Esposizione libri per l’Anniversario della Liberazione

L’iniziativa è promossa dalla Biblioteca del MIM per “Il libro del mese”.

Tra i libri esposti il saggio “Disegno della Liberazione italiana” di Carlo Ludovico Ragghianti e il romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno” di Italo Calvino nel centenario dalla nascita

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito celebra il 25 aprile con un’esposizione di saggi, biografie e romanzi legati alla storia della Liberazione, custoditi presso la Biblioteca “Luigi De Gregori”. I testi saranno esposti dal 13 al 28 aprile, nella Sala dell’Emeroteca della Biblioteca. L’evento rientra nell’ambito dell’iniziativa “Il libro del mese”, avviata a gennaio dalla Biblioteca del MIM per celebrare ricorrenze nazionali e internazionali valorizzando il patrimonio librario del Ministero.
La mostra, organizzata in occasione del 78° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo, si unisce alle celebrazioni della ricorrenza, istituita con decreto legislativo luogotenenziale del 22 aprile 1946, su proposta dell’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, e istituzionalizzata quale giorno festivo il 27 maggio 1949, con l’art. 2 della Legge n. 260 “Disposizioni in materia di ricorrenze festive”.
Al centro del quarto appuntamento con “Il libro del mese”, c’è il volume “Disegno della Liberazione italiana” di Carlo Ludovico Ragghianti, professore e Sottosegretario alla Pubblica Istruzione con delega alle Belle Arti e allo Spettacolo nel 1945. L’edizione in visione, pubblicata nel 1954 dalla casa editrice Nistri-Lischi di Pisa, è impreziosita dalla dedica dell’autore a Benedetto Croce e Ferruccio Parri. Oltre al libro del mese, il percorso espositivo allestito al Ministero offre un ricco excursus su numerosi altri testi, molti dei quali scritti dai principali autori della nostra letteratura che si sono occupati del drammatico periodo dei totalitarismi.
Tra i romanzi sulla Resistenza esposti, uno spazio particolare è dedicato a Italo Calvino, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita. Dell’autore sarà posto in visione “Il sentiero dei nidi di ragno” contenuto nella raccolta “Romanzi e racconti volume primo”, Arnoldo Mondadori Editore, Verona, 2001.
Saranno inoltre presentate opere di Natalia Ginzburg e Primo Levi e alcuni testi biografici dedicati alle figure degli autori Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Elio Vittorini e Carlo Levi.
Con taglio più documentaristico, è organizzata un’apposita sezione in cui è raccolta una serie di decreti storici, relativi a docenti e al personale del Ministero datati 1943 -1944 -1945, anch’essi conservati dalla Biblioteca, che offrono un importante spaccato su episodi di rastrellamenti tedeschi e sugli sfollamenti causati dalla guerra. Sempre in questa parte rientrano inoltre alcuni decreti di reintegro dei professori antifascisti dopo la Liberazione.
Tra questi figurano quelli del prof. Gaetano De Sanctis e del prof. Giorgio Levi della Vida, due docenti che rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà al regime nel 1931. Sarà mostrato infine il decreto di reintegro nella cattedra di Diritto costituzionale del prof. Vittorio Emanuele Orlando, già Presidente del Consiglio e futuro padre costituente, che si legge nel testo «chiese il collocamento a riposo per non prestare il giuramento al regime fascista».
L’esposizione sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 09:00 alle ore 13:00 e dalle ore 14:00 alle ore 15:00, presso la Sala dell’Emeroteca della Biblioteca, collocata al piano terreno del Palazzo dell’Istruzione, in Viale di Trastevere 76/A.
Nella vicina Sala della Legislazione Scolastica, sarà ancora possibile visitare l’esposizione “100 anni di aeronautica: i pionieri del volo, le prime aviatrici, il grande precursore Leonardo da Vinci”, dedicata nel mese di marzo al Centenario dell’Aeronautica militare, prorogata fino al 28 aprile. Qui, sempre in collegamento con il 25 aprile, fra i volumi esposti, potranno essere visionati alcuni documenti sull’Aeronautica italiana nella guerra di Liberazione.
Per il personale del Ministero dell’Istruzione e del Merito non occorre prenotazione.
Per informazioni e prenotazioni è possibile scrivere a biblioteca@istruzione.it.

Esposizione libri per il Centenario dell’Aeronautica Militare

Proseguirà fino alla fine di aprile l’esposizione de “Il libro del mese” dedicata al Centenario dell’Aeronautica Militare.

Dopo il riscontro ottenuto nelle prime tre settimane, con oltre 630 visitatori, la mostra, inaugurata lo scorso 14 marzo alla presenza del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, sarà visitabile fino al prossimo 28 aprile presso la Sala della Legislazione Scolastica del Ministero.

Nel corso del mese di marzo la mostra ha visto la partecipazione di scuole provenienti da tutta Italia. Tra queste, l’Istituto Tecnico Statale Trasporti e Logistica “Francesco de Pinedo” di Roma, ospite il giorno dell’inaugurazione, l’Istituto Comprensivo “Regina Margherita-Leonardo da Vinci” di Avellino, l’Istituto di Istruzione Superiore “Sandro Pertini” di Alatri (FR), l’Istituto di Istruzione Superiore “Mattei – Fortunato”, indirizzo Trasporti e Logistica di Eboli (SA),
la Scuola Primaria “F. Cesana” – Istituto Comprensivo Via Fabiola di Roma e il Liceo scientifico “Federigo Enriques” di Lissone (MB).

L’esposizione è stata visitata anche da una delegazione di uditori francesi, accompagnata da funzionari dell’Ambasciata di Francia. Il percorso espositivo contempla oltre un centinaio di materiali tra foto, libri e riviste su personaggi ed eventi che hanno segnato la storia del volo. Fra i volumi esposti vi è inoltre una sezione dedicata a volumi e testimonianze sull’Aeronautica italiana nella guerra di Liberazione (1943-1945). E proprio al 25 aprile sarà dedicata la prossima tappa de “Il libro del mese”, che verrà allestita presso la Sala dell’Emeroteca.

L’esposizione sarà aperta dal lunedì al venerdì, dalle ore 09:00 alle ore 13:00 e dalle ore 14:00 alle ore 15:00.

Per informazioni e prenotazioni è possibile scrivere a biblioteca@istruzione.it.

Per il personale del Ministero dell’Istruzione e del Merito non occorre prenotazione.

Al MIM un’esposizione di volumi storici dedicata agli studenti inaugurata dal Ministro Valditara

È stata inaugurata, al Ministero dell’Istruzione e del Merito, alla presenza del Ministro Giuseppe Valditara e del Generale Ispettore Capo Basilio Di Martino, Presidente del Gruppo di progetto per il Centenario dell’Aeronautica Militare, un’esposizione di libri dedicata al Centenario dell’Aeronautica Militare, che cade il prossimo 28 marzo.

La mostra, organizzata dalla Biblioteca del MIM “Luigi De Gregori” con la collaborazione dell’Aeronautica Militare, rientra nell’ambito dell’iniziativa “Il libro del mese”, avviata a gennaio per celebrare ricorrenze nazionali e internazionali valorizzando il patrimonio librario del Ministero.

Questa mattina erano presenti anche le studentesse e gli studenti dell’Istituto Tecnico Statale Trasporti e Logistica “Francesco de Pinedo”, già Istituto Tecnico Aeronautico, intitolato all’aviatore italiano che fu autore del volume “Il mio volo attraverso l’Atlantico e le due Americhe”. Proprio da quest’ultimo parte il percorso espositivo del MIM che contempla oltre un centinaio di materiali tra foto, libri e riviste su personaggi ed eventi che hanno segnato la storia del volo e dell’aeronautica.

I volumi, in parte provenienti dalle collezioni della Biblioteca del Ministero, in parte selezionati dall’Aeronautica Militare, saranno esposti fino al 7 aprile 2023 presso la Sala della Legislazione Scolastica e la Sala dell’Emeroteca, site al piano terra del Palazzo dell’Istruzione, in Viale di Trastevere 76/A, a Roma.

Si spazia dai volumi su Leonardo da Vinci e i suoi studi sul volo, alle opere di Galileo Galilei. La mostra prosegue con i testi che ripercorrono le vicende dei grandi pionieri del volo, tra cui, oltre a De Pinedo, i fratelli Wright, Mario Calderara, Francesco Baracca, Arturo Ferrarin, Alessandro Guidoni e Umberto Nobile, quest’ultimo famoso per i due voli in dirigibile che condusse sopra al Polo Nord, l’ultimo dei quali finì, purtroppo, in tragedia.

Si va avanti con le testimonianze sull’impegno delle aviatrici Rosina Ferraris, Gaby Angelini e Carina Massone Negrone, precorritrici dell’importante contributo delle donne nel settore dell’aviazione. Una sezione è riservata a testi didattici degli Istituti tecnici che erogano percorsi della filiera aeronautica. Fra i volumi esposti, anche testimonianze sull’Aeronautica italiana nella guerra di Liberazione.

Pensando ai più piccoli, sono esposti alcuni numeri del settimanale di aeronautica per i giovani “L’Aquilone” e una versione de “Il Piccolo Principe”, di Antoine de Saint-Exupéry, autore famoso in tutto il mondo.

