Ore da 40 minuti e classi dimezzate È la nuova scuola

da la Repubblica

Corrado Zunino

Il professor Patrizio Bianchi ha consegnato il Piano per settembre, “La scuola che riparte”, alla ministra Lucia Azzolina. Ieri mattina. È pieno di indicazioni, ancora grezzo nel linguaggio. Dice: l’istruzione ha bisogno di due nuove leggi per funzionare. Una è la riduzione dell’orario della singola lezione «fino a 40 minuti». Serve un decreto. L’altra è la depenalizzazione del reato di infortunio sul lavoro in un istituto scolastico: sotto questa casistica rientra il contagio da Covid. Al primo positivo in classe o nei corridoi, oggi, scatterebbe d’ufficio l’avviso di garanzia per il dirigente. I presidi non intendono riaprire con questa minaccia. Dopo 35 giorni, e non poche anticipazioni, i 18 esperti guidati dall’ex rettore di Ferrara — di cui 9 di estrazione universitaria, 6 tra docenti, presidi e dirigenti della scuola — hanno prodotto questo primo testo, che sarà velocemente integrato con il file ufficiale del Comitato tecnico scientifico, già rivelato da Repubblica e consegnato ieri alla task force. Il Piano per settembre dovrà guidare le scelte di una ministra in ritardo anche sulla ripartenza.

Tredici videoincontri tra i membri, altrettante audizioni all’esterno, un resoconto quasi quotidiano al ministero, molta tensione, diversi scontri. Il presidente Bianchi all’inizio avrebbe voluto trasformare il lavoro dei 18 in una costituente della scuola italiana e avrebbe voluto chiedere esplicitamente un investimento di 3 miliardi per i prossimi 5 anni. Poi ha visto il miliardo e quattro per due anni a bilancio nel Decreto scuola e ha trasformato la costituente in un richiamo ai principi costituzionali togliendo dal testo ogni quantificazione economica.

Il 15% di insegnanti in più

Il professor Bianchi e i diciassette della Fase 2 non dicono più quanto spendere, ma spiegano che nuove risorse sono necessarie per far ripartire e «cambiare la scuola». Indicano pure dove i soldi si dovranno mettere. Innanzitutto, serve assumere «personale docente». I 32 mila precari stabilizzati con il concorso straordinario e il rischio di una crisi di governo non saranno teste e didattica in più: saranno supplenti trasformati (tra un anno) in docenti di ruolo. Sempre gli stessi. E gli altri 48 mila dei prossimi concorsi arriveranno a settembre 2021. In questa stagione di distanziamento, per restituire ai nostri studenti il livello di insegnamento che conoscevano, visto che 26 mila maestri e prof andranno in pensione, servirebbe il 10-15%di insegnanti in più, «tra 80 e 120 mila». Il Comitato è consapevole che, di fronte a un calo demografico che toglierà un milione di studenti in dieci anni, la richiesta troverà difficilmente accoglienza alla Ragioneria di Stato, e allora ha presentato soluzioni alternative. Innanzitutto, dovranno essere riportati all’insegnamento diretto i 50mila docenti entrati con il potenziamento della “Buona scuola” e oggi impegnati in corsi di cinese o nelle biblioteche. Poi, suggeriscono i saggi, dovrà partire un rigoroso controllo del ministero sui comandati in altri enti e associazioni che, lavorando altrove, bloccano una cattedra che non può essere coperta con un sostituto. Con settembre si aprirà un anno duro per gli alunni bisognosi di sostegno o portatori di handicap. La commissione chiede a forza un immediato concorso sul sostegno e chiede anche una formazione specifica sull’argomento per gli 800mila docenti italiani. In ogni istituto scolastico dovrà esserci un dirigente. Basta reggenze, bisogna rivedere i parametri del dimensionamentio scolastico avviato nel Duemila: anche gli istituti con meno di 600 alunni hanno diritto a un proprio preside.

Poco tempo per i cantieri

Il comitato ha lasciato cadere la pressione iniziale sull’edilizia: «I tempi sono ristretti, i cantieri a inizio settembre rischiano di essere controproducenti». E ha abbandonata l’idea della separazione, con barriere mobili, delle aule: «Molte sono troppo piccole, indivisibili». Si cercherà di mantenere l’unità classe, ma gli studenti impegnati nella stessa aula — per rispettare il metro di distanziamento — dovranno scendere da 22-24 a 10-15 presenti. Significa che nella maggior parte delle occasioni le due “metà” della classe saranno impegnate in attività diverse.

Per farlo serviranno più insegnanti e una lezione breve. La deroga oraria chiesta, fino a 40 minuti, consentirà di liberare docenti per altre attività: il comitato ha calcolato che alle superiori ogni insegnante potrà recuperare 7 “unità orarie” a settimana, 10 alle elementari che consentiranno al maestro o professore di seguire nuove classi o nuove attività. Come da indicazioni della ministra, «nessun docente supererà il monte orario previsto dall’attuale contratto ». Ma la formazione, soprattutto digitale e sul virus, dovrà diventare obbligatoria.

Il ritorno del sabato Non si parla di turni, nel lavoro della commissione, ma di flessibilità. Gli studenti delle superiori, oltre ad avere la possibilità di continuare una parte del percorso con lezioni da remoto (a settembre parte la cablatura delle prime tremila scuole), conosceranno l’ingresso scaglionato: dalle 8 alle 10,15 con entrate ogni tre quarti d’ora. Per elementari e medie, tenendo conto dei genitori da liberare per il lavoro, si immagina un ingresso allo stesso orario (le 8), ma, se possibile, in luoghi diversi. A questo proposito il comitato lancia un censimento di tutte le aree pubbliche e private (oratori, per esempio) disponibili a offrire spazio alle scuole e chiede la firma di un patto scuola- studente-famiglia che, con l’ingresso obbligatorio dell’Educazione civica nel 2020-2021, responsabilizzi «tutta la comunità». Se necessario, si potrà usare il sabato. Fortemente consigliatele lezioni all’aperto, alle mostre, nei musei, «con cui si possono aprire convenzioni settimanali ».

Libri di testo a basso costo e voucher per gli alunni figli di famiglie a basso reddito che, con la discesa del tempo scuola a 30 ore settimanali, non potranno più pranzare alla mensa. Per le materne la volontà è quella di aprire più possibile, più complesso il discorso per gli 0-3 anni, le strutture sono soprattutto comunali o provinciali. Seve ancora un passggio con il ministero della Famiglia.

«Abbiamo l’occasione storica di cambiare una scuola lenta e burocratica », dice il comitato, «togliere le cattedre, dare responsabilità ai diciottenni, soprattutto quelli che lavorano nei laboratori delle professionali. Bisogna fare in fretta, però. Entro il 10 giugno il ministero dell’Istruzione deve uscire con le linee guida per la ripartenza».

Scuola, salta la carta docente per precari

da la Repubblica

ROMA – Salta dal Decreto scuolala norma che estendeva la carta del docente a professori e maestre precari. Lo ha deciso, come scrive l’agenzia Public policy, la commissione Bilancio al Senato, dopo i rilievi della Ragioneria dello Stato, con il suo parere al maxiemendamento al decreto, chiedendo lo stralcio di alcune norme.

La misura, inserita durante l’esame in Commissione Istruzione, prevedeva che per il 2020 la carta del docente fosse estesa agli insegnanti con contratto a tempo (i supplenti con contratto almeno fino al 30 giugno). Con un budget di 300 euro a carta, anziché 500 euro come previsto per i docenti di ruolo.

Maturità 2020, docenti lavoratori fragili possono partecipare in videoconferenza. Chiarimenti Ministero

da Orizzontescuola

di redazione

Maturità 2020: chiarimenti Ministero sui “lavoratori fragili” e la loro partecipazione allo svolgimento degli esami anno scolastico 2019/20.

Con nota del 28 maggio 2020 il Ministero afferma

Il dirigente scolastico, sulla base delle documentazioni mediche prodotte dagli interessati, identifica i docenti che, in quanto “lavoratori fragili”, per come individuati ai sensi del paragrafo “Misure specifiche per i lavoratori” del Documento tecnico sulla rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico per lo svolgimento dell’esame di Stato nella scuola secondaria di secondo grado”, debbono poter utilizzare la modalità di cui all’articolo 26, comma 1, lett. c).

Individuazione dei lavoratori fragili

In questi giorni i Dirigenti Scolastici stanno predisponendo gli adempimenti attraverso i quali i docenti possono dichiarare il loro status di lavoratori fragili.

Tale elenco dovrà essere trasmesso al Presidente di Commissione.

Tali lavoratori – come indicato nella nota del 28 maggio, “debbono poter utilizzare la modalità di cui all’articolo 26, comma 1, lett. c), cioè

“nei casi in cui uno o più commissari d’esame siano impossibilitati a seguire i lavori in presenza, inclusa la prova d’esame, in conseguenza di specifiche disposizioni sanitarie connesse all’emergenza epidemiologica, il presidente dispone la partecipazione degli interessati in videoconferenza o altra modalità telematica sincrona”

Lo status di lavoratore fragile

Chi è il lavoratore fragile?

