Scrutini finali, il docente fa una proposta di voto e il Consiglio poi decide

da La Tecnica della Scuola

La valutazione degli studenti che verrà assegnata alla fine dell’anno scolastico 2019/2020 dovrà tenere conto di alcune deroghe previste dall’Ordinanza Ministeriale n.11 del 16 maggio 2020, intervenute a causa dei dispositivi di legge approvati per la situazione di particolare emergenza del Coronavirus. Importante evidenziare che ancora oggi e fino al 14 giugno 2020 le attività didattiche sono sospese e tutto si sta svolgendo con interventi didattici a distanza.

Norma scrutini per il I ciclo di Istruzione

La valutazione è condotta ai sensi dell’articolo 2 del Decreto legislativo 62/2017, come disposto dall’OM 11 del 16 maggio 2020. Bisogna specificare che gli alunni sono ammessi alla classe successiva in deroga alle disposizioni di cui all’articolo 3, comma 3, all’articolo 5, comma 1 e all’articolo 6, commi 2, 3 e 4 del Decreto legislativo 62/2017. In buona sostanza per gli studenti della secondaria di primo grado non si conteggiano le assenze per il calcolo, ai fini dell’ammissione alla classe successiva, della frequenza di almeno tre quarti del monte ore annuale. Anche se lo studente della scuola secondaria di primo grado avesse una parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più discipline, non potrebbe essere non ammesso alla classe successiva.

Bisogna solo specificare che nei casi in cui i docenti del consiglio di classe non siano in possesso di alcun elemento valutativo relativo all’alunno, per cause non imputabili alle difficoltà legate alla disponibilità di apparecchiature tecnologiche ovvero alla connettività di rete, bensì a situazioni di mancata o sporadica frequenza delle attività didattiche, già perduranti e opportunamente verbalizzate per il primo periodo didattico, il consiglio di classe, con motivazione espressa all’unanimità, può non ammettere l’alunno alla classe successiva.

I docenti contitolari della classe o del consiglio di classe procedono alla valutazione degli alunni sulla base dell’attività didattica effettivamente svolta, in presenza e a distanza sulla base dei criteri e delle modalità deliberate dal collegio dei docenti.

Gli alunni sono ammessi alla classe successiva anche in presenza di voti inferiori a sei decimi in una o più discipline, che vengono riportati nel verbale di scrutinio finale e nel documento di valutazione.

5. Per gli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di votazioni inferiori a sei decimi o comunque di livelli di apprendimento non adeguatamente consolidati, gli insegnanti contitolari della classe e il consiglio di classe predispongono il piano di apprendimento individualizzato, in cui sono indicati, per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire o da consolidare nonché le specifiche strategie per il raggiungimento dei relativi livelli di apprendimento.

Restano ferme le disposizioni di cui all’articolo 2 del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 3 ottobre 2017, n. 742, concernenti la certificazione delle competenze e si deroga all’articolo 4, commi 2 e 3 del predetto decreto.

Sono fatti salvi i provvedimenti di esclusione dagli scrutini o dagli esami emanati ai sensi dello Statuto delle studentesse e degli studenti.

Norma scrutini per la scuola secondaria di II grado

Il DPR. N.122/2009, che ha per oggetto il regolamento recante coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni, per capire che la valutazione, periodica e finale, degli apprendimenti è effettuata dal consiglio di classe, formato ai sensi dell’articolo 5 del Testo Unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, e presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato, con deliberazione assunta, ove necessario, a maggioranza.

Pertanto, il docente titolare della disciplina propone il voto per l’alunno, che sarà la sintesi di giudizio del prof, ma se tale proposta non viene riconosciuta e condivisa dagli altri colleghi del Consiglio di classe, è prevista la votazione del Consiglio e in tal caso si deciderà il voto dello studente in base alla maggioranza.

Ai sensi dell’OM 11/2020 si ha che la valutazione degli alunni della scuola secondaria di II grado è condotta ai sensi dell’articolo 4, commi 1, 2, 3 e 4 del Regolamento.

