Test sierologici, i supplenti se li devono pagare

da La Tecnica della Scuola

Si parla tanto della somministrazione dei test sierologici e degli eventuali tamponi che i docenti hanno facoltà di attuare, peraltro tra non poche difficoltà: molti, tra cui il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, avrebbero preferito che fossero esami obbligatori; altri, tra cui diversi vip, non hanno nascosto la loro indignazione perché un terzo del corpo docente avrebbe detto di non avere alcuna intenzione, almeno per il momento, di sottoporsi ai test.

Ma c’è chi pure, tra gli insegnanti e il personale Ata, avrebbe intenzione di sottoporsi al test sierologico e non può farlo: si tratta dei docenti non di ruolo e che, al momento, risultano solamente aspiranti tali. Sino a quando non sottoscriveranno la supplenza, quindi non prima di una decina di giorni, potranno farlo solo a pagamento. E alcune province hanno già fatto sapere che in quei giorni sospenderanno le prenotazioni.

Il racconto

E esemplare la testimonianza di Massimo Tannoia, supplente di sostegno da 15 anni in un istituto di Parma, che ha raccontato alla Tecnica della Scuola come si è svolto il suo tentativo, a vuoto, di svolgere il test sierologico: “dopo avere deciso per senso civico e per la salvaguardia della mia salute e quella degli alunni che seguirò di sottopormi al test sierologico – ha detto – , mi sono recato presso il mio medico di famiglia, il quale però si è giustamente rifiutato di eseguire il test”.

“A quel punto – ha raccontato ancora il supplente – ho chiamato la mia Asl di appartenenza. Ma anche in questo caso senza esito positivo: l’operatore mi ha detto che le prenotazioni si chiuderanno il 7 settembre. Solo che noi supplenti con molta probabilità saremo nominati, se tutto va per il meglio, il 9 settembre. Sempre l’operatore della Asl, mi ha consigliato, quindi, di provvedere privatamente al test dopo avere accettato la nomina”.

L’ennesima discriminazione

“Adesso – prosegue Tannoia – non è per il costo (che comunque in alcune struttura supera i 60 euro ndr), ma a me sembra l’ennesima discriminazione rivolta verso gli insegnanti precari. Gli stessi che continuano ad essere poco considerati, lasciati senza stipendio in estate per le lungaggini burocratiche della Naspi”.

“Il governo – conclude amaramente il docente precario – non dovrebbe considerare il ritardo delle nomine dei precari e prorogare i tempi del test da parte delle Asl?”.

La risposta è ovvia, ma giriamo comunque la domanda agli organi competenti, a partire da chi ha stabilito le date di svolgimento degli esami preventivi per evitare il propagarsi del contagio nelle scuole.

Riapertura scuole e DaD: quale quota oraria di DaD per ogni docente?

da La Tecnica della Scuola

Immaginiamo una giornata di scuola in DID e affrontiamo via via i vari nodi problematici in funzione della riapertura scuole.

Quante ore di studio per gli alunni?

Immaginiamo che metà classe lavori da casa e metà classe lavori da scuola; immaginiamo che i due gruppi lo facciano contestualmente, ma con docenti diversi, che ovviamente lavoreranno uno in classe (per la didattica in presenza), l’altro dalla sala computer della scuola (per la didattica a distanza). I due gruppi faranno lezione rispettando gli uni gli orari degli altri. In altri termini, gli alunni a casa studieranno esattamente quanto i compagni a scuola.

Quando i due gruppi si invertiranno, o comunque ogni qual volta si passi da un momento didattico a un altro, bisognerà prevedere la giusta pausa. In questo frattempo gli ambienti verranno adeguatamente igienizzati. Gli alunni in attesa di entrare in classe attenderanno fuori dall’istituto, all’aperto, o in locali ampi, col giusto distanziamento un alunno dall’altro.

 

Quante ore di lavoro in DaD per i docenti?

Quale quota oraria di DaD per ogni docente? O meglio: chi definisce la quota oraria che ciascun docente dovrà dedicare alla Dad settimanalmente? La risposta è: il Dirigente scolastico, sulla base dei criteri individuati dal Collegio docenti, in accordo con quanto stabilito dal CCNL, avendo cura di assicurare adeguato spazio settimanale a tutte le discipline.

Quale unità oraria in DID?

L’unità oraria settimanale in DDI dovrà essere di 60 minuti o meno? Questa questione, come la compattazione delle discipline, nonché qualunque forma di strutturazione didattica e organizzativa sta alla scuola, come da Regolamento sull’Autonomia scolastica. 

Ultimo nodo: e se un nuovo lockdown richiedesse che la DID divenisse Didattica a Distanza esclusiva? 

In questo caso le linee guida per la DID prevedono delle quote orarie minime di lezione.

Quote orarie minime secondo le linee guida sulla DID

– Scuola dell’infanzia: tenuto conto dell’età degli alunni, è preferibile proporre piccole esperienze, brevi filmati o file audio. 

– Scuola del primo ciclo: assicurare almeno 15 ore settimanali di didattica in modalità sincrona con l’intero gruppo classe (10 ore per le classi prime della scuola primaria), organizzate anche in maniera flessibile, in cui costruire percorsi disciplinari e interdisciplinari, con possibilità di prevedere ulteriori attività in piccolo gruppo, nonché proposte in modalità asincrona secondo le metodologie ritenute più idonee. 

– Scuole secondarie di primo grado ad indirizzo musicale: assicurare agli alunni, attraverso l’acquisto da parte della scuola di servizi web o applicazioni che permettano l’esecuzione in sincrono, sia le lezioni individuali di strumento che le ore di musica d’insieme. 

– Scuola secondaria di secondo grado: assicurare almeno 20 ore settimanali di didattica in modalità sincrona con l’intero gruppo classe, con possibilità di prevedere ulteriori attività in piccolo gruppo nonché proposte in modalità asincrona secondo le metodologie ritenute più idonee. 

Il pdf ministeriale delle linee guida per la DDI:

https://www.tecnicadellascuola.it/wp-content/uploads/2020/08/ALL.-A-_-Linee_Guida_DDI_.pdf

Riapertura scuola. Insegnante di sostegno e Didattica a Distanza, è una cosa possibile?

da La Tecnica della Scuola

Le linee guida sulla Didattica Integrata Digitale ci offrono dei suggerimenti su come si fa e si è insegnante di sostegno quando il “tuo” alunno disabile, l’alunno che segui faccia a faccia, gomito a gomito, sta dall’altra parte dello schermo.

Dunque, insegnante di sostegno e Didattica a Distanza, è una cosa possibile?

Benefici?

Sembra un ossimoro: insegnante di sostegno a distanza. Ma cosa sostieni da lontano? Non è forse ancora una volta la famiglia, a dovere sostenere, se il docente di sostegno è lontano? In effetti pare proprio che sia stato così nell’anno scolastico appena trascorso. L’insegnante di sostegno è diventato insegnante di tutti e di nessuno. Seduto davanti al proprio pc, sulla propria sedia, provava a dare supporto alla collega o al collega durante la lezione, quel poco che le condizioni permettevano. E talvolta con beneficio, chi lo nega? Talvolta persino con beneficio per il bambino disabile o autistico, perlomeno quanto a comprensione dei meccanismi familiari dietro a certe dinamiche. Alcuni insegnanti di sostegno raccontano che osservare il rapporto tra la mamma e il bambino dall’altra parte dello schermo ha fornito loro utili indicazioni diagnostiche e operative, perché una patologia non è solo una patologia ma è anche una patologia in un contesto.  E la DaD talvolta ha svelato il contesto. E fin qui tutto bene.

Quale strategia?

Detto questo, tuttavia, non neghiamolo, gli aspetti negativi dell’associare DaD e disabilità, Didattica a Distanza e insegnante di sostegno, sono notevoli.

Ma come dicevamo: le linee guida sulla Didattica Integrata Digitale ci offrono dei suggerimenti. Fondamentalmente si riducono a questo: l’insegnante di sostegno prepara il materiale individualizzato e personalizzato da far fruire quotidianamente all’alunno bisognoso del sostegno, per permettergli di lavorare alle varie unità di apprendimento. Ma l’insegnante di sostegno fa questo da scuola, sia che il suo alunno si trovi a scuola, sia che l’alunno si trovi a lavorare da casa in una sessione di didattica a distanza.