Nell’intesa sottoscritta tra Ministero e sindacati si legge  che il ministero si impegna a “dare indicazioni puntuali alle istituzioni scolastiche e agli UUSSRR per le rispettive competenze, secondo quanto previsto dal Documento tecnico scientifico, circa le modalità di esonero dall’esame in presenza per tutto il personale in situazione di fragilità in relazione alla possibilità di contagio per le categorie fragili e con fattori a rischio”

Nel documento tecnico per lo  svolgimento degli Esami di Stato in riferimento all’adozione di misure specifiche per i lavoratori nell’ottica del contenimento del contagio da SARS-CoV-2 e di tutela dei lavoratori “fragili”, si legge che sarà attivata quella che viene chiamata la “sorveglianza sanitaria eccezionale” contenuta all’articolo 88 del Decreto Rilancio.

Nell’articolo in questione si fa riferimento ai lavoratori “maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, anche da patologia COVID-19, o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da comorbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità.”

L’individuazione dei lavoratori “fragili” potrà essere effettuata anche dal medico di base, qualora non sia possibile ricorrere al medico competente o ai servizi ASL.

Il lavoratore fragile non deve necessariamente presentare sintomi contingenti ma è importante che si tuteli perché potrebbe essere più suscettibile rispetto ad altre categorie all’infezione da Covid 19.

Primaria, addio voto in decimi dal 2020/21, cosa è cambiato

da Orizzontescuola

di Antonio Fundaro

Il dilemma della valutazione è uno dei più importanti tra quelli che costituiscono l’insieme delle scienze pedagogiche. I dibattiti e le ricerche, sia a livello teoretico e filosofico, che sul piano della indagine scientifica, sono stati e sono numerosissimi, tanto da aver innalzato la docimologia a settore caratteristico delle scienze dell’educazione.

Senza inserirsi qui in merito alle questioni teoriche, se sia bene o no, se sia opportuno o no il valutare; se la valutazione costituisca o no strumento del «potere» per condizionare gli individui a stereotipi di comportamento e di conoscenza; senza approfondire se la valutazione «valuti» veramente il discente e non piuttosto il docente (tutti argomenti di estremo interesse, esulanti però dallo scopo primario del presente lavoro), noi partiamo da una semplice constatazione di fatto: il ritorno annunciato quasi pedissequo alla legge n. 517 del 4-8-1977, che aveva istituzionalizzato la «scheda personale». Come se il problema più rilevante della scuola italiana fosse, nuovamente, il sistema valutativo utilizzato sulla pagella (i voti) o sulla scheda (i giudizi). Perché, a detta di qualche politico improvvisato a pedagogista, l’indicazione numerica equivale ad etichettare un soggetto in formazione con un numero. Bene, perché, eventualmente, un giudizio che fa? Dire scarso è meglio di attribuire un 4? O ricevere un mediocre su di un elaborato è più appagante di un 5 numerico?

Quarant’anni fa, di punto in bianco, a partire dall’anno scolastico 1977-78, gli insegnanti, abituati al più che secolare sistema valutativo dei voti e delle pagelle, si trovarono davanti la scheda di valutazione, senza che quasi nessuno si fosse dato pensiero di fornire loro indicazioni, di promuovere un processo di recepimento psicologico e di approccio alle tematiche d’uso del nostro nuovo strumento valutativo, se si eccettuano gli esigui indirizzi ministeriali, più larghi di disposizioni burocratico-amministrative che di veri e propri suggerimenti metodologici, Tutto ciò provocò, allora, le reazioni più disparate; da una parte, alcuni docenti evidenziarono fenomeni di totale rigetto, altri invece si schierarono su posizioni di accettazione di formule, vanificate, in verità, dal sostanziale rifiuto della scheda, compilata cosi in modo telegrafico e riduttivo.

I più si indispettirono, più che altro non ravvisarono l’utilità, a tradurre in termini verbalistici, molto spesso contorti e fumosi, giudizi che, peraltro, avevano molto chiari in termini numerici.

Valutazione degli alunni in decimi

Per gli alunni dei diversi ordini di scuola è prevista una valutazione periodica (trimestrale o quadrimestrale) e una valutazione finale, riferite sia ai livelli di apprendimento acquisiti sia al comportamento.

Per quanto riguarda gli apprendimenti nelle varie discipline di studio, per gli alunni del primo ciclo (scuola primaria e scuola secondaria di I grado) la valutazione, in base alle disposizioni apportate dalla legge 169/2008 confermato dal decreto legislativo n. 62 del 2017, viene espressa con voto in decimi anziché con giudizio sintetico. Per gli studenti degli istituti superiori sono confermate le norme precedenti che già prevedevano la valutazione con voto in decimi. Per quanto riguarda invece il comportamento, in base alla legge 169/2008, è prevista la valutazione con voto in decimi per gli studenti della secondaria di I e di II grado. Per gli alunni della scuola primaria la valutazione viene espressa invece con giudizio, non con voto in decimi.

La valutazione nelle classi intermedie avviene per scrutinio, mentre per le classi terminali (terzo anno di scuola secondaria di I grado, ultimo anno delle superiori) avviene per esame di Stato.

Valutazione nella scuola primaria in decimi

La valutazione degli apprendimenti acquisiti e del comportamento dell’alunno, nonché le decisioni relative alla promozione alla classe successiva, vengono adottate dai docenti della classe.

La valutazione viene registrata su un apposito documento di valutazione (scheda individuale dell’alunno) nei modi e nelle forme che ciascuna scuola ritiene opportuni; viene consegnata alla famiglia e accompagnata da un colloquio esplicativo.

Le modalità di valutazione alla Primaria, oggi

Criteri e modalità della valutazione sono definiti dal “Regolamento di coordinamento delle norme sulla valutazione degli alunni” con il dpr 22 giugno 2009, n. 122 e dal Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 62 contenente “Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107”.

La Legge 30 ottobre 2008, n. 169 e il ritorno ai decimi per la Primaria

La Legge 30 ottobre 2008, n. 169 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1º settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università” segna, in qualche modo, l’epocale ritorno ai numeri. L’Articolo 3 recante disposizioni su “Valutazione sul rendimento scolastico degli studenti” al comma 1 recita “Dall’ anno scolastico 2008/2009, nella scuola primaria la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti degli alunni e la certificazione delle competenze da essi acquisite sono effettuati mediante l’attribuzione di voti espressi in decimi e illustrate con giudizio analitico sul livello globale di maturazione raggiunto dall’alunno”. Stessa previsione, al comma 2, pure per la Secondaria di primo grado “Dall’anno scolastico 2008/2009, nella scuola secondaria di primo grado la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti degli alunni e la certificazione delle competenze da essi acquisite nonché la valutazione dell’esame finale del ciclo sono effettuate mediante l’attribuzione di voti numerici espressi in decimi”.

A proposito scriveva Pasquale D’Avolio “Il punto è che con la L. 169 arriva a conclusione un percorso, iniziato da Berlinguer, di arretramento rispetto alla “scheda di valutazione” inaugurata con la L. 517 e siamo risospinti all’indietro agli anni 70 et antea. Perché, è inutile nasconderselo, la prima breccia era stata aperta con il passaggio dalla scheda approntata negli anni 80 (con gli indicatori disciplinari e i livelli “letterali” per ogni disciplina) alla scarna scheda del 96, che aveva interrotto la ricerca sui metodi e gli strumenti di una valutazione non semplicemente “sommativa” nella scuola dell’obbligo. E dire che in quegli anni in molti Istituti superiori, tra cui quello da me diretto, dove vigeva e vige il semplice voto numerico su registri e pagelle, si incominciavano a studiare e applicare sperimentalmente registri e schede valutative di tipo nuovo, sul modello della scuola dell’obbligo, da affiancare alla canonica pagella”. E continua D’Avolio “Per non parlare dell’intenso dibattito sulla “valutazione” originatosi negli anni della Moratti con la proposta di Bertagna sul “portfolio”. La componente più avanzata (?) sul piano pedagogico-didattico del mondo della Scuola (e i Sindacati in primis) bollò quella proposta come negativa e inattuabile: eppure si andava “oltre” la stessa valutazione intesa come semplice certificazione di “traguardi” e si prefigurava un modello valutativo di tipo “narrativo”. Tra il portfolio e il semplice ritorno al voto numerico il balzo è davvero enorme. Meraviglia non sentire la voce di Bertagna in questo momento, o almeno a me non è nota”.

Il DPR 22 giugno 2009, n. 122: i decimi

Era stato l’articolo 2 del DPR n. 122/2009 ha sottolineare la necessità della valutazione numerica alla Primaria. Di fatto l’articolo 2 che disciplina la “Valutazione degli alunni nel primo ciclo di istruzione” al comma 1 prevede che “La valutazione, periodica e finale, degli apprendimenti è effettuata nella scuola primaria dal docente ovvero collegialmente dai docenti contitolari della classe e, nella scuola secondaria di primo grado, dal consiglio di classe, presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato, con deliberazione assunta, ove necessario, a maggioranza”; e al comma. 2 che “I voti numerici attribuiti, ai sensi degli articoli 2 e 3 del decreto-legge, nella valutazione periodica e finale, sono riportati anche in lettere nei documenti di valutazione degli alunni, adottati dalle istituzioni scolastiche ai sensi degli articoli 4, comma 4, e 14, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275”.

