Disability Card

Disability Card
Logos del 27/02/2023

La Disability Card permette l’accesso a servizi gratuiti o a costo ridotto in materia di trasporti, cultura e tempo libero sul territorio nazionale e in altri Paesi dell’Unione europea.

La Carta Europea della Disabilità, denominata Disability Card, è una tessera che permette l’identificazione ufficiale di soggetti con disabilità per l’accesso a servizi e benefici, è normata in tutti i paesi dell’Unione Europea e riconosciuta come documento ufficiale e strettamente personale. Il Decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 dicembre 2021 ma la campagna informativa a livello nazionale si è un po’ arenata.
La Disability Card permette l’accesso a servizi gratuiti o a costo ridotto in materia di trasporti, cultura e tempo libero sul territorio nazionale e in altri Paesi dell’Unione europea e ha come obbiettivo il mutuo riconoscimento della condizione di disabilità fra i paesi aderenti.

La Card è un tesserino simile a quello sanitario, e il cittadino con disabilità in possesso di verbali cartacei (se precedenti al 2010 da allegare alla domanda) può richiederla secondo le modalità espresse nella circolare Inps 853 del 22.02.2022, ovvero tramite una procedura online (necessario SPID) a questo link https://www.inps.it/prestazioni-servizi/carta-europea-della-disabilita-d…).
La Disability Card verrà spedita a casa e riporterà: la fotografia del titolare; nome, cognome e data di nascita; numero seriale e data di scadenza del documento (10 anni dal rilascio); un QR-Code contenente unicamente le informazioni relative all’esistenza della condizione di disabilità (senza ulteriore specificazione sulla sua natura); la scritta “EU Disability Card” in Braille; l’indicazione dei casi in cui il titolare necessiti di accompagnatore o di un maggiore sostegno.

Mostrare la Disability Card dovrebbe esonerare il suo possessore dal dover esibire altre certificazioni che attestino la sua disabilità, sia a soggetti pubblici quali enti, uffici amministrativi e sanitari, che ai quei soggetti privati che hanno sottoscritto apposite convenzioni. L’importanza di una corretta informazione mediatica andrebbe rivolta in particolare a commercianti di prodotti e servizi alla persona, agli addetti alle casse e biglietterie, compresi musei, teatri, concerti, eventi sportivi e artistici in genere.
Tale strumento è utile anche per favorire l’inclusività delle persone con quelle che vengono spesso definite “disabilità invisibili”, spesso insensatamente escluse, per agevolarle nel conseguimento di benefici, supporti e opportunità utili alla promozione dei propri diritti.

Corso di doppiaggio per ragazzi con autismo

Disabilità, a Piacenza un corso di doppiaggio per ragazzi con autismo
Redattore Sociale del 27/02/2023

Creare un’agenzia di doppiaggio gestita da ragazzi con disturbi del neuro-sviluppo, in particolare dello spettro dell’autismo. È l’obiettivo di “Pappagallo”, progetto portato avanti dalla cooperativa sociale Tice.

ROMA. Creare un’agenzia di doppiaggio gestita da ragazzi con disturbi del neuro-sviluppo, in particolare dello spettro dell’autismo. È l’obiettivo di ‘Pappagallo’, progetto portato avanti dalla cooperativa sociale Tice di Piacenza, nato nel 2021 grazie a un finanziamento della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Una decina i ragazzi coinvolti, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, “tutti- precisa all’agenzia Dire la psicologa Silvia Iacomini, che lavora nella cooperativa sociale Tice- con un livello di funzionamento della voce elevato e con buone competenze verbali”.

La coordinatrice educativa dei percorsi degli adolescenti e dei giovani adulti con disturbi del neuro-sviluppo e bisogni educativi speciali racconta come è nata l’idea di questo progetto pilota. “Abbiamo visto che nei bambini e nei ragazzi con autismo è molto frequente la caratteristica di ripetere frasi di film e di riprodurre suoni, una cosa che spesso viene vista come una sorta di devianza da quella che può essere una normalità. Ci siamo detti che forse questa caratteristica poteva essere invece evidenziata come un potenziale proprio nel settore del doppiaggio”.

All’inizio l’idea della cooperativa sociale era far sì che i ragazzi potessero doppiare video di YouTube con una finalità educativa, come cartoni animati per bambini. Successivamente, il focus del progetto è cambiato. “In un primo momento – ricorda Iacomini- abbiamo lavorato sull’aspetto motivazionale, magari facendo scegliere proprio a loro i contenuti da doppiare, con l’intento di motivarli a quella che era l’attività del dare la voce a un personaggio. I partecipanti al corso di doppiaggio hanno così iniziato prestando la propria voce ai cartoni animati della Looney Tunes ma anche a scene di film come ‘Mamma, ho perso l’aereo’. Successivamente abbiamo lavorato su podcast e su video che potessero essere utili agli psicologi in formazione, come simulazioni di sedute di colloquio”.

E in estate c’è stato il grande salto. “I nostri ragazzi- dice con orgoglio- hanno prestato la voce a una azienda per la realizzazione di un mini video, uno spot pubblicitario (https://breakcotto.com/). Ora l’idea è quella di lavorare anche su audiolibri per bambini, perché alcuni dei nostri ragazzi sono diventati davvero bravi”.

Già, Tommaso, Giovanni, Davide, Mattia, Andrea, Chiara, solo per citarne alcuni, sono bravi anche perché a supportarli c’è un vero e proprio team. “In genere, loro lavorano in gruppi di tre-quattro, coordinati dall’attore professionista Giovanni Rosa, che li forma sull’uso della voce, su come esprimere le emozioni con l’inflessione vocale. C’è comunque sempre la supervisione di uno psicologo per la gestione delle dinamiche di gruppo, perché stiamo parlando di ragazzi con autismo che hanno delle difficoltà a livello relazionale. Ecco perché l’attore, che è stato comunque formato, ormai anche lui ha acquisito competenze importanti, può contare sulla presidente di Tice, Francesca Cavallini, su Federica Berardo e su di me”.

La frequenza del corso, che comincia a ottobre e finisce a giugno, è una volta a settimana, per due ore di lezione. Un corso che poi può proseguire anche durante l’estate come un vero e proprio aggiornamento professionale. Non è, ovviamente, tutto semplice. La parte comunicativa con gli altri sembra essere la principale difficoltà. “Sicuramente, in questo contesto, proprio perché nell’autismo c’è una grande rigidità nei comportamenti, la sfida più grande consiste proprio nel fatto di lavorare insieme agli altri. Ai ragazzi viene infatti richiesto di rispettare regole e tempi, e questo non è certamente facile. Qualcuno fa fatica anche nel dover accettare critiche o feedback”.

“Chiaramente- prosegue- noi siamo presenti per gestire eventuali situazioni critiche, ma la cosa bella è proprio che i partecipanti al corso di doppiaggio ricevono osservazioni che riceverebbero in qualsiasi ambiente lavorativo, in un qualsiasi contesto formativo. E credo che questo sia davvero il punto di forza. Così come il fatto di coinvolgere i nostri doppiatori a interessarsi al lavoro di tutti gli altri componenti del gruppo. Noi facciamo anche ricerca, abbiamo raccolto dati su questo, su come poi una attività simile possa promuovere un miglioramento delle abilità trasversali di questi ragazzi”.

Silvia Iacomini tiene a sottolineare che non c’è una storia che l’abbia particolarmente colpita. “In realtà ogni storia mi lascia qualcosa dentro. Però c’è un ragazzo che frequenta il nostro centro da alcuni anni e in lui ho visto un miglioramento incredibile proprio grazie a questa attività. E ho visto anche una sorta di responsabilizzazione rispetto ad alcuni compiti che gli vengono assegnati”.