Il consiglio di classe procede alla valutazione degli alunni sulla base dell’attività didattica effettivamente svolta, in presenza e a distanza, utilizzando l’intera scala di valutazione in decimi.  Gli alunni della scuola secondaria di secondo grado sono ammessi alla classe successiva in deroga alle disposizioni di cui all’articolo 4, commi 5 e 6, e all’articolo 14, comma 7 del Regolamento DPR 122/2009.

Nel verbale di scrutinio finale sono espresse per ciascun alunno le eventuali valutazioni insufficienti relative a una o più discipline. I voti espressi in decimi, ancorché inferiori a sei, sono riportati nel documento di valutazione finale. Per l’attribuzione del credito restano ferme le disposizioni di cui all’articolo 15, comma 2 del Decreto legislativo 62/2017. Nel caso di media inferiore a sei decimi per il terzo o il quarto anno, è attribuito un credito pari a 6, fatta salva la possibilità di integrarlo, con riferimento all’allegato A al Decreto legislativo corrispondente alla classe frequentata nell’anno scolastico 2019/2020, nello scrutinio finale relativo all’anno scolastico 2020/21, con riguardo al piano di apprendimento individualizzato di cui all’articolo 6, comma 1 dell’OM 11/2020. La medesima possibilità di integrazione dei crediti è comunque consentita, con le tempistiche e le modalità già descritte, per tutti gli studenti, anche se ammessi con media non inferiore a sei decimi, secondo criteri stabiliti dal collegio docenti.

Per gli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di votazioni inferiori a sei decimi, il consiglio di classe predispone il piano di apprendimento individualizzato di cui all’articolo 6 dell’OM 11/2020, in cui sono indicati, per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire nonché le specifiche strategie per il raggiungimento dei relativi livelli di apprendimento.

Nei casi in cui i docenti del consiglio di classe non siano in possesso di alcun elemento valutativo relativo all’alunno, per cause non imputabili alle difficoltà legate alla disponibilità di apparecchiature tecnologiche ovvero alla connettività di rete, bensì a situazioni di mancata o sporadica frequenza delle attività didattiche, perduranti e già opportunamente verbalizzate per il primo periodo didattico, il consiglio di classe, con motivazione espressa all’unanimità, può non ammetterlo alla classe successiva.

Sono fatti salvi i provvedimenti di esclusione dagli scrutini emanati ai sensi dello Statuto delle studentesse e degli studenti.

Decreto Regio n.64/1925

Nel decreto regio n°64 del 1925 è scritto che: “i voti si assegnano, su proposta dei singoli professori, in base ad un giudizio brevemente motivato desunto da un congruo numero di interrogazioni e di esercizi scritti, grafici o pratici fatti in casa o a scuola, corretti e classificati durante il trimestre o durante l’ultimo periodo delle lezioni. Se non si ha dissenso, i voti in tal modo proposti s’intendono approvati; altrimenti le deliberazioni sono adottate a maggioranza, e, in caso di parità, prevale il voto del presidente…”.

Scrutini devono essere svolti con Collegio perfetto

È utile ricordare che gli scrutini devono essere svolti con un Consiglio di classe che veda la presenza di tutti i docenti o dei loro sostituti in caso di assenza.

Bisogna sapere che per uno scrutinio corretto e legittimo dal punto di vista normativo prevede che il collegio sia perfetto. In buona sostanza in sede di scrutinio tutti i membri effettivi del consiglio di classe devono essere presenti, pena l’annullabilità delle decisioni prese. Possiamo senza dubbio affermare che il Consiglio di classe convocato per lo svolgimento dello scrutinio, intermedio o finale, è un organo collegiale giudicante perfetto che quindi esige la presenza di tutti i suoi componenti per la legittimità delle decisioni assunte all’unanimità o a maggioranza.

Cosa fare allora se allo scrutinio risulta assente un docente? Proprio per il fatto che bisogna garantire, per la legittimità dello scrutinio il Collegio perfetto, nel caso un docente sia assente dev’essere sostituito da un altro docente che insegna la stessa disciplina e in servizio presso la stessa scuola. A sostituire il docente assente non può essere un docente stesso del Consiglio di classe che insegna una materia affine, perché in questo caso non si garantirebbe il numero esatto del Collegio perfetto.