L’incessante ricerca dell’uomo nel superare i propri limiti, realizzare i propri sogni è uno dei temi portanti dell’iniziativa che viene declinato anche in chiave di inclusività. Con l’aereo, combinato di scienza e tecnologia, l’uomo ha avuto, infatti, accesso al cielo. Con l’alfabeto Braille le persone non vedenti hanno avuto accesso alla cultura. A questo è legata la scelta di inserire in visione il periodico “Gennariello”, della Stamperia Nazionale Braille di Firenze, sempre conservato al MIM, rivista che prese il nome dall’idrovolante con cui de Pinedo raggiunse i luoghi più remoti del pianeta e che aveva l’obiettivo di diffondere tra i non vedenti le notizie sui fatti italiani.

Sarà visionabile, inoltre, una nutrita selezione di volumi di aerodinamica, costruzioni aeronautiche e idroaviazione, presentati in ordine cronologico, per anno di pubblicazione, e suddivisi per argomento.

L’esposizione è arricchita di volumi sul Centenario, in particolare i libri per ragazze e ragazzi appartenenti al patrimonio librario dall’Aeronautica Militare. È prevista la proiezione di documenti e immagini tratti dal materiale di repertorio della Biblioteca e dell’Archivio dell’Aeronautica Militare.

L’esposizione sarà aperta dal lunedì al venerdì, dalle ore 09:00 alle ore 13:00 e dalle ore 14:00 alle ore 15:00. L’accesso per il pubblico esterno è in via Dandolo 3.

Per informazioni e prenotazioni è possibile scrivere a biblioteca@istruzione.it.

Per il personale del Ministero dell’Istruzione e del Merito non occorre prenotazione.

Incontro con il Segretario all’Istruzione USA

Molto positivo l’incontro con il Segretario all’Istruzione Miguel Cardona. Su proposta del Ministro Valditara si è immediatamente deciso di costituire un gruppo di lavoro tecnico, composto da rappresentanti del Ministero italiano e del Dipartimento americano, finalizzato a condividere buone pratiche in materia di istruzione tecnica e professionale e di personalizzazione degli apprendimenti, temi di grande interesse dei due Paesi.

Anche il Segretario americano ha sottolineato l’importanza di uno stretto collegamento tra scuola e impresa. Si è inoltre parlato di come favorire la diffusione della lingua italiana negli Stati Uniti e del riconoscimento dell’abilitazione dei docenti italiani che insegnano in America. Infine, si è ricordato il contributo degli Stati Uniti alla Liberazione, la condivisione dei valori di libertà e democrazia che accomunano i due popoli e il comune impegno per l’Ucraina.

Persone con sindrome di Down, le 4 proposte di AIPD per l’inserimento lavorativo

Persone con sindrome di Down, le 4 proposte di AIPD per l’inserimento lavorativo
Redattore Sociale del 27/04/2023

ROMA. Sono tanti, ma sono ancora pochi: i lavoratori con sindrome di Down sono sempre più presenti all’interno delle aziende, spesso anche con contratti a tempo indeterminato, eppure oltre l’85% delle persone con sindrome di Down non lavora. A rammentarlo, in occasione della Festa del Lavoro, è l’AIPD, che lancia un appello congiunto alle aziende, agli imprenditori e ai lavoratori stessi: Forza, lavoro!. E’ questo il “motto” della campagna di quest’anno, in cui l’associazione ripropone lo spot Assumiamoli’, con il quale esattamente 15 anni fa aveva incitato i responsabili delle aziende ad aprire le porte a questi lavoratori. Oggi quindi per AIPD è tempo di bilanci, ma soprattutto di proposte per il futuro: prima fra tutte, quella di dare piena attuazione alla legge 68/99, attraverso strumenti che ne semplificherebbero l’applicazione.  Spiega a tal proposito il presidente nazionale di AIPD. Gianfranco Salbini: “In questi 15 anni, non solo i numeri delle assunzioni sono significativamente cresciuti, ma anche i settori lavorativi si sono diversificati: oggi è facile incontrare lavoratori con sindrome di Down non soltanto in alberghi e ristoranti, ma anche all’interno di grandi catene commerciali, o in uffici amministrativi, o anche all’interno di servizi pubblici. La crescita che abbiamo registrato in questi 15 anni indubbiamente ci incoraggia e ci fa essere ottimisti, ma al tempo stesso constatiamo che i numeri sono ancora molto, troppo bassi: come evidenziato anche nella recente ricerca che abbiamo condotto insieme al Censis (‘Non uno di meno’), circa il 13% degli adulti con sindrome di Down ha un contratto da dipendente o collaboratore: il 35% di questi percepisce un compenso minimo, il 35% un compenso normale. Sono dati che devono farci riflettere e devono impegnarci seriamente per il futuro: dobbiamo fare in modo che le aziende assumano questi uomini e queste donne, consapevoli finalmente del valore umano e professionale che portano all’interno delle aziende”.

Le 4 proposte per migliorare l’inserimento lavorativo
Di qui le tre proposte dell’associazione. Eccole: Semplificare e accelerare le procedure per l’accertamento della disabilità, previsto dalla legge 69/99 come necessario per l’iscrizione alle liste di collocamento mirato. “Le commissioni addette alla valutazione si riuniscono con tempi variabili, a seconda del territorio – riferisce Salbini – Da alcune regioni ci arrivano segnalazioni di persone che attendono da oltre un anno l’accertamento. E’ necessario che su tutto il territorio nazionale i tempi si riducano, per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità”.  

Fondi dedicati ai tirocini.
“Quasi tutti i nostri inserimenti lavorativi avvengono a seguito di tirocinio – riferisce l’associazione – e questo evidenzia l’importanza cruciale del tirocinio stesso. Eppure, mentre esistono incentivi per l’assunzione delle persone con disabilità, non esistono incentivi per l’attivazione del tirocinio. Al contrario, l’indennità di partecipazione, che la legge prevede sia riconosciuta a ogni tirocinante per un importo minimo di 300 euro (variabile di regione in regione), è a carico dell’azienda. Di qui la difficoltà di attivare tirocini. La nostra proposta – continua Salbini – è di destinare fondi nazionali a questo scopo, prendendo a modello regioni come il Lazio, che in passato ha destinato risorse proprio a questo scopo: una soluzione semplice, ma capace di rendere molto più efficace uno strumento fondamentale per l’inserimento lavorativo”.

Rafforzare i servizi per l’inserimento.
La terza proposta è quella di potenziare il Servizio per l’inserimento lavorativo, che ha proprio il compito di promuovere l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, mettendo in comunicazione domanda e offerta e valorizzando le competenze. Si tratta di strumenti fondamentali, soprattutto dopo che la riforma della legge 68/99, nel 2015, consente sempre la chiamata diretta, grazie alla quale i datori di lavoro oggi possono scegliere quale lavoratore assumere.

Il coinvolgimento delle associazioni.  
Le nuove Linee Guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità prevedono di fare “ricorso all’esternalizzazione, attraverso il coinvolgimento di associazioni di categoria o di enti del terzo settore che al loro interno abbiano individuato figure professionali opportunamente formate in grado di rivestire il ruolo di responsabile dell’inserimento lavorativo e che mettano a disposizione tale servizio tramite forme consulenziali”. Eppure, spiega Salbini, “le associazioni che interagiscono con i servizi pubblici per il collocamento mirato sono a volte mal tollerate nello svolgimento delle funzioni loro attribuite, a volte si trovano a interagire con servizi non adeguatamente competenti. E’ importante che il loro ruolo sia riconosciuto e valorizzato come una risorsa utile per un positivo esito del progetto di inserimento”.I lavoratori con sindrome di Down: quanti e dove.
A dicembre 2022, nell’ambito della rete AIPD, i lavoratori con sindrome di Down risultavano 233, di cui 212 a tempo indeterminato e 142 coinvolti in tirocini a norma di legge. Negli ultimi 10 anni, si è registrata una significativa crescita: nel 2013 erano infatti 86 i lavoratori con sindrome di Down, sempre all’interno della rete AIPD.  Per quanto riguarda i contesti lavorativi, più del 70% degli inserimenti è in aziende private o nel pubblico, il resto in cooperative sociali di tipo B. Sempre più diversificati sono oggi gli ambiti lavorativi: uffici, fabbriche, parrucchieri e saloni di bellezza, case di riposo, ospedali, farmacie, bar, pub, ristoranti, fast-food, mense, pizzerie, gelaterie, supermercati, hotel e altre strutture ricettive, negozi, centri commerciali, stazioni, aeroporti, scuole e uffici pubblici ecc. “Ingredienti” fondamentali per rendere efficaci e funzionali gli inserimenti lavorativi delle persone con sindrome di Down, sono in particolare: l’autonomia e le competenze dei lavoratori, l’organizzazione del lavoro secondo linee guida, la comunicazione, la consapevolezza e la cultura dell’inclusione maturate dalle aziende e soprattutto i servizi d’inserimento all’interno delle sezioni dell’associazione.
Al contrario, gli ostacoli e gli errori da evitare sono: la poca sinergia con i servizi pubblici del territorio, i pregiudizi, l’inadeguato accompagnamento nel rapporto tra il lavoratore e l’azienda.

Insegnanti di sostegno specializzati all’estero: quantità o qualità?