All’interno del gruppo di doppiaggio, ognuno ha un interesse particolare: c’è chi è appassionato di fumetti, chi scrive libri per bambini, chi è musicista. “Sono tutte cose che arricchiscono l’attività del doppiaggio che poi i ragazzi si trovano a fare insieme. Può infatti capitare che l’appassionato di fumetti porti al corso una storia che ha creato e chieda agli altri di doppiarla. È davvero un valore aggiunto”.

Luca Ward, uno dei doppiatori italiani più famosi, dice che “Il doppiaggio avrebbe bisogno di nuove voci, non è concepibile sentire sempre le solite quando vanno in onda le seguitissime serie tv. Se tornassi indietro, se avessi ancora la possibilità di dirigere i turni di doppiaggio formerei almeno cento nuove voci all’anno. C’è bisogno dei giovani”. Chissà che non ci sia bisogno anche dei giovani con autismo che frequentano il corso del progetto ‘Pappagallo’. “Ci piacerebbe che qualcuno dei nostri ragazzi potesse essere inserito davvero nel mondo del doppiaggio. Adesso ci si sta muovendo un po’ lungo il filone del doppiaggio inclusivo. Oggi- conclude Silvia Iacomini – l’idea è che il personaggio che presenta una determinata caratteristica venga doppiato da una persona che ha quella caratteristica. La disabilità, invece, è ancora poco presente in questa realtà”.

Colpo su colpo

Colpo su colpo

di Vincenzo Andraous

Non c’è niente da fare, ogni volta che accade un evento violento a scuola o per la strada, protagonisti i giovani, ci sono sempre le solite contumelie a fare da contraltare.

Non c’è da preoccuparsi, sono cose che accadono dalla notte dei tempi, poco più che ragazzate.

Poco più appunto di un po’ di bullismo becero, di ideologie attraversate da smemoratezza e poca attenzione.

Così facendo nella scuola come nella vita, le violenze aumentano.

A ben notare i comportamenti dei più giovani, ricalcano atteggiamenti mal radicati nel vivere quotidiano del mondo adulto, il mirino è puntato sul più fragile, il più apparentemente debole, il meno attore professionista, quello che viene da fuori, da lontano, così diverso per colore, origine, modo di sentirsi.

La scuola non è nella condizione di autoassolversi, di ribaltare la situazione in altri ambiti, perché il gruppo dei pari e la platea plaudente nascono proprio al suo interno.

La didascalia per cui nel mio istituto non ci sono aiuole incolte né erbacce cattive qua e là, è una inutile giustificazione.

Più verosimile sarebbe contare senza se e senza ma su una professoralità sempre più spinta e sospinta dall’entusiasmo del proprio ruolo educativo-formativo, forse occorrerebbe incentivare quell’area ben definita di maestri, professori, docenti, che devono risultare esempi costitutivi perché costituiscono il perimetro mai celato da cui apprendere il valore primario del rispetto.

Ultimamente c’è un dispendio inusitato di pugni, calci, ginocchiate, di zigomi gonfiati, come ai miei tempi, certo, soltanto che in questo presente obliquo e sgangherato, la scazzottata non finisce con qualche occhio pesto, spesso, sempre più spesso c’è chi rimane a terra cancellato, per chi e per che cosa non è dato saperlo, perché si tratta di una violenza davvero inutile.

Come più volte ho tentato di dire in passato il vero boia di questo terzo millennio è l’indifferenza, che alberga nei gesti quotidiani mina alle fondamenta l’importanza dello stare insieme, del rispetto di ognuno e di ciascuno.

Quando di mezzo ci vanno comunque  i giovanissimi è necessario  prima ancora delle punizioni, delle prediche nazional-popolari sul rispetto delle regole, andare al nocciolo della questione, la diaspora della condivisione scuola-famiglia, come se una delle due parti invece di partecipare al bene comune avesse deciso di proseguire il cammino di esempio educativo per proprio conto, optando per un nuovo ruolo genitoriale, quello del sindacalista pronto a tutto per consentire al proprio pargolo di continuare a svolgere la parte di battitore libero.

Dimenticando però che quella libertà è tale perché significa responsabilità, non certamente un’arringa basata sull’incapacità di fare scelte condivise.

Stop a Tik Tok per i dipendenti pubblici (compresi docenti e Ata), Zangrillo: “In settimana decideremo”

da OrizzonteScuola

Di redazione

Il governo italiano sta considerando l’opzione di impedire l’uso dell’applicazione TikTok sui dispositivi di tutti i dipendenti statali, preoccupato per la questione della sicurezza nazionale.

Il Ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha spiegato che il Copasir sta già occupandosi di questo tema, ma dato il grande numero di dipendenti statali, il suo Ministero è fortemente coinvolto.

L’esecutivo potrebbe agire seguendo l’esempio della Commissione europea, la quale ha imposto la disinstallazione dell’app a tutti i suoi dipendenti. Zangrillo ha dichiarato che si potrebbe anche prendere una decisione diversa, ma che tale scelta non può essere presa unilateralmente, ma deve essere concordata con le altre istituzioni:  “L’argomento è arrivato all’ordine del giorno da poco. Già la prossima settimana dovremo confrontarci e cercare di arrivare a una sintesi. Prenderemo una decisione in fretta. Ora  dobbiamo comprendere bene quale è effettivamente la profondità dei rischi legati alla sicurezza nazionale”. 

La decisione potrebbe essere presa rapidamente e la profondità dei rischi legati alla sicurezza nazionale deve essere compresa con precisione.

Anche il Ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini ha espresso il suo pensiero sulla questione tramite Twitter, dicendosi contrario a qualsiasi forma di censura, anche se favorevole al controllo e alla vigilanza, ma contrario alla censura.

La deputata di Forza Italia e vicepresidente del Ppe al Consiglio d’Europa, Deborah Bergamini, ha sollevato il tema della sicurezza informatica in merito all’applicazione cinese TikTok, ritenendo che se l’app costituisce un rischio per i dipendenti pubblici, allora c’è un rischio per tutti.  A tal proposito, la parlamentare ha presentato un’interrogazione parlamentare il mese scorso e auspica di ricevere una risposta esaustiva da parte del Governo.

Inoltre, considerando le decisioni prese dagli Stati Uniti e dall’Europa riguardo TikTok, Bergamini ritiene sia giunto il momento che il governo italiano avvii una seria riflessione sulla questione, non per censurare l’app, ma per garantire ai cittadini italiani la massima sicurezza delle loro informazioni. Infatti, la sicurezza dei dati e delle informazioni che viaggiano sui dispositivi rappresenta la principale sfida in termini di sicurezza dei nostri tempi, e pertanto è fondamentale fare chiarezza in merito a tale aspetto nell’interesse nazionale e di tutti i lavoratori del settore social.

Tik Tok: “I dati degli utenti italiani e europei non vengono conservati in Cina”

Il responsabile relazioni istituzionali Sud Europa di TikTok, Giacomo Lev Mannheimer, ha risposto alle preoccupazioni del Ministro Zangrillo, sostenendo che i dati degli utenti italiani e europei non vengono conservati in Cina, ma negli Stati Uniti, Singapore e, in futuro, nell’Unione Europea, e che il governo cinese non ha mai richiesto l’accesso ai dati degli utenti di Tik Tok. Mannheimer ha inoltre sottolineato che la strategia di data governance di TikTok si basa su un approccio volto a limitare il flusso di dati al di fuori dell’Europa, nel rispetto dei rigidi protocolli di sicurezza previsti dal GDPR.

