Epigenesi tra Rock&Roll e Salute

Epigenesi tra Rock&Roll e Salute

Paolo Manzelli

Il Suono attiva una vibrazione fisiologica che affonda le sue radici nella evoluzione dei sistemi viventi e  nell’ uomo determina la Universalita’ della musica.

 La neurochimica del suono ha posto in evidenza come la musica accenda per tramite le emozioni la emissione neuro-trasmettitori endogeni negli emisferi cerebrali superiori ed accordandi il battito del cuore in seguito a una scossa di adrenalina.

In particolare il Rock & Roll favorisce la attivazione di un movimento altamente sportivo della danza che spesso assume forme acrobatiche.

La Piezoelettricita dei sistemi Biologici : https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=140281

Tale movimento eccitatorio del corpo sollecita  e accentua nelle ossa una  “sottile emissione elettromagnetica di energia” che diviene la fonte della vitalita’ cellulare del “Midollo Osseo” , contenuto nella cavita’ spugnosa delle ossa.

E noto che il Midollo Osseo è l’unico organo deputato alla sintesi delle cellule del sistema circolatorio ed immunitario ,sia quelle Rosse ,(Globuli rossi  e Piastrine coagulanti) che di quelle Bianche (Linfociti : “B”che sono responsabili della produzione di anticorpi ed i. “T” che presiedono alla formazione di Interferoni ed “NK” (Natural Killers) ,le quali presiedono alla distruzione delle cellule infettate da virus e batteri, delle cellule estranee e di quelle tumorali.)

Tutte queste cellule che si originano nel Midollo Osseo.  se non sono eccitate dal sottile  il flusso di corrente, che si diffonde come Biofotoni della luce quantica e Biofononi del suono,  perdono la capacita di rigenerarsi in un “ciclo temporale coerente. (NB: i globuli rossi, ad esempio, vivono in media 120 giorni  cosi che dopo tale precisa scadenza devono essere continuamente rinnovati.)

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 Il Successo Mondiale del Rock  Italiano dei Maneskin (dal danese “Chiaro di Luna”-  complesso Romano di Rock & Roll, dolcemente trasgressivo (nato nel 1916),  ed in particolare dell’ ultimo loro disco intitolato “Mamamia”,va oggi visto anche in termini di “Neurobiologia Quantica” come un esperimento culturale e scientifico di grande rilevanza futura sul ruolo della musica sulla Salute ed il Benessere “Epigenetico” dell’ Uomo nella evoluzione del suo ambiente culturale e sociale-.

Cittadinanza Digitale e Cybersecurity

Nota 18 ottobre 2021, AOODPPR 1137
Corso gratuito in modalità e-learning relativo al Protocollo d’Intesa “Promozione di iniziative volte a potenziare la cultura digitale degli studenti


La cittadinanza digitale, le sfide e le opportunità dell’evoluzione tecnologica, la sicurezza informatica e la promozione di comportamenti responsabili in Rete.

Questi i temi che verranno affrontati in un corso gratuito destinato alle studentesse e agli studenti delle classi quinte delle scuole secondarie di secondo grado.

Il corso, che si svolgerà in modalità e-learning, si inserisce nell’ambito del Protocollo d’intesa “Promozione di iniziative volte a potenziare la cultura digitale degli studenti” stipulato tra Ministero, UnionCamere e InfoCamere con lo scopo di educare le ragazze e i ragazzi a un corretto uso della Rete e degli strumenti digitali.

Agli studenti che frequentano il corso e superano il test conclusivo verrà rilasciato un attestato.

Le istituzioni scolastiche interessate potranno iscriversi al corso mandando un’e-mail all’indirizzo: igf2020@cs.camcom.it

Nota 29 ottobre 2021, AOODPIT 1653

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione

Ai Direttori Generali e Dirigenti titolari degli Uffici scolastici regionali
e, p.c. Al Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali

Oggetto: Green pass per l’accesso agli open day

Nota 29 ottobre 2021, AOODPPR 1191

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali

Ai Direttori e Dirigenti titolari degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti delle istituzioni scolastiche
e, p.c. Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Alla Direzione generale per il personale scolastico

Oggetto: Aggiornamento censimento aule informatizzate per l’espletamento delle procedure concorsuali ordinarie e straordinarie per il personale scolastico – PROROGA TERMINI.

Dagli accertamenti unificati al Garante nazionale

Dagli accertamenti unificati al Garante nazionale: cosa prevede la legge quadro sulla disabilità
Il Sole 24 Ore del 28/10/2021

Una legge quadro, che conferisce al Governo la delega legislativa per la riforma della normativa sulla disabilità da esercitarsi, attraverso l’emanazione di uno o più decreti legislativi, entro venti mesi dall’entrata in vigore della norma. Il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri istituisce inoltre la figura del Garante nazionale delle disabilità: dovrà occuparsi di raccogliere le istanze e fornire adeguata assistenza alle persone con disabilità che subiscono violazioni dei propri diritti; formulare raccomandazioni e pareri alle amministrazioni interessate sulle segnalazioni raccolte, anche in relazione a specifiche situazioni e nei confronti di singoli enti; promuovere campagne di sensibilizzazione e di comunicazione per una cultura del rispetto dei diritti delle persone.

La missione 5 del Pnrr
Il contesto in cui prende forma il disegno di legge è la missione 5 del Pnrr, “Inclusione e Coesione”, che contiene una riforma ad hoc intitolata “Legge Quadro sulla disabilità” che consiste in una legge delega che riguarda tutte le persone con disabilità e che ha il suo fulcro nel progetto di vita personalizzata e partecipata. Un progetto di vita, personalizzato e partecipato, che possa consentire alle persone con disabilità di essere protagoniste della propria vita e di realizzare la reale inclusione nella società.