Insegnanti di sostegno specializzati all’estero: quantità o qualità?
Vita del 27/04/2023

Gli alunni con disabilità nelle scuole italiane sono arrivati a 316mila. Servono sempre più insegnanti di sostegno. Dal 23 aprile sono in vigore nuove norme per reclutarli, anche tra chi ha conseguito la specializzazione all’estero. Una soluzione? No per Francesca Palmas, responsabile scuola della Associazione Bambini Cerebrolesi, che chiede più formazione per tutti i docenti e un monitoraggio sull’attuazione dei nuovi Pei. Sempre che il ministro Valditara si decida a convocare l’Osservatorio sull’inclusione scolastica, riunitosi l’ultima volta a ottobre

Aumentano nelle nostre scuole gli insegnanti di sostegno assegnati alle studentesse e studenti con disabilità. Migliora dunque il rapporto insegnante/alunno (1,6 media italiana, seppur con differenze tra regione e regione) ma di questi docenti di sostegno uno su tre non ha una formazione specifica e il 20% viene assegnato in ritardo rispetto all’avvio dell’anno scolastico.

Qualche dato
Secondo gli ultimi dati Istat, presentati alla vigilia della Giornata internazionale delle persone con disabilità 2022, parliamo di 316mila alunni con disabilità, pari al 3,6% degli iscritti (circa 4mila in più rispetto all’anno precedente) e di 207mila insegnanti di sostegno assegnati, di cui più di 70mila (il 32%) in deroga cioè ricoperti da supplenti perlopiù senza specializzazione sul sostegno, assunti con contratto a tempo determinato e scadenza al 30 giugno.
Insegnare su una cattedra di sostegno senza avere una formazione specifica significa non avere competenze adeguate a svolgere quel ruolo, ma è vero anche che pure la specializzazione dei docenti di sostegno andrebbe adattata alle esigenze degli studenti con disabilità. A questo si aggiunge che gli insegnanti specializzati, dopo cinque anni trascorsi ricoprendo un posto di sostegno, possono chiedere di diventare di ruolo nella materia in cui si sono laureati. Il risultato, ben noto, è un turnover continuo, a discapito della qualità dell’inclusione, dell’apprendimento e del “ben-essere” degli studenti con disabilità, ma anche del “sistema” scuola nel suo insieme, continuamente destabilizzato. I vari TFA sostegno attivati dalle Università (la sigla sta per Tirocinio Formativo Attivo e indica il percorso di formazione necessario per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, ndr) sono stati autorizzati con un notevole incremento rispetto all’anno precedente, ma il numero resta inadeguato se i posti di sostegno nelle scuole aumentano di 35mila unità anno dopo anno, considerando anche i docenti che devono essere sostituiti per pensionamento o appunto per il passaggio su posto comune. Di fatto, nonostante tanti sforzi, anno dopo anno gli insegnanti di sostegno non specializzati in servizio nelle nostre scuole aumentano in continuazione.

Le novità
Forse l’intento delle nuove norme contenute nel recente Decreto sulla Pubblica Amministrazione approvato nel Consiglio dei Ministri il 6 aprile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 aprile (Decreto legge 22 aprile 2023, n. 44 Disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche, ndr) voleva essere quello di colmare questo gap? All’articolo 5 il decreto contiene infatti una specifica misura che riguarda i docenti abilitati all’insegnamento o che hanno conseguito la specializzazione sul sostegno all’estero (questi saranno inseriti in coda in appositi elenchi aggiuntivi per le supplenze, in attesa del riconoscimento del titolo). Al comma 3 dell’art 5 del Decreto si legge: «Per l’anno scolastico 2023/2024, coloro che sono inclusi nella prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze di cui all’articolo 4, comma 6-bis, secondo periodo, della legge 3 maggio 1999, n. 124, con riserva di riconoscimento del titolo di abilitazione ovvero di specializzazione sul sostegno conseguito all’estero, sono iscritti in un apposito elenco aggiuntivo alla prima fascia delle medesime graduatorie, sino all’effettivo riconoscimento del titolo di accesso».
È proprio attorno a questo punto del riconoscimento della specializzazione sul sostegno e quindi sull’inclusione ottenuta magari in Paesi che non hanno esperienza di inclusione scolastica, noi che l’abbiamo da più di 50 anni, che si concentrano in questi giorni gli interrogativi. Il decreto prevede la nascita di un ulteriore elenco aggiuntivo, apposito. Niente assunzioni straordinarie agli aspiranti docenti inseriti con riserva in GPS (graduatorie provinciali per le supplenze, ndr): ai docenti specializzati all’estero inseriti con riserva nelle GPS dell’anno scolastico 2023/24 non sarà applicata la procedura straordinaria finalizzata all’immissione in ruolo per scorrimento delle GPS sui posti di sostegno. Quali le nostre preoccupazioni? La precarietà e la dubbia qualità della specializzazione ottenuta all’estero in materia di inclusione scolastica: quale sarà mai la formazione e la competenza che si potrà acquisire in uno Stato estero, quali le strategie didattiche ed educative inclusive, chi ne verificherà i requisiti per poter accedere all’insegnamento nelle nostre Scuole pubbliche? Sarà fatto sulla pelle dei nostri ragazzi e ragazze con disabilità. E a mio avviso questa sarà un’altra pezza per tentare di riparare ad un vulnus gravissimo: la carenza di formazione in materia di inclusione dei docenti. E non parlo solo dei docenti per il sostegno ma di tutti i curriculari.

“A mio avviso questo riconoscimento dei titoli per la specializzazione sul sostegno conseguiti all’estero sarà un’altra pezza per tentare di riparare ad un vulnus gravissimo: la carenza di formazione in materia di inclusione dei docenti. E non parlo solo dei docenti per il sostegno ma di tutti i curriculari”.  (Francesca Palmas)

Che fare allora?
Il ministero dell’Istruzione – sollecitato esclusivamente dalle organizzazioni delle persone con disabilità e loro famiglie – ha sancito da qualche tempo l’obbligo di 25 ore di formazione sull’inclusione per tutto il personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità non in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno, ma l’obbligatorietà non è mai stata applicata. Non si tratta di un’emergenza, piuttosto un problema strutturale con cui avremo a che fare per anni con la stessa intensità. Bisogna progettare interventi organici per cercare almeno di limitare i danni che ne derivano. Lamento su questo aspetto l’assenza dei sindacati, tutti nessuno escluso. Continuiamo a confrontarci su tavoli separati: le organizzazioni di persone con disabilità e di famiglie con il Ministero da una parte e i sindacati degli insegnanti e il Ministero dall’altra, senza un dialogo aperto e senza soluzione di continuità. Non basta organizzare per i precari inesperti sporadici corsi di formazione (le famose 25 ore) o reclutare personale istituendo graduatorie specifiche, da cui “pescare” personale per l’insegnamento di sostegno certamente non motivato e che cerca disperatamente di trovare scorciatoie per trovare una stabilizzazione lavorativa.

“Si tratta di un sistema fallimentare di per sé, incentrato sul reclutamento del personale e sui diritti dei lavoratori (legittimi per carità) e non sul diritto all’istruzione di qualità per gli studenti. Continuiamo a confrontarci su tavoli separati: le organizzazioni di persone con disabilità e di famiglie con il Ministero da una parte e i sindacati degli insegnanti e il Ministero dall’altra, senza un dialogo aperto e senza soluzione di continuità”. (Francesca Palmas)

Abbiamo criteri precisi per il riconoscimento dei crediti ECM per il personale sanitario o socio-sanitario: lo stesso vorrei per tutto il personale della scuola in materia di inclusione scolastica, perché gli insegnanti – tutti – prima ancora che docenti nella loro specifica materia sono educatori. Essi necessiteranno sempre di formazione continua, iniziale ed in servizio, sui temi dell’inclusione e dell’educazione in generale: hanno tra le mani i cittadini più fragili, coloro che dipendono necessariamente dagli interventi degli adulti per crescere, per formarsi, non solo per il futuro del Paese ma il suo stesso presente. Non è forse questo – il prendersi cura – l’obiettivo, il “tendere verso”, il fine primario della scuola nei confronti dei suoi figli? Salvaguardare le unicità, fare in modo che ciascuno realizzi pienamente se stesso: ciò che è. Non uniformando a stereotipi, ma valorizzando le specificità di ciascuno, come un valore aggiunto, una ricchezza per la comunità.
Una scuola che lavora in questa direzione c’è già. Ci sono tanti professionisti che coltivano quotidianamente la corresponsabilità, la partecipazione, l’appartenenza. Credo che tuttavia per far sì che questo sia un metodo di lavoro diffuso e omogeneo per la principale agenzia educativa di ogni Paese verso i suoi cittadini, sia necessaria – e non più prorogabile, visto che abbiamo voluto parlare di “Istruzione e Merito” – una formazione continua di tutto il personale della scuola, iniziale e in servizio in materia di inclusione.

