Scuola, i conti con la realtà

da la Repubblica

Proviamo, per una volta, a guardare in faccia la realtà della crisi che stiamo attraversando e a smetterla, soprattutto quando si parla della scuola, di cullarci in uno stupido e irrealistico ottimismo? Che senso ha continuare a cambiare idea ogni settimana, a promettere e a non poter poi rispettare la parola data, a chiudere e aprire e richiudere, affermando che non è a scuola che ci si infetta subito prima di affermare l’esatto contrario, e aggiungendo magari poi che basterebbe vaccinare gli insegnanti per risolvere il problema dei contagi? E i genitori degli studenti e delle studentesse quand’è che li si vaccina? E i loro zii? E i nonni? Per ora, le dosi di vaccino disponibili sono troppo poche. Per ora, le molteplici varianti del virus creano scompiglio e si stanno dimostrando devastanti. Per ora, passare il tempo a criticare la Dad – invece di ripensarla e strutturarla e renderla soprattutto accessibile a tutti e a tutte distribuendo tablet, computer e chiavette – non serve a nulla. Anzi. Litigi e polemiche impediscono solo di trovare soluzioni adeguate nell’attesa che un giorno, forse ancora lontano, tutto si rimetta a posto. Gli inglesi hanno un’espressione molto bella quando parlano di questo tipo di atteggiamenti: per loro si tratta di wishful thinking , letteralmente: “pensiero desideroso”. E, in genere, l’utilizzano quando si trovano confrontati a chi, negando l’evidenza, non riesce più a distinguere tra “ciò che vorrebbe” e “ciò che è”. Ma non è forse proprio questo che accade ormai da mesi in Italia ogniqualvolta si parla della scuola, si insiste sulla necessità di tornare in classe, si discute del bisogno che i ragazzi avrebbero di ascoltare dal vivo i propri professori, e si disserta sulla povertà della Dad?

Intendiamoci. Sono anch’io un’insegnante. E sono la prima a non poterne più della Dad, a essere stremata, a ritrovarmi la sera con il mal di testa o la nausea, e a sapere bene quanto dolore si nasconde dietro quei rettangoli neri di fronte ai quali faccio ore e ore di lezione ogni settimana. Ma forse è arrivato il momento, anche per me, di fare i conti con la realtà e mettere in fila la lista delle priorità senza perdermi in chiacchiere inutili. Se lo scopo è quello di ritrovare la vita di prima, dobbiamo innanzitutto uscire dalla crisi sanitaria. Il che non significa aspettare e arrendersi e rassegnarsi. Anzi. Si tratta di pretendere dal governo un piano vaccinale che permetta di arrivare a un’immunità di gregge prima dell’estate, ottenendo le dosi necessarie e organizzandone la somministrazione. Basta con tutti questi litigi tra governo e Regioni, docenti e studenti, politici e giornalisti. Basta con chi pontifica sull’importanza primordiale della scuola in presenza, senza magari mai averci insegnato e senza sapere cosa significhi fare cinque ore di seguito di lezione su Zoom, passando le notti a cercare tutorial per imparare a condividere video e diapositive, utilizzare Wooclap e Moodle, creare contenuti interattivi, usare Wooflash, Wiki e tanti altri strumenti che non solo permettono di non perdere il contatto con i ragazzi e le ragazze, ma che aiutano anche a stimolare la loro creatività e la loro autonomia riflessiva. Vi assicuro che, nonostante i miei ormai oltre 50 anni, e la mia assoluta ignoranza digitale, ce l’ho fatta pure io a cambiare radicalmente modo di insegnare, riuscendo nonostante la distanza, a imparare il nome dei miei oltre 150 studenti, anche se di molti di loro non abbia mai nemmeno visto il viso e mi sia dovuta accontentare del suono della voce. Mi piace la Dad? Ovviamente, no. E non vedo l’ora di ritrovarmi di nuovo in aula, sporcarmi di gesso mentre scrivo alla lavagna, camminare tra i banchi e cogliere le espressioni dei visi, percepire gli sguardi a tratti vuoti a tratti emozionati, cambiare il ritmo delle lezioni a seconda dell’attenzione generale. Ma per ora mi adatto e stringo i denti. E non è detto che tutto ciò che ho imparato nel frattempo non lo utilizzi poi anche quando ricomincerò a fare lezione in presenza. I nostri ragazzi sono nativi digitali, e sono abituati a restare con gli occhi sugli schermi dei cellulari o dei computer per ore e ore.

