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Scuola, Miur riapre le graduatorie delle supplenze per docenti extracomunitari

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, Miur riapre le graduatorie delle supplenze per docenti extracomunitari

La normativa del ministero chiedeva la cittadinanza italiana o di uno degli Stati membri dell’Unione Europea per essere inclusi nelle liste. Ma è stata bocciata dai giudici. Da settembre quindi niente più “discriminazioni” in cattedra: italiani o meno, conterà solo il punteggio in graduatoria, non il passaporto

Buona scuola, punto per punto riforme e contestazioni

da Repubblica.it

Buona scuola, punto per punto riforme e contestazioni

Dal piano assunzioni al preside-sindaco, dall’autonomia al legame scuola azienda: i tratti distintivi della riforma e le obiezioni. E i dubbi sul piano per l’edilizia scolastica per i contributi a paritarie e docenti

di SALVO INTRAVAIA

I prof si ribellano alla Buona scuola e scendono in piazza. La riforma proposta al Parlamento dalla coppia Renzi-Giannini, dopo quasi sette anni, martedì 5 maggio porterà in sciopero almeno mezzo milione di docenti e Ata. La discussione sui contenuti del disegno di legge presentato alla Camera sta accendendo gli animi dei diretti interessati e degli esponenti politici che si apprestano a combattere la battaglia parlamentare. Ma cosa prevede il provvedimento depositato qualche settimana fa? E quali sono i motivi che hanno indotto il popolo della scuola alla mobilitazione contro premier e ministro?

Il Piano assunzioni. E’ pronto un piano da 100mila assunzioni che si pone come obiettivo la chiusura delle graduatorie provinciali dei supplenti e il definitivo superamento della stagione del precariato scolastico in Italia. Tra i 100.701 insegnanti che a settembre potrebbero coronare il sogno del posto stabile rientrano tutti gli inclusi nelle liste dei precari della scuola primaria, media e superiore e i vincitori dell’ultimo concorso a cattedre. Rinviata per il momento l’assunzione degli insegnanti della scuola dell’infanzia, interessata dalla riforma 0-6 che dovrebbe coordinare i servizi per l’infanzia da zero a sei anni: nidi e scuole materne. In questi ultimi giorni, diversi esponenti del governo non hanno nascosto le proprie perplessità per una protesta che si contrappone anche al mega piano di assunzioni con 100mila posti in palio.
– Le obiezioni. Ma, secondo quanto rilevato da tutti i sindacati, la proposta dal governo è una soluzione solo a metà: dal piano restano fuori gli idonei all’ultimo concorso, in un primo momento assunti anche questi, e migliaia  –  forse più di 50mila  –  precari d’istituto, che hanno prestato servizio per anni, cui verrebbe dato il benservito. E, al momento, il governo non dà nessuna risposta alla sentenza che a novembre ha condannato l’Italia per abuso di precariato nella scuola. Anzi, stabilisce che dopo tre anni di supplenze si viene “licenziati”.

Il preside-sindaco. L’idea che ha in mente Renzi è quella di rilanciare la scuola assegnando più potere ai dirigenti scolastici. Tra le competenze del capo d’istituto è prevista la compilazione del Piano triennale dell’offerta formativa della scuola  –  il documento politico-organizzativo dell’azione educativa  –  che svuota gli organi collegiali di importanti poteri deliberanti. Passa nelle mani del capo d’istituto la valutazione dei docenti neo immessi in ruolo e toccherà sempre al dirigente scolastico premiare, con un corrispettivo in denaro, gli insegnanti più bravi. Il preside dell’era Renzi potrà inoltre scegliere i docenti dagli albi territoriali in cui verranno piazzati i 100mila nuovi assunti e potrà “strappare” alle altre scuole i docenti migliori.
– Le obiezioni. La novità del preside con i superpoteri ha spaventato perfino alcuni diretti interessati e terrorizza gli insegnanti che già immaginano una scuola con un deus ex machina o un dittatorello che potrà fare il bello e il cattivo tempo. Insomma, i docenti non si fidano affatto dei loro dirigenti scolastici e forse non li considerano neppure all’altezza del gravoso compito. E’ questo uno dei motivi più pressanti che porterà in piazza i docenti a maggio.

Scuole più autonome. Il piano di assunzioni e il preside “a trazione integrale” serviranno a realizzare, dopo quasi vent’anni, l’autonomia scolastica con risorse di personale ed economiche adeguate. Per queste ultime, oltre ai finanziamenti statali, sono previsti altri due canali: l’eventuale destinazione alla scuola del 5 per mille dalla dichiarazione dei redditi annuale da parte dei genitori e lo “school bonus”, eventuali donazioni in denaro da parte di privati. E gli istituti superiori potranno anche organizzare il curriculum dello studente, con materie aggiuntive da scegliere negli ultimi anni del percorso della secondaria di secondo grado. E’ anche previsto il potenziamento della musica e dell’educazione motoria all’elementare e dell’economia e della storia dell’arte al superiore. E un piano per sviluppare le competenze digitali degli studenti.
– Le obiezioni. Ma sulle nuove modalità di finanziamento sul governo sono piovute critiche feroci. La paura è che, nonostante la quota perequativa del 10 per cento prevista dal disegno di legge, si accentuino i divari tra scuole frequentate dalle élite e gli istituti ubicati in contesti disagiati.