“Come sono stati applicati i nuovi Pei, nel loro primo anno? Hanno permesso di costruire ambienti di apprendimento finalmente funzionali agli studenti con disabilità e al loro contesto classe tutto? Saranno le nostre prime richieste al Ministro Giuseppe Valditara, se mai dovesse decidersi a convocare l’Osservatorio (non si riunisce dall’ottobre 2022) anziché procedere senza confrontarsi con i diretti interessati. Attendiamo fiduciosi, ma l’anno scolastico volge quasi al termine” (Francesca Palmas)

I nuovi modelli di PEI (Decreto 182/21), resi applicabili proprio da questo anno scolastico 2022/23 recano in sé questo germoglio: la collegialità degli interventi, la corresponsabilità educativa e formativa, una presa in carico globale. Sarebbe dunque interessante, per esempio, attivare un primo monitoraggio serio da parte del Ministero, magari attraverso il suo Osservatorio Permanente sull’Inclusione scolastica che avrebbe tra gli altri, proprio il compito di raccogliere i dati dai territori (Osservatorio di cui anche ABC insieme alle Federazioni nazionali di persone con disabilità e altre organizzazioni nazionali maggiormente rappresentative fa parte) per formulare ipotesi e proposte migliorative sul sistema scolastico. Come sono stati applicati questi nuovi strumenti di inclusione fondati sull’approccio bio-psico-sociale? Hanno permesso di costruire ambienti di apprendimento finalmente funzionali agli studenti con disabilità e al loro contesto classe tutto? Tutti i professionisti della scuola hanno collaborato fra loro, insieme alle famiglie e agli specialisti? Saranno le nostre prime richieste al Ministro Giuseppe Valditara, se mai dovesse decidersi a convocare l’Osservatorio (non si riunisce dall’ottobre 2022) anziché procedere senza confrontarsi con i diretti interessati. Attendiamo fiduciosi, ma l’anno scolastico volge quasi al termine.

di Francesca Palmas,
pedagogista, è responsabile scuola di ABC Federazione Italiana (www.abcitalia.org)


Vita del 27/04/2023

Gli alunni con disabilità nelle scuole italiane sono arrivati a 316mila. Servono sempre più insegnanti di sostegno. Dal 23 aprile sono in vigore nuove norme per reclutarli, anche tra chi ha conseguito la specializzazione all’estero. Una soluzione? No per Francesca Palmas, responsabile scuola della Associazione Bambini Cerebrolesi, che chiede più formazione per tutti i docenti e un monitoraggio sull’attuazione dei nuovi Pei. Sempre che il ministro Valditara si decida a convocare l’Osservatorio sull’inclusione scolastica, riunitosi l’ultima volta a ottobre

Aumentano nelle nostre scuole gli insegnanti di sostegno assegnati alle studentesse e studenti con disabilità. Migliora dunque il rapporto insegnante/alunno (1,6 media italiana, seppur con differenze tra regione e regione) ma di questi docenti di sostegno uno su tre non ha una formazione specifica e il 20% viene assegnato in ritardo rispetto all’avvio dell’anno scolastico.

Qualche dato
Secondo gli ultimi dati Istat, presentati alla vigilia della Giornata internazionale delle persone con disabilità 2022, parliamo di 316mila alunni con disabilità, pari al 3,6% degli iscritti (circa 4mila in più rispetto all’anno precedente) e di 207mila insegnanti di sostegno assegnati, di cui più di 70mila (il 32%) in deroga cioè ricoperti da supplenti perlopiù senza specializzazione sul sostegno, assunti con contratto a tempo determinato e scadenza al 30 giugno.
Insegnare su una cattedra di sostegno senza avere una formazione specifica significa non avere competenze adeguate a svolgere quel ruolo, ma è vero anche che pure la specializzazione dei docenti di sostegno andrebbe adattata alle esigenze degli studenti con disabilità. A questo si aggiunge che gli insegnanti specializzati, dopo cinque anni trascorsi ricoprendo un posto di sostegno, possono chiedere di diventare di ruolo nella materia in cui si sono laureati. Il risultato, ben noto, è un turnover continuo, a discapito della qualità dell’inclusione, dell’apprendimento e del “ben-essere” degli studenti con disabilità, ma anche del “sistema” scuola nel suo insieme, continuamente destabilizzato. I vari TFA sostegno attivati dalle Università (la sigla sta per Tirocinio Formativo Attivo e indica il percorso di formazione necessario per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, ndr) sono stati autorizzati con un notevole incremento rispetto all’anno precedente, ma il numero resta inadeguato se i posti di sostegno nelle scuole aumentano di 35mila unità anno dopo anno, considerando anche i docenti che devono essere sostituiti per pensionamento o appunto per il passaggio su posto comune. Di fatto, nonostante tanti sforzi, anno dopo anno gli insegnanti di sostegno non specializzati in servizio nelle nostre scuole aumentano in continuazione.

Le novità
Forse l’intento delle nuove norme contenute nel recente Decreto sulla Pubblica Amministrazione approvato nel Consiglio dei Ministri il 6 aprile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 aprile (Decreto legge 22 aprile 2023, n. 44 Disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche, ndr) voleva essere quello di colmare questo gap? All’articolo 5 il decreto contiene infatti una specifica misura che riguarda i docenti abilitati all’insegnamento o che hanno conseguito la specializzazione sul sostegno all’estero (questi saranno inseriti in coda in appositi elenchi aggiuntivi per le supplenze, in attesa del riconoscimento del titolo). Al comma 3 dell’art 5 del Decreto si legge: «Per l’anno scolastico 2023/2024, coloro che sono inclusi nella prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze di cui all’articolo 4, comma 6-bis, secondo periodo, della legge 3 maggio 1999, n. 124, con riserva di riconoscimento del titolo di abilitazione ovvero di specializzazione sul sostegno conseguito all’estero, sono iscritti in un apposito elenco aggiuntivo alla prima fascia delle medesime graduatorie, sino all’effettivo riconoscimento del titolo di accesso».
È proprio attorno a questo punto del riconoscimento della specializzazione sul sostegno e quindi sull’inclusione ottenuta magari in Paesi che non hanno esperienza di inclusione scolastica, noi che l’abbiamo da più di 50 anni, che si concentrano in questi giorni gli interrogativi. Il decreto prevede la nascita di un ulteriore elenco aggiuntivo, apposito. Niente assunzioni straordinarie agli aspiranti docenti inseriti con riserva in GPS (graduatorie provinciali per le supplenze, ndr): ai docenti specializzati all’estero inseriti con riserva nelle GPS dell’anno scolastico 2023/24 non sarà applicata la procedura straordinaria finalizzata all’immissione in ruolo per scorrimento delle GPS sui posti di sostegno. Quali le nostre preoccupazioni? La precarietà e la dubbia qualità della specializzazione ottenuta all’estero in materia di inclusione scolastica: quale sarà mai la formazione e la competenza che si potrà acquisire in uno Stato estero, quali le strategie didattiche ed educative inclusive, chi ne verificherà i requisiti per poter accedere all’insegnamento nelle nostre Scuole pubbliche? Sarà fatto sulla pelle dei nostri ragazzi e ragazze con disabilità. E a mio avviso questa sarà un’altra pezza per tentare di riparare ad un vulnus gravissimo: la carenza di formazione in materia di inclusione dei docenti. E non parlo solo dei docenti per il sostegno ma di tutti i curriculari.

“A mio avviso questo riconoscimento dei titoli per la specializzazione sul sostegno conseguiti all’estero sarà un’altra pezza per tentare di riparare ad un vulnus gravissimo: la carenza di formazione in materia di inclusione dei docenti. E non parlo solo dei docenti per il sostegno ma di tutti i curriculari”.  (Francesca Palmas)

Che fare allora?
Il ministero dell’Istruzione – sollecitato esclusivamente dalle organizzazioni delle persone con disabilità e loro famiglie – ha sancito da qualche tempo l’obbligo di 25 ore di formazione sull’inclusione per tutto il personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità non in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno, ma l’obbligatorietà non è mai stata applicata. Non si tratta di un’emergenza, piuttosto un problema strutturale con cui avremo a che fare per anni con la stessa intensità. Bisogna progettare interventi organici per cercare almeno di limitare i danni che ne derivano. Lamento su questo aspetto l’assenza dei sindacati, tutti nessuno escluso. Continuiamo a confrontarci su tavoli separati: le organizzazioni di persone con disabilità e di famiglie con il Ministero da una parte e i sindacati degli insegnanti e il Ministero dall’altra, senza un dialogo aperto e senza soluzione di continuità. Non basta organizzare per i precari inesperti sporadici corsi di formazione (le famose 25 ore) o reclutare personale istituendo graduatorie specifiche, da cui “pescare” personale per l’insegnamento di sostegno certamente non motivato e che cerca disperatamente di trovare scorciatoie per trovare una stabilizzazione lavorativa.

