Scuola in presenza o Dad? Il vicesegretario Pd Orlando “stoppa” Azzolina

da La Tecnica della Scuola

Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, sostenuto anche dal ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini, interviene sulla querelle relativa al provvedimento del governatore della Puglia Michele Emiliano che sospende la didattica in presenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Ricordiamo che la ministra Azzolina aveva espresso aperta contrarietà, come peraltro nel caso di iniziative analoghe in altre regioni che hanno disposto la didattica a distanza al 100% a causa della crisi epidemiologica (anche se nella maggior parte dei casi di Dad integrale si tratta di scuole di istruzione secondaria di II grado). Peraltro occorre ricordare che il Dpcm che dispone nelle scuole superiori un orario di almeno il 75% di didattica a distanza consente alle regioni decisioni più restrittive se ritenute necessarie per motivi di emergenza sanitaria.

Ora, quindi, semmai si potrebbe sollevare un dubbio, cioè se la Dad possa essere applicabile anche alle scuole del primo ciclo, ma in caso di condizioni epidemiologiche considerate gravi avallate dalle autorità sanitarie sicuramente ciò può essere contemplato. Fatto sta che comunque la ministra ha mostrato “insofferenza” anche nei casi di ordinanze restrittive che hanno riguardato solo la scuola superiore (e forse ha accettato soltanto “obtorto collo” lo stesso Dpcm che prevede una Dad nazionale almeno al 75%).

La reazione di alcuni esponenti della coalizione di governo alla consueta “insofferenza” mostrata dalla ministra Azzolina

Questo atteggiamento alla lunga (perché una certa “insofferenza” a chi contrasta o è semplicemente  critico verso le sue decisioni, o spesso esternazioni, la ministra l’ha dimostrata anche in passato in altri contesti) ha fatto scattare evidentemente una reazione da parte di alcuni esponenti della maggioranza e dello stesso governo. Così Orlando, che ha un “ruolo direttivo” nel Pd, è intervenuto affermando: “il Dpcm prevede che le regioni debbano assumere ulteriori misure necessarie, rispetto a quelle già previste, a contenere la pandemia con conseguenti responsabilità. I ministri che criticano l’esercizio di questi poteri evidentemente non hanno letto il Dpcm o non lo condividono”.

Parole chiare, che sono indirizzate in modo evidente (seppure non nominate esplicitamente) alla ministra Azzolina e alla ministra all’Agricoltura Bellanova, renziana di Italia Viva, che aveva detto che il provvedimento del governatore Emiliano andava impugnato. Un messaggio diretto quello di Orlando, condiviso anche dal ministro della Cultura Franceschini.

Nel frattempo, però, esponenti del Movimento 5 Stelle si affrettavano a supportare le critiche della Azzolina (un po’ scontato, mi sarei stupito che i 5S andassero contro il loro ministro!).

La posizione del governatore della Puglia Michele Emiliano

Ricordiamo che in Puglia la Dad viene estesa alla scuola del primo ciclo, escludendo soltanto la scuola dell’infanzia quindi. Ma Emiliano giustifica il suo intervento: “nelle scuole primarie abbiamo numeri pesantissimi, restano escluse dal provvedimento le scuole per l’infanzia, dove la frequenza non è obbligatoria”, aggiungendo che la decisione di chiudere la didattica in presenza pure nella scuola primaria e in quella secondaria di I grado “tiene conto anche dell’appello dei pediatri pugliesi”, e il governatore precisa che avevano sollecitato uno stop di due settimane.

Michele Emiliano evidenzia le ragioni che lo hanno spinto ad assumere questi provvedimenti restrittivi: “abbiamo verificato che l’aumento dei contagi è coinciso con la riapertura delle scuole. Sono state almeno 286 le scuole pugliesi toccate da casi Covid”, nonostante “in Puglia la scuola è iniziata il 24 settembre”, cioè dopo la maggior parte delle altre regioni.

