Cura educativa

Sabato 30 gennaio, il Ministero dell’Istruzione ha ospitato il seminario “Cura educativa”, il secondo appuntamento previsto nell’ambito del ciclo di incontri dal titolo “Ripensare l’educazione nel XXI secolo: incontri per riflettere, proporre, agire”. Esperti di alto profilo nazionale e internazionale hanno animato anche questa seconda giornata durante la quale si è discusso delle prospettive del mondo dell’Istruzione in Italia, partendo anche dal confronto con altri sistemi educativi europei. In particolare, l’approfondimento di oggi è stato dedicato al tema dell’inclusione.

Ad aprire i lavori stamattina, la Ministra Lucia Azzolina. “Tutti i nostri sforzi sono da sempre volti a favorire una Scuola più inclusiva che non crei ancora più distanze di quelle che siamo stati costretti a sostenere, anche in questo periodo delicato di pandemia”, ha detto la Ministra inaugurando l’incontro. “E sappiamo bene che, proprio nella situazione attuale di crisi sanitaria, si sono evidenziate tante sfaccettature di una quotidianità già complessa che ha portato a galla, moltiplicandoli, i sacrifici che le persone con disabilità, insieme con le loro famiglie, affrontano ogni giorno. Ecco perché, siamo sollecitati ad accendere una luce ancora più viva sui temi delle disabilità e a rafforzare l’impegno da parte delle Istituzioni e di tutto il personale scolastico”. 

La Ministra ha inoltre ricordato che, in Legge di bilancio, il Ministero ha chiesto e ottenuto l’incremento dei posti sul sostegno in organico dell’autonomia di ulteriori 25 mila unità di docenti specializzati.

“Il nostro lavoro è stato rivolto anche alle esigenze dei nostri ragazzi, riguardo ai supporti e agli ausili di cui necessitano nella quotidianità per fare scuola”, ha aggiunto la Ministra. “Pertanto, siamo riusciti a stanziare ulteriori 30 milioni di euro per il prossimo triennio, che si aggiungono ai 30 già previsti, negli anni dal 2017 al 2020, per l’assegnazione di ausili e sussidi didattici, da parte dei CTS, Centri Territoriali di Supporto, agli istituti e ai singoli alunni”. 

Nella prima sessione, dalle 9.30 alle 12.00, sono intervenuti:Raffaele Ciambrone, Dirigente Tecnico del Ministero dell’Istruzione, Giacomo Stella, Professore ordinario di Psicologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Alberto Villani, Presidente della Società Italiana di Pediatria, lo scrittore e docente Eraldo Affinati, fondatore della scuola “Penny Wirton”. 

Alla seconda sessione, dalle 15.00 alle 17.00, hanno partecipato: Lucio Cottini, Professore ordinario di Pedagogia speciale dell’Università di Urbino, Cor Meijer, Direttore dell’Agenzia europea per i Bisogni educativi speciali, lo scrittore, giornalista e insegnante Marco Lodoli, l’artista e atleta paralimpica Annalisa Minetti. L’evento è stato moderato dal giornalista Edoardo Camurri

Autismo, i bio-marcatori del plasma materno aiutano la diagnosi precoce

Autismo, i bio-marcatori del plasma materno aiutano la diagnosi precoce
SuperAbile INAIL del 29/01/2021

Attraverso l’utilizzo del machine learning i ricercatori hanno individuato alcuni modelli di anticorpi materni nel plasma delle donne in gravidanza, risultati altamente connessi allo spettro autistico e alla gravità della possibile sindrome.

ROMA. Le nuove frontiere tecnologiche potrebbero predire alcune tipologie di autismo, con un’accuratezza pari al 100% a partire dai bio-marcatori (indicatori biologici, ndr) del plasma materno. È questa l’imponente scoperta appena pubblicata su “Molecular Psychiatry” dall’UC Davis MIND Institute, e condotta de facto da Ramirez-Celis e colleghi. Attraverso l’utilizzo del machine learning (strumento di apprendimento automatico, ndr) i ricercatori hanno infatti individuato alcuni modelli di anticorpi materni nel plasma delle donne in gravidanza, risultati altamente connessi allo spettro autistico e alla gravità della possibile sindrome.

I casi di disturbo dello spettro autistico correlati agli autoanticorpi materni sono denominati MAR ASD (Maternal autoantibodies related autism) e dallo studio emerge come “corrispondano fino al 18% di tutti i casi di autismo” presi in esame. già in passato, tra l’altro, una delle ricercatrici dello studio, Julie Van de Water, aveva rilevato che “gli autoanticorpi di una madre in gravidanza- si legge su neurosciencenews.com- potessero interagire con il cervello del feto in termini di alterazione del suo sviluppo”. Adesso, “il risultato dello studio è straordinario- commenta la ricercatrice- è la prima volta che il machine learning viene utilizzato per identificare con una precisione pari al 100%, modelli specifici di autoanticorpi materni come potenziali bio-marcatori del rischio di sindrome dello spettro autistico”.