Legame più stretto tra scuola e aziende. Si tratta della ricetta messa in campo dal governo per combattere l’enorme dispersione scolastica di cui soffre il nostro sistema educativo. Ma si tratta anche di un modo per avvicinare l’offerta formativa delle scuole e la domanda di professionalità delle imprese che spesso non riescono a reperire sul mercato alcune figure. Sarà l’alternanza scuola-lavoro  –  con almeno 400 ore in azienda nei tecnici e nei professionali nell’ultimo triennio e 200 ore nei licei  –  lo strumento per realizzare questi obiettivi.
– Le obiezioni. Coloro che criticano l’intero impianto della riforma temono che la scuola venga piegata eccessivamente sul lavoro perdendo, almeno in parte, la dimensione educativa che ha avuto finora. Proprio quando la ministra Stefania Giannini ha iniziato a parlare di questo aspetto della riforma, alla festa dell’Unità di Bologna, è scoppiato il putiferio.

Edilizia scolastica. E’ uno dei punti centrali, come ha detto nel suo discorso di insediamento il premier, dell’azione di governo. Sono quattro i miliardi di euro che si spenderanno nei prossimi anni per curare i?l sistema edilizio scolastico del Paese, con 36mila edifici non in regola. Tra gli obiettivi del governo, c’è quello di costruire “scuole innovative” e di prevedere “misure per la valorizzazione e la sicurezza degli edifici scolastici”. Ma, nonostante gli sforzi prodotti in un anno di governo, soffitti e infissi continuano a cadere. E gli scettici si convincono che non è cambiato nulla.

Paritarie e benefit per i docenti. Tra le polemiche di coloro che non vorrebbero che lo stato finanziasse neppure con un euro gli istituti privati, arriva la detraibilità delle spese sostenute per la frequenza delle scuole paritarie  –  dell’infanzia e del primo ciclo  –  con un tetto massimo di 400 euro ad alunno per anno. Uno scherzetto che costerà alla collettività 100 milioni di euro all’anno e si aggiungerà ai 472 milioni erogati ogni anno al sistema scolastico non statale. In compenso, ogni insegnante della scuola statale avrà a disposizione una Carta con 500 euro annui per spese culturali: acquisto di libri, software, abbonamenti teatrali ed altro.

La protesta gonfia lo sciopero

da ItaliaOggi

La protesta gonfia lo sciopero

Renzi apre a modifiche alla riforma, ma dice no a una scuola dei sindacati. Giannini, polemica. Il premier pronostica per il 5 maggio adesioni del 90%

Alessandra Ricciardi

Oltre 120 flash mob, un numero crescente di assemblee nelle scuole, e poi le preoccupazioni che filtrano dai parlamentari del Pd, a più diretto contatto con il territorio e con gli umori della categoria, che segnalano un disagio e una contrarietà verso la riforma condivisi anche da chi normalmente è refrettario a scioperare. Al premier Matteo Renzi è bastato poco per capire che questa volta lo sciopero della scuola in calendario per martedì prossimo 5 maggio, il primo unitario da sette anni a questa parte, potrà avere adesioni plebiscitarie, «mi aspetto un 90% di partecipanti», avrebbe detto il premier ai suoi nel corso dell’assemblea dei democratici chiamata a definire la linea sulle modifiche alla riforma della scuola. Un pronostico che nel Pd commentano come provocatorio. Ma se l’adesione dovesse attestarsi anche «solo» al 50% (fu del 66% circa contro la riforma Gelmini) rappresenterebbe comunque, è il ragionamento, un brutto colpo per il partito, a pochi giorni, tra l’altro, dalla prova delle elezioni regionali.

A esacerbare il confronto tra governo e insegnanti, in questi giorni in cui in parlamento il Pd sta provando a ridefinire proprio gli aspetti più invisi della riforma (dai poteri dei dirigenti agli albi territoriali), ci ha pensato il ministro dell’istruzione Stefania Giannini che, contestata a Bologna, ha apostrofato i docenti protestatari come «squadristi». Un’uscita che le è valsa le critiche non solo della sinistra interna del Pd come Stefano Fassina ma anche del presidente del partito, Matteo Orfini, e del vicesegretario, Lorenzo Guerini: «È sbagliato che si impedisca di parlare a chi presenta la riforma, così come è sbagliato bollare di squadrismo chi manifesta il proprio dissenso… La scuola è il cuore del cambiamento dell’Italia, evitiamo che diventi oggetto di scontri ideologici e sopra le righe». Un invito ad «abbassare i toni e a ragionare nel merito» è giunto anche dal sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone.

E così il vento della protesta sul territorio gonfia le vele dello sciopero, proteste in particolare all’indirizzo del potere di scelta dei docenti assegnato al preside, che potrebbe scadere – è il timore- in arbitrio, e contro la perdita della titolarità della cattedra per i nuovi assunti e per i vecchi che cambieranno sede: di fatto per tutti i docenti si prevede una mobilità ogni tre anni nell’ambito dell’albo territoriale. I sindacati di categoria -Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda- saranno presenti il 5 maggio in tutte le principali piazze italiane -Milano, Roma e Bari- con una partecipazione che si annuncia massiccia anche da parte degli studenti. «Il nostro disegno di legge può essere migliorato ancora», assicura Renzi in una lettera ai segretari dei circoli democratici, «ma un punto deve essere chiaro: la scelta dell’autonomia è decisiva», scrive il presidente del consiglio. Autonomia che ha il suo perno proprio sul dirigente scolastico. Cambiare le regole, spiega Renzi, incentivando l’autonomia, «significa che la scuola non deve essere nelle mani delle circolari ministeriali e dei sindacati, ma dei professori, delle famiglie, degli studenti». Come ci riuscirà il parlamento è affare delle prossime settimane

Presidi, Boldrini bacchetta Renzi

da ItaliaOggi

Presidi, Boldrini bacchetta Renzi

Non si capisce come faranno a scegliersi gli insegnanti. Buona scuola, il servizio studi della camera denuncia norme confuse e un sistema non funzionale

Antimo Di Geronimo

Il Servizio studi della camera dei deputati bacchetta Renzi: il disegno di legge sulla scuola non è chiaro quando parla delle nuove competenze dei dirigenti scolastici. Nelle schede di lettura al disegno di legge AC 2994, i tecnici di Laura Boldrini lamentano che non si riesce a capire come faranno i presidi ad accaparrarsi i docenti che gli piacciono di più.