Accertamenti unificati
Per quanto riguarda l’accertamento della condizione di disabilità e la revisione dei suoi processi valutativi di base, il Governo è delegato a unificare tutti gli accertamenti concernenti l’invalidità civile, la cecità civile, la sordità civile, la sordocecità, l’handicap, anche ai fini scolastici, la disabilità prevista ai fini del collocamento mirato e ogni altro accertamento dell’invalidità. Secondo l’Istat il numero di persone con disabilità in Italia è di 3.150.000, pari al 5,2% della popolazione.

L’aggiornamento delle tabelle degli stati invalidanti
L’esecutivo è delegato anche a prevedere l’aggiornamento, con decreto del Ministro della salute delle tabelle delle percentuali degli stati invalidanti, attualmente disciplinate dal decreto del Ministro della sanità 5 febbraio 1992. L’esecutivo è delegato altresì a prevedere un aggiornamento e un adeguamento del sistema di controlli in merito alla effettiva permanenza e sussistenza dello stato invalidante, al fine anche di monitorare che le prestazioni rese continuino ad essere quelle adeguate.

Il progetto di vita personalizzato
Il Governo deve prevedere modalità di coordinamento per l’integrazione della programmazione sociale e sanitaria nazionale e regionale al fine di favorire la creazione delle Unità di valutazione multidimensionale composte in modo da assicurare l’integrazione degli interventi di presa in carico, di valutazione e progettazione in ambito sociosanitario e socio-assistenziale da parte delle amministrazioni competenti. Il Governo deve garantire anche che nell’elaborazione e nell’attuazione del progetto di vita, vengano attivamente coinvolti gli enti del Terzo settore con le modalità già previste della co-programmazione e della co-progettazione, assicurando un maggior grado di flessibilità nella definizione degli interventi.

Il budget di progetto
L’elaborazione del progetto di vita, a sua volta, non può prescindere dall’indicazione del cosiddetto “budget di progetto” ovvero la descrizione quantitativa e qualitativa delle risorse economiche, strumentali, professionali, tecnologiche e umane dirette a garantire la piena fruibilità dei sostegni indicati per qualità, quantità ed intensità nel progetto personalizzato. Il progetto può altresì prevedere che tali risorse possono essere anche autogestite dalla persona con disabilità, prevedendo tuttavia obblighi di rendicontazione secondo i criteri inseriti all’interno del progetto stesso. Devono essere individuate, sempre all’interno del progetto, le figure professionali che dovranno occuparsi della sua realizzazione e del suo monitoraggio, costituendo un punto di riferimento costante per la persona con disabilità ed il suo contesto familiare.

Disabili: verso ritorno assegno invalidità per chi lavora
Intanto, su proposta del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in sede di conversione Dl fiscale sarà presentato un emendamento che riporterà il riconoscimento dell’assegno di invalidità ai disabili, indipendentemente dallo svolgimento di un’attività lavorativa. L’emendamento, riportando ad una corretta applicazione la normativa vigente, prevede che l’assegno mensile di invalidità dovrà essere riconosciuto a prescindere dallo svolgimento di un’attività lavorativa, dove quest’ultima non determini il superamento del limite di reddito considerato come condizione per l’accesso alla prestazione dall’attuale normativa.

di Andrea Carli

Sentenza n°7111 del 22 ottobre 2021 della Sesta sezione del Consiglio di Stato

IL CONSIGLIO DI STATO CONDANNA IL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE E ANNULLA I DECRETI DI RIGETTO DELLE ABILITAZIONI IN ROMANIA PER PRESUNTE CARENZE DOCUMENTALI RITENENDO SUSSISTENTE LA ELUSIONE DEI GIUDICATI DELLA SESTA SEZIONE. DESIGNATO IL COMMISSARIO AD ACTA

Di particolare interesse la sentenza n°7111 del 22 ottobre 2021 della Sesta sezione del Consiglio di Stato unica nel suo genere, di accoglimento del ricorso proposto dall’Avv. Maurizio Danza, finalizzato alla condanna del Ministero dell’Istruzione per violazione ed elusione del giudicato ex art.114 cpa, a favore di più di cento ricorrenti abilitati in Romania, a cui era stato negato il decreto di riconoscimento per presunte carenze documentali delle rispettive istanze, nonostante i due gradi di giudizio favorevoli; in particolare il Dicastero dell’Istruzione senza tener conto delle sentenze di ottemperanza n° 3592/2021 e n°5230/2021 della stessa sezione VI , nelle quali il Collegio aveva ordinato di disporre  la comparazione dei titoli abilitanti conseguiti in Romania con quelli italiani, come indicato nella pronuncia di merito n°4825/2020, aveva riaperto illegittimamente i procedimenti amministrativi di cui all’art. 16 del decreto legislativo n° 206/2007, rigettando nuovamente le richieste di riconoscimento dei ricorrenti  , senza tener conto delle risultanze istruttorie evincibili in tutti gli atti processuali dei vari gradi di giudizio : in partiolare nei decreti collettivi, peraltro mai comunicati agli interessati aveva ritenuto che, la c.d. adeverinta ( certificazione finale) ed altri documenti non fossero stati allegati nelle istanze originarie presentate al MIUR nel corso del 2018 e 2019!,  in palese violazione dei diritti di partecipazione al procedimento dei ricorrenti di cui agli artt.6 co.1 lett.b) ,7 e 10 bis della l.n°241/1990. A tal riguardo  la Sesta sezione nel condannare il Ministero e nel motivare che non sia possibile eccepire alcun vizio formale attesa la definitività dell’accertamento di merito relativo alla valutazione dei titoli dei ricorrenti, ha affermato che –“ al riguardo, va condivisa la deduzione di parte ricorrente in termini di elusione del giudicato, in quanto all’esito del giudizio di merito il riesame incombente sulla p.a., lungi dal consistere nella mera verifica degli elementi formali propri di ogni domanda, riguarda – “a fronte della sussistenza in capo all’odierno appellante sia del titolo di studio richiesto, la laurea conseguita in Italia (ex sé rilevante senza necessità di mutuo riconoscimento reciproco), sia della qualificazione abilitante all’insegnamento, conseguita presso un paese europeo” – la “valutazione indicata dalla giurisprudenza appena richiamata, cioè alla verifica che, per il rilascio del titolo di formazione ottenuto in un altro Stato membro al termine di formazioni in parte concomitanti, la durata complessiva, il livello e la qualità delle formazioni a tempo parziale non siano inferiori a quelli delle formazioni continue a tempo pieno”; Ha aggiunto altresì, come- la diversa valutazione formale posta a base degli atti sopravvenuti non adempie pertanto al comando derivante dal consolidato orientamento della giurisprudenza di questo Consiglio, contenuto anche nella sentenza da eseguire;  il Consiglio di Stato nella pronuncia prosegue poi affermando cheperaltro, i profili formali contestai nei provvedimenti sopravvenuti si scontrano con la statuizione passata in giudicato, laddove si statuisce che “in linea di fatto non appare contestato che l’odierno appellante sia in possesso per un verso, del titolo di studio di laurea conseguita in Italia e, per un altro verso, della abilitazione all’insegnamento conseguita in Romania”;

