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Borse per studenti e stage: caccia a 12mila offerte

da Il Sole 24 Ore

Borse per studenti e stage: caccia a 12mila offerte

di Maria Adele Cerizza

Dodicimila programmi di sostegno che coprono un ampio range di spese: da quelle quotidiane di vitto e alloggio, alle tasse di iscrizione ai corsi, ai tirocini, fino alle spese necessarie a trascorrere semestri di studio all’estero, oltre a corsi di lingue e oneri relativi a progetti scientifici.

Nuovo portale

Sono disponibili sul portale «European funding guide» dell’Unione europea che è stato recentemente “ripensato” in funzione delle molteplici esigenze degli studenti residenti nei Paesi comunitari che necessitano di accedere a informazioni complete e puntuali per poter rintracciare fondi pubblici per finanziare la propria istruzione.

Il restyling è stato realizzato dall’organizzazione senza scopo di lucro tedesca «ItS Initiative für transparente Studienförderung» (Iniziativa per la trasparenza dei finanziamenti allo studio), con il cofinanziamento del Programma d’azione nel campo dell’apprendimento permanente (Lifelong learning program) 2007-2013 della Commissione europea.

La Ong tedesca aveva originariamente realizzato una piattaforma che dava informazioni limitatamente alle possibilità rivolte agli studenti della Germania (www.myStipendium.de).

In seguito al grande successo che il portale “ myStipendium” ha ottenuto in Germania, la Ong tedesca ha lanciato – grazie appunto al finanziamento di Bruxelles– una versione europea del sito, che funziona seguendo la stessa logica.

Ricerca personalizzata

Il portale funziona basandosi su un algoritmo di ricerca che mostra solo borse di studio, sussidi, riconoscimenti e premi realmente corrispondenti al profilo individuale dello studente.

È necessaria l’iscrizione e la compilazione di un questionario, sulla base del quale il sito segnala le borse di studio, i prestiti d’onore e le sovvenzioni d’interesse, spiegando come fare per accedere alle facilitazioni.

Un budget da 27 miliardi

Il portale comprende informazioni aggiornate riguardanti, come detto, più di 12mila borse di studio, sussidi, riconoscimenti e premi per un valore complessivo di 27 miliardi di euro.

E tremila tra queste forme di aiuto finanziario sono destinate nello specifico a studenti italiani.

Ad accesso totalmente gratuito, la piattaforma può essere usata da studenti di primo livello, laurea magistrale o dottorato.

Sul sito, la Commissione europea sfata alcuni falsi miti: ad esempio, non è vero che borse di studio, sussidi e prestiti sono attribuiti in base ai risultati accademici e/o alla situazione finanziaria, ma «c’è un’ampia varietà di criteri di selezione. Questi spaziano dall’occupazione dei genitori alla città di origine».

In Italia esistono più di cinquemila programmi di sovvenzione e più di 25 criteri di selezione in base ai quali attribuire i finanziamenti disponibili.

Non è vero nemmeno che troppe persone presentano richiesta per le borse di studio. Secondo la Ue «più del 90% degli studenti non presenta mai richiesta per alcun tipo di borsa di studio».

Per iniziare la ricerca della giusta opportunità visitare il portale European Funding Guide collegandosi al seguente link: www.european-funding-guide.eu.

Trova il sostegno all’istruzione con un clic: dalla Commissione Ue una nuova guida on line

da Il Sole 24 Ore

Trova il sostegno all’istruzione con un clic: dalla Commissione Ue una nuova guida on line

di Alessia Tripodi

European Funding Guide, la bussola per orientarsi tra oltre 12 mila programmi di finanziamenti

Una piattaforma Ue che aiuta gli studenti a trovare i finanziamenti più adatti al proprio percorso di istruzione. Una vera e propria «bussola» che, grazie a un algoritmo di ricerca, guida i giovani tra gli oltre 12mila programmi di sostegno (3mila dei quali rivolti agli italiani) e i quasi 27 miliardi di fondi disponibili in Europa, selezionando solamente le opportunità più adatte al profilo e alle competenze di ogni studente.  Si chiama European Funding Guide ed è lo strumento lanciato dalla onlus tedesca «ItS Initiative für transparente Studienförderung» (Iniziativa per la trasparenza dei finanziamenti allo studio), con il cofinanziamento della Commissione Europea.

Borse di studio con un clic
Il portale è totalmente gratuito e offre informazioni su borse di studio, prestiti d’onore e sussidi per le spese di vitto e alloggio per periodi di studio sia nel proprio paese che all’estero, per tirocini, tasse di iscrizione, corsi di lingue e progetti di ricerca scientifica.
Per iscriversi è necessario compilare un questionario sulla base del quale il sito segnalerà poi le opportunità più interessanti , fornendo anche tutte le informazioni operative per l’accesso ai finanziamenti.
Il sito offre anche una serie di vademecum per sfatare i «falsi miti» sui finanziamenti Ue per gli studenti, primo fra tutti quello secondo il quale le borse di studio sono assegnate solamente in base al merito e al bisogno, o la convinzione che l’iter burocratico per ottenere un sussidio sia lungo e difficile. O ancora, che l’altissimo numero di domande per le borse diminuisca le possibilità di accedere ai fondi: al contrario, secondo la guida, quasi due terzi degli studenti dell’Ue non presenta mai alcuna richiesta di sussidio durante la sua carriera.