Da diverso tempo, Tik Tok, l’app sviluppata da ByteDance, è al centro delle preoccupazioni delle istituzioni italiane. Lo scorso dicembre, il Comitato per la Sicurezza della Repubblica aveva avviato un’indagine conoscitiva su TikTok, a seguito delle dichiarazioni del direttore dell’FBI, Chris Wray, secondo il quale l’app sarebbe uno strumento nelle mani del governo cinese, in grado di indirizzare i contenuti social e influenzare gli utenti.

Poco più di un mese fa, il sottosegretario all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti di Fratelli d’Italia, ha incontrato i rappresentanti della sezione italiana di ByteDance, insieme al Garante per la protezione dei dati personali, per avere maggiori informazioni sulla trasmissione dei dati degli utenti verso Paesi terzi, soprattutto la Cina, e sulla capacità dell’app di verificare l’età degli iscritti, spesso molto giovani.

Mobilità 2023-2024, la scelta delle sedi tra preferenze puntuali e sintetiche

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

La scelta delle preferenze nella mobilità docenti 2023-2024 è molto importante per il raggiungimento dell’obietivo che il docente si è prefissato in fase di presentazione dell’istanza. Bisogna ricordare che per la scuola secondaria è possibile indicare, nella domanda di mobilità, sino ad un massimo di 15 preferenze, anche per l’infanzia e la primaria le preferenze esprimibili sono al massimo 15.

Tipologie di preferenze esprimibili

Nella domanda di mobilità docenti 2023/2024, la cui presentazione sarà attiva nella prima quindicina di marzo 2023, sarà possibile, per la scuola secondaria di I e II grado, indicare fino ad un massimo di 15 preferenze. Le preferenze esprimibili sono di tipo puntuale e di tipo sintetico.

Le preferenze puntuali sono quelle di scuola, le sintetiche sono distretti, comuni e province.

Bisogna sapere che la scuola secondaria di primo e di secondo grado, le modalità di assegnazione delle cattedre orario, sia nei movimenti a domanda sia nei trasferimenti d’ufficio, sono le seguenti:

1) in caso di preferenza puntuale (singola scuola o istituto) sono esaminate in stretto ordine sequenziale: a) le cattedre interne alle scuole; b) le cattedre orario esterne dello stesso comune; c) le cattedre orario esterne tra comuni diversi;

2) in caso di preferenza sintetica (comune, distretto, provincia) sono esaminate in stretto ordine sequenziale: a) le cattedre interne per ciascuna scuola o istituto compreso nella singola preferenza sintetica, secondo l’ordine del bollettino; b) le cattedre orario esterne con completamento all’interno del comune per ciascuna scuola o istituto, secondo l’ordine del bollettino; c) le cattedre orario esterne con completamento anche tra comuni diversi, secondo l’ordine del bollettino;

In caso di mancato soddisfacimento sulla preferenza esaminata, puntuale o sintetica, si procede all’esame delle successive preferenze, sempre secondo i sopra esposti criteri.

Quindi in un’unica domanda di mobilità territoriale si può richiedere la mobilità provinciale e quella interprovinciale.

Quini è utile ripeterlo, iacscun docente potrà esprimere con un’unica domanda fino a quindici preferenze indicando le
scuole, ovvero un codice sintetico (comune o distretto) sia per la mobilità intraprovinciale che per quella interprovinciale; in tale ultimo caso sarà possibile esprimere anche codici sintetici di una o più province.

Codice puntuale potrebbe prevalere su codice sintetico

Supponiamo che in un dato comune X di una provincia Y, ci sono disponibili due cattedre in due scuole differenti A e B e due docenti C e D titolari entrambi nella provincia Y partecipano alla mobilità per ottenere la titolarità nelle cattedre A e B. Tenendo conto che il docente C, con punti 30, chiede, con codice puntuale, prima la scuola A e poi la scuola B, mentre il docente D, con 100 punti, chiede, con codice sintetico, il comune X in cui ci sono disponibili solo le cattedre A e B, si avrà che la cattedra A verrà assegnata al docente C che ha meno punti del docente D, al quale invece andrà la cattedra B. Questo è un esempio che fa comprendere come la preferenza puntuale potrà essere più favorevole della preferenza sintetica.

Bisogna comunque sapere, almeno di cancellazione totale di tutti i vincoli, che chi chiede preferenza puntuale di una scuola, in caso di ottenimento del trasferimento resta vincolato a quella scuola per un triennio. L’ottenimento del trasferimento tramite preferenza sintetica, nella mobilità di II fase (provinciale) non produce nessun vincolo.

Pnrr e Scuola 4.0: occasione unica per la trasformazione digitale delle scuole, ma attenti agli effetti sui ragazzi

da La Tecnica della Scuola

Di Dino Galuppi

Scuola digitale post Covid, una trasformazione ancora in atto che ha nel PNRR e nel Piano Scuola 4.0 una ulteriore opportunità di accelerazione. Ma attenzione anche agli effetti negativi del digitale sui ragazzi.

Cosa prevede il PNRR per la scuola

Il PNRR prevede tra le altre cose una soglia di accesso all’insegnamento con laurea disciplinare e con 60 crediti formativi universitari rispetto ai 24 attuali. Sulla carta quindi si prevede di avere insegnanti più preparati in ingresso ma anche più formati in itinere. Sempre nel PNRR sono previsti infatti, percorsi di formazione continua triennali definiti dalla Scuola di Alta formazione per dirigenti, docenti e personale Ata, ancora da istituire. Nella formazione dovranno essere privilegiate le metodologie didattiche attive e laboratoriali, le competenze linguistiche e quelle digitali, oltre che le discipline scientifiche, tecnologiche ed economiche. Il PNRR deve essere visto e considerato come ulteriore mezzo per arrivare alla trasformazione digitale nelle scuole alla pari del piano scuola 4.0 presentato ad agosto 2022 da Patrizio Bianchi.

La scuola 4.0

Il piano prevede la trasformazione di oltre 350 mila aule delle 40 mila scuole in “connected learning environment” (ambienti per l’apprendimento connessi). Parliamo di un ingente investimento di oltre 2,5 miliardi che se attuato correttamente sarà destinato a cambiare radicalmente gli spazi dell’apprendimento nelle scuole italiane. Le attuali aule diventeranno ambienti a geometria variabile, in grado di “riconfigurarsi” dinamicamente in base al tipo di lezione e/o attività da svolgere in quel momento.

Oltre agli spazi il piano prevede la fornitura di strumenti multimediali per ambienti virtuali di apprendimento, stampanti 3d, visori per la realtà aumentata, tavolette grafiche e software per il coding.

Un piano integrato, quello della Scuola 4.0 con i fondi del PNRR che speriamo e auspichiamo venga portato avanti con ulteriore vigore anche dall’attuale Governo, senza perdere di vista gli impatti sui ragazzi dell’uso eccessivo degli smartphone. Una recente circolare del MIM (fonte Agenda digitale) ha suscitato polemiche e sembra andare nella direzione opposta perché di fatto proibisce l’uso improprio dello smartphone in classe. Sembra andare nella direzione opposta ma in realtà se codificato correttamente il termine “improprio” ne potrebbe consentire l’utilizzo purchè in maniera ragionevole e utile alla didattica stessa.

Il digitale e gli effetti sui ragazzi

Tanto è che lo stesso Ministro Valditara ha affermato in una recente intervista “l’utilizzo di tali dispositivi in classe, quali strumenti compensativi … per finalità inclusive, didattiche e formative” anche nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della “cittadinanza digitale” di cui all’art. 5 L. 25 agosto 2019, n. 92.

È importante non abbassare la guardia su quelli che sono eventuali effetti indesiderati senza scendere in catastrofismi come è successo su alcuni passaggi dell’Indagine conoscitiva della 7ª Commissione Permanente del Senato della Repubblica sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento.

