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La “Buona scuola” inizierà male, anzi malissimo

da La Tecnica della Scuola

La “Buona scuola” inizierà male, anzi malissimo

Non si sa ancora come verrà risolto il problema degli esoneri dei vicepresidi.
E riuscire ad effettuare prima dell’inizio delle lezioni una parte almeno delle assunzioni necessarie a coprire i posti vacanti sembra davvero una missione impossibile.

Ormai quello che fino a qualche settimana fa era un timore adesso è una certezza: con l’inizio dell’anno scolastico nelle scuole sarà il caos e non soltanto per le probabili proteste organizzate dai sindacati o anche dai vari comitati più o meno spontanei che sono sorti in questi mesi.
Il problema maggiore sarà legato alla copertura dei posti e delle cattedre scoperte.
Al Ministero si sta lavorando senza sosta ma è davvero difficile che all’inizio di settembre tutto possa funzionare regolarmente.
Sono ancora troppi i punti in sospeso.
Per esempio non è per nulla chiaro come verrà risolto il problema degli esoneri dei vicepresidi, soprattutto nelle istituzioni scolastiche affidate in reggenza (non meno di 2.500 in tutta Italia).
Riuscire ad effettuare prima dell’inizio delle lezioni una parte almeno delle assunzioni necessarie a coprire i posti vacanti sembra davvero una missione impossibile (lo scorso anno per fare 15mila assunzioni gli uffici periferici dovettere lavorare diverse settmane).
Tanto che ormai si sta parlando di assunzioni effettuate anche ad anno scolastico avviato, senza peraltro precisarne il termine ultimo.
In tutto questo c’è una palese contraddizione: uno dei principi ispiratori della legge prevede che gli insegnanti dovrebbero essere assegnati alle scuole in base alle effettive esigenze del Piani dell’offerta formativa. Questo, però, a partire dal 2016/2017; per quest’anno la regola sarà ben diversa: nelle scuole i docenti arriveranno quando potranno (o meglio quando gli uffici riusciranno a nominarli) e i dirigenti, dopo una rapida stretta di mano e una frase di circostanza (“Ben arrivato nella nostra scuola, lei che materia insegna?”) avrà a diposizione pochi minuti per decidere a quale plesso e a quale classe assegnare i nuovi arrivati. Tutto sarà affidato più al caso che non a decisioni razionali o anche solo ragionevoli. La “Buona scuola” non inizierà di sicuro sotto i migliori auspici.

 

Il 7 luglio tutti in presidio a Montecitorio contro la brutta scuola

Il 7 luglio tutti in presidio a Montecitorio contro la brutta scuola

Il disegno di legge sulla buona scuola non piace a nessuno ed è stato bocciato da tutti: soprattutto dalle piazze e dalle scuole. Ciò nonostante il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è andato avanti, prendendo in ostaggio i precari con il ricatto delle stabilizzazioni, sostenendo di voler prima ascoltare tutti per poi, invece, far passare il disegno di legge al Senato con un voto di fiducia. Un atto arrogante e autoritario degno di un disegno di legge dai profili di dubbia costituzionalità, che riporta indietro di decenni la scuola pubblica italiana.

Il 7 luglio 2105 la palla passa alla Camera: il ddl approderà a Montecitorio. Noi non possiamo permettere all’esecutivo di cambiare in maniera così autoritaria la scuola di tutti. È una partita che riguarda non solo i docenti, ma gli studenti, le famiglie e tutta la società civile. Tutti noi.

Per questo il 7 luglio a partire dalle ore 16 in piazza Montecitorio ci saremo anche noi, in un grande presidio organizzato con CISL Scuola, UIL Scuola, Snals e Gilda: sindacati, lavoratori e studenti, uniti per difendere la scuola. E ci batteremo sempre, torneremo in piazza anche a settembre con tante iniziative di mobilitazione e lavoreremo sodo perché venga fuori in modo chiaro che con questa riforma si cancellano diritti e libertà di tutti.