Infine, si legge letteralmente in sentenza come “- applicando tali coordinate al caso di specie il comportamento doveroso, chiarito dalla sentenza, non trova coerente applicazione del comportamento in effetti tenuto, dando conseguentemente luogo alla dedotta ipotesi di elusione del giudicato; e- pertanto, in accoglimento del ricorso per l’esecuzione, va ordinato all’amministrazione di provvedere, nel termine di 30 giorni dalla comunicazione della presente sentenza, alla rivalutazione delle domande nei termini indicati dalla sentenza ottemperanda;

Con tale pronuncia dunque, e alfine di dare effettiva tutela alle aspettative dei ricorrenti che attendono giustizia da tempo, il Consiglio di Stato  designa altresì, il Commissario ad acta, il direttore generale della direzione generale del Ministero istruzione “per lo studente, l’integrazione e la partecipazione”, con facoltà di delega, affinché, previo accertamento della perdurante inottemperanza dell’amministrazione ingiunta, provveda, entro 20 giorni dalla scadenza del termine sopra assegnato, a dare esecuzione alla sentenza in epigrafe, sostituendosi all’organo ordinariamente competente nell’espletamento delle procedure contabili a tal fine necessarie.

Gratuità sosta strisce blu disabili è realtà

Dl trasporti, Gadda “Gratuità sosta strisce blu disabili è realtà. Promessa mantenuta”
Vita del 28/10/2021

ROMA. Approvato l’emendamento di Italia Viva al DL Trasporti, grazie al quale sarà estesa su tutto il territorio italiano la possibilità per le persone con disabilità munite di regolare contrassegno di sostare gratuitamente nelle strisce blu.

“Sono davvero soddisfatta che sia stato approvato il mio emendamento al DL Trasporti, grazie al quale sarà estesa su tutto il territorio italiano la possibilità per le persone con disabilità munite di regolare contrassegno di sostare gratuitamente nelle strisce blu.” Così la deputata varesina di Italia Viva, Maria Chiara Gadda. “E’ il risultato di un lungo percorso, nato con la proposta di legge che avevo presentato nel 2019 a cui avevano aderito oltre 50 deputati di tutti i partiti. Una norma di civiltà, che non è stato semplice fare approvare per tanti assurdi ostacoli emersi durante l’iter parlamentare. Per questo ringrazio le colleghe Lisa Noja e la relatrice Raffaella Paita per il grande impegno profuso perché si arrivasse a questo risultato, ma soprattutto alle associazioni che non hanno mai smesso di crederci come Cittadinanza Attiva e UILDM. Il lavoro svolto in Commissione Trasporti con l’appoggio trasversale di tutte le forze parlamentari, consente finalmente di fare un passo in avanti verso il diritto alla mobilità per tutti”, aggiunge Gadda.
“Molti comuni in questi anni avevano già aderito volontariamente a questa scelta, e finalmente con l’approvazione dell’emendamento si applicherà su tutto il territorio nazionale.” e prosegue “Grazie a questo lavoro, insieme al Governo, è stato superato l’ultimo scoglio, individuando le coperture finanziarie mancanti per l’emendamento proprio nelle risorse che deriveranno dall’inasprimento delle sanzioni per l’occupazione abusiva dei posteggi riservati alle persone con disabilità previsto dallo stesso DL Trasporti. In tal modo, si compie un passo davvero importante in favore del diritto fondamentale alla mobilità sancito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e si vince, tutti insieme, una bella battaglia di civiltà”, conclude.

“Casa Roma”

“Casa Roma”: un nuovo modo di accogliere le persone con disabilità
Agenzia SIR del 28/10/2021

ROMA. Presentata nella Capitale, la struttura ricettiva è stata ideata e promossa dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo insieme alla società Xenia spa, società benefit. L’edificio è in posizione centralissima, in via di Villa Alberici 14, a due passi da San Pietro. Qui troveranno spazio: sale riunioni, servizi ristorativi e 80 camere. Tutti gli ambienti saranno concepiti e progettati con design innovativo e standard elevati di bellezza e funzionalità. I lavori inizieranno a gennaio 2022, termineranno fra il 2024 e il 2025

Un modello da copiare in vista del Giubileo del 2025. Il progetto “Casa Roma” vuole aprire a un nuovo modo di accogliere le persone con disabilità fisiche, mentali e sensoriali, partendo dai bisogni e dai desideri. Presentato oggi nella Capitale, la struttura ricettiva è stata ideata e promossa dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo insieme alla società Xenia spa, società benefit.
L’edificio è in posizione centralissima, in via di Villa Alberici 14, a due passi da San Pietro.
Qui troveranno spazio: sale riunioni, servizi ristorativi e 80 camere. Tutti gli ambienti saranno concepiti e progettati con design innovativo e standard elevati di bellezza e funzionalità.

