Rinnovo RSU

L’art. 15 , comma 1, del Decreto-Legge 30 novembre 2020, n. 157, Ulteriori misure urgenti connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, prevede che “(…) in via eccezionale e con riferimento al periodo contrattuale 2022-2024 sono prorogati, in deroga all’articolo 42, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001, gli organismi di rappresentanza del personale anche se le relative elezioni siano state già indette. Le elezioni relative al rinnovo dei predetti organismi di rappresentanza si svolgeranno entro il 15 aprile 2022.


Art. 15.
Differimento delle elezioni degli organismi della rappresentanza sindacale

1. Tenuto conto dell’emergenza epidemiologica in atto, con riferimento al periodo contrattuale 2022-2024, i dati relativi alle deleghe rilasciate a ciascuna amministrazione, necessari per l’accertamento della rappresentatività di cui all’articolo 43 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sono rilevati alla data del 31 dicembre 2021 e trasmessi all’ARAN non oltre il 31 marzo dell’anno successivo dalle pubbliche amministrazioni, controfirmati da un rappresentante dell’organizzazione sindacale interessata, con modalità che garantiscano la riservatezza delle informazioni. In via eccezionale e con riferimento al periodo contrattuale 2022-2024 sono prorogati, in deroga all’articolo 42, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001, gli organismi di rappresentanza del personale anche se le relative elezioni siano state già indette. Le elezioni relative al rinnovo dei predetti organismi di rappresentanza si svolgeranno entro il 15 aprile 2022.
2. Gli appositi accordi di cui all’articolo 42, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie, possono prevedere il ricorso a modalità telematiche in funzione dello snellimento delle procedure anche con riferimento alla presentazione delle liste ed alle assemblee sindacali.

Decreto-Legge 30 novembre 2020, n. 157

Ulteriori misure urgenti connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. (20G00183)

(GU n.297 del 30-11-2020)

Consiglio dei Ministri dell’Istruzione dell’UE

La Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha partecipato il 30 novembre, in videoconferenza, alla riunione informale del Consiglio dei Ministri dell’Istruzione dell’Unione Europea. Al centro del confronto, lo spazio europeo dell’istruzione e il futuro quadro strategico di cooperazione per l’istruzione e la formazione.

La riunione è stata guidata dalla Ministra del Governo Federale Tedesco, Anja Karliczek. Hanno partecipato anche il Vice Presidente della Commissione, Margaritis Schinas, e la Commissaria all’Istruzione, Ricerca, Innovazione, Cultura e Gioventù, Marija Gabriel.

“Ringrazio la Ministra tedesca Karliczek per il confronto che si è svolto oggi e il Vice Presidente Schinas per il rafforzato sostegno offerto dalla Commissione nel ribadire il ruolo fondamentale delle politiche per l’istruzione e la formazione nei nuovi orientamenti strategici per la crescita sostenibile dell’Unione”, ha detto la Ministra Azzolina durante l’incontro.

“Credo fermamente che le lezioni apprese nel corso della nostra consolidata esperienza di cooperazione sull’istruzione e la formazione, fondata sui nostri valori europei, costituiscano una solida base per rendere concreta la visione di uno spazio europeo dell’istruzione e per procedere adesso con lo sviluppo del quadro di azione per il prossimo decennio. Questa importante collaborazione si è rafforzata negli ultimi difficili mesi, durante i quali la pandemia ha reso ancor più evidente la centralità delle politiche per l’istruzione e la formazione nel rispondere alla crisi e favorire la ripresa economica. In questo momento l’Unione europea ha un’opportunità unica per dare nuovo impulso alla crescita, facilitando la transizione verso un’economia resiliente, sostenibile e digitale”, ha concluso la Ministra.

La riunione è stata preceduta dalla cerimonia di adozione della Dichiarazione di Osnabrück che ha l’obiettivo di rafforzare le politiche di istruzione e formazione professionale e la transizione nel mercato del lavoro.

In apertura del Consiglio, la Ministra Karliczek ha presieduto una cerimonia simbolica ribadendo l’impegno europeo al rispetto della libertà di espressione e più in generale dello stato di diritto dell’Unione europea. In segno di solidarietà nei confronti delle vittime del terrorismo nei recenti attentati in Francia e Austria, i Ministri hanno osservato un minuto di silenzio, esponendo un cartello con l’articolo 11 della Carta europea dei Diritti Fondamentali dell’UE, dedicato alla libertà di espressione.