Nel caso non sia possibile trovare un sostituto è auspicabile rinviare lo scrutinio ad altra data, piuttosto che incorrere nel rischio di svolgere lo scrutinio in palese contrarietà delle norme. Per quanto riguarda la presidenza del Consiglio di classe in sede di scrutinio, il Dirigente scolastico, se vuole e se lo desidera, può delegare un docente del Consiglio di classe, che di norma è il coordinatore di classe, a presiedere lo scrutinio intermedio o finale e, ai sensi dell’art. 5 comma 5 del Testo Unico in materia d’Istruzione 297/94, attribuisce le funzioni di segretario del consiglio a uno dei docenti membro del consiglio stesso. In questo caso il Collegio risulterebbe essere perfetto e lo scrutinio si può svolgere anche in assenza del Dirigente scolastico.

Riapertura scuole, la psichiatra: “Rischio crisi ansioso-depressive per i docenti”

da La Tecnica della Scuola

Con la riapertura delle scuole a settembre, i docenti potrebbero andare incontro a crisi ansioso-depressive. Lo afferma la psichiatra e psicoanalista Adelia Lucattini che concentra l’attenzione sulla paura di ammalarsi dei docenti italiani, i più anziani d’Europa secondo l’Ocse, con il 60% al di sopra dei 50 anni nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, contro una media del 34% fra i Paesi sviluppati.

“Rimandando i bambini sui banchi – spiega Lucattini della Società Psicoanalitica Italiana (SPI) e International Psychoanalytical Association (IPA) – da un lato abbassiamo il rischio di malessere per i genitori che finalmente, dopo mesi di quarantena in cui si sono anche improvvisati educatori, potranno riaffidare i propri figli alla scuola, ma dall’altro aumentiamo il pericolo di eventuali crisi depressive per professori e maestri che hanno paura di contrarre il virus a contatto con gli studenti. Molti insegnanti stanno segnalando anche sui social la loro angoscia rispetto a questa prospettiva: saranno a contatto tutto il giorno con centinaia di ragazzi di cui dovranno garantire le norme sanitarie in classe e fuori dalla classe, sottolinea Lucattini.

Riapertura scuole, la psichiatra: “Rischio crisi ansioso-depressive per i docenti”

Il problema riguarda soprattutto le maestre di primarie e materne, secondo l’esperta, “che dovranno far rispettare ai più piccoli la distanza di sicurezza e le norme sui dispositivi di protezione: non sarà facile far tenere la mascherina per otto ore e imporre loro di starnutire nel gomito, lavarsi continuamente le mani o non portarle alla bocca, cosa che i bambini fanno continuamente. Senza contare le difficoltà di gestire la mensa e il fatto che una parte dei giochi e delle attività didattico pedagogiche, compreso il sonnellino pomeridiano, non potranno più essere svolte”.

Tutto ciò, poi, avverrà dopo l’estate cioè, “dopo che per due mesi la maggior parte dei bambini sarà stata libera sulla spiaggia e senza l’obbligo di mascherina, non prevista finché non ci si avvicina a qualcuno che non appartenga alla propria famiglia”.

Per questo, secondo Lucattini, “le difficoltà a cui gli insegnati andranno incontro tornando nelle scuole potranno senz’altro rappresentare una fonte di angoscia e malessere, fermo restando il rischio concreto di contagio che, come sappiamo, per gli anziani è ancora più alto”.