Il presidente Emiliano precisa numeri allarmanti: “i dati ci dicono che sono almeno 417 gli studenti risultati positivi e 151 i casi positivi tra docenti e personale scolastico”. Queste le motivazioni per cui da venerdì 30 ottobre le attività in presenza “saranno possibili solo per i laboratori e per le esigenze di frequenza degli alunni con bisogni educativi speciali”.

E prosegue con un auspicio: “ci auguriamo che i dati epidemiologici consentano al più presto il ritorno alla didattica in presenza”.

Dati allarmanti e secondo diversi medici anche la scuola non può ritenersi esente

L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, assessore alla sanità nelle regione Puglia, avalla quanto detto dal governatore pugliese: “dai dati rilevati dai dipartimenti di Prevenzione emerge un notevole incremento dell’andamento dei contagi correlati a studenti e personale scolastico degli istituti di ogni ordine e grado. Ciascun evento di positività attiva un ingente carico di lavoro sul servizio sanitario”. Lopalco sottolinea che “essendo i soggetti inseriti in una classe, uno studente positivo genera almeno una ventina di contatti stretti più quelli familiari. Se ad essere positivo è un docente che ha in carico più classi, questo numero si moltiplica ulteriormente”.

E forse partendo da tali considerazioni, Michele Emiliano (evidenziando anche ritardi negli interventi promessi) sostiene di continuare “a registrare in particolare posizioni tanto irresponsabili quanto scollegate da ogni valutazione epidemiologica in relazione al mondo della scuola”.

E anche in questo caso, seppure non nominata, qualche indizio porta a pensare che il riferimento possa essere la ministra Azzolina, che continua a dire che i casi di contagio a scuola sono limitatissimi (con dati che però qualcuno contesta anche sul piano percentualistico) e che la scuola è il luogo più sicuro per i ragazzi, ma diversi virologi ed altri esperti non sono propriamente d’accordo: Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale “Sacco” di Milano, non sembra essere convinto della mancanza di pericoli nel lasciare aperti gli istituti scolastici (come riportato in un altro articolo ), affermando che si è voluto in tutti i modi dire che le scuole non c’entrano con l’aumento dei contagi. Però questo non sta in piedi. Le scuole c’entrano. Poi, certo, c’entra anche il fatto che i ragazzi si ritrovano prima e dopo la scuola, sul trasporto pubblico e nella socialità extrascolastica. La coincidenza temporale c’è con tutto quanto“, come leggiamo in un precedente articolo pubblicato sempre su questo sito.

Si facciano i tamponi a scuola, senza fare peraltro confusione tra test sierologici e test molecolari e antigenici

Chi invece ha fatto un riferimento diretto alla Azzolina è stata qualche giorno fa l’immunologa Antonella Viola, che le ha contestato il fatto di non sapere distinguere i test sierologici con quelli molecolari e antigenici diagnostici (il tampone).

Insomma, si facciano i tamponi a scuola (dove il Ministero ha invece ritenuto non necessari neppure i termoscanner, seppure certamente non risolutivi almeno però potevano servire per approfondire in caso di temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi) e si potrà scoprire se ci sono pochissimi o diversi o tanti ragazzi magari asintomatici che poi tornando a casa purtroppo potrebbero contagiare altre persone (si è detto che il contagio avviene frequentemente tra le pareti domestiche, ma evidentemente qualcuno a casa arriva già con il virus, non è che si annida nel frigo o nella dispensa!). E’ chiaro che un grande pericolo è rappresentato dai mezzi pubblici (e la scarsa attenzione dimostrata nel risolvere il problema dei trasporti pubblici è un fatto che andrà ben valutato nelle sedi più opportune), dove forse diversi possono rischiare il contagio: ma a quel punto (altro discorso è capire dove si annidano più rischi, per prevenire) quale differenza fa sul piano pratico se è già avvenuto? Se a scuola, sui bus, nella “movida”? I ragazzi contagiati vanno poi comunque a scuola e proprio per questo il Dpcm prevede, almeno per gli studenti più grandi, la Dad anche al fine di evitare gli spostamenti magari sui mezzi di trasporto e i contatti.

