Notte Bianca della Pace e della Legalità

Sabato 28 maggio a Roma, dalle ore 14.00 alle ore 22.40, presso la Corte Suprema di Cassazione, a Piazza Cavour, si svolgerà la Notte Bianca della Pace e della Legalità. Una serata di eventi, spettacoli, laboratori dedicati all’educazione di studentesse e studenti sui temi della giustizia, del diritto, del rispetto delle regole, coerentemente con gli obiettivi previsti dal PNRR e contemplati dalla Carta d’intenti e dal Protocollo d’intesa sottoscritti dal Ministero dell’Istruzione e dall’Associazione Nazionale Magistrati (ANM).

“La Notte Bianca della Pace e della Legalità e il concorso ‘LEX GO’ sono eventi che ci ricordano una delle più importanti funzioni della scuola: essere presidio del diritto – ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi -. Per questo ringrazio l’ANM per una collaborazione estremamente importante e mi congratulo con le ragazze i ragazzi e i loro docenti che hanno ancora una volta dimostrato grande creatività e sensibilità ai temi della cittadinanza e del rispetto della legge”.

Nel corso della manifestazione organizzata in collaborazione con la Corte Suprema di Cassazione, alle ore 20.00, la Consulta dei ragazzi dell’ANM premierà le scuole vincitrici del progetto “LEX GO” – Educare e formare alla legalità e ai valori della giustizia. Il progetto ha proposto attività di formazione tenute da magistrati dell’ANM per i docenti delle Scuole secondarie di II grado. Ogni docente ha proposto i temi approfonditi a una o più delle proprie classi, le quali hanno realizzato un’opera che ha partecipato al concorso. Sono pervenute in totale 266 opere (159 video, 52 canzoni, 55 graphic novels) tutte di grande spessore e ricche di contenuti che dimostrano una grande attenzione e una profonda sensibilità delle ragazze e dei ragazzi per i temi della giustizia e della legalità.

I Vincitori:

Categoria Video: K.I.S.S. (Keep It Short and Simple)
1. Liceo classico “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria – 5 Classe 5F – Titolo: “Ferita dalle tue ferite”.
2. Liceo “Marie Curie” di Meda (MB) – Classe 1ASA – Titolo: “Cristina Mazzotti”.
3. ITC “Pagano” di Napoli – Classe 1FL – Titolo “La storia di Giacomo”.

Categoria Canzoni: LEX FACTOR
1. Liceo “Da Ponte” di Bassano Del Grappa (VI) – Classi 4 – Titolo: “Dietro alle sbarre”.
2. Liceo “Pertini” di Genova – Titolo: “La vita fragile fra online e offline”.
3. Liceo scientifico “E. Fermi” di Sciacca (AG) – Classe 1B – Titolo: “Il dolore passa ma l’amore no” – e IIS “G. Mazzini” di Vittoria (RG) – Classe 1B, 3 B 4B Liceo scientifico – Titolo: “I non diversi siete voi”.

Categoria Graphic Novel
1. IIS “V. Gerace” di Cittanova (RC) – Classi 3A, 3B, 4A – Titolo “Savanna e Karim, la forza di andare avanti”.
2. IIS “E. Fermi” di Policoro (MT) – Classe 3C Liceo scientifico – Titolo “Storia di due padri e dei loro figli…”.
3. IIS “Marconi” di Cosenza – Classi da 1 a 4 – Titolo “Sick Love”.