Progetto S.O.S. Scuola

Dal 6 al 13 luglio, S.O.S. scuola fa tappa nella succursale del “Liceo Gassman” di Torrevecchia e dell’ Istituto Comprensivo “Pio La Torre”. Tra gli interventi previsti: riqualificazione degli spazi esterni, bar dei piccoli, laboratorio multimediale e mediateca, sala cinema-teatro. Il progetto approda al Liceo Gassman in un momento di innovazione e creatività per la scuola, che alla guida della dirigente scolastica Maria Vittoria Serru, rafforza la sua “mission”. Tra i punti di forza la centralità dei bisogni degli studenti, il valore dell’inclusione sociale, la valenza aggregativa tra culture di provenienza diverse
di Concetta Di Lunardo
Fa tappa a Roma nella sede di Torrevecchia del Liceo “Vittorio Gassman” e dell’ Istituto Comprensivo “Pio La Torre” S.O.S. scuola, un progetto realizzato in collaborazione con l’assessorato alla Scuola di Roma Capitale e il XIV Municipio, ideato e promosso dall’Associazione Alveare per il Sociale.
L’obiettivo è riqualificare e innovare le scuole trasformandole in laboratori di creatività e diritti, che nel caso specifico saranno realizzati nel corso di un campus creativo dal 6 al 13 luglio ogni giorno dalle 9,30 alle 18,00.
11043161 1565585070380574 603984723993359740 n«Il nome “La casa del viaggiatore” è fortemente simbolico per  il progetto S.O.S. Scuola – spiega Paolo Bianchini, regista e presidente dell’Associazione Alveare per il Sociale – che inizia dalla storia di Yaguine e Fodè, raccontata nel mio film “Il sole dentro” dalle speranze e dal sacrificio di questi due ragazzi guineiani che quindici anni fa sono morti mentre cercavano di raggiungere il Parlamento europeo per rivendicare il diritto allo studio. La loro memoria si è trasformata in impegno sociale e civile per migliaia di studenti italiani che stiamo accompagnando nella valorizzazione del bene comune scuola».
Per una settimana gli studenti, i docenti e i genitori insieme a decine di associazioni no profit, giovani architette, scultori e pittori, falegnami, agricoltori e street artist lavoreranno per cambiare il volto dell’ IC Pio La Torre, scuola che accoglie studenti di fasce d’età larghissime: il Liceo Gassman, gli alunni della Primaria Cesare Pavese e della Media Ranaldi.
L’obiettivo è creare spazi creativi:  un bar dei piccoli, una mediateca e un laboratorio multimediale, una sala cinema-teatro, la riqualificazione degli spazi esterni con orti, giardini e murales disegnati da studenti e street art.
Il progetto SOS approda al Liceo Gassman in un momento di innovazione e creatività per la scuola, che alla guida della dirigente scolastica Professoressa Maria Vittoria Serru rafforza la sua “mission”. Tra i punti di forza la centralità dei bisogni degli studenti, il valore dell’inclusione sociale, la valenza aggregativa tra culture di provenienza diverse. Insomma un’occasione  per porre in contatto e dialogo diversità culturali, religiose e ideologiche.
10403426 1612621109010303 4514594675281166162 nIl progetto ha riscosso sin da subito adesioni tra docenti e studenti che hanno immaginato una scuola “diversa” anche attraverso spazi creativi, funzionali alle loro esigenze che restituiscano “bellezza” e senso di “appartenenza” all’interno di un bacino d’utenza complesso, variegato che rileva dati inquietanti rispetto alla dispersione e al disagio sociale.
Il Liceo Gassman da sempre mette a disposizione le migliori energie della scuola per favorire innovazione e creatività nella metodologia didattica, inclusione e accoglienza soprattutto ai bisogni speciali, in tal senso:  «la scuola è in linea con i valori e l’impegno che S.O.S mette a disposizione con grande generosità –dichiarano i docenti del Liceo-  un progetto formativo molto importante che capitalizza risorse umane ed impegno, investendo in creatività e fiducia».
10406596 10206087714181549 6037631301754670346 n«Il progetto ha una valenza partecipativa e trasversale di rilievo– dichiara la Ds Maria Vittoria Serru- che certamente favorirà la relazione tra studenti di età, provenienza, cultura e lingua diverse. Immagino una sorta di “paese diffuso” in cui ciascuno possa riconoscersi protagonista nel processo di crescita. Un percorso di senso che restituisce “l’esserci” e “il contare”, concetti spesso a margine o influenzati da stereotipi, di genere e di contesto, che investono, in modo diverso, i ragazzi e le ragazze».
«S.O.S Scuola ci aiuta a dare una risposta concreta alle esigenze delle famiglie del nostro territorio – dichiara Paolo Masini, Assessore alla Scuola, Sport, Politiche Giovanili e Partecipazione di Roma Capitale – con questo progetto e con gli altri che il nostro assessorato sta portando avanti vogliamo rimettere la scuola al centro della comunità: raccogliamo le proposte dei bambini e dei ragazzi dell’istituto comprensivo Pio La Torre e del Liceo Gassman per trasformare gli spazi scolastici in un luogo di aggregazione partecipato e aperto a tutti, un modello che rappresenta già una best pratiche delle nostre periferie».
«E’ un progetto di alto valore educativo perché unisce in continuità tre fasce di studenti che riconoscono il luogo ‘scuola’ come un valore intorno al quale costruire la società civile e mettere le basi per la propria cittadinanza attiva – conclude Daniela Scocciolini, Assessora alla Scuola del XIV Municipio – uno strumento di efficace formazione alla legalità, che aiuta a rendere impermeabili alle mafie le coscienze dei più giovani. Siamo grati ai docenti, ai genitori e ai volontari che hanno messo al servizio del progetto generosità e passione nella speranza che il seme lanciato dia buoni e lunghi frutti in tutto il territorio».

La buona scuola per me c’è già ( e non so se continuerà ad esserci)

da l’Espresso

La buona scuola per me c’è già ( e non so se continuerà ad esserci)

 

Non volevo fare la prof.

di Mariangela Galatea Vaglio

 

Si vede che io sono stata miracolata. Non trovo altre spiegazioni, a questo punto. Perché nella scuola ci lavoro da 15 anni. Da 15 anni nella scuola che non è renzianamente “buona” e per giunta alle medie, che sono state definite, sempre renzianamente, il “buco nero del sistema”. In quella scuola dove il merito non esiste, i sindacati spadroneggiano, i poveri Dirigenti non possono cacciare i professori nullafacenti, le scuole non possono lavorare assieme con le imprese e restano chiuse al pomeriggio strafregandosene dei desideri degli alunni e dei genitori, dove le famiglie sono poco coinvolte e i risultati alle prove invalsi sono disastrose.

Ecco, io lavoro in questa scuola qua. Sono entrata con il concorsone del 1999, che evidentemente non premiava il merito né favoriva l’entrata dei migliori in ruolo. Già, deve essere per questo che sono entrata in ruolo subito, solo in virtù del punteggio di concorso, senza aver mai fatto un solo giorno di precariato. E mica solo io, eravamo in diversi, alcuni dei quali li conoscevo da anni. Tutti entrati, subito, senza raccomandazioni e per aver passato un esame. Ma si sa, il merito e quella roba lì non viene premiato mai.

Poi sono arrivata a scuola. Si noti bene, scuole di paesi di campagna del Veneto, non sciccosissimi istituti di centro città. La prima dove ho prestato servizio era un CTP, ovvero centro per l’educazione permanente, che vorrebbe dire qualcosa di simile alle vecchie serali per consentire agli adulti e agli stranieri di prendere la terza media. Facevamo i corsi alla sera per i lavoratori, e poi durante il giorno alfabetizzazione per gli stranieri, gratis, e a diversi livelli. Eravamo già abituati anche ad organizzare lezioni per i lavoratori delle aziende, concordando gli orari, e già allora si poteva inviare il docente nel Comune o nella azienda che avesse bisogno di un corso mirato. Poi, visto che si voleva diffondere l’alfabetizzazione informatica alla popolazione ed era l’anno in cui si entrava nell’Euro, organizzammo pacchetti di ore nella sala computer e classi di adulti che venivano ad imparare come usare word excell e autocad, e due colleghe di matematica giravano la sera per i paesini a spiegare soprattutto agli anziani come si convertivano i prezzi nella nuova moneta. Tutto gratuito, ovviamente, come il corso che faceva la collega alle mamme straniere, nelle ore in cui il nido teneva loro i piccoli. Mi occupavo anche di due ragazzini in particolare, un alunno cinese che era arrivato senza neppure saper scrivere i caratteri latini, perché capiva solo gli ideogrammi, e un altro che aveva seri disagi a casa, una famiglia allo sbando, precedenti per droghe leggere e una sospetta dislessia. Gli salvammo l’anno, prese la terza media e da quello che so ora fa felicemente il meccanico, perché smontare motorini era la sua passione.