I docenti di sostegno, in altre parole, sono sempre in presenza a scuola (a meno di un nuovo lockdown). La strategia, se così si può chiamare, è tutta qui. Tutto qui il piano didattico.

Il pdf ministeriale delle linee guida per la DDI:

https://www.tecnicadellascuola.it/wp-content/uploads/2020/08/ALL.-A-_-Linee_Guida_DDI_.pdf


Contratto scuola. I sindacati aspettano il nuovo ministro, ma i soldi, per adesso, non ci sono

da La Tecnica della Scuola

Il tema del rinnovo contrattuale sta riprendendo quota, soprattutto dopo le dichiarazioni della senatrice del M5S Bianca Granato che ha parlato di stipendi del personale scolastico ai limiti della soglia di povertà.
Il problema è serio anche perché ormai il contratto scuola è ampiamente scaduto e ad attendere l’adeguamento degli stipendi ci sono più di un milione di insegnanti e Ata.
Con le ultime leggi finanziarie un po’ di soldi sono stati stanziati ma di fatto sono serviti a garantire l’erogazione del cosiddetto “elemento perequativo” introdotto con il CCNL del 2018  e l’indennità di vacanza contrattuale: ciò che resta è poca cosa, ampiamente insufficiente per un incremento stipendiale significativo.

La promessa di stipendi europei

E’ del tutto improbabile che la “promessa” del M5S di riconoscere stipendi europei ai docenti possa essere mantenuta anche se un eventuale passaggio di consegne tra Lucia Azzolina e un nuovo ministro di area PD (si parla con sempre maggiore insistenza di Anna Ascani) potrebbe servire per far ripartire qualche schermaglia con i sindacati.
Non è da escludere che il nuovo ministro, con l’intenzione di risultare gradito (o gradita) alle organizzazioni sindacati, convochi subito le parti sociali per annunciare di voler aprire il tavolo contrattuale; mossa che potrebbe servire per calmare le acque durante le prime settimane di scuola che già si preannunciano piuttosto agitate.

I nodi arriveranno con la legge di bilancio

Ma poi ci sarà la prova del 9 perché le buone intenzioni del nuovo ministro si dovrebbero tradurre in stanziamenti significativi da inserire nella prossima legge di bilancio. E a quel punto i nodi verranno necessariamente al pettine.
In molti, infatti, parlano di utilizzare i fondi europei a partire dal cosiddetto recovery fund per finanziare almeno in parte i contratti pubblici. Per quello della scuola c’è chi pensa anche ad usare le risorse dei PON, ma l’idea non è facilmente praticabile, perché, almeno per il momento, le regole comunitarie non lo consentono in alcun modo.
Insomma, l’eventuale idillio fra un nuovo ministro e i sindacati potrebbe durare, nella migliore delle ipotesi, fino alla approvazione della legge di bilancio.

Ritorno in classe. Didattica Integrata Digitale e alunni fragili: quali oneri per i docenti?

da La Tecnica della Scuola

Bisogna distinguere: fragilità fisicapsicologica o socio culturale? Di questo si parla quando ci si pone il problema di adeguare la Didattica Integrata Digitale agli alunni fragili. Quindi quali oneri per i docenti? Che tipo di programmazione didattico-pedagogica per il ritorno in classe?

La fragilità fisica

Il punto è: un alunno fisicamente fragile deve potere usufruire di percorsi formativi domiciliari eventualmente predisposti in accordo con le famiglie e con le strutture locali e sanitarie che hanno attestato e riconosciuto la fragilità. In altre parole, per loro la didattica a distanza, anche quando i compagni facessero didattica integrata digitale ovvero alternassero studio in presenza e studio a distanza.

La fragilità psciologica

Caso opposto quello di un alunno la cui fragilità investisse la sfera emotiva e psicologica. Per lui o lei, al contrario, bisognerebbe probabilmente privilegiare la frequenza scolastica in presenza e ricorrere alla didattica a distanza solo se estremamente necessario.

La fragilità socio-culturale

E non si dimentichi il terzo caso: la fragilità socio-culturale cui si somma spesso quella economica. Le linee guida ministeriali raccomandano una particolare attenzione agli studenti con cittadinanza non italiana appena arrivati in Italia, per i quali si richiede l’intervento e il coinvolgimento di tutte le agenzie territoriali necessarie, al fine di mettere a disposizione degli alunni le giuste figure professionali (il mediatore interculturale, ad esempio) e permettere loro di non aggravare il divario socioculturale ed economico di partenza accentuando la loro condizione di fragilità.

Il principio dell’inclusività

Per andare al sodo, quale oneri per i docenti rispetto alla presenza di alunni fragili? Prima di tutto l’onere di una programmazione inclusiva. L’inclusività davanti agli alunni fragili deve essere il primo obiettivo pedagogico-didattico. A loro va garantito lo stesso diritto allo studio di qualunque altro studente.

Che significa in termini operativi?

In sede di Collegio docenti si fisseranno obiettivi e criteri generali d’istituto per dire DID o DaD o didattica in presenza, in ragione di un tipo di fragilità; in sede di Consiglio di classe il docente dovrà specificare perché su un determinato tipo di fragilità di un determinato alunno si sia programmato di lavorare con un certo metodo o approccio. Si dovrà dunque scegliere (e motivare la scelta): didattica integratadidattica in presenza esclusiva o didattica a distanza esclusiva?

In breve: i criteri di una scelta lasciamoli al Collegio docenti, che predisporrà il Piano scolastico per la didattica integrata digitale e lo comunicherà alle famiglie; la scelta precisa al Consiglio di classe, che si occuperà di implementare e di monitorare i progetti e i percorsi educativi individuali e di gruppo, mettendoli in relazione agli esiti ed eventualmente modificandone in itinere alcuni tratti.

Nei confronti delle famiglie, dunque, piena trasparenza circa le scelte didattico-pedagogiche destinate ai propri figli, nel rispetto della privacy degli alunni.

Il pdf ministeriale delle linee guida per la DDI:

https://www.tecnicadellascuola.it/wp-content/uploads/2020/08/ALL.-A-_-Linee_Guida_DDI_.pdf

Rientro a scuola. Didattica Integrata Digitale: chi se ne occupa, il Collegio docenti o il Consiglio di classe?

da La Tecnica della Scuola

Accertato che le linee guida sulla Didattica Digitale Integrata dovranno essere applicate nelle scuole secondarie di II grado, in modalità complementare alla didattica in presenza, e in tutte le altre scuole (di ogni ordine e grado), laddove nascessero esigenze importanti di contenimento del contagio fino a un nuovo possibile lockdown, come si dovrà programmare il Piano Scolastico per la DID in funzione del rientro a scuola?

Chi se ne occupa, il Collegio docenti o i Consigli di classe? Entrambi, naturalmente, con le rispettive responsabilità.

Collegio docenti

Secondo le linee guida ministeriali sta al Collegio docenti definire gli obiettivi generali della DID, specificando criteri e modalità per erogare il servizio, alternando la didattica in presenza a quella a distanza, in chiave complementare, così da permettere al singolo docente di muoversi all’interno di una cornice didattico-progettuale condivisa e all’istituto di garantire una certa omogeneità formativa, seppure tra classi e docenti diversi.

Consiglio di classe

Ai Consigli di classe, invece, spetterà rimodulare quanto definito in sede di Collegio docenti al fine di adeguare le scelte formative dell’istituto ai contenuti disciplinari (ed eventualmente interdisciplinari) e soprattutto agli alunni e alle loro esigenze di crescita, autonomia, responsabilità.

La sfida? Mettere al centro l’alunno sebbene distante. Distante ma al centro.