La Dad è una soluzione solo emergenziale, ma in piena crisi sanitaria aiuta a evitare contatti rischiosi (anche sui mezzi di trasporto)

E quello che evidentemente ha disturbato esponenti della coalizione di governo è proprio il fatto che la ministra non considera la “logica” che sovrintende al Dpcm: restrizioni anche per evitare il rischio dei mezzi di trasporto affollati (ma bisognerebbe valutare questo dato anche quando si costringono in alcuni casi docenti in Dad al 100%, quindi senza alunni in aula, a recarsi a scuola, dove non li attende nessuno‼, e tantissimi insegnanti vanno a lavorare con mezzi pubblici) e in generale una più rigida prudenza sanitaria, visti i dati terribili dell’emergenza.

Tra l’altro Lucia Azzolina continua a ripetere una cosa abbastanza paradossale, cioè che non andando a scuola “i ragazzi escono, anzi usciranno di più e rischieranno di contagiarsi”Ma questo avverrebbe se ci fosse un “rompete le righe”, invece Azzolina omette di dire che si tratta di didattica a distanza, cioè gli studenti non saranno a “bighellonare” (e se volessero farlo lo farebbero comunque anche se la scuola fosse aperta!) ma a casa a fare lezione in Dad negli orari previsti. Quella stessa Dad che il ministro peraltro ha imposto in primavera, quando la situazione sanitaria in tutto il Sud era molto meno pericolosa di adesso, e questo discorso potrebbe valere anche per il “lockdown” imposto allora dal governo, quando al Sud forse bastava evitare i flussi non controllati e non scaglionati dei rientri.

E’ chiaro che la didattica a distanza deve essere una soluzione solo emergenziale che non può sostituire la didattica in aula, però in questa situazione epidemiologica facendo la Dad a casa i ragazzi delle superiori potranno evitare di prendere mezzi pubblici per andare a scuola e di stazionare nelle vicinanze degli istituti scolastici (magari senza mascherina), soprattutto prima dell’ingresso (e gli studenti pendolari aspettare talvolta molto tempo, prima dell’inizio delle lezioni, in quanto hanno a disposizione un solo bus mattutino e quindi se ad esempio si differenziano gli orari di ingresso devono sostare per oltre un’ora fuori!).

Covid, 26.800 positivi: per tenere le scuole aperte ora serve coraggio. Galli: non sono più luoghi sicuri

da La Tecnica della Scuola

Mentre il bollettino dei contagi da Covid-19 fa registrare un altro record – con oltre 26.800 casi nell’ultimo giorno, a fronte di 200 mila tamponi, ed oltre 200 decessi – il popolo dei contrari alla chiusura delle scuole non demorde.

I contrari alla chiusura

Tra i fautori di chi chiede di mantenere la didattica in presenza c’è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: “Stiamo, lavorando, facendo di tutto per riuscire a tenere aperta la scuola”, ha detto Lancini a Sky Tg24.

Il sindacalista confederale ha chiesto di aumentare gli investimenti su sanità e scuole. “Si continua a discutere sul Mes a questo punto ci vuole un Mes europeo. L’Europa deve decidere di investire su sanità, scuola e stato sociale e smetterla con la logica dell’austerità e dei tagli”, ha concluso il leader della Cgil.

Anche il segretario di Italia Viva, Matteo Renzi, si esprime a favore del mantenimento degli istituti regolarmente aperti: parlando a ‘La Repubblica’, auspica “che non si arrivi al lockdown, ma è più comprensibile un lockdown serio e spiegato bene come ha fatto Macron ieri sera che non procedere con decreti continui come fosse una telenovela. Facciamo un piano serio, anche duro se serve, ma un piano strategico da qui a sei mesi. Non decreti a getto continuo che scadono dopo sei giorni”.