Questo per dire che quando si accusa la scuola di non essere flessibile ed aperta al territorio, e non combatte la dispersione scolastica a me viene da dire: mah.

Poi sono passata alle medie, quelle normali, con i ragazzini. Il primo anno il Dirigente, visto che non avevo molta esperienza, fece una cosa mirata: mi diede solo una terza media, ed il resto delle ore di servizio mi destinò a occuparmi della alfabetizzazione degli alunni stranieri (ne avevamo tanti allora che arrivavano senza sapere nemmeno una parola di italiano), e poi a fare al pomeriggio dei corsi di potenziamento di grammatica e di latino per gli alunni di terza di tutta la scuola che volevano poi andare al liceo. Avevo due classi di trenta e tenevamo la scuola aperta quasi tutti i giorni fino alle cinque di pomeriggio, perché oltre al mio corso c’era quello di recupero e di potenziamento di italiano e matematica, i laboratori di ceramica e musica, e le attività sportive supplementari, tipo il rugby o il nuoto in piscina, grazie a convenzioni con associazioni del territorio.

Tutto questo dieci anni fa. Senza riforme della scuola, senza merito e premialità, senza presidi con i superpoteri. Con le normative vigenti ed i sindacati cattivissimi che impediscono il cambiamento. Certo, c’erano più soldi. Avevamo un fondo d’istituto che consentiva di pagare le ore di straordinario, e soprattutto più organico, perché delle 18 ore di lezione solo 16 le passavi in classe, e le altre due che avanzavano le dedicava a fare (quindi a costo zero per la scuola) questo tipo di attività qua.

Poi hanno messo per legge tutti i professori a fare 18 ore di lezione frontale, e il fondo d’istituto è stato progressivamente ridotto, per cui soldi per pagare ore straordinarie e commissioni per far funzionare tutte le attività non ce ne sono più. Piano piano le scuole hanno ridotto quello che facevano. Non per le opposizioni dei sindacati cattivi o perché i professori sono fannulloni senza voglia di lavorare, ma perché, banalmente, non ci sono soldi. Gli sponsor privati alle medie stentano ad arrivare, perché i nostri ragazzi non sono poi appetibili per stage in quanto ancora troppo piccini, e anche le aziende, nel Nordest operoso, hanno avuto tracolli, per cui i contributi sono scemati e poi sono spariti quasi del tutto.

Con tutto questo noi a scuola abbiamo continuato a lavorare. I nostri risultati degli invalsi sono ottimi (per quello che possono valere i risultati dei test): nelle scuole dove ho prestato servizio io ci attestiamo sempre, da anni, dai 7 ai 9 punti sopra alla media nazionale, il che vuol dire in linea, e alle volte pure sopra, con quello che ottengono gli studenti coetanei in Francia e in Germania, che però per l’istruzione spendono una barca di soldi più di noi.

Voi mi direte: vabbe’ ma tu lavori in una zona ricca. Sì, certo. Ma oggi sto in una scuola di un paesello che è in pratica un grosso quartiere operaio al margini della ex metropoli, negli anni passati avevo metà ragazzini con padre e madre e spesso tutti e due in cassa integrazione, numerosi stranieri e anche qualche serio caso di bullismo, tipo ragazzini che bruciavano registri, avevano una gang che rubava biciclette e la sera si formavano bande che si menavano ai giardinetti, per sconfiggere la noia delle nottate in campagna. Ho avuto alunne anoressiche, altri che avevano alle spalle storie di molestie e violenze in famiglia, l’alunno con disagi mentali che lanciava banchi quando era arrabbiato e persino un ragazzino ermafrodito, per cui la nostra bella dose di problemi seri da affrontare li abbiamo avuti anche noi: non è che nell’apparentemente placido Nordest tutto va ben, madama la marchesa.

A tutt’oggi a scuola ci arrabattiamo. Siamo alle medie, cerchiamo di tutelare ragazzini che devono ancora capire chi sono e come va il mondo, sono fragili e insicuri. Evitiamo il più possibile di bocciare, perché poi, alla fin fine, serve a poco, e molto di più serve recuperare, durante l’anno, ritagliando ore per aiutarli quando non ce la fanno. Abbiamo accordi con una associazione gestita da uno psicologo per far seguire gli alunni più problematici al pomeriggio e a scuola organizziamo ore di sostegno anche per chi non è certificato. La collega che si occupa di orientamento passa tutto il primo quadrimestre a organizzare incontri con i genitori e gli alunni per spiegare come sono fatte le superiori, poi invita i docenti degli istituti superiori a scuola da noi a parlare, poi manda i nostri ragazzini a fare dei piccoli stage di un giorno degli istituti che hanno scelto, perché così si possono fare un’idea di come sono, poi abbiamo una convenzione con una psicologa dell’età evolutiva specializzata nell’orientamento, che fa uno sportello individuale per parlare con i singoli alunni incerti sulla scelta.