Ad emergere dallo studio “è un nuovo test traducibile e facilmente trasferibile all’uso clinico in futuro”, continua Van de Water. L’esame del sangue che studia il plasma materno si realizza su una piattaforma, ELISA (Enzyme-Linked-ImmunoSorbent Assay), che è rapida e precisa. così la ricerca, grazie al machine learning, è riuscita a elaborare circa 10.000 modelli e ne ha identificati “tre che principalmente risultano associati allo spettro autistico collegato ad autoanticorpi materni”: CRMP1 + GDA, CRMP1 + CRMP2 e NSE + STIP1.

“Se ad esempio- illustra la ricercatrice- una madre ha anticorpi CRIMP1 e GDA”, che tra l’altro risulta essere il modello più comune, “le sue probabilità di avere un figlio con autismo saranno 31 volte maggiori rispetto alla popolazione generale” allo stato attuale degli studi. “C’è davvero molto poco lì fuori che ti darà una valutazione del rischio di questo tipo”, sottolinea Van de Water. Ma non finisce qui. I ricercatori affermano, infatti, come “la reattività al CRIMP1 in uno qualsiasi dei modelli”, risulti un fattore che “aumenta significativamente le probabilità di un minore di sperimentare un autismo più grave”.

Sotto il profilo delle implicazioni future, poi, gli effetti dello studio potrebbero essere mastodontici. “Possiamo immaginare che una donna si potrebbe sottoporre a un esame del sangue per quegli autoanticorpi ancor prima di rimanere incinta”. E se li riscontrasse “saprebbe fin da subito” di essere esposta a “un altissimo rischio di avere un figlio nello spettro autistico”. Mentre nel caso contrario, ribadisce Van de Water, “avrebbe una probabilità inferiore al 43% di avere un figlio con autismo, poiché si va ad escludere l’autismo di tipo MAR”.

Alla base dello studio, ci sono due campioni di mamme, rispettivamente 350 madri di bambini nello spettro e 342 madri di bambini a sviluppo “tipico”, tutte provenienti dallo studio CHARGE (Childhood Autism Risks from Genetics and the Environment) che, sempre sotto il cappello dell’US David MIND Institute, dal 2003 si propone di comprendere fattori genetici e ambientali coinvolti nell’autismo. L’obiettivo, in questo caso, era quello di “utilizzare il machine learning per identificare i modelli di reattività degli autoanticorpi fortemente associati allo spettro”. Il riconoscimento di questi ‘pattern’ potrebbe quindi essere fondamentale “per lo screening pre e durante la gravidanza”. Certo è che lo studio apra un percorso, e nonostante “richiederà nuove prove approfondite prima che la tecnologia possa vedere un uso clinico- conclude la studiosa- pensiamo che possa diventare clinicamente utile in futuro”. E intanto, già “rappresenta un grande passo in termini di valutazione precoce dei rischi per la sindrome dello spettro autistico”.

Lavoratori fragili e con disabilità

Legge 104. Lavoratori fragili e con disabilità: tornano le tutele dell’articolo 26 per assenze
Disabili.com del 29/01/2021

La legge di Bilancio 2021 ha prorogato, per lavoratori in quarantena, fragili o con legge 104, la possibilità di equiparazione dell’assenza dal lavoro con ricovero ospedaliero. Il Messaggio INPS.

Tra le misure della La legge di Bilancio 2021 che interessano le persone con disabilità, come il superbonus su montascale e il bonus mamme con figli disabili, troviamo anche un ritorno alla agevolazione introdotta a inizio pandemia dal famoso  articolo 26 del Decreto rilancio, che riguardava i lavoratori con disabilità grave, per i quali il periodo di assenza dal lavoro poteva venire equiparato al ricovero ospedaliero: ora la misura viene riproposta fino dal 1 gennaio al 28 febbraio 2021. Vediamo i dettagli.

TUTELE DEI LAVORATORI IN QUARANTENA, FRAGILI O DISABILI 
La legge di Bilancio ha apportato modifiche all’art. 26 del D.L. 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni in L. 24 aprile 2020, n. 27, in riferimento ai:
a) sottoposti a quarantena con sorveglianza attiva o di permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva 
b) fragili – ovvero quelli ritenuti particolarmente a rischio per specifiche patologie o con disabilità grave ai sensi della legge 104, articolo 3 comma 3 
Tali tutele riguardano solo i lavoratori dipendenti, con esclusione dei lavoratori iscritti alla Gestione separata istituita presso l’INPS.

L’INPS ha quindi pubblicato il Messaggio n. 171 del 15 gennaio 2021, l’INPS contenente le indicazioni relative. Le vediamo.

LAVORATORI IN QUARANTENA 
Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti del settore privato in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, ai fini del riconoscimento della prestazione da parte dell’Istituto, la Legge di Bilancio 2021 ha eliminato dal 1° gennaio 2021 l’obbligo per il medico curante di indicare sulla certificazione “gli estremi del provvedimento che ha dato origine alla quarantena con sorveglianza attiva o alla permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva”, precedentemente previsto per l’anno 2020.