S.  Carreras, Ora o mai più

S.  Carreras “Ora o mai più. Riprendiamoci la scuola”,
Chiarelettere, Milano 2022, pp. 242.

di Maria Buccolo

Il tema dell’innovazione nel campo della scuola è tornato al centro del dibattito educativo soprattutto in questi anni di Pandemia. Non si tratta di tecnologie e didattica a distanza come metodologie di apprendimento ma di storie che mettono al centro la scuola come luogo che si occupa dell’educazione del cittadino del domani insegnando a vivere esperienze dirette nei propri territori di appartenenza. Partendo da  questa riflessione l’autrice all’interno del volume  racconta storie di piccoli e grandi pionieri che con “coraggio e umiltà” si adoperano quotidianamente  per trovare soluzioni a problemi e sfide inattese che riguardano il mondo della scuola. Si nota subito che a scrivere è una giornalista d’inchiesta perché lo fa con rigore scientifico e con dati alla mano raccontando anche “scomode” verità che spesso emergono solo davanti a notizie che riportano fatti spiacevoli come “crolli di edifici”  o “tragedie sfiorate” (p. 14). La stessa  racconta che ha iniziato ad occuparsi di scuola nel 2009, l’anno del crollo della casa dello studente dell’Aquila a seguito del terremoto. Da allora ha visitato molte scuole da quelle nei piccoli comuni, a quelle di frontiera sprovviste di tutto, agli istituti tecnologici e all’avanguardia in Italia e in Europa. In questo lungo ed appassionante viaggio la Carreras racconta di aver incontrato davvero tanti innovatori,  cioè persone che ogni giorno lottano con coraggio per rendere la  scuola più inclusiva e aperta a tutti, più sicura,  sostenibile, cercando sempre nuove metodologie per rendere l’apprendimento più efficace, non seguendo le mode del momento ma andando a studiare le più recenti scoperte delle neuroscienze (p. 7)  e mettere al centro lo sviluppo emotivo di ciascun allievo. All’interno del libro c’è, dunque,  un racconto corale di quanti -dirigenti scolastici, pedagogisti, docenti, ricercatori, architetti, ingegneri, amministrativi- hanno sfidato le tradizioni per realizzare una scuola diversa nei contenuti, nei metodi, negli spazi e nei tempi. Al centro dell’opera emerge  il coraggio come “stile di vita” dei protagonisti innovatori della scuola che si oppongono al paradigma del declino e combattono ogni giorno per migliorare le cose dal basso a partire dalle piccole esperienze che rendono la scuola una significativa esperienza di vita per la formazione del cittadino del futuro richiamando gli obiettivi dell’agenda 2030 e  il  framework europeo LifeComp 2020.  “Una scuola nuova non solo è possibile. C’è già” (p. 8) è fatta di  buone pratiche innovative che devono essere condivise  e sperimentante mediante un utilizzo mirato delle risorse presenti  nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Dunque,  il titolo dell’opera “Ora o mai più” richiama proprio all’operare nel “qui ed ora” con urgenza per riportare la scuola al centro del dibattito politico, educativo e sociale.   L’opera è scorrevole ed accompagna il lettore ad entrare in cinque macro temi che riguardano la scuola e che diventano ambiti di riflessione e come diremo in pedagogia di “azione-trasformativa”.  Il primo capitolo dal titolo : “Spazio: la scuola si-cura” pone al centro l’edilizia scolastica attraverso i racconti di una serie di esperienze  di architettura scolastica funzionale alle esigenze pedagogiche e di sicurezza degli alunni. Il secondo capitolo dal titolo :  “Tempo: le ore che fanno la differenza”  è dedicato ai forti divari territoriali nella distribuzione delle scuole a tempo pieno che penalizzano gravemente il Sud, dove pure esistono sperimentazioni in atto (come a Palermo e Napoli) che dimostrano la validità educativa di queste esperienze. Il terzo dal titolo: “Genere: scuola alla pari” riguarda le disparità di genere nella professione dei docenti,  infatti, solo lo 0,4% nella scuola dell’infanzia, 4% nella primaria è costituito da uomini,  anche qui vengono illustrate alcune esperienze dove in classe è presente sia il maestro che la maestra. Il quarto capitolo dal titolo : “Metodo: i pionieri della nuova scuola” rappresenta la parte centrale del libro ed costituita dalle testimonianze dirette di docenti e ricercatori che lavorano sul campo applicando metodologie innovative. Tra gli esperti ricordiamo gli interventi di natura scientifica in ambito pedagogico di  due autorevoli docenti Universitari il Prof.  Pier Cesare Rivoltella dell’Università Cattolica di Milano  e la prof.ssa Maria Ranieri dell’Università di Firenze. Il quinto ed ultimo capitolo traccia le traiettorie per il Futuro, infatti,  si tratta di un breve saggio riflessivo che contiene alcune narrazioni di esperienze circa  le aspettative degli studenti nel loro percorso di carriera.  “La scuola migliore è quella che riconosce il valore e l’unicità di ciascuno e offre gli strumenti per trovare il proprio talento”  (p. 242) con questa frase l’autrice conclude il volume richiamando l’attenzione ai concetti di individualizzazione e personalizzazione degli apprendimenti. Il primo si riferisce in senso stretto alle strategie didattiche che mirano ad assicurare a tutti gli studenti il raggiungimento delle competenze fondamentali del curricolo, attraverso una diversificazione dei percorsi di insegnamento.

La personalizzazione indica invece le strategie didattiche finalizzate a garantire ad ogni studente una propria forma di eccellenza cognitiva, attraverso possibilità elettive di coltivare le proprie potenzialità intellettive. In altre parole, l’individualizzazione ha lo scopo di far sì che certi traguardi siano raggiunti da tutti, la personalizzazione è finalizzata a far sì che ognuno sviluppi propri personali talenti.  (Baldacci M., Personalizzazione o individualizzazione?, Erickson, Trento, 2006)

Dunque, in questo ricco excursus  interdisciplinare tra i vari ambiti che si intrecciano  e che pongono al centro del dibattito  la scuola,  la Carreras oltre a raccontare esperienze e buone pratiche,  esorta anche ad andare avanti e ad accogliere le nuove sfide …”ora o mai più”.

Festina Lente

Festina Lente

di Maria Grazia Carnazzola

1. Per cominciare

Nel 1993, nell’editoriale della rivista n. 2 di Cadmo, Aldo Visalberghi segnalava “In effetti anche nelle precedenti ricerche IEA cui l’Italia ha partecipato si erano sempre avuti risultati dello stesso genere (e a livello secondario superiore risultati addirittura disastrosi sia comparativamente rispetto ad altri paesi, sia per l’intollerabile divario Nord-Sud)”.  I “risultati dello stesso genere” si riferivano a un’altra indagine, di cui aveva riferito P. Lucisano in un intervento sul n.1 della stessa rivista, che aveva messo in luce il rendimento migliore della scuola elementare rispetto alla scuola media. Sono passati quasi trent’anni, la situazione è la stessa. Polemiche, interventi di persone diverse, intellettuali compresi, anche allora come oggi, dopo le dichiarazioni del presidente di Save the Children in merito ai preoccupanti risultati scolastici degli studenti italiani. I dati che si portano devono essere corretti, questo è vero, ma non è una inesattezza statistica che può celare un problema strutturale. Se la questione non fosse tragica, ci sarebbe da ridere. 

2. Approfondite analisi e non sterili polemiche

Istituzionalmente la scuola si trova a fronteggiare due esigenze contrapposte: rispondere alle richieste di cambiamento e di innovazione (entrambi i termini sono usati impropriamente come sinonimi di miglioramento) da una parte, dall’altra a preservare la stabilità necessaria a garantire l’erogazione di un servizio efficiente nella gestione delle procedure- ed efficace nel raggiungimento degli esiti.