Nel documento si parla di danni fisici, obesità, ipertensione, diabete e danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, insonnia, diminuzione dell’empatia e fin qui se consideriamo un uso eccessivo del cellulare e dei social questi effetti sono purtroppo noti e in numero crescente su molti adolescenti.

La Commissione che si è occupata di redigere questa offerta parla, inoltre, di “danni cognitivi del digitale”, con “perdita progressiva di facoltà mentali essenziali” come la memoria, la capacità dialettica e lo spirito critico.

Infine, la relazione parla di “decerebrazione” delle nuove generazioni destinata a connotare la classe dirigente di domani.

In definitiva, possiamo ritenere che, come per ogni cambiamento della società, ci vuole equilibrio e una corretta analisi di tutti gli aspetti che contornano la digitalizzazione dei processi senza però doverla additare come pericolosa e doverne frenare la spinta.

PNRR e Scuola 4.0 rappresentano una occasione irripetibile per poter riformare e rendere competitiva la scuola e più vicina agli stili di apprendimento dei nativi digitali.

Nota 27 febbraio 2023,AOOGABMI 24917

Ministero dell’Istruzione e del Merito
Unità di missione per il Piano nazionale di ripresa e resilienza

PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
MISSIONE 4: ISTRUZIONE E RICERCA
Componente 1 – Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle Università Investimento 2.1: Didattica digitale integrata e formazione del personale scolastico sulla trasformazione digitale

Azioni di coinvolgimento degli animatori digitali

Alle Istituzioni scolastiche statali beneficiarie delle risorse relative alle “Azioni di coinvolgimento degli Animatori digitali 2022-2024”
c.a. Dirigente scolastico
c.a. Direttore dei servizi generali e amministrativi
E, p.c. Ai Revisori dei conti per il tramite dell’istituzione scolastica

Oggetto: Progetto in essere del PNRR per gli anni scolastici 2022-2023 e 2023-2024. Articolo 1, comma 512, della legge 30 dicembre 2020, n. 178. Decreto del Ministro dell’istruzione 11 agosto 2022, n. 222, articolo 2 – “Azioni di coinvolgimento degli animatori digitali” nell’ambito della linea di investimento 2.1 “Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico” di cui alla Missione 4 – Componente 1 – del PNRR. Nota di autorizzazione per l’attuazione del progetto.

Iscrizioni Anno Scolastico 2023/2024


La Nota 30 gennaio 2023, AOODGSIS 541, fornisce indicazione sugli adempimenti delle scuole al termine delle iscrizioni on line per l’anno scolastico 2023/2024.


Iscrizioni all’anno scolastico 2023/2024, i primi dati

Nelle scelte delle studentesse e degli studenti per l’anno scolastico 2023/2024 aumentano ancora le iscrizioni agli Istituti tecnici, che salgono al 30,9%, rispetto al 30,7% dell’a.s. 2022/2023. Gli Istituti professionali passano dal 12,7% al 12,1%. Restano in testa alle preferenze i Licei, con i loro diversi indirizzi, che quest’anno vengono scelti dal 57,1% dei neoiscritti (l’anno scorso erano stati il 56,6%). Questi i primi dati sulle iscrizioni online alle classi prime delle Scuole secondarie di II grado per l’anno scolastico 2023/2024, che si concluderanno alle ore 20.00 di questa sera. Le iscrizioni online riguardano anche le classi prime della Primaria, della Secondaria di I grado e i percorsi di istruzione e formazione professionale erogati dai centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni e le scuole paritarie che, su base volontaria, aderiscono alla procedura telematica.

I Licei continuano a essere preferiti da oltre la metà delle studentesse e degli studenti che devono effettuare la scelta della Secondaria di II grado, con il 57,1% delle iscrizioni rispetto al 56,6% di un anno fa. Il Classico viene scelto dal 5,8% (un anno fa era al 6,2%). Il 26,1% opta per i Licei scientifici (26% un anno fa). In questo ambito, lo Scientifico tradizionale raccoglie il 14,1% delle preferenze (rispetto al 14% del 2022/2023). Il Linguistico sale dal 7,4% al 7,7%. Cresce il Liceo delle Scienze Umane, dal 10,3% all’11,2%. L’Artistico passa dal 5,5% al 4,9%. I Licei ad indirizzo Europeo ed Internazionale vengono scelti dallo 0,4% (0,5% un anno fa), i Licei Musicali e Coreutici passano dallo 0,7% allo 0,9%.

Le iscrizioni ai Tecnici salgono dal 30,7% al 30,9%. Il Settore Economico cresce, dal 10,3% del 2022/2023 all’11,5%. In questo Settore, la scelta principale è quella per l’indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing”, preferito dall’8,7% delle studentesse e degli studenti, mentre il 2,8% opta per l’indirizzo “Turismo”. Il Settore Tecnologico, scelto un anno fa dal 20,4%, quest’anno ha il 19,4% delle preferenze. Nel Tecnologico, gli indirizzi più gettonati sono “Informatica e Telecomunicazioni” (6%), “Meccanica, Meccatronica ed Energia” (2,8%) e “Chimica, Materiali e Biotecnologie” (2,4%).

L’iscrizione ai Professionali passa dal 12,7% di un anno fa al 12,1%. Tra i Professionali, gli indirizzi maggiormente scelti sono “Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera” (4%), “Manutenzione e Assistenza Tecnica” e “Servizi per la Sanità e l’assistenza Sociale” (entrambi all’1,6%) e “Servizi Commerciali” (1,3%).

Licei primi nel Lazio, Tecnici in Veneto, Professionali in Emilia-Romagna
Tre conferme per le Regioni con il maggior numero di iscrizioni a Licei, Istituti tecnici e Istituti professionali. Anche quest’anno sono rispettivamente Lazio (69,7%per i Licei), Veneto (38,8% per i Tecnici) ed Emilia-Romagna (15,6% per i Professionali).

Le richieste del tempo scuola
Nella Scuola primaria, viene avanzata domanda di tempo pieno (per un totale di 40 ore settimanali) dal 48,4% delle famiglie. Segue la scelta delle 27 ore settimanali, con il 31,1% delle richieste.

In media, oltre il 92% degli utenti si ritiene soddisfatto del funzionamento delle iscrizioni online, sia per la semplicità della procedura che per il tempo risparmiato. Per accedere alla procedura online era necessario possedere un’identità digitale: SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di identità elettronica) o eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature). Il sistema “Iscrizioni online” consentirà alle famiglie di seguire in tempo reale l’iter della domanda di iscrizione inoltrata non solo tramite la posta elettronica e il portale dedicato, ma anche attraverso le notifiche dell’APP IO, l’app dei servizi pubblici.


Dal 9 al 30 gennaio 2023 sarà possibile effettuare le iscrizioni per l’anno scolastico 2023/2024.

Anche quest’anno le procedure si svolgeranno online per tutte le classi prime delle scuole statali primarie e secondarie di primo e secondo grado. Le iscrizioni online riguardano anche i percorsi di istruzione e formazione professionale erogati in regime di sussidiarietà dagli istituti professionali e dai centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni e le scuole paritarie che, su base volontaria, hanno aderito alla procedura telematica. La domanda resta cartacea per la scuola dell’infanzia.

I genitori o coloro che esercitano la responsabilità genitoriale potranno trovare informazioni dettagliate su ciascun istituto e individuare la scuola di interesse attraverso Scuola in Chiaro, l’applicazione messa a disposizione dal Ministero: un QR Code dinamico associato ad ogni scuola fornirà tutte le informazioni sulle strutture, l’offerta formativa, le attrezzature e confronterà alcuni dati con quelli di altre istituzioni scolastiche del territorio. Il sito di riferimento per Scuola in Chiaro è cercalatuascuola.istruzione.it.