I lavori inizieranno a gennaio 2022, termineranno fra il 2024 e il 2025, mentre il costo è di 7 milioni di euro. La Casa infine verrà gestita da Panfilia, una società per il 55% del Cottolengo e per il 45% di Xenia spa.

“Abbiamo voluto quest’opera che vediamo come opportunità per portare un’idea innovativa e vera”, commenta padre Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo.
In un periodo di crisi del turismo, dovuta alla pandemia, la società Xenia ha scelto di investire nell’opera. “Ci siamo trasformati in una società benefit. Quando mi sono recato al Cottolengo ho capito che c’era la capacità di far sentire le persone partecipi del luogo”, afferma Ercolino Ranieri, presidente e amministratore delegato della spa. “Abbiamo deciso di sostenere l’iniziativa perché a livello di orizzonte è la strada giusta. Questo incontro ci ha cambiati e portato dentro Xenia con una mentalità nuova e affrontare questa crisi in maniera nuova. Non ci siamo proposti come benefattori ma come partner pertanto sentiamo il peso di un progetto sfidante ma in grado di cambiare la visione della ospitalità”.
A condividere il progetto è anche mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. “Casa Roma – osserva – può diventare un segno concreto con cui dimostrare la dimensione della accoglienza verso tutti”. Nel suo intervento, mons. Fisichella ha centrato l’attenzione su tre parole: coraggio, affidamento e accoglienza. “Il Cottolengo – spiega – ha avuto coraggio perché non sapeva dove stava andando, ma ha avuto il coraggio di iniziare qualcosa di nuovo che credo sia il primo in Europa. Roma diventa capace di guardare al futuro come il prossimo primo evento internazionale del 2025, il Giubileo ordinario. L’altra parola è affidarsi, cioè confidare negli altri. Affidarsi perché le opere realizzate possano trovare la collaborazione e il sostegno di tutti”. “Il terzo termine che mi sta a cuore è accoglienza:

che Casa Roma possa essere accogliente perché tutti quelli che vengano possano sentirsi a casa”.
Chi pensa che il progetto possa diventare un modello per altre strutture ricettive tanto da essere definito uno standard è Massimo Garavaglia, ministro del Turismo. “Il progetto – dichiara – è perfetto. Cambia il modo di approcciare il tema del turismo accessibile perché tutti possiamo avere potenzialmente il problema della disabilità pro tempore”.
A sottolineare il riconoscimento delle persone con disabilità come turisti, interessati alle attrazioni della città, è suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio Cei per la pastorale delle persone. “Le persone con disabilità – dice – sono nel mondo un miliardo. Non sono solo da assistere ma sono anche clienti. Un albergo pensato per tutti penso sia in linea con la nostra Costituzione, la Convenzione Onu e con il riconoscimento dell’altro in quanto persona. Spero che strutture del genere possano entro il 2025 essere da stimolo per altri.

L’accessibilità non sono solo le due stanze in più ma è un diritto e una possibilità per godere delle bellezze del nostro territorio”.
“Il gioco di squadra fa sempre la differenza”, aggiunge la deputata Giusy Versace, membro della commissione Affari Sociali della Camera dei deputati. “Combatto affinché la gente impari per ascoltare. Convivo con due arti artificiali e ho voluto annientare i limiti. Viviamo in un Paese – conclude – che va educato sul piano culturale. Serve che i ministeri facciano una campagna di inclusione e sul concetto dell’inclusione di tutti”.

di Elisabetta Gramolini 

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Casa Roma: Suor Donatello, “un segno di dignità per le persone con disabilità”
“Credo che sia un segno di dignità il diritto e il riconoscimento delle persone con disabilità in quanto persone, turisti e clienti”. A dirlo è stata suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con la disabilità della Cei, a proposito del progetto “Casa Roma”, presentato oggi. “Le persone con disabilità – ha detto – sono nel mondo un miliardo. Non sono solo da assistere ma sono anche clienti. Un albergo pensato per tutti penso sia in linea con la nostra Costituzione, la Convenzione Onu e con il riconoscimento dell’altro in quanto persona. Spero che strutture del genere possano entro il 2025 essere da stimolo per altri. La accessibilità non si traduce solo in due stanze in più ma è un diritto e una possibilità per godere delle bellezze del nostro territorio”. “Il gioco di squadra fa sempre la differenza”, ha osservato la deputata Giusy Versace, membro della Commissione Affari sociali della Camera. “Combatto – ha continuato – affinché la gente impari per ascoltare. Convivo con due arti artificiali e ho voluto annientare i limiti”. “Viviamo in un Paese – ha concluso – che va educato sul piano culturale. Serve che i ministeri facciano una campagna di inclusione e sul concetto dell’inclusione di tutti”.

“New Design 2021”

Concorso “New Design 2021”. Proclamate le Scuole vincitrici

Si è svolta il 28 ottobre, a Venezia, la premiazione del concorso “New Design 2021”. Ideare nuovi spazi museali o recuperare spazi esistenti, creare elementi d’arredo urbano e realizzare servizi per incoraggiare la fruizione dei beni culturali nel nostro Paese: queste le idee su cui studentesse e studenti sono stati invitati a sperimentare la propria creatività.

Il concorso, promosso e finanziato dal Ministero dell’Istruzione, è rivolto agli studenti del secondo biennio e del quinto anno dei licei artistici statali e paritari con l’obiettivo di sostenere le potenzialità progettuali, la creatività e l’innovazione nell’ambito della formazione artistica.