“Il virus è forte, ma non giriamoci intorno. La ripartenza della scuola da noi è fallita perché abbiamo pensato ai banchi a rotelle e non ad avere un punto medico in ogni istituto. Perché abbiamo esasperato i professori con regole burocratiche, ma non abbiamo fatto funzionare i trasporti”.

Gli fa eco la capogruppo di Iv Maria Elena Boschi. ntervenendo in Aula sull’informativa del premier Giuseppe Conte, l’ex ministra dice: “Se la regioni chiudono le scuole e il 75% degli alunni fa didattica a distanza è la nostra più grande sconfitta, che deriva dal non saper gestire il tema del trasporto. Germania e Francia che hanno annunciato il lockdown tengono aperte le scuole”.

Miozzo: il Covid peggiora, tra 15 giorni si decide

Contro lo stop alla didattica si dice anche Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico: su ‘Il Corriere della sera‘ dice che sapremo se le misure funzionano tra “almeno due settimane, poi saremo pronti per decidere se abbiamo raggiunto il limite non compatibile e si deve passare ad un intervento più radicale come quello che abbiamo già dolorosamente sperimentato a marzo e aprile. Solo con il rispetto rigoroso delle regole, il lockdown potrà essere ricordato come una brutta esperienza del passato”.

Miozzo spiega che il Dpcm è una risposta “alla situazione attuale del Paese che è in rapidissimo peggioramento” e dove racconta che “dal 18 aprile chiediamo di ‘attuare ogni misura per ridurre i picchi di utilizzo del trasporto pubblico’”. Gli ospedali “soffrono una pressione difficilmente sostenibile nel lungo periodo”.

Il coordinatore dl Cts si conferma “un fautore della scuola al 100%. Il vero coraggio è tenerle aperte e adattare il sistema a questa esigenza. Dobbiamo difenderlo se non vogliamo trovarci centinaia di migliaia di ragazzi terrorizzati e affetti dalla sindrome della capanna”.

Galli: il distanziamento completo non c’è

Tra gli scettici sul tenere necessariamente le scuole aperte è invece Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’università Statale di Milano e primario dell’Ospedale Sacco: durante la trasmissione Agorà, su Rai 3, il medico ha detto che “anche se con molta sofferenza non si può che affermare che le scuole non possono esser considerate, al di là delle dichiarazioni politiche, dei luoghi sicuri” perché “non ci sono in questo momento, in questo paese, luoghi sicuri”.

Commentando la decisione di Emiliano di chiudere le scuole della Puglia, tranne l’infanzia, Galli ha detto che “nonostante tutti gli sforzi fatti per la scuola, resta il rischio per tutto quello che viene prima, dopo e talvolta durante, perché il distanziamento completo non lo riesci a ottenere”.

Secondo il primario “non sicuro lo è qualsiasi luogo che comporti la concentrazione per diverse ore di numerose persone”.

“Di tempo – ha aggiunto – se n’è perso veramente tanto in questi mesi da parte di tutti – ha detto Galli – e i trasporti sono una delle cose principali in cui si è perso tempo”. Ma il rischio, conferma, è anche nei ristoranti. “La settimana scorsa i Cdc (Centri per il controllo delle malattie statunitensi) di Atlanta, hanno citato uno studio che mostra come essere insieme a mangiare, in alcune realtà, rappresenta un problema per la diffusione”.

Chi ha meno certezze sulla necessità di tenere aperte le scuole sono i governatori. Quello della Campania, Vincenzo De Luca, non ci ha pensato due volte a chiuderle e a confermare l’iniziativa, respingendo anche l’invito della ministra Lucia Azzolina a tornare sui suoi passi.

Emiliano: la situazione è grave

Tra coloro che ritengono che si sia oltrepassata la soglia del rischio e occorra passare alla dad è anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

“Sospendendo la didattica in presenza ho esercitato le mie legittime prerogative previste dalla legge, come il presidente del Consiglio ha esercitato le sue con i vari Dpcm che ha emesso”, ha detto il governatore a proposito dell’ordinanza di chiusura delle scuole con avvio da venerdì 30 ottobre.