La partenza non può che essere l’esistente; l’arrivo gli esiti di istruzione, formazione, educazione indicati dal PECUP (Profilo Educativo, Culturale e Professionale in uscitaD. L.vo n226/2015) di ogni indirizzo di studio. Tra i due poli, da una parte il percorso attuativo fondato necessariamente sulla flessibilità, l’organizzazione, i sistemi operativi (le regole), la gestione, la progettazione, i processi- strutturali e di contesto, le risorse e il dinamismo in grado di orientare il cambiamento, tra cui anche gli aspetti contrattuali che contribuiscono a connotare la complessità del sistema scolastico. Dall’altra gli esiti del percorso. Le indagini con largo campione per la rilevazione dei risultati raggiunti dai sistemi scolastici, invece di suscitare polemiche sterili e sfoggio di opinioni a volte inconsistenti sotto il profilo della padronanza dell’argomento, dovrebbero portare ad approfondite analisi delle cause che hanno prodotto quei risultati e delle metodologie adottate per rilevarli. Sappiamo che le indagini effettuate su campioni estesi dell’oggetto che intendono indagare, si limitano a misurare situazioni di fatto, cercando a posteriori le relazioni tra le variabili rilevate e ipotizzate come causali, ma sono e restano strumenti statistici indispensabili per verificare l’attendibilità dei risultati ottenuti. Una ricerca scaturisce dalla percezione di un problema rilevante, ritenuto tale sulla base di giudizi di valore di ordine filosofico, di consapevolezze storico-culturali e di ordine economico: vale anche nel campo della ricerca pedagogica. La scuola è una delle voci importanti nel bilancio dello Stato, bilancio che si fonda anche sulla riscossione dei contributi dei cittadini, i quali hanno diritto a una rendicontazione sia della loro destinazione, sia dei risultati raggiunti, sia- ancora- dei motivi del non raggiungimento.  Fino a che considereremo la scuola un’istituzione fondamentale per l’istruzione e per la formazione, la ricerca sperimentale attraverso i risultati oggettivi delle indagini non potrà non contrastare, nel dibattito, certi miti di una concezione semplicistica, demagogica e a volte corporativa della scuola che di volta in volta tirano in ballo, come unici responsabili, la numerosità delle classi o il Covid o la Dad, o la “depressione” dei ragazzi. Il discorso vale per gli esiti delle prove Invalsi o Pisa, ma vale anche per quelli dei vari concorsi pubblici che registrano un tasso di non superamento altissimo dei candidati. Si vedano ad esempio i concorsi ordinari o straordinari per l’immissione in ruolo dei docenti o l’ultimo per la magistratura. Ci saranno stati quesiti errati, imperfetti, ci saranno commissioni severe che rilevano errori “anche di italiano”, ma, per dirla con A. Gavosto, non si può continuare a confondere la febbre con il termometro. A monte c’è di nuovo l’inefficacia del sistema scolastico, livello terziario compreso. Se torniamo all’editoriale di Vertecchi, il problema della scuola era già evidente trent’anni fa; non possiamo continuare a ignorare il problema o a trattarlo in termini di attualità che fa titolo e fa vendere.  Il problema va affrontato in modo costruttivo e con rigore scientifico, approfondendo gli aspetti storico-sociali e filosofico-valoriali, nel senso più pregnante dei termini. Sarà un doveroso atto di giustizia sociale verso i giovani.

3. Affrettarsi…lentamente.

In un libro di C. Cremaschi- uscito nel 2009- in modo critico e disincantato, si propone una severa lettura dei problemi della scuola, accompagnata dalla proposta organica di possibili soluzioni, coniugando (cosa che non succede spesso) la denuncia con la proposta. Sul risvolto di copertina si legge “Negli ultimi due decenni si sono succeduti tanti ministri dell’istruzione determinati a cambiare la scuola italiana. Ognuno di loro aveva un’idea alla quale era particolarmente affezionato: abolire gli esami a settembre (D’Onofrio), rimettere gli esami a settembre (Fioroni), riformare gli esami di maturità (Berlinguer), riformare la riforma degli esami (Moratti), introdurre il modulo di tre maestri per due classi nella scuola elementare (Mattarella), tornare al maestro unico (Gelmini)…. E poi c’era chi rivalutava Dante e chi riscopriva le tabelline. Chi si occupava di educazione sessuale. Chi amava i giudizi. Chi ripristinava i voti, lo statuto degli studenti, il 7 in condotta…”. Poi ci sono stati  il riordino della secondaria di secondo grado (dopo una gestazione di quasi mezzo secolo), sono venute le Indicazioni del 2012, la L.107/2015, le competenze,  il bullismo, il gioco d’azzardo, poi il Covid, l’attività didattica  a distanza, la promozione d’ufficio, il PNRR…E intanto i rapporti OCSE continuano a segnalare  il basso posizionamento dei livelli di apprendimento degli allievi delle nostre scuole, l’aumento della dispersione scolastica, le difficoltà di transizione dei giovani al mondo del lavoro… Cambiare sul serio  non è più procrastinabile. Un cambiamento che non si limiti ai nomi delle cose e delle procedure, alle piccole questioni marginali che rappresentano la cornice di un quadro che è difficile comprendere cosa rappresenti o cosa voglia rappresentare, per la faziosità e la miopia con cui certa destra e certa sinistra affrontano questioni fondamentali per il Paese, come la scuola, ma anche per il qualunquismo, l’autoreferenzialità, la disinformazione, il pressapochismo con cui parte della scuola guarda a sé stessa. Ora, stando alle dichiarazioni che vengono dal ministero, pare che ci saranno innovazioni dei percorsi scolastici e, ancora prima, si darà corso all’attuazione del decreto n. 62/2017 con il percorso 0-6. E poi ancora le iniziative per l’estate per gli studenti che vorranno partecipare. Raramente però si rendono pubblici i programmi, i monitoraggi e le valutazioni dei diversi interventi; si conoscono le dichiarazioni degli importi previsti: un milione, 30 milioni…come se l’educazione/ istruzione/ formazione fosse un bene di consumo. Ci siamo abituati a nuove pratiche, a usare parole nuove una alla volta col rischio di perdere la visione d’insieme della scuola e dei suoi compiti. Le emergenze che sono state avvertite nel corso degli anni, non solo degli ultimi,  ci hanno portato a lavorare sulle singole procedure attuative perdendo il significato e il senso dei cambiamenti in atto, mentre  la nuova funzione formativa della scuola, il bisogno di competenza, può essere compreso  solo in relazione ai nuovi orizzonti culturali che indicano le logiche e i significati delle azioni da intraprendere per una formazione che integri la dimensione umanistica, quella scientifica e quella tecnologica. Con la consapevolezza che il valore non sta nelle azioni intraprese, ma nei risultati che producono.