Della valutazione e dintorni

Della valutazione e dintorni

di Maurizio Tiriticco

Su FB il prof. Alessandro racconta che nel suo istituto i colleghi gli raccomandano di non assegnare mai nel primo trimestre voti superiori al 7! E ciò senza una particolare e plausibile giustificazione. Forse – penso – per non rischiare di creare attese da parte degli alunni! Mah! Che dire? La cosa mi ha stupito e mi ha indignato! Mi chiedo: ma questo è il livello di professionalità di alcuni nostri insegnanti? Pertanto mi sono sentito in dovere di scrivere quanto segue…. e farlo conoscere ad Alessandro.

La prova/prestazione di un alunno, orale, scritta o pratica, è quella che è in ogni periodo dell’anno scolastico e va valutata per quello che è! La scelta effettuata dai colleghi di Alessandro mi meraviglia, mi stupisce e… mi indigna anche! Pertanto non possofare a meno di dimostrare ad Alessandro la mia stima per aver rappresentato pubblicamente su FB i suoi dubbi circa la raccomandazione -cosiddetta – deicolleghi: E spero che non sia anche del suo DS! Caro Alessandro! Nel nostro ordinamento i voti sono dieci e vanno utilizzati sempre TUTTI e SOLO PER INTERO! Lo zero non va mai utilizzato! Perché la scala è decimale! E va anche sottolineato che le ordinanze ministeriali in merito alla valutazione degli alunni non fanno mai alcun cenno ai più, ai meno, ai meno meno, ai mezzi e a tutte le altre amenità che in genere sprovveduti insegnanti sono soliti adottare. I quali,pertanto, adottano spesso criteri arbitrari ed assolutamente EXTRA LEGEM!

Caro Alessandro! Quando i tuoi colleghi ti fanno notare che i tuoi voti sono troppo alti e che, almeno per il primo quadrimestre, dovresti assegnare (non “mettere”) come voto massimo 7, sono assolutamente ancora EXTRA LEGEM! Se un alunno non è incorso in nessun errore, perché non dovresti dargli 10? Ed ancora! Il dpr 275/99, che reca “norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche”, all’articolo 4, punto 4, prevede tra l’altro che, all’inizio di ciascun anno scolastico, “le istituzioni scolastiche… individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale…”. Ciò perché insegnare e valutare in un liceo classico di un quartiere “bene” è ben diverso dall’insegnare e valutare in una scuola dell’obbligo di borgata, spesso frequentata anche da alunni stranieri. Ma ciò non significa che la scala decimale venga di fatto manipolata1

Aggiungo anche che occorre sempre fare una opportuna differenza tra il MISURARE la prestazione di un alunno (di fatto, la conta degli errori) ed il VALUTARLA con l’attribuzione di un giudizio espresso anche con un voto. Esempio banale: tre errori commessi in un elaborato di tre righe non sono equiparabili con tre errori commessi in un elaborato di tre pagine. Buon lavoro, carissimo! E di’ ai tuoi colleghi di leggere attentamente le norme – e non solo relative alla valutazione – e di applicarle correttamente! Anche perché, dopo il MISURARE le conoscenze acquisite ed il VALUTARE le abilità dimostrate nel loro uso, segue anche il CERTIFICARE le competenze che un alunno ha maturato al termine di un percorso di studi. Ecco un esempio, banale, ma chiaro: l’alunno Antonio CONOSCE la sequenza numerica e le quattro operazioni aritmetiche; è ABILE nell’acquisto di un quotidiano; è COMPETENTE quando, dovendo fare importanti compere al supermercato, sa considerare e valutare sia il rapporto prodotto/prezzo dei beni che le possibilità di acquisto, nonché quanto può spendere in ordine ai soldi di cui dispone. E tutti questi adempimenti non sono sempre semplici! Pertanto, se l’alunno x realizza il tutto con successo, il voto che gli si dovrebbe attribuire è dieci! Senza ingiustificabili sconti Caro Alessandro! Scusami della sintesi, ma FB non consente lunghi saggi!

Scuola alla deriva

Cuzzupi: con l’Azzolina e De Micheli scuola alla deriva, corbellerie al posto dei fatti!