Ci sbattiamo tutto l’anno per fare programmi individualizzati per gli alunni BES, cioè i cosiddetti “alunni con bisogni educativi speciali”, cioè quei ragazzini che o per una congiuntura improvvisa (mamma o papà in crisi con il matrimonio, o che hanno perso il lavoro, o vattelappesca) arrancano e non ce la fanno più. Li seguiamo, cerchiamo di trovare delle strategie per farli comunque avere successo a scuola. Informiamo i genitori con incontri, circolari, facciamo corsi alla sera su come utilizzare i social network, con gli stessi esperti che poi al mattino vengono a fare lezione ai nostri ragazzini. Ci siamo fatti regalare dalle associazioni dei genitori alcune LIM, altre le abbiamo comprate reperendo fondi, abbiamo una classe 2.0 con i tablet dati in comodato d’uso alle famiglie. C’è persino un bel progetto per cui gli alunni di terza durante la ricreazione aiutano noi professori nella sorveglianza, così loro si responsabilizzano e si combatte il bullismo.

Facciamo anche educazione all’affettività, fin dalla scuola materna, da anni, con psicologi, medici del consultorio ed esperti: sì, da anni, e seguendo le linee guida europee, quelle che i bigotti credono dicano che bisogna insegnare ai ragazzini a masturbarsi . Da noi mai un problema o una protesta, perché i progetti sono obbligatori e vengono però illustrati bene e precisamente ai genitori.

Io di colleghi che non lavorano ne ho incontrato pochi. Giusto uno o due, e anche loro non è che “non lavorassero”, ma più che altro avevano una loro idea diversa di didattica in classe. Poi magari non ero d’accordo con loro, ma ho notato che comunque agli alunni fa bene avere a che fare con persone molto diverse, quelle rigide come sono alle volte io e quelle meno rigide come sono altri. Ho avuto dirigenti ottimi e altri meno buoni, esattamente come ho avuto colleghi con cui siamo diventati inseparabili e altri che sì e no buongiorno in sala professori.

Anche di Dirigenti ne ho avuti parecchi. E ho scoperto che quelli che ottengono risultati migliori non sono quelli che minacciano i licenziamenti o fanno la voce grossa, ma quelli che danno il buon esempio, ogni mattina. Entrano in orario, chiedono giustamente i registri da controllare a Natale o a fine anno, rispettano le normative e sono educati, non dando per scontato di trovarsi di fronte ad una massa di fannulloni; quando serve si rimboccano le maniche, fanno supplenze, si prendono in presidenza i ragazzini. Non ci crederete, ma se un Dirigente è bravo non ha bisogno di minacciare, perché persino il più svogliato si ritrova immesso in un ambiente in cui devi rendere per forza, e lavorare. Una buona squadra motiva più che lo spettro del licenziamento.

Pur con tutti i limiti e gli smadonnamenti e la stanchezza e la frustrazione, in questi  anni ho lavorato e lavoro in una scuola che funziona e ha funzionato, anche senza avere Dirigenti che fanno i capò e Ministeri che impongono concorrenza sfrenata fra gli insegnanti per un tozzo di pane.

Se tutte queste cose si sono sempre fatte nelle scuole in cui ho lavorato, quando sento che la riforma è necessaria per farle a me viene un po’ da ridere. Fosse per me avrei assunto, dato che bisognava assumerli per sentenza europea, quei precari che sono stati sfruttati per anni e che già lavorano da sempre dentro alla scuola, e poi semmai diffondere le buone pratiche che già ci sono e funzionano nelle scuole dove non ci sono. Non questo papocchio che non dà nuovi finanziamenti, non indica idee per la didattica, non rende nulla più facile e immette a scuola solo una iniezione di ansia e di presunto efficientismo fine a se stesso.

Non vivo fuori dal mondo, sono dentro il mondo, e quello della scuola in particolare, da un bel po’. Vedo i problemi e mi ci scorno ogni giorno. Ma secondo me, visto che ci vivo dentro, le soluzioni che ci sono state proposte non sono soluzioni, sono solo una mano di intonaco fresco per camuffare qualcosa che non si sa nemmeno bene come è fatta e come funziona.

Quindi, per piacere, quando mi sentite smadonnare contro la buona scuola non è perché sono una retriva conservatrice ammanicata con i sindacati che proteggono i fannulloni. E’ che io in una buona scuola ci lavoro già, e invece di creare tutto ‘sto caos avrei preferito che la mia “buona” scuola fosse diffusa ovunque, senza tante chiacchiere e senza tanti deliri aziendalistici e meritocrazia basata su quali strani criteri non si sa.

E con questo ho chiuso, approvate quello che volete approvare. Tanto poi a settembre mi ritrovate sempre là, in classe, come al solito, a cercare di far fronte alle magagne vecchie e a sanare quelle che nel frattempo saranno state create nuove.

Proteste tante, ma per ottenere cosa?

da La Tecnica della Scuola

Proteste tante, ma per ottenere cosa?

Le forze che si stanno opponendo alla riforma della scuola non sembra molto unite, manca – in questa fase – un progetto condiviso. Chi parla di ricorsi in tribunale, chi di referendum, chi di blocco delle attività aggiuntive.

Proseguono, in concomitanza con la conclusione dell’iter parlamentare della legge di riforma della scuola, le proteste di insegnanti, studenti, movimenti e sindacati, anche se ormai i giochi sembrano davvero fatti.
Si intensificano le azioni per fare “pressioni” sul presidente Mattarella pi er tentare di convincerlo a non firmare la legge rinviandola alle Camere con un messaggio motivato (ma le probabilità di successo sono davvero molto modeste).
Ma c’è anche chi sta già lavorando per tentare di sottoporre la legge a referendum.
A parte il consistente impegno necessario per raccogliere le firme, resta il fatto che – se anche il referendum fosse considerato ammissibile – non s sarebbe nessuna garanzia sulla possibilità di raggiungere il quorum dei votanti (ormai al 50% dei votanti si arriva a fatica persino in competizioni elettorali ben più decisive).
La strada, piuttosto, potrebbe essere quella di iniziare fin da subito a organizzare concrete iniziative di protesta per l’avvio dell’anno scolastico.
Ma per ora su questo fronte si muove poco: ci sta provando l’Unicobas a invitare i docenti a disertare commissioni e incarichi, ma i sindacati rappresentativi non sembrano intenzionati a raccogliere questa idea.
Anche se sono in molti a sostenere che la riforma non è realizzabile (ma nessuno ne ha spiegato chiaramente le ragioni).
La sensazione è che manchino idee e soprattutto che manchi l’unità delle forze di chi si sta opponendo alla riforma.