4. Per rifondare la scuola: prima rivisitare i fini, poi cercare i mezzi e i modi.

Se un sistema non si ri-genera, de-genera: E. Morin lo ha detto chiaramente. Vale anche per la scuola. Può essere, questa, l’occasione per un cambiamento auspicato da tempo, ripetutamente annunciato e mai realizzato. “Un sistema filosofico risolve un gruppo di problemi storicamente dato e prepara le condizioni per la posizione di altri problemi”, sosteneva B. Croce. Può valere anche per le riforme scolastiche: ogni riforma cerca di risolvere categorie di problemi storicamente posti e di costruire un sistema secondo coordinate culturali, sociali ed etiche che coniughino politica e pedagogia, dentro un esplicito progetto politico, giustificato giuridicamente e congruente nell’organizzazione amministrativa. 

Quando si parla delle responsabilità della scuola, è inevitabile sottolineare il ruolo dei social network e la loro influenza sulla cultura dei giovani. Ma questa considerazione non la solleva dalle sue responsabilità, anzi proprio la provata incidenza dei media sulla massificazione del pensiero, e sulla mezza cultura imperante, dovrebbe sollecitare una riflessione, a tutti i livelli, su questi strumenti di informazione che potenziano i dislivelli tra chi, possedendo gli strumenti intellettuali adeguati, sa fruire degli stimoli e chi ne resta passivo consumatore. Quali sono questi strumenti intellettuali? Strumenti operativi e criteri di discriminazione, di selezione, di interpretazione, di comprensione e di elaborazione, di produzione e di valutazione. La valutazione resta il fondamento di ogni ipotesi di miglioramento, di ogni progetto; è anche alla base della richiesta, a suo tempo avanzata dai ragazzi, di effettuare l’esame di stato in forma solo orale. Il pensiero critico, che pare essere diventato uno slogan, poggia su tutto questo, a livello di operazioni pratiche prima e astratte e intellettuali poi, per costruire in ottica di cittadinanza:

– il sistema culturale da proporre, i saperi formali da declinare in contesti di realtà, le categorie interpretative per leggere e comprendere le esperienze e inserirle in cornici di significato;

-il sistema relazionale-sociale, gli ambiti, gli scopi e le forme di relazione, di impegno e di partecipazione che giustificano anche lo stesso essere a scuola;

-il sistema delle padronanze per l’auto-orientamento: gli strumenti di conoscenza e di gestione del sé, di autoefficacia, di consapevolezza delle proprie motivazioni di azione nel privato e nel sociale;

-il sistema etico: i principi e le regole per scegliere intenzionalmente e consapevolmente nelle mutevoli esperienze e governare i comportamenti nella sfera privata e sociale.

5. Per concludere.

 Si dice che sia necessario ripensare la scuola, che si debba “innovare”. Come non essere d’accordo. Ma bisognerebbe anche chiarire che la prima cosa da fare è quella di ri-definire quale sia la ragione della formazione in generale e di quella scolastica in particolare. La scuola (e quindi ogni insegnamento) ha senso se costruisce competenze disciplinari e trasversali per preparare allo studio, al lavoro, a vivere nei mutevoli contesti reali, se promuove cioè cittadinanze attive e consapevoli. Essere un cittadino attivo e consapevole significa diventare parte costruttiva di una comunità nella quale comprendere, valutare e agire. In questo senso la formazione alla cittadinanza non può esaurirsi nei molteplici disaggregati progetti, anche se rilevanti dal punto di vista culturale e sociale. La cittadinanza attiva deve essere, invece, il punto di vista attraverso il quale ripensare, sulla base dell’analisi dei bisogni, la definizione degli obiettivi e dei risultati attesi, la scelta dei contenuti, dei percorsi e le modalità di valutazione, dando senso politico al costrutto pedagogico della centralità dell’allievo che diventa la centralità dell’uomo e del cittadino.  Il compito della scuola si realizza così attraverso l’insegnamento/apprendimento di conoscenze fondamentali, spendibili non solo dentro l’aula scolastica. E questo sottolinea, ancora una volta che la politica per la scuola non si esaurisce nella politica per il personale. 

La scuola è un bene pubblico e come tale va pensata, considerata e gestita. Un bene pubblico prevede mete condivise che trascendono l’interesse individuale o di parte, qualcosa di comune, uguale per tutti e che considera tutti uguali. Si fonda su un patto sociale e politico, sulla condivisione mediata di interessi, principi e di paradigmi che connotano l’intero sistema che sarà gestito, su una linea di continuità, dall’alternanza degli schieramenti di partito, fino a che saranno proficuamente praticabili.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Cremaschi C., Malascuola, Piemme 2009.

Gavosto A., Quei dati sbagliati…, La Stampa,24.5.2022.

Morin E., Insegnare a vivere, Raffaello Cortina, Milano 2015.

Piaget J., L’Epistemologia Genetica, Presses Universitaire de France

Visalberghi A., Rivista Cadmo, Anno I.n.2.Ed. Tecnodid,1993.

Sciopero scuola, è utile sapere che non esistono obblighi di risposta agli inviti fatti dal dirigente

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Il prossimo 30 maggio è previsto lo sciopero della scuola indetto da Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda, le scuole hanno già inviato la comunicazione per raccogliere l’adesione del personale, la non adesione oppure l’incertenza del non sapere se aderire o meno allo sciopero. Bisogna sapere che docenti e personale Ata non hanno obblighi a rispondere all’invito fatto dai dirigenti scolastici.

Adesione sciopero, si, no o non ho ancora deciso

Secondo l’accordo sulle norme di garanzia dei servizi pubblici essenziali e sulle procedure di raffreddamento e di conciliazione in caso di sciopero, firmato il 2 dicembre 2020, in occasione di ogni sciopero, i dirigenti scolastici invitano in forma scritta, anche via e-mail, il personale a comunicare in forma scritta, anche via e-mail, entro il quarto giorno dalla comunicazione della proclamazione dello sciopero, la propria intenzione di aderire allo sciopero o di non aderirvi o di non aver ancora maturato alcuna decisione al riguardo. Tale comunicazione da parte dei docenti e del personale ata non è affatto obbligatoria, in quanto si tratta solamente di un semplice invito a cui si può decidere anche di non rispondere. Se invece si dovesse decidere di rispondere, il dipendente, in caso di scelta affermativa, sarebbe poi impossibilitato a revocare la sua decisione. Quindi la dichiarazione di adesione fa fede ai fini della trattenuta sulla busta paga ed è irrevocabile.