Classi pollaio, oltre 300 fuori legge «Così diventa difficile insegnare»

da Corriere della sera

Classi pollaio, oltre 300 fuori legge «Così diventa difficile insegnare»

In aula anche trenta ragazzi e tanti stranieri. A rischio sicurezza e qualità. Tuttoscuola «Lo Stato fissi criteri, adesso ci sono due norme con indicazioni contrastanti»

«Mai più classi pollaio», è anche uno dei punti fondamentali della Buona Scuola del governo Renzi, le cose dovrebbero cambiare in meglio con le nuove regole, con le assunzioni di tanti precari e anche con l’impegno preso sull’edilizia scolastica. Intanto c’è chi ha scattato la fotografia dell’esistente. A Milano le classi fuori dai parametri, se si considerano quelli fissati dal ministero dell’Istruzione e quelli, più rigidi, della normativa sulla sicurezza, sono più di trecento. E sono quasi tutte, otto su dieci, nelle scuole superiori.

Fare scuola in classi che superano anche il numero trenta è impegnativo per chi insegna e per chi deve imparare, soprattutto in istituti, come tanti in città, dove le classi sono multietniche. «Nel gruppo degli stranieri c’è chi è nato qui e ha frequentato le nostre scuole sin dall’asilo ma c’è anche chi è appena arrivato e avrebbe bisogno di essere seguito», è la premessa condivisa di insegnanti e presidi, che continuano, anche a Milano, a fare i conti con le classi pollaio.

«Fuorilegge» sui numeri sono il 5,5 per cento delle classi di istituti cittadini: 326, di cui 273 sono superiori. La buona notizia almeno è che in città e nella regione (la percentuale in Lombardia è del 5,8%) la situazione è meno critica rispetto al resto del Paese, dove la classi fuori parametro sono più di 23 mila, il 6,4%.
Così risulta dall’indagine sul sovraffollamento nelle istituti statali appena pubblicata dalla rivista Tuttoscuola e la naturale conclusione dell’osservatorio è che «occorre un intervento correttivo che, anche gradualmente, consenta di ridurre il numero massimo di alunni per classe».

Il tema è doppio. Qualità e sicurezza. «L’insegnante ha difficoltà a condurre la classe e a personalizzare l’intervento educativo, difficile rispondere alla esigenze dei singoli in quelle che chiamiamo classi pollaio», dice Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola. E sulla sicurezza aggiunge: «Lo Stato dovrebbe fissare i criteri. Adesso c’è una norma, del ‘92 (del ministero degli Interni, sulla prevenzione incendi) che fissa un numero massimo di 25 studenti per aula mentre un’altra del 2009 (del ministero dell’Istruzione) dice che si può arrivare anche a trenta. La Buona Scuola adesso prevede che il preside possa decidere di ridurre il numero di alunni per classe. È un passo avanti, ma non basta». I presidi, che chiuse le iscrizioni a metà febbraio, cominciano a lavorare sulla formazione delle classi per il prossimo anno hanno ancora davanti i numeri noti: non più di 29 bambini nelle sezioni della scuola dell’infanzia, 27 alle elementari, 28 alle medie e 30 alle superiori. Si scende soltanto se ci sono alunni disabili. Sono i parametri fissati nel 2009 dal Miur. Poi c’è l’altra regola, quella relativa alla prevenzione incendi e l’indicazione è massimo 25 alunni per classe più l’insegnante.

«Nessun preside si assume volentieri la responsabilità di avere classi stra-numerose, anche soltanto per la sicurezza. Lo vediamo quando ci sono le prove di evacuazione, fare uscire da una classe più di venticinque persone è complicato – dice Agostino Miele, presidente dell’associazione presidi e dirigente all’istituto tecnico Gentileschi -. Poi far lezione in classi da trenta è dura per tutti, per il rumore, per l’attenzione. È difficile seguire i ragazzi, verificarne la preparazione e non lasciare indietro i più deboli, e gli stranieri appena inseriti».

Il dato sul sovraffollamento, dicono i presidi, andrebbe incrociato in una città come Milano con quello sugli alunni stranieri che qui e in tutta la regione sono più numerosi rispetto alla media italiana: il 14 per cento negli istituti della Lombardia, contro il 9 per cento in Italia.

Istruzione, la spesa pubblica scenderà per i prossimi 15 anni

da Corriere della sera

Istruzione, la spesa pubblica scenderà per i prossimi 15 anni

Lo dice il Documento di programmazione economica e finanziaria

Valentina Santarpia

La spesa pubblica per istruzione continuerà a scendere per i prossimi quindici anni: lo dice il Def, il Documento di programmazione economica e finanziaria approvato venerdì sera dal Consiglio dei ministri. Secondo le previsioni del ministero dell’Economia, la previsione della spesa per istruzione in rapporto al Pil (prodotto interno lordo) presenta una sostanziale stabilità fino al 2016, ma solo perché i tagli («le misure di contenimento della spesa per il personale previste dalla normativa vigente») trovano compensazione nelle risorse stanziate dalla Legge di Stabilità per la riforma Renzi. Ma negli anni successivi le cose cambieranno: la spesa «mostra un andamento gradualmente decrescente che si protrae per circa un quindicennio».

L’inversione di rotta (tra 20 anni)

E prima di vedere un’inversione di rotta passerà del tempo, almeno stando alle previsioni del Def: la spesa pubblica per istruzione, che partiva dal 3,9% del Pil del 2010, passerà dal 3,7% del 2015 al 3,5% del 2020, al 3,4% del 2025, al 3,3% del 2030 e del 2035. Poi ricomincerà leggermente a salire, fino al 3,5% del 2060. Ma in realtà a partire dal 2020 la riduzione è «trainata dal calo degli studenti indotto dalle dinamiche demografiche», quindi significa che sostanzialmente ci saranno sempre meno studenti nelle aule e la spesa calerà.

Ultima in Europa

Secondo l’Istat, l’Italia è il Paese che spende meno in istruzione rispetto agli altri Stati europei membri in rapporto al proprio Pil. Secondo l’annuario italiano pubblicato a gennaio scorso, l’Italia ha speso nel 2014 complessivamente (quindi considerando non solo le spese dirette ma anche quelle indirette, come i sussidi alle famiglie) il 4,6% del Pil, molto meno che nel resto d’Europa. Dalla Danimarca (che guida la classifica con il 7,9%) al Regno Unito, dalla Francia al Belgio, dall’Olanda alla Svezia e alla Finlandia, la spesa si attesta sopra il 6%. Anche Portogallo e Spagna fanno meglio, con il 5,5%.