Ormai abbiamo appurato che, con questo esecutivo, al peggio non c’è mai fine. Di fronte alla situazione drammatica che sta vivendo il nostro Paese con oltre decine di migliaia di contagi al giorno e un numero di vittime raccapricciante, si continua, per un mero disegno opportunistico e scellerato, a voler aprire le scuole ad ogni costo ignorando del tutto la salute pubblica. Docenti, Personale ATA, addetti che vivono il mondo della scuola, i ragazzi stessi e le loro famiglie non possono essere vittime di stupidaggini che ci stanno spingendo verso il baratro.”

Il Segretario Nazionale UGL Scuola, Ornella Cuzzupi, è profondamente indignata dagli ultimi risvolti del “caso scuola”.

Adesso, qualche altro genio, presumibilmente per non apparire seconda a nessuno, ha ipotizzato la nefanda ipotesi di apertura degli istituti scolastici anche il sabato pomeriggio e la domenica. Una follia allo stato puro! Un vero ritenere la scuola un laboratorio per carne da macello, cancellando, con la scusa del coronavirus, anche le più elementari forme di logica e diritto. Tra l’altro l’istituzione scuola, tanto per ricordarlo, ha l’alta funzione di educare e istruire e non di mero parcheggio per i ragazzi. i problemi di chi lavora, si riconducano nell’alveo naturale e si risolvano senza che sia la scuola a pagarne le conseguenze in termine di contagi, vittime e perdita di diritti”.

L’UGL Scuola dunque rimane irremovibile sulla posizione di una riapertura delle scuole solo ed unicamente quando sarà concretizzato un calo di contagi tali che fornisca ampia garanzia sulla gestione di eventuali nuove emergenze e quando le strutture scolastiche saranno messe oggettivamente e strutturalmente in grado di limitare i fattori di rischio.

Questi due elementi – continua Ornella Cuzzupi – non possono essere aggirati da trovate estemporanee come l’assurda presunzione di immunità delle aule scolastiche o dall’aprire le classi anche il sabato pomeriggio e la domenica. Invece di cominciare a lavorare seriamente per garantire la sicurezza delle scuole e dei trasporti e, nel frattempo, migliorare al massimo la didattica a distanza ci si lascia andare a queste sciaguratezze per non ammettere la propria, totale, inadeguatezza a coprire ruoli fondamentali per un qualsiasi Paese civile. Da parte nostra saremo al fianco di tutto il personale scolastico e delle famiglie che si opporranno a queste assurdità governative”.

Federazione Nazionale UGL Scuola       

Il Segretario Nazionale

Ornella Cuzzupi

Edifici vecchi di mezzo secolo e fuori norma

Scuola. Edifici vecchi di mezzo secolo e fuori norma: Fondazione Architetti lancia l’allarme

“In Italia l’edilizia scolastica versa in una situazione disastrosa, le strutture hanno un’età media di 52 anni e non garantiscono la sicurezza né dal punto di vista sismico né da quello della prevenzione del contagio da Covid-19, e nemmeno nel rispetto delle misure antincendio. Partendo da queste priorità, è urgente ripensare a una nuova idea di scuola come spazio polifunzionale, hub di servizi sostenibile, con aree reversibili e riutilizzabili. E’ il progetto futuro dell’architettura, che lancia l’allarme scuola e si propone come strumento di coordinamento per i prossimi decenni, in una integrazione strategica nella gestione delle risorse economiche con l’incontro tra il pubblico e il capitale privato, in sinergia con i fondi strutturali europei”.

E’ quanto emerso dalla ricerca dal titolo ‘Scuola Social Impact’condotta dallo studio internazionale Atelier(s) dell’architetto Alfonso Femia, con sedi a Parigi, Milano e Genova e curata dall’amministratore delegato della società di consulenza Iniziativa, Ivo Allegro.

Lo studio è stato presentato in un webinar organizzato dalla Fondazione per l’Architettura e dall’Ordine degli Architetti di Torino, con gli interventi di esponenti delle istituzioni, delle Fondazioni “Agnelli”, “Scuola della Compagnia di San Paolo” e “Architettura”, oltre a professionisti del settore energetico.

dati del Miur, sui quali si è focalizzato il dibattito dei relatori, offrono una panoramica desolante: degli oltre 40mila edifici scolastici presenti in Italia più di 3mila sono inattivi e 34 a causa di calamità; quasi 22mila non hanno il certificato di agibilità e più di 23mila quello di prevenzione incendi; 35mila sono fuori regola antisismica; oltre 15mila sono privi del collaudo statico; circa 8mila non possiedono il documento di valutazione rischi.