Sciopero degli scrutini finali

Durante gli scrutini finali è possibile scioperare ma con alcuni accorgimenti. Nell’accordo sulle norme di garanzia dei servizi pubblici essenziali e sulle procedure di raffreddamento e di conciliazione in caso di sciopero, firmato il 2 dicembre 2020, è scritto che gli scioperi proclamati e concomitanti con le giornate nelle quali è prevista l’effettuazione degli scrutini finali non devono differirne la conclusione nei soli casi in cui il compimento dell’attività valutativa sia propedeutico allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione; negli altri casi, i predetti scioperi non devono comunque comportare un differimento delle operazioni di scrutinio superiore a 5 giorni rispetto alla scadenza programmata della conclusione.

Obbligo scolastico fino a 18 anni e stop alle bocciature, la ricetta di Giannelli (Anp)

da La Tecnica della Scuola

Di Carla Virzì

“Noi oggi in una società con scolarizzazione di massa abbiamo bisogno che tutti gli studenti stiano a scuola fino a 18 anni. Questi ragazzi non devono potere essere espulsi: perché? Perché si creano piaghe sociali che vanno dalla devianza minorile al fenomeno dei Neet. Ma soprattutto avere un aumento medio di competenze vuol dire più Pil, quindi avere tanti ragazzi competenti è un imperativo per tutti”. A chiederlo, Antonello Giannelli, presidente Anp, agli Stati generali della Scuola organizzati da FdI.

“Noi abbiamo bisogno di una scuola che non sia solo civic center ma che sviluppi competenze. E dobbiamo superare il problema delle bocciature – dichiara chiamando in causa una recente affermazione della leader di FdI, Giorgia Meloni, che invocava proprio uno stop alle bocciature -. In Finlandia non si boccia nessuno. Ma per fare questo occorre una consistente formazione docenti ed è anche una questione di soldi: l’Italia dedica all’istruzione il 3,5% del Pil, è scandaloso, i Paesi nordici stanno all’8%. Se non si fa questo non si fa nulla. Altro che scuole più adeguate!”

Sul tema delle bocciature, peraltro, il numero uno dell’Associazione nazionale presidi verrebbe contestato da molti dei rispondenti al nostro sondaggio sulle scadenti performance degli alunni, dato che tra le più frequenti argomentazioni dei docenti circa le cause del fenomeno, vi è lo scarso ricorso alle bocciature. Insomma, al contrario di quanto sostenuto da Antonello Giannelli e da Giorgia Meloni, per molti insegnanti bisognerebbe bocciare di più, un obiettivo contrastato proprio dai dirigenti, secondo quanto lamentano gli insegnanti che hanno partecipato all’indagine: i presidi spingono i docenti a promuovere, ci segnala infatti un nostro lettore.

Occorre database delle 400mila aule scolastiche

E vogliamo parlare degli edifici fatiscenti? continua il presidente Anp. “Noi abbiamo lanciato l’idea di una sorta di cabina di regia che sia un database informatico di 400mila classi italiane in cui si sappia che ogni sei mesi è stato fatto un sopralluogo. Ecco, monitorare un database di 400mila campi non è una cosa difficile”.

Il ruolo dei dirigenti scolastici

Quale ruolo per i dirigenti? “Questo Paese – conclude Antonello Giannelli – non si fida dei dirigenti, non si è capito che i dirigenti sono una risorsa strategica”. E torna a battere sull’ipotesi di rendere le scuole anche centri assunzionali: “All’estero il precariato non esiste perché i docenti vengono assunti dalle scuole. Abbiamo un comitato di valutazione nelle scuole che valuta il personale nell’anno di prova, perché non può farlo anche in fase di selezione e assunzione, piuttosto che affidare il reclutamento docenti alle crocette?”

Riforma reclutamento. Bianchi sui 60 Cfu: potrebbero diventare un master abilitante

da La Tecnica della Scuola

Di Carla Virzì

Nell’ora e mezza di audizione del ministro Patrizio Bianchi al Senato sono stati affrontati alcuni nodi legati al recente decreto legge 36 (di cui si stanno occupando le Commissioni Affari Costituzionali e Istruzione del Senato). In particolare il ministro si è soffermato sulla questione relativa ai 60 Cfu che dovrebbero caratterizzare il nuovo percorso di formazione iniziale dei docenti, con grande disappunto di qualche sigla sindacale che vede nei crediti essenzialmente un’occasione di speculazione che mette in piedi un mercato enorme.

“Nel testo che abbiamo proposto c’era una riduzione drastica dei 60 crediti. Ma poi abbiamo sentito tutte le società scientifiche, i matematici, i fisici, l’Accademia dei Licei, e tutti ci hanno detto che nella magistrale disciplinare non si può togliere neanche un credito alla disciplina, ma soprattutto tutti ci hanno detto che non si possono sostituire crediti disciplinari con crediti pedagogico-didattici per chi voglia fare l’insegnante,” riferisce il ministro Bianchi.

Verso il master abilitante

“Quindi siamo giunti all’idea di prevedere 60 crediti aggiuntivi,” aggiunge il ministro, aprendo anche alla possibilità di una ulteriore modifica: “Possiamo anche fissare meglio la cosa, con un master riconosciuto con valore abilitante, purché funzioni in modo tale che i crediti siano sempre dati dagli atenei, magari anticipabili nel tempo ma in forma di crediti aggiuntivi: questo è l’accordo con il ministero dell’Università”.

Del resto, precisa il ministro “è l’Università che si impegna a garantire un ateneo dotato di effettiva capacità di riconoscere i crediti, in termini di strumentazione, di persone adeguate, di attività di ricerca. Ma non dobbiamo neanche strafogare le nostre università – avverte – altrimenti non le mettiamo in condizione di fare quello che domandiamo loro”.