“Si tratta di un sistema fallimentare di per sé, incentrato sul reclutamento del personale e sui diritti dei lavoratori (legittimi per carità) e non sul diritto all’istruzione di qualità per gli studenti. Continuiamo a confrontarci su tavoli separati: le organizzazioni di persone con disabilità e di famiglie con il Ministero da una parte e i sindacati degli insegnanti e il Ministero dall’altra, senza un dialogo aperto e senza soluzione di continuità”. (Francesca Palmas)

Abbiamo criteri precisi per il riconoscimento dei crediti ECM per il personale sanitario o socio-sanitario: lo stesso vorrei per tutto il personale della scuola in materia di inclusione scolastica, perché gli insegnanti – tutti – prima ancora che docenti nella loro specifica materia sono educatori. Essi necessiteranno sempre di formazione continua, iniziale ed in servizio, sui temi dell’inclusione e dell’educazione in generale: hanno tra le mani i cittadini più fragili, coloro che dipendono necessariamente dagli interventi degli adulti per crescere, per formarsi, non solo per il futuro del Paese ma il suo stesso presente. Non è forse questo – il prendersi cura – l’obiettivo, il “tendere verso”, il fine primario della scuola nei confronti dei suoi figli? Salvaguardare le unicità, fare in modo che ciascuno realizzi pienamente se stesso: ciò che è. Non uniformando a stereotipi, ma valorizzando le specificità di ciascuno, come un valore aggiunto, una ricchezza per la comunità.
Una scuola che lavora in questa direzione c’è già. Ci sono tanti professionisti che coltivano quotidianamente la corresponsabilità, la partecipazione, l’appartenenza. Credo che tuttavia per far sì che questo sia un metodo di lavoro diffuso e omogeneo per la principale agenzia educativa di ogni Paese verso i suoi cittadini, sia necessaria – e non più prorogabile, visto che abbiamo voluto parlare di “Istruzione e Merito” – una formazione continua di tutto il personale della scuola, iniziale e in servizio in materia di inclusione.

“Come sono stati applicati i nuovi Pei, nel loro primo anno? Hanno permesso di costruire ambienti di apprendimento finalmente funzionali agli studenti con disabilità e al loro contesto classe tutto? Saranno le nostre prime richieste al Ministro Giuseppe Valditara, se mai dovesse decidersi a convocare l’Osservatorio (non si riunisce dall’ottobre 2022) anziché procedere senza confrontarsi con i diretti interessati. Attendiamo fiduciosi, ma l’anno scolastico volge quasi al termine” (Francesca Palmas)

I nuovi modelli di PEI (Decreto 182/21), resi applicabili proprio da questo anno scolastico 2022/23 recano in sé questo germoglio: la collegialità degli interventi, la corresponsabilità educativa e formativa, una presa in carico globale. Sarebbe dunque interessante, per esempio, attivare un primo monitoraggio serio da parte del Ministero, magari attraverso il suo Osservatorio Permanente sull’Inclusione scolastica che avrebbe tra gli altri, proprio il compito di raccogliere i dati dai territori (Osservatorio di cui anche ABC insieme alle Federazioni nazionali di persone con disabilità e altre organizzazioni nazionali maggiormente rappresentative fa parte) per formulare ipotesi e proposte migliorative sul sistema scolastico. Come sono stati applicati questi nuovi strumenti di inclusione fondati sull’approccio bio-psico-sociale? Hanno permesso di costruire ambienti di apprendimento finalmente funzionali agli studenti con disabilità e al loro contesto classe tutto? Tutti i professionisti della scuola hanno collaborato fra loro, insieme alle famiglie e agli specialisti? Saranno le nostre prime richieste al Ministro Giuseppe Valditara, se mai dovesse decidersi a convocare l’Osservatorio (non si riunisce dall’ottobre 2022) anziché procedere senza confrontarsi con i diretti interessati. Attendiamo fiduciosi, ma l’anno scolastico volge quasi al termine.

di Francesca Palmas,
pedagogista, è responsabile scuola di ABC Federazione Italiana (www.abcitalia.org)

La responsabilità dell’esperto esterno nella vigilanza sugli alunni

La responsabilità dell’esperto esterno nella vigilanza sugli alunni

di Anna Armone

Premessa

Le Pubbliche Amministrazioni devono far fronte alle ordinarie competenze istituzionali attraverso il migliore e più produttivo impiego delle risorse umane e professionali di cui dispongono. In questo senso dispone  l’art. 97 della Costituzione: «Le P.A. fanno fronte ai propri fabbisogni mediante le risorse umane di cui dispongono al proprio interno. Nel rispetto dei principi di efficienza, imparzialità e buon andamento» e l’art. 7, comma 6, del D.Lgs.30 marzo 2001, n. 165, recante «Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche», che subordina la possibilità di stipulare un contratto di lavoro autonomo al preliminare accertamento, da parte della Pubblica Amministrazione, dell’impossibilità oggettiva di utilizzare le risorse umane disponibili al suo interno.

Anche nel sistema scolastico l’art. 43, comma 3, del Decreto Interministeriale 28 agosto 2018, n. 129, recante «Istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’articolo 1, comma 143, della legge 13 luglio 2015, n. 107» ha previsto che: «È fatto divieto alle istituzioni scolastiche di acquistare servizi per lo svolgimento di attività che rientrano nelle ordinarie funzioni o mansioni proprie del personale in servizio nella scuola. Fatti salvi i contratti di prestazione d’opera con esperti per particolari attività ed insegnamenti. Al fine di garantire l’arricchimento dell’offerta formativa, nonché la realizzazione di specifici programmi di ricerca e di sperimentazione».

La prima operazione a carico della scuola, dunque, è la verifica della presenza e disponibilità al proprio interno delle risorse professionalità necessarie alla realizzazione dell’attività.

La funzione dell’esperto esterno relativa alla realizzazione di un’attività didattica comporta una serie di considerazioni preliminari relative alla sua incolumità e all’incolumità degli alunni durante la prestazione professionale. Contestualmente alla formalizzazione del rapporto contrattuale va stipulata per l’esperto una polizza assicurativa sia antinfortunistica che r.c. per la specifica responsabilità civile per l’attività di vigilanza. Ciò, indipendentemente dall’onerosità o gratuità della prestazione. Ad ogni modo, prima di procedere a stipulare apposite polizze per la copertura dei soggetti esterni, la scuola dovrà valutare se detti soggetti rientrano già nella attuale copertura assicurativa della polizza in essere.

Ma la centralità del nostro tema riguarda la “natura professionale” dell’esperto esterno ai fini dell’applicabilità della responsabilità per omessa vigilanza, con tutte le conseguenze processuali del caso.

Cosa dice la giurisprudenza contabile sull’estensione della responsabilità amministrativa all’extraneus

La nozione di rapporto di impiego (ex art. 28 Cost.), ai fini della configurazione della responsabilità erariale, è stata superata ad opera della scienza giuridica e della giurisprudenza, dalla nozione di rapporto di servizio. Il titolo giuridico attributivo dell’attività gestoria è ritenuto, al pari della natura del soggetto affidatario dell’incarico, irrilevante, potendo consistere, indifferentemente, «in un rapporto di pubblico impiego o di servizio, in una concessione amministrativa, in un contratto e perfino mancare del tutto, potendo il relativo rapporto modellarsi secondo gli schemi generali previsti e disciplinati dalla legge, ovvero discostarsene in tutto o in parte».

Dal punto di vista finanziario, in ragione del sempre più frequente operare della Pubblica Amministrazione al di fuori degli schemi del regolamento di contabilità di Stato e tramite soggetti in essa non organicamente inseriti si è assistito – con riguardo all’ambito soggettivo della giurisdizione contabile – a una progressiva valorizzazione del dato oggettivo della provenienza pubblica delle risorse rispetto alla natura del soggetto danneggiante, il quale, sulla base di principi di diritto ormai assurti a ius receptum, può essere pubblico o privato, interno o esterno all’apparato della Pubblica Amministrazione.

La Corte dei conti ha affermato che per i soggetti non ricompresi nell’apparato amministrativo l’elemento costitutivo-strutturale del rapporto di servizio, o meglio, della relazione funzionalizzata di servizio è configurabile tutte le volte in cui il soggetto, persona fisica o giuridica, benché estraneo all’apparato amministrativo pubblico, si trovi a essere investito, anche de facto, dello svolgimento, in modo continuativo, di una determinata attività in favore del soggetto pubblico, con conseguente inserimento nell’organizzazione di quest’ultimo e assunzione di vincoli e obblighi funzionali ad assicurare il perseguimento delle esigenze generali, cui l’attività medesima, nel suo complesso, è preordinata.

Dunque, secondo il costante orientamento giurisprudenziale, deve trattarsi di un soggetto che, a prescindere dalla relativa natura privatistica, ritenuta irrilevante, sia incaricato di svolgere, nell’interesse del soggetto pubblico e con risorse di pertinenza del medesimo, un’attività o un servizio pubblico in sua vece, incarico che ne comporta l’inserimento nell’apparato organizzativo della Pubblica Amministrazione, del cui operato diviene compartecipe.

La giurisdizione della Corte dei Conti è, pertanto, opponibile (anche) nei confronti di soggetti privati che operano secondo norme di natura pubblicistica. Per costoro si applica il diverso criterio del collegamento funzionale tra la p.a. ed il soggetto che ne persegue le finalità istituzionali, con denaro pubblico, mediante un’attività disciplinata, anche in tutto o in parte, da norme di diritto privato, sottoposta a vigilanza e controllo dell’ente pubblico. Pertanto, la linea di confine tra la giurisdizione ordinaria e quella contabile si è spostato, sostanzialmente, dalla qualità del soggetto, che può essere un privato o un ente pubblico, alla natura del danno e degli scopi perseguiti.

La configurabilità dell’extraneus in termini di «“agente dell’amministrazione pubblica”, in ragione del temporaneo rapporto di servizio pubblico», ne comporta, in caso di danno riconducibile alla violazione degli obblighi afferenti all’attività di gestione al medesimo demandata, l’assoggettamento all’azione erariale di responsabilità, rientrante nella competenza giurisdizionale della Corte dei Conti.