Educazione&Scuola Newsletter n. 1116


Educazione&Scuola Newsletter n. 1116

Agosto 2020 – XXV Anno

Su Educazione&Scuola

http://www.edscuola.com
http://www.edscuola.it
https://www.edscuola.eu


Edscuola anche su:

Facebook: http://www.facebook.com/edscuola
Twitter: http://twitter.com/edscuola
YouTube: http://www.youtube.com/user/Edscuola
Flipboard: http://flipboard.com/profile/edscuola


Notizie
“Chiamata veloce” docenti

Le domande potranno essere effettuate fino alle ore 23.59 del 2 settembre 2020

Piano Scuola 2020-2021

Le attività relative al PIA ed al PAI hanno inizio a decorrere dal 1° settembre 2020

Emergenza epidemiologica da COVID-19

Disposizioni Gennaio – Agosto 2020

Risorse agli Enti Locali per affitto spazi

Avviso pubblico per accedere a 70 milioni di euro

Nuovo sottosegretario MUR

Passaggio del sottosegretario De Cristofaro dal MI al MUR

Conto Consuntivo 2019

Entro il 10 agosto 2020, le Istituzioni scolastiche provvedono all’approvazione del conto consuntivo

Concorsi Insegnamento 2020

Concorso straordinario docenti secondaria: oltre 64mila domande inoltrate

Linee Guida per la Didattica Digitale Integrata

Il 7 agosto pubblicato il DM 89/2020

Concorso Dirigenti Scolastici

Assunzioni DS anno scolastico 2020/2021

Assunzioni in CdM

Il 7 agosto il Consiglio dei Ministri autorizza il MI all’assunzione a tempo indeterminato di personale scolastico

DL sostegno e rilancio economia in CdM

Il 7 agosto il Consiglio dei Ministri approva un decreto-legge che introduce misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia

Protocollo di sicurezza per la ripresa di settembre

Firmato da MI ed OO.SS. il 6 agosto 2020

DL Parità di Genere al Senato

Il 6 agosto il Senato approva in via definitiva il DdL di conversione del DL 86/2020

Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS)

Domande fino al 6 agosto 2020

Organico aggiuntivo per l’anno 2020/2021

Firmata l’Ordinanza che stabilisce i criteri di riparto delle risorse per l’organico aggiuntivo previste dal decreto rilancio

Linee Guida 0-6 anni

Pubblicato il Decreto Ministeriale 3 agosto 2020, n.80

Norme

Nota 27 agosto 2020, AOOGABMI 10992

Nuova procedura di rilevazione dati di adesione allo sciopero nel settore Scuola

Nota 26 agosto 2020, AOODPPR 1456

Distribuzione mascherine e gel igienizzante alle istituzioni scolastiche per la ripresa delle attività didattiche

Nota 26 agosto 2020, AOODPIT 1494

Piano di integrazione degli apprendimenti e Piano di apprendimento individualizzato. Indicazioni tecnico operative

Nota 25 agosto 2020, AOODPIT 1482

Rilevazione eventuali fabbisogni per la didattica digitale integrata

Indicazioni operative per la gestione dei casi e focolai di SARS-CoV-2

Ministero dell’Istruzione, Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, INAIL, Fondazione Bruno Kessler, Regione Veneto, Regione Emilia-Romagna

Nota 20 agosto 2020, AOODPIT 1466

Responsabilità dei DS in materia di prevenzione e sicurezza – Covid-19

Comunicazione del Commissario straordinario per l’emergenza Covd-19

Test sierologici per il personale dirigente, docente e non docente in servizio presso tutte le istituzioni scolastiche del Sistema nazionale di Istruzione

Decreto Ministeriale 19 agosto 2020, AOOGABMI 103

Decreto di destinazione di quota parte delle risorse del Piano nazionale per la scuola digitale per il potenziamento degli strumenti per la didattica digitale integrata

Avviso 19 agosto 2020, AOODGEFID 27189

Avviso pubblico per l’assegnazione di risorse agli Enti locali, titolari delle competenze relative all’edilizia scolastica ai sensi della legge 11 gennaio 1996, n. 23, previa rilevazione dei fabbisogni, …

Nota 17 agosto 2020, AOODGPER 24841

Dirigenti scolastici – Proroga ferie

Ordinanza Ministero Salute 16 agosto 2020

Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19

Decreto-Legge 14 agosto 2020, n. 104

Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia

Decreto del Presidente della Repubblica 14 agosto 2020

Nomina del dott. Giuseppe DE CRISTOFARO a Sottosegretario di Stato per l’universita’ e la ricerca, con cessazione dalla carica di Sottosegretario di Stato per l’istruzione

Avviso 14 agosto 2020, AOODGEFID 27018

Avviso per la presentazione della domanda di partecipazione al progetto “A Scuola di OpenCoesione” rivolto alle scuole secondarie di secondo grado – anno scolastico 2020-2021

Nota 13 agosto 2020, AOODPIT 1436

Trasmissione verbale CTS e indicazioni al Dirigenti scolastici

Nota 13 agosto 2020, AOODGRUF 19261

Aggiornamento rilevazione esigenze spazi per ripresa attività didattiche

Ordinanza Tribunale di Lamezia Terme 13 agosto 2020

Diritto di precedenza ex l. 104/92 in sede di mobilità interprovinciale

Nota Ministero Salute 11 agosto 2020, DGPRE 27007

Trasmissione documento “Elementi di preparazione e risposta a COVID-19 nella stagione autunno-invernale”

Decreto MEF 10 agosto 2020

Trasmissione telematica all’Agenzia delle entrate dei dati riguardanti le spese di istruttoria scolastica, ai fini dell’elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata

Decreto Interministeriale 10 agosto 2020, AOOGABMI 95

Ripartizione tra gli Uffici Scolastici Regionali delle risorse da destinare alle misure per la ripresa dell’attività didattica in presenza nell’anno scolastico 2020/2021 nel rispetto delle misure di …

Nota Ministero Salute 7 agosto 2020, DGSISS 8722

Indirizzi operativi per l’effettuazione su base volontaria dei test sierologici su personale docente e non docente delle scuole pubbliche e private nell’intero territorio nazionale

Legge 7 agosto 2020, n. 98

Conversione in legge del decreto-legge 3l luglio 2020, n. 86, recante disposizioni urgenti in materia di parità di genere nelle consultazioni elettorali delle regioni a statuto ordinario

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 7 agosto 2020

Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, recante …

Decreto Ministeriale 7 agosto 2020, AOOGABMI 89

Adozione delle Linee guida sulla Didattica digitale integrata, di cui al Decreto del Ministro dell’Istruzione 26 giugno 2020, n. 39

Nota 7 agosto 2020, AOODGPER 23825

Personale docente – immissioni in ruolo per l’anno scolastico 2020/21

Decreto MUR 6 agosto 2020, AOOGABMUR 435

Integrazione delle Linee Generali di indirizzo della programmazione delle università 2019-2021

Decreto Dipartimentale 6 agosto 2020, AOODPIT 986

Rettifica graduatoria generale nazionale per merito e titoli del concorso per dirigenti scolastici indetto con D.D.G. n. 1259 del 23 novembre 2017, approvata decreto prot. n. AOODPIT n. 1205 del 1 agosto …

Nota 6 agosto 2020, AOODPIT 1389

Assunzioni DS anno scolastico 2020/2021

Contrasto alla povertà educativa graduatorie provvisorie dei progetti

Prot. 26493 del 06 agosto 2020

Protocollo d’Intesa 6 agosto 2020, AOOGABMI 87

Avvio dell’anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di Covid 19

Ordinanza Ministeriale 5 agosto 2020, AOOGAMI 83

Misure per la ripresa dell’attività didattica in presenza nell’anno scolastico 2020/2021 nel rispetto delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19

Avviso 4 agosto 2020, AOODGPER 23350

Concorso nazionale, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento di dirigenti scolastici presso le Istituzioni scolastiche statali (D.D.G. n. 1259, del 23/11/2017). Assegnazione ai ruoli regionali

Nota 4 agosto 2020, AOODPPR 1394

Rilevazione dei fabbisogni di banchi monoposto, sedute standard e sedute didattiche di tipo innovativo – Richiesta di verifica e conferma / modifica degli indirizzi per la consegna degli arredi

Decreto Ministeriale 3 agosto 2020, AOOGABMI 80

Adozione del “Documento di indirizzo e orientamento per la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia.”