A loro non è la didattica in presenza che manca. A loro manca la vita e la gioia e le risate e le pacche sulla spalla e le sigarette fumate di nascosto e le merende condivise. Tutto quello che oggi non si può (e non deve) fare anche se ci si dovesse ritrovare tutti in classe. E poi forse, a molti di loro, manca pure la capacità di alcuni insegnanti di adattare la didattica alla situazione, ossia di essere elastici, ossia di essere veri insegnanti. Perché l’insegnamento è elasticità. Ma se i primi a non adattarci siamo noi, che cosa possiamo mai sperare di trasmettere ai nostri studenti?

Scuola, il consigliere di Bianchi: “Contrario agli alunni sui banchi fino a giugno, meglio istituti aperti anche d’estate”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

“Aprire le scuole in estate per attività culturali educative, piuttosto che un recupero degli apprendimenti generalizzato sino a fine giugno”. Franco Lorenzoni, maestro fondatore della Casa-laboratorio di Cenci, centro di sperimentazione educativa, è stato nominato nel Comitato tecnico istituito dal ministro Bianchi sui tempi e luoghi dell’apprendimento. In emergenza e per la scuola post-pandemia. Ne fanno parte anche Maria Grazia Riva dell’università Bicocca di Milano, i presidi Maria Amodeo e Domenico Di Fatta, Andrea Morniroli, presidente della cooperativa Dedalus di Napoli, attivo nel Forum Diversità Disuguaglianze. Al Comitato partecipano inoltre Annamaria Ajello, presidente dell’Invalsi e Giovanni Biondi, direttore dell’Indire. Lorenzoni dà alcune indicazioni personali, nel rispetto di un programma di lavoro del comitato appena avviato.

Partiamo dal prolungamento delle lezioni a giugno, che ha fatto tanto discutere: cosa ne pensa?

“La mia opinione personale è che non si tratta di fare 15 giorni in più di lezioni a giugno, non credo nemmeno sia realistico perché le medie e le superiori hanno gli esami di Stato. Dovremmo cercare, piuttosto, di lavorare per tenere aperte le scuole in estate con il coinvolgimento del volontariato civile e del terzo settore. Penso a patti educativi di comunità, lo stesso ministro Bianchi li aveva indicati nel piano di ripartenza a maggio scorso. Le ragazze e i ragazzi hanno bisogno soprattutto di occasioni di incontro ad alta densità educativa, anche per fare tesoro dell’incredibile esperienza che stanno vivendo in questi mesi. L’idea intorno a cui stiamo cominciando a discutere sarebbe quella di aprire gli istituti proponendo attività artistiche, sportive e musicali, coinvolgendo anche i teatri, le biblioteche, tutte le realtà di un territorio. Non vorrei essere frainteso su un punto importante: la scuola pubblica rimane al centro, non si vuole privatizzare l’educazione cominciando dall’estate”.

Con la ripresa dei contagi si stanno richiudendo le scuole in alcune regioni o province: misura necessaria?

“Trovo assurdo tenere chiuse le scuole quando sono aperti i centri commerciali: questo è inammissibile. Capisco che nelle zone rosse si chiuda tutto, ma altrove la scuola deve essere l’ultima a chiudere. Ci sono regioni come la Campania dove i bambini hanno fatto scuola in presenza meno di un mese dall’inizio dell’anno scolastico. Dobbiamo tenere conto di situazioni preoccupanti: disturbi di diversi tipi nei bambini, crisi depressive, attacchi di panico e autolesionismo tra gli adolescenti. La pandemia, purtroppo, ci accompagnerà per un tempo ancora lungo: va gestita l’emergenza, ma dobbiamo anche guardare oltre e intervenire sulle carenze strutturali della scuola che il virus ha fatto emergere”.

Lei da dove partirebbe?