La qualifica di “precettore”

Iniziamo dall’art. 2048 c.c. che al comma 2 e 3 recita “I precettori e coloro che insegnano un mestiere o un’arte sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi e apprendisti  nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza… e sono liberate dalla responsabilità soltanto se provano di non aver potuto impedire il fatto”.
È ormai opinione comune che con l’espressione precettore si faccia riferimento agli insegnanti in genere. Più in particolare devono essere considerati come tali sia gli insegnanti di scuole pubbliche e private (Cass. 2342/1977; C. 263/1970), sia gli istruttori sportivi (Cass. 2027/1984); organizzatori di una settimana bianca (Cass. 482/2003); gli assistenti di colonie per le vacanze dei minori (Cass. pen. 27.6.1989); gli addetti alla vigilanza dei minori negli istituti di osservazione dei centri di rieducazione per i minorenni (Cass. 3933/1968); i maestri in servizio presso un patronato scolastico (Cass. 826/1981); mentre si esclude che tale qualifica spetti al direttore didattico o al preside dell’istituto scolastico ed a coloro che non svolgono attività di insegnamento, come bidelli, uscieri, inservienti (Cass. 5663/1994). Può inoltre affermarsi che i precettori rispondono dell’illecito commesso dagli allievi limitatamente al periodo in cui essi sono sotto la loro vigilanza.

Con il conferimento dell’autonomia alle istituzioni scolastiche e la conseguente attribuzione della funzione dirigenziali ai capi d’istituto, la capacità giuridica delle scuole si è estesa alla capacità negoziale, comprensiva della possibilità del ricorso a soggetti esterni secondo la normativa generale (vedi sopra).

L’esperto esterno, può farsi rientrare nella nozione codicistica di “precettore”, ed ha quindi la responsabilità in ordine alla vigilanza degli alunni che gli sono affidati durante le attività didattiche extracurricolari,. Sarà, tuttavia, necessario che la scuola, nel contratto stipulato con l’esperto esterno, inserisca nell’articolato del contratto stesso la previsione di detto obbligo di vigilanza. Sarà, altresì, necessario che l’Istituzione Scolastica stipuli idonee polizze assicurative sia per gli infortuni che per la responsabilità civile del docente esterno (se già non compreso nella polizza assicurativa della scuola; infatti, l’attività degli esperti va inquadrata all’interno di un Progetto della scuola).

La corresponsabilità civile tra l’insegnante curricolare e il precettore

È diffusa la posizione di molti istituti scolastici che attribuiscono al solo insegnante curricolare la responsabilità civile sulla vigilanza. Durante lo svolgimento dell’attività che ha richiesto la partecipazione dell’esperto, la presenza del docente ha il suo fondamento negli obblighi di servizio (18-25 ore settimanali) e di esigenze di supporto didattico che spesso in molti casi assume le caratteristiche di integrazione. Sicuramente, egli è responsabile degli allievi affidati, ma in quel momento tale dovere è condiviso con un altro soggetto, considerato dalla giurisprudenza un precettore.

Ma l’imputazione di responsabilità va correlata strettamente al tipo di attività posta in essere. Si può avere il caso di un’attività didattica frontale che si svolge alla presenza unitaria di tutti gli alunni con una funzione partecipata del docente e dell’esperto, ma si può anche avere un’attività didattica realizzata attraverso la suddivisione in gruppi degli alunni, ripartiti tra i due docenti. È il caso concreto a determinare la responsabilità di entrambi o l’imputazione ad uno di essi. È la ricostruzione degli eventi a chiarire la singola posizione. Ma incide in modo pregnante l’organizzazione dell’attività che deve essere condivisa e ricostruibile in caso di incidente. Deve essere cura del responsabile dell’attività/progetto pianificare le azioni preventive degli infortuni (evitare momenti di rientro in classe senza regole, organizzare i gruppi aggregando i bambini sulla base della conoscenza diretta degli stessi…)

Il percorso giudiziario

Riconoscere la funzione di precettore all’esperto esterno comporta conseguenze note. La famiglia dell’alunno danneggiato chiama in causa l’Amministrazione ed eventualmente la società assicuratrice davanti al Tribunale civile che valuterà le circostanze del caso sulla base della presunzione di responsabilità del precettore. L’Amministrazione, unica legittimata passiva, potrà essere condannata indipendentemente dal livello di volontarietà (dolo o colpa lieve o grave), ma avrà l’obbligo di attivare l’azione di rivalsa davanti alla Corte dei conti che giudica sulla responsabilità di tutti gli amministratori, dipendenti pubblici e soggetti che siano legati alla P.A. da un rapporto d’impiego, contrattualizzato o meno che sia, ovvero di servizio.

Davanti al giudice contabile si instaura un nuovo processo che dovrà pesare il livello di intenzionalità del precettore. Per fare ciò ricostruirà gli eventi e il ruolo di tutti gli attori, anche se non chiamati in giudizio. Tra queste valutazioni c’è anche l’eventuale responsabilità relativa all’organizzazione della vigilanza che compete al dirigente o lo stato della sicurezza dei luoghi, elementi che indipendenti dalla volontà del precettore.

Non è automatica la corrispondenza tra il quantum risarcito dall’Amministrazione all’alunno danneggiato e l’eventuale risarcimento all’Amministrazione da parte del precettore. Questo potere del giudice, definito “riduttivo” non ha regole predefinite ma si fonda sulla considerazione in concreto del comportamento e dell’intenzionalità del precettore.

Si comprende facilmente come l’ter complessivo della vicenda richieda una particolare attenzione anche ai contratti assicurativi stipulati dalla scuola per infortuni e responsabilità civile verso terzi, nonché dal soggetto ospitante nel caso dei PCTO. I massimali devo essere comprensivi della previsione specifica della possibilità che la vigilanza possa essere condivisa con soggetti esterni con i quali l’istituzione scolastica stipula accordi o convenzioni che richiamano espressamente tale importante funzione.

Docente tutor, direttiva Mim per riconoscere punteggio aggiuntivo per la mobilità

da Il Sole 24 Ore

Il riconoscimento andrà anche agli insegnanti che svolgeranno la funzione di orientatori. Prorogato al 31 maggio il termine per le domande di candidatura
di Redazione Scuola

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato una direttiva per riconoscere a chi svolgerà le attività di docente tutor e orientatore un punteggio aggiuntivo ai fini della mobilità e delle graduatorie interne. Il punteggio sarà definito in sede di contrattazione integrativa. Il ministero ha inoltre prorogato al 31 maggio il termine per presentare domanda di candidatura per la posizione di docente tutor o orientatore.

Corso di formazione online

Ai fini della preparazione, chi lo desidera potrà prendere parte al corso di formazione online di 20 ore organizzato da Indire, tramite la piattaforma ScuolaFutura. Quest’ultimo prevederà un programma articolato in moduli e permetterà agli insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado che vi prenderanno parte di acquisire una formazione di base.

Seguirà un’attività di accompagnamento, sempre a cura di Indire, nel corso dell’anno scolastico 2023/2024. Gli insegnanti che volessero accedere alla formazione dovranno manifestare la disponibilità a svolgere la funzione di tutor/orientatore per almeno un triennio. Per sostenere le scuole nell’avvio della riforma, le domande e risposte più frequenti saranno pubblicate, sottoforma di Faq (frequently asked questions), sul sito docentitutor.istruzione.it, al cui interno il ministero ha predisposto apposite sezioni dedicate sia a docenti, dirigenti e personale scolastico che a studenti e famiglie.

Scuola, per il Tar sono state legittime le circolari sui docenti non vaccinati

da Il Sole 24 Ore

Respinto un ricorso di alcuni prof di scuole pubbliche per sollecitare l’annullamento dei provvedimenti, da loro ritenuti vessatori nei confronti del personale non vaccinato
di Redazione Scuola

Nessuna illegittimità nelle circolari con le quali il ministero dell’Istruzione, lo scorso anno, ha disposto l’equiparazione del personale scolastico non vaccinato contro il Covid-19 ai docenti dichiarati temporaneamente inidonei alle funzioni, con contestuale assegnazione a funzioni di supporto e al prolungamento delle ore di servizio settimanale. L’ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha respinto un ricorso proposto da alcuni docenti in servizio presso diverse scuole pubbliche dello Stato per sollecitare l’annullamento delle circolari, da loro ritenute vessatorie nei confronti del personale non vaccinato.

La decisione

I giudici, premettendo che le note ministeriali giunte al loro vaglio, riproducono disposizioni dettate dalla normativa in materia di contenimento dell’epidemia, hanno ritenuto che le stesse non abbiano prodotto alcuna effettiva lesione della sfera giuridica dei ricorrenti, considerato che le note adottate dal ministero «hanno natura meramente ricognitiva delle disposizioni dettate dalla normativa primaria, limitandosi a fornire indicazioni interne, di carattere generale e astratto, finalizzate al perseguimento di un’applicazione uniforme della normativa nazionale di riferimento». Per completezza, il Tar è andato oltre, ritenendo che la legittimità delle note contestate «è stata già favorevolmente apprezzata dalla giurisprudenza amministrativa». Sul punto, il richiamo formale è stato alle argomentazioni del Consiglio di Stato sull’obbligo vaccinale per determinate categorie di soggetti «tanto più rilevante in ambito scolastico, settore in cui, all’esigenza di protezione della salute pubblica – di per sé già determinante – deve aggiungersi la necessità di garantire la continuità della didattica in presenza che costituisce strumento di sviluppo della persona umana da improntarsi a criteri di efficienza, solidarietà ed eguaglianza»; ma anche alla giurisprudenza della Corte Costituzionale, secondo la quale sono legittime le disposizioni che statuiscono l’obbligo vaccinale, «avendo la Corte ritenuto che il legislatore – utilizzando il dato medico-scientifico posto a disposizione dalle autorità di settore – si sia effettivamente mantenuto in un’area di “attendibilità scientifica”, assumendo una decisione non irragionevole nonché idonea e non sproporzionata rispetto alla finalità di ridurre la circolazione di un virus respiratorio altamente contagioso».