Le domande di iscrizione potranno essere inoltrate dalle 8:00 del 9 gennaio 2023 alle 20:00 del 30 gennaio 2023 attraverso il servizio “Iscrizioni online”, disponibile sul portale del Ministero dell’Istruzione e del Merito all’indirizzo www.istruzione.it/iscrizionionline/. Si potrà accedere al sistema utilizzando le credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di identità elettronica) o eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature).

Sul sito delle iscrizioni sono disponibili informazioni utili per effettuare la domanda, video tutorialguide scaricabili. Fra gli strumenti messi a disposizione dal Ministero, c’è anche un assistente virtuale. Sul sito è presente, poi, una lettera del Ministro Giuseppe Valditara rivolta alle famiglie che sono impegnate nelle iscrizioni, accompagnata da dati statistici di orientamento sui percorsi di studio e le professioni più richieste.

Si potrà presentare una sola domanda di iscrizioneper ciascun alunno/studente, ma si potranno indicare fino ad altre due preferenze nel caso in cui la scuola scelta avesse un esubero di richieste rispetto ai posti disponibili. Il sistema “Iscrizioni online” avviserà le famiglie in tempo reale, a mezzo posta elettronica e tramite l’APP IO, dell’avvenuta attivazione del servizio e consentirà di seguire l’iter della domanda di iscrizione.

Il Ministero ha attivato, oltre al sito dedicato, anche un’apposita campagna di comunicazione sui social e attraverso uno spot istituzionale, che farà da guida alle famiglie nelle diverse fasi della procedura e che segnalerà tutti gli strumenti a disposizione sia nella fase della scelta sia in quella della vera e propria domanda.


Dal 19 dicembre, è possibile abilitarsi al servizio dedicato alle #IscrizioniOnline, effettuando l’accesso tramite SPID, CIE o eIDAS www.istruzione.it/iscrizionionline/
Le domande per l’anno scolastico 2023/2024 potranno essere poi inoltrate dalle 8:00 del 9 gennaio alle 20:00 del 30 gennaio 2023. Sul sito tsono disponibili materiali e informazioni utili per conoscere meglio le scuole tramite il portale “Scuola in chiaro” https://cercalatuascuola.istruzione.it/cercalatuascuola/


“Sono convinto che sia fondamentale, tutti insieme, sostenere le nostre ragazze e i nostri ragazzi nella decisione sulla scelta del percorso di studi. Il problema allo stesso tempo più delicato e importante della scuola e della famiglia è ascoltare con pazienza, intelligenza e profondità i ragazzi per scoprire i loro talenti”: questo è uno dei passi iniziali della lettera che il 19 dicembre 2022 il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha inviato a tutte le famiglie italiane tramite gli istituti scolastici del Paese.
Il tema di questa lettera è l’orientamento scolastico, uno dei più importanti in questo periodo dell’anno per le famiglie e uno dei più sentiti dal Ministro: in vista delle date entro le quali è possibile presentare le domande di iscrizione per l’anno 2023-2024 (dal 9 al 30 gennaio) la lettera riporta le riflessioni con cui il Ministro intende accompagnare genitori e studenti nella prossima scelta degli studi.
“II sistema scolastico deve farsi consigliere delle famiglie: genitori, studenti, docenti e istituzioni devono formare una grande alleanza e collaborare per valorizzare i talenti di ogni singolo studente”, ha aggiunto il Ministro Valditara.
La lettera offre anche una serie di informazioni utili a comprendere in quale direzione va il mondo del lavoro, stila i numeri e i profili professionali che corrispondono maggiormente al fabbisogno del mercato del lavoro, indica le statistiche più recenti sulle opportunità lavorative che ogni Regione offre rispetto agli istituti presenti sul territorio e offre una panoramica su come i giovani attualmente si indirizzano dopo il diploma, con uno sguardo al mondo produttivo e uno al mondo dell’università.
Si tratta di indicazioni essenziali, che verranno arricchite per via digitale: infatti, ha concluso il Ministro nella lettera, “stiamo lavorando a una specifica piattaforma per l’orientamento che sarà riservata a questo compito strategico”.


È stata pubblicata la Nota 30 novembre 2022, AOODGOSV 33071, con le indicazioni per le iscrizioni all’anno scolastico 2023/2024.

Anche quest’anno le procedure si svolgeranno online per tutte le classi prime delle scuole statali primarie e secondarie di primo e secondo grado. Le iscrizioni online riguarderanno anche i percorsi di istruzione e formazione professionale erogati in regime di sussidiarietà dagli istituti professionali e dai centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni e le scuole paritarie che, su base volontaria, aderiranno alla procedura telematicaLa domanda resta cartacea per la scuola dell’infanzia

I genitori o coloro che esercitano la responsabilità genitoriale potranno trovare informazioni dettagliate su ciascun istituto e individuare la scuola di interesse attraverso Scuola in Chiaro, l’applicazionemessa a disposizione dal Ministero: un QR Code dinamico associato ad ogni scuola fornirà tutte le informazioni sulle strutture, l’offerta formativa, le attrezzature e confronterà alcuni dati con quelli di altre istituzioni scolastiche del territorio. Il sito di riferimento per Scuola in Chiaro è cercalatuascuola.istruzione.it

Le domande di iscrizione potranno essere poi inoltrate dalle 8:00 del 9 gennaio 2023 alle 20:00 del 30 gennaio 2023 attraverso il servizio “Iscrizioni online”, disponibile sul portale del Ministero dell’Istruzione e del Merito www.istruzione.it/iscrizionionline/ che sarà attivato nelle prossime settimane e conterrà, oltre al link per fare la domanda, materiali e informazioni utili per gli interessati. Si potrà accedere al sistema utilizzando le credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di identità elettronica) o eIDAS(electronic IDentification Authentication and Signature). L’abilitazione al servizio sarà già possibile a partire dal prossimo 19 dicembre. Un passaggio che consentirà alle famiglie di prendere confidenza con la procedura.

Si potrà presentare una sola domanda di iscrizione per ciascun alunno/studente, ma si potranno indicare fino ad altre due preferenze nel caso in cui la scuola scelta avesse un esubero di richieste rispetto ai posti disponibili. Il sistema “Iscrizioni online” avviserà le famiglie in tempo reale, a mezzo posta elettronica e tramite l’APP IO, dell’avvenuta registrazione e consentirà di seguire l’iter della domanda di iscrizione. 

Il Ministero attiverà, oltre al sito dedicato, anche un’apposita campagna di comunicazione, sui sociale attraverso uno spot istituzionale, che guiderà le famiglie nelle diverse fasi della procedura e che segnalerà tutti gli strumenti a disposizione sia nella fase della scelta sia in quella della vera e propria domanda. 

Educazione sessuale e sentimentale

Educazione sessuale e sentimentale: diritto e dovere

di Margherita Marzario

Si parla tanto di educazione sessuale dei bambini, a cominciare dalla scuola dell’infanzia. In realtà sono gli adulti quelli che hanno bisogno di educazione sessuale, perché i bambini conoscono il linguaggio dell’amore, ovvero della vita e della corporeità a cominciare dall’aggressività loro connaturale. 