DdL, martedì 7 luglio il testo nell’Aula di Montecitorio: in piazza tutti i sindacati

da La Tecnica della Scuola

DdL, martedì 7 luglio il testo nell’Aula di Montecitorio: in piazza tutti i sindacati

Hanno aderito praticamente tutte le sigle, rappresentative e non, per dire no sino all’ultimo all’approvazione della riforma, proprio nelle ore in cui il testo dovrebbe essere “licenziato” dalla Camera. Anche sui social network c’è un gran parlare della manifestazione: tutti a Roma!

Continua a raccogliere adesioni l’iniziativa di protesta del 7 luglio, in Piazza Montecitorio, per dire no sino all’ultimo momento all’approvazione del disegno di legge di riforma della scuola che proprio in quelle ore arriverà nell’Aula della Camera per il sì definitivo (ormai pressoché scontato).

Dopo i Cobas, che attraverso il loro portavoce nazionale hanno detto che sarà l’occasione “ancora una volta, insieme alle scuole, alle RSU e agli altri sindacati” per manifestare “la nostra indignazione contro l’intollerabile imposizione governativa”, hanno aderito diverse associazioni, che quella di ‘Gessetti Rotti’, e altri sindacati. Come l’Anief, il cui presidente, Marcello Pacifico, dice che “il voto finale alla Camera sul testo di riforma, previsto di lì a poco, porrà il sigillo a quello che è un vero e proprio attentato alla scuola pubblica”.

Nelle ultime ore, è arrivata anche l’adesione unanime dei cinque sindacati rappresentativi: “il mondo della scuola continuerà a battersi sempre e ovunque per impedire l’approvazione e l’applicazione di una legge che presenta caratteri di incostituzionalità e che cancella libertà e diritti”, scrivono Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda degli insegnanti. I quali hanno anticipato anche di un’ora, dalle ore 17 alle 16, la loro protesta sotto il palazzo del Parlamento.

Intanto sul web, attraverso i social media, tanti docenti si stanno organizzando autonomamente per raggiungere la capitale. La giornata di protesta, quindi, si prevede davvero “calda”. E non solo per l’afa.

Continua l’assalto alle GaE

Continua l’assalto ANIEF alle GaE: il Tribunale di Bologna inserisce in III Fascia una docente abilitata in Scienze della Formazione Primaria

Inarrestabile l’assalto dell’ANIEF alle Graduatorie a Esaurimento “chiuse” per legge, ma riaperte più e più volte in tribunale grazie alla sapiente azione legale del giovane sindacato. Questa volta è una docente laureata in Scienze della Formazione Primaria ad ottenere ragione in quanto immatricolata nel 2008/2009 ad anni successivi al primo e illogicamente esclusa dal MIUR dal diritto all’inserimento nelle Graduatorie valide per l’ottenimento delle supplenze annuali e dei contratti a tempo indeterminato. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Tiziana Sponga ottengono piena ragione per la nostra iscritta e il suo immediato inserimento nelle GaE di interesse con effetti retrodatati al 1° settembre 2011.

Il Giudice del Lavoro di Bologna non ha dubbi sulla validità delle tesi sostenute dall’ANIEF in giudizio e dopo una puntuale ricostruzione della personale situazione della nostra iscritta – docente plurilaureata che nel 2008/2009 si era iscritta al terzo anno del corso di laurea abilitante in Scienze della Formazione Primaria – ha constatato come il MIUR, attraverso l’emanazione dei periodici Decreti di aggiornamento delle GaE, abbia posto in essere un comportamento illegittimo e discriminatorio nei confronti dell’interessata, precludendole irragionevolmente l’accesso alle Graduatorie a Esaurimento d’interesse. L’iscrizione della docente al terzo anno del corso di laurea abilitante, infatti, la poneva “nella medesima condizione degli iscritti nell’anno accademico 2006/2007” e quindi con tutte le carte in regola per poter accedere di diritto, e sin dal 2011, alla III Fascia delle graduatorie a esaurimento.

I legali ANIEF hanno sapientemente dimostrato in udienza come le determinazioni poste in essere dal MIUR e dal Legislatore nei confronti di questa particolare categoria di docenti abilitati e plurititolati apparissero fin da subito palesemente sclerotiche: “Appare allora irragionevole – chiosa, infatti, la sentenza accogliendo il ricorso ANIEF – anzi francamente assurdo, assoggettare la ricorrente ad una disciplina deteriore rispetto a quella prevista per gli iscritto al primo anno di corso nell’anno accademico 2007-2008, poiché ella rispetto a questi si trovava in una posizione temporale, ai fini del conseguimento della laurea, addirittura migliore”.

Nonostante i tempi della giustizia spesso troppo lunghi per chi si sente privato di un giusto diritto o vittima di un vero e proprio sopruso posto in essere dalle illogiche determinazioni del Ministero dell’Istruzione, l’ANIEF ha nuovamente dimostrato con i fatti che chi si affida con fiducia al nostro sindacato per la tutela dei propri diritti non resta mai deluso: la competenza e la profonda conoscenza della normativa scolastica ottengono sempre il risultato atteso.

Ragazzo audioleso: no alla comunità psichiatrica, sì al progetto di lavoro

Ragazzo audioleso: no alla comunità psichiatrica, sì al progetto di lavoro

Si è passati da un protocollo istituzionale di psichiatria coercitiva a un progetto dignitoso che ridà speranza e dignità a un ragazzo che potrà rifarsi una vita.

Brescia. Innovativa decisione del Tribunale di Brescia sulla vicenda del ragazzo non udente di Lumezzane che alcuni mesi fa si era rivolto al Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus perché rischiava l’allontanamento coatto e il ricovero in una comunità psichiatrica secondo i dettami e i protocolli della psichiatria istituzionale. Il giudice ha dato atto della validità di un progetto per la “cura della persona” che preveda, oltre alla presa in carico del CPS locale senza l’assunzione di psicofarmaci, un percorso di tirocinio e formazione al lavoro al fine di favorire la formazione di competenze necessarie per un futuro lavorativo. Il 6 luglio il ragazzo, che più volte aveva chiesto la possibilità di avere un lavoro, verrà informato direttamente dal giudice che la sua richiesta è stata accolta.