LAVORATORI FRAGILI O CON DISABILITÀ GRAVE
Per i lavoratori dipendenti pubblici e privati cosiddetti fragili (compresi quelli  con disabilità grave di cui all’art. 3, comma 3, della L. n. 104/1992), è stato introdotto un nuovo periodo di tutela: dal 1° gennaio 2021 fino al 28 febbraio 2021: il periodo di assenza del lavoratore viene equiparato al ricovero ospedaliero. Lo prevede l’articolo 1, comma 481, della legge n. 178/2020. Nello specifico, la tutela prevede l’equiparazione del periodo di assenza dal servizio al ricovero ospedaliero per i lavoratori in possesso di certificazione di malattia riportante l’indicazione della condizione di fragilità, con gli estremi della documentazione relativa al riconoscimento della disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o della condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, attestata dagli organi medico-legali delle Autorità sanitarie locali territorialmente competenti. 
Per i lavoratori privati aventi diritto alla tutela previdenziale della malattia questa equiparazione comporta il riconoscimento della prestazione economica e della correlata contribuzione figurativa entro i limiti del periodo massimo assistibile, previsto dalla normativa vigente per la specifica qualifica e il settore lavorativo di appartenenza.
Ricordiamo che precedentemente tale possibilità terminava al 15 ottobre, come previsto dall’articolo 26, comma1-bis, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13ottobre 2020, n. 126. Per l’anno 2020, rimane confermata la possibilità di riconoscere questa tutela per periodi di assenza dal lavoro compresi tra il 17 marzo 2020 e il 15 ottobre 2020, come illustrato nel messaggio n. 4157 del 9 novembre 2020.

DIRITTO AL LAVORO AGILE
L’ articolo 1, comma 481, della legge n. 178/2020 ha inoltro prorogato al 28 febbraio 2021 anche la previsione del comma 2-bisdell’articolo 26 del decreto-legge n. 18/2020 – in precedenza valida solo per il periodo dal 16 ottobre 2020 al 31 dicembre 2020 – che stabilisce, per i lavoratori fragili, lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, o lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto.

Nota 29 gennaio 2021, AOOGABMI 4320

Ministero dell’Istruzione
Ufficio di Gabinetto

Alla Corte dei conti
Ufficio di controllo sugli atti del Ministero dell’istruzione, del Ministero dell’università e della ricerca, del MIBAC, del Ministero della salute e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali controllo.leg.min.serv.beni.cult@corteconticert.it

OGGETTO: Chiarimenti interpretativi sulla Direttiva 5 gennaio n. 5, recante i criteri e le modalità per il conferimento degli incarichi dirigenziali del ministero dell’istruzione e sulla Direttiva 5 gennaio 2021, n. 4, in materia di rotazione ordinaria del personale.

Nota 29 gennaio 2021, AOODGPER 4024

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per il Personale Scolastico

Agli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

Oggetto: Circolare AOODGPER n. 36103 del 13 novembre 2020. Attivazione funzioni di monitoraggio.

Legge 29 gennaio 2021, n. 6

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, recante ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19. (21G00008)

(GU Serie Generale n.24 del 30-01-2021)

La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Promulga la seguente legge:

Art. 1

1. Il decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, recante ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19, e’ convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.

2. Il decreto-legge 2 dicembre 2020, n. 158, e’ abrogato. Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo decreto-legge n. 158 del 2020.

3. Il decreto-legge 5 gennaio 2021, n. 1, e’ abrogato. Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo decreto-legge n. 1 del 2021.

4. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara’ inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Data a Roma, addi’ 29 gennaio 2021

MATTARELLA

Conte, Presidente del Consiglio dei ministri
Speranza, Ministro della salute Visto, il Guardasigilli: Bonafede


Ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19. (20G00196)

(GU Serie Generale n.313 del 18-12-2020)

DAD – No DAD

DAD – No DAD: La scuola deve misurarsi con dati certi

di Laura Fasiolo (*)

Uno studio recente del ricercatore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino Alessandro Ferretti sottolinea l’incidenza del Covid tra il personale scolastico. Il ricercatore vede università e ricerca un “bene comune primario”, una “fabbrica di futuro” e mette le proprie competenze a disposizione del mondo della scuola.

I risultati di una sua prima analisi statistica riguardavano i dati sui tamponi scolastici. Questi erano stati resi pubblici dalla Giunta in risposta a un’interrogazione finalizzata a confrontare l’incidenza dell’epidemia nelle scuole con quella della popolazione piemontese e a valutare l’impatto delle misure adottate in corso d’anno.

Dall’analisi dei dati complessivi sul personale scolastico delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie (tra settembre e novembre) risultava che tra il personale il contagio era molto più diffuso di quanto non lo fosse tra la popolazione; il personale di medie e primarie si sarebbe contagiato con una frequenza due volte e mezzo superiore rispetto alla popolazione, quello dell’infanzia ben tre volte e mezzo, il 10,8% del personale delle materne piemontesi: uno su nove. Lo studio molto complesso è reperibile sul blog del ricercatore.

