatto di supplenza nel caso di rientro del titolare?

Con riferimento al quesito in oggetto, si rappresenta che l’art. 121, del D.L. 18/2020, al fine di favorire la continuità occupazionale dei docenti già titolari di contratti di supplenza breve e saltuaria, prevede che “[…] nei periodi di chiusura o di sospensione delle attività didattiche disposti in relazione all’emergenza sanitaria da COVID-19, il Ministero dell’istruzione assegna comunque alle istituzioni scolastiche statali le risorse finanziarie per i contratti di supplenza breve e saltuaria, in base all’andamento storico della spesa e nel limite delle risorse iscritte a tal fine nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Le istituzioni scolastiche statali stipulano contratti a tempo determinato al personale amministrativo tecnico ausiliario e docente provvisto di propria dotazione strumentale per lo svolgimento dell’ attività lavorativa, nel limite delle risorse assegnate ai sensi del primo periodo, al fine di potenziare le attività didattiche a distanza presso le istituzioni scolastiche statali, anche in deroga a disposizioni vigenti in materia”. La Nota MI Prot. n. 392 del 18 marzo 2020 ha chiarito inoltre che “L’articolo 121 del d.l., oltre a prevedere la continuità dei contratti in essere di docenza in supplenza breve e saltuaria, a prescindere dunque dall’eventuale rientro del titolare e per tutta la durata dell’emergenza sanitaria, dispone che l’ulteriore stipula di contratti, in assenza dei titolari, per il personale docente e ATA, sia comunque subordinata alla disponibilità di “una propria dotazione strumentale per lo svolgimento dell’attività lavorativa … al fine di potenziare le attività didattiche a distanza”: disponibilità che potrà essere assicurata dal DSGA in quanto consegnatario e dal dirigente scolastico attraverso l’istituto del comodato d’uso.” Alla luce di quanto esposto, pertanto, nei limiti delle risorse presenti nel bilancio del Ministero dell’Istruzione, la singola Istituzione scolastica potrà stipulare contratti di supplenza in caso di rientro del titolare, solo a seguito di precisa comunicazione rispetto alle risorse messe a disposizione per tale finalità.

Tale FAQ è stata poi aggiornata con la FAQ F000234

F000234 – In caso di rientro del titolare, è possibile prorogare un contratto di supplenza breve e saltuaria scaduto alla data del 6 aprile?

Come disposto dall’art. 121 del D.L. 18/2020 nonché confermato nella nota MI 8615/2020, le proroghe dei contratti di supplenza breve e saltuaria, in caso di rientro del titolare, sono possibili solo a seguito di precisa comunicazione del competente ufficio del Ministero, riguardante le risorse messe a disposizione per tale finalità. In mancanza della suddetta comunicazione che individua le risorse finanziarie eventualmente assegnate per tale finalità, l’Istituzione scolastica non potrà prorogare alcun contratto di supplenza breve e saltuaria in caso di rientro del titolare.

Prima del 17 marzo niente proroga

F000233 – Le misure di cui all’art. 121 del D.L. 18/2020 possono trovare applicazione anche per i contratti di supplenza breve e saltuaria scaduti prima dell’entrata in vigore della suddetta norma (17 marzo 2020)?

Si ritiene che le misure di cui all’art. 121 del DL 18/2020, in base ai principi generali, possano trovare applicazione solo a partire dalla data di entrata in vigore della suddetta norma. Le suddette misure trovano dunque applicazione solo ai contratti che si sono conclusi a partire dalla data di entrata in vigore della norma (17 marzo 2020). Da ultimo, si precisa che, nei casi di rientro del titolare, la proroga è consentita solo a seguito di eventuale ed espressa comunicazione del MI rispetto alle risorse finanziarie messe a disposizione per tale finalità.

Chiusura funzioni SIDI

Si informa che le funzioni Cooperazione applicativa per la Gestione delle supplenze brevi e saltuarie sono state adeguate lo scorso venerdì, su richiesta dell’Amministrazione e in relazione alla nota ministeriale della DGRUF n. 8615 del 5/4/2020, al fine di inibire la stipula di nuovi contratti di supplenza breve dopo il rientro del titolare o la trasmissione a NoiPA di quelli già inseriti a sistema.
​​​​​​​Pertanto le procedure non consentono più alle segreteria in fase di inserimento di un nuovo prospetto R-1 per la tipologia N19 di selezionare il flag “Supplenza in emergenza sanitaria da COVID-19” oppure di mantenere la selezione del suddetto flag attiva per modificare e/o trasmettere i prospetti R-1 già inseriti della medesima tipologia.

Monitoraggio 15 aprile: nuove supplenze  “straordinarie” se scendono i livelli occupazionali

Si potrà tornare ad assegnare supplenze, anche se rientra il titolare, successivamente al 15 aprile e se i livelli occupazioni dei supplenti brevi si abbassano rispetto all’andamento storico.

Nella nota, infatti, si legge

Al fine di verificare che nelle prossime settimane i livelli occupazionali del personale a tempo determinato continuino ad attestarsi, a livello nazionale, sulla media dell’andamento storico della spesa, ovvero che non vi sia una riduzione della stessa, si informa che in data 15 aprile verrà effettuata un’apposita rilevazione dei contratti stipulati e caricati all’interno del sistema SIDI.  Sulla base di tale rilevazione sarà possibile desumere qual è la tendenza e, in caso di eventuale  prosecuzione della sospensione dell’attività didattica in presenza, se ricorrano i presupposti giuridici e contabili per attivare le misure previste dalla norma in esame (salvaguardare i livelli occupazionali nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili nel corrente esercizio).