Nel corso della giornata era circolata, soprattutto sui social, la notizia di ritiro dell’ordinanza. “E’ un falso – ha replicato Emiliano – messo in piedi da chi evidentemente non si rende conto della gravità del momento e si diverte a seminare confusione. Se ho qualcosa da dire al Governo o al presidente Conte lo faccio nella sede competente in riservatezza e senza polemizzare pubblicamente”.

“Siamo in una vicenda più grave del previsto – ha continuato Emiliano – che va gestita con unità e rispetto reciproco”.

“Stiamo cercando soluzioni per le famiglie pugliesi che non sanno dove lasciare i bambini più piccoli e sono certo che riusciremo ad attutire il loro disagio nei prossimi giorni”.

Azzolina: chi chiude le scuole si illude

Intanto, però, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha risposto al governatore pugliese.

Pensare di risolvere il problema chiudendo le scuole – ha detto la ministra – è una mera illusione. Perché i ragazzi escono, anzi usciranno di più e rischieranno di contagiarsi. A scuola invece, non solo ci sono misure di sicurezza, ma anche protocolli che permettono controllo e tracciamento. Si riaprano al più presto le scuole“, ha chiosato Azzolina.

Con la ministra si è schierato il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri che ha detto: “non risulta che la scuola faccia crescere i contagi”.

Nel frattempo, però, i governatori le chiudono, ad iniziare dalle superiori.

Covid Sicilia, didattica in presenza non oltre il 25% e solo in casi particolari

da La Tecnica della Scuola

«Per garantire la continuità didattica a tutti gli studenti degli istituti superiori, ad oggi in Dad al 100 per cento come da ultima ordinanza regionale, i dirigenti scolastici che rilevino la presenza di situazioni di particolare disagio per alcuni allievi od oggettive difficoltà organizzative, potranno consentire un ritorno alla didattica in presenza fino al limite del 25 per cento».

A dichiararlo l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla, durante la riunione della task-force regionale, e chiairto con una circolare inviata ai Dirigenti scolastici della Sicilia, per il tramite dell’Ufficio scolastico regionale.

Come abbiamo comunicato qualche giorno fa, con una circolare del 26 ottobre, il dipartimento regionale della Protezione civile ha introdotto, in raccordo al recente Dpcm che stabilisce per le scuole superiori l’adozione della Dad solo pari al 75% delle attività, alcune indicazioni integrative rispetto all’ordinanza regionale.

La Regione affida, pertanto, ai dirigenti scolastici la facoltà di gestire un parziale e limitato ritorno all’espletamento delle attività didattiche in presenza, per garantire la prosecuzione del processo formativo a soggetti disabili o in condizione di particolare disagio socio-economico, ovvero per superare difficoltà organizzative dei singoli istituti.

Il governo Musumeci intende, dunque, preservare la continuità del processo educativo dal possibile isolamento o dall’eventuale esclusione dalle attività scolastiche di soggetti con particolari bisogni educativi o in condizione di particolare disagio, a causa di oggettive difficoltà di ordine personale o familiare, tali da impedire la fruizione a distanza delle lezioni. Pertanto, è stato deciso di consentire, limitatamente alle suddette circostanze e con il limite del 25 per cento, come da Dpcm, il ricorso alla didattica tradizionale, pur sempre in presenza di motivate situazioni.

Organico Covid: in alcune Regioni stop alle supplenze

da La Tecnica della Scuola

Come abbiamo già riportato nei giorni scorsi, alcuni Uffici scolastici regionali hanno disposto lo stop alle scuole ad ulteriori assunzioni a tempo determinato dal cd. Organico Covid.