Il bioeticista Paolo Marino Cattorini scrive: “Il desiderio erotico esige di essere percepito, interpretato, addomesticato e riplasmato alla luce dei valori che guidano la nostra esistenza. Altrimenti le inclinazioni degenerano: diventano bramosie rapinose, predatrici, violente, pornografiche. Chi usa l’altro per trarne vantaggi segreti, chi strappa piaceri egoistici, evade dalla prossimità. Non si prende cura dell’amato, ma lo strumentalizza”. L’educazione sessuale non è materia scolastica ma materia fondamentale e trasversale di vita personale, intrapersonale e interpersonale, ovvero per vivere e stare meglio con se stessi, in se stessi e con gli altri. Le relazioni interpersonali e soprattutto sentimentali (e conseguentemente sessuali) non si provano, ma fanno provare sensazioni che, spesso, sono chiare dal primo approccio ma sottovalutate (trascinandosi sino ad esiti, talvolta, drammatici). Si percepisce l’intesa con l’altro anche con poco e in poco, quindi è inutile e deleterio cimentarsi e invischiarsi in relazioni “prive di incastro” sin dall’inizio. Qualsiasi relazione con l’altro non è e non può essere né un ripiego né un riempitivo per porre rimedio al proprio insoddisfacente stato civile, economico o esistenziale, ma deve essere il meglio per sé e per l’altro, altrimenti vengono meno dignità e felicità, binomio di vero e prospero completamento. Solo adulti con buone competenze relazionali e comunicative possono trasmettere una buona educazione relazionale e sentimentale, prima ancora che sessuale.

Quando si ama e l’altro non lo sa, c’è qualcosa che non va. L’io ed il tu devono diventare continuamente “noi”: in amore nulla può essere contato e nulla deve essere scontato. Nella coppia è fondamentale la comunicazione, ancor prima e di più dell’intesa sessuale: così si trasmette anche la giusta educazione sessuale e sentimentale ai figli e alle nuove generazioni.

Lo psicologo e psicoterapeuta Fabrizio Fantoni spiega: “Siamo perlopiù silenziosi, incapaci di comunicare sull’amore, sul sesso, sul corpo e sui sentimenti se non attraverso le banalità dei luoghi comuni o delle barzellette, oppure attraverso il linguaggio dei permessi e dei divieti. Per troppi genitori la massima preoccupazione resta che le figlie adolescenti rimangano incinte. Tutto il resto non conta. Nell’afasia generale, è troppo semplice demandare all’educazione affettiva e sessuale nelle scuole, peraltro fatta così poco e in modo occasionale. Molto più difficile è imparare a parlare della nostra sessualità. Che non vuol dire raccontare quello che accade nei nostri letti, ma pensare a quali incontri siamo (o siamo stati) capaci nella nostra vita. A quanto abbiamo capito del volere bene a un altro, dello scambiare gesti che esprimano questo legame vivo e profondo. A quali difficoltà siamo andati incontro. Per essere ancora una volta testimoni verso i nostri figli e non solo dispensatori di consigli o, peggio, moralisti astratti”. L’educazione sessuale in famiglia non si basa su lezioni, indicazioni o prescrizioni, ma su esempi con la vita di coppia e nella quotidianità, come per esempio conversazioni su immagini di film o altro. La sfera sessuale afferisce alla salute, alla personalità, alle relazioni, alle emozioni, alla vita quotidiana, alla felicità personale e interpersonale e si ha diritto alla felicità. I genitori, pertanto, hanno una grossa responsabilità: “La responsabilità di allevare il fanciullo e di garantire il suo sviluppo incombe in primo luogo ai genitori o, all’occorrenza, ai tutori” (art. 18 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). 

Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva, afferma: “[…]fare prevenzione primaria dell’abuso sessuale con i nostri figli è possibile. Significa aiutarli a comprendere che i loro organi genitali sono una parte intima e privata e che nessuna persona ha diritto di chiedere a un minore di avervi accesso, di poterla guardare e toccare. Insegnare a un bambino, già da quando è piccolissimo, la regola: «I tuoi genitali sono tuoi e soltanto tuoi. Nessuno te li può toccare e nessuno ti può chiedere di mostrarglieli» significa fornirgli un riferimento chiaro per comprendere che, qualora dovesse succedere che una persona più grande vuole agire in questo senso, lui ha il diritto di dire no, andare via e dirlo immediatamente a un adulto di fiducia”. L’educazione sessuale deve significare educare innanzitutto al rispetto di sé e a farsi rispettare. 

Pellai aggiunge: “Per una buona educazione affettiva e sessuale i bambini hanno bisogno di avere al proprio fianco adulti consapevoli e competenti. Un adulto spaventato è anche spaventante e non è di alcun aiuto a chi sta crescendo”. L’educazione sessuale non è una disciplina scolastica ma una disciplina di vita. Educazione sessuale è, per esempio, “tras-mettere” che ogni rapporto sessuale, sin dal primo, non è solo darsi nel corpo ma dare del proprio mondo, che non è un fatto che succede per rispondere ad un istinto o per soddisfare un bisogno ma è un atto che si compie con volontà e che, in caso contrario, diventa violenza. Un atto che comporta il rischio o la gioia del concepimento di un figlio da considerare consapevolmente e non da sottovalutare “tanto ci sono la pillola del giorno dopo e l’aborto farmacologico”. Uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è “[…] garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare, l’informazione, l’educazione e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali” (obiettivo 3.7).

Il pedagogista Daniele Novara precisa: “Il termine masturbazione non è appropriato quando si parla di bambini. È una forma di gratificazione che i piccini mettono in atto dal quinto anno di vita. In genere si strofinano il pube, con le mani o su una superficie, ma ha poco a che vedere con l’autoerotismo degli adulti. È innanzitutto una forma di scoperta del corpo. Serve ai bambini per acquisire padronanza del corpo e delle zone più sensibili. A volte inizia prima dei 5 o 6 anni ed è assolutamente normale che avvenga. A questa età trovano gratificante «giocare» con tutto il corpo, non solo coi genitali. Tutto il corpo infantile è ad alta intensità erogena. Soltanto da adulti si perde tale sensibilità e il piacere erotico si concentra sull’area genitale”. Sessualità è conoscersi e conoscere, esperire e relazionarsi, sensibilità e sentimenti. Contribuisce allo svolgimento della personalità (art. 2 Cost.), alla libertà personale (art. 13 Cost.), alla salute (art. 32 Cost.). Per questo è importante un’adeguata educazione sessuale che è da intendersi soprattutto come vita relazionale a cominciare dalla naturalezza della coppia genitoriale e della famiglia. 

“[…] nella gran parte dei casi la masturbazione infantile viene praticata nel lettino, di notte, in riservatezza – soggiunge Novara –. Ed è giusto che sia così. Se ne parla soltanto quando il bambino si tocca in pubblico. Sgridare, impedire, colpevolizzare sono mortificazioni irragionevoli. Più che dare ordini, è fondamentale stabilire regole. Il bambino o la bambina possono toccarsi in camera loro, in un contesto di totale privacy. Alcuni lo fanno in pubblico, perché non hanno ancora introiettato tutte le regole sociali. È compito dei genitori trasmetterle: così come non si gira nudi per strada, non ci si tocca in pubblico”. La cosiddetta masturbazione infantile consente al bambino di conoscersi, di conoscere il proprio mondo, di conoscere il piacere e quello che gli procura il piacere, lo scatenarsi delle endorfine e di altri ormoni. Solo in caso di masturbazione compulsiva bisogna distogliere (e non distorcere) proponendo attività alternative. L’educazione sessuale è importante non come materia a sé o branca dell’educazione ma come aspetto insito nell’educazione stessa per garantire lo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale del fanciullo (secondo l’art. 27 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

“Nella scuola si dia più spazio all’ascolto e a discipline sapienziali, come la filosofia. Limitarsi a corsi sulla sessualità porta a eludere le grandi questioni esistenziali (Chi sono? Cosa voglio veramente? Sono amabile?), e offre soluzioni stereotipate, come la contraccezione e la promiscuità sessuale. Ma in questo modo le domande esistenziali, invece di scomparire, si ingigantiscono, e con esse anche il disagio e lo smarrimento” (la sessuologa belga Thérèse Hargot in “Una gioventù sessualmente liberata (o quasi)”, 2017). L’educazione sessuale non ha bisogno di essere programmata (come nella prassi scolastica) ma deve essere inserita nell’educazione olistica del bambino e del ragazzo, perché è educazione olistica come olistica è la persona. Tra le tante statuizioni da seguire, quelle dell’art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.