L’anno del Covid si chiude con lo sciopero a distanza: lunedì 8 giugno manifestazioni contro il Governo delle promesse

da La Tecnica della Scuola

Il periodo difficile della scuola non sembra chiudersi con il termine dell’anno scolastico più complesso degli ultimi 75 anni: basta dire che nella giornata conclusiva, l’8 giugno, si assisterà ad un dir poco anomalo sciopero proclamato dai sindacati maggiori – Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda –, ormai in rotta di collisione con le istituzioni che governano la scuola, ad iniziare dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

Le rassicurazioni non bastano

Dopo avere disertato le ultime convocazioni a viale Trastevere, i sindacati un paio di giorni fa hanno incontrato il premier Giuseppe Conte, senza però avere dei riscontri immediati su come rientrare a scuola a settembre: dal presidente del Consiglio e dalla stessa ministra del dicastero bianco di Viale Trastevere sono giunte tante promesse, rassicurazioni ed impegni, con tanto di possibili lezioni in classe con divisori in plexiglass, un’idea giunta dal comitato tecnico-scentifico.

Ma di concreto, di un programma definito, a meno di 90 giorni dall’avvio delle lezioni in presenza, non c’è traccia. A meno che non ci si voglia fermare ai documenti di esperti e task force ministeriale.

Un dato di fatto, il rimando delle decisioni, che dà modo all’opposizione politica di ricordarlo ormai tutti i giorni.

Sindacati in rivolta

E i sindacati non sono da meno: per l’8 giugno assieme allo sciopero generale del comparto (con ogni lavoratore che dovrà dichiarare l’eventuale adesione con comunicazione formale alla propria segreteria scolastica), i sindacati maggiori hanno fissato anche una manifestazione a Roma, dalle 11.00 alle 13.00, proprio davanti al ministero dell’istruzione.

Serve un piano finanziato da un provvedimento legislativo organico, altrimenti a settembre non si riuscirà a ripartire”, ha detto Pino Turi, leader della Uil Scuola, soffermandosi dunque sulla mancanza di coordinamento legislativo sulla ripresa delle lezioni in presenza: una sottolineatura che, però, sembra tirare in ballo più l’inerzia del Governo e il Parlamento, piuttosto che l’operato del dicastero dell’Istruzione.

Fatto sta che i problemi irrisolti per il rientro a scuola sono diversi e complessi. E i sindacati non se la sentono più di attendere.

In Veneto il 40% dei docenti sono precari

A preoccupare, oltre al possibile proseguimento della DaD, è anche il reclutamento per coprire l’enormità di cattedre scoperte nel prossimo mese di settembre: una circostanza che il Decreto Scuola non ha minimamente affrontato.

“Nel Veneto – scrive la Cisl del Veneto – il 40 per cento dei docenti è precario e sarà licenziato a fine anno scolastico. Nel Veneziano, le cattedre scoperte saranno duemila, un quarto del totale”. Per questo, dicono i sindacalisti veneti, “saremo in piazza l’8 giugno. Riaffermare il diritto di alunni e studenti ad avere le loro maestre e i loro professori a settembre e non alle calende greche. Un consiglio. Attenzione a chi vuol continuare a vivere nel paese dei balocchi; qualcun altro che lo ha fatto prima di lui, dopo cinque mesi, si è svegliato con le orecchie d’asino”.

Cisl siciliana contro la scuola dimezzata

Il problema riguarda anche il Sud. Sebastiano Cappuccio e Francesca Bellia, segretari della Cisl siciliana e della Cisl Scuola regionale, hanno tenuto a dire che affinché la ripartenza non si risolva in sezioni caotiche, classi affollate, studenti e personale stipati in edifici rimasti non a norma, occorre da subito “fronte alle indispensabili misure di sicurezza contro il rischio del contagio”.

“Perdere l’occasione che abbiamo davanti sarebbe un errore imperdonabile”. Lo sciopero di domani nasce da qui, spiegano. Vuole essere una voce levata contro il rischio di una scuola dimezzata. E perché le condizioni di emergenza in cui ci si è ritrovati in questi mesi “siano solo una parentesi e a settembre possa ridursi davvero al minimo il disagio per studenti e famiglie”.

L’adesione del Comitato “Priorità alla Scuola”

Anche il Comitato “Priorità alla Scuola” aderirà allo sciopero, ribadendo le rivendicazioni dalle sigle sindacali: “un piano straordinario di investimenti al fine di rendere possibile la ripresa in condizioni di sicurezza delle attività scolastiche in presenza, nuovi investimenti in materia di personale e sostegno dell’offerta formativa, da inserire a partire dal decreto ‘Rilancio’”.