Ddl Scuola arriva in Parlamento. Ora è corsa contro il tempo

da Corriere della sera

Ddl Scuola arriva in Parlamento. Ora è corsa contro il tempo

Emendamenti fino al 18 aprile. Giannini: il provvedimento sarà licenziato entro fine maggio. Ma si fa strada l’ipotesi di un decreto ad hoc solo per le assunzioni

Claudia Voltattorni

La ministra Stefania Giannini è sicura che «realisticamente» la Buona Scuola sarà licenziata dal Parlamento «tra metà e fine maggio». Ma quella del disegno di legge di riforma del sistema scolastico italiano è una corsa contro il tempo, visto che i tempi medi di approvazione di un Ddl sono più che doppi: circa 4 mesi fra Camera e Senato. Dopo quasi un mese dalla sua approvazione da parte del Consiglio dei ministri, il ddl ha cominciato a muovere i primi passi parlamentari solo venerdì scorso quando sono finalmente partite le prime audizioni informali con i protagonisti del mondo della scuola ascoltati dalle Commissioni cultura e Istruzione di Camera e Senato. Finora sono stati ascoltati – anche dalla ministra Giannini – insegnanti, sindacati, fondazioni, associazioni.

Emendamenti e discussione in Parlamento

L’ufficio di presidenza della VII commissione a Montecitorio ha annunciato che la discussione generale del testo sulla Buona Scuola comincerà martedì 14. È stato scelto anche il nome del relatore del provvedimento: Maria Coscia, deputata Pd. La scadenza per la presentazione degli emendamenti è stata fissata per sabato 18 aprile, termine che però «potrà essere riconsiderato». Preoccupati che i tempi parlamentari vadano troppo a rilento, sia Sel sia il M5S sia Forza Italia chiedono lo spacchettamento del ddl con un decreto del governo ad hoc almeno per le assunzioni delle migliaia di insegnanti precari da anni in attesa. La Buona Scuola prevede la stabilizzazione di 100.701 di loro. Simone Valente del M5S fa sapere che «presenteremo, in sede referente, la richiesta formale di stralcio per la parte del ddl sulla scuola che riguarda le assunzioni». Già nei giorni scorsi, il M5S aveva scritto una lettera al premier Renzi e alla ministra Giannini per chiedere due provvedimenti normativi distinti sulla Buona Scuola: uno sulle assunzioni, l’altro su tutto il resto.

«Ddl scelta saggia»

Ma la Giannini ha risposto: «Non vedo la necessità di pensare in questo momento a questi strumenti. Il disegno di legge è stata una scelta molto precisa e secondo me molto saggia perché ha consegnato al Parlamento 24 articoli in cui c’è un merito da discutere, in cui ci sono proposte che nell’insieme costituiscono uno strumento organico e fortemente innovativo per la scuola italiana. I tempi sono come sapete in perfetto rispetto del calendario che le commissioni si sono assegnate; noi dal nostro canto come macchina organizzativa Miur, pur nella consapevolezza dell’enorme complessità per essere pronti ai primi di settembre – ha concluso la ministra – stiamo lavorando e quindi abbiamo ancora tutto il tempo necessario che il Parlamento vorrà prendersi». Il ministro si è detta fiduciosa che «realisticamente tra metà e fine maggio il provvedimento sulla Buona Scuola sarà licenziato». Tra le file dell’opposizione e anche tra gli addetti al lavoro non serpeggia, però, lo stesso ottimismo.

L’appello dei 27

Crescono anche le critiche nel merito delle misure previste dalla riforma: 27 associazioni hanno lanciato un appello al Parlamento per chiedere di cambiare il ddl: «È necessario aprire un ampio confronto per delineare una visione generale, il più possibile condivisa, sul ruolo della scuola nella società della conoscenza».
I promotori dell’appello (Agenquadri, Aimc, Arci, Auser, Cgd, Cgil, Cidi, Cisl, Cisl scuola, Edaforum, Fnism, Flc Cgil, Irsef-Irfed, Legambiente, Legambiente Scuola e Formazione, Link -Coordinamento Universitario, Mce, Movimento Studenti di Azione Cattolica, Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica, Proteo Fare Sapere, Rete della Conoscenza, Rete degli Studenti Medi, Rete29Aprile, Uciim, Udu, Unione degli Studenti, Uil, Uil Scuola) hanno presentato anche 5 proposte: lotta alla dispersione scolastica e diritto allo studio per tutti e innalzamento dei livelli di istruzione e competenza, anche per la popolazione adulta; più autonomia scolastica ma con decentramento dei livelli decisionali e partecipazione di tutte le componenti della scuola; revisione dei poteri del dirigente scolastico; più finanziamenti pubblici per la scuola; alternanza scuola-lavoro per tutti i percorsi scolastici con competenze certificate. Bocciate poi le deleghe al governo, perché «riguardano temi troppo importanti per non essere affrontati in aula».

Lo sciopero

Giovedì 10 è partito lo «sciopero bianco» promosso fino al 18 aprile dai sindacati Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals: stop alle attività non obbligatorie per docenti, personale educativo e Ata. L’Ugl ha fatto sapere che dalla seconda decade del mese convoca assemblee e organizza sit-in in tutta Italia per chiedere al governo un’inversione di rotta su una riforma giudicata «miope e dannosa». L’Unicobas ha invece annunciato uno sciopero con una manifestazione a Roma per il 24 aprile. La protesta, spiega il sindacato in una nota firmata anche da Anief e Usb, è contro «il piano Renzi che significa docenti e Ata tappa-buchi a vita, potere assoluto al dirigente-padrone, organici territoriali senza titolarità».