“E’ evidente che serve una riqualificazione economicamente sostenibile delle strutture scolastiche – ha sottolineato Allegro – per cui bisogna modificare le logiche gestionali attivando l’energia imprenditoriale e le risorse finanziarie dei privati mediante Partenariato Pubblico-Privato (PPP) e strumenti di ingegneria finanziaria”.

“Occorre trasformare la scuola nel motore infrastrutturale, funzionale, economico della rigenerazione urbana” ha evidenziato Alfonso Femia, precisando che “la scuola è città e deve essere ripensata come luogo che integri alla dimensione spaziale quella temporale, analizzando le esigenze complessive della comunità nel breve e nel medio periodo e l’osservazione dell’andamento demografico, in un’ottica di flessibilità e trasformabilità dell’edificio”.

“E’ necessario affrancarsi da una concezione ormai datata di edilizia scolastica. La scuola deve uscire dall’emergenza per accreditarsi come occasione di rilancio culturale ed economico del Paese, concretizzando il luogo in grado di abilitare lo “sviluppo della persona umana” costituzionalmente garantito ma spesso, nei fatti, negato” ha concluso l’ad di Iniziativa, Allegro.

#LaScuolaPerMe

Molti ne parlano, tanti ne sottolineano il valore, per tutti deve essere una priorità. Per questo il Ministero dell’Istruzione ha deciso di rendere omaggio alla scuola e al ruolo che riveste nella vita di ciascuna e ciascuno con la campagna social #LaScuolaPerMe che raccoglierà le voci di studentesse, studenti, docenti, dirigenti, personale scolastico, famiglie, cittadini. Un racconto collettivo dedicato alla più importante Istituzione del Paese.

Si parte oggi.

“#LaScuolaPerMe è…”, i primi a raccontarlo sono Elena, Anna, Benedetta, Marco, Alex, Asia, Enrico, Nathalie, Beatrice, Rachele e Giorgia, studentesse, studenti, docenti, genitori che hanno collaborato alla realizzazione del video di lancio della campagna del Ministero.

Ma tutti potranno partecipare: basterà postare un video, una foto, utilizzando l’hashtag #LaScuolaPerMe e rispondere alla domanda “Cosa è per te la scuola?”, condividendo un pensiero, ma anche semplicemente un ricordo o un’emozione legati al periodo scolastico. Il Ministero raccoglierà e rilancerà sui propri canali i video e i messaggi che saranno diffusi sui social.

Da base ad avanzato: ecco i 4 giudizi che sostituiscono i voti alle elementari

da Il Sole 24 Ore

di Eu.B.

Era dalla legge Gelmini del 2008 che i voti alle elementari erano espressi in decimi. Ma da quest’anno si cambia. A prevederlo è il decreto scuola approvato l’estate scorsa che ha reintrodotto i giudizi descrittivi alla scuola primaria. E desso arriva anche l’ordinanza ministeriale che mette in pratica la novità. Sia negli scrutini di metà anno che in quelli finali ci saranno quattro livelli si partirà dal livello «in via di acquisizione» e si finirà ad «avanzato».

L’ordinanza ministeriale
Il testo, che è stata illustrato alle organizzazioni sindacali e che deve ottenere il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione prima di diventare operativa, introduce il giudizio descrittivo per ciascuna delle discipline previste dalle Indicazioni nazionali per il curricolo, Educazione civica compresa. Un cambiamento che – nelle intenzioni della ministra Lucia Azzolina – punta a rendere la valutazione degli alunni sempre più trasparente e coerente con il percorso di apprendimento di ciascuno. Nell’elaborare il giudizio descrittivo, infatti, si terrà conto del percorso fatto e della sua evoluzione.

I 4 livelli di giudizio
Al posto della vecchia numerazione in decimi, sia nella pagella del primo quadrimestre che in quella finale, le famiglie e i bambini potranno trovare quattro giudizi per ogni materia. Vediamoli nel dettaglio:
-Avanzato: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente, sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità.
Intermedio: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note, utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo.
Base: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità.
In via di prima acquisizione: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente.