Lo studio statistico fornirebbe una lettura molto difforme sull’incidenza del Covid tra il personale scolastico da quella che oggi è la più accreditata, a scuola il contagio non c’è) attenzionando ad un’interpretazione fondata su dati e analisi approfondite.

 Dunque, senza allarmismi, ma anche senza pregiudizi, sarà opportuno disporre dei dati dei contagiati da settembre ad oggi, distinti tra studenti, docenti e personale Ata, per tipologia di scuola (nido, infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado), per provincia, per settimana. 

Sono giunte critiche e smentite alle conclusioni della ricerca piemontese, ma, giusta o sbagliata che sia, ritengo che con l’attuale recrudescenza del virus il dibattito  vada affrontato nel modo il più possibile non ideologico e supportato non da posizioni pregiudiziali bensì da dati oggettivi sui quali si fondi un preciso studio statistico.

 Infatti ciò che oggi manca sono i dati, molto carenti, lesinati da chi ce l’ha. 

La corretta informazione sulla diffusione o meno del contagio consentirebbe di tornare sui banchi più consapevoli e sereni, ma anche con un sistema integrato DAD e presenza, con altrettanta consapevolezza e serenità. 

Intanto un passo avanti: i nostri studenti viaggeranno più distanziati. L’incremento consistente dei mezzi di trasporto predisposto dalle Regioni è un elemento, seppur tardivo, altamente significativo.

(*) Già dirigente scolastico- Gorizia
Già Senatrice XVII legislatura (DDL Psicologo della scuola; DDL Responsabilità Dir Scol. Sicurezza)

Conversando con Maria Grazia

Conversando con Maria Grazia

di Maurizio Tiriticco

CARISSIMA! Nel tuo ultimo pezzo su edscuola dal titolo “La generazione fortunata” hai scritto tra l’altro: “”Ritengo, e l’ho scritto spesso, che questa non sia una crisi personale o di qualche settore produttivo o sociale: è una crisi dell’intero sistema, una crisi globale e come tale la dobbiamo pensare e insegnare a pensarla perché, forse, la generazione nuova non potrà semplicemente prendere il posto della precedente, ma dovrà radicalmente modificare il modo di stare nel mondo. Penso sia doveroso che la GENERAZIONE FORTUNATA, quella che ha vissuto i primi “progressi” legati alla crescita economica, ma che sa com’era il mondo di prima, faccia con chi è arrivato dopo una riflessione seria su quello che sta succedendo, anche solo per chiedersi se la conoscenza di quanto è accaduto nel recentissimo passato possa essere di giovamento ai ragazzi nell’immaginare come potrebbe essere il domani, per fare in modo che i loro ideali non rimangano soltanto sogni”””.

Ebbene, io ritengo di appartenere ad una precedente GENERAZIONE, ma SFORTUNATA (sono nato nel 1928)… si fa per dire?, quella che è stata “allevata” nel culto di: Dio, Patria e Famiglia;Credere Obbedire e Combattere; Mussolini ha sempre ragione; Spezzeremo le catene che ci soffocano sul nostro mare; Libro e moschetto balilla perfetto; Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi; E’ l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende… e potrei continuare… tutti gli slogan che hanno alimentato la mia infanzia e adolescenza.

Che poi diventavano altrettanti temi a scuola, in larga misura ispirati al regime ed alle sue opere. Ed io, tutto sommato, avevo una buona penna ed ebbi in sorte di poter partecipare agli “agonali”, concorsi riservati solo a pochi balilla, “eletti”. Di fatto perché bene o male scrivevamo senza incorrere in troppi errori ed esaltando, anche e soprattutto, le parole del Duce e le “opere del regime”. Ed io, ovviamente, un po’ perché ci credevo, un po’ per sentirmi bravo, scrivevo e scrivevo esaltando il mio Duce e le sue opere, e quasi ritualmente scrivevo anche che ero fiero di appartenere a “un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”.

Era un’affermazione forte, tratta da un discorso che Mussolini aveva tenuto il 2 ottobre 1935 contro le Nazioni Unite, che avevano condannato l’Italia per l’aggressione all’Abissinia, affermazione che poi futrascritta con caratteri cubitali sul Palazzo della Civiltà, a Roma, nel Quartiere dell’E42. Come sai, si tratta del palazzo principale dell’Esposizione Universale Romana (EUR), che avrebbe dovuto essere inaugurata il 28 ottobre del 1942, ventennale della Marcia su Roma! Ma poi il 10 giugno del 1940 Mussolini, per non essere da meno nei confronti di Hitler, che il primo settembre 1939, con l’invasine della Polonia, aveva dato inizio alla seconda guerra mondiale, pensò bene di dichiarare la guerra contro la Francia e la “Perfida Albione”, pensando di cavarsela con un migliaio di morti – parole sue – per poi sedersi al tavolo della pace. Pertanto, i lavori di costruzione dell’E42 vennero sospesi.