Come sarà l’alta scuola di formazione?

Quanto ai temi dell’Indire, dell’Invalsi, dei livelli di apprendimento e della scuola di formazione, il ministro si è difeso: “Non abbiamo creato un nuovo baraccone – risponde alla senatrice Bianca Laura Granato – abbiamo fatto una scuola di formazione leggerissima, con 5 membri che possano fare riferimento a tutto il nostro sistema universitario e di formazione superiore. Si utilizzino Invalsi e Indire, su cui stiamo operando una profonda rilettura. La scuola di alta formazione è il luogo dove fare convergere le due istituzioni con le loro specificità”.

Didacta a Firenze ha dimostrato l’enorme quantità di sperimentazione didattica che oggi esiste a livello di scuole. Noi abbiamo un’immagine della scuola nel suo complesso che non dà il giusto valore alla quantità di grandi e buone pratiche delle nostre singole scuole, che dovranno diventare patrimonio comune”.

“Ma dobbiamo contrastare la discontinuità che ha caratterizzato tutte le norme sull’autonomia nel finire degli anni ’90. L’autonomia permette nell’ambito della singola scuola di avviare percorsi di sperimentazione e innovazione. Però il problema è farli diventare generali, questi percorsi, farli scambiare. La scuola di alta formazione ha una propria dotazione, non sottrarrà docenti né risorse alla scuola”.

E conclude: “Fare una scuola leggera, questo il nostro obiettivo, essenzialmente un comitato scientifico con una segreteria, per connettere le buone pratiche all’interno del sistema scolastico”.

Riparte il RAV, dal 25 apre il questionario scuola. Tutto quello che bisogna sapere

da Tuttoscuola

Dopo il Covid riparte il RAV. La triennalità (quest’anno ha avuto inizio il nuovo triennio di vigenza del PTOF ed il nuovo triennio del procedimento di valutazione delle istituzioni scolastiche, delineato dal D.P.R. 28 marzo 2013, n. 80)  ed anche l’attività di valutazione esterna sono state messe a dura prova dalla pandemia. Consapevole di questo, il direttore generale del Ministero dell’Istruzione Fabrizio Manca, ha scritto a tutte le scuole annunciando, a partire da settembre 2022 e fino alla data di inizio della fase delle iscrizioni, l’apertura delle funzioni per la predisposizione della Rendicontazione sociale e del RAV e per l’aggiornamento del PTOF con all’interno un modello di Piano di Miglioramento. Scrive Manca: “Il nuovo triennio è l’occasione per riprendere l’ordinarietà del sistema di valutazione a partire dal Rapporto di autovalutazione (RAV). Infatti, l’individuazione al termine dell’autovalutazione delle priorità e dei traguardi da perseguire è alla base della pianificazione del Piano di Miglioramento che, da  norma, deve essere indicato nel PTOF. Al fine di individuare le priorità del triennio 2022-25 è inoltre opportuno che, attraverso la predisposizione della Rendicontazione sociale relativa al triennio precedente, ciascuna scuola rifletta sui risultati effettivamente raggiunti. La sequenza logica del processo di valutazione prevede, infatti, l’analisi dei risultati conseguiti nel precedente triennio (Rendicontazione) al fine di riprendere il percorso di miglioramento con la nuova triennalità (RAV – Piano di miglioramento – PTOF).   Dettagliate indicazioni per procedere alla definizione dei documenti strategici con alcune significative novità saranno fornite con la Nota operativa di settembre 2022. Per ora si tratta di intraprendere il percorso attraverso il Questionario scuola, predisposto dall’INVALSI, che, si ricorda, si compila solo una volta ad inizio triennio”.

Vediamo dunque cosa è il Questionario scuola. Il Ministero spiega che, per lo svolgimento di un proficuo processo di autovalutazione da parte delle scuole il punto di partenza è rappresentato dall’analisi e dalla verifica del proprio servizio sulla base dei dati resi disponibili dal sistema informativo del Ministero, dall’INVALSI e di ulteriori elementi significativi integrati dalla scuola. Per poter procedere alla raccolta di dati di diretta competenza della scuola la prima operazione richiesta ai fini della predisposizione del RAV è la compilazione del Questionario Scuola, che avviene direttamente all’interno della piattaforma RAV a partire dal 25 maggio 2022 e fino al 31 agosto 2022. A settembre 2022 i dati così raccolti, una volta elaborati, saranno resi disponibili nella piattaforma RAV unitamente ai valori di riferimento esterni, allo scopo di supportare le istituzioni scolastiche nel processo di autovalutazione.

I CPIA. I Centri provinciali per l’istruzione degli adulti   si inseriscono nel Sistema di valutazione a partire dall’anno scolastico 2022/23, con la predisposizione del RAV, a seguito della sperimentazione e del percorso di accompagnamento curati dall’INVALSI. Pertanto i CPIA, che hanno utilizzato in prima applicazione gli strumenti per l’autovalutazione, troveranno in piattaforma i contenuti già inseriti. È ad ogni modo richiesta la conferma o l’aggiornamento delle risposte fornite nel Questionario rispetto all’anno scolastico in corso e in considerazione delle leggere modifiche riportate a seguito delle osservazioni pervenute.

Le scuole dell’infanzia. Per pervenire alla definizione e al consolidamento di un RAV integrato nelle scuole del primo ciclo, il triennio 2022-25 sarà dedicato alla realizzazione di interlocuzioni tra INVALSI con i vari portatori di interesse per una prima applicazione del modello di RAV integrato ai fini della successiva messa a sistema. “Di conseguenza – spiega il Ministero –  le istituzioni scolastiche di primo ciclo comprensive di scuola dell’infanzia non dovranno considerare i dati relativi a questo ordine di scuola nella compilazione del questionario”.