Come detto sopra, dunque, l’applicazione della norma, secondo cui si potrà chiamare il supplente anche se rientra il titolare, sarà possibile soltanto se le supplenze si ridurranno rispetto all’andamento storico.

La nota sulle supplenze

Coronavirus, riapertura scuole? OMS bacchetta, non è tempo di allentare la presa

da Orizzontescuola

di redazione

“Non è il momento di allentare le misure. Anzi bisogna raddoppiare e triplicare gli sforzi” per sconfiggere il coronavirus: è il monito dell’OMS all’Europa.

Non bisogna allentare le misure restrittive da parte degli Stati europei.

“Il momento dell’adozione dell’exit strategy è complessa, perché i Paesi si trovano in fasi diverse della lotta al virus. Dopo i contatti con gli Stati membri abbiamo ritenuto fosse necessario ancora un po’ di tempo. Non vogliamo dare il segnale che le misure debbano essere revocate in Paesi dove non è il caso, tuttavia le raccomandazioni sono importanti, perché serve un approccio coordinato”  ha detto Mamer, riferendosi ad Austria e Danimarca, che hanno già indicato le date per la ripartenza, seppure graduale.

L’Austria aveva infatti annunciato di voler riaprire i negozi non essenziali sotto i 400 metri quadri dal 14 aprile, ed altre tipologie di esercizi commerciali a partire dal primo maggio; la Danimarca ha ipotizzato la possibilità di un graduale ritorno a scuola e al lavoro dopo Pasqua.

Coronavirus, Tim: non conteremo più i giga usati su piattaforme e-elarning autorizzate dal Ministero

da Orizzontescuola

di redazione

Tim, con una nota diffusa a mezzo stampa, annuncia che tra qualche giorno inizierà a non conteggiare più il traffico in giga utilizzato nelle piattaforme autorizzate dal Ministero

Tim, annuncia l’ad Luigi Gubitosi, “tra qualche giorno non conterà più i giga consumati sulle piattaforme e-learning autorizzate dal Ministero”.

Secondo quanto leggiamo nella nota, “anche quando la situazione sarà normalizzata e auspichiamo che anche gli altri operatori facciano lo stesso: i giga usati per la scuola non solo non devono costare ma dobbiamo spingere per l’uso di queste piattaforme”.

Coronavirus, consigli di classe e organi collegiali potranno svolgersi in videoconferenza. Emendamento approvato

da Orizzontescuola

di redazione

Lo prevede un emendamento al decreto Cura Italia presentato dal relatore Daniele Pesco (M5s) e approvato dalla Commissione Bilancio del Senato.

Ecco il testo

“Le sedute degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche ed educative di ogni ordine e grado possono svolgersi in videoconferenza, anche ove tale modalità non sia stata prevista negli atti regolamentari interni”.

Ieri avevamo dato notizia della presentazione dell’emendamento mettendolo in relazione con quanto previsto in merito dal decreto approvato il 6 aprile 2020 sulla conclusione del 2019/20 e l’avvio del 2020/21:

Organici, non ci saranno tagli complessivi. Presto il numero delle nuove assunzioni. Intervista al Ministro Azzolina

da Orizzontescuola

Nuovo anno scolastico: a colloquio con il Ministro Azzolina sui lavori di preparazione. Atto propedeutico sicuramente la costituzione degli organici di diritto e poi stabilire il numero delle immissioni in ruolo dei docenti precari.

Ministro, per quanto riguarda le immissioni in ruolo, in CDM  sono stati sbloccati i posti residui di Quota 100 dell’anno scolastico 2019/10, 4.500 posti. I precari ne attendevano 9.000, cosa è successo?

Abbiamo assegnato tutti i posti su cui era possibile assumere; sugli altri le graduatorie sono esaurite.

Sarà dato seguito alle altre novità introdotte dalla legge 159/2019, call veloce e inserimento in una fascia aggiuntiva ai concorsi straordinario 2018 per infanzia e primaria e straordinario 2018 secondaria per docenti abilitati?

Assolutamente sì, proseguiremo con l’attuazione.

È possibile anticipare quante immissioni in ruolo per il personale docente e ATA saranno richieste al MEF per il 2020/21?

Stiamo costruendo gli organici proprio in questi giorni. Ho letto di possibili tagli complessivi: non ci saranno, malgrado i dati sulla crescente denatalità. Credo che questa sia già una buona notizia, frutto del lavoro lungo, complesso, ma fruttuoso, compiuto insieme al Ministro Gualtieri. L’interlocuzione con il MEF proseguirà anche nei prossimi giorni, per determinare il numero di immissioni in ruolo per il prossimo anno scolastico.

L’intervista completa

Inizio anno scolastico, Regioni: decidere calendario lezioni è nostra competenza. No atti unilaterali del Ministro

da Orizzontescuola

di redazione

Decreto scuola, calendario scolastico può essere definito dal Ministero di intesa con le Regioni. “No atti unilaterali del Ministro”

Decreto scuola

Il decreto, che disciplina la fine dell’anno scolastico 2019/20 e l’avvio del 2020/21, approvato dal consiglio dei Ministri, prevede che il Ministro dell’Istruzione adotti uno o più ordinanza per disciplinare in deroga alla norme vigenti la valutazione finale degli alunni, gli esami di Stato e l’avvio del prossimo anno scolastico.

Inizio prossimo anno scolastico e recupero

L’avvio del nuovo anno scolastico potrebbe prevedere un recupero degli apprendimento relativi all’a.s. 2019/20, a partire dal 1° settembre 2020, considerato che gli allievi potranno essere ammessi tutti alla classe successiva pur con delle insufficienze, sia quelli del primo che del secondo grado.