Il Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 62: i decimi

Il Decreto conferma il principio che la valutazione formativa è necessaria per provare lo sviluppo dell’identità personale di ogni studente e incoraggia l’autovalutazione di ciascuno in relazione alle acquisizioni di conoscenze, abilità e competenze: ogni istituzione scolastica deve saper certificare l’acquisizione delle competenze gradualmente acquisite da ciascun alunno, anche al fine di favorire l’orientamento per la prosecuzione degli studi.

Il D. Lgs. 62/2017 all’articolo 2 “Valutazione nel primo ciclo” al comma 1 riproponeva la valutazione in decimi, quando recita “La valutazione periodica e finale degli apprendimenti delle alunne e degli alunni nel primo ciclo, ivi compresa la valutazione dell’esame di Stato, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle Indicazioni Nazionali per il curricolo, è espressa con votazioni in decimi che indicano differenti livelli di apprendimento”. Valutazione che, comunque, per nulla incideva, se negativa sull’ammissione dell’alunno alla classe successiva. Infatti, l’articolo 3 relativo ad “Ammissione alla classe successiva nella scuola primaria” al comma 1 propone che “Le alunne e gli alunni della scuola primaria sono ammessi alla classe successiva e alla prima classe di scuola secondaria di primo grado anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”; al comma 2 “Nel caso in cui le valutazioni periodiche o finali delle alunne e degli alunni indichino livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione, l’istituzione scolastica, nell’ambito dell’autonomia didattica e organizzativa, attiva specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento”; e al comma 3, infine, che “I docenti della classe in sede di scrutinio, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunna o l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione” slegati, dunque, alla materialità del voto.

L’Atto Senato n. 1174 e l’Atto Camera n. 2525: il ritorno ai giudizi?

Ed oggi? Cosa sta capitando in piena pandemia?

“L’emendamento prevede che nella scuola primaria i bambini non possano essere considerati dei numeri. Dare un 4 può essere un macigno pesante da comprendere mentre una valutazione più complessiva prende in considerazione le caratteristiche del bambino. Ovviamente vanno trovate le parole adeguate e la valutazione va fatta in termini di giudizio sintetico”, spiega la senatrice Vanna Iori all’ANSA. “Il giudizio tiene conto della specificità e della individualità di ogni singolo bambino – aggiunge – mentre il voto numerico livella e rende tutti uguali, anche se ci sono diverse motivazioni dietro a quel voto”. La senatrice, due lauree e il titolo di Dottore di ricerca in Pedagogia (Education), dopo avere insegnato Italiano e Latino nei Licei, è diventata docente universitario. Di fatto, l’ultima volta che ha messo piede alla primaria aveva 10 anni.

Non è nostra intenzione addentrarci nella polemica che l’abolizione del voto, sebbene solo in Commissione, ha provocato nell’ambiente scolastico. Ci pare, tuttavia, doveroso considerare che, invece di indulgere a gesti di insofferente insubordinazione, a lamentosi commenti acquiescenti accettazioni formali, sostanzialmente vuote di contenuto, sia più serio e più utile affrontare il problema dal punto di vista della concretezza, del come e che cosa sia possibile fare nell’eventualità dovesse diventare legge questo nuovo pugno allo stomaco della scuola. A nostro avviso solo tentando di ragionare sulla questione, scevri da pregiudizi, i docenti potranno individuarne e scoprirne le possibilità, i limiti, i difetti, sulla base non tanto di opinioni personali, soggettive e quindi inevitabilmente intrise di emotività, quanto piuttosto su solidi dati di fatto, rilevati oggettivamente dalla razionalizzazione dell’esperienza acquisita con l’uso. Pertanto, il problema che l’insegnante dovrebbe porsi è: come valutazione nel miglior modo possibile?

Modificazioni apportate in sede di conversione al decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22

L’emendamento approvato dal Senato e trasmesso alla Camera dei deputati, dove è diventato Atto Camera n. 2525, prevede che dopo il comma 2 sia inserito il seguente comma 2-bis che recita: «In deroga all’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, dall’anno scolastico 2020/2021, la valutazione finale degli apprendimenti degli alunni delle classi della scuola primaria, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle indicazioni nazionali per il curricolo, è espressa attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione e riferito a differenti livelli di apprendimento, secondo termini e modalità definiti con ordinanza del Ministro dell’istruzione», di fatto introducendo, senza alcun dibattito pedagogico e docimologico, la valutazione con giudizio descrittivo. Il comma seguirebbe l’altro comma, il numero 2, pure modificato che dovrebbe recitare così, rimanendo inalterato rispetto la modifica subita e approvata al Senato della Repubblica “Le ordinanze di cui al comma 1 definiscono i criteri generali dell’eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019/2020 nel corso dell’anno scolastico successivo, a decorrere dal 1° settembre 2020, quale attività didattica ordinaria. Le strategie e le modalità di attuazione delle predette attività sono definite, programmate e organizzate dagli organi collegiali delle istituzioni scolastiche. L’eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti di cui al primo periodo tiene conto delle specifiche necessità degli alunni delle classi prime e intermedie di tutti i cicli di istruzione, avendo come riferimento il raggiungimento delle competenze di cui alle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, alle indicazioni nazionali per i licei e alle linee guida per gli istituti tecnici e professionali”.

Come fare le osservazioni

Qualunque sia il tipo di argomentazione in favore o contro, qualunque sia l’aggettivazione usata, numero o giudizio (esteso o sintetico) se cioè le osservazioni debbano essere sistematiche o no, sta di fatto che, se si vuole procedere ad una valutazione il più possibile onesta, corretta, rispondente alla reale situazione dell’alunno durante il corso del suo iter scolastico, è necessario osservare quello che fa, come si comporta, come reagisce alle sollecitazioni che gli provengono dall’ambiente scolastico.

Il rifiuto ideologicamente aprioristico dell’osservazione e della registrazione delle manifestazioni comportamentali ed intellettive dell’alunno è, a nostro modesto parere, da rigettare decisamente, sia per ragioni di carattere giuridico, sia perché non è oggettivamente pensabile una valutazione reale se non si dispone di una sufficiente messe di dati, oggettivi per quanto possibile, sulla base dei quali esprimere la valutazione stessa. Posta, quindi, la necessità, occorre stabilire su cosa fare e come fare le osservazioni.

L’idea abbastanza diffusa è che i docenti della Primaria saranno nuovamente caricati da ulteriori incombenze di tipo (impropriamente, però) burocratico, non sempre indispensabili ai fini di una “corretta” valutazione. Senza richiamare le argomentazioni di carattere pedagogico e didattico a favore della “scheda” con giudizio, peniamo siano da sottolineare alcuni punti di carattere generale sui quali non si può non riflettere.

Su cosa fare le osservazioni

Dal punto di vista normativo, i programmi della scuola dell’obbligo indicano, come fine dell’attività scolastica, la promozione di tutte quelle potenzialità, sia sul piano psico-caratterologico, sia su quello intellettivo-cognitivo, che, da un lato, facilitino il migliore, più armonico e più proficuo inserimento dell’alunno nell’ambiente socio-culturale di appartenenza, dall’altro, permettano lo sviluppo delle capacità personali atte a contribuire positivamente alla modificazione evolutiva delle caratteristiche ambientali.

Ciò premesso, è chiaro che le osservazioni andranno condotte sul duplice versante psico-caratterologico e intellettivo-cognitivo della personalità di ogni alunno.

Voti e soggettività nell’attribuzione

Il ritorno ai giudizi al posto dei voti è solo un’illusione di cambiamento. Senza un serio sistema nazionale di valutazione ciò che accade nelle classi e nelle scuole rimarrà appannaggio delle soggettività. Un reale cambiamento delle forme della valutazione non potrà incidere in assenza di una larga condivisione dei criteri e procedure valutative specifiche e di un rigoroso monitoraggio della loro relativa applicazione. Problema complesso, certo, ma che non può essere liquidato né con promesse di sistemi in via di allestimento, né con scorciatoie demagogiche. Guido Benvenuto in “I voti e la misura del successo scolastico. Come, cosa e perché”, facendo il riferimento a quel famoso passaggio (inverso, dunque, all’odierno) aveva ribadito che “Tornare ai voti, nella fascia scolastica primaria e secondaria di primo grado, dopo aver sperimentato i giudizi è un discutibile ritorno all’antico, che non va ostracizzato per principio, ma perché il passaggio dal voto ai giudizi fu salutato da tutti come un ampliamento di significato per la valutazione e per la condivisione dei criteri valutativi. Il giudizio è l’espressione (analitica o sintetica) di una valutazione e può, se ben fatto, esplicitare i livelli, i criteri, le prospettive. Il voto nasconde o illude che tutto quel processo valutativo sia stato svolto. Il voto è un’espressione quantitativa di un giudizio, spesso complesso e articolato, e proprio perché “strizza” un insieme complesso di dimensioni rischia di amplificare la soggettività, soprattutto se non poggiato su forme e modalità di rilevazioni rigorose e trasparenti. Insomma, il voto fa risparmiare tempo e fatica al docente, ma se non è sintesi oculata, giudizio ponderato, e quindi risultante di una lettura complessa è l’esplicito rifugio della soggettività. Il lato positivo del mettere i voti a scuola può piuttosto consistere nell’invito al senso di responsabilità che ogni attività di sintesi complessa richiede. Ma senza punti di riferimento che solo una sana cultura della valutazione può fornire, il rischio è che quella responsabilità si trasformi nel suo contrario. Per questo motivo sin dagli anni ’60 e soprattutto ’70 l’opposizione alla soggettività valutativa si è concentrata sulla diffusione di test nella scuola, come potenti e democratici strumenti per la valutazione in classe e del sistema scolastico. A patto però che siano costruiti nel rispetto di precise caratteristiche metrologiche e finalità educative. E così invece di chiedere ai docenti di confrontarsi sulle loro scale di valutazione, sui loro criteri e modalità valutative, e quindi spingerli a mettere in comune i diversi punti di vista, argomentandoli con giudizi ed esplicitandoli linguisticamente li si aiuta chiedendogli di utilizzare una scala unitaria, tra diseguali e senza alcun riferimento a standard di livello. Un vero cambiamento sarebbe invece portare i giudizi anche alle secondarie di secondo grado o se si vuole proprio eliminare il formalismo e la finzione decidere di eliminare i voti a scuola. Ma questo sarebbe troppo e in assenza di un sistema di valutazione nazionale sarebbe un gesto di scellerata anarchia. Rimane allora l’illusione del voto e della sua presunta rigorosità valutativa, che trova nella prospettiva del maestro unico la sua più illuminante conseguenza. Eliminare il confronto e l’integrazione dei punti di vista per un accordo automatico, soggettivo”.