Uno dei problemi di cui non si parla molto durante l’adolescenza è la “baby prostituzione” diffusa come fenomeno delle “baby prostitute” e delle “ragazze doccia” (ragazze, tra i 14 e 16 anni, che “offrono” veloci prestazioni sessuali nei bagni una volta al giorno come se fosse una doccia, per esempio in quelli delle scuole, in cambio di “regali”). In questo ambito non si deve tanto parlare di prevenzione quanto di promozione del volersi bene per cui è necessaria una giusta educazione sessuale e sentimentale. L’educazione è una relazione d’amore (“philia”), ancor di più lo è l’educazione sessuale e sentimentale deve essere un’educazione nell’amore e all’amore innanzitutto verso se stessi per completarsi e unirsi, poi, con l’altro. Nell’articolo 6 della nuova Carta dei Diritti della Bambina si legge: “[Ogni bambina ha il diritto] Di ricevere informazioni ed educazione su tutti gli aspetti della salute, inclusi quelli sessuali e riproduttivi, con particolare riguardo alla medicina di genere per le esigenze proprie dell’infanzia e dell’adolescenza femminile”.  Il sociologo Francesco Belletti (in “Libertà di prostituirsi. Chi consiglierebbe questo lavoro ai propri cari?” del 14-03-2019) spiega: “Quando si fa l’amore, l’abbraccio è un gesto di donazione, è desiderio di essere una cosa sola, è contatto pieno con la bellezza dell’altro; quando “compro il corpo dell’altro per fare sesso”, sto consumando un prodotto, sto solo dando risposta ad un mio bisogno, e l’altro non è più persona, ma è semplicemente un oggetto funzionale alle mie pulsioni, ai miei istinti. Non si tratta nemmeno di “desiderio”, in questo caso, perché il desiderio fa alzare lo sguardo verso il cielo, per andare verso le stelle (“de sidera”), per cercare risposta ad una evidente incompletezza di sé nell’incontro con la libertà di un altro, con la bellezza del creato, con una nuova relazione con la realtà, oltre i propri limiti. Invece chi “compra sesso” si limita a riempire un vuoto, ritornando narcisisticamente su se stesso. E in questo caso l’ultima cosa che guardo, che voglio, che compro è il volto dell’altro, i suoi occhi (nella saggezza popolare “lo specchio dell’anima”…); invece quando “faccio l’amore” il volto e gli sguardi della persona amata sono un’altra delle porte che mi conducono al mistero dell’altro”.

“Nella prospettiva del dono, anche le parti intime dell’uomo e della donna diventano il luogo nel quale imparare – giorno dopo giorno, di stagione in stagione – la propria umanità, nella tensione tra il bisogno e il desiderio, la potenza e la debolezza, la pulsione e la libertà” (il teologo Paolo Tomatis). Dovrebbe essere questo il senso vitale dell’educazione sessuale e sentimentale.

Il Ministro in visita a Basovizza

Sabato 25 febbraio, alle ore 15.00 il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sarà a Basovizza (Trieste) per visitare il “Monumento Foiba di Basovizza” e il Museo di Basovizza, nell’ambito di un viaggio istituzionale nei “luoghi del ricordo”, organizzato dal Ministero con le istituzioni scolastiche.

L’iniziativa, nata nell’ambito del concorso nazionale dal titolo “10 febbraio: Amate sponde. Ricostruire l’esistenza dopo l’esodo tra rimpianto e forza d’animo”, vedrà la partecipazione degli studenti dei seguenti istituti:

  • I.C. “San Paolo D’Argon” di Bergamo;
  • Scuola secondaria di I grado “Giovanni Pascoli” di Caneva-Polcenigo (PN);
  • Scuola secondaria di I grado “Città dei bambini” di Mentana (RM);
  • Scuola secondaria di II grado “Algeri Marino” di Casoli (CH).

Numero minimo di alunni nelle scuole colpite dal terremoto del 2016

Arriva la deroga al numero minimo di studenti per formare le classi nelle scuole terremotate. Il provvedimento, valido per ciascun tipo e grado di scuola del cratere fino all’anno scolastico 2028/2029, è stato inserito nel decreto Ricostruzione in discussione in Parlamento.

“Siamo molto soddisfatti, abbiamo profuso un forte impegno e siamo riusciti a trovare le risorse. Da subito ho avuto a cuore il problema del mantenimento delle classi e delle istituzioni scolastiche presenti nell’area del sisma del 2016: ho seguito la problematica insieme con l’onorevole Giorgia Latini, vicepresidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione alla Camera, marchigiana e residente nelle zone del cratere. Questo risultato è il frutto del nostro impegno per contrastare il fenomeno dello spopolamento: abbiamo difeso la scuola, le famiglie, i ragazzi ed evitato azioni incoerenti che rischiavano di svuotare strutture innovative e sicure ricostruite con i fondi sisma e PNRR. Molto presto visiterò le Marche per un dialogo con i sindaci e le comunità”, dichiara il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

Anche l’onorevole Giorgia Latini, vicepresidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione alla Camera, esprime soddisfazione. “È una battaglia che porto avanti da anni, dalla mia prima legislatura in Parlamento, e poi proseguita quando ero assessore in giunta regionale, attraverso una forte sensibilizzazione anche da parte dei Comuni delle Marche per far presente le ragioni dei territori, coinvolgendo oltre 80 sindaci alle prese con queste problematiche. Abbiamo ascoltato la voce dei territori. È un messaggio di speranza per queste zone: è fondamentale ripartire dalle scuole e dalle nuove generazioni per combattere lo spopolamento. Ringrazio il Ministro Valditara. Ho seguito tutto l’iter legislativo in Parlamento. C’era già stato in precedenza un emendamento a mia firma inizialmente agganciato alle Legge di Bilancio e poi inserito nel testo del decreto Milleproroghe con cui si chiedeva il mantenimento delle istituzioni scolastiche e delle classi presenti nell’area del cratere del sisma. Oggi finalmente arriva un nuovo, importante riconoscimento”, afferma l’onorevole Latini.

“È un segnale di fiducia per il futuro, un risultato determinante per tutte le aree colpite dal sisma nel 2016: Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria. Con questo provvedimento abbiamo dimostrato per l’ennesima volta la nostra volontà di stare al fianco delle persone che da tempo lottano per ripartire con coraggio e sacrificio. Garantire i servizi scolastici vuole dire tutelare queste comunità. Ci siamo posti all’ascolto dei territori: il nostro obiettivo è mantenere vive queste zone”, aggiunge il Commissario Lega Marche, Riccardo Augusto Marchetti.

Cosa vi state a stupire?

Cosa vi state a stupire?

di Giovanni Fioravanti

Il ministro Valditara deve essere a corto di memoria o le lettere che indirizza alle scuole non le scrive lui e, dunque, non le può ricordare.

Ma il nove novembre scorso, in occasione della “Giornata della libertà”, istituita per ricordare la caduta del Muro di Berlino, ha inviato una lettera a tutte le scuole per mettere in guardia gli studenti contro i danni del comunismo e delle rivoluzioni utopiche.