Così leggiamo nel decreto:

Le ordinanze di cui al comma 1 definiscono le strategie e le modalità dell’eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019/2020 nel corso dell’anno scolastico successivo, a decorrere dal 1° di settembre 2020, quale attività didattica ordinaria.

Al fine di prevedere il recupero suddetto, come detto all’inizio, il Ministro può adottare, in deroga alla normativa vigente, misure volte alla definizione della data di inizio delle lezioni per l’anno scolastico 2020/2021, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni.

Sin qui la normativa.

Nella mattina odierna, inoltre, è stata avanzata un’ipotesi, secondo cui il recupero potrebbe essere svolto nelle prime tre settimane di settembre, con inizio delle attività dell’a.s. 2020/21 il 21 settembre.  Ne abbiamo parlato in Nuovo anno scolastico: lezioni dal 21 settembre. Prime tre settimane recupero. Ipotesi, se scuola riaprirà

In tal modo, il Ministro, d’intesa con le Regioni, determinerebbe anche il calendario scolastico, che è di competenza delle Regioni.

Le Regioni

Sulla questione, come riferisce l’Ansa, è intervenuta Cristina Grieco, coordinatrice degli Assessori regionali alla Scuola., la quale ha ricordato che la competenza sul calendario scolastico è propria delle Regioni:

Lo Stato individua il periodo minimo di giorni di lezione – spiega – poi le Regioni stabiliscono i loro calendari”. E dunque “se l’anno scolastico inizia il 1 settembre 2020-2021 “il calendario delle lezioni poi lo decidono le singole Regioni. In Toscana per esempio abbiamo fatto una programmazione permanente per la quale non si torna mai a far lezione prima del 15 settembre”.

La succitata programmazione, ha proseguito la Grieco, è stata effettuata per favorire il turismo, settore che soprattutto quest’anno soffrirà a causa del Coronavirus.

“Se il ministero – dice Grieco – dovesse unilateralmente prevedere un inizio delle lezioni il 1 settembre, provocherebbe evidenti problemi per le Regioni. Eventualmente è possibile prevedere di utilizzare la prima parte di settembre per il recupero delle lacune. Insomma serve un confronto con il ministero, dobbiamo iniziare a porci il tema dell’inizio del nuovo anno scolastico che non sarà certamente un anno ordinario. Io non sono preoccupata tanto della ripresa delle lezioni ora, quanto per l’avvio del prossimo anno, serviranno misure che assicurino sicurezza e distanziamento.”

E’ necessario, conclude la coordinatrice degli assessori regionali, sederci a un tavolo con il Ministro per lavorare a quanto detto sopra. No atti unilaterali.

Decreto legge scuola pubblicato in Gazzetta, è il numero 22 ed entra in vigore il 9 aprile

da La Tecnica della Scuola

Nella tardissima serata dell’8 aprile, il Decreto Legge sulla scuola è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
Il decreto ha il numero 22 ed entra in vigore il 9 aprile; ciò significa che dovrà essere convertito in legge entro il prossimo 8 giugno.

Il provvedimento contiene i seguenti 9 articoli:

Art. 1
Misure urgenti per gli esami di Stato e la regolare valutazione dell’anno scolastico 2019/2020
Art. 2
Misure urgenti per l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2020/2021
Art. 3
Misure urgenti per la tempestiva adozione dei provvedimenti del Ministero dell’istruzione
Art. 4
Sospensione delle prove concorsuali per l’accesso al pubblico impiego
Art. 5
Sospensione delle procedure concorsuali e degli esami di abilitazione per l’accesso alle professioni vigilate dal Ministero della giustizia
Art. 6
Misure urgenti per lo svolgimento degli esami di Stato di abilitazione  all’esercizio delle professioni e dei tirocini professionalizzanti e curriculari
Art. 7
Misure urgenti per assicurare la continuità della gestione delle Università e delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica
Art. 8
Clausole di salvaguardia e di invarianza finanziaria
Art. 9
Entrata in vigore

Nelle prossime ore vi proporremo alcuni approfondimenti

Didattica a distanza, il lavoro sommerso dei docenti aumenta: da casa lavorano di più

da La Tecnica della Scuola

Con la didattica a distanza il lavoro svolto dai docenti con gli alunni è aumentato, soprattutto nella fase preparatoria, arrivando spesso a superare le 25 ore settimanali: è questa, dunque, per due docenti su tre, la risposta al sondaggio proposto dalla Cisl Scuola, ai propri Rsu e delegati, in 2.600 istituti.

I numeri parlano chiaro

Dallo studio sindacale – somministrato fra il 2 e il 5 aprile attraverso un questionario composto da 15 quesiti a risposta chiusa – è emerso che l’impegno richiesto per la gestione delle attività a distanza è notevole, specialmente per quanto riguarda la loro preparazione, tanto da risultare superiore a quello richiesto per l’attività ordinaria per l’87,3% dei docenti.

Questa situazione, di obbligo forzato nella propria residenza, sta quindi incrementando il lavoro sommerso, che per i docenti italiani è già evidente: un aggravio di lavoro, del resto, di cui abbiamo parlato già in passato, in occasione del maltempo dello scorso anno.

Appena il 10,8% del personale interpellato dalla Cisl considera invariata la mole di lavoro, a fronte di un 2,1% che lo considera diminuito.