I nuovi prof? Tre su dieci verranno usati solo come «tappabuchi»

da Corriere della sera

I nuovi prof? Tre su dieci verranno usati solo come «tappabuchi»

Fra i 100 mila neo assunti ci sono circa 20-30 mila docenti con abilitazioni inutili per la scuola, mentre per le materie che servono bisognerà ricorrere ancora ai supplenti

Di seguito pubblichiamo un estratto dal testo presentato dalla Fondazione Agnelli alle commissioni di Camera e Senato riunite per le audizioni degli «addetti ai lavori» (sindacati, insegnanti, dirigenti scolastici…) sul Ddl di riforma della scuola.

La scuola italiana non può più permettersi di assumere insegnanti senza preoccuparsi di costruirne, affinarne e verificarne periodicamente le qualità professionali e personali, limitandosi a scorrere lunghe code di precari sulla base di un criterio di anzianità. Deve, invece, acquisire la capacità di attrarre alla professione docente i migliori laureati nelle varie discipline, ridandole un prestigio sociale che sta perdendo, attraverso formazione adeguata, selezione severa, riconoscimenti retributivi e di carriera. La disposizione, contenuta nel disegno di legge (art. 8), che porterebbe ad assumere quasi 100.000 docenti provenienti dalla GAE, non va affatto in questa direzione. La misura soffre, a nostro avviso, di almeno quattro gravi difetti:

1) in primo luogo, è l’esempio lampante della logica rovesciata a cui si accennava: anziché definire le competenze che si vogliono sviluppare nei diversi livelli della scuola e selezionare i docenti di conseguenza, si modifica l’offerta formativa in funzione delle classi di concorso maggiormente presenti nelle GAE e perciò da smaltire (diritto ed economia, musica, storia dell’arte, ecc.). È evidente che in questo modo si risolve un problema occupazionale, sicuramente grave, ma non necessariamente si migliora la scuola;

2) in secondo luogo, non tiene conto che delle competenze, soprattutto didattiche, di chi è presente nelle GAE sappiamo assai poco e quel che sappiamo non è del tutto rassicurante. Negli anni, infatti, vi sono confluiti insegnanti formati e selezionati attraverso percorsi assai eterogenei e, dunque, di qualità indecifrabile. Non più della metà degli iscritti alle GAE ha conseguito l’abilitazione con le SSIS o con la laurea in Scienza della Formazione Primaria, che danno maggiori garanzie sulla qualità della formazione, a differenza dello stillicidio di corsi-concorsi riservati. Inoltre, come si dirà meglio dopo, molti iscritti alle GAE non hanno potuto nemmeno essere messi alla prova, perché negli ultimi anni non hanno insegnato o lo hanno fatto sporadicamente, quanto meno nella scuola statale;

3) in terzo luogo, potrebbe creare ingiustificate disparità nei confronti di altre categorie di precari; ad esempio, quelli delle graduatorie di istituto, in particolare, gli abilitati di II fascia. Sono, infatti, le stesse statistiche del MIUR a dirci che, negli ultimi anni, oltre la metà delle supplenze annuali (al 31 agosto a fino al termine delle attività didattiche) è stata assegnata ai precari delle graduatorie d’istituto, che hanno così permesso alle istituzioni scolastiche di completare la propria offerta. Perché si è dovuto ricorrere a questi ultimi? Perché esiste un forte mismatch che già negli anni passati ha reso non pienamente e utilmente impiegabili i precari delle GAE.
Come la Fondazione Agnelli ha spesso segnalato in interventi pubblici: “Il mismatch tra domanda (fabbisogno di docenti determinato dall’articolazione dei curricoli/programmi) e offerta (competenze didattico-disciplinari desumibili dalle classi di concorso degli iscritti alle GAE) è davvero molto pronunciato […]. A preoccupare sono due squilibri […]: quelli determinati dall’insufficienza di docenti in aree di insegnamento che da tempo vedono numerose graduatorie provinciali esaurite – come le scienze matematiche e naturali della secondaria di I grado, soprattutto al Nord – e le cui supplenze annuali sono sempre più spesso assegnate a docenti non inclusi nelle GAE; e quelli determinati da una sovrabbondanza di docenti iscritti nelle GAE, come nel caso degli oltre 50mila iscritti della classe AAAA (classe di concorso unica della scuola dell’infanzia), a fronte di un organico di diritto che ammonta complessivamente a meno di 82mila posti. A complicare le cose vi è un secondo mismatch, di tipo territoriale: come è noto, mentre la demografia studentesca sta progressivamente dilatando il numero di cattedre al Centro-Nord e comprimendo quelle al Sud, gli iscritti alle GAE sono in maggioranza residenti nelle regioni meridionali”.
In altre parole, gli estensori della Buona Scuola non hanno compreso che la distribuzione delle GAE per classi di concorso e per territorio da anni male si coniuga con l’effettiva domanda formativa nelle diverse aree del Paese.
(…) Si può, infatti, prevedere che molti dei neoassunti delle GAE (potrebbero essere anche 20-30mila, gli stessi che già negli anni passati non ottenevano incarichi di supplenza annuale) non andranno a occupare insegnamenti scoperti, perché le loro abilitazioni, i loro titoli per l’insegnamento o il luogo in cui sono iscritti alle graduatorie lo impediranno; dovranno, perciò, essere giocoforza impiegati sui nuovi posti di “potenziamento dell’offerta formativa” dell’organico dell’autonomia, mentre molte cattedre dovranno continuare a essere assegnate – come già nel recente passato – a supplenti annuali presi dalle graduatorie d’istituto. Con buona pace dell’obiettivo dichiarato dalla Buona Scuola di farla finita una volta per tutte con la “supplentite”; obiettivo che potrà essere conseguito solo in parte e solo in relazione alle supplenze brevi e temporanee, a cui provvederanno gli insegnanti aggiuntivi dell’organico dell’autonomia;