Il tema di quest’anno era “Concordia civium murus urbium” – Design per i beni culturali. Salvaguardia, tutela, protezione, promozione, valorizzazione”. Sono 91 i progetti selezionati. Studentesse e studenti si sono cimentati nell’elaborazione e nell’attuazione di un progetto per le diverse tipologie di beni culturali: dall’archeologia alla numismatica passando per i beni etnografici o naturalistici e l’intero patrimonio scientifico, tecnologico, storico e fotografico.

Le scuole vincitrici premiate oggi:

I Premio

  • Liceo artistico di Porta Romana di Firenze per il progetto “Stelle per tutti”

II Premi ex aequo

  • Istituto Pomponio Leto di Teggiano (SA) per il progetto “Archeology Tactile”
  • Liceo artistico Fausto Melotti di Lomazzo (CO) per il progetto “Museo Mael”

III Premio ex aequo

  • Liceo artistico Sabatini-Menna di Salerno per il progetto “Volta D’Amalfi”
  • Istituto Bruno Munari di Crema per il progetto “Il passaggio sociale”

Menzioni:

  • Liceo artistico Toschi di Parma per il progetto “Toschi”
  • Liceo artistico Enrico Galvani di Cordenons (PN) per il progetto “Cjampanili”
  • Liceo artistico di Volterra per il progetto “Grand Tour Isa”
  • Liceo artistico di Comiso (RG) per il progetto “Fiumecoart”

G. Rinaldi, C’ero anch’io su quel treno

Giovanni Rinaldi, C’ero anch’io su quel treno. La vera storia dei bambini che unirono l’Italia, Milano, Solferino

“C’eravamo tanto amati …” Un’Italia unita e solidale da Nord a Sud per i bambini

di CARLO DE NITTI

“W l’Italia, l’Italia che resiste”: questo verso conclusivo di una nota canzone -, “W l’Italia”, appunto – del 1979, di Francesco De Gregori (tratta dall’album omonimo) è il primo pensiero che mi è venuto in mente dopo aver letto tutto d’un fiato quest’ultimo bel libro di Giovanni Rinaldi, ricercatore di storia orale, fotografo e documentalista antropologico: testo coinvolgente ed emozionante, al limite della commozione, C’ero anch’io su quel treno. La vera storia dei bambini che unirono l’Italia, recentissimamente edito a Milano dalla casa editrice Solferino nella collana Saggi.

Giovanni Rinaldi, da oltre venti anni, prosegue il suo appassionato e diuturno lavoro di ricerca tra coloro i/le quali furono protagonisti/e di un’esperienza pressoché unica in un’Italia che, al termine della seconda guerra mondiale, in cui era stata sconfitta e materialmente distrutta, ma rigenerata con la caduta del Fascismo e la Resistenza in tutte le sue forme (militari e dei civili, delle donne, degli internati militari italiani), aveva dentro di sé fortissimi il desiderio e la volontà di rinascere su basi ben diverse da quelle della società liberale di inizio secolo.

Lo scenario all’interno del quale si muove la ricerca di Giovanni Rinaldi – di cui questo volume è testimonianza – è quello dell’Italia post bellica, che vuole cercare/trovare in sé le forze per la propria ricostruzione umana e sociale, prima ancora che politica ed economica.
C’ero anch’io su quel treno. Storia dei bambini che unirono l’Italia è la prosecuzione ideale di un’altra pubblicazione che lo stesso Giovanni Rinaldi ha dato alle stampe nel 2009, I treni della felicità. Storie di bambini in viaggio tra due Italie, pubblicato dalla casa editrice Ediesse nella collana Cartabianca, con un’indimenticabile prefazione della giornalista e scrittrice Miriam Mafai (1926 – 2012).

La ricerca ha l’obiettivo precipuo di ricostruire, attraverso le loro testimonianze dirette e non, le storie di vita (furono in totale circa settantamila) di alcune migliaia di bambine e bambini che furono fatti partire dal Centro-Sud martoriato dalla guerra – Cassino, Napoli, Sardegna – o dalle repressioni anticomuniste dei governi dell’epoca – San Severo –  e che trovarono accoglienza, ospitalità ed amore presso famiglie di semplici lavoratori dell’Italia Centro settentrionale – Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Piemonte, Umbria, Liguria.

Il volume si articola in tre parti – Alla ricerca dei bambini salvati; Alla ricerca delle famiglie solidali; Ridare senso alle storie spezzate – ed un Epilogo: questo libro non è riconducibile in modo unitario ad alcun genere letterario . L’autore si muove in una zona di confine – come un esploratore che si avventuri in terre incognite – tra saggistica storica, memorialistica, autoetnografia e romanzo di formazione. Questi generi si intrecciano tra loro e mostrano una tranche de vie di un’Italia povera ma solidale, animata da forti ideali umani, prima ancora che sociali e politici.

Attraverso quei treni si concretizzò il tentativo di salvare bambini meridionali dalla fame da parte di un partito politico, il Partito Comunista Italiano, attraverso le sue strutture territoriali (federazioni provinciali e subprovinciali e sezioni locali) nonché le sue organizzazioni collaterali, come l’Unione Donne Italiane, o create ad hoc come il Comitato per la salvezza dei bambini di Napoli, il cui presidente era l’on. Giorgio Amendola (1907 – 1980), napoletano egli stesso, nonché uno dei massimi esponenti del partito medesimo. Furono in primis le donne dell’U.D.I. – le “compagne”, come erano appellate all’epoca nel partito comunista – con in testa l’on. Teresa Noce (1900 – 1980), partigiana e deputata alla Costituente, a lanciare l’idea e l’iniziativa.