Supporti didattici: Pubblicate le graduatorie

Prot. 26362 del 03 agosto 2020

Nota Ministero Salute

Screening preventivo del personale scolastico docente e non docente

Rubriche

in Bacheca della Didattica

Il dirigente riflessivo

di Stefano Stefanel

Bentornata Autonomia

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Due settimane nel limbo

di Rita Manzara

Errori di sistema

di Maria Grazia Carnazzola

Il Rischio Radon alla luce dell’emergenza Covid-19

di Leon Zingales

L’insegnamento includente e “concludente”

di Emmanuele Roca

Tartarino sulle Alpi ovvero il rientro a Scuola

di Maria Grazia Carnazzola

La Protezione civile in Italia

Dipartimento della Protezione civile e Ministero dell’Istruzione

Per ora e ancora didattica a distanza

di Francesco G. Nuzzaci

Dovremo reimparare a vergognarci… per insegnarlo

di Maria Grazia Carnazzola

in Concorsi

Concorsi Insegnamento 2020

Concorso straordinario docenti secondaria: oltre 64mila domande inoltrate

Concorso Dirigenti Scolastici

Assunzioni DS anno scolastico 2020/2021

in Europ@ Fondi Strutturali di Fabio Navanteri


in Handicap&Società di Rolando Alberto Borzetti

FAQ Handicap e Scuola – 65

a cura dell’avv. Salvatore Nocera e di Evelina Chiocca

in InformagiovaniLa Rete di Vincenzo Andraous

L’indifferenza più feroce

di Vincenzo Andraous


in LRE di Paolo Manzelli

Epigenetica Virale

di Paolo Manzelli

in Recensioni

AA.VV., Album didattico Montessori

Attività di vita pratica

P. Rumiz, Il veliero sul tetto

di Antonio Stanca

G. Carofiglio, Le tre del mattino

di Antonio Stanca

R. Ford, Incendi

di Antonio Stanca


in Tiriticcheide di Maurizio Tiriticco

Il Paese del Brutto No

di Maurizio Tiriticco

Dell’antifascismo e dintorni

di Maurizio Tiriticco

Rassegne a cura di Fabio Navanteri

Stampa

Sindacato

Gazzetta Ufficiale

Alunno con disabilità e distanziamento

Alunno con disabilità e distanziamento: i sette consigli degli insegnanti di sostegno

Redattore Sociale del 31/08/2020

Attività individualizzate, programmazione, divisione della classe, vigilanza dei genitori: sono alcune delle strategie per garantire, al tempo stesso, sicurezza e inclusione, Da superare definitivamente l’idea dell’alunno disabile fuori dalla classe e dell’insegnante di sostegno “personale”.

ROMA. Gli alunni con disabilità non saranno obbligati a indossare la mascherina, qualcosa la loro condizione lo impedisca: una deroga opportuna, che però rischia di diventare ragione di emarginazione e allontanamento, sopratutto nel caso in cui lo studente non sia in grado di mantenere quel distanziamento fisico prescritto dalle normative. Se in questo momento, a due settimane dall’avvio dell’anno scolastico in gran parte d’Italia, il destino di tutti gli studenti è incerto, lo è forse ancora di più quello degli studenti con disabilità. Come si potrà garantire la loro sicurezza e quella dei compagni, senza per fare un passo indietro sul piano dell’inclusione? Il Coordinamento italiano insegnanti di sostegno ha individuato sette punti chiave, attraverso cui suggerisce cosa fare e cosa non fare per realizzare un obiettivo certamente non facile.

Le 4 cose da fare 
Tra le “cose da fare”, c’è innanzitutto la personalizzazione delle attività. “Per l’alunno con disabilità possono essere previste attività individualizzate, non condotte unicamente dal docente su posto di sostegno, ma da qualsiasi altro docente della classe alla quale egli/ella è iscritto/a”, spiega Evelina Chiocca, che ha elaborato il documento del Ciis. Secondo, dividere la classe: alla domanda “come fare se l’alunno con disabilità si avvicina ai compagni e, quindi, non mantiene la distanza?”, una soluzione possibile è quella di “ridurre il numero di alunni, ovvero di prevedere la divisione della classe in due gruppi eterogenei per capacità. Uno spazio maggiore favorisce il distanziamento”. Terzo imperativo: programmare. “Le azioni messe in atto non possono essere frutto di improvvisazione: devono essere concordate e progettate, in modo da garantire il diritto alla salute e all’apprendimento di ciascuno e degli alunni con disabilità in particolare. Si aggiunga che programmare le azioni può essere decisamente strategico (è fondamentale, contestualmente, monitorare le azioni progettate e condivise con la famiglia)”. Quarto, il ruolo attivo della famiglia: “Suggeriamo ai genitori di ‘vegliare’. Non è improbabile, purtroppo, che alcuni docenti possano trovare la scusa di allontanare gli alunni con disabilità dalla loro classe, appellandosi al non sapere come gestire gli spazi o all’insufficienza di spazio nell’aula o, addirittura, al rischio per gli altri. Occorre vigilare: non è da escludersi, che ciò possa verificarsi anche in situazioni in cui la questione ‘distanziamento’ non sussista”:

I 3 errori da non commettere 
Ed ecco cosa non fare: primo, “pensare di far uscire dalla classe il solo alunno con disabilità, giustificando tale uscita con la ‘mancanza di spazio’ o perché ‘non porta la mascherina’, equivale a discriminazione. E le azioni discriminanti vanno impedite, anche ricorrendo nelle sedi competenti”. Secondo, “pensare poi l’insegnante di sostegno debba occuparsi unicamente dell’alunno con disabilità, come fosse l’unico ‘suo’ insegnante e come se l’alunno fosse il ‘suo’ unico alunno è un’idea da abbandonare. Non solo non è corretto, ma è contrario alle indicazioni delle norme inclusive ritenere che il solo docente di sostegno si occupi dell’alunno con disabilità. Al contrario, vanno promosse azioni inclusive che richiamino alla responsabilità ciascun docente della classe, proprio perché ogni insegnante della classe è insegnante anche dell’alunno con disabilità”. Terzo, “potrebbe accadere che qualcuno si lamenti o avanzi dubbi o richieste sulla presenza dell’alunno con disabilità, palesando preoccupazioni per i propri figli? Ipotizziamolo: ecco, questo tipo di isterie vanno rigettate all’istante – afferma con decisione Evelina Chiocca – Gli alunni con disabilità non sono untori! Non facciamo passare questa falsa idea. E va anche aggiunto che tutti, compresi gli alunni con disabilità, hanno diritto a frequentare la scuola esattamente come i compagni. Ricordiamo che è un diritto costituzionale”.

di Chiara Ludovisi 

Comunicato CTS 31 agosto 2020

L’apertura delle scuole è una esigenza primaria del Paese, ma lo è altrettanto la sicurezza e la continuità delle attività. Pertanto, accanto alle esigenze didattiche e formative, è necessario prendere in considerazione il principio di precauzione, la protezione dei lavoratori, la efficacia, la sostenibilità e la accettabilità delle misure proposte.

A partire da maggio il CTS ha elaborato diversi documenti con elementi tecnici di valutazione, sottoposti al decisore politico, circa la possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2, con l’obiettivo di garantire la salute e la sicurezza per la riapertura delle scuole per il nuovo anno scolastico.

In particolare, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in un recente documento del 21 agosto fornisce indicazioni rispetto all’uso delle mascherine in ambito scolastico differenziandole per fasce di età:

  • Fra 6 e 11 anni: uso condizionato alla situazione epidemiologica locale, prestando comunque attenzione al contesto socio-culturale e a fattori come la compliance del bambino nell’utilizzo della mascherina e il suo impatto sulle capacità di apprendimento.
  • Dai 12 anni in poi: utilizzare le stesse previsioni di uso degli adulti.

La consensus conference OMS del 31 agosto ribadisce la necessità di affiancare l’uso delle mascherine alle altre misure preventive, quali il distanziamento sociale, la sanificazione delle mani, l’etichetta respiratoria, un’accurata informazione ed educazione sanitaria in linguaggio adeguato all’età degli studenti.

RACCOMANDAZIONI TECNICHE
il CTS ribadisce quanto già indicato sulle situazioni dinamiche e in quelle statiche in cui non vi è il rispetto del distanziamento.