Una presa di posizione forte di richiamo alla responsabilità sia per i docenti che per la politica.

Responsabilità

In un modo o nell’altro i docenti erano chiamati e sono oggi ri-chiamati a valutare: voti o giudizi che siano. Dobbiamo tornare ai veri problemi e non nasconderci dietro l’obbligatorietà che oggi ri-presentata nel sistema scolastico. Scrive Guido Benvenuto “Vale a dire dobbiamo prepararci a forme di rilevazione più condivise e trasparenti possibili (con uso di descrittori e rubriche valutative, ma anche con formule standardizzate più coerenti con la certificazione delle competenze) e rendere conto dei sistemi di “giudizio” che possiamo adottare, differenziandoli in funzione dei tempi e funzioni della didattica”. Scrive Gatuttolo in “Didattica e docimologia” (Armando editore, Roma) “coi punteggi ottenuti con prove oggettive è possibile giungere soltanto a una graduatoria (a dire cioè chi è primo, chi è secondo, e così via, fino all’ultimo), e non anche a misurare con precisione l’entità degli intervalli intercorrenti tra i diversi soggetti della classifica: le unità di misura delle prove oggettive, che sono punti, non sono infatti uguali tra loro, e nemmeno costanti nel tempo, se non per convenzione (così, non ogni punto dei quesiti vero-falso è realmente uguale agli altri; e una scelta multipla di tipo semplice a quattro alternative vale veramente tre quesiti vero-falso?). La possibilità tuttavia di costruire quesiti positivamente discriminanti e con difficoltà costante permette di ottenere, almeno nel caso della standardizzazione, questionari sufficientemente precisi, i cui risultati è pratico e conveniente utilizzare come se fossero tipici di misurazioni di terzo tipo”.

Una “equa” valutazione

Fin qui gli aspetti giuridici. Resta inteso che una valutazione “giusta”, “equa”e “trasparente” necessita di ulteriori elementi di cui le Scuole autonomamente dovrebbero farsi carico: descrittori disciplinari, modalità e tempi delle verifiche. La “questione” valutazione resta aperta e non viene “tagliata con l’accetta” normativa lasciata all’iniziativa, tutt’altro che pedagogica, della politica, a patto che i docenti la sentano come uno dei punti essenziali dell’impegno proprio impegno pedagogico e didattico.

Didattica a distanza, a settembre non andrà in soffitta

da Orizzontescuola

di Vincenzo Brancatisano

Da handicap a opportunità? La didattica a distanza potrebbe rivelarsi una grande occasione per le scuole. Qualunque sia il tipo di giudizio, favorevole o contrario alle lezioni in remoto imposte dall’emergenza sanitaria tuttora in atto, oltre settecentomila docenti in pochi mesi sono stati costretti dalla situazione a misurarsi in maniera intensiva con le tecnologie telematiche.

Nessun corso di formazione, sia pure imponente, avrebbe consentito al personale docente di prepararsi in maniera tanto precisa, veloce ed efficiente all’uso delle piattaforme per gestire lezioni a distanza, da quelle sincrone in videoconferenza a quelle registrate, sia pure con le tante, troppe difficoltà riscontrate. I disagi legati alla connettività talvolta più che precaria della rete hanno fatto il paio con le disuguaglianze che ne sono scaturite. Questi problemi dovranno essere evidentemente risolti al più presto, dacché il futuro anche prossimo – del prossimo settembre – oltre che il presente degli ultimi giorni di scuola, parlano il linguaggio delle lezioni almeno parzialmente a distanza, vista l’attesa della temuta seconda ondata della pandemia.

Ma il futuro parla anche di una didattica a distanza, che anche fuori dalla pandemia potrebbe fare da supporto alla didattica in presenza che sarebbe sciocco solo immaginare possa andare in soffitta. Ne sono convinti ad esempio al liceo classico Telesio di Cosenza, dove in queste settimane hanno pensato di sfruttare al meglio la didattica a distanza, momento difficile dal punto di vista operativo sia per i docenti sia per gli studenti, come opportunità per favorire l’incontro diretto e a distanza degli studenti con alcuni grandi intellettuali del nostro tempo, che hanno tenuto delle lezioni, hanno fatto degli interventi, peraltro a costo zero, e si sono confrontati con gli studenti del liceo diretto dall’ingegner Antonio Iaconianni. E così, dall’idea del professor Angelo Costa, un docente di latino e greco di una classe terminale, si è organizzato il format intitolato “I Grandi a casa nostra”, una serie di incontri sulla piattaforma Skype con alcuni dei maggiori intellettuali viventi. E’ intervenuto Nuccio Ordine, ordinario di letteratura italiana presso l’Università della Calabria e saggista di fama mondiale che ha parlato dell’Utilità dell’inutile ai tempi del coronavirus. Il linguista e filologo Luca Serianni, accademico della Crusca ed accademico dei Lincei, dell’Università La Sapienza di Roma, dialogando con gli studenti ha parlato dei traguardi culturali al termine del liceo classico. Bruna Pieri, ordinaria di letteratura latina dell’Università di Bologna, una delle maggiori studiose di Agostino, ha parlato del tempo nell’autore cristiano, utile lezione anche in vista della redazione dell’elaborato per gli imminenti esami di Stato. Il filologo Roberto Antonelli, vicepresidente Accademia Nazionale dei Lincei, membro dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, Università La Sapienza di Roma, ha tenuto una lezione sui classici, spaziando da Omero, a Virgilio fino a Dante. L’archeologo Ermanno Arslan, già Soprintendente del Castello Sforzesco di Milano, nonché accademico dei Lincei e docente presso la Libera università di lingue e comunicazione IULM di Milano, ha infine tenuto una lezione molto interessante per gli studenti raccontando la sua esperienza sullo scavo di Scolacium legandolo al mondo classico.

“E’ una bellissima idea che abbiamo avuto col professore Costa, che ringrazio, e che ha riscosso tantissimi consensi, anche fuori dalla nostra istituzione scolastica, sia da parte delle famiglie che da parte degli studenti”, è il commento del preside Iaconianni. “Molto semplicemente”, spiega Iaconianni, “si è pensato di sfruttare al meglio la didattica a distanza che, sebbene portata avanti in maniera egregia dalla dedizione e dallo spirito di abnegazione di tanti docenti e condivisa dalla maturità degli studenti, rischiava, come tutte le esperienze in rodaggio, di procedere un po’ in maniera stanca, pertanto abbiamo pensato ad un ciclo di lezioni con i grandi intellettuali del nostro tempo che sono intervenuti, e per questo li ringraziamo tanto, ed hanno tenuto delle meravigliose lezioni. Sono stato presente ad ogni incontro e ho potuto cogliere grande entusiasmo da parte degli studenti, suffragato da tantissime domande al termine di ogni lezione. Questi nostri giovani hanno colto questi incontri come una bella opportunità ed ho potuto toccare con mano la bontà di un’idea che certamente riproporremo anche nei prossimi anni, per offrire ancor più un’offerta formativa di qualità e di spessore alla nostra utenza: perché i grandi continuino a passare da Casa Telesio”.

Professor Antonio Iaconianni, questa idea morirà con la morte auspicata del Covid-19 o ha aperto una breccia per il futuro?

“Questa idea continuerà, eccome. L’idea che da handicap possa diventare una risorsa mi entusiasma. Non si tratta di sostituira la didattica in presenza, anzi non bisogna esagerare, ma l’idea di poter usare queste piattaforme di didattica a distanza, che in pochi mesi sono diventate di uso comune docenti e alunni, in uno strumento prezioso per creare iniziativa come “una mezz’ora con..”, dal vivo, e con personaggi illustri che intervengono in classe, ben presto e fuori dalla pandemia, a me piace molto”

Com’è nata l’idea?