4) da ultimo, ponendosi come unico obiettivo di “assumere le GAE”, vizia fin dall’origine un’idea che – sebbene non inedita – ha un ruolo rilevante nel disegno di legge ed è sulla carta certamente buona: quella, appunto, dell’organico dell’autonomia.
(…) L’organico dell’autonomia previsto dal disegno di legge non sembra, infatti, avere quei caratteri di flessibilità e di funzionalità all’offerta formativa che, invece, per sua natura richiede. Lo suggerisce la rigida separazione fra le sue tre componenti costitutive: posti comuni, posti di sostegno e gli inediti posti di “potenziamento dell’offerta formativa” (art. 6, comma 1), dove finirebbero tutti quei neoassunti che per il fatto di appartenere a una classe di concorso “sbagliata” non hanno trovato collocazione nelle due altre precedenti e preesistenti tipologie. Ma considerare i posti per il potenziamento dell’offerta formativa come il luogo deputato a parcheggiare insegnanti a cui non si riesce a dare una cattedra e che servirebbero in prevalenza come “tappabuchi”, per coprire in buona sostanza le supplenze brevi e poco altro, è davvero una visione riduttiva e mortificante della buona idea dell’organico dell’autonomia. Lo conferma anche l’art. 8, comma 7, che sorprendentemente recita “i posti per il potenziamento dell’offerta formativa che rimangono vacanti all’esito del piano assunzionale sono soppressi”. Ma non dovevano servire a garantire l’offerta formativa prevista dalla scuola stessa? Ma se non servono a sistemare le GAE, allora li eliminiamo.
Alla luce di queste considerazioni, la Fondazione Agnelli non ritiene condivisibile la proposta di assumere dal 1 settembre i docenti delle GAE, senza averne verificato preliminarmente la qualità. Come si diceva, degli iscritti alle graduatorie poco sappiamo, al di là dell’anzianità di servizio: ignoriamo, in particolare, se siano docenti preparati e motivati, con le competenze che servono alla suola dei prossimi decenni. A nostro avviso, l’immissione in ruolo non può avvenire senza una preliminare verifica delle capacità e competenze – disciplinari e didattiche – dei candidati.
Occorre dunque selezionare all’interno delle GAE coloro che hanno insegnato con relativa continuità negli ultimi anni e siano disponibili a una verifica delle competenze. Come dovrebbe avvenire questa selezione? Riteniamo che l’inasprimento dei criteri dell’anno di prova – previsto dal disegno di legge – sia insufficiente: se si trattasse di una semplice verifica di adempimenti formali non consentirebbe individuare ed escludere quanti non possiedano capacità adeguate; se, invece, fosse un vaglio sostanziale da parte del dirigente scolastico, si esporrebbe alla critica di non garantire criteri omogenei a livello nazionale, generando possibili situazioni di arbitrio. Per quanto di difficile definizione normativa, la soluzione più efficace sarebbe, a nostro avviso, un’assunzione degli iscritti alle GAE condizionata a un’apposita prova concorsuale, che metta al vaglio appunto le capacità di insegnamento di questi docenti, molti dei quali in questi anni hanno insegnato poco o nulla. Gli esclusi dovrebbero eventualmente essere risarciti per aver suscitato in loro aspettative di assunzione.
Immettere in ruolo quasi 100.000 iscritti alle GAE senza alcun forma di verifica a priori sarebbe anche iniquo, oltre che inefficace: alla luce dell’evoluzione della popolazione scolastica italiana, oltre che dei vincoli di finanza pubblica, la massiccia immissione in ruolo quest’anno limiterebbe inevitabilmente le assunzioni nei prossimi decenni, rallentando l’ingresso nella professione a giovani neolaureati o iscritti alle graduatorie di istituto – spesso meglio formati, più motivati e, come abbiamo visto, dotati di competenze più in sintonia con i bisogni della scuola. Siamo consapevoli che docenti delle GAE abbiano coltivato per molti anni -non certo per loro responsabilità – un’aspettativa giuridicamente fondata di essere assunti a titolo indeterminato. Nondimeno, la società italiana si aspetta da questa riforma di poter contare per i prossimi trent’anni su quanto di meglio il paese possa offrire in termini di docenza. A nostro avviso, la seconda esigenza deve prevalere sulla prima: il Parlamento dovrebbe quindi ridisegnare i criteri di assunzione degli iscritti alla graduatorie ad esaurimento

Non più bulli e cyberbulli. Per una scuola attiva e accogliente

Non più bulli e cyberbulli,
nelle aule arrivano le nuove Linee guida

Parlare a tutti gli attori coinvolti: docenti, famiglie e, soprattutto, studenti. E’ l’obiettivo delle nuove Linee di orientamento per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Il documento – realizzato da un gruppo di esperti del Miur– è stato presentato nella Sala Zuccari del Senato della Repubblica dal Ministro Stefania Giannini ed è stato inviato a tutte le scuole italiane. Le linee di orientamento “Non sono una pillola che cura nell’immediato, né una bacchetta magica – ha sostenuto il Ministro Stefania Giannini – ma uno strumento con risorse, due milioni di euro, che permetterà di fare passi avanti”. Alla stesura del testo hanno collaborato circa 30 Enti e Associazioni aderenti all’Advistory Board dell’iniziativa Safer Internet Centre, coordinata dal MIUR (www.generazioniconnesse.it).