Attività di censimento delle scuole paritarie. A partire dal 25 maggio 2022, il Ministero invierà una e-mail alle singole scuole paritarie per procedere all’abilitazione del Coordinatore delle attività educative e didattiche e per lo svolgimento del censimento.  Per potere compilare il Questionario Scuola nella piattaforma RAV, tutte le istituzioni scolastiche paritarie devono prima effettuare l’attività di censimento (anche nel caso in cui la scuola paritaria debba confermare la struttura già censita nell’a.s. 2018/19). Sono tenute all’attività di censimento anche le scuole paritarie costituite solo da scuole dell’infanzia. Il Ministero specifica che “l’estensione del censimento alle scuole dell’infanzia per l’individuazione degli istituti principali e dei plessi collegati non è solo funzionale alla compilazione dei documenti strategici bensì all’aggiornamento dell’anagrafica delle scuole paritarie”.

Nota 27 maggio 2022, AOODGSIP 1485

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico
UFF. II

Al Dirigente scolastico dell’IISS “A. Vespucci” di Gallipoli (LE)
Al Dirigente scolastico dell’IC Foligno 5 di Foligno (PG)
Al Dirigente scolastico dell’IC “A. Zanzotto” di Caneva (PN)
Al Dirigente scolastico del Liceo Classico – Educandato Statale “Agli Angeli” di Verona
Al Dirigente scolastico del Liceo “G.B. Bodoni” di Saluzzo (CN)
e, p.c. Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali di PUGLIA, UMBRIA, FRIULI VENEZIA GIULIA, VENETO, PIEMONTE

Oggetto: Bando “SCRIVERE IL TEATRO” a.s. 2021-22 rivolto alle scuole di ogni ordine e grado. Comunicazione vincitori.

Avviso pubblico Ambienti didattici innovativi per la scuola dell’infanzia: Inoltro candidature entro il 17 giugno 2022

Avviso pubblico “Ambienti didattici innovativi per la scuola dell’infanzia”
Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020 – Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) – REACT EU
Asse V – Priorità d’investimento: 13i – (FESR) “Promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di COVID-19 e delle sue conseguenze sociali e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia” – Obiettivo specifico 13.1: Facilitare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia – Azione
13.1.5 – “Ambienti didattici innovativi per le scuole dell’infanzia”

Prot. 38007 del 27 maggio 2022

Dati di adesione Sciopero 20 maggio 2022

COMPARTO E AREA ISTRUZIONE E RICERCA

Settore scuola

Sciopero generale di tutto il personale dei settori pubblici e privati per l’intera giornata del 20 maggio 2022 indetto da:

Cub, Sgb, Fisi, Usi, Usi Cit, Usi Lel, Usi Educazione, Usi fondata nel 1912, Usi Ait Scuola, Usi Surf, Si Cobas, Sidl, Cib Unicobas, Cobas scuola Sardegna, Al Cobas, Cub PI, Fao, Lav. Metalmeccanici organizzati, Slaiprolcobas, Sind. Operai Autorganizzati, Sind. di Classe

Dati di adesione

In ottemperanza a quanto previsto dalla Legge 146/90 e successive modifiche e integrazioni, si comunicano i dati di adesione allo sciopero del personale docente, dirigente, educativo ed Ata, a tempo determinato e indeterminato, atipico e precario, nelle istituzioni scolastiche ed educative e digitati dalle stesse nell’apposito programma di rilevazione presente sul portale SIDI.

A tal proposito risulta che i dati definitivi dello sciopero in questione sono i seguenti:

  • le scuole che hanno comunicato i dati di adesione sono state 6.448 su un totale di 8.235 (78,3%);
  • per quanto attiene il personale gli aderenti allo sciopero sono stati 6.019, cioè lo 0,67% delle 895.423 unità di personale tenuto al servizio. Questo numero non comprende le 99.852 unità di personale assente per altri motivi (es: malattia, ferie, permesso, etc…).

Giochi della Chimica

Si è svolta giovedì 26 maggio, a Roma, la cerimonia di premiazione delle studentesse e degli studenti vincitori dei Giochi della Chimica. In 99 hanno affrontato la sfida finale per il podio, undici i vincitori assoluti nelle tre classi di concorso, 8 le menzioni speciali. La gara nazionale si è svolta in presenza e hanno partecipato studentesse e studenti provenienti da tutte le regioni italiane.

Il processo di selezione, che ha portato i migliori 99 a incontrarsi e a sfidarsi a Roma, è iniziato con le gare d’istituto. Alla successiva sfida regionale, che si è svolta ad aprile, hanno avuto accesso 6.600 studenti provenienti da oltre seicento scuole.

Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, si è complimentato con i vincitori e con tutte le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato, con passione e impegno, ai Giochi. A premiare le studentesse e gli studenti, dopo i saluti del Professor Gaetano Guerra, Presidente della Società Chimica Italiana, e della Dottoressa Noemi Sutera di Federchimica, è stato il Professor Giorgio Cevasco.

Per l’occasione, Papa Francesco ha inviato un telegramma tramite il Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Pietro Parolin, che ha ricordato gli studi giovanili da perito chimico di Jorge Mario Bergoglio. “In occasione delle finali nazionali dei Giochi della Chimica, Papa Francesco è lieto di inviare ai partecipanti il suo affettuoso saluto” – si legge nel telegramma inviato al Professor Giorgio Cevasco. “Egli, evocando i suoi studi e il suo impegno lavorativo come chimico, rammenta che, come per ogni importante scelta esistenziale, bisogna anzitutto saper discernere quello che Dio vuole da ciascuno e, al tempo stesso, avere il coraggio e l’audacia di seguirlo nella direzione che lui ha indicato. Il Santo Padre incoraggia pertanto i giovani studenti a trovare la strada che il Signore ha in mente per ognuno, alimentando sempre la passione per la ricerca, per la vita e per le opere buone. Con tali voti sua Santità assicura il ricordo nella preghiera e volentieri invia la Benedizione Apostolica”.

Anche il Cardinale Gianfranco Ravasi ha inviato una lettera agli studenti: “So bene quanto difficile sia questa scienza che considero affascinante sia perché rappresenta un legame fra il mondo animato e il mondo inanimato, sia perché è una disciplina che richiede molto impegno e precisione, ma al tempo stesso creatività e genialità”.