Alla richiesta di quantificare il carico orario settimanale, è del 64% circa la percentuale di chi stima un impegno superiore alle 25 ore settimanali, ma per un 15% il tempo di lavoro arriva fino a 36 ore la settimana, mentre il 21,1% ritiene che il carico settimanale superi le 36 ore.

Tutto ciò, nonostante la somministrazione delle attività agli alunni avvenga nella maggior parte dei casi (76%) per una quantità di ore ridotta rispetto a quelle previste ordinariamente in presenza. Solo in nel 24% dei casi, quindi in un caso su quattro, viene rilevato un orario delle lezioni corrispondente a quello ordinario.

I motivi del lavoro extra

Ma perché, a fronte di un numero di ore di lezione necessariamente ridotto, il carico di ore di impegno settimanale dei docenti è aumentato in modo sensibile? Perchè, come confermato dalle tante lettere che riceviamo, ci sono docenti che si ritrovano “incollati” alla sedia anche giornate intere? Perchè i docenti si sentono come se fossero in trincea?

I motivi sono diversi. Il primo è quello della trasformazione dei materiali d’insegnamento (slide, dispense, mappe, appunti e quant’altro) in documenti da inviare via internet (principalmente in formato digitale Pdf o Jpg). E questa è un’operazione che richiede del tempo.

In seconda battuta, va considerato che ogni insegnante, soprattutto se in servizio nel primo ciclo, ha in genere poca dimestichezza con le nuove tecnologie, soprattutto con le piattaforme on line: la loro gestione, quindi, richiede po del tempo, anche per l’installazione delle piattaforme, oltre che per la formazione e l’adattamento.

I contatti personalizzati

Ma c’è un altro aspetto rispetto al quale moltissimi docenti devono fare i conti quotidianamente: oltre alla correzione degli elaborati, tutti coloro che sono impegnati nelle lezioni on line sono costretti ad interagire con i propri alunni.

Quando, infatti, ogni allievo fa pervenire il proprio elaborato (attraverso le piattaforme telematiche oppure semplicemente via e-mail), avvia nel docente un impegnativo processo di verifica di quel lavoro: il suo insegnanti, infatti, è chiamato a visionare il lavoro, a valutarlo (anche se solo in modalità formativa), ad archiviarlo, e, come atto conclusivo, a prendere contatti con lo stesso allievo. Per condividere con lui come è andata.

Cosa dice il Ministero

Con la didattica a distanza, infatti, come illustrato dalla nota ministeriale 388 del 18 marzo scorso, a firma del capo dipartimento Marco Bruschi, il docente deve attivare una “rielaborazione e discussione operata direttamente o indirettamente con il docente, l’interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali”.

Nella stessa nota del MI, viene spiegato che “la didattica a distanza prevede infatti uno o più momenti di relazione tra docente e discenti, attraverso i quali l’insegnante possa restituire agli alunni il senso di quanto da essi operato in autonomia, utile anche per accertare, in un processo di costante verifica e miglioramento, l’efficacia degli strumenti adottati”.

Tutte operazioni che portano via molto tempo: anche solo cinque-dieci minuti ad alunno, in media portano via circa tre ore a classe. Solo per la condivisione finale.

Organici docenti immutati, classi più piccole e alunni distanziati. Cgil: nessun soprannumerario

da La Tecnica della Scuola

Il prossimo anno scolastico non ci saranno tagli agli organici del personale docente: lo comunicano i sindacati, al termine dell’incontro tenuto in videoconferenza l’8 aprile con i dirigenti del ministero dell’Istruzione, spiegando che la riduzione di posti è stata scongiurata a causa dell’emergenza del Coronavirus.al

Gilda: misure di distanziamento assicurate

“Siamo riusciti ad ottenere la conferma degli organici che, dunque, restano uguali rispetto allo scorso anno”, dice la Gilda.

Il sindacato autonomo sostiene che sarebbe stato “scongiurato il rischio che si paventava di una riduzione di quasi 8mila posti comuni”.

Quindi, “si tratta di un risultato positivo e importante in vista del prossimo anno scolastico”, soprattutto perché “nella situazione che si è creata a causa dell’emergenza sanitaria, è necessario lasciare stabile il numero di posti, perché alla ripresa delle attività didattiche in presenza sarà indispensabile prevedere sia misure di distanziamento, sia misure di recupero degli apprendimenti”.

Classi con meno allievi

“Il mantenimento dell’organico 2019/2020, inoltre, limiterà notevolmente anche la creazione dei soprannumerari e permetterà di ridurre il numero di alunni per classe”.

Sempre la Gilda, chiede “di tener conto della situazione degli istituti professionali che, penalizzati dalla riforma, hanno visto aumentare i carichi di lavoro dei docenti”.

L’organizzazione capitanata di Rino Di Meglio chiede, infine, di essere convocata “a breve dai dirigenti degli uffici scolastici regionali per discutere i criteri di ripartizione dei posti sul territorio”.

Flc-Cgil: grande risultato, meno alunni

Soddisfatta del confronto con l’amministrazione sull’organico dei docenti per l’anno scolastico 2020-2021, è anche la Flc-Cgil, che parla di conferma della pianta organica dell’anno in corso.

Per il sindacato confederale è “una decisione non scontata, ma fortemente voluta dalla nostra organizzazione in opposizione al taglio di migliaia di posti di lavoro che si sarebbe prospettato, visto il calo degli alunni fatto registrare dalle iscrizioni alle prime classi, soprattutto nel primo ciclo di istruzione”.
La riduzione complessiva degli alunni nell’anno prossimo è superiore a 70 mila unità, più o meno in linea con gli ultimi anni: ciò “consentirà di evitare per quanto possibile lo spostamento di insegnanti da un istituto all’altro”.