Specie se lavorano in altre scuole e piacciono a più dirigenti contemporaneamente. E non è chiaro nemmeno come faranno ad attribuire incarichi a tempo determinato ai docenti che sono stati assunti a tempo indeterminato. Critiche che sono in gran parte coincidenti con quelle che sono state sollevate dalla commissione cultura della camera e su cui lo stesso Pd, e la sua relatrice, Maria Coscia, si sono impegnate a rivedere. I rilievi del Servizio studi assumono però particolare rilievo perché provengono da un organo terzo. Vediamo quali sono.

In pratica non si riesce a capire se sarà cancellata la figura del docente di ruolo e diventeranno tutti supplenti oppure no. E bisognerebbe che il legislatore spiegasse come faranno a farla franca gli insegnanti di ruolo che si rassegneranno a non chiedere più il trasferimento. Inoltre, sempre secondo il servizio studi, non va bene consentire ai dirigenti di utilizzare i docenti per l’insegnamento di qualsiasi materia: per lo meno bisognerebbe specificare che, per essere utilizzati in discipline diverse dalla propria, i docenti dovrebbero almeno possedere il titolo di studio di accesso. Infine, sempre secondo i tecnici della camera, la possibilità conferita ai dirigenti di derogare il numero minimo e massimo degli alunni nelle classi deve comunque fare i conti con le disposizioni di legge. E dunque, le eventuali deroghe dovrebbero comunque rimanere nell’ambito del 10% in più o in meno rispetto ai parametri ordinari.

Per non parlare poi della precarizzazione dei docenti di ruolo. Sulla questione degli incarichi triennali ai docenti di ruolo, gli esperti della camera spiegano che, per la copertura dei posti assegnati all’istituzione scolastica, il dirigente scolastico dovrà proporre incarichi di docenza di durata triennale rinnovabili ai docenti iscritti negli albi territoriali e al personale docente di ruolo già in servizio presso altra istituzione scolastica. Tale facoltà, dunque, potrà essere esercitata anche nei confronti di docenti di ruolo che non abbiano presentano la domanda di trasferimento. Pertanto, bisognerebbe esplicitare quale sarà la posizione giuridica dei di tali docenti, qualora dovessero accettare l’incarico pur non avendo presentano la domanda di trasferimento e se possano essere fatti oggetto delle eventuali proposte di incarico da parte dei dirigenti. Infine, «con riguardo all’istituto di attribuzione degli incarichi da parte del dirigente», argomentano i tecnici di Montecitorio «sembrerebbe necessario chiarire come si coordini la previsione in base alla quale sono attribuiti incarichi a tempo determinato – seppur rinnovabili – con la previsione che destinatario di tali incarichi risulti personale assunto a tempo indeterminato (neoassunti ma anche personale già di ruolo)».

E poi, se il docente piace a più dirigenti? Spiegano i tecnici della camera: «Al fine di evitare eventuali criticità in fase applicativa – ad esempio, dal punto di vista del coordinamento fra il dirigente scolastico che propone l’incarico e il dirigente dell’istituzione scolastica presso la quale il docente è già in servizio – appare opportuno un chiarimento». Il disegno di legge, infatti, non prevede alcun diritto di prelazione in capo al dirigente della scuola dove il docente presta attualmente servizio. In buona sostanza, dunque, all’inizio di ogni anno scolastico si potrebbe verificare una sorta di situazione da mercato rionale in cui i presidi dovrebbero fare a gara a chi arriva prima.

Siccome lo stipendio sarebbe uguale dappertutto, ancora una volta, a fare la differenza sarebbe la vicinanza a casa e, non ultima, la capacità del dirigente scolastico di piacere ai docenti a cui indirizza la proposta.

Perché se di proposta si tratta (e questa sembrerebbe l’unica certezza) i docenti con maggiore capacità di seduzione potranno scegliere quale accettare.

Quelli con meno appeal dovranno accontentarsi di quello che resta. Idem i dirigenti le cui proposte saranno rifiutate.

Assunzioni, albi al restyling

da ItaliaOggi

Assunzioni, albi al restyling

Emendamento del Pd: le scuole si organizzeranno in rete per la scelta del personale. Ridefiniti gli ambiti territoriali di appartenenza dei prof

Antimo Di Geronimo

Gli albi regionali dei docenti saranno suddivisi in albi territoriali, articolati in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto (comune o sostegno). E i dirigenti scolastici sceglieranno i docenti facendo riferimento all’albo nel cui territorio risulterà compresa l’istituzione scolastica di riferimento. Lo prevede un emendamento all’articolo 6 del disegno di legge sulla scuola, attualmente al vaglio del parlamento (AC 2994). La modifica è stata proposta dai deputati del Pd (Rocchi, Carocci, Malpezzi, Ascani, Blazina, Bossa, Coccia, Crimì, D’Ottavio, Ghizzoni, Malisani, Manzi, Narduolo, Pes, Rampi,Romano, Rossi, Sgambato, Ventricelli, Mazzoli, Fabbri.).