Gli alunni con disabilità
La valutazione degli alunni con disabilità certificata sarà correlata agli obiettivi individuati nel Piano educativo individualizzato (Pei), mentre la valutazione degli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento terrà conto del Piano didattico personalizzato (Pdp).

Confermato l’obbligo di mascherina
Restando alla scuola elementare va poi segnalata la sentenza di ieri del Consiglio di stato, che conferma l’obbligo di mascherina al banco e suggerisce di avviare un «monitoraggio ove possibile costante, e immediato per gli scolari che diano segno di affaticamento, del livello di ossigenazione individuale dopo l’uso prolungato della mascherina», mediante «apparecchi di misurazione di semplicissima utilizzabilità» in comune commercio.

Le regioni in coro: riapertura il 7 gennaio
Tutto ciò mentre proseguono gli incontri per individuare le modalità e i tempi più idonei alla riapertura «graduale» delle scuole, stavolta medie e superiori, invocata dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, mercoledì. Se possibile passando prima da un tavolo nazionale, come invocato dalle autonomie locali durante il vertice sulle misure da prendere nel nuovo Dpcm (che non vedeva però la scuola tra gli ordini del giorno, ndr). Dal canto loro, i governatori frenano e individuano nel 7 gennaio la data giusta per il ritorno in classe. Una posizione espressa in mattinata da Luca Zaia (Veneto) e Giovanni Toti (Veneto) e fatta propria dall’interenza Conferenza delle regioni. I nodi sono sempre gli stessi: tracing, scaglionamento degli orari e trasporto pubblico. Temi rilanciati anche dai sindacati e dai presidi fermi nel motto “tornare in classe sì ma in sicurezza».
Ad Azzolina e al premier Giuseppe Conte il compito di fare, nei prossimi giorni, la sintesi. Nelle risposte via Instagram ai quesiti dei ragazzi, la responsabile dell’Istruzione si è limitata a confermare che sta lavorando per riportarli «quanto prima a scuola», pur riconoscendo che, per effetto del quadro epidemiologico, «dobbiamo essere cauti e fare delle scelte». Quali lo scopriremo presto. Anche perché il primo slot utile (il 9 dicembre) si avvicina.

Da marzo a oggi due docenti su tre si sono formati sul digitale

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Zone rosse che scattano. Istituti scolastici che chiudono. Alunni che seguono le lezioni da casa. Visto con gli occhi della scuola, il film che il governo sta proiettando da metà ottobre sembra un remake di quello già offerto in primavera. In attesa di scoprire se anche il finale sarà lo stesso – con tutti gli studenti italiani costretti davanti uno schermo – un primo elemento di discontinuità nella sceneggiatura già si percepisce. E riguarda la preparazione digitale dei docenti. Che, complice lo stato di necessità indotto dalla pandemia, è aumentata rispetto al recente passato. Basti pensare che con i 5 milioni del decreto Cura Italia di marzo sono oltre 572mila i prof che hanno seguito almeno un corso sulla didattica a distanza (Dad). Più dei 2/3 del totale. E segnali analoghi arrivano sia dall’uso della piattaforma nazionale Sofia, sia dalle scelte di acquisto con la card da 500 euro.

A pensarla così è anche la ministra Lucia Azzolina. Nel sottolineare che «investire sulla formazione di tutto il personale, senza eccezioni, è indispensabile per rispondere in modo adeguato, attento e coerente alle esigenze che i tempi dell’innovazione digitale impongono», al Sole 24Ore di Lunedì 16 novembre la titolare dell’Istruzione ha sottolineato: «In questi mesi abbiamo affrontato l’emergenza sanitaria cercando di trarne anche delle opportunità». Per lei, «l’accelerazione degli investimenti su innovazione e formazione sul digitale ne sono una dimostrazione». In totale per connettività e device da marzo sono stati stanziati 414,9 milioni.