“L’idea è semplice ma quando sei in una situazione ordinaria non ci pensi. Ma ecco che a un tratto s’accende una lampadina. La didattica a distanza ha dato uno scossone ma negli anni abbiamo condotto un progetto che ha fatto venire qui al Telesio tanti personaggi. Allora mi sono detto: ora sono tutti a casa, hanno tempo, non devono prendere nessun aereo, perché non chiediamo loro di intervenire a distanza? Ma sì, chiediamo loro di venire. E così sono venute – a distanza – tante belle persone e i nostri ragazzi hanno avuto il piacere di assistere ad altrettanto belle lezioni con cui illustri personalità hanno approfondito alcuni temi di interesse”.

E per il futuro che cosa bolle in pentola?

“Le idee sono infinite. Le possibilità diventano infinite. Si può chiedere allo scienziato pazzo, al matematico, all’umanista, al giornalista, all’uomo delle istituzioni, al virologo perché no? di intervenire in videoconferenza in qualsiasi momento si ritenga utile per discutere di un argomento, di un tema. Possono intervenire i parlamentari, gli uomini delle istituzioni, che possono parlare di un problema di stretta attualità giuridica, economia o sociale. M’immagino Rubbia o Zichichi o altri che possono arrivare virtualmente tra i banchi a spiegare alcuni argomenti, ad animare la didattica.

Poi penso ad altre attività trasversali. Penso alla possibilità di registrare gli interventi, i dialoghi, faccio fare ai ragazzi la copertina e i titoli di coda, il montaggio, da lì a tante altre attività colletarali. Spingerò a morire su questo strumento prezioso, lo useremo soprattutto sul piano degli scambi culturali, sui gemellaggi. E ancora: con la Rete nazionale delle scuole smart, che abbiamo creato, e con la quale vogliamo interagire e intervenire sul Ministero dell’Istruzione”.

I ragazzi hanno apprezzato?

“I ragazzi sono contentissimi, c’è stato un buon riscontro, hanno apprezzato gli approfondimenti, si sono confrontati con interesse con tutti gli studiosi. Secondo me con la videoconferenza è piu facile che gente di cultura si avvicini alle nostre scuole e peraltro ce l’hai gratis. Il ciclo I Grandi a casa nostra ci ha permesso di registrare le iniziative e gli interventi, abbiamo clips di registrazioni, questo davvero rivitalizza la didattica, dà nuova linfa. Guardi, mi creda, io questa idea me la porto anche al dopo Covid”,

Rientro a settembre: nessuna misurazione febbre all’ingresso, ma con tosse stai a casa. Scuole con stanza covid

da Orizzontescuola

di redazione

Pubblicato ieri dal Ministero il documento del comitato tecnico scientifico per il rientro a scuola a settembre. Alcuni passaggi riguardano la temperatura corporea e la gestione di chi presenta sintomi influenzali.

Nessuna misurazione temperatura in ingresso

Non ci sarà, come inizialmente paventato, una misurazione della temperatura corporea ad opera del personale ATA di studenti, docenti e avventori all’ingresso delle scuole.

Il comitato scrive, infatti: “non è necessaria la rilevazione della temperatura corporea all’ingresso della scuola.

Chi ha sintomi resti a casa

Il comitato, però, chiede che quanti abbiano sintomi di infezioni respiratorie acute (febbre, tosse, raffreddore) non vengano a scuola.

Non solo, si chiede che chi si recherà a scuola si accerti di non avere sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37.5°C anche nei tre giorni precedenti

Stanza covid

Inoltre, nel documento vengono date indicazioni sull’eventualità di procedure di accoglienza e isolamento di studenti, docenti e personale in generale che che dovessero manifestare una sintomatologia respiratoria e febbre. In tale evenienza il soggetto dovrà essere dotato immediatamente di mascherina chirurgica qualora dotato di mascherina di comunità e dovrà essere attivata l’assistenza necessaria secondo le indicazioni dell’autorità sanitaria locale.

Scarica TESTO INTEGRALE

I sindacati proclamano lo sciopero l’8 giugno

da La Tecnica della Scuola

I sindacati della scuola Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e FGU Gilda Unams, scenderanno in piazza l’8 giugno e annunciano lo sciopero a seguito dello stato di agitazione già in atto.

Come si legge sul verbale di mancata conciliazione a seguito dell’incontro avvenuto fra MI e organizzazioni sindacali, i temi che portano allo sciopero sono tanti, ma su tutti “la forte amarezza e contrarietà per la conclusione della vertenza relativa al precariato dei docenti con 36 mesi di servizio“, scrivono i sindacati, “ribadendo, ancora una volta, la necessità di interventi per assicurare alle scuole tutti i docenti necessari, attraverso un percorso per soli titoli che valorizzi l’esperienza e la professionalità come anche la mancata attenzione per un apposito percorso di abilitazione semplificato rivolto a tutto il personale docente, anche già di ruolo. Inaccettabile, inoltre, tenuto conto dell’assoluto bisogno di docenti specializzati, l’assenza di opportune soluzioni per assicurare l’immediata stabilizzazione del personale di sostegno con il titolo”.

Le Organizzazioni Sindacali, inoltre, “osservano come sia indispensabile un preciso impegno politico al fine di rimettere la scuola al centro del progetto del rilancio del Paese sia con opportuni investimenti, che si ritengono, allo stato attuale, fortemente carenti ed assolutamente insufficienti per i bisogni, sia con gli indispensabili incrementi di organici del personale per consentire a tutti gli studenti e le studentesse una serena e fattiva ripresa delle attività didattiche”.

Lo sciopero sarà proclamato per l’intera giornata e riguarderà sia il personale docente e ATA sia a tempo indeterminato che determinato, ma anche i Dirigenti Scolastici.

Di seguito il comunicato unitario dei sindacati:

Si è svolto oggi in videoconferenza l’incontro col Ministero dell’Istruzione per il tentativo di conciliazione chiesto dai sindacati a seguito della proclamazione dello stato di agitazione. L’incontro, presieduto dal Capo di Gabinetto, Dott. Luigi Fiorentino, ha lasciato del tutto insoddisfatte le organizzazioni sindacali che l’avevano richiesto, rappresentate dai loro segretari generali.  
Eccezion fatta per l’aggiornamento delle graduatorie dei supplenti, proposta che aveva già trovato risposta risolutiva nel testo di conversione del Decreto Scuola approvato nei giorni scorsi dal Senato, su tutte le altre questioni esposte nella lettera inviata per il tentativo di conciliazione le Organizzazioni Sindacali hanno dovuto prendere atto della totale assenza di precisi impegni da parte dell’Amministrazione.
In modo particolare, nessuna disponibilità rispetto alla richiesta di un potenziamento degli organici del personale docente e ATA, la cui necessità è resa evidente dai contenuti del documento con cui il Comitato Tecnico Scientifico indica le misure indispensabili per un riavvio in sicurezza delle attività in presenza, fissando parametri di distanziamento che imporranno un’articolazione del lavoro su gruppi ridotti di alunni. Tale documento, nel fornire un dettagliato quadro della situazione di cui si dovrà tenere conto nel programmare la riapertura delle scuole dal prossimo settembre, alla luce di tutte le precauzioni da adottare per prevenire rischi di contagio, ha reso ancor più evidente l’insufficienza delle risorse destinate al sistema d’istruzione per fronteggiare l’emergenza; per consentire di far fronte all’accresciuto fabbisogno di docenti e collaboratori scolastici, oltre che alla necessaria dotazione di materiali igienico sanitari e di DPI per alunni e personale, occorre infatti prevedere un loro sostanzioso incremento. Se davvero si vuol tornare in sicurezza alle attività in presenza, non bastano piccoli aggiustamenti, servono investimenti straordinari.
Ugualmente non accolte, nell’incontro di oggi, tutte le richieste avanzate dai sindacati: garantire il rigoroso rispetto del limite di 20 alunni per classe in caso di presenza di allievi con disabilità, rivedere almeno nella presente emergenza i parametri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, provvedere alla messa in sicurezza degli edifici, promuovere modifiche normative che sottraggano i Dirigenti Scolastici da  responsabilità improprie in merito alla manutenzione degli edifici, incrementare le risorse del FUN per la Dirigenza, prevedere un concorso riservato agli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA. Tutto ciò si aggiunge alla mancata attuazione degli impegni che avrebbero consentito a molti precari con almeno tre anni di servizio una stabilizzazione del rapporto di lavoro già il prossimo settembre, così come non vi è alcuna certezza sulle risorse da destinare al rinnovo del Contratto per il triennio 2019-21.
Dall’esito totalmente negativo del tentativo di conciliazione consegue la decisione dei sindacati di indire lo sciopero di tutto il personale della scuola statale per l’intera giornata di lunedì 8 giugno. È una decisione assunta nella piena consapevolezza del carattere straordinario della situazione in cui la scuola si trova costretta a operare, in un contesto di generale emergenza per l’intera collettività, nel quale tuttavia sono emersi con ancor più evidenza ritardi e carenze da cui il nostro sistema è afflitto per la mancanza di un adeguato livello di investimento, evidenziato più volte negli ultimi anni nelle indagini e nei confronti internazionali. Proprio per questo si fa oggi ancor più pressante la necessità di ridare a istruzione e formazione la dovuta centralità nelle scelte politiche, perché il superamento dell’attuale emergenza, con un ritorno in piena sicurezza alle attività in presenza, segni anche per il sistema scolastico un momento importante di rinnovamento e di crescita.
È forte il timore per la riapertura delle scuole, mancando ad oggi un progetto chiaro e ben definito sulle modalità con cui tornare all’attività didattica in presenza. Il personale della scuola ha dato in questi mesi una grande prova di responsabilità, senso civico, passione per il proprio lavoro: non possono essere queste le uniche risorse su cui far conto, è il momento che faccia fino in fondo la sua parte chi ha la responsabilità di governare il Paese.