Covid, Tar del Lazio: “Le circolari su docenti non vaccinati equiparati a inidonei sono legittime”

da OrizzonteScuola

Di redazione

Il Tar del Lazio ha respinto un ricorso presentato da alcuni docenti di scuole pubbliche italiane, che sollecitavano l’annullamento delle circolari emanate dal Ministero dell’Istruzione dello scorso anno.

Queste circolari avevano disposto l’equiparazione del personale scolastico non vaccinato contro il Covid-19 ai docenti dichiarati temporaneamente inidonei alle funzioni, con l’assegnazione a funzioni di supporto e il prolungamento delle ore di servizio settimanale.

I giudici hanno stabilito che le circolari in questione, che riproducono disposizioni dettate dalla normativa in materia di contenimento dell’epidemia, non hanno causato alcuna effettiva lesione della sfera giuridica dei ricorrenti. Queste circolari hanno semplicemente fornito indicazioni interne di carattere generale e astratto, volte a garantire un’applicazione uniforme della normativa nazionale di riferimento.

Inoltre, il Tar ha sottolineato che la legittimità delle circolari è stata confermata dalla giurisprudenza amministrativa e costituzionale. Il Consiglio di Stato ha affermato che l’obbligo vaccinale è particolarmente rilevante nel contesto scolastico, in quanto è necessario garantire sia la protezione della salute pubblica che la continuità della didattica in presenza.

La Corte Costituzionale ha riconosciuto la legittimità delle disposizioni che stabiliscono l’obbligo vaccinale, poiché il legislatore ha utilizzato dati medico-scientifici affidabili e ha adottato una decisione non irragionevole e proporzionata alla finalità di ridurre la circolazione di un virus altamente contagioso.

Docente tutor, chi aderisce avrà un punteggio aggiuntivo per non perdere posto: altro incentivo, ma tanti prof sono ancora indecisi

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

All’utilità del docente tutor il ministro dell’Istruzione e del Merito crede tantissimo: un po’ meno una larga fetta di insegnanti delle superiori, che stanno ancora valutando se vestire o meno l’innovativo ruolo professionale. Occorrono, mediamente, tra i 10 e i 20 docenti tutor ad istituto, ma ad oggi alla Tecnica della Scuola risulta che diversi dirigenti abbiano ricevuto poche candidature. Non è un caso, probabilmente, che quindi il dicastero di Viale Trastevere abbia esteso sino alla fine di maggio l’invio dei nominativi degli insegnanti che parteciperanno ai corsi formativi (erogati in modalità asincrona), dopo che in un primo momento era stato deciso di chiudere la piattaforma Indire all’indomani della Festa del Lavoro.

L’obiettivo dichiarato è arrivare pronti all’appuntamento di settembre con 40 mila prof formati per supportare al meglio tra i 30 e i 50 studenti (anche se il numero potrebbe variare) del triennio finale delle superiori (poi si passerà anche al biennio iniziale e alle medie), con un occhio particolare a quelli più a rischio abbandono e meno informati sul post diploma.

Lo scetticismo non era scontato. Prima di tutto perché rispetto al passato ad ogni insegnante andranno fino a 4.700 euro per l’attività curriculare, più altri 3 mila euro ulteriori per quella extra curricolare da esercitare con attività pomeridiane. L’annuncio delle lezioni di pomeriggio è stato fatto direttamente dal ministro Giuseppe Valditara pochi giorni fa. E lo stesso numero uno del dicastero bianco ha fatto sapere, il 26 aprile, di avere dato il là ad una direttiva volta a valorizzare il servizio di tutor e orientatore riconoscendo un punteggio aggiuntivo ai fini della mobilità.

Della direttiva, scrive l’Ansa, dovrà tenere conto l’amministrazione in sede di rinnovo del contratto integrativo.

Informazione e formazione

Inoltre, per sostenere le scuole nell’avvio della riforma, le domande e risposte più frequenti saranno pubblicate, sottoforma di Faq (frequently asked questions), sul sito internet docentitutor.istruzione.it il Ministero ha predisposto apposite sezioni dedicate sia a docenti, dirigenti e personale scolastico che a studenti e famiglie.

Ai fini della preparazione, chi lo desidera potrà prendere parte al corso di formazione online di 20 ore organizzato da Indire, tramite la piattaforma ScuolaFutura.

La novità annunciata durante un webinar

Quest’ultimo prevederà un programma articolato in moduli e permetterà agli insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado che vi prenderanno parte di acquisire una formazione di base. Seguirà un’attività di accompagnamento, sempre a cura di Indire, nel corso dell’anno scolastico 2023/2024. Gli insegnanti che volessero accedere alla formazione dovranno manifestare la disponibilità a svolgere la funzione di tutor/orientatore per almeno un triennio.

La novità del punteggio aggiuntivo utile a trasferimenti, utilizzazioni e assegnazioni provvisorie è stata resa nota nel corso di un webinar curato sempre dal ministero dell’Istruzione e dedicato alle figure del tutor e del docente orientatore che ha registrato circa 3.500 contatti con la partecipazione di dirigenti scolastici e personale di staff delle scuole secondarie di secondo grado.

Il punteggio aggiuntivo in graduatoria

La novità è stata quindi confermata dall’ufficio stampa del Ministero, che ha annunciato “iun punteggio aggiuntivo ai fini della mobilità e delle graduatorie interne. Il punteggio sarà definito in sede di contrattazione integrativa”. Si tratta, in pratica, di un punteggio aggiuntivo da assegnare nelle graduatorie interne agli istituti, che vengono annualmente realizzate per l’individuazione degli eventuali soprannumerari qualora vi sia un calo di organico in seno alla scuola dove si ha la titolarità.

Durante il webinar capi dipartimento hanno illustrato i provvedimenti finora adottati dal ministero e risposto alle numerose domande pervenute nei giorni precedenti dalle scuole. Inoltre, l’Indire ha presentato i contenuti del percorso di formazione al quale i docenti interessati possono candidarsi per accedere successivamente alle funzioni di tutor e orientatore.

Per consentire la più ampia informazione e adesione alla formazione il termine per la presentazione delle domande è stato prorogato fino al 31 maggio. L’attività si svolgerà on line con un percorso articolato in moduli e permetterà a circa 40.000 mila docenti di acquisire una formazione di base alla quale seguirà un’attività di accompagnamento, sempre a cura di Indire, nel corso del prossimo anno scolastico.

Le domande poste dalle scuole nel corso del webinar, ha scritto ancora l’Ansa, hanno riguardato in particolare: i diversi ruoli del tutor e dell’orientatore, le modalità di individuazione dei docenti da nominare come tutor, la definizione dei raggruppamenti di studenti seguiti da ciascun tutor, i rapporti fra queste nuove figure e le altre figure di sistema già presenti nella scuola e, infine, le modalità di determinazione del compenso del tutor e dell’orientatore.

Da Washington elogi per l’iniziativa

Nel frattempo, mentre in Italia la risposta appare tiepida, l’iniziativa del docente tutor sembra riscuotere consensi all’estero.

“L’Italia sta costruendo una scuola moderna, piace l’introduzione del tutor dal prossimo settembre, figura alla quale verrà dato un punteggio”, ha scritto sempre l’agenzia Ansa, riportando le reazioni raccolte dallo stesso ministro Giuseppe Valditara impegnato a Washington al tredicesimo Summit internazionale sulla professione docente.

Valditara è accompagnato da una delegazione di esperti. I lavori hanno preso le mosse da un rapporto di base curato per l’Ocse da Andreas Schleicher, direttore del settore Educazione e Competenze.

Incarichi di presidenza, gli aspiranti alla conferma devono presentare domanda entro il 20 maggio: la direttiva

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato la Direttiva concernente la conferma degli incarichi di presidenza per l’anno scolastico 2023-2024.

Gli incarichi di presidenza già conferiti negli anni precedenti sono confermati, a domanda, sui posti residuati dopo eventuali nomine in ruolo e autorizzazioni all’accoglimento di istanze di riammissione e trattenimento in servizio.

Qualora si verifichi una riduzione dei posti disponibili rispetto al numero degli aspiranti alla conferma sul posto ricoperto nell’anno scolastico 2022-2023, gli stessi possono essere assegnati ad altra scuola o istituto nell’ambito della regione.

Gli aspiranti alla conferma dell’incarico devono presentare domanda, con modalità telematica, all’Ufficio scolastico regionale – Ambito territoriale della provincia in cui hanno la sede di servizio in qualità di preside incaricato nel corrente anno scolastico, entro il 20 maggio 2023. Nella domanda devono essere indicati il punteggio conseguito nella graduatoria per il conferimento degli incarichi di presidenza relativo all’anno scolastico 2005-2006, le sedi preferite e le istituzioni scolastiche presso le quali gli aspiranti chiedono di essere assegnati, nonché il possesso di eventuali titoli di precedenza nella scelta della sede.