Le linee guida prevedono, tra le altre cose, una “riorganizzazione della governance” con il “trasferimento delle funzioni oggi in capo agli Osservatori regionali ai Centri territoriali di supporto” che diventeranno – come ha spiegato lo stesso Ministro Giannini – la “casa” in cui potranno confluire tutte le organizzazioni impiegate nel contrasto del fenomeno. Le scuole, inoltre, saranno chiamate a realizzare interventi mirati alla prevenzione del bullismo e del cyberbullismo, ad offrire lezioni di web sicuro all’interno di specifici moduli didattici da inserire nel piano dell’offerta formativa e ad aggiornare il regolamento scolastico con una sezione dedicata all’uso degli smartphone e dei pc. Tra le azioni che saranno messe in campo anche la formazione degli insegnanti con approfondimenti sia sul piano psico-pedagogico e sia sulle nuove tecnologie.

Il ddl #LaBuonaScuola, inoltre, all’articolo 2, comma 3, prevede che l’organico dell’autonomia sia utilizzato anche per lo “sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo al pensiero computazionale, all’utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media”. Mentre il Piano nazionale scuola digitale prevede la formazione degli insegnanti anche su questi temi.

Il Miur si riconferma per gli anni 2015/2016 coordinatore del Safer Internet Center Italiano (SIC), il Centro nazionale per la Sicurezza in Rete costituito da un Consorzio Nazionale composto da: Polizia Postale, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Save The Children, Telefono Azzurro, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”,  Skuola.net, Movimento Difesa del Cittadino, Edi onlus, per sensibilizzare ed educare i più giovani. Il Safer Internet Center rientra nel programma Ue “Better and Safer Internet for Kids”.


Contrasto al bullismo e al cyberbullismo
Lunedì al Senato il Ministro Giannini presenta
le nuove Linee di Orientamento

“Non più bulli e cyberbulli. Per una scuola attiva e accogliente”. E’ il titolo dell’incontro che si terrà lunedì prossimo, 13 aprile, presso la Sala Zuccari del Senato, al quale parteciperà anche il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.

Nel corso del convegno, organizzato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, in collaborazione con il Miur, il Ministro presenterà le “Nuove Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e cyberbullismo” e il lancio della seconda fase del Safer Internet Centre per l’Italia, coordinato dal MIUR nell’ambito del programma della Commissione Europea “Better and Safer Internet for Kids” e realizzato in collaborazione con Polizia di Stato, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Save the Children, Telefono Azzurro, Edi onlus, Movimento Difesa del Cittadino, Skuola.net, con il supporto di un Advisory Board allargato alla partecipazione delle Autorità Garanti per la Protezione dei Dati Personali e per la Comunicazione, dei Social Network e delle principali aziende di ICT e Telefonia Mobile.

Durante l’incontro, al quale parteciperanno il Presidente del Senato Pietro Grasso, i senatori Luigi Manconi, Riccardo Mazzoni ed Elena Ferrara, saranno inoltre presentati i progetti di contrasto al bullismo e cyberbullismo realizzati in alcuni istituti scolastici italiani e la proposta di legge sulla tutela dei minori e per la prevenzione e il contrasto al fenomeno del cyberbullismo promossa dalla Commissione per i diritti umani del Senato

NON PIÙ BULLI E CYBERBULLI
Per una scuola attiva e accogliente
Senato della Repubblica – Sala Zuccari – 13 Aprile 2015

10.00 Accoglienza dei partecipanti
10.30 Apertura dei Lavori
Pietro Grasso, Presidente del Senato
Luigi Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato
Le Buone Pratiche: alcuni progetti di eccellenza
10:45 Anna Costanza Baldry, Seconda Università degli Studi di Napoli Annunziata Campolattano, Dirigente scolastico ISS “Nitti” di Napoli – presentano il progetto T.A.B.B.Y. “Treat Assessment of Bullying Behaviour in Youngsters”
Luca Bernardo, Direttore Dipartimento Materno Infantile dell’A.O. Fatebenefratelli Oftalmico di Milano, “L’evoluzione del bullismo passa dalla Rete”
Giuseppe Tranchini – D.S. Tecnico Fermi-GADDA di Napoli, Maria Dell’Asta –
Dirigente scolastico IPSS “Galvani-Lodi” e Marco Cappelletti referente dei progetti presentano le iniziative “Prevenire e contrastare il bullismo attraverso il supporto dei pari” e “Peer Education, Life Skills e consapevolezza di sé, dell’altro e diffusione della legalità”.
Daniela Rossi, Docente I.C. “E.S. Verjus” di Oleggio (No) presenta il progetto “Fragile – Maneggiare con cura”
Il ruolo del Parlamento: disegni di legge in discussione
12.00 Sen. Riccardo Mazzoni, Commissione straordinaria diritti umani (Referente per il Cyberbullismo). Il lavoro della Commissione
12.15 Sen. Elena Ferrara, Commissione straordinaria diritti umani –(Referente per il Cyberbullismo)
Il disegno di legge “ Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del Cyberbullismo”
12.30 Intervento del Ministro Stefania Giannini
“Le nuove Linee di Orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo” e sottoscrizione del Decreto interistituzionale per l’istituzione dell’Advisory Board

Autonomia. Punto e a capo

ASAL – Associazione delle Scuole Autonome del Lazio

Convegno: “Autonomia. Punto e a capo”
Autonomia-autovalutazione-buonascuola
I primi e i prossimi 15 anni dell’autonomia scolastica

29 Aprile 2015 – ITIS “Galilei” – Via Conte Verde, 51 – ore 9,00/12,30

Programma del convegno:

Registrazione dei partecipanti

Saluti istituzionali:
Dott. Carlo Cipollone (DS ITIS Galilei)

Dott. Gildo De Angelis (Direttore Generale USR Lazio)

Paolo Mazzoli
(Direttore Generale Invalsi – Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione): Autonomia e autovalutazione: quali connessioni virtuose?
Quali opportunità? Quali limiti? Di quale autonomia parliamo? Di quella degli ultimi o dei prossimi 15 anni? Si possono conciliare valutazione delle scuole e tagli alle risorse?