Niente soprannumerari?

Il sindacato guidato da Francesco Sinopoli sostiene che “ora occorre, anche per dare maggiore tranquillità al personale, un ulteriore importante passo in avanti”

“La conferma dell’organico istituto per istituto – dice ancora la Flc-Cgil – vuol dire prevedere posti aggiuntivi laddove ci sarà un aumento di classi. Questa ulteriore misura  favorisce la continuità didattica ed evita le situazioni di soprannumero, e potrà rendere la gestione del personale più agevole alle segreterie scolastiche e alla Dirigenza che, alla ripresa delle attività nel settembre 2020, saranno gravate da una notevole mole di lavoro”.

Una proposta importante

La proposta della Flc-Cgil è decisamente importante: il sindacato, infatti, sostiene che anche laddove vi sia un decremento di classi, tutto il personale docente continuerebbe ad essere titolare di cattedra (magari completando in un altro istituto con la modalità della “COE”), anche se il monte orario settimanale dovesse scendere al di sotto della metà dell’orario standard (ad esempio, per i docenti della secondaria sotto le 9 ore settimanali).

Una possibilità che, in tempi di emergenza da Coronavirus, il ministero dell’Istruzione potrebbe però accogliere probabilmente solo attraverso un finanziamento ad hoc da parte del Mef: il mancato trasferimento dei soprannumerari, infatti, comporterebbe una maggiore necessità di supplenti.

Scuole chiuse, arrivano consigli di classe e collegi dei docenti on line: via libera nel DL “Cura Italia”

da La Tecnica della Scuola

Dalla versione finale del decreto legge “Cura Italia” potrebbe arrivare il via libera alle riunioni on line anche degli organi collegiali della scuola.

La novità in arrivo

Lo prevede un emendamento al decreto legge 70 del 17 marzo scorso, già approvato dal CdM e pubblicato in Gazzetta Ufficiale: l’emendamento, presentato dal relatore Daniele Pesco (M5s) e approvato dalla Commissione Bilancio del Senato, prevede che “le sedute degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche ed educative di ogni ordine e grado possono svolgersi in videoconferenza, anche ove tale modalità non sia stata prevista negli atti regolamentari interni“.

Considerando che la Commissione Bilancio agisce in sede referente, porterà il provvedimento direttamente in Aula: la quale, a quel punto, lo dovrebbe approvare senza ulteriori modifiche, anche perchè, per quanto ne sappiamo, il Governo dovrebbe porre il voto di fiducia già nelle prossime ore.

Cosa cambia

In pratica, il Parlamento autorizza in questo le scuole a realizzare consigli di classe, dipartimenti, collegi dei docenti e consigli d’Istituto, anche nei casi in cui le scuole siano sprovviste, nei loro regolamenti interni, di delibere orientate in questo senso.

La stessa possibilità, del resto, sempre attraverso il decreto “Cura Italia”, era stata data ad altre istituzioni pubbliche: in particolare, come aveva sottolineato La Tecnica della Scuola, il decreto aveva incluso le riunioni on line per i consigli comunali, le giunte comunali, le città metropolitane e gli enti pubblici nazionali. Ma non per i lavoratori delle scuole.

Nei fatti, quindi, l’emendamento permetterà presto di andare a regolarizzare una situazione, quella delle riunioni telematiche negli istituti scolastici, che a seguito della sospensione degli incontri in presenza, salvo motivi indifferibili, nell’ultimo mese è stata lasciata all’autonomia degli istituti.

L’ultimo mese

Le scuole avevano preso atto, inizialmente, con il dpcm del 4 marzo, dell’impossibilità di riunire il personale con modalità tradizionali, quindi in presenza: nell’articolo 1, si riportava che “sono sospesi i congressi, le riunioni, i meeting e gli eventi sociali, in cui è coinvolto  personale sanitario o personale incaricato dello svolgimento di servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità“.

Successivamente, con la nota MI dello scorso 8 marzo, si è stabilito che “nelle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione sono sospese tutte le riunioni degli
organi collegiali in presenza fino al 3 aprile 2020”. Sempre il ministero dell’Istruzione, si è raccomandato “di valutare attentamente l’opportunità di mantenere impegni collegiali precedentemente calendarizzati, riducendo allo stretto necessario gli incontri organizzati in via telematica, al fine di lasciare ai docenti il maggior tempo possibile per lo sviluppo della didattica a distanza”.

Maturità 2020, per i privatisti esami a settembre: come faranno ad iscriversi all’Università?

da La Tecnica della Scuola

In un precedente articolo ci siamo occupati delle misure previste dal Decreto Scuola, di prossima pubblicazione in Gazzetta ufficiale, in merito a come saranno gestiti gli esami per i candidati esterni.

BOZZA DEL DECRETO 

Per la Maturità, in particolare, il decreto prevede che, se il rientro a scuola sarà (com’è ormai quasi assodato) dopo il 18 maggio, o comunque, pur rientrando prima, sarà impossibile per ragioni sanitarie sostenere gli esami in presenza, l’Ordinanza ministeriale che sarà emanata disporrà l’eliminazione delle prove scritte e la sostituzione con un unico colloquio, articolandone contenuti, modalità anche telematiche e punteggio per garantire la completezza e la congruità della valutazione, e dettando specifiche previsioni per i candidati esterni.

Il comma 7, dell’art. 1, prevede poi che i candidati esterni svolgeranno in presenza gli esami preliminari al termine dell’emergenza epidemiologica e sosterranno l’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo nel corso della sessione straordinaria, che si svolge normalmente a settembre. Saranno comunque garantite modalità omogenee di svolgimento degli esami di Stato rispetto ai candidati interni.