L’emendamento è il 6.1007 e descrive sia i criteri che dovranno essere applicati dagli uffici per la definizione degli ambiti, sia il metodo che dovranno seguire i dirigenti delle istituzioni scolastiche coinvolte ai fini della scelta dei docenti. L’obiettivo è di ridurre al minimo gli spazi di mobilità e di discrezionalità.

In particolare, gli uffici scolastici regionali, dovranno prima acquisire il parere della regione e delle rappresentanze dei comuni. E poi dovranno definire l’ampiezza degli albi territoriali (su cui però sono attesi altri emendamenti chiarificatori che potrebbero meglio precisare i criteri), anzi tutto in relazione alla popolazione scolastica con attenzione alle situazioni territoriali.

In più dovranno tenere conto del criterio di maggiore vicinanza delle istituzioni scolastiche. Infine dovranno anche considerare le caratteristiche geografiche del territorio. Il tutto con particolare riferimento alle aree interne montane e alle piccole isole.

Fin qui la definizione dell’ambito geografico di riferimento. Nella fase successiva la palla passerà ai dirigenti scolastici delle scuole comprese nell’ambito. Che dovranno mettersi d’accordo tra loro per costituire «una rete finalizzata alla valorizzazione delle risorse professionali».

Gli accordi dovranno tenere conto di linee guida che saranno emanate dal ministero dell’istruzione 30 giorni dopo l’emanazione della legge. Le linee guida indicheranno i principi per l’assegnazione di incarichi ai docenti compresi nell’albo territoriale e i criteri e le modalità per l’attribuzione di incarichi su insegnamenti opzionali o specialistici o di coordinamento e progettazione a docenti di una istituzione scolastica in altra o altre scuole della rete.

Le convenzione dovrebbero recare anche delle disposizioni tale da evitare discriminazioni a danno dei docenti interessati. Infine, gli accordi dovranno definire i programmi di formazione del personale; le risorse da destinare alla rete per il perseguimento delle proprie finalità; forme e modalità per la pubblicità delle decisioni assunte, e dei rendiconti delle attività svolte; principi di governance della rete.

L’assoggettamento al gradimento del dirigente scolastico, ai fini dell’attribuzione dell’incarico di docenza, non sarà applicato ai docenti già di ruolo. Sempre, però, che questi ultimi rinuncino per sempre ad esercitare il diritto a presentare la domanda di trasferimento o di passaggio. Tale vantaggio non è previsto per i docenti che risulteranno soprannumerari al 1° settembre 2015.

È ragionevole ritenere che tale preclusione dovrà applicarsi anche ai docenti in esubero attualmente collocati nella dotazione organica provinciale (Dop). Infine, l’organico dei posti comuni e dei posti per il potenziamento dell’offerta formativa, che prenderà il nome di organico dell’autonomia, sarà determinato sulla base del fabbisogno di posti individuato da ciascuna istituzione scolastica nel piano triennale dell’offerta formativa.

Resta da vedere quale sarà il ruolo della contrattazione integrativa nella mobilità del personale docente. Il testo del disegno di legge 2994, comprensivo degli emendamenti, non prevede la cancellazione del tavolo negoziale. E fa espresso riferimento al diritto alla mobilità per i docenti già di ruolo. Sebbene prevedendo la sanzione dell’assoggettamento al sistema della chiamata diretta dagli albi territoriali. Il disegno di legge non dispone, infatti, l’abrogazione espressa della norma del decreto 165/2001 che regola la contrattazione integrativa.

Il nuovo scenario, dunque, se da una parte conserva in via transitoria il vecchio sistema, dall’altra lascerebbe intravedere la possibilità di movimenti a domanda da un ambito territoriale all’altro. Anche su base interprovinciale. Tanto più che il diritto alla mobilità dei lavoratori è previsto sia dalla Costituzione che dalla normativa comunitaria. E in questo spazio potrebbe continuare a sopravvivere la contrattazione integrativa. Sebbene fortemente ridimensionata.

#riformabuonascuola, torneremo all’abbecedario!

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, torneremo all’abbecedario!

C’era anche il celebre disegno di Pinocchio tra i cartelli della manifestazione notturna, con le pile accese, svolta a Firenze contro “l’oscurità sul mondo della scuola portata dal ddl del Governo”. Il prossimo appuntamento dei contestatori è il 4 maggio, alla vigilia dello sciopero unitario. Intanto, 32 organizzazioni hanno incontrato i parlamentari di Camera e Senato: la riforma “va modificata profondamente”.

C’era anche un disegno di Pinocchio con la scritta “Torneremo all’abbecedario” tra i cartelli esposti la sera del 28 aprile a Firenze, nel corso di una manifestazione notturna contro la riforma della scuola. Sulla scia di quanto accaduto il 23 aprile scorso, alla vigilia del primo dei tre scioperi proclamati dai sindacati, i manifestanti, alcune centinaia, hanno sfilato con delle pile accese contro “l’oscurità sul mondo della scuola portata dal ddl del Governo”.

Lo striscione principale del corteo recitava “Se pensate l’istruzione sia costosa, provate l’ignoranza”. La protesta, partito dalla stazione Leopolda si è quindi spostata sotto la sede della Regione: ad organizzarla sono stati i sindacati Cgil, Cisl, Snals e Gilda, con l’adesione di Arci, Anpi e associazioni studentesche.