Non mi dilungo! Sai meglio di me che poi è venuta la “botta” del 25 luglio, seguita a breve dall’altra “botta”dell’8 settembre… ed il povero Maurizio!?!?!? Che sconsolato si chiedeva: “Ma che diavolo è successo?Dovevamo conquistare il mondo”. Lo cantavo spesso nelle rituali adunate del sabato fascista: “Sole che sorgi, libero e giocondo, sui Colli nostri i tuoi cavalli doma! Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”. E, avviato agli studi classici, sapevo anche che si trattava della traduzione del Carmen Saecularedi Orazio, che così recita: ”Alme sol possis nihil Urbe Roma visere maius”. E cantavamo che avremmo dovuto “riconquistare” Nizza e Savoia, Tunisi e Malta e che avremmo dovuto “spezzare la catene che ci soffocano sul nostro mare”, il Mare Nostrum il Mediterraneo.

Che dirti? Che, dopo quel 25 luglio del ‘43, finalmente i miei genitori poterono parlare e parlarmi! Guai se a scuola me ne fossi uscito con qualche espressione critica verso il regime! Mio padre impiegato statale, obbligato a portare all’occhiello della giacca il distintivo con su scritto PNF, Partito Nazionale Fascista – anche se tutti lo leggevamo Per Necessità Famigliari – se la sarebbe vista molto brutta! Ma poi seguirono i miei lunghi conversari con lo zio Lele – di cui parlo diffusamente nel mio “Balilla Moschettiere” – socialista da sempre. A cui debbo molto! Perché mi aiutò a capire che cosa fosse il fascismo e a diventare convinto antifascista ed in seguito convinto comunista! Con tanto di tessera e di azione politica, nel quartiere, a scuola e, poi all’Università. Ma qui mi fermo! Per non sbrodolarmi nei ricordi… Buona giornata, carissima! Qui c’è un bel Sole… che non è quello di Orazio né quello del Duce, ma semplicemente il sole…

Niente mascherina se in classe manca il saturimetro per l’alunno in difficoltà

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Alessio Palumbo

Deve essere sospeso l’obbligo di indossare la mascherina da parte di un alunno che abbia certificato problemi di difetto di ossigenazione per l’uso prolungato del dispositivo di protezione individuale durante tutto l’orario di lezione, essendo il pericolo di affaticamento respiratorio, in mancanza di una costante verificabilità con un “saturimetro” troppo grave e pericoloso. Con il decreto 304/2021 il Consiglio di Stato ha chiarito che qualora nella classe frequentata dalla minore non risulti essere disponibile un adeguato apparecchio di controllo della ossigenazione, strumento di costo ridottissimo e di semplicissima utilizzabilità ad opera di ogni insegnante per intervenire ai primissimi segnali di difficoltà di respirazione di un minore a rischio documento, la mascherina «va giù».

L’obbligo di mascherina
A seguito dell’emergenza sanitaria in corso, con apposita circolare, il ministero di viale Trastevere ha stabilito che a partire dalla scuola primaria, la mascherina deve essere indossata sempre, da chiunque sia presente a scuola, durante la permanenza nei locali scolastici e nelle pertinenze.

Quando è possibile abbassare la mascherina
Naturalmente è possibile abbassare la mascherina per bere e nei momenti della mensa e della merenda. Per quanto concerne l’attività musicale degli strumenti a fiato e del canto è altresì possibile abbassare la mascherina durante l’esecuzione. Si tratta di disposizioni adottate sulla scorta delle indicazioni delle massime autorità sanitarie preposte alle strategie per il contenimento della situazione epidemiologica, volte a contemperare il diritto alla salute con il diritto all’istruzione.

Segnatamente oltre alla mascherina chirurgica possono essere utilizzate anche “mascherine di comunità”, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e che, al contempo, garantiscano comodità e respirabilità, forma e aderenza, adeguate a permettere di coprire dal mento fin sopra il naso.

Nelle sezioni di scuola primaria a tempo pieno e di scuola secondaria di primo grado a tempo prolungato, per garantirne l’efficienza è necessario prevedere la sostituzione della mascherina di tipo chirurgico a metà giornata. E tutto ciò anche quando gli alunni sono seduti al banco e indipendentemente dalla condizione di distanza di un metro, salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e – si badi – per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina.

Garanzia del diritto all’istruzione dell’alunno con problemi respiratori gravi
Ebbene con la decisione del Presidente della terza sezione, Palazzo Spada prende in considerazione la casistica dell’alunno che presenti documentati problemi di ossigenazione a causa della mascherina – non dovutamente monitorati – durante le lezioni. Un provvedimento che ha messo sul piatto della bilancia il rischio per la salute dei bambini con il loro diritto costituzionale alla frequenza e all’istruzione in presenza. Il tutto nel “quadro incompleto” di in una condizione di salvaguardia dell’alunno non presa debitamente in considerazione dall’istituto scolastico. Nel caso di specie infatti la scuola non ha messo a disposizione degli insegnanti della classe il “saturimetro”: apparecchio di rilevazione della quantità di ossigeno nel sangue, al di sotto del quale si può incorrere in pesanti rischi per la salute. E non c’è alcuna scusa che tenga: trattasi di strumento diventato assai diffuso proprio durante la pandemia in corso, e di utilizzabilità “intuitiva”.