In tutti i contesti di condizione statica, il CTS ribadisce l’importanza dell’uso delle mascherine come già espresso nel documento tecnico sulla scuola del 28 maggio 2020 e incluso nel Piano Scuola 2020-2021 e specifica che:

  • Nell’ambito della scuola primaria, per favorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro e l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (es. canto).
  • Nella scuola secondaria, anche considerando una trasmissibilità analoga a quella degli adulti, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro, l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (es. canto) e in situazione epidemiologica di bassa circolazione virale come definita dalla autorità sanitaria.

Si sottolinea che l’uso delle mascherine è solo una delle misure di prevenzione che devono essere implementate in ambito scolastico in una corretta associazione con tutte le altre misure già raccomandate al fine limitare la circolazione del virus (es. igiene dell’ambiente e personale, ricambio d’aria, sanificazione ordinaria…).

Il dato epidemiologico, le conoscenze scientifiche e le implicazioni organizzative riscontrate, potranno determinare una modifica delle raccomandazioni proposte, anche in relazione ai differenti trend epidemiologici locali, dallautorità sanitaria che potrà prevedere l’obbligo della mascherina anche in situazioni statiche con il rispetto del distanziamento per un determinato periodo, all’interno di una strategia di scalabilità delle misure di prevenzione e controllo bilanciate con le esigenze della continuità ed efficacia dei percorsi formativi.

Lettera Ministra 31 agosto 2020

Ministero dell’Istruzione

Il Ministro
On. Lucia Azzolina

Ai Dirigenti scolastici

ai Direttori dei servizi generali e amministrativi

a tutti i Docenti delle istituzioni scolastiche italiane

a tutto il Personale scolastico

Roma, 31 agosto 2020

Carissimi, da domani prenderà il via formalmente l’anno scolastico. Quello che stiamo per vivere è un inizio davvero particolare: tutti Voi, Docenti, Dirigenti, Personale ATA, siete ben consapevoli del fatto che stiamo per scrivere, insieme, un capitolo nuovo e determinante nella storia della nostra scuola.

Siate innanzitutto fieri del lavoro fin qui svolto.

Veniamo da mesi difficili in cui, come comunità scolastica, abbiamo dovuto reagire ad una pandemia che ha colto il mondo di sorpresa, travolgendolo. Abbiamo affrontato un evento inatteso e davvero doloroso per noi che viviamo del contatto con gli studenti: la sospensione delle attività didattiche in presenza. La didattica a distanza, nonostante le difficoltà, ha tenuto vivo il legame con le nostre ragazze e con i nostri ragazzi.

Insieme poi, a giugno, abbiamo riaperto i nostri Istituti, per la prima volta, per lo svolgimento degli Esami di Stato delle scuole secondarie di secondo grado. In molti avevano messo in dubbio la nostra capacità di organizzarli in presenza, allarmando su possibili fughe di commissari e presidenti di commissione. In pochi hanno poi voluto raccontare con quale spirito di servizio la scuola tutta abbia gestito senza alcuna criticità una prova che resterà nella storia e nel cuore di studentesse e studenti. Anche di questo non posso che ringraziarvi uno per uno.

A breve le scuole riapriranno le porte a tutti. Prima con i percorsi di recupero degli apprendimenti, che andranno avanti anche durante l’anno per garantire a ciascuno studente la preparazione di cui ha bisogno, poi con le lezioni vere e proprie.

Ci troveremo a convivere con regole di sicurezza da rispettare e con una maggiore attenzione agli aspetti sanitari. Non era mai successo prima. So che c’è preoccupazione, è comprensibile. Ci darà sostegno la garanzia del gran lavoro fatto. Lo dico senza alcun trionfalismo, ma con soddisfazione: dati alla mano, nessuno in Europa si è impegnato così tanto nei mesi estivi per preparare la scuola a questa nuova stagione.

Daremo alle scuole 2,4 milioni di banchi nuovi monoposto. Uno strumento per distanziare i ragazzi, per la sicurezza, ma anche un investimento sul futuro: lo Stato non era mai intervenuto così massicciamente sugli arredi. Abbiamo letto di tutto su questi banchi. Il dibattito è stato a tratti surreale, lasciatemelo dire. Ma chi insegna, dirige una scuola o ci lavora, come voi, sa che queste dotazioni saranno importantissime per i nostri studenti, non solo per la loro sicurezza oggi, ma anche per offrire la possibilità di rinnovare la didattica domani.


Già a giugno è stato varato il Piano per la ripartenza di settembre, preparato insieme ai tanti attori del sistema scolastico e istituzionale. Da allora non ci siamo mai fermati.

Abbiamo collaborato con le autorità sanitarie per avere regole condivise. E se queste si sono evolute nel corso dell’estate è perché il quadro di una pandemia non è una fotografia, non è statico, e al mutare delle condizioni la politica può e deve prendere nuove decisioni. Lo abbiamo fatto. Oggi abbiamo regole chiare, tra le più rigorose in Europa.

Abbiamo stanziato risorse per l’edilizia leggera – so che in molte delle vostre scuole proprio in questi giorni si stanno completando gli interventi – risorse per i dispositivi di protezione, per predisporre quella logistica che consentirà di evitare assembramenti proteggendo la salute di tutti, per acquistare dispositivi digitali, connettività, libri e kit didattici per i meno abbienti.

In questi giorni, poi, il Commissario straordinario sta consegnando gel e mascherine nelle scuole. Fornirà tutto lo Stato.

Nonostante l’emergenza abbiamo digitalizzato e accelerato le procedure di
assunzione, quelle per l’assegnazione delle supplenze, una novità che modernizza il sistema. Svolgeremo a breve concorsi per 78 mila posti che rafforzeranno il nostro organico, fra cui quelli per le secondarie, molto attesi data la carenza di insegnanti.

Avrei voluto farli prima, è noto. Ma li faremo presto e credo che una volta per tutte il Paese debba ragionare su un modello stabile di reclutamento. Ai nostri studenti servono certezze, e le certezze si costruiscono a partire dai loro insegnanti. E lo faremo a cominciare dal sostegno, vera emergenza su cui, con il Ministro dell’Università e della Ricerca, abbiamo impresso una prima accelerazione aumentando il numero dei posti per le specializzazioni.


In queste settimane abbiamo assistito ad un fiorire di commenti e ad un ampio
dibattito sulla riapertura delle scuole. Il che per certi versi è un bene: mai la scuola aveva avuto tanta attenzione negli ultimi anni. Il Paese ne ha riscoperto l’importanza. Le famiglie hanno compreso quanti sforzi occorrano agli insegnanti nel difficile compito di educare e formare i loro figli. Eppure, il dibattito ha schiacciato la questione scolastica troppo spesso sul lato sanitario, dimenticando il vero obiettivo della riapertura: i bisogni educativi dei nostri studenti, a cui tutti noi ci siamo dedicati come personale della scuola.

E attorno a questa nuova attenzione per il sistema scolastico sono emerse narrazioni
spesso semplificate, alcune volte allarmistiche, quasi sempre ingiuste sul personale
scolastico.

In questi mesi avete lavorato tantissimo: ci avete messo il cuore e l’anima.
Nonostante quello che qualcuno può dire, non vi siete mai fermati, anzi, avete iniziato a correre ancora più forte, per garantire la continuità didattica e per non perdere il contatto con i vostri studenti.

Voglio ringraziarvi uno ad uno per gli sforzi fatti e per quelli che farete e dirvi che, come Ministra, io farò altrettanto e difenderò sempre il lavoro di chi opera nella scuola, perché ne conosco le responsabilità e le difficoltà. Respingeremo sempre con forza le insinuazioni che mirano a gettare discredito sulle istituzioni scolastiche e soprattutto su chi ci lavora. Come quelle che danno già per certa una fuga ipotetica di insegnanti dalle classi. O le narrazioni secondo cui non ci saranno corsi di recupero perché i docenti si rifiutano di farli. Traduzioni semplicistiche che rischiano di fare danno al sistema. Dimostriamo ancora una volta che il corpo dei docenti è sano. Composto da insegnanti che ci credono. Che amano il proprio lavoro e lo svolgono con professionalità e impegno.