La pandemia come spartiacque

Per la formazione digitale dei insegnanti il Covid-19 è stato uno spartiacque. Complice un quadro normativo confuso, che rendeva la formazione in servizio obbligatoria per legge ma facoltativa per contratto, la situazione pre-emergenza non era delle migliori per passare dall’oggi al domani, come accaduto con il lockdown, dalle lezioni in aula al web. Dei 393mila prof iscritti alla piattaforma nazionale Sofia appena 145mila avevano seguito almeno un corso nell’anno scolastico 2018/19 e, di questi, solo il 32% aveva scelto l’innovazione. Poi è arrivato il coronavirus con gli effetti intercettati dai dati del 2019/20. Sebbene i docenti formatisi con Sofia siano scesi a 143mila – un calo così lieve che dal ministero lo considerano un successo visti i 6 mesi di scuole chiuse alle spalle – risulta comunque aumentata (al 39%) la quota di chi si è aggiornato sulla didattica digitale: unico settore in crescita insieme a cittadinanza e sostenibilità.

Le altre iniziative formative

Un’altra conferma dell’effetto pandemia arriva dai numeri sull’utilizzo dei 5 milioni per l’aggiormamento dei prof previsti dal Cura Italia di marzo. E dai 572.888 docenti che si sono formati sulla Dad (su 836mila in organico, pari al 68%) da allora a oggi. Più nel dettaglio, il 92,5% ha seguito un corso nella scuola organizzato dagli animatori digitali e dal team dell’innovazione, il 21,1% ha beneficiato delle attività delle équipe formative territoriali e il 12,3% si è rivolto all’Indire e alle avanguardie educative (1.175 istituti in tutta italia).

Il terzo indizio lo fornisce il programma “Formare al futuro”, che è stato lanciato nell’ambito del Piano nazionale scuola digitale e che può contare sulle risorse del Pon Istruzione. Nel primo semestre 2020 i Future labs nati al suo interno hanno formato 39.066 docenti in servizio sull’e-learning, sul cloud, sui contenuti digitali. Un’attività che è andata avanti anche a luglio e agosto come dimostrano gli 8.811 insegnanti distribuiti in 97 iniziative formative (dalle lezioni in 3D alla realtà al gaming). E che, in tutto l’anno scolastico 2020/21, dovrebbe riguardare 120mila prof. In attesa nella piattaforma online di “Formare il futuro”, data per imminente, che ospiterà tutte le lezioni registrate.

In ulteriore supporto giungono, infine, le statistiche sull’uso della card formazione da 500 euro che è finanziata annualmente con 380 milioni e che spetta ai soli prof di ruolo. Dei 350 milioni spesi dai docenti nel 2019/2020 il 68% (239,6 milioni) è andato all’hardware e un altro 1,6% al software. Per un totale di quasi il 70% contro il 66% dell’anno prima. Una dotazione digitale che è già tornata utile durante il lockdown e che, alla luce della formazione sul campo, si spera possa esserlo anche ora.

Chi non segue o disturba rischia anche la bocciatura

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Gli studenti delle superiori, in alcune regioni anche del primo ciclo, sono tornati a seguire le lezioni a distanza, almeno fino al 2 dicembre. I ragazzi dovranno quindi collegarsi da casa, e seguire le lezioni. Facciamo subito una premessa: la didattica digitale integrata è scuola a tutti gli effetti; questo significa che gli alunni dovranno rispettare le stesse regole previste in presenza.

Le scuole si sono attrezzate grazie all’applicazione del piano per la didattica digitale integrata inserito ad inizio anno nel Ptof e stilato sulla base delle linee guida ministeriali del 7 agosto 2020.

Patto educativo
di corresponsabilità

Se gli organi collegiali hanno stabilito regole precise per la realizzazione della didattica digitale integrata (Ddi), spetta agli studenti seguirle e ai genitori monitorare il percorso didattico a distanza dei propri figli e collaborare con i docenti per lo svolgimento regolare delle lezioni in modalità digitale, come previsto dal patto educativo di corresponsabilità, sottoscritto a inizio anno, opportunatamente integrato per rispondere alla pandemia.

Il rischio di bocciatura

In particolare, gli studenti sono tenuti a frequentare l’intero orario giornaliero previsto dal piano per la Ddi. Come detto, la didattica on line è scuola a tutti gli effetti. Se, per motivi di necessità, gli studenti non seguono le video lezioni giornaliere, le assenze devono essere giustificate. E devono esserlo anche gli ingressi in ritardo o le uscite in anticipo rispetto all’orario giornaliero.