VERBALE DI MANCATA CONCILIAZIONE

Decreto scuola: spariscono le graduatorie d’istituto, arrivano quelle provinciali. Cosa fare per essere inseriti

da La Tecnica della Scuola

Entro il 7 giugno sarà  approvato il Decreto scuola (DL n. 22/2020 Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato) che prevede anche l’aggiornamento delle graduatorie di istituto e la loro trasformazione in elenchi provinciali.

Questa novità, prevista dall’art 1-quater del decreto 126/2019, che modifica la legge n.129/94, prevede la costituzione di specifici elenchi provinciali distinti per posti e classi di concorso, per i posti comuni e di sostegno. Il nuovo dispositivo prevede che gli aspiranti presenti nella graduatoria provinciale scelgano 20 scuole della medesima provincia, dalle quale saranno chiamati per coprire eventuali supplenze brevi.
Inoltre, la graduatoria provinciale sarà utilizzata per l’attribuzione delle supplenze al 30 giugno e al 31 agosto, in subordine alle graduatorie ad esaurimento, vale a dire nel caso in cui le GaE siano esaurite per mancanza di aspiranti.
L’aggiornamento riguarderà le graduatorie di II e III fascia e la novità consisterà nella possibilità di effettuare il cambio di provincia per coloro che vi erano già inclusi dal 2017. Saranno consentiti, altresì, anche nuovi inserimenti, sia in II che in III fascia. Per tutti, la procedura di aggiornamento /inserimento sarà telematica da effettuare tramite il sistema Polis.

Le rinnovate graduatorie di istituto avranno validità biennale, stavolta, e non triennale come in occasione dei precedenti aggiornamenti, questo per consentire l’allineamento di tutte e 3 le fasce delle GI.

Le GI sono articolate in tre fasce. Sono costituite, in ciascuna istituzione scolastica, in relazione agli insegnamenti effettivamente impartiti, per ogni posto d’insegnamento, comune e di sostegno, classe di concorso o posto di personale educativo, ai sensi degli artt, 5 e 6 del decreto del Ministro della pubblica istruzione 13 giugno 2007 n. 131, noto come Regolamento supplenze.

La prima fascia: comprende i docenti iscritti nella I, II o III fascia delle Graduatorie a esaurimento;
la seconda fascia: comprende i docenti in possesso di abilitazione ma non iscritti nelle Graduatorie a esaurimento;
la terza fascia: comprende i docenti di scuola secondaria di I e II grado non abilitati, in possesso del titolo di studio valido per l’accesso all’insegnamento.

Il Dirigente scolastico attinge dalle Graduatorie di istituto per

  1. supplenze annuali e temporanee fino al termine delle attività didattiche per posti che non sia stato possibile coprire con il personale incluso nelle graduatorie a esaurimento;
  2. supplenze temporanee per la sostituzione di personale temporaneamente assente
  3. supplenze per la copertura di posti divenuti disponibili dopo il 31 dicembre.

I titoli di accesso alle graduatorie di I e II fascia sono costituti dal possesso dell’abilitazione all’insegnamento, con la differenza che sono inclusi in I fascia i docenti già inclusi nelle GaE.

L’abilitazione all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e primaria si consegue con la laurea magistrale in Scienze della formazione primaria. Tale laurea si consegue al termine di un corso quinquennale magistrale a ciclo unico, comprensivo di tirocinio.
Sono considerati titoli abilitanti anche il Diploma Magistrale o il Diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico o il Diploma sperimentale a indirizzo linguistico conseguiti entro l’anno scolastico 2001-2002.

Un cenno a parte meritano gli ITP, costoro necessitano del diploma + 24 CFU di cui al dm n. 616/2017, requisito non previsto nella precedente normativa, che associa i 24 CFU alla laurea breve, non al diploma e oltretutto in contrasto con la disciplina che regola l’accesso al concorso ordinario, che per gli ITP prevede che accedano al concorso ordinario secondaria solo con il titolo di diploma, come stabilito dall’art. 22 del Decreto Legislativo n. 59/2017, Un pasticcio normativo che apre la strada ad un sicuro contenzioso.

Per l’inserimento in terza fascia, invece, è richiesto Il possesso del solo titolo di studio, laurea o diploma, a cui bisognerà aggiungere, per le nuove iscrizioni nel 2020, i 24 CFU in discipline pedagogiche e metodologie didattiche come previsto dal  DM 616/2017 dal D.M. 126/19.

I docenti della scuola secondaria di I e II grado, per vedere la corrispondenza fra titolo di studio posseduto e classe di concorso devono fare riferimento al D.P.R.n.19/2016 “Regolamento recante disposizioni per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento, a norma dell’art.64, c.4, lett.a), del D.L. 112/08 convertito, con modificazioni, dalla L. 6/8/08 n. 133”.

 Gli aspiranti della I fascia sono inclusi secondo la graduazione derivante dall’automatica trasposizione dell’ordine di scaglione, di punteggio e di precedenza con cui figurano nella corrispondente graduatoria ad esaurimento e compilano  il modello B di scelta delle istituzioni scolastiche annesso al periodico D.M. di aggiornamento delle GI.  Analogamente, gli aspiranti abilitati inclusi nella II fascia, sono graduati secondo la tabella di valutazione, dei titoli, utilizzata per le graduatorie ad esaurimento di III fascia.  Gli aspiranti inclusi nella III fascia sono graduati secondo la tabella di valutazione dei titoli, (Allegato A).  annessa al DM. 13/6/2007, “Regolamento supplenze”. Per la valutazione dei titoli artistici dei docenti di strumento musicale (cl. 77/A) sono costituite apposite Commissioni presiedute dal Dirigente dell’Ufficio scolastico Provinciale o da un suo delegato. Le domande non saranno più gestite da una scuola capofila ma direttamente dal’A.T.

I docenti di II fascia, che nel corso del triennio si sono inseriti negli elenchi aggiuntivi disposti in attuazione dell’art. 1, comma l, del D.M. 3 giugno 2015 n. 326, per aver conseguito il titolo di abilitazione in data successiva ai termini di scadenza per la presentazione della domanda di inserimento nelle graduatorie del triennio di riferimento, saranno graduati secondo l’ordine di punteggio attribuito, indipendentemente dalla finestra aggiuntiva di collocazione del precedente triennio.

La costituzione degli elenchi di sostegno delle istituzioni scolastiche avviene secondo le specifiche disposizioni impartite all’art.6 del Regolamento con eccezione delle disposizioni relative alla formazione degli elenchi di sostegno di seconda e terza fascia nelle scuole secondarie di secondo grado, ai sensi dell’art. 15, commi 3-bis e 3-ter del decreto Legge n. 104/2013 convertito con modificazioni dalla Legge 8 novembre 2013, n. 128, che vengono costituiti in unico elenco, senza alcuna suddivisione in aree disciplinari.

Programma Erasmus: novità per le scuole in arrivo

da La Tecnica della Scuola

Novità importanti nel programma Erasmus: da questa settimana entrano in vigore le nuove modalità per poter entrare a far parte del gruppo di scuole e agenzie educative che accederanno alla progettazione e quindi al finanziamento, dopo l’avvenuta positiva valutazione, per consentire a studenti, docenti e personale non docente di partire per esperienze transnazionali di formazione e scambio, tutto grazie ai finanziamenti europei.

Sulla Gazzetta Ufficiale è presente dallo scorso 28 maggio 2020 l’invito a richiedere l’accreditamento Erasmus per progetti di mobilità, in previsione del nuovo Programma Erasmus 202 – 2027. Chi può partecipare:

  • Istituti scolastici di ogni ordine e grado
  • Istituzioni o organizzazione per l’Educazione degli Adulti EDA
  • Istituti o organizzazioni di formazione professionale VET

Nell’ambito della progettazione Erasmus+ si tratta di una novità molto importante, infatti come si legge nel testo del documento appena pubblicato, ’INVITO A RICHIEDERE L’ACCREDITAMENTO — EAC/A02/2020 [pdf] Accreditamento Erasmus nei settori dell’istruzione degli adulti, dell’istruzione e formazione professionale e dell’istruzione scolastica
(2020/C 178/04)

L’accreditamento è soggetto alle seguenti condizioni:
— l’adozione, ad opera del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea, del testo finale della base giuridica che stabilisce il programma;
— l’adozione del programma di lavoro annuale 2021 e dei programmi successivi
— l’adozione del bilancio 2021 e dei bilanci successivi dell’Unione europea ad opera dell’autorità di bilancio.

Chi chiederò tale accreditamento si troverà a diventare membro effettivo delle future attività legate all’Azione Chiave 1 (Key Action 1) che consente la mobilità internazionale dello staff, degli alunni in formazione professionale, degli adulti in apprendimento e di allievi in mobilità di lungo termine per studio.