“C’è rappresentata tutta la società in questo corteo – ha commentato Paola Pisano della Cgil – e questo perchè questo progetto del governo è riuscito a ricompattare le forze più diverse, unendole contro un piano che rende la scuola più povera, fragile e discriminatoria. Vorremmo che in Parlamento possa esserci su una riforma così importante una discussione seria – ha aggiunto la sindacalista – che invece non ci sarà, perchè al governo verranno come al solito consegnate deleghe in bianco per fare ciò che vuole sottraendo un tema così vitale e delicato al controllo e alla supervisione tipiche delle forme democratiche”.

Nei prossimi giorni, le contestazioni continueranno: per il 4 maggio, alla vigilia dello sciopero unitario, si stanno organizzando flash mob in diverse piazze italiane. Anche in versione notturna, visto che si presterebbe meglio a rappresentare la stato di “lutto” dei cittadini davanti ad un riforma sempre più discussa.

Sempre martedì 28 aprile, 32 organizzazioni firmatarie dell’appello “La Scuola che cambia il Paese”: nel corso della giornata, hanno incontrato i parlamentari di Camera e Senato per dire a chiare lettere che il ddl “va modificato profondamente”.

All’incontro erano presenti anche alcuni membri della VII Commissione della Camera, impegnata in queste ore nell’esame del disegno di legge, tra i quali la relatrice del ddl, Maria Coscia. “È emersa la volontà della Commissione di cambiare profondamente il disegno di legge – spiegano i firmatari, tra cui Cgil, Cisl, Uil, Forum Terzo Settore, Arci, Unione degli Studenti, Libera – la riformulazione dell’articolo 1 nella nuova versione richiama già in parte i contenuti del nostro appello”.

A dire il vero, diversi esponenti della maggioranza e del Pd non nascondono, da alcuni giorni, la disponibilità a cambiare qualche norma del ddl approvato a metà marzo dal DcM: basterà però qualche lieve modifica a calmare la piazza?

#riformabuonascuola, se salta potremo dire addio a 40mila assunzioni

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, se salta potremo dire addio a 40mila assunzioni

Simona Malpezzi (PD): il piano delle assunzioni è parte integrante del ddl e va di pari passo con l’attuazione di quello dell’autonomia, senza la quale il piano si limiterebbe alla copertura del turn over. Per intenderci, 40mila assunzioni in meno. Quindi non ci sarà alcun stralcio: le indiscrezioni che vanno verso questa soluzione sono prive di fondamento. Ma i sindacati pretendono chiarezza.

Il Governo non ha cambiato idea: non esiste alcuna ipotesi di stralcio del piano delle assunzioni dal testo del ddl di riforma #riformabuonascuola. A dichiararlo è l’on. Simona Malpezzi, appartenente al Partito Democratico e componente in Commissione Cultura alla Camera. La notizia riportata nella stessa giornata dal quotidiano La Repubblica, quindi “è destituita di ogni fondamento”, ha detto il deputato Pd.

“Il piano delle assunzioni – ha aggiunto Malpezzi – è parte integrante del disegno di legge e va di pari passo con l’attuazione di quello dell’autonomia, senza la quale il piano si limiterebbe alla copertura del turn over. Per intenderci, 40mila assunzioni in meno. Per questo, non ci sarà alcun stralcio. Ora – continua la deputata democratica – si tratta solo di proseguire e portare a termine nei tempi più brevi possibili il buon lavoro avviato in Commissione. Da questo punto di vista, noi garantiremo come sempre il massimo impegno, anche nel dialogo costante con le opposizioni”.

La democratica ha chiuso il suo intervento sottolineando che “l’approvazione dell’art.1, riformulato dal relatore, dimostra la volontà di restituire l’anima e lo spirito all’autonomia scolastica”.

Le rassicurazioni di Malpezzi, però, non dovrebbero essere ben gradite da tanti precari. Che già prima delle sue parole dicevano su Facebook: “Non ci fidiamo delle promesse, vogliamo i fatti, lo sciopero resta e sarà uno sciopero come mai si è visto nella scuola”.

Critico si è detto anche Marcello Pacifico, presidente Anief: “se si fa un decreto legge, senza fare un censimento, l’Esecutivo si assume tutta la responsabilità di tradire i precari della scuola. Le indiscrezioni della stampa di oggi, poi smentite, non possono mettere sotto ricatto il Parlamento e inibire il dibattito parlamentare. Anche perché l’autorizzazione per 150mila immissioni in ruolo già esiste ed è contenuta nella Legge di Stabilità. Il ministro Giannini dovrebbe sapere che la Scuola appartiene a 60 milioni di italiani e non alla maggioranza parlamentare di turno. Che – conclude il sindacalista – si avvia ad approvare una riforma epocale a colpi di fiducia”.

Anche per il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, in merito al piano di assunzioni “serve una decisione chiara e trasparente da parte del Governo” perché “i precari della scuola sono stati travolti da continue comunicazioni, non sempre lineari e coerenti tra loro” e “c’è ora grande disorientamento”.

 

Decreto legge per le assunzioni? Nessuna conferma, per ora

da La Tecnica della Scuola

Decreto legge per le assunzioni? Nessuna conferma, per ora

L’ipotesi viene avanzata oggi dal quotidiano Repubblica, che la dà quasi per certa.
Ma dalla Commissione Cultura arrivano segnali contrari.