Insomma, lo scorso anno, le scuole erano impreparate, ma quest’anno gli studenti devono seguire le attività programmate a distanza. Non può essere superata la soglia del 25% di ore d’assenza, salvo serie motivazioni, tra cui problemi di connessione da dimostrare. Per essere promossi è, infatti, necessario frequentare almeno il 75% delle ore previsto dal curricolo di studi. Altrimenti, si rischia la bocciatura.

Necessario scoraggiare la scelta di quali lezioni seguire nell’arco della mattinata. Qualche furbetto potrebbe provare a seguire la prima ora di italiano, ma poi “bucare” la seconda di matematica, e ricominciare in terza ora quando tocca a educazione fisica. Gli studenti sono invitati a tenere un comportamento corretto e rispettoso nei confronti dei docenti che faticano nella preparazione della lezione che richiede l’utilizzo di metodologie didattiche innovative.

Il voto di condotta

I comportamenti poco rispettosi assunti dagli studenti non potranno che pesare sia sulla valutazione delle competenze di cittadinanza attiva e digitale che sul voto di condotta e di profitto nelle varie materie. E quest’anno non si prevedono grossi sconti. La condotta fa media e, negli scrutini finali del triennio, concorre all’attribuzione del credito scolastico e del voto agli esami di Stato.

Il regolamento di istituto

Anche i regolamenti di istituto sono stati integrati in relazione alla didattica a distanza. L’inottemperanza alle prescrizioni previste è sanzionabile secondo vari gradi. Le sanzioni sono irrogate dal dirigente scolastico, dal singolo docente o dal consiglio di classe. Per comportamenti lievi si va da semplici ammonizioni (nota sul registro elettronico) e convocazioni dei genitori, alla sospensione di un giorno dalla lezione. Nei casi più gravi si può anche arrivare a 15 giorni di sospensione. Per sanzioni superiori a 15 giorni interviene il consiglio di istituto. In questi casi si rischia la bocciatura.

Le regole da seguire

Diverse le regole da seguire. Ci si prepara alle lezioni on line come se si stesse a scuola, con un abbigliamento consono e con il materiale necessario per lo svolgimento dell’attività. Si accede ai meeting con puntualità. Chi entra in ritardo, non deve scusarsi attivando il microfono per non interrompere l’attività in corso. Meglio usare lo spazio della chat per i saluti iniziali e per chiedere la parola o fare una domanda. Durante le pause si riposano gli occhi. Si evita, quindi, di rimanere incollati allo schermo, magari a giocare o a navigare sui social. Si partecipa alla lezione con la videocamera attivata qualora le condizioni di linea lo consentono e comunque attivandola ogni qualvolta si interagisca con il docente o con i compagni. È consigliato un primo piano per rispettare la privacy familiare ed evitare di inquadrare l’ambiente circostante. Il microfono è disattivato dopo l’ingresso on line. L’eventuale successiva attivazione del microfono è richiesta o consentita dall’insegnante al bisogno.

Attenzione al reato

È necessario accedere alle piattaforme per la didattica a distanza solo attraverso l’account della scuola. Questo per evitare nickname imbarazzanti o non facilmente riconducibili all’identità del proprietario. Divieto assoluto di condivisione del link di accesso al meeting con soggetti esterni alla classe o all’istituto. Si rischia l’ingresso di estranei disturbatori e malintenzionati. Gli studenti non sono, inoltre, autorizzati alla ripresa di video e foto della videoconferenza, salvo l’ok di tutti i partecipanti, in primo luogo del docente, per motivi didattici.

Educazione e rispetto devono essere presenti in classe sia scuola che a distanza. Qualche studente si permette di offendere il proprio docente impegnato a garantire la continuità didattica in questo momento di emergenza? Attenzione, perché gli insegnanti sono pubblici ufficiali. Si rischia di commettere un reato, soprattutto se lo studente ha superato i 14 anni. Il docente o il dirigente che ne venga a conoscenza ha l’obbligo di denunciare i fatti alle autorità (art. 361 cod. pen.). Da non sottovalutare neanche la “culpa in educando”: secondo il codice civile (art. 2048), a pagare i danni per i figli minorenni, sono i genitori.