Secondo quanto denunciato dalla FLC CGIL, infatti, le note con cui gli USR invitano le scuole a interrompere la stipula dei contratti sembrano essere collegate ad una sottostima dei costi standard mensili dei contratti presente nella tabella B dei Decreti Interministeriali MEF/MI n. 95 del 10 agosto 2020 e n. 109 del 28 agosto 2020, con la conseguente mancata copertura finanziaria delle assunzioni a tempo determinato autorizzate.

Sempre secondo il Sindacato, pare manchino in media circa 200 euro al mese per ogni contratto di supplenza.

A tale criticità si aggiungono risorse limitate (10% del budget complessivo) e del tutto insufficienti a far fronte alle necessità di sostituzioneper lunghi periodi  del suddetto personale (congedo parentale, per maternità, per assistenza disabili) per le quali il MEF/NOIPA non consente di attingere ai fondi assegnati alle scuole per le supplenze brevi e saltuarie.

Sui contratti c’è ancora la vecchia dicitura

Il Sindacato segnala anche che ad oggi molte convocazioni dei “supplenti COVID” riportano ancora la dicitura per cui questo personale sarebbe licenziabile in caso di sospensione della attività didattiche in presenza, e la stessa cosa riportano ancora i contratti generati dal sistema informatizzato, sebbene questa previsione non sia più corretta alla luce nella nuova normativa. Il Sidi quindi va aggiornato alla luce di quanto previsto dall’art. 6 quater del DL 104/2020, convertito con modificazioni dalla L 126/2020, che prevede che in caso di sospensione dell’attività didattica in presenza il personale dell’organico di emergenza assicuri le prestazioni lavorative con le modalità del lavoro agile.

La ratifica dell’ipotesi del CCNI sulla DDI dipende dalla Flc-cgil

da Tuttoscuola

Il Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) sulla Didattica a Distanza Integrativa (DDI) è per il momento ancora a livello di ipotesi, in quanto, per essere ratificato definitivamente, deve essere sottoscritto dalla maggioranza dei sei sindacati rappresentativi.
Per il momento l’ipotesi è stata sottoscritta soltanto dalla Cisl-scuola (che detiene il 24,73% di rappresentatività) e dall’Anief (6,16% di rappresentatività), per un totale del 30,89%.

Rappresentatività
Comparto scuola

Cisl-scuola
24,73%

Flc-cgil
24,01%

Uil-scuola
15,60%

Snals
13,65%

Gilda
9,24%

Anief
6,16%

Tre sindacati che hanno una rappresentatività minore hanno dichiarato la decisa intenzione di non volere sottoscrivere l’ipotesi: Snals e Gilda per questioni di metodo e di merito, mentre l’Uil scuola motiva il suo no, tra l’altro, per la mancata previsione di pause nel lavoro al computer, l’assenza di considerazione dei lavoratori fragili e.
La posizione della Flc-cgil sembra essere momentaneamente interlocutoria: l’eventuale sottoscrizione garantirebbe il raggiungimento sicuro della maggioranza (54,90%), ma, in caso diverso, l’ipotesi dovrebbe essere nuovamente ridiscussa da capo.
Nel frattempo l’incalzare della pandemia e la disposizione della DDI al 75% per gli istituti superiori rende quanto mai urgente una sua regolamentazione.

Ritorno alla DaD: problemi per studenti a casa e per docenti a scuola

da Tuttoscuola

85 milioni per la didattica digitale integrata sono stati previsti dal Decreto Ristori per finanziare l’acquisto di 200mila nuovi dispositivi per gli studenti meno abbienti e per l’installazione di oltre 100mila connessioni.  Ma c’è comunque un’altra questione non considerata in questa fase di ritorno alla didattica a distanza che riguarda gli insegnanti.

Non ci riferiamo tanto alla tribolata questione della apposita contrattazione integrativa che sta registrando una spaccatura tra i sei sindacati rappresentativi, quanto piuttosto alla condizione di operatività dei docenti (soprattutto degli istituti superiori) impegnati nei collegamenti con i loro alunni.