Una volta fatta richiesta di accreditamento tale domanda sarà valida per i successivi sette anni di validità del Programma, fino al 2027. Le agenzie educative e le scuole infatti al momento della domanda confermano il proprio impegno rispetto al programma Erasmus e garantiscono di partecipare all’Azione chiave 1. Ci si impegna soprattutto a preparare un “Piano Erasmus” che definisce la loro strategia a lungo termine. Allo stesso tempo aderiscono agli standard di qualità Erasmus, che definiscono in che misura dovrebbero essere organizzate le attività nel proprio istituto per garantire una buona qualità delle mobilità da organizzare.

Quando si parla di standard di qualità, ci si riferisce a temi quali la gestione, il supporto ai partecipanti, i risultati in termini di apprendimento, la condivisione dei risultati e altri aspetti pratici.

Ecco in sintesi, come è possibile rilevare dal sito, alcune informazioni generali: l’accreditamento fornisce l’accesso alle opportunità per la mobilità per l’apprendimento per i seguenti ambiti:

  • Istruzione scolastica
    Comprende educazione alla prima infanzia, la scuola per l’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria (inferiore e superiore)
  • Educazione degli Adulti
    Comprende educazione degli adulti formale, informale e non formale
  • Istruzione professionale e formazione VET
    Comprende la formazione professionale iniziale e superiore

È importante ricordare che le attività dipendono dall’ambito per cui si presenta la domanda e iIncludono la mobilità degli alunni, dei discenti e dei neo diplomanti in formazione professionale e tirocinio, la mobilità individuale e di gruppo di alunni delle scuole e la mobilità per lo sviluppo professionale degli insegnanti, dei formatori e di altro staff nei tre settori di riferimento.

Si potrà richiedere di essere accreditati per più di un settore, presentando candidature per l’accreditamento distinte per ogni settore di interesse.

In sintesi, per candidarsi bisogna fare riferimento alle Agenzie Nazionali e per l’Italia valgono i seguenti riferimento

  • I settori SCUOLA e EDUCAZIONE DEGLI ADULTI  sono gestiti dall’Agenzia nazionale Erasmus+ INDIRE
    L’Agenzia ha già attivato due caselle di posta dedicate per info e helpdesk:
    Scuola:accreditamentoscuola@indire.it
    Educazione degli Adulti: accreditamentoeda@indire.it
  • Il settore Istruzione e FORMAZIONE PROFESSIONALE VET è gestito dall’Agenzia nazionale Erasmus+ INAPP
    Contatti: erasmusplus@inapp.org

Dalla prossima settimana saranno disponibili i moduli di candidatura in modalità WebForm, la cui scadenza, 29 ottobre 2020, consente un ampio margine alle scuole e alle agenzie educative interessate.

Fino ad oggi il Programma Erasmus ha declinato Azioni differenziate per scuole, enti professionali, giovani e adulti, vale la pena precisare che per quanto riguarda i settori Scuola e Educazione degli Adulti, l’accreditamento è il primo passo per i progetti di mobilità all’interno dell’Azione Chiave 1 ma non sarà l’unico modo di accedere al Programma.  Chi ha già la Carta per la Mobilità VET può estenderla al programma Erasmus 2021-2027 facendo domanda per l’accreditamento Erasmus, non è necessario ricominciare da zero poichè esiste una procedura diretta per presentare la proposta.

Riunioni con modalità a distanza, come apporre la firma sui verbali di esami e valutazione

da La Tecnica della Scuola

La nota 8464 del 28 maggio 2020 , con la quale il M.I ha fornito chiarimenti sulle ordinanze relative a valutazione ed esami, ha chiarito anche come dovranno essere apposte le firme sui verbali, nel caso di riunioni realizzate con modalità a distanza.

Per tutte le operazioni connesse alla valutazione finale e agli esami del primo e del secondo ciclo, relativamente alla firma degli atti nel caso di effettuazione delle attività e delle riunioni con modalità a distanza, il Ministero  raccomanda di utilizzare procedure che consentano di acquisire e conservare traccia della presenza e del consenso dei docenti eventualmente connessi, tramite registrazione della fase di approvazione delle delibere (utilizzando la condivisione dello schermo e l’acquisizione del consenso espresso dei docenti con chiamata nominale).

In ogni caso il dirigente scolastico o il presidente di commissione potrà procedere, a seconda dei casi, a firmare (con firma elettronica o con firma autografa) a nome del consiglio di classe, della sottocommissione, della commissione e/o dei docenti connessi in remoto.

Valutazione finale, anche le insufficienze vanno riportate sull’albo on-line

da La Tecnica della Scuola

Con la nota 8464 del 28 maggio 2020 il Ministero ha fornito alcuni chiarimenti, oltre che relativamente alle ordinanze riguardanti gli esami del I e II ciclo, anche in merito alla O.M. n. 11/2020 concernente la valutazione finale degli alunni per l’anno scolastico 2019/2020.

Voti inferiori al 6 nei documenti di valutazione e all’albo on-line

Con riferimento agli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di voti inferiori a sei decimi in una o più discipline, sia per il primo (art. 3, comma 4 della O.M.) sia per il secondo ciclo (art. 4, comma 4), la nota precisa che anche i voti inferiori a sei decimi devono essere riportati, oltre che nei documenti di valutazione finale, nei prospetti generali da pubblicare sull’albo on line dell’istituzione scolastica.

Piano di apprendimento individualizzato anche per le discipline non impartite l’anno prossimo

Per la scuola secondaria di II grado il Ministero chiarisce che per gli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di votazioni inferiori a sei decimi, il consiglio di classe predispone il piano di apprendimento individualizzato, che dovrà comprendere anche per le discipline non più impartite nella classe successiva; del raggiungimento o del mancato raggiungimento dei relativi obiettivi di apprendimento si terrà conto nella valutazione finale dell’anno scolastico 2020/2021 secondo criteri stabiliti dal Collegio dei docenti. 

Integrazione del credito scolastico

In merito alle possibilità di integrazione del credito scolastico previste all’articolo 4, comma 4, tale integrazione non può essere superiore ad un punto.

Maturità 2020, la mancanza dell’elaborato non pregiudica l’esame

da La Tecnica della Scuola

Per chiarire alcuni aspetti concernenti l’OM 10/2020 sugli esami di Stato nel secondo ciclo di istruzione, il Ministero ha pubblicato la nota 8464 del 28 maggio 2020. 

Elaborato via mail, non pec

Per quanto riguarda l’elaborato, l’argomento è assegnato dal consiglio di classe su indicazione dei docenti delle discipline di indirizzo; si provvede a comunicarlo al candidato, entro il 1° giugno, con modalità tali da garantire la certezza della data di spedizione (ad esempio tramite il registro elettronico o l’indirizzo di posta elettronica istituzionale della scuola).

La trasmissione dell’elaborato da parte del candidato ai docenti delle discipline d’indirizzo per posta elettronica deve includere in copia anche l’indirizzo di posta elettronica istituzionale della scuola o di altra casella mail dedicata.

Non è necessario né opportuno richiedere l’invio tramite PEC.

Verbalizzazione

L’elenco degli argomenti assegnati ai singoli alunni deve essere verbalizzato dal consiglio di classe, e copia del verbale viene fornita al Presidente di commissione, ovvero è ricompreso nel Documento del Consiglio di classe, laddove tale inserimento non comporti la riconoscibilità di situazioni di disabilità grave.

Se il candidato non trasmette l’elaborato, l’orale si fa comunque

Nell’eventualità in cui il candidato non provveda alla trasmissione dell’elaborato, la discussione si svolgerà comunque in relazione all’argomento assegnato, e della mancata trasmissione si terrà conto in sede di valutazione della prova d’esame.

Assegnazione del materiale per il colloquio

La nota fornisce anche chiarimenti in merito alla previsione di cui all’art. 16, comma 3 della O.M.: “La sottocommissione provvede alla predisposizione dei materiali di cui all’articolo 17 comma 1, lettera c) prima di ogni giornata di colloquio, per i relativi candidati”.

L’assegnazione del materiale ai singoli candidati – precisa il Ministero – sarà effettuata il giorno stesso in cui si svolgono i colloqui, prima del loro inizio. 

Licei linguistici, sezioni EsaBac e EsaBac Techno e opzioni internazionali

Gli indicatori della Griglia di valutazione della prova orale (allegato B all’OM) vanno applicati per l’accertamento delle competenze linguistico-comunicative e delle conoscenze e competenze specifiche di licei linguistici, sezioni EsaBac e EsaBac Techno e opzioni internazionali; in particolare, nell’ambito della valutazione generale del colloquio, si terrà conto delle specifiche prove orali, mentre, ai soli fini del Baccalauréat, le commissioni possono utilizzare proprie griglie in ventesimi.

I commissari “fragili” parteciperanno in videoconferenza

Infine, il Ministero precisa che per l’individuazione dei lavoratori cosiddetti “fragili”, il dirigente scolastico si baserà sulle documentazioni mediche prodotte dagli interessati.

Il dirigente comunicherà l’elenco dei suddetti lavoratori al presidente di commissione per l’adozione delle misure previste, vale a dire partecipazione degli interessati in videoconferenza o altra modalità telematica sincrona.

Esami terza media, se manca l’elaborato la bocciatura non è automatica

da La Tecnica della Scuola

Con riferimento alla O.M. n. 9/2020 riguardante gli Esami di Stato nel primo ciclo di istruzione il Ministero ha fornito alcuni chiarimenti con nota 8464 del 28 maggio 2020.