La perdita per gli studenti va calcolata e recuperata

da Il Sole 24 Ore

di Roberto Ricci*

La perdita degli apprendimenti in seguito alla chiusura delle scuole non è un rischio, ma una certezza. Ciò che non è chiaro, ciò che non sappiamo, è l’entità di questa perdita. Studi recenti ci dicono che l’impatto negativo più rilevante che avrà effetti a lungo sarà causato dalla diffusa mancanza di competenze causata dalla chiusura delle scuole.

La tutela della salute pubblica è un valore fondamentale, ma va sottolineato che la chiusura di una scuola è grave per la società tanto quanto quella di un’attività produttiva e in questa prospettiva si dovrebbe valutare ogni sospensione dell’attività didattica.

Che cosa si può fare sul piano degli apprendimenti? In primo luogo si deve evitare di considerare la carenza di apprendimenti come colpa di qualcuno: le scuole hanno fatto e stanno facendo tantissimo, ma è necessario cercare di capire al più presto che cosa si è perso.

Gli apprendimenti non torneranno per magia ai livelli pre-Covid quando saremo di nuovo in una condizione di normalità. Con estrema lucidità e umiltà dovremo capire quanto abbiamo dovuto lasciare sul campo e come e quando cercare di recuperare quello che non si può lasciare indietro. Mai come in questo periodo si riconosce l’esigenza di aver dati precisi per la scuola. Per aiutare l’intero sistema ad agire presto e bene. Non servono chissà quali strumenti, ma bisogna agire con molta precisione.

Dobbiamo sapere per ogni scuola quanto gli studenti hanno perso rispetto ai traguardi delle Indicazioni nazionali, dobbiamo decidere da subito cosa possiamo recuperare e cosa possiamo permetterci di tralasciare e poi agire di conseguenza. In questa prospettiva Invalsi può aiutare molto il sistema. Lo sta già facendo offrendo video e strumenti di monitoraggio che, avendo identificato mediante i dati prodotti dalle prove gli errori più diffusi, propongono un’analisi dettagliata delle ragioni di difficoltà e proposte didattiche per superarle e monitorarle. Ma questo non basta, è importante non cadere nella trappola di pensare che una misura effettuata oggi sia inopportuna per le turbolenze gravi che stiamo attraversando; si tratta di aiutare tutti ad avere informazioni corrette sulla base delle quali avviare il recupero di ciò che si è perso.

Sul recupero degli apprendimenti persi si gioca la partita più importante per lo sviluppo socio-economico della società. Ogni giorno in più di scuola aperta è il miglior ristoro per garantirci un futuro, soprattutto per i più deboli e i più svantaggiati.

* Dirigente di ricerca e responsabile nazionale area prove Invalsi

Scuole superiori, il 60% degli studenti è molto strettato

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Il 60% degli studenti delle superiori risulta essere molto stressato a causa dell’emergenza Covid, e in parte anche dalla didattica a distanza. È quanto emerge da alcuni studi condotti presso l’Università di Firenze, dalle professoresse Ersilia Menesini e Anna Laura Nocentini, su un campione di 200 studenti delle scuole superiori di Firenze. I dati sono stati illustrati, oltre che da Menesini anche dal presidente dell’ordine toscano degli psicologi Maria Antonietta Gulino, alla commissione istruzione, lavoro e formazione di Palazzo Vecchio.
Il 33% degli studenti riporta anche una percezione di peggioramento delle condizioni economiche della famiglia causa pandemia. Circa il 60% dei ragazzi si sono definiti nervosi perché non sono riusciti a gestire la propria vita: tra le ragioni figura il mancato apprezzamento della didattica a distanza. Durante la commissione è stato ricordato che lo scorso 6 agosto ministero dell’Istruzione e Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi hanno sottoscritto un protocollo che prevede il coordinamento tra gli uffici scolastici regionali e l’ordine degli psicologi (recepito in Toscana il 9 ottobre) e invita i dirigenti scolastici a attivare bandi – e dunque poi sportelli – per favorire l’ascolto dei bisogni degli studenti, delle famiglie e del personale docente. «La volontà di collaborare è massima – ha detto il presidente della commissione istruzione, lavoro e formazione di Palazzo Vecchio Laura Sparavigna (Pd) -. Partiamo dall’analisi della realtà per produrre strategie comuni per la ripresa».