Giorno della Memoria, Azzolina: «Mai abbassare la guardia. Ai giovani chiedo di utilizzare un linguaggio di pace»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«La Shoah è una pagina drammatica, fra le più buie della nostra storia recente. Un capitolo che dobbiamo tenere bene a mente e che dobbiamo trasmettere per far sì che i giovani sentano l’urgenza di raccogliere il testimone della memoria e di lottare contro ogni forma di odio e di razzismo. Non possiamo e non dobbiamo mai abbassare la guardia», così la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in occasione del Giorno della Memoria.

La ministra è intervenuta ieri al Palazzo del Quirinale alle celebrazioni ufficiali che si sono svolte in diretta televisiva alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, della Presidente dell’Ucei (Unione delle Comunità ebraiche italiane), Noemi Di Segni, di Sami Modiano, sopravvissuto all’Olocausto, della Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, del Presidente della Camera, Roberto Fico, del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

«La senatrice Liliana Segre vi definisce una generazione “fortissima”, perché crede nei giovani, ha fiducia nei giovani, crede che voi rappresentiate il futuro. E anche io credo in questo», ha detto la ministra rispondendo alle domande di una studentessa e di uno studente presenti alla cerimonia al Quirinale. «Voi manifestate un grande senso di responsabilità e avete bisogno di essere ascoltati. E se utilizzate un linguaggio franco, schietto, attraverso il quale confrontarvi con gli adulti, dimostrate già di essere migliori rispetto agli stereotipi con cui a volte vi descrivono».

La scuola, ha ricordato la ministra «è l’antidoto contro ogni forma di violenza verbale e fisica, contro ogni forma di odio, razzismo, antisemitismo». E rivolgendosi ai più giovani, ha proseguito: «Utilizzate un linguaggio di pace, con tutti i valori buoni che la scuola vi insegna, che vi fa sentire parte di una comunità e che vi dà valori di solidarietà».

La cerimonia al Palazzo del Quirinale è stata preceduta dalla premiazione delle scuole che si sono distinte per i lavori realizzati nell’ambito del concorso “I giovani ricordano la Shoah”, giunto alla sua 19esima edizione e bandito annualmente dal ministero dell’Istruzione sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica e con la collaborazione dell’Ucei.

L’iniziativa è rivolta alle alunne e agli alunni delle scuole primarie e secondarie per promuovere approfondimenti e riflessioni sulla Shoah. Azzolina, a margine della cerimonia, ha poi firmato un Protocollo d’intesa con la Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo designata dalla Presidenza del Consiglio, Milena Santerini, e la Presidente dell’Ucei, Noemi Di Segni.

L’Intesa promuove un piano di attività comuni per favorire la lotta contro ogni forma di pregiudizio e discriminazione e per contrastare il linguaggio d’odio, in particolare di natura antisemita. Tra le azioni previste dall’Intesa, figurano la stesura delle “Linee guida per il contrasto all’antisemitismo” – da diffondere nelle scuole – e la formazione degli insegnanti sul tema del pregiudizio e dell’ostilità di matrice antisemita, in connessione con il lavoro sulla memoria della Shoah già svolto in molte scuole italiane.

Scuola, l’ira dei presidi: “Nulla è cambiato, da settembre avremo ancora classi pollaio”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Mentre i presidi hanno raccolto le domande di iscrizione alla classi prime, rimbalza l’interrogativo: con quali numeri saranno composte? “Non c’è nulla che lasci pensare che i nostri figli a settembre andranno in classi meno numerose: nulla”. Angela Mambretti Nava, voce dei Genitori democratici, alza la resa sulle “classi pollaio”, bandiera del movimento 5 Stelle, che voleva abolirle, e della stessa ministra Lucia Azzolina. I dirigenti scolastici attendono di giocare la partita a marzo, quando si discuterà di organici. Ma nel frattempo devono fare i conti coi numeri di sempre, aggravati dal fatto che l’anno scorso non ci sono stati bocciati, col distanziamento e aule piccole che non possono usare a causa del covid che una cosa poteva cambiare, le classi sovraffollate, e che comunque ha influenzato le scelte delle famiglie.

Raccontano i dirigenti che molti genitori hanno preferito scuole vicino a casa, che hanno chiesto garanzie sulle misure di sicurezza anti-contagio messe in campo, che alla primaria c’è stato il fenomeno di un aumento delle richieste nelle scuole con spazi all’aperto, che praticano l’outdoor education. Mentre alle superiori la tenuta dei tecnici – sebbene i licei continuino ad avere il primato, preferiti da uno studente su due – può essere il segnale di una scelta verso indirizzi che danno anche uno sbocco lavorativo, non solo universitario, in vista di un futuro incerto, economicamente di crisi.