“Urgente è ripensare alla formazione degli insegnanti che deve essere obbligatoria e permanente. Chi insegna credo dovrebbe sentirsi in ricerca tutta la vita. C’è bisogno di intrecciare le discipline tradizionali con saperi nuovi e di sperimentare, soprattutto, comportamenti compatibili con una conversione ecologica più che mai necessaria. La lotta ai cambiamenti climatici, portata avanti con convinzione dai giovani più coscienti, per esempio, perché non dovrebbe trovare spazio nella scuola? La transizione ecologica è possibile solo se è c’è una parallela transizione culturale. Da molti anni la scuola è presa in scarsa considerazione nel nostro paese, ma per affrontare la pandemia e le gravi crisi che ci attendono c’è bisogno di più istruzione, più cultura, più scienza e più ricerca. Non possiamo perdere questa occasione per cambiare”.

Pensa anche alle risorse del Recovery Fund?

“Dire che la scuola è una priorità è importante per affrontare l’emergenza e per immaginare il dopo: ci sono grandi investimenti da compiere a partire dalla diffusione dei nidi, dal tempo pieno da ripensare e diffondere in tutto il territorio nazionale a partire dai territori più fragili, da un ripensamento dell’educazione tecnica e professionale, un tema su cui Bianchi è molto sensibile. Il Comitato si occuperà delle competenze digitali e del ruolo strategico che rivestono gli ambienti di apprendimento, focalizzandosi anche sul recupero, ma non solo. E’ vero, ragazze e ragazzi sono rimasti indietro su alcuni apprendimenti, ma hanno anche imparato molto e dove, se non nella scuola, si può elaborare una esperienza così traumatica? C’è da dire che la grande maggioranza degli insegnanti sta lavorando tantissimo, sebbene nelle condizioni peggiori. Non si è perso tempo. L’obiettivo è quello di rimettere la scuola al centro del discorso pubblico e anche dell’immaginario sociale, perché non c’è uscita dalla stagnazione senza una crescita culturale dell’intera società. L’importante è non sperare che tutto torni come prima nella scuola, perché nel contrasto alle disuguaglianze c’era e c’è ancora tanto da fare”.

“La scuola non si chiude”, la protesta contro il nuovo Dpcm. E sui social parte la campagna per i congedi parentali

da la Repubblica

ROMA – Con il nuovo Dpcm, il primo del governo Draghi, le scuole di ogni ordine e grado resteranno chiuse nelle zone rosse e nelle aree ad alto rischio ovvero ovunque si dovessero superare i 250 contagi ogni 100 mila abitanti, a prescindere dal colore della regione. E subito rimonta la protesta. Per ora online. “La scuola non si chiude”, “Vergognatevi. Basta colpire le scuole” sono i cartelli che girano in rete, rimbalzano di chat in chat, siglati #PrioritàAllaScuola, il movimento nato lo scorso anno per ridare centralità all’istruzione diventata intermittente a causa della pandemia e delle scelte di governo.  A Napoli la protesta è uscita dagli schermi: una ventina di alunni di terza, quarta e quinta elementare hanno dato vita a una mobilitazione no Dad nel bosco di Capodimonte. E Anita, la studentessa torinese di soli 12 anni simbolo della protesta No Dad, annuncia: “Se decidono di chiudere di nuovo le scuole, torniamo in piazza a protestare”.

Ma c’è un altro fronte della protesta: da gennaio migliaia di genitori, soprattutto madri, sono costretti a utilizzare le ferie per stare a casa con i figli in isolamento fiduciario. Perché dicono, Francesca Fiore e Sarah Malnerich (alias Mammadimerda) e Cristina Sivieri Tagliabue, il decreto sui congedi parentali straordinari per la pandemia non sono stati rinnovati. Le ideatrici della campagna “Mamma ho perso il congedo” hanno raccolto centinaia di testimonianze di donne “sull’orlo di una crisi di nervi” costrette “a prendere ferie, permessi non retribuiti, a inventare soluzioni funamboliche perché non tutte le categorie dispongono di questi istituti (si pensi a personale medico e sanitario che non può chiedere ferie in pandemia)”.