Mauro Borsarini
(Presidente Asaer – Associazione delle Scuole Autonome Emilia Romagna):L’esperienza dell’associazionismo scolastico nell’Emilia Romagna
L’autonomia scolastica in cerca di rappresentanza. L’unione fa la forza?

Prof. Luigi Berlinguer
(già Parlamentare della Repubblica e Ministro dell’Istruzione): C’è ancora speranza per chi crede nell’autonomia scolastica?
Quali erano i sogni di inizio secolo, cosa è successo all’autonomia negli ultimi 15 anni, in che modo si può tornare a parlare di autonomia scolastica in modo che sia considerata vantaggiosa per le scuole? Autonomia=preside manager?

Interventi, domande e dibattito aperto

Al termine sarà consegnato attestato di partecipazione

APPROFONDIMENTI SUI DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO

APPROFONDIMENTI SUI DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO

DALLA DIAGNOSI PRECOCE AL TRATTAMENTO

Il Laboratorio di Osservazione, Diagnosi e Formazione (ODFLab) del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università degli Studi di Trento, che si occupa di ricerca, intervento e formazione sui Disturbi dello Spettro Autistico, organizza una serie di incontri di aggiornamento con esperti di livello nazionale e internazionale. Gli incontri formativi sono pensati per analizzare le tappe dalla diagnosi precoce alla progettazione dei trattamenti riabilitativi e psicoeducativi.

La partecipazione a tutti gli eventi prevede il riconoscimento di 27 crediti ECM

Per informazioni: www.unitn.it/cogsci-cicloautismo2015

Organizzazione e contatti:

Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab)
Via Matteo del Ben 5/b – 38068 Rovereto (TN)
Tel: 0464 808115 – 808116 Fax: 0464 808102

e-mail: diagnostica.funzionale@unitn.it    www.odflab.unitn.it

Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive
Università degli Studi di Trento
C.so Bettini 84
Rovereto
(TN)

dal 6 marzo

al 9 ottobre 2015

La Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)

Il Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa, anche quest’anno propone un ciclo di incontri formativi a genitori, educatori, insegnanti ed operatori sanitari che si occupano di bambini o ragazzi con bisogni comunicativi complessi.

Scopo degli incontri è da un lato fornire una serie di informazioni necessarie per la messa in campo degli interventi di CAA, e dall’altro garantire la possibilità di confrontarsi e vedere insieme i problemi, le strategie, le soluzioni che sono d’aiuto alla comunicazione dei bambini, con particolare attenzione agli aspetti concreti, ai materiali, agli strumenti, ai dubbi.

Considerata l’espansione delle indicazioni all’intervento e il diffondersi degli strumenti di CAA anche per persone che non hanno un disturbo di comunicazione complesso (bambini migranti, difficoltà di apprendimento della lettoscrittura alfabetica, bambini “late talkers”, ecc) il programma di formazione 2014/2015 prevede anche due moduli formativi specifici: modulo per l’inclusione scolastica per ragazzi non ancora in grado di accedere alla lettoscrittura alfabetica e modulo early comunication per il sostegno alla comunicazione in età molto precoce.

La partecipazione agli incontri è gratuita ed aperta a chiunque sia interessato, previa iscrizione, attraverso tre possibili modalità:

·       on-line al sito www.sovrazonalecaa.org ->sezione formazione ->verdello
·       via mail inviando il modulo a caa_verdello@ospedale.treviglio.bg.it
·       via fax inviando il modulo al numero 0354187044.

Al termine degli incontri verrà rilasciato, su richiesta, un attestato di partecipazione.

dal 13 ottobre al 4 maggio 2015
“Sala Melograno” Cassa Rurale BCC di Treviglio Via C. Carcano 15 Treviglio (BG)

CSCA Verdello – Neuropsichiatria Infantile di Verdello Azienda Ospedaliera Treviglio
Tel. 035/41870 – caa_verdello@ospedale.treviglio.bg.it

La Comunicazione Aumentativa e Alternativa(CAA) rappresenta un’area della pratica clinica che cerca di compensare la disabilità temporanea o permanente di persone con bisogni comunicativi complessi.

Utilizza tutte le competenze comunicative della persona, includendo le vocalizzazioni o il linguaggio verbale esistente, i gesti, i segni, la comunicazione con ausili e la tecnologia avanzata.

Non si tratta semplicemente di applicare una tecnica riabilitativa, ma di costruire un sistema flessibile su misura per ogni persona, da promuovere in tutti i momenti e luoghi della vita poiché la comunicazione è per ognuno necessaria ed indispensabile in ogni momento.

Il Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa (CSCA)

Il Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello (CSCA) rappresenta uno dei pochi centri di riferimento pubblici italiani per le attività cliniche in CAA e per la formazione degli operatori e delle famiglie. È composto di due strutture gemelle, una presso l’Azienda Ospedaliera di Treviglio, nata nel dicembre 2000 grazie ad un progetto di ricerca-intervento finanziato da Fondazione Cariplo negli anni 2001 e 2003. e la seconda all’interno della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Le due strutture lavorano in stretto raccordo, in particolare in ambito formativo e di ricerca.

Info: www.sovrazonalecaa.org

Sistema di Comunicazione per lo Scambio di Simboli (PECS)

Corso di PECS™ Livello 1

Il Sistema di Comunicazione per lo Scambio di Simboli (PECS) si usa per insegnare rapidamente le abilità di comunicazione a coloro che hanno limitate le abilità di linguaggio funzionale. PECS promuove la comunicazione all’interno di un contesto sociale, senza il presupposto di un lungo allenamento o di materiali costosi. L’allenamento in PECS comincia insegnando la richiesta spontanea e continua ad insegnare altre funzione comunicative come rispondere alle domande e commentare. Un beneficio aggiunto per i bambini con autismo o dificoltà collegate è l’ampio numero di coloro che acquistano un discorso indipendente. I partecipanti impareranno come implementare le sei fasi di PECS, più gli attributi, mediante dimostrazioni, video e realizzazione di role-play. I partecipanti finiranno il corso sapendo come implementare PECS con persone con autismo, problema nel sviluppo e/o abilità di comunicazione limitate.