“Siamo certi che questa decisione aprirà la strada ad altre decisioni e procedure rispettose dei diritti umani, e che i vecchi ed invasivi protocolli psichiatrici coercitivi saranno presto un ricordo del passato. Ringraziamo l’avvocato Francesco Miraglia, legale del ragazzo, e la dottoressa Vincenza Palmieri dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Famigliare di Roma. Un grazie va anche al giudice, ai professionisti e ai servizi sociali per aver avuto il coraggio di accettare questa proposta innovativa.” Ha commentato Mariella Brunelli del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

Operazioni annuali di mobilità dei dirigenti scolastici e disponibilità di sedi

Al Direttore Generale USR Puglia

Al Ministro della Pubblica Istruzione

 

OGGETTO: Operazioni annuali di mobilità dei dirigenti scolastici e disponibilità di sedi

 

Egregia dottoressa,

certamente ricorderà che il 15 giugno u.s. ho avuto nella sede dell’USR in Bari il richiesto incontro con Lei, assistita dal dr. Trifiletti, e presente altresì il segretario nazionale di DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR dr. Attilio Fratta, sulla materia in oggetto menzionata.

Nel corso del predetto incontro era parso a me e al mio segretario nazionale che si fosse d’accordo sull’abbandono della prassi dei Suoi predecessori, chiaramente contra legem, di congelare, per tempi di fatto indefiniti, le sedi di dirigenti scolastici in posizione di comando, distacco, esonero, aspettativa sindacale, utilizzazione e collocamento fuori ruolo, con retribuzione a carico del MIUR (art. 13, comma 4, CCNL dell’Area quinta della dirigenza scolastica), nonché le sedi di dirigenti scolastici attributari di incarico dirigenziale, ex art. 19, comma 5 bis del D. Lgs. 165/01, siccome già preposti alla direzione dell’Ambito Territoriale di Brindisi – che ha visto la conferma dell’ex collega dr. Melilli – , all’Ambito Territoriale di Lecce – nella persona dell’ex collega Vincenzo Nicolì –, ovvero di chi è in attesa di imminente incarico per l’Ambito Territoriale di Foggia.

Senonché, decorsi circa venti giorni ed approssimandosi la data del 15 luglio, entro la quale devono essere concluse le operazioni di mobilità dei dirigenti scolastici per l’anno 2015/16, non risultano ancora rese disponibili e pubblicizzate le sedi in parola, che pertanto dovrebbero essere oggetto di conferimento di reggenza annuale – con ciò reiterandosi una prassi illegittima, che DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR contesta e denuncia –, anche laddove trattasi di istituzioni scolastiche complesse e/o di prima fascia, come nel caso dell’IISS “Deledda” di Lecce, ragionevolmente ambite da colleghi di lunga esperienza.

Mi corre perciò l’obbligo di evidenziarLe che:

-per i dirigenti scolastici, a differenza dei docenti e del personale ATA, non esiste una sede di titolarità, con relativo diritto alla sua conservazione, bensì una titolarità meramente nominale, corrispondente alla durata delle nuove posizioni/funzioni o degli incarichi, parimenti attribuiti a tempo determinato, di dirigente amministrativo e/o di dirigente tecnico : e le sedi affidate per incarico nominale diventano disponibili per altro incarico (art.13, comma 4 del CCNL);

  • allorquando i predetti dirigenti dovessero cessare dalle posizioni/funzioni o incarichi dianzi menzionati, essi parteciperebbero pienamente, e rigorosamente, alla procedura prescritta dall’articolo 11, comma 5, comma c) del CCNL Area V, peraltro ripresa dalla nota, a Sua firma, prot. AOODRPU, n. 5473, dell’ 1 giugno 2015.

Con la presente, partecipata alle Autorità in indirizzo, chiedo pertanto alla S.V. di assicurare il rispetto delle riportate norme regolatrici della materia, rendendo, senza indugio, ufficialmente disponibili le sedi in epigrafe e consentendo ai dirigenti scolastici interessati l’integrazione delle relative istanze.

 

Distinti saluti,

Francesco G. Nuzzaci

Segretario regionale DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR.

L’esame di maturità è utile o no? Le alternative in Europa

da La Stampa

L’esame di maturità è utile o no? Le alternative in Europa

Una ricerca di ricerca di Skuola.net

L’esame di maturità in Italia rappresenta un vero e proprio passaporto per lasciare i giorni della scuola e approdare alla vita adulta. Negli altri paesi europei, però, l’esame finale non riveste l’importanza fondamentale che ha da noi. In alcuni neanche è previsto. A rilevarlo è Skuola.net, il quale fa notare che, sebbene negli ultimi 4 anni i bocciati si sono drasticamente ridotti, la maturità continua ad essere ritenuta necessaria per valutare gli studenti, nonostante il costo elevato per lo Stato e le famiglie, e lo stress per molti ragazzi.

In verità in Italia la percentuale dei bocciati sfiora appena l’1%: i dati del Miur sulla maturità 2014 parlano di 99,2% di studenti che hanno superato l’esame, tra questi oltre 3000 mila con la lode. Nell’ultimo anno sono anche aumentate le votazioni fra 71 e 80 (dal 28,4% del 2013 al 28,5% di quest’anno) e fra 81 e 90 (dal 17,9% al 18,1%). Piuttosto, la selezione viene fatta soprattutto durante gli scrutini finali, dove le percentuali dei non ammessi superano di gran lunga quelli di chi viene respinto durante la maturità. Nel 2014, sono stati circa il 4%.

La ricerca di Skuola.net fa notare che la pressione psicologica vissuta degli studenti, nel sostenere un esame così poco selettivo, è enorme. Su 1500 maturandi è emerso che 9 studenti su 10 con l’avvicinarsi dell’esame sono più irritabili, e 4 su 5 riscontrano dei forti sbalzi d’umore. Sette su 10 invece riscontrano dei disturbi nell’alimentazione a ridosso della data d’esame. A essere colpiti non sono solo i nervi o il sonno, ma in generale anche la salute, tra i dati allarmanti c’è soprattutto quello del consumo di sigarette: 1 su 2 dei fumatori ne aumenta le dosi per calmarsi.