Le voci dei presidi

“Tutti i dati statistici dicono che il Paese ha bisogno di tecnici, e noi stiamo verificando una crescita di interesse, mentre rimangono criticità nei professionali – osserva Egidio Pagano, voce dell’Anp di Catania e dirigente dell’istituto tecnico-tecnologico e professionale Marconi-Mangano – noi abbiamo avuto un aumento del 30%. Le classi? Da anni chiediamo numeri ridotti, serve prima di tutto alla qualità della didattica, al di là della pandemia. Speriamo in provvedimenti sugli organici”.

In alcuni casi si è registrato un aumento delle domande negli indirizzi di informatica. “Hanno passato tanto tempo al pc e nei media è passato il messaggio dell’importanza delle piattaforme digitali: forse questo ha influito” ragiona Paolo Pergreffi che dirige l’istituto tecnico industriale Fermi di Modena. E così Edoardo Soverini che guida l’istituto Belluzzi-Fioravanti di Bologna dove le iscrizioni al tecnico hanno segnato un +8%: “Abbiamo avuto un boom in informatica forse legato alla fase che stiamo vivendo”. Un segnale confermato anche in Piemonte dove tra gli istituti tecnici spicca una sorta di travaso dagli indirizzi economici a quelli industriali (i primi scendono da 11 a 9,6%, i secondi salgono da 22,3 a 23,7) coi corsi di informatica e telecomunicazioni che passano da 6,5 a 9%.

Sempre a Bologna ha avuto successo il liceo artistico, l’unico in città: 118 domande in più dello scorso anno, e la preside Maria Grazia Diana se lo spiega così: “In questi mesi di Dad e lockdown i ragazzi hanno avuto a disposizione strumenti digitali e noi abbiamo aperto Facebook, Instragram, Tik tok per presentare la scuola insieme a loro. Offerta che rispecchia il loro mondo. In questa situazione hanno preso più confidenza con questi spazi virtuali, forse anche docenti si sono allineati su queste dinamiche, abbiamo cercato di fare didattica online più vicina a studenti, forse questa è una delle cause dell’entusiasmo nelle iscrizioni”.

Al liceo Elsa Morante a Napoli, con sedi a Scampia e Secondigliano, i genitori hanno chiesto garanzie sui mezzi di trasporto. Lo racconta la preside Giuseppina Marzocchella, che aggiunge: “Avere classi meno numerose sarebbe importante, a prescindere dal Covid, soprattutto nelle scuole come le nostre che sono in territori difficili”. Sospira Maurizio Franzò, preside all’Iss Curcio di Ispica, in provincia di Ragusa: “Ci aspettiamo da sempre una riduzione al ribasso nella composizione delle classi, ma ad oggi non si vede nulla”.

C’è anche il risvolto della medaglia, a iscrizioni chiuse e a piani edilizi e organici invariati. Osserva la preside Raffaella Massacesi del liceo Montale, con tre sedi nella prima periferia di Roma: “Se diminuiamo il numero di alunni per classe l’esubero diventerà maggiore. C’è un problema strutturale nell’offerta formativa territoriale, il nostro indirizzo in Scienze umane è unico in zona: qui ho un esubero di 15 alunni, se dovrò formare classi di 20 ne avrò 45 fuori: dove li mando?”.

La partita “si gioca più avanti, per ora ragioniamo sui vecchi numeri – spiega Ludovico Arte, preside del tecnico per il turismo e del liceo linguistico Marco Polo di Firenze – le classi pollaio da 29-30 alunni al momento sono confermate, è una banalità dirlo, ma la prima innovazione da fare nel mondo della scuola sarebbe sulla riduzione del numero di alunni per classe: una priorità per la didattica”.

La protesta: basta classi pollaio

Dopo aver combattutto per la ripresa in presenza e in sicurezza delle scuole superiori, il comitato Priorità alla scuola continua nella protesta per il passo successivo: migliorare la scuola, a partire dalle classi pollaio da abolire. Bisogna intendersi sul termine. I tetti per la formazione delle classi ad oggi sono: da 27 a 30 per le superiori, 27 sino a un massimo di 28 alle medie, 26 (27 in caso di iscritti in eccedenza) alla primaria, 26 alla materna (in caso di esuberi non si può superare i 29).

Nel rapporto sull’edilizia scolastica della Fondazione Agnelli (Laterza, 2020 – dati 2019) viene rilevato che le classi prime alle superiori con più di 30 studenti sono l’1%, mentre la media alla primaria è di 19 alunni per classe, di 21 alle medie e di 22 alle superiori (qui si va dalla media più bassa di 19 in Sardegna alla più alta di 22,7 in Lombardia).

Medie che non tengono conto di situazioni difficili, soprattutto nelle città metropolitane. E comunque si è lontani dall’avere 15-20 studenti per classe, ambienti di apprendimento dove diventa possibile una didattica rinnovata. La pandemia, che ha costretto al distanziamento, doveva rappresentare l’occasione di un cambiamento strutturale che va ad incidere su edilizia e organici. La scuola ora guarda alle risorse del Recovery. E dunque questa rivoluzione sembra possibile sebbene appaia ancora una chimera. “C’è molto dibattito politico intorno a questo e per ora scelte concrete non ce ne sono state – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Anp – affinchè le classi siano meno numerose è necessario aumentare le aule e i docenti, lo ribadiamo da anni ormai”.