“Dopo le nostre denunce sui social e mezzo stampa leggiamo sulle agenzie le dichiarazioni della ministra Bonetti, dei responsabili di Forza Italia e di Cecilia D’Elia del PD – affermano – Speriamo non siano solo buoni propositi, ma che finalmente si decida, dopo 2 mesi di totale incuria delle persone in difficoltà, i partiti riescano a fare qualcosa per le donne e, in generale, per le persone che si sono trovate in difficoltà”.

Il decreto ‘sostegno’ a cui sta lavorando il governo, così si chiamerà il quinto provvedimento ristori finanziato da 32 miliardi di scostamento, dovrebbe infatti contenere anche la proroga dei congedi parentali covid retribuiti al 50%. La misura costa circa 50 milioni di euro e potrà essere richiesta per gli studenti fino a 14 anni.

La responsabile della Famiglia e delle Pari opportunità aveva spiegato che “lo smart working (per ora) viene esteso fino al 30 aprile. E le misure dovrebbero essere retroattive: chi sceglierà il congedo potrà recuperare l’indennità dovuta, il bonus babysitter potrà essere utilizzato per pagare le ore già lavorate”. “Siamo al lavoro con il mef e con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Il governo è pronto e già in settimana dovremmo avere le prime risposte” aveva aggiunto.

Con la chiusura delle scuole, infatti, la situazione specialmente per le donne è peggiorata in modo significativo. “A macchia d’olio, Regioni e i Comuni hanno deciso di rinunciare alle scuole primarie e secondarie, ma le misure previste dal Governo coprono i congedi solo e unicamente ove le restrizioni siano previste a livello centrale. Per cui, ad ogni decisione “solista” corrispondono migliaia di famiglie in difficoltà” raccontano. Inoltre “i congedi sono una soluzione che non copre i lavoratori e le lavoratrici autonome e che comunque non sono previsti in caso di smartworking. Ma lo smartworking è lavoro e difficilmente si concilia con la gestione dei figli e della dad”.”Oggi – concludono – ci sarà il primo Dpcm del governo Draghi. Speriamo possano finalmente mettere una “pezza” a questa drammatica situazione, perché le ferie sono più che contate, contatissime, e servono per coprire i periodi in cui la scuola è chiusa d’estate. Ce la faremo?”

Accesso a Istanze online solo con SPID per chi si iscrive da marzo. Avviso Ministero Istruzione

da OrizzonteScuola

Di redazione

Avviso del Ministero dell’istruzione agli utenti che richiedono di registrarsi a Istanze online, la piattaforma telematica attraverso la quale il personale della scuola presenta le domande. Attesa la domanda di terza fascia ATA e la domanda di mobilità per il personale ATA, docente, ed educativo. Chi è già registrato e accede con username e password potrà farlo con le consuete credenziali fino max il 30 settembre 2021.

Avviso Ministero Istruzione

“In considerazione degli obblighi introdotti per le Pubbliche Amministrazioni con il Decreto Legge Semplificazione (D.L. 76/2020) convertito in legge il 11/09/2020 (120/2020), a partire dal 28 febbraio 2021 l’accesso ai servizi del Ministero dell’Istruzione può essere fatto esclusivamente con credenziali digitali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale).

Gli utenti in possesso di credenziali rilasciate in precedenza, potranno utilizzarle fino alla data di naturale scadenza e, comunque, non oltre il 30 settembre 2021.

La procedura online di registrazione resta in uso solo per i minorenni in quanto impossibilitati a richiedere le credenziali SPID.”

Pertanto

  • chi è già iscritto a Istanze online e accede usualmente con username e password potrà continuare a farlo fino alla scadenza e comunque non oltre il 30 settembre 2021
  • chi non è ancora registrato, dal 28 febbraio 2021 dovrà utilizzare esclusivamente credenziali digitali SPID.

Nuovo Dpcm Draghi, DaD in tutti i gradi di scuola in zona rossa

da La Tecnica della Scuola

Nel nuovo DPCM, il primo del Governo Draghi, le misure per la scuola, con validità dal 6 marzo al 6 aprile 2021.

La presentazione delle misure è avvenuta durante la conferenza stampa di Palazzo Chigi, tenuta dal ministro della Salute Roberto Speranza, dalla ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e dal presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli.

Ha iniziato a parlare il ministro Speranza che ha confermato il modello delle aree di colore differenziate, anche nel senso di subaree di colore.