Secondo una notizia pubblicata oggi 28 aprile sul quotidiano Repubblica, il premier Renzi si sarebbe deciso a disporre lo stralcio dell’articolo 8 del ddl sulla scuola (quello che riguarda le assunzioni) che potrebbe essere approvato già fra pochi giorni dal Consiglio dei Ministri.
Ma, al tempo stesso, i lavori della Commissione Cultura della Camera procedono secondo il programma già definito.
E, dalla stessa Commissione, arrivano voci che smentiscono: “Stiamo andando avanti a lavorare” ci dicono un paio di deputati.
Non ci sono dunque elementi che facciano pensare alla soluzione dello “scorporo”, ma è anche vero che, al momento di sta lavorando ancora sui primissimi articoli del provvedimento. La discussione sull’articolo 8 potrebbe arrivare forse giovedì e, a quel punto, non si può escludere che sia lo stesso Governo a proporre un emendamento sulla cancellazione dell’articolo 8 in questione. Addirittura potrebbe verificarsi il paradosso che mentre in Commissione si prende in esame l’articolo il Consiglio dei Ministri approvi il decreto. La situazione, insomma, è delicata e complessa, mentre su FB i commenti già si sprecano: “Non ci fidiamo delle promesse, vogliamo i fatti, lo sciopero resta e sarà uno sciopero come mai si è visto nella scuola”.
Le prossime ore sono dunque decisive.

E c’è anche chi è contro lo sciopero e a favore del ddl

da La Tecnica della Scuola

E c’è anche chi è contro lo sciopero e a favore del ddl

Si tratta di 4 dirigenti scolastici che hanno diffuso un documento che sta riscuotendo critiche ma anche consensi.

Il documento proposto da 4 dirigenti scolastici che operano in  4 realtà diverse e lontane (Alessandra Lucci di Ancona, Antonio Fini di La Spezia, Laura Biancato di Vicenza e Salvatore Giuliano di Brindisi) titolato #iononsciopero sta facendo molto parlare nel WEB.
I promotori assicurano che stanno raccogliendo molte firme ma le forze in campo sono decisamente sproporzionate e le prese di posizione contrarie sono davvero tante.
Va però detto che la decisione dei 4 dirigenti è da apprezzare se non altro per il coraggio che stanno dimostrando (uscire allo scoperto in questo momento per sostenere – seppure criticamente – il ddl 2994 non è davvero cosa da poco)
“Noi – scrivono i 4 dirigenti – ne difendiamo con forza l’impianto e il coraggio con il quale interviene a riformare la scuola con l’obiettivo di rinnovarla e renderla rispondente ai bisogni della società complessa. Per questo vogliamo ribadire le nostre ragioni di contrarietà allo sciopero del 5 maggio, uno sciopero demagogico, peraltro proclamato nella data di svolgimento dei test del SNV, che riteniamo strumento indispensabile per la conoscenza dello stato di salute del nostro sistema educativo e per il suo miglioramento”.
Non mancano peraltro le proposte di modifica che riguardano proprio il ruolo del dirigente e degli organi collegiali.
Le proposte sono sostanzialmente 4: affiancare il dirigente da figure di staff, una delle quali dovrebbe essere esonerata dall’insegnamento; funzione deliberativa degli organi collegiali nella definizione del Piano triennale; rivalutazione della funzione del personale Ata; valutazione del merito dei docenti affidata ad un Nucleo di Autovalutazione con il dirigente scolastico in funzione di presidente, ma salvaguardando la componente del collegio dei docenti attraverso una sua rappresentanza elettiva.

In allegato il documento completo dei 4 dirigenti.

DDL scuola: lavori fermi il giorno 29

da La Tecnica della Scuola

DDL scuola: lavori fermi il giorno 29

Nella giornata del 29 aprile la Commissione Cultura non lavora sul disegno di legge.
Ma forse lavorerà sabato e domenica. In tal caso si potrebbe arrivare ad esaminare l’articolo sulle assunzioni proprio il giorno 4. A quel punto il Governo potrebbe annunciare lo stralcio e l’approvazione di un decreto.

Quali siano davvero le intenzioni della maggioranza sul disegno di legge 2994 non si capisce molto.
Dopo la notizia diffusa da Repubblica sulla decisione di Renzi di scorporare le assunzioni dal provvedimento, nella giornata del 28 si sono susseguite prese di posizione di esponenti di spicco del PD che si sono premurati di smentire l’ipotesi.
Nella mattinata è stato addirittura il sottosegretario Davide Faraone a darne comunicazione in Commissione Cultura.
Ma i tempi sono sempre più stretti e non si capisce proprio come il Governo possa pensare di chiudere la partita in tempo utile per dare avvio alle assunzioni già entro il 31 agosto prossimo.
Intanto dal sito della Camera apprendiamo che nella giornata del 29 aprile la Commissione Cultura non si riunirà neppure; questo significa che entro fine mese si arriverà, nella migliore delle ipotesi, ad approvare i primi 5-6 articoli (ma c’è già qualche deputato che dice che può pure darsi che la Commissione si riunisca anche sabato 2 e domenica 3 maggio).
In quest’ultimo caso è anche possibile che si arrivi all’articolo 8, quello sulle assunzioni, proprio il giorno 4. Non è da escludere che proprio in quel momento il Governo annunci che le assunzioni verranno stralciate. Esattamente alla vigilia dello sciopero.
Come avrebbe detto il “divo Giulio” (Andreotti): “A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”-

Prove Invalsi rinviate al 6 maggio, la Cgil diffida il Miur

da La Tecnica della Scuola

Prove Invalsi rinviate al 6 maggio, la Cgil diffida il Miur

Il sindacato: è una misura che intende limitare la manifestazione del dissenso da parte dei lavoratori che ormai appare sempre più ampio e diffuso. Ma è improbabile che da Viale Trastevere giungano decisioni contrarie a quella presa dall’istituto di valutazione nazionale: il tema si sposta in tribunale?