Lavoriamo tutti insieme e riconsegniamo le scuole ai nostri studenti: il Paese ce ne sarà riconoscente. Abbiamo una responsabilità storica grande. Sarà un anno duro. Ma anche l’inizio di un percorso diverso. Avremo le risorse dall’Europa con cui costruire la scuola di domani, a partire dagli insegnamenti di questi mesi. Abbiamo le idee e il coraggio per realizzarle.

C’è una battaglia da portare avanti su tutte: quella per eliminare le classi sovraffollate, le cosiddette classi pollaio. Abbiamo cominciato a intervenire sul provvedimento che ha dato loro origine: il Decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81. Già oggi possiamo derogarvi, per l’emergenza, abbassando il numero di alunni per classe. Porteremo avanti questo percorso. Così come dobbiamo immaginare e realizzare un Piano pluriennale di investimenti sull’edilizia scolastica, grazie all’impiego delle risorse provenienti dal cd.

“Recovery Fund”. Abbiamo un obiettivo preciso, da raggiungere in tempi certi: dotare il nostro Paese di scuole migliori, più sicure e funzionali alle esigenze di studentesse e studenti. E lavoreremo su innovazione didattica e formazione di tutto il personale scolastico, senza dimenticare la lotta ad ogni forma di povertà educativa e il contrasto alla dispersione scolastica. Per una scuola al passo con i tempi, nella quale nessuno resti indietro e che possa davvero offrire il meglio ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze, che li metta al primo posto, che sia per loro una casa in cui crescere, formarsi, diventare cittadini consapevoli.


Il primo giorno di scuola porterà con sé grandi emozioni. Anche in chi vi scrive. Ai nostri ragazzi e alle loro famiglie trasmettiamo serenità. Aiutiamoli a conoscere al meglio e rispettare le regole sanitarie, spieghiamo agli studenti e alle studentesse che la scuola ce l’ha fatta e non vedeva l’ora di accoglierli di nuovo. Perché tutti noi siamo a scuola per loro. E tutti noi non vediamo l’ora di guardarli finalmente negli occhi e dire “Bentornate e Bentornati”.

Lucia Azzolina

Avviso MUR 31 agosto 2020

Avviso agli studenti su prove accesso programmato

Si informa che il Ministero dell’Università e della Ricerca, vista la presenza di candidati destinatari dei provvedimenti sanitari di prevenzione del Covid-19 che, pertanto, non potranno sostenere le prove di accesso programmato previste a partire da giorno 1 settembre p.v. , ha provveduto ad avvisare i Ministeri competenti al fine verificare ogni eventuale possibile gestione delle suddetta situazione.

Il dirigente riflessivo

Il dirigente riflessivo

di Stefano Stefanel

            Il ruolo del dirigente scolastico è molto cambiato negli ultimi anni, assumendo connotazioni, anche pubbliche, che non erano state previste da nessuno dei legislatori che si sono  occupati di normare la materia. Chiuso l’anno scolastico finora più difficile, se ne sta per aprire un altro che sembra essere ancora più difficile di quello precedente e chi, come me, entra nel suo ventesimo anno da dirigente scolastico si trova davanti alla necessità di aumentare il grado di riflessione in rapporto ad avvenimenti e novità impreviste, che di giorno in giorno stanno cambiando scenari già fragili. Mi accorgo, però, che il raggio della riflessione è diventato così ampio, che è difficile anche soltanto mettere in ordine le cose, sia sulla scrivania fisica dell’ufficio, sia sulla scrivania virtuale del proprio computer, sia sulla scrivania mentale, che è quella più importante. Soprattutto perché il dibattito sulla scuola va in direzioni opposte a quelle che dovrebbero animare il dibattito: pedagogia e apprendimenti, non sanificazioni e mascherine. In questo breve contributo mi permetto di sollevare alcune questioni e di cercare di riflettervi sopra.

EDILIZIA SCOLASTICA, MES, RECOVERY FUND

            Con mia grande sorpresa vedo che il problema dell’edilizia scolastica è stato improvvisamente rimosso.  Durante la chiusura delle scuole è apparso evidente a tutti che gli edifici scolatici italiani hanno tali e tante carenze, che non possono essere considerati un patrimonio adeguato alle esigenze della scuola italiana. Mi sono illuso che almeno dieci miliardi del MES sarebbero stati spesi quest’estate per costruire, creare, progettare nuovi spazi per garantire quel distanziamento che ha una certa ricaduta sanitaria ( e che quindi autorizza l’uso del MES). Invece si è andati nella direzione delle misure e dei beni mobili (banchi) senza che ci fosse da parte dei dirigenti scolastici, degli insegnanti, del personale ata, degli enti locali, delle regioni, dei parlamentari, delle opinioni pubbliche una richiesta di costruire subito nuove scuole leggere, adattabili, eco compatibili capaci di entrare nell’emergenza e di aprire possibilità per il dopo. Addirittura sono andati avanti progetti già finanziati, ma assolutamente obsoleti, pensati per scuole vecchie prime e diventate improvvisamente vecchissime.

            Tutta la progettualità nazionale prescinde dalla scuola e, infatti, di uomini di scuola non se ne sono visti nella “Commissione Colao”, ma non se ne vedono neppure oggi nelle varie commissioni che stanno sorgendo per il Recovery Fund. Forse sarà solo il Ministero dell’istruzione a parlare per conto delle scuole autonome. Questo è grave perché se c’è un soggetto che non ha il polso della situazione nazionale è proprio il Ministero dell’Istruzione, capace di attivare monitoraggi che cercano di far stare le grandi diversità della scuola italiana dentro una semplice modalità numerica e che comunque da un centro così lontano, situato in una grande metropoli, non conosce le realtà degli ottomila istituti autonomi statali. E non la conoscono neppure gli Uffici periferici del ministero, occupati ad applicare norme generali e a richiedere di non manifestare alcun dissenso.

NORME COVID E DIDATTICA

            Un altro fronte molto sorprendente è quello che tende a ridurre il problema della scuola agli ingressi, alle uscite e alle permanenze negli spazi comuni, ma non a che cosa insegnare o apprendere in quegli spazi e in quei tempi. La questione delle mascherine sta tutta qui: è possibile imparare con la mascherina addosso? è possibile insegnare con la mascherina? Legato a questo problema c’è quello di una scuola statica a fronte di una gioventù dinamica. Ma l’importante pare sia solo garantire distanze che permettano di ritornare tutti a scuola e procedure che siano a prova di giudice. Qui si apre il fronte del grande equivoco italiano, ingigantito dall’emergenza, ma presente da molto tempo: scambiare il diritto allo studio per il diritto a fare tutti le stesse cose, con gli stessi orari, dentro gli stessi edifici e tutto contemporaneamente.

            Dopo le esperienze traumatiche della Didattica a distanza, dell’esame di stato modificato dalle necessità e della promozione generalizzata, si è entrati in un’estate in cui tutti hanno cominciato a fotografare (in senso metaforico e non) la realtà modificata delle scuole al fine di far tornare tutto come prima. Il distanziamento è necessario per diminuire la pericolosità del virus e limitare i contagi: a questo distanziamento non è stata legata alcuna riflessione sulle modifiche necessarie alla didattica, ma solo un serrato dibattito sulle procedure da adottare in attesa del vaccino.

            Il curricolo che si insegnava prima non era molto efficace (visti gli esiti delle rilevazioni internazionali e nazionali) e quindi questa inattesa emergenza poteva aprire un vero “cantiere” analitico su contenuti, metodologie, valutazioni. Invece si è cominciato a misurare e a organizzare quella che sarà probabilmente una grande attesa statica di tornare tutti alla dinamica e spesso caotica normalità precedente.

            Scuole vecchie e didattica vecchia: tutti lo diciamo, ma tutti, alla fine, non facciamo niente per cercare di cambiare quel “vecchio” in “nuovo”, anche perché se il “vecchio” produceva risultati non esaltanti, magari col “nuovo” qualcosa si migliora. Questo bloccarsi davanti al progetto pur in presenza di ingenti risorse economiche (MES e Recovery Fund) mi ha molto sorpreso, ma mi ha portato alla riflessione per cui il mondo della scuola e l’opinione pubblica sono molto più interessati a rientrare a scuola, piuttosto che a discutere su cosa fare una volta rientrati.