Misure scuola

La variante inglese, prevalente in questo momento nel Paese, ha una maggiore penetrazione nelle fasce generazionali più giovani. Ecco perché le misure più restrittive, in accordo con il CTS. Ecco quanto spiega il ministro Speranza.

Zona rossa: in DaD tutti i gradi di scuola, dalla prima elementare in poi. Chiuse le scuole dell’infanzia.

A prescindere dalla fascia di colore, in quelle zone in cui si registrino 250 positivi (o più) ogni 100.000 abitanti in 7 giorni, si ricorrerà alla DaD.

Un provvedimento, quindi, che sarà applicato non necessariamente a livello regionale, ma anche a livello provinciale, comunale o locale. “Le scuole non chiudono,” precisa il ministro Speranza, ma la DaD è un’estrema ratio in precise condizioni epidemiologiche.”

Congedi parentali

Intervenuta anche la ministra Gelmini che ha parlato del ministro dell’Istruzione Bianchi, il quale con grande attenzione ha valutato le misure per la scuola, definendo quanto segue: il governo accompagnerà quelle misure di sospensione della didattica in presenza non solo con le misure del Recovery plan ma anche attraverso i congedi parentali, per i quali verranno stanziate risorse superiori ai 200 milioni di euro.

Mascherine

In riferimento a una domanda sulla mascherina sotto i 12 anniSilvio Brusaferro è intervenuto a chiarire: il tema delle mascherine è stato affrontato in tutto il mondo. Si raccomanda anche nelle fasce più giovani l’uso delle mascherine dove vi è circolazione del virus. Oggi il dato censito indica che l’organizzazione scolastica è ben normata, ma sappiamo che l’ambiente scolastico è un luogo di circolazione del virus e dunque bisogna rispettare le regole. Il virus è sempre presente e quindi è importante garantire le misure di barriera in tutti gli ambienti, in tutta la giornata, specie nei momenti di aggregazione, che sono di maggior rischio.

Prolungamento dell’anno scolastico

Il ministro Speranza chiarisce che allo stato attuale non è in grado di prevedere questo genere di misura.

Vaccini per i bambini

Locatelli spiega che sono in corso sperimentazioni dei vaccini anche in popolazione pediatrica. Peraltro la risposta immunitaria dei bambini sarà anche più brillante di quella osservata negli adulti.

Niente scuola in presenza nelle zone rosse. Malumori anche in area governativa

da La Tecnica della Scuola

Le restrizioni in arrivo con il nuovo Dpcm stanno aprendo non pochi problemi all’interno delle forze di Governo.
E’ nota da tempo la posizione di Italia Viva, molto critica sulle chiusure decise a livello regionale e persino comunale.

Nella giornata di oggi anche i parlamentari del M5S hanno espresso le proprie perplessità sulla decisione di sospendere l’attività didattica in presenza nelle regione rosse.

“E’ impensabile che si sacrifichi ancora una volta la didattica in presenza in una strategia di contenimento dei contagi che però prevede negozi e centri commerciali aperti” dichiara Gianluca Vacca, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura a Montecitorio, che aggiunge: “L’istruzione dei nostri figli non è un’attività che si può ristorare: la dad deve essere l’ultima opzione sul tavolo laddove tutto il resto è già stato chiuso”.

Scuole chiuse nelle aree rosse

“Le varianti del virus hanno comprensibilmente prodotto un inasprimento delle misure sulla scuola nel nuovo Dpcm, prevedendone la chiusura in zona rossa per tutti gli ordini e gradi – prosegue Vacca – e qui l’azione di Governo dovrà dimostrarsi efficace nel prevedere adeguati sostegni, come congedi e bonus baby sitter, per le famiglie. Nelle altre zone, però, chiudere non troverebbe giustificazione, a meno che non si parli di casi molto specifici e circoscritti”. 

“Dal presidente Draghi che ha già detto di voler dare priorità all’istruzione – afferma Vacca – ci aspettiamo che segua il principio per cui le scuole siano le ultime a chiudere e le prime a riaprire durante questa pandemia”.