Questi trasferimenti dei bambini per via di treno – i treni della felicità – come l’allora sindaco di Modena Alfeo Corassori (1903 – 1965) definì i convogli che condussero quei bambini a vivere un’esperienza unica ed inimitabile durante la loro infanzia.

Quei bambini ricevettero un’accoglienza affettuosa ed un’ospitalità imprevista presso famiglie accoglienti di volenterosi lavoratori, che fecero giustizia dei pregiudizi che al sud avevano accompagnato l’iniziativa da parte di tanti (a cominciare dagli influentissimi sacerdoti) impegnati in polemiche anticomuniste, in un momento storico in cui frontale era la contrapposizione tra cattolici e “senza Dio”, culminata il primo luglio 1949 in un decreto del Santo Uffizio ed approvato da Pio XII (1939 – 1958), passato alla storia come la “scomunica dei comunisti”

Quella che Giovanni Rinaldi compie nel corso del volume non è soltanto una mera ricostruzione storiografica attraverso le testimonianze orali raccolte da quei bambini oggi anziani ed eventuali loro parenti e discendenti: <Abbiamo trovato il protagonista di un racconto e di fatti accaduti 60 anni prima. Senza rendersene conto, dalla ricerca di storie e dei testimoni che avrebbero potuto raccontarcele, stiamo intervenendo all’interno di queste storie […] Stiamo smuovendo non più solo la memoria e il passato, ma giocando col presente e la realtà di persone anziane che, nel momento in cui offrono il loro racconto, ci appaiono bambini veri, senza età, proiettati in un tempo felice misterioso, lontano dalla loro vita quotidiana che spesso non sembrano all’altezza di quella piccola epopea vissuta molto tempo prima […] Ospitare come figlio, sia pure per poco tempo, il figlio di altri diventava la consegna i propri figli di una scelta culturale, politica e sociale, mentre al piccolo ospite offriva un segnale una mappa che gli avrebbe consentito di trovare strade migliori di quelle che aveva percorso, di potersi confrontare esperienze affettive diverse, mondi diversi, parole e gesti che avrebbe conservato per tutta la vita> (pp. 175 – 176).

Il lungo passo del volume di Giovanni Rinaldi dice la tensione etico-politica di tutti i protagonisti di quell’esperienza che faceva conoscere a bambini ed adulti l’esistenza di altri mondi, di un altro cielo possibile, e che aiutava a modificare il proprio “destino”, posto nelle proprie mani semplici di lavoratori uniti da un ideale e da una capacita organizzativa fuori del comune.

Un esempio della capacità dell’Autore di “entrare” nelle storie: quello di Benedetto, bambino frusinate accolto per circa due anni dalla famiglia Muccinelli a Lugo di Romagna (Non si doveva toccare, quel bambino era sacro, pp. 151 – 157) e ritrovato (Il ritorno di Benedetto, pp. 175 – 179).

Giovanni Rinaldi  si è meritoriamente fatto coinvolgere – e continua a farlo anche per mezzo del suo blog giorinaldi.com – come “levatrice della storia” nella misura in cui cerca di “ridare senso alle storie spezzate”, contribuendo a far incontrare persone che il tempo e la vita hanno diviso, facendo riemergere storie di vita personale e sociale, altrimenti condannate ad un’ingiusta damnatio memoriae.

Come la storia di Aldo Di Vicino, bambino napoletano ospite di una famiglia di Imperia, che è descritta all’inizio e nell’ultimo capitolo del volume per concludersi nel suo Epilogo a due voci, quelle dei figli/nipoti dei protagonisti della storia. Sono loro che – con un maieuta d’eccezione come Giovanni Rinaldi – si incontrano in piena pandemia e scoprono una dimensione diversa delle loro storie familiari e del loro rapporto con i “padri”. Per i figli, soprattutto maschi, il rapporto con il padre non è mai “roseo”, come Sigmund Freud insegnava: non poteva non esserlo in condizioni estremamente particolari come quelle vissute in “tempi bui”, come li chiamava Bertoldt Brecht (1898 – 1956), da Gennaro Di Vicino ed, in modalità diversa, da Simone Castagno.

Scriveva, nel 2004, Franco Marcoaldi, in un contesto storico tutt’affatto diverso, sul rapporto tra padre e figlio: “Ascolto la tua storia perché è il senso della mia che sto cercando” (Beniaminowo: padre e figlio. Poemetto teatrale a due voci, Bompiani).

E’ innegabile il merito di Giovanni Rinaldi di aver squarciato, con la sua ventennale ricerca, il velo di oblio che era calato su questa esperienza di storia politica e sociale. In un’epoca, quale quella in cui ci tocca di vivere, ricca di frequentissimi trasformismi e di diffusi gattopardismi di ogni sorta, le storie raccontate da Giovanni Rinaldi nel suo volume rappresentano una bella lezione di etica e di politica, quelle con le lettere maiuscole: dai protagonisti del volume una testimonianza di altissimo profilo.

G. Capurso, La ghianda e la spiga

Giovanni Capurso, La ghianda e la spiga. Giuseppe Di Vagno e le origini del fascismo, Progedit

UN OMICIDIO POLITICO:IL “PROTOMARTIRE” SOCIALISTA PUGLIESE – GIUSEPPE DI VAGNO (1889 – 1921)

di CARLO DE NITTI

Ho avuto modo di leggere il volume, La ghianda e la spiga. Giuseppe Di Vagno e le origini del fascismo, recentemente edito da Progedit nella collana “Storia e memoria”.

La prima domanda che mi si è palesata alla mente è stata quella intorno alla ragione per cui sia stato affrontato un argomento quale quello dell’assassinio di Giuseppe Di Vagno (1889 – 1921), in occasione della ricorrenza centenaria.