Conferma Alessandra Francucci, voce dell’associazione nazionale dirigenti scolastici: “Fondi specifici per sgonfiare le classi non sono stati previsti e non c’è stata data nessuna indicazione nella composizione delle classi rispetto a un’auspicabile riduzione degli alunni. Sarà oggetto di concertazione in una fase successiva alle iscrizioni”. Poi chissà. Per ora all’orizzonte, dentro alla crisi di governo, c’è solo l’accordo tra il Mef e il ministero all’Istruzione di evitare la riduzione di personale, nonostante il calo demografico degli alunni, insomma di tenere l’organico stabile con un aumento sul sostegno. Poco, molto poco.

Termoscanner e giardini nella scelta della primaria

Agli Open Day, svolti a distanza, tra le domande delle famiglie c’era anche quella sull’organizzazione della scuola rispetto alle misure anti-contagio. “L’interrogativo era su come abbiamo affrontato l’anno in termini di sicurezza e il fatto di avere anche i termoscanner è stato un elemento rassicurante, così come ha pesato il modello organizzativo e l’offerta didattica digitale – racconta Rosamaria Lauricella, preside dell’Istituto comprensivo Valente a Roma – inevitabile infatti che la situazione a setembre ci vedrà ancora in emergenza”. Poi sono cresciute le iscrizioni nelle scuole all’aperto: alle Longhena, primaria in collina a Bologna, le domande sono state 121 a fronte di 75 posti e sono aumentate le richieste alle Don Marella, istituto aderente alla Rete “Scuole all’aperto”: “L’aumento nelle scuole che fanno educazione all’aperto c’è stato, a conferma di una scelta corroborata dalla situazione pandemica – spiega la preside Filomena Massaro – rispetto ad altri anni è stato un elemento in più di valutazione da parte delle famiglie”.

Crisi di governo, ministro dell’Istruzione: Azzolina, Ascani, Boschi o un nome a sorpresa?

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Le dimissioni del premier Giuseppe Conte, martedì mattina, hanno innescato la crisi di governo. Il Conte Bis è ormai storia e le forze politiche sono impegnate nel delineare un nuovo esecutivo.

Il nome del nuovo presidente del Consiglio dipenderà dall’esito delle consultazioni: Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Dario Franceschini, Carlo Cottarelli, Luciano Violante, Paolo Gentiloni o una donna come Marta Cartabia o Luciana Lamorgese. Molto sarà determinato dalla composizione della maggioranza: PD, M5S, Leu dovrebbero continuare a comporre la compagine governativa, poi ci sarà l’ormai noto gruppo di “Responsabili” e probabilmente Italia Viva.

Crisi di governo, ministro dell’Istruzione: Azzolina, Ascani, Boschi o un nome a sorpresa?

Cosa accadrà a Viale Trastevere? Lucia Azzolina potrebbe restare ministra dell’Istruzione e continuare la sua opera (capitalizzando anche i fondi del Recovery Plan in arrivo), ma molto dipenderà dalla composizione della maggioranza e dei vari ministeri (soprattutto quelli di peso).

Il Movimento Cinque Stelle fa muro sul suo nome, ma si potrebbe decidere di “sacrificarla” per salvare Alfonso Bonafede alla Giustizia. Tutto questo, però, ancora oggi non è definito e la situazione può mutare velocemente nelle prossime ore.

Chi potrebbe sostituire Lucia Azzolina? I nomi in pole position sono sempre i soliti, escludendo (ipotesi che sta salendo di quota nelle ultime ore) che un pentastellato possa prendere il posto della deputata originaria di Siracusa. Potrebbe essere promossa Anna Ascani, vice ministra, esponente del Partito Democratico (come è accaduto con Azzolina che prese il posto di Lorenzo Fioramonti), o potrebbe essere il turno di Maria Elena Boschi, capogruppo alla Camera di Italia Viva (qualora il partito fondato da Matteo Renzi facesse parte del nuovo governo).

Non si può escludere, però, anche un nome a sorpresa, un esponente politico (come Tiziana Drago, ex M5s, ora Popolo Protagonista, che ha votato no alla fiducia al Conte Bis, ma potrebbe rientrare in maggioranza qualora ci fossero le condizioni politiche) o un tecnico (magari proveniente dal mondo della scuola) che ancora non è uscito allo scoperto.

Servirà capire anche se sarà mantenuta la divisione tra il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Università (attualmente con Gaetano Manfredi a capo).

Intanto il deputato della Lega, Rossano Sasso, su Facebook, fissa il manifesto programmatico per il nuovo ministro: “A chiunque dovesse prendere il suo posto, diciamo chiaro e tondo che saremo ancora più duri e determinati, se non si affronteranno subito queste priorità: stabilizzazione precari, vincolo quinquennale e messa in sicurezza delle scuole. I soldi ci sono, la drammaticità della situazione lo impone, serve la volontà politica ed un minimo di buon senso”.