Come ci si potrà iscrivere all’Università?

Il fatto di spostare gli esami nella sessione straordinaria produrrà, inevitabilmente, delle ripercussioni anche sulle iscrizioni alle Università, considerato che i test di ammissione agli Atenei sono di norma fissati, in alcuni casi, anche ad agosto.

Ci scrive in proposito Giuseppe Renda, uno studente privatista, che si pone delle legittime domande: “Nel caso in cui non si dovesse tornare a scuola prima del 18/05, noi privatisti ci vedremmo costretti a svolgere gli esami preliminari solo al termine dell’emergenza, dunque in data assolutamente sconosciuta. Inoltre, vedremmo la nostra maturità rimandata a settembre, e così non avremmo la possibilità di iscriverci alla maggior parte dei corsi post diploma. La ministra ha dichiarato di non sapere quando potrà terminare l’emergenza, dunque come fa a dire per certo che noi a settembre potremo fare l’esame di maturità? E se questa situazione dovesse protrarsi dopo settembre?”.

Ricordiamo che nel 2019 la sessione straordinaria si è svolta dal 18 settembre. E quindi, se non ci dovessero essere proroghe da parte delle Università, questi studenti potrebbero restare fuori. 

C’è una discriminazione tra candidati interni ed esterni

Il nostro lettore solleva anche un’altra questione: “la ministra continua a citare l’articolo 4 della
costituzione, dicendo che nessuno verrà lasciato indietro, e invece ci sta lasciando indietro, noi privatisti rischiamo di non avere un futuro. Chiediamo pertanto di essere trattati come tutti gli studenti d’Italia, che seppur con valutazioni non sempre sufficienti, sono ammessi all’esame
”.

E se l’esame preliminare si facesse on-line?

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di svolgere gli esami di ammissione all’esame, anziché in presenza, in modalità telematica, opzione che peraltro è prevista come extrema ratio per il colloquio dei candidati interni. E che potrebbe essere dunque estesa anche ai privatisti, per consentire loro di svolgere la Maturità nei tempi normalmente previsti.

Libri di testo: saltano le nuove adozioni. Intervista con il presidente AIE

da La Tecnica della Scuola

Il decreto legge approvato il 6 aprile dal Governo contiene una norma importante relativa alle adozioni dei libri di testo: nel caso in cui non si dovesse rientrare entro il 18 maggio i testi in uso quest’anno verrebbero tutti confermati anche per il prossimo anno.
Il problema è rilevante anche per le ripercussioni sul mondo dell’editoria. Ne parliamo con Ricardo Levi, presidente dell’AIE (Associazione Italiana Editori).

Cosa pensate della decisione del Ministero?

Non possiamo che prenderne atto: il Ministero ci ha ricordato che le adozioni vanno deliberate dai collegi dei docenti riuniti in presenza ed eventuali modalità diverse potrebbero mettere a rischio la legittimità delle scelte delle scuole.
Conserviamo comunque la speranza che le scuole possano riaprire per una conclusione regolare dell’anno scolastico e, in questa prospettiva, che possano darsi le condizioni per un regolare processo di adozione dei libri di testo.
Se così non fosse dovranno essere in ogni caso affrontati e risolti i numerosi problemi tecnici posti da questa imprevedibile situazione a partire dal logico scorrimento dei libri di testo adottati in questo anno scolastico che si sta concludendo.

Questa decisione può comportare problemi all’editoria scolastica?

Dobbiamo allargare un po’ il ragionamento. I problemi sono diversi.
Intanto dobbiamo dire che tutto il mondo dell’editoria risulta gravemente colpito da questa emergenza. Bisogna poi anche considerare che i più grandi canali di vendita dei prodotti editoriali sono le librerie che a loro volta sono chiuse. Tutto questo, per noi editori, comporta la necessità di richiedere con forza un intervento di emergenza che riguardi l’intero settore: c’è un problema di sopravvivenza dell’intera filiera, si tratta di salvaguardare il lavoro dei diversi profili che entrano nella produzione del libro (editori, librai ma anche autori, traduttori, promotori e così via).

E quindi, cosa dovrebbe fare il Governo?

Noi chiediamo che vengano estese a tutta la catena del libro le provvidenze concesse al mondo dello spettacolo.
Senza però trascurare quelle misure che da tempo richiediamo per sostenere il settore e la diffusione della cultura e del sapere: mi riferisco al sostegno alla lettura e alla detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie per l’acquisto dei libri di testo.

Veniamo allora al punto: i problemi dell’editoria sono noti da anni, ma forse l’editoria scolastica risente di meno della crisi del settore. E così?

Certo è che rispetto ad altri settori dell’editoria quello scolastico gode di una maggiore stabilità, ma la situazione è complessa.
Da un lato c’è un elemento di grande preoccupazione dovuto al calo demografico: diminuendo gli studenti diminuiscono inevitabilmente anche la quantità di volumi necessari.
Ma bisogna anche considerare gli effetti dell’innovazione tecnologica per l’istruzione: in questi anni, per esempio, molti libri di testo (quasi tutti per la verità) sono disponibili anche in formato digitale; peraltro non dimentichiamo che tutte le ricerche e tutte le indagini sul tema ci dicono che ormai gli studenti preferiscono studiare su carta e non sullo schermo.
Resta il fatto che queste nuove tecnologie aprono nuovi spazi a nuove forme di didattica e dunque promuovono nuove forme di trasmissione del sapere.
Vorrei sottolineare che il vero mestiere dell’editore è quello di produrre contenuti: non voglio dire che il medium sia secondario ma certamente l’obiettivo dell’editore non è semplicemente quello di vendere fogli di carta stampati.