Rispetto a questa primavera, quando la gestione della DaD prevedeva collegamenti da remoto sia per gli insegnanti che per gli studenti, attualmente, invece, in remoto ci sono soltanto gli alunni (il DPCM 28 ottobre ha disposto per le superiori almeno il 75% delle lezioni in remoto).

In Puglia da domani e in Campania nei giorni scorsi da remoto ci sono tutti gli alunni del primo e del secondo ciclo, ma non i loro insegnanti che, fatta salva diversa disposizione ministeriale, dovrebbero operare da scuola.

Virtualmente tutte le scuole dovrebbero disporre di laboratori informatici e di computer a cui i docenti possono accedere, ma non è sempre così o, quanto meno, è necessario che nei collegamenti gli insegnanti possano operare in luogo separato, come, ad esempio, la propria aula, in simultanea con colleghi di altre classi collegati con i loro alunni.

Il finanziamento del DL Ristori prevede l’acquisto di pc per studenti meno abbienti, ma sembra dare per scontato che i docenti ne siano provvisti o che possano utilizzare quelli in dotazione della scuola. Ma non è sempre così e non si può certamente pretendere che gli insegnanti suppliscano alla eventuale carenza dell’Amministrazione con strumentazione personale.

Educazione Civica: online il nuovo portale

da Tuttoscuola

Un portale con informazioni e materiali utili sul nuovo insegnamento dell’Educazione civica obbligatorio, da quest’anno, fin dalla scuola dell’infanzia. Lo mette a disposizione da oggi il Ministero dell’Istruzione all’indirizzo www.istruzione.it/educazione_civica.

Costituzione, Diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà. Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio. Cittadinanza digitale. Sono questi i tre assi su cui si basa il nuovo insegnamento e attorno a cui ruotano i contenuti della pagina dedicata dove, oltre alle Linee Guida sull’Educazione civica emanate a giugno, sono presenti, e verranno costantemente integrati, ulteriori materiali di approfondimento relativi alle esperienze che le singole scuole stanno realizzando. Inoltre, la sezione è arricchita con un’area dedicata agli strumenti per la formazione e con risposte alle domande frequenti sul tema. Sulla pagina sono poi disponibili link utili, su temi strettamente connessi alla formazione delle cittadine e dei cittadini di domani: la lotta a bullismo e al cyberbullismo, l’educazione finanziaria, storia e cittadinanza europea.

“Come Ministero – commenta la Ministra Lucia Azzolina – stiamo cercando di dare al personale, agli studenti e anche alle famiglie strumenti utili per approfondire i singoli argomenti di interesse. Con questa pagina sull’Educazione civica raccoglieremo in un’unica sezione i materiali, ma anche le buone pratiche per dare visibilità al grande lavoro che si fa ogni giorno nei nostri Istituti scolastici, su temi fondamentali per crescere come cittadini attivi, consapevoli, capaci di analizzare con spirito critico la realtà e viverla responsabilmente”.

Nota 30 ottobre 2020, AOODPPR 1776

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per le risorse umane, finanziarie e i contratti UfficioIV ex Direzione Generale per le risorse umane e finanziarie

Agli Uffici dell’Amministrazione Centrale MI e MUR
Agli Uffici Scolastici Regionali
e, p.c. Alle Organizzazioni Sindacali
Al Dipartimento per la Funzione Pubblica
protocollo_dfp@mailbox.governo.it

OGGETTO: Misure di Contenimento COVID – Decreto legge 28 ottobre 2020, n. 137

Nota 20 ottobre 2020, AOODGSIP 2809

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento Scolastico
Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano
Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento
Trento
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola località Ladine
Bolzano
Al Sovrintendente degli Studi per la Regione Valle d’Aosta
Aosta

Oggetto: Educazione ambientale, alla sostenibilità, al patrimonio culturale, alla cittadinanza globale – Offerta formativa per l’anno scolastico 2020-21.