Secondo la Flc-Cgil, il rinvio delle prove Invalsi nella scuola primaria si manifesta come un tentativo di depotenziare la giornata di sciopero indetta dalle maggiori sigle sindacali della scuola. “È evidente – afferma Domenico Pantaleo, segretario generale del sindacato Confederale – che il differimento delle prove Invalsi già programmate per il 5 maggio è da ricomprendersi in un tentativo di arginare l’eventuale disagio che potrebbe derivare da una forte adesione allo sciopero indetto contro il Disegno di Legge su ‘La Buona Scuola’. Uno sciopero che giunge al culmine di un lungo periodo di mobilitazione del sindacato per cambiare radicalmente le proposte del Governo sulla scuola”.

La Flc-Cgil ritiene che questa misura, peraltro disposta da un Ente che non può e non deve interferire con l’Amministrazione, vuole tentare di limitare la manifestazione del dissenso da parte dei lavoratori che ormai appare sempre più ampio e diffuso. Alla luce di tutto ciò la FLC CGIL ha inviato formale diffida al MIUR perché assuma immediate decisioni.

Cosa accadrà ora? È improbabile che l’amministrazione centrale si metta di traverso contro una sua “costola” in continua crescita, quale è l’Invalsi. La questione, quindi, diventerà quasi certamente materia di tribunale. Con gli alunni della primaria che quest’anno saranno comunque chiamati a svolgere le prove standard preparate dell’Invalsi ventiquattrore dopo la data inizialmente prevista.

Cgil, Cisl e Uil incontrano i parlamentari: avanti con le modifiche al ddl

da La Tecnica della Scuola

Cgil, Cisl e Uil incontrano i parlamentari: avanti con le modifiche al ddl

Le trentadue associazioni firmatarie dell’appello “La scuola che cambia il Paese” hanno incontrato questa mattina un gruppo di parlamentari di Camera e Senato. Erano presenti in particolare alcuni membri della Commissione Cultura della Camera che proprio in questi giorni sta lavorando sul disegno di legge 2994.
In un comunicato congiunto le 32 associazioni, di cui fanno parte anche Flc-Cgil, Cisl-Scuola e Uil-Scuola, sottolineano che nel corso dell’incontro è emersa chiaramente la volontà della Commissione Cultura di modificare la legge.
“La riformulazione dell’articolo 1 – sostengono sindacati e associazioni – nella nuova versione richiama già in parte i contenuti dell’appello”.
A questo punto, secondo le associazioni è necessario “cancellare e riscrivere quanto previsto dal ddl sulla dirigenza scolastica che è in contrasto con la funzione cooperativa e partecipativa delle autonomie scolastiche”.
“A questo proposito – conclude il comunicato – le associazioni chiedono alla Commissione, e al Parlamento tutto, di proseguire in quest’opera di profonda revisione del testo, in coerenza con gli obiettivi ormai fissati dall’articolo 1 e aprendosi al dialogo e al confronto con i soggetti che rappresentano il mondo della scuola, senza la cui partecipazione attiva non si potrà realizzare alcuna autentica riforma”.
Il comunicato non fa che accentuare le contraddizioni su cui si basa la protesta del 5 maggio: mentre il mondo della scuola chiede il ritiro del ddl e sciopera proprio con questo intento e per raggiungere questo obiettivo, i sindacati che hanno proclamato lo sciopero (ad esclusione dei Cobas) chiedono invece che il Parlamento modifichi il progetto di legge del Governo.
Molto probabilmente la contraddizione non influenzerà più di tanto l’adesione allo sciopero, ma è altrettanto probabile che dal giorno successivo inizieranno i contrasti e le divisioni.

“Rimandare al 2016 la mobilità straordinaria dei docenti? Sarebbe una presa in giro”

da La Tecnica della Scuola

“Rimandare al 2016 la mobilità straordinaria dei docenti? Sarebbe una presa in giro”

Lo dice Mario Pittoni (Lega Nord): come fa il Pd a riconoscere la correttezza della richiesta, ma poi rimandarla al 2016/17 per scarsità di tempo? Eppure non si porta via nulla a nessuno: il posto occupato da un prof di ruolo verrebbe liberato col trasferimento e usato per i neo-assunti.

Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord, torna sulla necessità di cambiare le norme sulla mobilità con effetto immediato: “nella nuova situazione, avvicinare gli insegnanti al luogo d’origine non può che avere ricadute positive su efficienza e costi del servizio”, sostiene l’esponente del Carroccio.

Che quindi non accetta l’ipotesi presentata dal Partito Democratico di rimandare al 2016 le modifiche all’impianto dei trasferimenti del personale. “Come fa il Pd – dice Pittoni – da una parte a riconoscere la correttezza della richiesta degli insegnanti di ruolo di un piano straordinario di mobilità prima che le nuove assunzioni ingessino il sistema per almeno tre anni, e dall’altra a rimandarlo al 2016/17 per scarsità di tempo? E’ l’ennesima presa in giro”.

Il leghista non ha dubbi: “i nostri emendamenti al ddl Buona scuola a favore di un piano straordinario di mobilità prima delle immissioni in ruolo, vanno quindi assolutamente presi in considerazione. Non si porta via nulla a nessuno. Il posto attualmente occupato da un docente di ruolo verrebbe liberato con il trasferimento e usato per le nuove immissioni”.