La sensazione è che la “didattica a distanza” stia oscurando (e non poco) l’importanza del libro di testo. Cosa ne pensa?

In questa fase tutte le famiglie che hanno figli in età scolastica o universitaria possono constatare che gli studenti trascorrono molto tempo davanti al computer per studiare e per acquisire conoscenze.
Ma l’apprendimento avviene con il libro e cioè usufruendo delle competenze e del lavoro di opera nel settore editoriale.
Senza gli editori non potremmo istruire le generazioni future.

Un’ultima domanda. Cosa ne pensa della possibilità di concedere alle scuole di produrre i propri libri di testo sotto forma di “dispense” o in formato digitale?

Io credo che in sé non sia un’ipotesi inaccettabile, ma ci si deve rendere conto che nella produzione di un libro di testo c’è uno straordinario investimento di risorse (non solo economiche), di conoscenze e competenze.
Ora, immaginare che una singola scuola o addirittura un singolo docente possa produrre un materiale che abbia quella profondità di contenuto e quella capacità di trasmettere conoscenze che ha un libro di testo è quasi irragionevole.
C’è il rischio dell’impoverimento, della semplificazione se non addirittura della banalizzazione; secondo me si corre addirittura il rischio di andare contro il diritto dello studente di fruire nel migliore dei modi delle opportunità di apprendimento che la scuola deve mettere a disposizione di tutti.

Permessi legge 104/92, i 12 giorni aggiuntivi si possono prendere tutti ad aprile

da La Tecnica della Scuola

Il Decreto Cura Italia ha previsto l’incremento, nei mesi di marzo e aprile 2020, del numero di giorni di permesso retribuiti di cui all’articolo 33, commi 3 e 6, della legge n. 104/1992.

Con la circolare 25 marzo 2020, n. 45 l’INPS ha fornito istruzioni per la richiesta dei congedi per il settore privato. Per il pubblico impiego analoghe istruzioni sono state date con la circolare n. 2/2020 del Dipartimento della Funzione Pubblica.

Cosa prevede il decreto

Il Cura Italia prevede che i permessi retribuiti a disposizione dei lavoratori che assistono i soggetti disabili in situazione di gravità, stabiliti in 3 giorni al mese (articolo 33, comma 3, della legge n. 104/1992), “sono incrementati di ulteriori complessive dodici giornate usufruibili nei mesi di marzo ed aprile”. Vengono previste, quindi, ulteriori 12 giornate complessive – che si aggiungono a quelle già stabilite dalla normativa vigente – fruibili indifferentemente tra marzo e aprile, compatibilmente con le esigenze organizzative della pubblica amministrazione.

L’incremento dei permessi previsti per alcune categorie di beneficiari segue le regole ordinarie. Questo significa che, se un dipendente assiste più di una persona disabile, come in passato accadeva per i permessi dei 3 giorni, così oggi ha diritto di sommare tanti incrementi quante sono le persone assistite. Quindi, ad esempio, se prima si aveva diritto a 6 giorni di permesso totali al mese per due familiari, adesso si ha diritto a 36 giorni da utilizzare unicamente fra marzo e aprile 2020, benché siffatto budget di giornate risulti oggettivamente non fruibile entro la data di scadenza prevista.

Analoghe considerazioni devono svolgersi nell’ipotesi in cui il permesso non sia legato all’assistenza di un congiunto ma a una situazione patologica propria del dipendente.

I 12 giorni tutti ad aprile

Come previsto dal Decreto le complessive 12 giornate sono fruibili nei mesi di marzo ed aprile. Questo significa che se i permessi aggiuntivi non sono stati richiesti a marzo, si possono richiedere nel mese di aprile e sommarli ai 3 giorni di permesso ordinariamente previsti.

No all’utilizzo ad ore

Secondo il Dipartimento della Funzione Pubblica, la possibilità di fruire a ore i citati permessi aggiuntivi, pur astrattamente compatibile con il quadro regolativo di riferimento, sia in controtendenza rispetto all’obiettivo prioritario di limitare gli spostamenti delle persone fisiche e non funzionale, considerato che lo smart working rappresenta, nell’attuale fase emergenziale, l’ordinaria modalità di svolgimento della prestazione lavorativa. Sarebbe, pertanto, auspicabile che le Amministrazioni incentivassero, quanto più possibile, l’utilizzo a giornate dell’istituto, anche eventualmente in forma continuativa.

Voti a distanza: servono se non tutti sono nelle stesse condizioni?

da La Tecnica della Scuola

“Tutti potranno essere ammessi all’anno successivo, ma tutti saranno valutati, nel corso degli scrutini finali, secondo l’impegno reale. Non ci sarà nessun 6 politico”: lo ha detto la ministra Azzolina, ma, anche se mancasse un solo 6% (come sostiene il Miur) della platea degli alunni connessi per la didattica a distanza, circa  450mila bambini e ragazzi sarebbero tagliati fuori “dalle loro stesse vite”.

La socialità negletta

E inoltre, si legge sul portale Vita.it, a “ tanti minori sta venendo a mancare per causa del coronavirus il tempo e lo spazio della socialità, dell’educazione, dell’apprendimento, ma anche la possibilità di essere sottratti, anche se per un tempo limitato, alla precarietà, all’abbandono educativo, al disagio familiare, fino a carenze nutrizionali ai quali li hanno destinati le condizioni e/o la geografia della loro nascita. Per questi soggetti la chiusura delle scuole, le difficoltà di accesso alla didattica a distanza, senza interventi mirati, aumenterà l’isolamento, l’esclusione, la discriminazione. E, in alcuni casi, nella convivenza forzosa, potrebbero accentuarsi dinamiche domestiche conflittuali.