E’ di sicuro interesse la ricostruzione analitica della vicenda umana e politica dell’avvocato di Conversano, socialista, antifascista, martire per la libertà, corroborata dalla lettura ed interpretazione di moltissimi documenti e della letteratura critica

Parimenti interessante anche l’ipotesi storiografica sostenuta nel volume, ovvero che l’uccisione di Giuseppe Di Vagno sia stato il colpo di grazia per affondare il patto di pacificazione del Paese che anche Benito Mussolini stava, in qualche modo, perseguendo. L’assassinio di Di Vagno divenne così uno dei momenti più importanti del passaggio verso la costruzione dello Stato totalitario, attraverso l’eliminazione fisica – come toccherà tre anni dopo ad un altro illustre esponente socialista, Giacomo Matteotti (1885 – 1924) – degli oppositori.

Peraltro, a Conversano, la tradizione culturale, anche cattolica, come viene ben ricordato, era incline al cattolicesimo liberale e risorgimentale, come quello espresso dal Vescovo Mons. Giuseppe Maria Mucedola (1807 – 1865), di cui è memoria in chi scrive, a partire dalla monografia che alla sua figura di vescovo e di patriota dedicò oltre quaranta anni fa, nel 1979, Matteo Fantasia (1916 – 1994), anch’egli conversanese (bambino di cinque anni quando fu assassinato Giuseppe Di Vagno), che tanto ha segnato la vita politica e culturale della nostra provincia nella seconda metà del XX secolo.

L’eccellente ricostruzione storiografica mette in luce anche i rapporti tra Di Vagno ed altri famosi antifascisti pugliesi, da Gaetano Salvemini (1873 – 1957) a Tommaso Fiore (1884 – 1973), che, negli stessi anni di Giuseppe Di Vagno, erano impegnati in una militanza forte in favore delle classi più deboli.

Leggendoti, invero con molto piacere intellettuale, vien fatto odi pensare alla figura di un altro antifascista pugliese illustre suo contemporaneo, Giovanni Modugno (1881 – 1957), pur nella assoluta diversità delle figure studiate, accomunate dall’intransigente rigore etico e politico.

Il testo di Giovanni Capurso giova sicuramente a ricostruire ad onorare la figura di Giuseppe Di Vagno nel centesimo anniversario del suo barbaro assassinio – anche in collaborazione con la Fondazione a lui intitolata – presieduta dall’avv. Gianvito Mastroleo, anch’egli conversanese, già Presidente della Provincia di Bari tra la seconda metà degli anni ’70 ed i primi anni ’80 – contestualmente, a raccontare, spiegandoli  nella loro concatenazione temporo-causale, passaggi importanti di storia, pugliese e non solo, del ‘900. 

Il ruolo svolto da Giuseppe Di Vagno nel Partito Socialista – con tutte le divisioni al suo interno – del tempo suo superò, di certo, i confini della Terra di Bari e della Puglia “rossa” tra il primo ed il secondo ventennio del XX secolo: dalla sua scelta di schierarsi con il proletariato agricolo della sua Conversano prima, e di tutta la Puglia poi, alla militanza coerente nel partito socialista anche in senso antimilitarista allo scoppio e durante la Prima Guerra Mondiale, all’elezione come consigliere della Provincia di Bari, alla collaborazione con Gaetano Salvemini (con il quale dissentì, a giusta ragione, intorno alle prospettive dell’Associazione Nazionale Combattenti nel dopoguerra), consigliere anch’egli nello stesso tornio di tempo. 

L’impunito assassinio del deputato conversanese il 23 settembre 1921 non solo fu certamente il risultato dell’aggressività dello squadrismo agrario pugliese un anno prima della marcia su Roma (28 ottobre 1922) ma le aprì la strada e pare essere anche l’anteprima del delitto, parimenti efferato, di Giacomo Matteotti (1885 – 1924), quando il fascismo era già al governo, nell’ambito della costruzione della dittatura fino alle leggi cosiddette “fascistissime” (novembre 1926). Con l’assassinio di Di Vagno “per la prima volta nella storia d’Italia un parlamentare era stato ucciso per le idee che professava” (p. 92).

Peraltro, come pure il processo agli assassini di Matteotti, anche quello a chi uccise Di Vagno, terminò in un nulla di fatto. Anche il secondo, dopo la liberazione – svoltosi nel clima dell’amnistia voluta dall’allora Guardasigilli, Palmiro Togliatti – non sortì l’esito che avrebbe dovuto avere: la condanna degli assassini. I sicari e non soltanto (cfr. il capitolo “Il secondo processo”, pp. 97 – 101).

Da uomo di scuola quale chi scrive è da circa trentacinque anni, è interessante immaginare un utilizzo “didattico”, “educativo” – in classe, con le ragazze ed i ragazzi, per dirla senza tanti giri di parole – di questa monografia: sarebbe, di certo, un momento di forte tensione (nel senso etimologico della parola) verso la costruzione di una cittadinanza attiva e responsabile, che è una delle finalità dell’istituzione educativa per eccellenza: con tutte le strategie didattiche possibili, al fine di avvicinare l’argomento a tutti i discenti di ogni ordine e grado di scuola. Sarebbe un ottimo momento formativo anche per tanti docenti…

“Rileggiamo l’Articolo 34 della Costituzione”

Si svolge il 28 ottobre, alle ore 15, la cerimonia di premiazione dei vincitori del concorso “Rileggiamo l’Articolo 34 della Costituzione”, promosso dal Ministero dell’Istruzione e dall’Associazione Articolo 21 in collaborazione con la Fnsi, la Rai, l’Associazione Italiana Costituzionalisti. Sarà presente anche il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

Studentesse e studenti degli istituti secondari di secondo grado di 19 regioni, divisi in 179 squadre, hanno inviato le loro riflessioni sullo stato di salute della scuola italiana e su nuovi modelli di apprendimento. Per realizzare gli elaborati, i giovani hanno seguito le lezioni di autorevoli professionisti e membri della giuria, tra i quali il giurista Gustavo Zagrebelsky, che parteciperà alla premiazione.