Inoltre la maturità ogni anno rappresenta una voce di spesa elevata non solo per gli studenti, ma anche per lo Stato: secondo Skuola.net, in vista della maturità un 5% di studenti spende anche fino a 500 euro per la preparazione tra l’acquisto di libri e lezioni private. Per coprire le spese dei commissari esterni, si arrivano a spendere fino a 147 milioni all’anno, solo per i presidenti di commissioni invece sono stanziati circa 27 milioni di euro, ogni anno la spesa si aggira intorno ai 200 milioni di euro. A questa cifra bisogna poi aggiungere il costo delle altre spese organizzative: dall’elaborazione delle tracce al software per la distribuzione del plico telematico, passando per i milioni di fogli protocollo da fornire agli studenti per le prove scritte.

Gli altri paesi europei dimostrano che un’alternativa è possibile. In Gran Bretagna alla fine della scuola secondaria gli studenti conseguono il GCSE(General Certificate of SecondaryEducation), che si ottiene con un esame in cui sono i ragazzi a scegliere da tre a quattro materie in cui essere interrogati, su argomenti determinanti per la scelta successiva degli studi universitari.

Nei Paesi Bassi l’esame per terminare gli studi superiori è una formalità che tiene conto del percorso scolastico, e consiste nella somma degli esami svolti nel periodo dell’ultimo anno di istruzione.

In Francia invece dopo i quattro anni di liceo si arriva a conseguire il «baccalaureat»: un esame scritto anonimo con prove nazionali. Sebbene possa spaventare, tuttavia la stima dimostra che a superarlo è l’80% degli studenti.

Tutti in Aula l’8 luglio a difendere la scuola pubblica

da La Tecnica della Scuola

Tutti in Aula l’8 luglio a difendere la scuola pubblica

Silvia Chimienti, dopo i lavori in Commissione che ha visto bocciati tutti gli emendamenti, lancia l’appello: “facciamo capire al Governo che il mondo della scuola rifiuta questo provvedimento!”

“Alla faccia del dialogo e del confronto, tanto sbandierato da Renzi, Giannini e compagnia bella. Nel tempo record di due ore la maggioranza ha bocciato, a priori, tutti gli emendamenti (quasi 150) presentati al DdL Istruzione”. Così l’on. Chimienti commenta l’andamento dei lavori-lampo in commissione, invitando tutti giorno 8 luglio a recarsi in Aula a difendere la scuola pubblica.

Continua la parlamentare: “Tra l’altro, il Pd e compagnia non hanno mai preso la parola per intervenire nel dibattito. Immaginiamo che a indurli al silenzio sia stato il senso di vergogna per quello che stanno facendo alla nostra scuola e al sistema d’istruzione. Un mutismo che non allevia minimamente le loro responsabilità”.

Il bello è che si profilava, a detta dei nostri politici, un iter lungo e complesso. E invece “l’andamento dei lavori-lampo in commissione ha smentito le parole della relatrice di maggioranza, Maria Coscia la quale, soltanto due giorni fa, aveva detto che, se fosse stato necessario, al provvedimento si sarebbe lavorato anche durante questo fine settimana. Non ce n’è stato bisogno: la pratica scuola è stata liquidata in tutta fretta. Quelle della Coscia erano menzogne fatte girare ad arte per cercare di rabbonire un mondo della scuola, furibondo per quello che stanno facendo. La realtà è che per la maggioranza era già tutto deciso e il provvedimento non andava toccato”.

Era già tutto deciso. E’ un pensiero che fa rabbrividire: “Nel ribadire la nostra totale contrarietà a questo provvedimento, rendiamo chiaro fin d’ora che la prossima settimana in Aula ci batteremo fino all’ultimo per rappresentare le vere istanze di docenti e studenti. Aspettiamo la maggioranza al varco. Inoltre, porteremo la nostra voce anche fuori dal Parlamento, partecipando alle manifestazioni di chi si oppone a questo scempio e che merita di essere rappresentato e sostenuto”.

Dunque la battaglia torna alla Camera. Il monito del M5S adesso è: “Vieni in Aula a difendere la scuola pubblica! Mercoledì 8 luglio sarà un giorno decisivo per il futuro di studenti, insegnanti e di tutto il mondo scolastico. Tutti insieme, voi sulle tribune e noi con il nostro voto contrario, possiamo far capire al Governo che l’intero mondo della scuola rifiuta questo provvedimento. Abbiamo bisogno di tutti voi, non lasciateci da soli in Aula”.
Viene da dire: speriamo che non sia già tutto deciso.

 

Compila il modulo su: http://bit.ly/difendilascuolainaula

Tutele più ampie per maternità e paternità, almeno per il 2015

da La Tecnica della Scuola

Tutele più ampie per maternità e paternità, almeno per il 2015

L.L.

La maternità facoltativa (congedo parentale) potrà essere fruita, anche ad ore, entro i 12 anni del bambino. Introdotti anche 3 mesi di congedo retribuito per le donne vittime di violenza di genere e inserite in percorsi di protezione debitamente certificati

Il decreto legislativo 80 del 15 giugno 2015, attuativo dell’articolo 1, commi 8 e 9, della legge 183/2014, contiene molte novità riguardanti la tutela della maternità e la paternità, andando a modificare, anche se, come vedremo, non in modo definitivo, il Testo Unico sulla maternità e paternità (decreto legislativo n. 151/2001).

Le nuove disposizioni sono entrate in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, quindi dal 25 giugno 2015.

Prima di illustrare le principali novità, c’è da fare una precisazione: le modifiche introdotte hanno efficacia di sicuro per il 2015, anno per il quale c’è la copertura finanziaria. Perché le nuove regole siano valide per il futuro, sono necessari ulteriori decreti che garantiscano gli stanziamenti per l’ampliamento delle tutele in questione. Questo significa che dal 2016 si potrebbe tornare al testo previgente.