Saranno proprio costoro “a pagare un prezzo altissimo della crisi sociale” conseguente all’emergenza coronavirus.

Quali misure

Oltre alle misure di sostegno, suggerisce Vita.it, per superare il gap tecnologico occorrono l’impegno delle scuole di procedere celermente alla dotazione di materiale informatico agli alunni che non ne sono forniti; l’obbligo per gli insegnanti di segnalare i casi di minori che non risultino “contattabili” a distanza; un’unica piattaforma per la didattica a distanza messa a disposizione delle scuole dal Ministero per facilitare l’accesso di docenti, alunni, genitori alle piattaforme digitali, come succede in altri Paesi; la fornitura dei pasti in sostituzione della mensa scolastica, l’intervento di educatori a casa, quando possibile, bibliobus circolanti, il monitoraggio costante delle condizioni di vita dei minori in situazione di isolamento. Naturalmente garantendo le dotazioni sanitarie di sicurezza per gli operatori.

La normativa di Bruschi

Ma la domanda è: si possono tradurre in voti, come chiede la nota n. 388 a firma del capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione Marco Bruschi, le variegate e inusuali ricerche di contatti significativi che insegnanti e studenti stanno cercando di istituire in queste settimane? Ha senso richiedere di assegnare voti in una situazione in cui mancano i presupposti per poter mettere tutti nelle stesse condizioni di apprendimento? In condizioni di precarietà della relazione insegnamento/apprendimento, in assenza di pari condizioni di accesso, e di una narrazione comune e condivisa cosa è possibile verificare? Ha senso applicare una stessa scala per valutare situazioni di contesto molto diverse tra loro?

Operazione complessa la valutazione

Non è pensabile – precisa il portale – semplificare una operazione complessa come la valutazione e farla diventare una semplice “misurazione”. Non lo è ancora di più con pratiche didattiche “fredde”, non consolidate, non accessibili a tutti e in ugual misura come quelle possibili con la didattica a distanza. Un assurdo docimologico, educativo, in una situazione emergenziale di grave precarietà del sistema Scuola, dove il voto determinerebbe ulteriori discriminazioni ed esclusioni e potrebbe contribuire ulteriormente alla dispersione scolastica.

Cosa serve?

E allora, non “servono i voti ma il dialogo pedagogico e il rinforzo del bisogno di valere di ogni bambino/a, ragazzo/a”. In questa fase si dovrebbe finalmente sperimentare il ricorso alla sola valutazione sommativa in funzione formativa a termine dell’anno scolastico, con modalità descrittivo-qualitative dei risultati raggiunti per le classi intermedie. In questa direzione il Ministero potrebbe riproporre per la valutazione di fine anno un modello di scheda di valutazione senza voti, anche per la scuola secondaria di secondo grado. Ma occorrono soprattutto: valutazione, autovalutazione e riprogettazione là dove si rilevano dei limiti o delle difficoltà nel rispetto dei diritti dei minori.

Specializzazione sostegno: esame finale online

da Tuttoscuola

Una nota congiunta dei ministri Gaetano Manfredi (MUR) e Lucia Azzolina (MI), pubblicata sul sito a doppia intestazione dei due ministeri lo scorso 30 marzo, ha reso nota la modalità con la quale potranno concludersi i percorsi di specializzazione per il sostegno agli alunni con disabilità, che erano stati sospesi a causa dell’epidemia di Coronavirus in corso. Anche in questo caso si ricorrerà alla tecnologia.

Nella nota si comunica che “È possibile, in via assolutamente eccezionale e straordinaria, procedere alla conclusione online degli eventuali laboratori e tirocini indiretti (per il tirocinio diretto, resta l’affiancamento), nonché consentire l’estensione della modalità di recupero al complesso delle attività previste, didattiche, di laboratorio e di tirocinio. Occorre inoltre rappresentare la necessità di disporre, rispetto agli esami finali, la precedenza per i non pochi docenti che, già di ruolo, hanno intrapreso il percorso anche ai fini della mobilità professionale, consentendo loro di svolgerli entro e non oltre il 15 maggio 2020.

Singolare la motivazione che viene data alla decisione, che risente forse della cultura tecnico-scientifica di Gaetano Manfredi, ex rettore della Federico II di Napoli e docente nella facoltà di ingegneria: “Nella drammaticità del momento l’innovazione digitale del nostro secolo ci dà un valido supporto: saranno i più inclini al cambiamento e non i più forti o i più intelligenti a sopravvivere, sosteneva Darwin a metà ‘800. Il principio è rimasto ben saldo, anzi il tempo che viviamo ci chiede di rafforzarlo. Il nostro ruolo attivo nel cambiamento è fondamentale, come lo è l’adeguamento di procedure e strumenti alla gestione dell’emergenza per garantire un percorso immediato verso il mondo del lavoro ai futuri docentiL’accenno all’evoluzionismo darwiniano lascia intendere che anche in futuro non si tornerà alle vecchie modalità di gestione dei corsi e degli esami, come d’altra parte sta già avvenendo per le università.

Vengono così accolte nella sostanza le richieste avanzate dal ‘Movimento Nazionale Specializzati e Specializzandi sul Sostegno’ anche in relazione alla possibilità di partecipare alla mobilità su sostegno con riserva.