“Tale principio – conclude il deputato pentastellato, in accordo con la posizione di Gabriele Toccafondi di Italia Viva – dovrà essere rispettato anche a livello locale e regionale: strategie in contrasto con quanto stabilito a livello nazionale, come quelle a cui abbiamo assistito in questi mesi, non fanno altro che danneggiare doppiamente gli studenti, aumentando le disuguaglianze”.

In Sicilia Musumeci ritorni alla Dad: la nota di Flc-Cgil e Uil scuola

da La Tecnica della Scuola

Per il segretario della Flc-Cgil, Adriano Rizza, e della Uil Scuola Claudio Parasporo, il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, dovrebbe riconsiderare  “l’aumento della didattica in presenza al 75% nelle scuole secondarie di secondo grado. È evidente a tutti che non ci sono le condizioni per procedere in questa direzione”.

Non sarebbe da escludere invece un incremento della didattica a distanza o della didattica digitale integrata anche negli altri ordini di scuola, evitando così di esporre al rischio di contagio da covid il personale e gli studenti”.

“Basta prendere atto degli ultimi dati diffusi dal Ministero della salute: aumento dell’indice di positività al 7,7% (dato in assoluto più alto nelle ultime settimane); aumento dei ricoverati in terapia intensiva, +58 casi, per un totale di 2.289; aumento dei ricoverati con sintomi, +474”.

“Per non parlare – continuano – del perdurare dei problemi legati alla vaccinazione dei soggetti fragili, al sistema dei trasporti nella nostra regione e alle famose mascherine Ffp2 che, lo ribadiamo ancora con forza e vigore, sono indispensabili per il personale delle scuole dell’infanzia e per tutti i docenti di sostegno di ogni ordine e grado”.

“Inoltre bisogna considerare che, secondo le ultime evidenze scientifiche – spiegano Rizza e Parasporo – proprio gli studenti delle superiori sono i più colpiti dalla variante inglese e che la campagna di vaccinazione del personale scolastico produrrà effetti solo fra alcune settimane. Lo stesso ministro Speranza, nelle ultime ore, ha invitato alla prudenza in vista del picco di questa ulteriore ondata previsto per la fine di marzo”.

“Modificare in questa fase l’assetto organizzativo e didattico nelle scuole siciliane è per noi un elemento di forte criticità e non produrrà nessun effetto positivo. Invitiamo, pertanto, il governo regionale siciliano a riconsiderare la scelta effettuata con la nota del 24 febbraio, nell’interesse di tutto il personale scolastico, degli studenti e delle rispettive famiglie”.

“Sì alla didattica in presenza – concludono Rizza e Parasporo – ma solo quando le condizioni saranno tali da garantire la sicurezza nelle scuole”.

Nuovo Dpcm Draghi: le misure per la scuola

da La Tecnica della Scuola

Il nuovo Dpcm, con le misure anti Covid fino a Pasqua, è in arrivo. Si è conclusa la riunione della cabina di regia tra Governo ed enti locali sulle misure da adottare nelle prossime settimane, in particolare riguardo le scuole.

Alle 18:45 si terrà la conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ministro della Salute Roberto Speranza, la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli.

Icotea

Il nodo, legato al nuovo Dpcm, pare sia stato proprio relativo alle scuole, considerando la frequenza dei contagi sui più giovani e le chiusure sempre più ricorrenti degli istituti di questi giorni.

Probabile si arrivi a una decisione unanime su tutto il territorio, in caso di zona rossa, chiusura sempre e comunque delle scuole, mentre più complicato stabilire le regole delle zone arancioni.

In quest’ultimo caso potrebbero essere i governatori delle Regioni a chiudere le scuole qualora si verificassero 250 positivi ogni 100mila abitanti.

Graduatorie terza fascia ATA: che fine ha fatto il decreto?

da La Tecnica della Scuola

Il 16 febbraio scorso il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha espresso il proprio parere sullo schema di decreto del Ministro dell’Istruzione di aggiornamento delle graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia del personale ATA per il triennio scolastico 2021-2023.

PARERE CSPI

Nel parere, il CSPI, tra le varie richieste avanzate, ha rilevato, al fine di conciliare l’efficacia delle operazioni con il lavoro corrente, aggravato e complicato dalle condizioni sanitarie generali del paese, la necessità di prevedere un periodo di almeno 45 giorni per l’invio delle domande. Sempre secondo il CSPI, occorre inoltre evitare la sovrapposizione di ulteriori adempimenti di carattere nazionale per il personale della scuola.