I Giochi della Chimica sono rivolti a tutte le studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, statali e paritarie, al fine di promuovere incoraggiare le potenzialità didattiche e formative della disciplina. La competizione è inserita nel Programma annuale per la Valorizzazione delle Eccellenze del Ministero dell’Istruzione. La manifestazione è organizzata dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con la Società Chimica Italiana (SCI).

Il telegramma di Papa Francesco
La lettera del Cardinale Gianfranco Ravasi

I nomi dei vincitori:

Classe di Concorso A
1° Domenico Netti, istituto “L. Dell’Erba”, Puglia
2° Noé Favero, istituto “G. Galilei”, Veneto
3° Alberto Barban, istituto “A. Rossi”, Veneto
Alessandro Chia, istituto “A. Volta”, Umbria (menzione speciale)
Francesco Poto, istituto “C. De Giorgi”, Puglia (menzione speciale)
Camilla Ferrante, istituto “L. di Savoia”, Abruzzo (menzione speciale)

Classe di Concorso B
1° Giacomo Calogero, istituto “Banzi Bazoli”, Puglia
2° Luigi Pio Arsieni, istituto “Banzi Bazoli”, Puglia
2° Andrea Pozzi, istituto “L. Da Vinci”, Lombardia
3° Luca De Masi, istituto “C. De Giorgi”, Puglia
3° Alessia Scantamburlo, istituto “L. Da Vinci”, Veneto
Elia Bergamin, istituto “A. Rossi”, Veneto (menzione speciale)
Luigi Foreste, istituto “Caracciolo – G. da Procida”, Campania (menzione speciale)
Enzo Francesco Sberna, istituto “Sciascia – Fermi”, Sicilia (menzione speciale)

Classe di Concorso C
1° Angelo Carmine Visconti, istituto “L. Dell’Erba”, Puglia
2° Pietro Carissimi, istituto “Giulio Natta”, Lombardia
3° Fabio Filippin, istituto “JF Kennedy”, Friulia Venezia Giulia
Andrea Grossi, istituto “E. Mattei”, Marche (menzione speciale)
Davide Di Prato, istituto “L. di Savoia”, Abruzzo (menzione speciale)

Incontro Ministro Istruzione della Georgia

Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha oggi incontrato il Ministro dell’Istruzione e della Scienza della Georgia, Mikheil Chkhenkeli.

L’incontro ha consentito uno scambio di vedute sulla collaborazione tra i due Paesi nel campo dell’istruzione e della formazione e della conoscenza delle reciproche lingue e culture, nonché sulle misure adottate a sostegno degli studenti ucraini.

L’incontro ha offerto l’opportunità per un confronto sulle rispettive politiche per migliorare la qualità dei sistemi educativi e sulle possibili iniziative per rafforzare la cooperazione tra i due Paesi. In tale contesto i due Ministri hanno condiviso l’auspicio che si realizzi uno scambio di esperienze nel settore della promozione della lingua e della cultura in Italia e in Georgia. Il Ministro Bianchi ha quindi espresso soddisfazione per l’introduzione dell’italiano come lingua straniera nelle scuole georgiane, con un numero crescente di studenti di italiano in Georgia, mentre il Ministro Chkhenkeli ha sottolineato come la lingua e la cultura rappresentino lo strumento ideale per favorire la conoscenza reciproca. Fra gli ulteriori settori di possibile collaborazione sono stati evocati il settore specifico dell’Istruzione e Formazione professionale nonché lo sviluppo di scambi tra studenti e docenti nell’ambito del programma Erasmus+.

I due Ministri hanno quindi condiviso le rispettive azioni a favore degli studenti ucraini. Nel ribadire la vicinanza e la solidarietà della scuola italiana al popolo ucraino, il Ministro Bianchi ha quindi illustrato le misure adottate – d’intesa con i partner europei e le autorità di Kiev – per l’accoglienza delle studentesse e degli studenti ucraini nelle scuole, assicurando loro la continuità educativa e la prosecuzione del loro percorso formativo, con l’obiettivo di consentire quando possibile un loro rientro in Ucraina.

Autonomia differenziata

Autonomia differenziata, FLC CGIL inaccettabile: NO ad ogni ipotesi di regionalizzazione dell’istruzione

Roma, 26 maggio – La FLC CGIL di fronte alle affermazioni del segretario della Lega Matteo Salvini attorno all’autonomia regionale differenziata, ribadisce il proprio NO a qualsiasi ipotesi di regionalizzazione della scuola e dell’istruzione.

Nonostante i tragici momenti che abbiamo attraversato durante la pandemia, in cui è stata evidente la necessità di un governo nazionale di sanità e scuola, si continua a riproporre un argomento che rischia di frammentare i diritti fondamentali di cittadinanza nel nostro Paese: è un tema che una politica responsabile dovrebbe definitivamente abbandonare.

Ricordiamo che la Costituzione prescrive unità e indivisibilità della Repubblica, uguaglianza di diritti civili e sociali – e l’istruzione è fra questi – da garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale indipendentemente dai confini territoriali dei governi locali, uguaglianza di trattamento degli alunni tramite l’uguaglianza di trattamento del personale. E già dai precedenti tentativi di introduzione della regionalizzazione è stato evidente che è un’ipotesi che non vuole né il mondo della scuola e dell’istruzione, né la maggioranza dei cittadini. In questo quadro è inaccettabile la possibilità, delineata in alcune bozze di accordi relativi all’autonomia differenziata, di determinare i programmi di studio, di istituire un reclutamento regionale e definire retribuzioni e possibilità di spostamento da una sede ad un’altra.

La vera emergenza del nostro Paese è la disuguaglianza, chiediamo perciò al governo di perseguire l’obiettivo di rimettere l’uguaglianza al centro dei processi sociali abbandonando la strada dell’autonomia differenziata come strumento populista e demagogico per affrontare malcontenti localistici e ambizioni personalistiche.