Cosa succede se il ragazzo non presenta l’elaborato

Innanzitutto, il M.I. ha chiarito che in caso di mancata trasmissione al consiglio di classe dell’elaborato da parte dei candidati interni, si terrà conto di tale mancata trasmissione secondo quanto stabilito nei criteri per la valutazione finale, deliberati dai collegi dei docenti. Per i candidati interni tale mancanza non comporta, di per sé e in automatico, il non superamento dell’esame.

Diverso discorso vale per i candidati esterni, per i quali la trasmissione dell’elaborato e la sua presentazione sono obbligatori e la mancanza anche di uno solo dei due elementi determina il mancato conseguimento del diploma, visto che l’elaborato e la sua presentazione rappresentano i soli elementi di valutazione.

I docenti non possono interrogare

La presentazione dell’elaborato deve avvenire alla presenza dell’intero consiglio di classe, presieduto dal coordinatore di classe.

È possibile porre al candidato domande di approfondimento sull’elaborato stesso, mentre è esclusa la possibilità di procedere a qualsiasi forma di interrogazione sulla programmazione delle singole discipline.

Calendarizzazione

Il Ministero raccomanda ai dirigenti scolastici di operare una calendarizzazione che non precluda agli alunni delle classi non terminali di continuare nelle attività di didattica a distanza. E ricorda che le operazioni relative alla presentazione degli elaborati sono opportunamente verbalizzate.

Non è previsto il voto di ammissione

In merito allo scrutinio finale, si richiede il consiglio perfetto presieduto dal Dirigente scolastico o dal suo delegato.

Per il corrente anno, precisa il Ministero, non è prevista l’attribuzione del voto di ammissione, ferma restando la valutazione nelle singole discipline, secondo la sequenza definita dall’ordinanza stessa.

Valutazione

La griglia di valutazione deve essere opportunamente differenziata, in relazione alle diverse disposizioni contenute nell’ordinanza, per i candidati interni e per i candidati privatisti (oltre che per alunni con disabilità e con DSA certificati, per i quali la griglia di valutazione dovrà essere coerente rispettivamente con il piano educativo individualizzato e con il piano didattico personalizzato).

Decreto rilancio: in arrivo 331 milioni alle scuole. Cosa si potrà acquistare ed entro quando

da Tuttoscuola

In arrivo alle scuole 331 milioni di euro per il 2020 e 39,23 milioni di euro sempre per lo stesso anno, ma finalizzati agli esami di Stato per il 2019/20. Si tratta degli investimenti stanziati dal decreto Rilancio. Diramata infatti la nota del Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali sul DL Rilancio per la spesa dei fondi stanziati per il 2020 ai fini dell’emergenza Coronavirus.

Leggi la nota

Le scuole potranno quindi individuare, in funzione delle proprie esigenze, gli interventi da realizzare e gli eventuali relativi approvvigionamenti di beni, servizi e lavori, tenuto conto, nel contesto della riapertura delle scuole per il nuovo anno scolastico e ai fini della tutela della salute e della sicurezza sia degli studenti sia del personale scolastico, delle misure di sistema, organizzative e di prevenzione per il contenimento del contagio da Covid-19 che il Ministero definirà in collaborazione con il Comitato Tecnico Scientifico nazionale e d’intesa con le Organizzazioni Sindacali del Comparto istruzione e ricerca e dell’Area dirigenziale, sulla scorta di quanto già avvenuto per il regolare svolgimento dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione.

La nota, firmata dal Capo Dipartimento Giovanna Boda, riporta poi, a titolo esemplificativo, un primo elenco di beni, servizi e lavori che le scuole potranno acquistare con le risorse messe a disposizione dal decreto rilancio. Nello specifico si tratta di:

  1. servizi di formazione e aggiornamento del personale, con riferimento all’adozione e applicazione del lavoro agile (anche per il personale ATA nel rispetto delle relative mansioni), alla didattica a distanza, alla sicurezza sui luoghi di lavoro per la ripresa dell’attività scolastica in modo adeguato rispetto alla situazione epidemiologica;
  2. servizi professionali e di assistenza tecnica per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per la didattica a distanza e per l’assistenza medico-sanitaria e psicologica;
  3. servizi di lavanderia;
  4. servizi di rimozione e smaltimento di rifiuti, anche speciali;
  5. fornitura di dispositivi di protezione e di materiali per l’igiene individuale (a titolo esemplificativo, mascherine chirurgiche o di comunità, FFP2, FFP3, guanti monouso, gel disinfettanti);
  6. fornitura di prodotti di igiene degli ambienti (a titolo esemplificativo, disinfettanti per arredi, per pavimenti);
  7. fornitura di ogni altro materiale, anche di consumo, in relazione all’emergenza epidemiologica da COVID-19 (a titolo esemplificativo, termo scanner, pannelli in plexiglass, kit pronto soccorso, macchinari per pulizie);
  8. acquisto di piattaforme e strumenti digitali di supporto al recupero delle difficoltà di apprendimento, anche per la didattica a distanza, per studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento ed altri bisogni educativi speciali;
  9. acquisto e/o noleggio, di dispositivi digitali e di connettività per gli studenti meno abbienti, anche con eventuale possibilità di rimborso del costo dell’abbonamento per la connettività per la durata dell’emergenza (a titolo esemplificativo, notebook, personal computer, tablet);
  10. acquisto e/o noleggio e leasing di hardware, comprensivi di servizi di installazione e formazione per utilizzo;
  11. servizi di manutenzione di hardware, software e altri sistemi informatici;
  12. acquisto licenze software;
  13. acquisto e/o noleggio e leasing attrezzature per l’adeguamento dei laboratori per le nuove modalità didattiche compatibili con la situazione emergenziale (a titolo esemplificativo, attrezzature per laboratori scientifici, attività agro-alimentare);
  14. acquisto biglietti per visite guidate virtuali (a titolo esemplificativo, musei, gallerie d’arte);
  15. fornitura di strumenti editoriali e didattici innovativi;
  16. servizi di progettazione degli spazi didattici per garantire le condizioni di sicurezza rispetto alla situazione epidemiologica;
  17. fornitura di arredi scolastici, anche con riferimento alla didattica a distanza (a titolo esemplificativo, banchi modulari componibili);
  18. servizi di progettazione e gestione delle aree esterne per garantire le condizioni di sicurezza rispetto alla situazione epidemiologica (a titolo esemplificativo, adeguamento e gestione delle aree verdi);
  19. servizi di progettazione e fornitura di apposita segnaletica per garantire la ripresa dell’attività scolastica in condizioni di sicurezza rispetto alla situazione epidemiologica;
  20. fornitura e installazione di prodotti per la sorveglianza (a titolo esemplificativo, videocamere e monitor);
  21. piccola manutenzione e servizi di pulizia straordinaria, sanificazione e disinfestazione;
  22. servizi di manutenzione degli arredi cancelli e attrezzature (a titolo esemplificativo, attrezzature laboratori, attrezzature palestra);
  23. altri interventi di adattamento di spazi interni ed esterni e delle loro dotazioni allo svolgimento dell’attività didattica in condizioni di sicurezza.

Le scuole avranno tempi ristretti per la spesa dei fondi stanziati dal decreto rilancio. Entro il 30 di settembre 2020 gli interventi dovranno infatti essere realizzati o completate le procedure di affidamento.

Un minore su 7 positivo asintomatico nelle famiglie dei contagiati

da Tuttoscuola

Infanzia e Covid. Iniziano a essere pubblicate casistiche sia a livello internazionale sia a livello nazionale e in Italia tra i primi report c’è quello dell’Ausl di Reggio Emilia. Lo riferisce il dott. Alessandro Volta, pediatra dell’ASL.

“Tre mesi è un tempo sufficiente per un primo ma significativo bilancio, anche se parziale visto che si riferisce alla reazione di bimbi e adolescenti alla fase uno e alla diffusione massima del virus. Nel nostro territorio, a partire da marzo e con ritmo sempre maggiore, sono stati eseguiti a oggi 620 tamponi nella fascia di popolazione 0-14 anni, tutti su giovanissimi con qualche sintomo o asintomatici ma a contatto con genitori o parenti contagiati: 90 quelli risultati positivi”.

Un bambino su sette è risultato positivo anche se asintomatico.

È un esito allarmante che conferma quanto sia stata provvidenziale la chiusura delle scuole di quasi tre mesi fa e quale pericolo avrebbe corso l’Italia con la bomba epidemica esplosa nella scuola.

E conferma anche tutti i rischi che si possono ancora correre attraverso i minori asintomatici in contatto tra di loro.

Se le scuole in tutti questi mesi avessero operato in presenza, quanti bambini e giovani alunni sarebbero stati portatori del virus contratto con il contagio a scuola e poi riportato a casa tra i familiari, innescando tra i parenti la diffusione del coronavirus in termini non lievi e forse gravemente determinanti? Certamente non pochi.

A proposito di contagio c’è chi ancora confonde i tempi di incubazione del virus (mediamente una quindicina di giorni) con i tempi del contagio. Per quest’ultimo basta un semplice contatto, anche un respiro, e il covid – 19 parte.
Non per niente si chiede tuttora di tenere la mascherina e di mantenenere una distanza di almeno un metro.