PERSONALIZZARE IL PERCORSO

            La necessità del distanziamento, le nuove norme igieniche, le precondizioni per ritornare a scuola (assenza di problemi respiratori e febbre), lo smart working, la derubricazione dell’importanza della didattica rispetto alle norme di prevenzione, i lavoratori deboli, i mezzi di trasporto, le nuove potenzialità del web, avrebbero potuto portare ad una sospensione dell’idea di una scuola uguale per tutti, contemporanea e ripetitiva per portare verso un’idea di Curricolo dello studente, in cui ogni studente certifichi il suo reale percorso, fatto di competenze proprie, di tempi non omogenei, di presenze e assenze bilanciate dall’aiuto del web, di un’integrazione tra Didattica in presenza e Didattica a distanza, di una personalizzazione assoluta che tenga conto delle reali esigenze di tutti. Questo avrebbe potuto portare ad un’azione di verifica e valutazione interessata al processo e all’esito e non agli stanchi e stantii riti dei compiti in classe e delle interrogazioni.

            Per gli Istituti professionali qualcosa del genere è nato l’anno scorso, ma mi sembra che questa giusta modifica non sia stata colta nella sua reale portata. Siamo tutti diversi e abbiamo tutti esigenze diverse, ma dentro queste esigenze i curricolo hanno spazio per ognuno di noi. Si tratta di diversificare per non disperdere, di personalizzare per non bocciare.

            Dentro un’idea moderna di personalizzazione poteva trovare spazio il rapporto tra obiettivi della scuola ed esigenze delle famiglie: spesso le due cose non coincidono, perché le famiglie vogliono che i figli possano passare 5-8 ore al giorno a scuola, mentre le scuole vogliono ottimizzare il processo di apprendimento degli studenti dentro quelle 5-8 ore. Classi troppo numerose, studenti troppo disomogenei, orari troppo rigidi, necessità della scuola sottomesse a quelle delle parrocchie, dello sport, dell’associazionismo, degli enti locali, delle mense, del mondo del lavoro hanno reso difficile strutturare un servizio così vasto in maniera veramente efficiente ed efficace. Ma, invece di usare l’emergenza per intervenire su almeno alcuni di questi problemi, li si è tutti aggregati dentro un’idea di ripartenza in cui leggi, note, linee guida, faq, ordinanze andassero a costruire un coacervo di norme spesso inapplicabili, sulla cui applicazione, però, risponde alla fine solo il dirigente scolastico.

            Per cui sembra che lo scopo sia quello di riaprire per far entrare tutti contemporaneamente a fare le stesse cose il più fermi possibile e non quello di individuare obiettivi didattici ed educativi, strutturare alleanze locali, creare dei meccanismi di personalizzazione del curricolo che integra il lavoro a scuola con quello casalingo, con quello on line e con quello delle agenzie che sul territorio si possono occupare di operare con bambini e ragazzi quando la scuola e la famiglia non ce la fanno. Qui non sto parlando di sorveglianza, ma proprio di contenuti: quelli che la scuola deve trasmettere al fine di migliorare gli apprendimenti, quelli educativi che la famiglia deve dare in piena serenità, quelli che i vari soggetti sociali devono poter elargire a supporto o in aggiunta e che a questo punto possono essere pagati perché i soldi ci sono e ci saranno.

            Sto pensando (ma elenco in maniera semplice a livello di esempio) a scuole dell’infanzia con meno bambini e più maestre supportate da centri comunali di supporto che agiscano in parallelo in modo da operare su più spazi; parlo di scuole primarie che si colleghino al territorio e possano sdoppiarsi all’esigenza (più organico, quindi), parlo di scuole secondarie collegate al territorio in forma omogenea e complementare, con ampie possibilità di diversificare. Per fare questo servirebbe uscire dalla logica del tutto uguale per tutti ed entrare in quella personalizzazione dei tempi, delle metodologie, degli spazi che porterebbero ad un vero Curricolo dello studente, che rispetterebbe le necessità dell’apprendimento, collegherebbe queste alle esigenze delle famiglie e alle offerte della società civile. Però bisognerebbe abbandonare l’idea degli orari rigidi, dei tempi scuola obbligatori uguali per tutti, della didattica frontale come base fondativa dell’azione scolastica. I soldi ci sono, ma la volontà mi pare non ci sia.

            Un rinnovamento della scuola passa dal transitare dall’orario settimanale ripetitivo ad un monte ore annuale mobile e personalizzato per studenti e lavoratori della scuola, in cui la funzione docente accompagni i tempi di apprendimento e non li condizioni. Dentro l’idea di Curricolo dello studente va rivista completamente anche la procedura valutativa, che attualmente vuole agire per standard e non per azioni valorizzanti. Un esempio lo abbiamo avuto sia nella valutazione di fine anno, sia nell’esame di stato conclusivo del secondo ciclo: tutti promossi e in complesso con voti migliori e un esame di stato interessante e meno oppressivo del precedente. Il flebile dibattito sull’argomento ha sottolineato che l’emergenza ha creato un aumento delle valutazioni, senza però far venire in mente a nessuno che fossero sbagliate quelle di prima, non quelle di quest’anno. Come è noto qualunque misurazione altera l’oggetto o il soggetto misurato e noi scambiamo la misurazione per valutazione. E una volta tanto che, a causa dell’emergenza, abbiamo dovuto valutare e  non misurare, poi storciamo il naso perché abbiamo dato più valore ai nostri ragazzi. Da professionista riflessivo dico: se un metodo di valutazione mi da risultati migliori forse è il caso di verificare se non era il metodo di valutazione precedente (mnemonico, ossessivo, nozionistico) ad alterare il sistema.

GIORNALISMO ADDIO

            Credo che mai come in riferimento alla scuola il giornalismo abbia mostrato la sua crisi strutturale, nella sua disperata rincorsa ai social. Tra titoli scandalistici, argomenti affrontati con superficialità, ossessione nel cercare il negativo, accentuazione degli elementi generali partendo da situazioni particolari, spazio dato ai molti narcisismi (mio incluso), sintetizzazione di documenti corposi in poche righe e disegni impropri, rapporto non mediato con esperienze estere, predilezione per lo scontro e non per il confronto tutto è scivolato nel gossip, nello sconto, nella polemica, nella trasformazione del problema pedagogico italiano in una questione di banchi e centimetri. E qui la scuola è caduta nel tranello, fidando su giornalismo e social e aprendosi con parti di comunicazione ad un’opinione pubblica che della scuola e dell’istruzione non capisce nulla, dentro terminologie sbagliate, richieste inapplicabili, proteste in cui alla fine si chiede solo più rigidità, disinteresse per i risultati modesti del sistema. Tutto questo ci ha portati qui, nel punto in cui solo la riflessione ci può salvare dalla confusione.

Epigenetica Virale

Epigenetica Virale

di Paolo Manzelli

L’Epigenetica è lo studio di come il cambiamento dell’ambiente vada oltre i limiti della informazione  genetica  modulandone la espressione. Così  la diversa informazione ambientale non altera  la sequenza della informazione della genetica umana, che è unica,  ma agisce nella differenziazione cellulare modificando l’espressione della forma, la quale determina le varie  differenze etniche e culturali dell’umanità.

L’attività dei Virus fa parte integrante dell’informazione Epigenetica ,proveniente dall’ambiente esterno, che interagisce con l’informazione genetica. Di conseguenza l’Epigenetica Virale diviene importante per l’evoluzione umana, infatti almeno il 10%  del codice genetico dell’Uomo viene incluso nella sequenza dei  caratteri genetici e probabilmente ci aiuta al riconoscimento dell’informazione epigenetica dei nuovi virus che si evolvono nell’ambiente.

Il ruolo del  Sars -Cov-2 nell’Epigenetica Virale  contemporanea. 

L’azione epigenetica virale modifica i flussi di energia e comunicazione cellulare dell’ informazione. La modulazione dell’espressione genetica umana trova nel “ virus epigenetics del Sars-Cov-2. “ una nuova modalità di comprensione della funzionalita’ dei virus nell’evoluzione della vita. 