Si chiedono poi “adeguate risorse economiche, per consentire un necessario potenziamento degli organici, sia per il personale docente che per il personale Ata, condizioni indispensabili per ridurre il numero di alunni per classe e consentire una didattica per gruppi ridotti di alunni; il rispetto rigoroso del tetto massimo di 20 alunni per classe in presenza di alunni con disabilità”.

Inoltre, il Comitato “chiede più attività educative all’aperto e soprattutto più spazi scolastici, rendendo agibili le strutture esistenti e laddove necessario costruendone di nuove, temporanee, sostenibili, oppure riutilizzando spazi dismessi”.

No a mascherine e plexiglass in classe

Invece, il Comitato si dice “assolutamente contrario all’utilizzo di mascherine e plexiglass”, chiedendo invece di “ripristinare l`infermeria all’interno dei plessi scolastici e, se necessario, di valutare l`ipotesi di effettuare test pungidito a ragazzi e personale scolastico”.

A Roma le associazioni e i comitati genitori riuniti nel coordinamento “Apriti Scuola!” manifesteranno davanti agli istituti, nelle piazze, nei parchi con azioni educative diffuse nel territorio. Altre iniziative con insegnanti, educatrici, operatori scolastici, genitori e studenti si terranno a Firenze, Genova, Lucca, Arezzo e altre città.

Faraone (Iv): sì a flessibilità oraria e altri spazi

Quella di utilizzare spazi alternativi è un’idea che sta prendendo piede anche in seno alla maggioranza di Governo: “La scuola – ha detto a Sky Agenda il senatore Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva – è stata la prima a chiudere e sarà l’ultima a riaprire: dobbiamo prendere un impegno vero con studenti, famiglie ed insegnanti e dire che a settembre si torna in classe per non chiudere più. Come? Utilizzando la flessibilità oraria e tutti i luoghi che le nostre città ci mettono a disposizione”.

“Soprattutto – ha continuato Faraone – riqualificando adesso gli spazi aprendo i cantieri nelle scuole, cosa che è resa più facile grazie ad un nostro emendamento che conferisce ai sindaci poteri di commissari sull’edilizia scolastica. Se la scuola sarà ‘diffusa’, cioè si allargherà ai parchi, teatri , cinema , sale comunali per fare alcuni esempi, non ci sarà nessun motivo di chiuderla ancora”.

Toccafondi (Iv): così non si aiutano studenti e famiglie

Ma c’è anche chi “bolla” lo sciopero dell’8 giugno addirittura come ingiustificato e dannoso. Come Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commisione Cultura, secondo il quale “le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali sulla riapertura a settembre sono giuste e noi ribadiamo la necessità di riaprire le scuole quanto prima e in sicurezza, senza smembrare le classi e tornando alla vera e unica didattica che funziona ovvero quella in classe”.

“Ma non è certo con uno sciopero l’ultimo giorno di scuola – conclude Toccafondi – che diamo un aiuto a chi sta soffrendo di più questa distinzione: le famiglie e soprattutto i ragazzi”.

Decreto Ministeriale 8 giugno 2020, AOOGABMI 25

Ministero dell’Istruzione

Procedura assunzionale per chiamata di cui all’articolo 1, commi da 17 a 17-septies, del decreto-legge 29 ottobre 2019 n. 126, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 2019 n. 159.

Iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022”

Schede di Lavoro

Comitato di esperti in materia economica e sociale

Enrica Amaturo, Donatella Bianchi, Marina Calloni, Elisabetta Camussi, Roberto Cingolani, Vittorio Colao, Riccardo Cristadoro, Giuseppe Falco, Franco Focareta, Enrico Giovannini, Giovanni Gorno Tempini, Giampiero Griffo, Maurizia Iachino, Filomena Maggino, Enrico Moretti, Riccardo Ranalli, Marino Regini, Linda Laura Sabbadini, Raffaella Sadun, Stefano Simontacchi, Fabrizio Starace

Al via la ‘chiamata veloce’

Decreto Ministeriale 8 giugno 2020, AOOGABMI 25
Procedura assunzionale per chiamata di cui all’articolo 1, commi da 17 a 17-septies, del decreto-legge 29 ottobre 2019 n. 126, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 2019 n. 159


Ministra firma il decreto: con la ‘chiamata veloce’ possibile l’accesso più rapido alla cattedra

Al via la ‘chiamata veloce’, il meccanismo di assunzione previsto dal decreto-legge 126, approvato lo scorso dicembre, che punta a velocizzare i tempi di accesso al ruolo per gli insegnanti e a coprire più rapidamente le cattedre vacanti. I posti che rimarranno liberi ogni anno, dopo le abituali operazioni di assunzione, potranno infatti andare ai docenti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento o nelle graduatorie di concorso che decideranno di spostarsi volontariamente anche in altra regione per occuparli. Il che consentirà a molti insegnanti di ottenere più velocemente la cattedra, andando dove ci sono posti liberi. Ma anche di assegnare posti che, altrimenti, rimarrebbero vuoti e sarebbero coperti con contratti a tempo determinato. La procedura è valida anche per il personale educativo.

La Ministra Lucia Azzolina ha firmato oggi il decreto ministeriale che dispone le modalità di svolgimento della cosiddetta ‘chiamata veloce’ che “rappresenta una novità assoluta – sottolinea Azzolina – e, insieme alla digitalizzazione e provincializzazione delle graduatorie dei supplenti è uno degli strumenti che abbiamo votato in Parlamento, lo scorso dicembre, per rendere più efficiente il sistema di copertura delle cattedre”.

La chiamata veloce “offre una opportunità in più agli insegnanti per essere assunti: su base del tutto volontaria, potranno spostarsi in un’altra regione o anche provincia nel caso delle graduatorie ad esaurimento, per ottenere più rapidamente la cattedra. Andando ad occupare posti altrimenti destinati a essere dati a supplenza. Fino ad oggi non era possibile farlo. È uno strumento che ho fortemente voluto che fosse inserito nel decreto di dicembre”. La digitalizzazione e provincializzazione delle graduatorie dei supplenti “consentirà poi di velocizzare il meccanismo di chiamata e, quindi, di assegnazione dei supplenti per coprire le cattedre che rimangono vuote dopo tutte le assunzioni”.

Alla chiamata veloce potranno partecipare coloro che sono inseriti nelle graduatorie di concorso vigenti e nelle graduatorie ad esaurimento. Ad esempio, chi è in graduatoria nel Lazio, ma non riesce ad ottenere l’assunzione per carenza di posti, potrà decidere di aderire alla chiamata veloce per ottenere una cattedra rimasta scoperta in una o più province di un’altra regione.

Gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento potranno optare per un’altra regione, ma anche per una provincia diversa della stessa regione in cui sono in graduatoria. Ad esempio, un iscritto in una delle graduatorie ad esaurimento di Pavia, in Lombardia, potrà concorrere alla chiamata per un posto libero a Milano. Tutte le specifiche sono indicate nel decreto. La domanda sarà presentata per via telematica. Tutte le tempistiche saranno successivamente indicate sul sito del Ministero dell’Istruzione.

Nota 8 giugno 2020, AOODPIT 793

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione

ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
ai dirigenti titolari degli Uffici scolastici Regionali per l’Umbria, la Basilicata e il Molise
e, p.c., al Sovrintendente Scolastico per la Scuola in lingua italiana di Bolzano
all’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
all’Intendente Scolastico per la Scuola delle località ladine di Bolzano
al Dirigente del Dipartimento Istruzione e cultura per la Provincia di Trento
al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle D’Aosta
all’Osservatorio per l’Inclusione scolastica
ai Dirigenti Scolastici e ai Coordinatori Didattici delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione

Oggetto: Alunni con disabilità – Reiscrizione alla medesima classe – Indicazioni.