Deve, inoltre, essere espressamente indicata l’eventuale preferenza ad essere prioritariamente confermati nella sede di servizio occupata nell’anno scolastico 2022-2023, ove disponibile, ovvero ad essere assegnati ad altra sede. Gli interessati, nel caso di mancanza di sedi nella provincia di appartenenza, devono dichiarare la propria eventuale disponibilità ad essere assegnati presso istituti disponibili in altra provincia della regione, indicando, nell’ordine, le province nell’ambito delle quali gli stessi chiedono di essere assegnati.

LA DIRETTIVA

Docenti tutor, sospiro di sollievo sui tempi: i nuovi termini per comunicare i nominativi per i percorsi di formazione

da Tuttoscuola

Docenti tutor: sospiro di sollievo nel mondo della scuola per lo slittamento del termine per nominare i docenti che dovranno formarsi per diventare tutor: accogliendo le richieste delle scuole, il Ministero ha deciso di allungare i tempi per completare le numerose e delicate attività necessarie alla selezione delle figure richieste. Alla luce della nuova decisione, i dirigenti scolastici hanno quindi ora tempo fino al 31 maggio per comunicare i nominativi dei docenti da avviare ai percorsi di formazione individuati utilizzando la piattaforma “FUTURA PNRR”.

Si legge nella nota a firma dei due Capidipartimento, Carmela Palumbo e Iacopo Greco: “Come noto, dalla data del 17 aprile 2023, le istituzioni scolastiche devono comunicare i docenti da avviare ai percorsi di formazione individuati utilizzando la piattaforma “FUTURA PNRR – Gestione Progetti”, Area “Iniziative”, sezione “docenti tutor orientamento”. Al fine di garantire una maggiore partecipazione dei docenti interessati ai percorsi formativi, tenuto conto delle esigenze organizzative delle istituzioni scolastiche legate allo svolgimento delle ordinarie attività didattiche in questo periodo dell’anno, vista anche la richiesta pervenuta da alcune organizzazioni sindacali, si comunica che il termine per la comunicazione sulla citata piattaforma è prorogato alle ore 15,00 del 31 maggio 2023. Nel ribadire tutte le indicazioni fornite nella nota del 5 aprile 2023, si ricorda che l’accesso alla piattaforma può avvenire sia dall’area riservata del portale del Ministero dell’istruzione e del merito, sia dall’area riservata presente sul portale PNRR Istruzione: https://pnrr.istruzione.it/”.

La richiesta di proroga era stata avanzata da ANP che ad inizio aprile, in una lettera indirizzara a Palumbo e Greco, aveva espresso al Ministero la propria preoccupazione per la brevità del tempo a disposizione delle scuole per espletare tutte le procedure e individuare i docenti. “Durante le prossime settimane – scriveva Giannelli –  il numero di giorni che vedranno la presenza fisica dei docenti presso le istituzioni scolastiche sarà alquanto limitato e che di conseguenza, risulterà materialmente impossibile, per i dirigenti scolastici, completare le numerose e delicate attività necessarie alla selezione delle figure richieste“. Richiesta accolta.

Progetti del PNRR in affanno. Problemi anche per le nuove palestre?

da Tuttoscuola

La Corte dei Conti ha denunciato gravi ritardi nell’attuazione dei progetti del PNRR “oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostri ritardi o sia ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti”. Dalle rilevazioni dell’attuazione dei progetti a febbraio 2023, la Corte ha accertato diffusi ritardi rispetto al cronoprogramma previsto “Particolarmente a rilento l’avanzamento dei pagamenti nelle missioni legate alle politiche agricole, all’istruzione scolastica e agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni“. La Corte dei Conti ha stimato che la spesa sostenuta dalle Amministrazioni sia stata a fine 2022 “di oltre 23 miliardi, circa il 12 per cento delle dimensioni finanziarie complessive del Piano (191,5 miliardi). Ma la Missione 4 – Istruzione e Ricerca non è andata oltre il 4,1%.

Non si conosce il dettaglio dei progetti che nel sistema di istruzione stanno registrando ritardi, ma, considerato l’attualità della riforma dell’educazione motoria che da settembre sarà a regime con l’assegnazione dei docenti specialisti nelle class quarte quinte, Tuttoscuola ha ritenuto opportuno approfondire in dettaglio la presenza delle palestre in cui la nuova educazione motoria deve svolgersi, tenendo anche conto che il PNRR prevede nel quinquennio la costruzione di 400 nuove palestre e impianti sportivi soprattutto nelle scuole del primo ciclo.

Va anche considerato che nella stesura di questa parte della Misura 4 gli esperti non hanno colto esattamente gli elementi essenziali della situazione, parlando infatti di istituzioni scolastiche anziché di scuole, le sedi in cui vivono gli alunni e dove si devono svolgere anche le nuove attività di educazione motoria.    

Secondo i dati dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica – precisa il PNRR – il 17,1 per cento delle sole scuole del primo ciclo non dispone di palestre o strutture sportive”.

Conseguentemente, in base a quei dati, l’83% delle istituzioni scolastiche del primo ciclo sono dotate di palestra, ma si tratta di un dato astratto, perché quelle istituzioni scolastiche sono 5.338 (Focus ministero anno scolastico 22-23) e le sedi in cui vivono i ragazzi sono 21.966 (di cui 14.736 di scuola primaria), per una media di 4 sedi per istituzione scolastica (ben maggiore per la scuola primaria).

I dati esatti dell’Anagrafe nazionale di edilizia scolastica sono ben diversi da quel 17% di palestre presenti nelle scuole, come ha verificato Tuttoscuola.

DL 44 del 22 aprile: non prevede concorsi per i precari con 36 mesi, ma procedure straordinarie per il sostegno

da Tuttoscuola

Con il comunicato del 6 aprile scorso il MIM informava che “Per l’anno scolastico 2023/2024, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha avviato con il decreto-legge approvato in Consiglio dei Ministri, un piano di assunzioni a tempo indeterminato di docenti, in attesa dello svolgimento dei concorsi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)”. Lo stesso ministro Valditara precisava “Con l’importante piano di assunzioni di docenti che abbiamo deciso di affiancare alle misure previste dal PNRR, puntiamo a creare le condizioni per il regolare avvio del prossimo anno scolastico…”. Oltre alle procedure straordinarie per l’assunzione di docenti di sostegno, il comunicato ministeriale precisava: “Inoltre, il Ministero è in procinto di avviare, in attuazione del PNRR, una procedura concorsuale per gli insegnanti che abbiano maturato 36 mesi di servizio o siano in possesso dei 24 crediti formativi universitari”. Il comunicato ha creato una comprensibile attesa per conoscere i contenuti del decreto-legge che è stato pubblicato soltanto due settimane dopo, il 22 aprile. Cosa contiene effettivamente il DL 44?

Non contiene nulla che riguardi la procedura concorsuale per i docenti con 36 mesi di servizio. Nulla. Occorrerà attendere, quindi, un provvedimento ad hoc che vada oltre il semplice comunicato.

Cosa c’è, invece, nel DL 44?

Si conferma la procedura straordinaria per il reclutamento di docenti di sostegno già attuata negli ultimi due anni mediante l’utilizzo delle GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze).

I posti di sostegno vacanti e disponibili sono assegnati con contratto a tempo determinato agli iscritti in prima fascia in possesso della specializzazione per il sostegno. A seguire, i posti sono assegnati agli iscritti agli elenchi aggiuntivi alla prima fascia a cui possono iscriversi coloro che conseguiranno il titolo di specializzazione entro il prossimo 30 giugno (es. TFA del VII ciclo).

Dopo queste due categorie di docenti di sostegno, i posti che residuano sono assegnati ai docenti iscritti con riserva in un ulteriore elenco aggiuntivo di cui fanno parte coloro che hanno conseguito il titolo di sostegno all’estero.

Ovviamente le nomine a tempo determinato sono rigorosamente individuate all’interno di ogni provincia.

I docenti nominati con contratto a tempo determinato svolgeranno l’anno di prova e formazione nel corso del 2023-24 e saranno immessi in ruolo il 1° settembre 2024 con decorrenza giuridica dal 1° settembre 2023, previo superamento di una prova finale (una lezione simulata dinanzi al comitato di valutazione) e confermati nella stessa sede assegnata con il contratto a tempo determinato.

Nota 27 aprile 2023, AOODGRUF 11869

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per le Risorse Umane e Finanziarie
Dipartimento per il Sistema educativo di Istruzione e Formazione
Direzione Generale per il Personale Scolastico

Ai Dirigenti delle istituzioni scolastiche ed educative statali
Agli Uffici Scolastici Regionali
E, p.c. Al Capo Dipartimento per le Risorse Umane, Finanziarie e Strumentali
Al Capo Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione
Alla Direzione Generale per i Sistemi Informatici e la Statistica

Oggetto: Attivazione della piattaforma delle “Fasce di Complessità” per l’individuazione della graduazione delle Istituzioni Scolastiche e delle posizioni di Dirigente Scolastico – Determinazione per l’A.S. 2023/2024.