L’evento è trasmesso in diretta sul canale YouTube del Ministero dell’Istruzione.

28 ottobre!

28 ottobre!

di Maurizio Tiriticco

Il 28 ottobre non è, anzi, non era una data come un’altra! Vado indietro con la storia! Quando andavo a scuola, a partire dalla mia prima classe elementare – era l’anno scolastico 1933-34 – ogni anno, il 28 ottobre, era vacanza! Che gioia! Si celebrava e si festeggiava ufficialmente la ricorrenza della “Marcia su Roma”, che aveva avuto luogo proprio il 28 OTTOBRE del 1922. E, dopo il giorno festivo, a scuola, il giorno successivo, dovevamo modificare la data sui nostri quaderni. Così come avviene da sempre dopo le feste natalizie, quando il primo gennaio segna l’inizio di un nuovo anno dell’Era Cristiana. Ebbene; il 28 ottobre segnava l’inizio dell’anno di una nuova era! L’Era Fascista! Ovviamente ho usato le maiuscole, come allora! Insomma per tutto l’anno scolastico 1933-34, sui miei compiti scritti, alla data del calendario dell’Era Cristiana dovevo aggiungere la data della nuova era, l’Era Fascista! Esattamente: “Anno XII E.F. 28 ottobre 1933-27 ottobre 1934”. Un’era nuova per l’Italia… e per il mondo! Così voleva il fascismo! Perché al mondo intero avremmo dovuto portare la luce della nostra Civiltà Romana!

Ma io somarello non capivo chi fosse questo tale che Era Fascista! Un Era maiuscolo, quindi una persona importante! Mah! Suor Maddalena a scuola ci spiegò che dal 28 ottobre 1922 per il nostro Paese era nata una nuova era, dopo quella cristiana! Una nuova epoca storica! Allora capii che io ero nato non solo il 14 luglio del 1928 dell’Era cristiana, la presa della Bastiglia, ma anche dell’anno VI dell’Era fascista! E ogni 28 ottobre avrei compiuto un altro anno! Che bello! E ne ero fiero! Gli altri bambini del mondo non avevano un simile privilegio!

Un’Era che, dunque, aveva avuto inizio in quel fatidico storico, luminoso, immortale giorno! Il 28 ottobre del 1922! E ciò non riguardava solo i compiti di scuola, ma tutti i documenti ufficiali! Nonché i libri di testo scolastici e financo i nostri quaderni. Conservo un quaderno della mia terza classe elementare. In copertina c’è il Duce in orbace che saluta romanamente una folla plaudente tra bandiere che garriscono al vento. E’ una folla che saluta dei nostri concittadini, uomini, donne e bambini, che si imbarcano su una nave! Andranno in Africa, esattamente in Libia, già colonia italiana fin dal lontano 1911! Come non ricordare una canzone di allora che tra l’altro recita “Tripoli bel suol d’amore, sarai italiana al rombo del cannone”.

Lo stesso refrain si ripeté quando andammo a conquistare l’Abissinia! O meglio – secondo la propaganda del regime – a liberare un popolo dalla schiavitù di quel cattivone del Negus Haillé Selassié, che, spodestato dal fascismo ed in seguito tornato al suo trono, fu l’ultimo imperatore d’Etiopia. Che poi non era affatto un signor nessuno! Vantava origini più che nobili! Era l’erede della dinastia salomonide, che, secondo la tradizione, avrebbe avuto origine dal Re Salomone e dalla regina di Saba.

Ed in quarta di copertina del quaderno… ma è meglio che copi! “Glorie di Roma! Le terre e i popoli non si conquistano solo con le armi, ma anche con il lavoro. Là ove le armi hanno ripristinato l’ordine e la disciplina, deve occorrere poi il lavoro ad organizzare e rendere feconde le terre affinché ciò porti il benessere e la tranquillità alle genti. Questo ha insegnato Roma, che, sotto la guida del suo grande Duce Benito Mussolini, manda gruppi di colonizzatori sulla quarta sponda d’Italia, l’Africa, per ivi fondare villaggi e fecondare le terre incolte”.

E non è un caso che i nostri soldati, convinti di andare a liberare tanti poveri negri, cantavano: “Io ti saluto! Vado in Abissinia, Cara Virginia, ma tornerò. Appena giunto nell’accampamento, dal reggimento ti scriverò. Ti manderò dall’Africa un bel fior che nasce sotto il ciel dell’Equator. Io ti saluto! Vado in Abissinia! Cara Virginia, ma tornerò”. Io non so se il soldato sia tornato! So solo come sono andate le cose! E chi mi legge le sa meglio di me.

Nota 28 ottobre 2021, AOODGSIP 2471

Ministero dell’istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico

Ai Direttori Generali e ai Dirigenti titolari degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti delle Istituzioni scolastiche Sedi di Scuola secondaria di I grado
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Scuola in lingua italiana di Bolzano
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendenza Scolastica per la Scuola delle località ladine di Bolzano
Al Dipartimento Istruzione per la Provincia di Trento
Alla Sovrintendenza agli studi per la Regione Autonoma della Valle D’Aosta
A Sport e salute S.p.A.
e p.c. All’Ufficio di Gabinetto
Al Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Al Comitato Olimpico Nazionale Italiano Al Comitato Italiano Paralimpico
Ai Coordinatori regionali di Educazione Fisica e sportiva

Oggetto: Progetto nazionale “Scuola Attiva Junior” per la Scuola secondaria di I grado. Anno scolastico 2021/2022