A distanza di due settimane dal parere, il decreto in questione non è ancora stato pubblicato. Pertanto, non si conoscono ancora le tempistiche per la presentazione delle domande. Quella che dovrebbe invece essere sicura è la modalità on-line per la trasmissione delle Istanze.

Per quali profili si può presentare domanda

Innanzitutto precisiamo che non esiste alcun limite alla presentazione delle domande per l’inserimento nelle graduatorie di terza fascia del personale ATA o per il loro aggiornamento.

Infatti, l’importante è che l’aspirante supplente sia in possesso dei titoli validi per l’accesso alle graduatorie del profilo per il quale presenta l’istanza.

Quindi, è possibile candidarsi ad esempio come assistente amministrativo e anche come collaboratore scolastico. Precisiamo che l’unico profilo in cui è richiesta la laurea è quello di infermiere.

Ma quali sono i requisiti necessari?

Li riepiloghiamo di seguito.

Collaboratore scolastico

Diploma di qualifica triennale rilasciato da un istituto professionale, diploma di maestro d’arte, diploma di scuola magistrale per l’infanzia, qualsiasi diploma di maturità, attestati e/o diplomi di qualifica professionale, entrambi di durata triennale, rilasciati o riconosciuti dalle Regioni.

Assistente Amministrativo

Diploma di maturità.

Assistente Tecnico

Diploma di maturità che dia accesso a una o più aree di laboratorio secondo la tabella di corrispondenza titoli di studio/laboratori vigente al momento della presentazione della domanda.

Addetto all’azienda agraria

Diploma di qualifica professionale di:

  • operatore agrituristico;
  • operatore agro industriale;
  • operatore agro ambientale.

Cuoco

Diploma di qualifica professionale di Operatore dei servizi di ristorazione, settore cucina.

Infermiere

Laurea in scienze infermieristiche o altro titolo ritenuto valido dalla vigente normativa per l’esercizio della professione di infermiere.

Guardarobiere

Diploma di qualifica professionale di Operatore della moda.

Fiumi di Primavera

Fiumi di Primavera è il nome della manifestazione che dal 2001 celebra la Giornata Mondiale dell Acqua a Mantova, la maggiore in Europa promossa da reti di scuole interagenti con la comunita nella cornice del GLOBE Program.

Causa COVID, l’edizione 2021 avra carattere virtuale e sara articolata in due sessioni: una al mattino che vedra in azione scuole, enti, agenzie, associazioni e una, di carattere scientifico, al pomeriggio. Le scuole di ogni ordine e grado potranno seguire l’evento sul canale YouTube dedicato.

Decreto Minsiteriale 3 marzo 2021, AOOGABMI 51

Ministero dell’Istruzione

Costituzione degli elenchi aggiuntivi alle graduatorie provinciali per le supplenze del personale docente ed educativo, in applicazione dell’articolo 10 dell’Ordinanza del Ministro dell’istruzione 10 luglio 2020, n. 60 e disposizioni concernenti gli elenchi dei docenti della scuola primaria e dell’infanzia per l’attribuzione di contratti di supplenza presso i percorsi a metodo Montessori, Pizzigoni, Agazzi.

Nota 3 marzo 2021, AOODGCASIS 721

Ministero dell’Istruzione
Direzione generale per i sistemi informativi e la statistica Ufficio III

Spett. IdCert Srl
c/o Avv. Davide Lavolpicella davide.lavolpicella@pec.ordineavvocatitrani.it
e, p.c. Direzione Generale per il personale scolastico dgpersonalescuola@postacert.istruzione.it

Oggetto: Parere relativo all’istanza di riconoscimento della certificazione informatica “IDCERT” livello Specialized.

Ordinanza Ministeriale 3 marzo 2021, n. 53

Ministero dell’Istruzione

Esami di Stato nel secondo ciclo di istruzione per l’anno scolastico 2020/2021.

Allegati C – MATERIE CARATTERIZZANTI OGGETTO DELL’ELABORATO DELL’ESAME DI STATO DEL SECONDO CICLO – A.S. 2020/21