Tra le tante innovazioni introdotte, il decreto prevede modifiche alla fruizione del congedo parentale, vale a dire quel congedo concesso alla madre e al padre lavoratori dopo l’astensione obbligatoria (congedo di maternità). Fino ad ora il congedo era concesso al massimo fino agli 8 anni di vita del bambino (o 8 anni di ingresso in famiglia, in caso di adozione o affidamento). Ora questo limite è portato a 12 anni. In particolare, ci sarà retribuzione pari al 30% fino a 6 anni (8 per famiglie meno abbienti), mentre da 8 a 12 anni si potrà fruire del congedo non retribuito.

Sempre in tema di congedo parentale, il decreto 80 riduce il termine del preavviso dovuto dal lavoratore al datore di lavoro (dagli attuali 15 giorni a soli 5) e prevede, inoltre, la possibilità della fruizione ad ore. In questo caso il preavviso può essere anche di soli 2 giorni.

Ai genitori di figli disabili gravi è consentito anche il prolungamento del congedo parentale entro il compimento del dodicesimo (non più entro l’ottavo) anno di vita del bambino.

Infine, il decreto introduce un nuovo congedo per le donne vittime di violenza di genere e inserite in percorsi di protezione debitamente certificati, alle quali è concessa la possibilità di assentarsi dal lavoro per massimo tre mesi, per motivi legati a tali percorsi, garantendo loro comunque la retribuzione e tutti gli altri istituti connessi. Il preavviso è fissato in 7 giorni.

DdL Scuola, il 7 sit-in Cobas a Montecitorio: da settembre guerriglia

da La Tecnica della Scuola

DdL Scuola, il 7 sit-in Cobas a Montecitorio: da settembre guerriglia

“La protesta contro il Ddl cattiva scuola non va in vacanza e si esprimerà nuovamente il 7 luglio in varie citta’ e in particolare a Roma, dove a Piazza Montecitorio dalle ore 17 manifesteremo ancora una volta, insieme alle scuole, alle RSU e agli altri sindacati, la nostra indignazione contro l’intollerabile imposizione governativa”. Lo rende noto Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas.

“Dopo che al Senato il ducetto Renzi ha imposto la ‘fiducia’ sul Ddl, la legge passa il 7 luglio alla Camera per il voto definitivo, il cui esito è purtroppo scontato, vista la maggioranza schiacciante che il Pd ha in quel ramo del Parlamento.

Pur tuttavia – prosegue Bernocchi – il movimento contro la cattiva scuola governativa non va in vacanza e prosegue la sua lotta, manifestando a Roma a Montecitorio in quella giornata e fino al voto conclusivo. Analoghe iniziative si terranno in altre città, in contemporanea con quella romana, nella ferma e corale convinzione che seppure Renzi, nella sua guerra totale contro il popolo della scuola pubblica, ha vinto la prima battaglia, lo scontro continuerà in forme rinnovate, diffuse e profonde a settembre, facendo pagare assai cara a Renzi e al governo la loro prima e provvisoria vittoria”

“La cattiva scuola governativa – annuncia il portavoce dei Cobas – dovrà affrontare uno scontro permanente in ogni istituto da settembre in poi. Fin dalla prima riunione dei Collegi docenti e dei Consigli di istituto si passerà, come abbiamo gia’ scritto, ‘dalla battaglia campale ad una guerriglia’, non-violenta ma assai pervasiva, diffusa, continua e logorante per i sostenitori della cattiva scuola-azienda. In termini conflittuali, ogni scuola costituirà una barricata contro l’applicazione del Ddl.

I docenti non accetteranno mai di perdere la libertà di insegnamento, di essere assunti e licenziati da un preside-padrone che dovrebbe sceglierli dittatorialmente da Albi di migliaia di persone, di essere premiati o puniti da un ‘gran Giuri” – composto dallo stesso ‘padrone’, da tre docenti, uno studente e un genitore (o due genitori) – che dovrebbe, a proprio insindacabile, pretestuoso e immotivato giudizio, valutarne il lavoro e le capacita’ didattica, imponendo in ogni istituto un potere assoluto, e distruttivo della collegialita’ didattica, e fomentando lo scontro interno quotidiano”.

Centemero (Fi), ok emendamento su concorsi

da tuttoscuola.com

Centemero (Fi), ok emendamento su concorsi
Vanno però parallelamente incrementati anche i fondi per il diritto allo studio

Qualsiasi iniziativa che, nel campo dell’istruzione, premi la qualità e valorizzi il merito non può che vedere Forza Italia favorevole. E’ proprio la valorizzazione del merito, infatti, che ha guidato e orientato le nostre politiche per l’istruzione. E d’altronde è stato il nostro governo ad aver introdotto l’Anvur, l’agenzia di valutazione degli atenei, finalizzata a migliorare la qualità delle nostre università e offrire, così, un servizio sempre più competitivo agli studenti, sia dal punto di vista delle competenze acquisite sia sotto l’aspetto della loro occupabilità“. Così la deputata e responsabile scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero, commenta l’emendamento al ddl di riforma della P. A. che introduce come criterio di valutazione nei concorsi pubblici l’Ateneo di laurea oltre al voto conseguito.

Sarà però fondamentale, al momento della stesura del relativo decreto delegato, usare la massima cautela anche rispetto all’entrata in vigore della disposizione per evitare una possibile pioggia di ricorsi. Ed è doveroso che questo giusto proposito non resti a metà: per escludere qualsiasi forma di discriminazione è infatti indispensabile prevedere un incremento dei fondi per il diritto allo studio e per i campus universitari. Non si può permettere che un’iniezione di qualità nel nostro sistema di istruzione si trasformi in un boomerang“, conclude.

Come previsto, si infiamma il dibattito sulla proposta di ‘ponderare’ il voto di laurea con il giudizio sulla qualità della sede universitaria frequentata dallo studente. Come già riferito, il segretario della Flc Cgil Pantaleo ha subito condannato la proposta, contenuta nella delega per la riforma dei concorsi nella Pubblica Amministrazione, e il mondo accademico appare diviso.