In particolare il virus Sars-Cov-2  inizia ad  esprimere la sua  funzione epigenetica  inserendosi nell’attività di comunicazione cellulare ed  alternandola  al fine di prelevare energia metabolica per tramite l’inserimento degli spikes nel tessuto cellulare al fine di liberarsi della Capside. 

In seguito l’RNA VIRALE deve trovare le condizioni ottimali, durante il  processo di maturazione del RNA-Umano, per poterlo sostituire ed effettuare la trascrizione  del proprio  RNA e quindi produrre le proteine virali che causano la infezione da Covid.19.

La maturazione del RNA-Umano  è associata al processo di differenziazione cellulare dalle cellule staminali a quelle specializzate-funzionali dei vari organi vitali. Infatti la traduzione del RNA-Virale con RNA-Umano  trova un momento critico durante la transizione della differenziazione cellulare in quanto in tale processo il RNA-Virale viene difficilmente riconosciuto.

Infine l’avvenuta sostituzione del RNA-Umano attiva la risposta immunitaria per combattere l’infezione virale allo scopo di disattivare completamente l’azione di alterazione epigenetica del Covid. Purtroppo può accadere che una eccessiva e sproporzionata potenza della risposta immunitaria (nota come: “Tempesta delle Citochine) non porti come risultato alla guarigione ma al contrario alla morte. 

Dalla precedente sintesi dello studio di “Biologia Quantica” di Egocreanet  si intuisce l’  importanza della comprensione EPIGENESI VIRALE, in quanto conoscendo la dinamica del processo biologico dell’infezione  da virus,  diviene possibile favorire una strategia di innovazione adeguata per  modificare l’azione dei confattori epigenetici ambientali per ridurre la virulenza  epigenetica del Virus .

Bibliografia on line 

Bentornata Autonomia

Bentornata Autonomia,
stella polare in piena emergenza SARS COV-02

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Succede che, a volte, strumenti pensati da menti illuminate, negli anni passati, ritornino attuali.

Strumenti frutto di un’evoluzione pedagogica della scuola italiana, che dove applicati hanno fatto la differenza.

Se la genialità di Lorisi Malaguzzi ha fatto nascere Reggio Children, stella polare dei servizi educativi per l’infanzia nel mondo, il regolamento dell’Autonomia rappresenta un capolavoro normativo, osannato dalla letteratura, alla base di idee che si sono poi cristallizzate nel movimento di Avanguardie Educative.

Erano i tempi del ministero di Luigi Berlinguer, dell’autonomia scolastica che fa delle  scuole un ente autonomo a cui sono attribuiti ampi poteri e spazi di azione.

Ed è proprio quell’autonomia che, oggi, in piena emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del virus SARS-CoV-02, diventa indispensabile per una riapertura in sicurezza delle scuole.

Ma anche un momento per rinnovare e rinnovarsi, per riprendere un discorso interrotto venti anni fa, ripreso con scarso successo con la legge 107/2015 e di fatto non ancora concluso e in molte scuole italiane mai avviato.

E’ il modello di scuola ottocentesco che si reitera su se stesso a frenarlo, annidandosi nei nostri archetipi, che è difficile da smantellare e fare evolvere, con il risultato di un sistema educativo obsoleto e di conseguenza un freno sullo sviluppo tecnologico e umanistico della nostra nazione.

Trovare soluzioni ad un’ emergenza del XXI secolo ancorandosi a sistemi centralizzati, a didattiche trasmissive, a scuole che non prendono decisioni e presidi che non si evolvono in dirigenti scolastici, sempre in attesa di istruzioni dagli uffici centrali e periferici, implica un sovraccarico di sistema, che nonostante le buone intenzioni e l’impegno del ministro e del ministero, si traduce in malcontento e polemiche.

Allora, qual è la soluzione? Semplice,  cogliere la grande opportunità dell’emergenza e iniziare a suonare per chi non l’ha già fatto lo splendido strumento dell’autonomia.

Con esso è possibile ridurre l’ora di lezione per integrare didattica in presenza con didattica a distanza, trovare nuove forme di insegnamento che sfruttano la libertà organizzativa per trasformare gli spazi esterni e all’aperto in innovate aule didattiche.

Allo stesso tempo, è possibile trovare soluzioni nuove, flessibili, adeguate ad ogni singolo contesto territoriale. Strumenti come parteniariati e reti di scuole, oggi sono solo applicati per mera opportunità al fine di intercettare risorse, ma non sono mai stati pensati per una collaborazione reale e fattiva nella gestione ordinaria delle istituzioni scolastiche.

Se da un lato, in un’ ottica ottocentesca di didattica frontale mancano gli spazi, applicando l’autonomia le opportunità diventano immense e gli spazi praticamente infiniti.

Basti pensare agli impianti sportivi esistenti, ai cinema, ai teatri, alle sale per conferenze, agli oratori, ai parchi urbani, ai luoghi delle istituzioni, alle piazze e, perché no, ai centri storici delle città e agli spazi aperti nella natura.

Una didattica esplorativa, esponenziale, che utilizza spazi nuovi come ambienti di apprendimento, amplia gli stimoli e imprime all’insegnamento una natura nuova.

Certo non è possibile applicarla per tutti gli insegnamenti, ma le sperimentate aule laboratorio, oggi una realtà nel movimento DADA, insegnano che il connubio classe-aula ormai è superato, ma il regolamento dell’autonomia ci dice che anche il concetto classe è superato.

Certo, in pieno Covid-19, immaginare classi aperte è difficile, ma in fondo, a pensarci bene, sarebbero gli stessi docenti muovendosi da classe in classe a portare, se contagiati, il virus.

E se lo spazio reale si amplia nel virtuale, allora la DAD diventa una modalità che ha a disposizione spazi infiniti.

Il limite, l’ancoraggio ossessivo del personale docente e non alla didattica trasmissiva, alla lezione frontale, ad una scuola del leggere, scrivere, far di conto, che fonda il suo limitato successo formativo grazie ai compiti a casa, che inevitabilmente costringono gli studenti e, per i bambini piccoli, i genitori e i nonni a stare ore e ore sui libri dopo il tempo scuola.

A questo si aggiunge la strana convivenza degli enti locali e delle istituzioni scolastiche nella gestione dell’edilizia scolastica e dei servizi.

Se da un lato la scuola può avvalersi di uffici e personale competente in materia, dall’altro non sempre il dialogo tra i due è positivo, per divergenze d’idee, ma anche per assenza di risorse.

Un ente locale deve affrontare infiniti problemi legati alla città, la scuola di conseguenza è un problema tra tanti, per l’istituzione scolastica invece l’edilizia scolastica, gli arredi e i servizi ad essa connessi, rappresentano un problema prioritario e centrale, da essa dipende l’ambiente di apprendimento e la sicurezza degli allievi e ad essa sono legate molte responsabilità del personale che ci lavora.

Pertanto la gestione dell’edilizia scolastica si auspica che possa essere in tempi brevi trasferita di competenza alle scuole, le quali potranno avvalersi, su richiesta, degli uffici tecnici degli enti locali, ma con una gestione e allocazione delle risorse da parte delle istituzioni scolastiche.

Autonomia è anche questo, una scuola libera, libera di scegliere, decidere, e gestire al meglio le proprie risorse e i propri spazi, di innovarsi e rinnovarsi, di cercare soluzioni nuove, e spazi mai immaginati.

L’alternativa una scuola con un sistema centrale sovraccaricato, con istituzioni scolastiche che svolgono compiti assegnati per adempiere a soluzioni a volte non condivise, con tempi imposti e a volte incompatibili con il contesto di riferimento.

Ma Autonomia vuol dire anche pensare di rivedere i rapporti sindacali, coinvolgere in un principio di sussidiarietà partendo dal basso, con accordi pattizi che tengano conto delle singole realtà e situazioni e che siano in grado di derogare se necessario a prassi consolidate in caso di emergenza.

La scuola intanto riapre, con enormi difficoltà; i pochi che hanno avviato processi di una rinnovata e autonoma organizzazione, riapriranno nell’entusiasmo delle opportunità aperte grazie alle nuove risorse destinate dalla politica, le altre, si affanneranno a svolgere i compiti assegnati, con il rischio di non arrivare puntuali e pronti alla data di riapertura ed inizio delle lezioni.