La richiesta di Pittoni e della Lega è chiara. Di sicuro, però, i tempi stringono: adottarla già dal prossimo anno scolastica comporterebbe infatti accoglierla ed applicarla al massimo entro qualche settimana.

Finalmente in salvo i “quota 96” della scuola?

da La Tecnica della Scuola

Finalmente in salvo i “quota 96” della scuola?

Così parrebbe leggendo il testo del nuovo DDL Pensioni depositato alla Camera. Prevista anche la settima salvaguardia per altre categorie di “esodati” e il riesame delle pensioni anticipate già liquidate con penalizzazioni

Novità in arrivo sul fronte pensioni. È stato, infatti, depositato alla Camera il DDL 2958 concernente “Modifiche all’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e all’articolo 1, comma 113, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, in materia di accesso al pensionamento e di decorrenza delle prestazioni pensionistiche”.

“È opinione comune di quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento – si legge nel testo del Disegno di Legge – che la manovra sulle pensioni ha bisogno di essere modificata con un intervento strutturale. In attesa dell’intervento strutturale si deve comunque intervenire per proseguire il percorso di salvaguardia dei soggetti interessati che […] l’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) ha stimato in cifra 49.000 soggetti, suddivisi nelle varie categorie oggetto di salvaguardie precedenti

e che meriterebbero di essere oggetto di ulteriori provvedimenti”.

Il riferimento è, in particolare, ai cosiddetti “esodati” e all’annosa questione dei “quota 96” del comparto Scuola. Ma il DDL prevede anche alcuni interventi che interessano coloro che sono andati in pensione prima dei 62 anni con le penalizzazioni previste dalla Legge Fornero.

“Con la presente proposta di legge si intende quindi proseguire il percorso di salvaguardia finora praticato con diversi provvedimenti legislativi, con l’obiettivo di ridurre il danno della manovra Fornero,

in particolare per lavoratori prossimi al pensionamento con i previgenti requisiti o che avevano firmato accordi di esodo o di mobilità, licenziati, autorizzati alla prosecuzione volontaria o in congedo per assistenza di familiari disabili, entro il mese di dicembre 2011”.

Per quanto riguarda nello specifico i “quota 96” della Scuola, l’art. 1, comma 1 del DDL prevede che “all’articolo 24, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 14:

1) all’alinea, dopo le parole: «ad applicarsi» sono inserite le seguenti: «al personale della scuola che ha maturato i requisiti entro l’anno scolastico 2011/2012, ai sensi dell’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni»”.

In sostanza, il DDL ripropone la modifica che pone fine all’annosa vicenda del personale della scuola e i soggetti interessati non dovranno più sottostare ai parametri della Riforma del 2011, ma potranno andare immediatamente in pensione con i vecchi requisiti.

Per quanto riguarda il costo di questa sanatoria, “è difficile prevedere l’onere rispetto alla quantificazione di 4.000 soggetti interessati rilevata nel 2012 perché va valutato quanti siano andati in pensione a settembre 2013 o 2014 e sembra che circa 1.000 insegnanti abbiano potuto essere inseriti nella IV e nella VI salvaguardia per aver assistito familiari disabili nel 2011”.

Il DDL prevede anche un ulteriore provvedimento di salvaguardia (la cd settima salvaguardia) per le varie tipologie di soggetti, che riguarda nello specifico i lavoratori in mobilità superando il limite della

cessazione del rapporto di lavoro fissata al 30 settembre 2012, e tutte le altre tipologie previste da precedenti salvaguardie, per le quali viene spostata di un ulteriore anno la data entro la quale si deve raggiungere la maturazione del trattamento pensionistico (6 gennaio 2017).

Infine, con l’articolo 3 si prevede il riesame delle pensioni già liquidate, ma con penalizzazioni, perché il titolare ha un’età anagrafica inferiore a 62 anni, visto che la legge di stabilità ha previsto l’eliminazione

delle penalizzazioni per le pensioni di anzianità anticipata solo con decorrenza dal 2015.

Per quanto concerne il superamento delle penalizzazioni ante 1 ° gennaio 2015, l’onere – secondo quanto si legge nel testo del DDL – “è particolarmente risibile”.

Autovalutazione d’istituto: presentazione Piattaforma web

da La Tecnica della Scuola

Autovalutazione d’istituto: presentazione Piattaforma web

 

Domani, mercoledì 29 aprile, il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Stefania Giannini e il ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti presenteranno al Miur la Piattaforma web che le scuole italiane utilizzeranno nei prossimi mesi per produrre il loro primo Rapporto di autovalutazione da diffondere a luglio.

Uno strumento pensato per supportare il miglioramento del sistema di istruzione. La Piattaforma, grazie anche alla collaborazione fra i due Ministeri, offrirà alle scuole un ampio set di dati su cui lavorare, fra cui quelli relativi agli esiti dei diplomati nel mercato nel lavoro.

Lo strumento sarà presentato presso la Sala della Comunicazione del Ministero, in viale Trastevere 76/A, a partire dalle ore 10.30 (in allegato il programma). Oltre ai due Ministri interverranno Carmela Palumbo, Direttore Generale per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale, Annamaria Ajello, Presidente dell’INVALSI (l’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione), Gianna Barbieri, Dirigente Generale del Miur, Damiano Previtali, Dirigente Scolastico e componente del nucleo start up del Sistema nazionale di valutazione. A coordinare gli interventi sarà Elena Ugolini, Consigliere del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Il lancio della Piattaforma avverrà alla presenza dei rappresentanti degli Uffici Scolastici Regionali che supporteranno le scuole nella produzione del loro primo Rapporto di autovalutazione.