Non mi sembra, di conseguenza, che possa disporre di argomenti per attaccare una dirigente scolastica che fa altrettanto per mettere in guardia i suoi studenti dal pericolo del fascismo, per di più dopo episodi di pestaggio accaduti davanti a un istituto scolastico della sua città.

“L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.” Umberto Eco, Il fascismo eterno.

È evidente che la dirigente scolastica del liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Firenze l’ha letto, mentre Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, pare di no.

E, dunque, con la lettera indirizzata ai suoi studenti, alle famiglie e a tutto il personale della   scuola la dottoressa Annalisa Savino altro non ha fatto che adempiere ai suoi doveri istituzionali di responsabile di una comunità scolastica della Repubblica fondata sui valori della Costituzione. Del resto non è stata forse introdotta l’educazione civica trasversale di modo che pervada di sé tutta la formazione impartita ai nostri giovani? La lettera della dirigente è un’ottima lezione di democrazia. O il leader educativo di una scuola deve tacersi? Semmai c’è da rammaricarsi che non l’abbiano fatto anche altri dirigenti scolastici.

Il ministro deve avere la coda di paglia per prendere uno scivolone fino a minacciare provvedimenti, calpestando l’autonomia della dirigente e quella dell’istituto scolastico sancite dalla legislazione vigente.

La reazione del ministro è in linea con quelle della “destra” che si registrano sui social. 

Ne riporto una a caso: “Quanto di peggio una ottusa cultura bolscevica possa partorire. Ma molti italiani e molti ex-compagni se ne sono accorti e hanno espresso la loro opinione alle appena trascorse elezioni….poi ci sono gli irriducibili ….”

Poi non mancano le foibe: “Il corteo «antiviolenza» inneggia alle foibe e a Tito. A Firenze 2000 in piazza insultano il governo. Ma quando i pestaggi sono rossi la risposta è solo silenzio”.

Se Berlusconi aveva riverniciato e lucidato il pericolo comunista, questi sono andati oltre rispolverando bolscevichi e anarco-insurrezionalisti.

Figuriamoci poi se una dirigente scolastica cita Gramsci unitamente al fascismo, che ce l’ha sulla coscienza, il contorcimento dei visceri deve essere davvero insopportabile.

D’altra parte questo ministro pare che nulla abbia ad invidiare ad un suo lontano collega, di nome Giuseppe Bottai, già autore della “Carta della scuola”. 

Perché questo ministro deve averci in mente una “carta” tutta sua, di una scuola che deve educare, formare, forgiare senza interferenze, bastano gli ingredienti che ha deciso di fare propri: dio, patria e famiglia, un po’ di umiliazione e merito in funzione educante e che l’istruzione vada a farsi benedire.

Forse il pericolo di un ritorno del fascismo sotto altre spoglie non è ancora alle porte, ma di sicuro c’è che  con un simile ministro è un pericolo per la nostra scuola. Per di più il pericolo che la nostra scuola corre è di un non ritorno.

Lascio stare che viviamo in un paese in cui la centralità formativa è ancora squisitamente scolastica come l’ha pensata cent’anni fa Giovanni Gentile con il suo entourage di destra risorgimentale. Lascio stare che nel nostro paese non si sia mai riusciti ad andare oltre l’idea che la formazione della “persona” e del “cittadino”, a partire dalle giovani generazioni, si compie trasmettendo dosi crescenti di contenuti disciplinari, ora dopo ora, per almeno dieci anni, e poi anche dopo, secondo una scansione che solo da noi si chiama programma e programmazione.

Lascio stare che quella che dovrebbe essere l’intellighenzia del paese è convinta che a scuola si dovrebbe usare con gli studenti il Kyosaku dei maestri Zen, vedi Susanna Tamaro, ritornare alle predelle per ridare dignità alle aule vuote di Galli della Loggia, che il danno scolastico è dovuto alla scuola media unica, Barbiana e alla pedagogia progressista, vedi la coppia Mastrocola-Ricolfi.

Ma allora che ministro dell’istruzione vi aspettavate?

Ora qualcuno mi spieghi cosa deve accadere perché l’istruzione possa rinascere in questo paese dove democratici, sinistra, sindacati dai lontani anni  dell’Ulivo di Prodi non sono stati in grado di elaborare uno straccio di idea di scuola per i nostri giovani, non quelli di ieri ma quelli di oggi che vivranno nel duemila.

E soprattutto, per favore, ditemi dove stanno gli insegnanti?

Invece ci tocca leggere dichiarazioni come quelle rilasciate nel novembre scorso al Corriere della Sera da un intellettuale come Andrea Carandini, archeologo, professore ordinario di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana alla Sapienza di Roma.  Già presidente del Consiglio Superiore dei Beni culturali e Presidente del FAI.

Il problema sta nel fatto che nell’ultima generazione e mezza né la destra-centro né il centro-sinistra — entrambi distruttori della buona scuola di Giovanni Gentile inaugurata un secolo fa — hanno saputo edificarne una nuova almeno altrettanto formativa.

La notizia che mi renderebbe felice sarebbe questa: «Oggi i leader delle diverse parti politiche sono saliti insieme all’Altare della Patria, hanno fatto autocritica per la distruzione della scuola italiana e si sono impegnati a rifondarla ab imis fundamentis».

Ci vorrebbe un Giovanni Gentile per questo millennio — cento anni esatti dopo la sua riforma — cioè, oggi, un miracolo!

E allora questo ministro che vi ritrovate, non state a scandalizzarvi, è lo specchio del paese in cui viviamo.

Appello delle Rsu per una grande manifestazione a difesa di Scuola e Costituzione

Liceo Firenze, FLC CGIL : raccogliamo l’appello delle Rsu per una grande manifestazione a difesa di Scuola e Costituzione il 4 marzo

Roma, 25 febbraio – A seguito dell’aggressione davanti al liceo Michelangiolo e delle inaccettabili parole del ministro Valditara sulla lettera della dirigente scolastica del liceo Leonardo Da Vinci, i rappresentanti delle Rsu delle scuole fiorentine hanno inviato un appello a FLC CGIL, Cisl Scuola e Uil Scuola Rua, nonché alle realtà democratiche e antifasciste, per chiedere l’indizione di una grande manifestazione a difesa della scuola e della Costituzione. Come  FLC CGIL, fiorentina e nazionale, intendiamo raccogliere questo appello e individuiamo la data di sabato 4 marzo per organizzare la manifestazione, a Firenze, insieme a tutte le realtà democratiche e antifasciste.

Qui di seguito riportiamo l’appello ricevuto dalle Rsu delle scuole di Firenze

Crediamo di interpretare il sentire delle lavoratrici e dei lavoratori che ci hanno elette, esprimendo la nostra grande preoccupazione per i fatti avvenuti recentemente: prima l’aggressione di matrice neofascista agli studenti del Liceo Michelangiolo di Firenze, che ricordano i momenti più bui della nostra storia recente; poi le inaccettabili parole del Ministro Valditara, il quale, invece di condannare la violenza squadrista, si è scagliato contro la Dirigente del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, attaccandola per aver invitato la propria comunità scolastica a vigilare contro il ritorno di ideologie violente e totalitarie, attaccando così di fatto la stessa libertà di pensiero e di espressione.

Noi crediamo nel valore della Scuola Statale di questa Repubblica e, poiché sappiamo quanto l’indifferenza sia un male silenzioso che mina alle fondamenta la democrazia, vogliamo reagire e chiediamo alle organizzazioni sindacali e a tutte le realtà democratiche e antifasciste di questa città e di questo Paese di schierarsi al nostro fianco. 

Chiediamo pertanto che venga indetta quanto prima nella nostra città una grande manifestazione unitaria in difesa della Scuola e della nostra Costituzione.

Le Rsu delle scuole di Firenze