11- 12 aprile Cagliari
13- 14 giugno Roma
21- 22 novembre  Firenze

Un giudizio fuori dal coro sul DDL “Buona scuola”

Un giudizio fuori dal coro sul DDL “Buona scuola”.
Grim (Pd del FVG): “Riforma innovativa, disinformazione dannosa”
“La riforma della scuola non prevede tagli, ma enormi investimenti: 4 miliardi all’anno, Friuli Venezia Giulia compreso. Oltre a un piano di stabilizzazione degli insegnanti che non ha precedenti”.

Lo dichiara la segretaria regionale del Pd, Antonella Grim, aggiungendo che “le polemiche e l’allarmismo che si stanno generando attorno alla riforma non hanno fondamento. Non vorrei ci fosse qualcuno che specula sulla precarietà degli insegnanti”.

Secondo Grim “il DDL Buona scuola contiene ciò che la nostra scuola aspetta da troppi anni, a partire da un piano straordinario di assunzioni di 107mila insegnanti e lo svuotamento delle graduatorie ad esaurimento. Nel 2016 – continua – verrà inoltre bandito un concorso per 60mila posti, 20mila in più rispetto a quanto previsto nel documento di proposta di settembre, e il concorso si ripeterà regolarmente ogni tre anni”. “Il prossimo anno lavoreranno 50mila insegnanti in più rispetto all’attuale organico di fatto e – commenta Grim – le scuole finalmente avranno un organico funzionale stabile”.

Secondo la segretaria del Pd Fvg “questa riforma premia il merito dei docenti pur mantenendo gli scatti di anzianità, e la loro formazione, sulla quale vengono investiti 40 milioni di euro. Senza dimenticare i 90 milioni di euro destinati alla dotazione di banda larga, wi-fi e laboratori territoriali” ed il bonus annuale di 500 euro per ogni docente.

Senza dimenticare che l’ultima riforma che conosciamo è stata quella della Gelmini, che ha sottratto alla scuola 8 miliardi, senza che nessuno, sindacati inclusi, abbia organizzato proteste e petizioni.

“Questa è una riforma innovativa conclude e la disinformazione che qualcuno sta alimentando è dannosa e grave”.

Studenti italiani i primi in Europa per consumo psicofarmaci

da Repubblica.it

Studenti italiani i primi in Europa per consumo psicofarmaci

Sono utilizzati per migliorare la concentrazione quando si studia e per ‘sballarsi’ con l’alcol. La ricerca del Cnr di Pisa

di CATERINA PASOLINI

Li usano per migliorare le prestazioni a scuola e reggere alle lunghe notti in discoteca, per riuscire a dormire dopo aver preso troppi eccitanti o dimenticare la fame rincorrendo magrezze da carta patinata. Ma soprattutto per sballare “legalmente” mischiandoli con l’alcol. Il tutto all’insegna del fai da te, svuotando gli armadietti dei medicinali dei genitori o comprando in rete prodotti che stimolano la concentrazione, l’attenzione, il sonno o l’anoressia.

I dati. In tutta Europa i maggiori consumatori di psicofarmaci non prescritti tra i teenagers (15-19 anni) sono gli studenti italiani. Oltre duecentomila li hanno usati nell’ultimo anno, 395 mila gli under 20 che li hanno provati anche in passato mentre continua a crescere la fetta di coloro che diventano consumatori abituali, che li hanno ingeriti 10 volte o più nell’ultimo mese: sono 43mila, erano 27mila nel 2007. A lanciare l’allarme su un fenomeno in crescita costante, (a parte la cannabis le altre droghe sono stabili), è lo studio Espad italia (european school survey project on alchol and other drugs) condotto dal reparto di epidemiologia e ricerca dell’istituto di fisiologia clinica del consiglio nazionale delle ricerca di Pisa, (Ifc-Cnr).

Medicinali non prescritti. Se il dieci per cento in media dei teenagers italiani ha usato psicofarmaci, la media europea è del 6, a raccontare mercati paralleli, acquisti in rete, farmaci per migliorare prestazioni o compensare l’uso di altre droghe eccitanti. O semplicemente droghe legali. I dati del Cnr raccontano che il 17 % degli studenti tra i 15 e 19 anni hanno almeno una volta nella vita hanno utilizzato psicofarmaci non prescritti, il 9 % lo hanno fatto nell’ultimo anno. Si tratta prevalente di farmaci per dormire, utilizzati durante l’anno dal 6 per cento degli alunni, soprattutto ragazze (8% contro il 4% dei maschi)reggere. Seguono quelli per studiare meglio e più a lungo, per prolungare le notti: sono quelli per l’attenzione e l’iperattività di cui fanno uso il 3 % dei ragazzi. Usano medicinali nati per regolarizzare l’umore il 2,4 % di loro, stessa percentuale per quelli che fanno passare la fame

Alcol e psicofarmaci. “Li prendono soprattuto mischiati con l’alcol, per loro è droga legale e a buon mercato, che trovano in casa o facilmente in rete”, sottolinea Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr che da anni si occupa del fenomeno e che ben conosce il panorama dei consumi di droghe in italia che vede nel 2014 crecere a 600mila i consumatori di cannabis, diminuire a 27mila quelli di eroina, e restare più o meno stabili gli altri stupefacenti con 90mila consumatori di allucinogeni, 60mila hanno preso cocaina, 20mila stimolanti 10 o più volte nell’ultimo anno,40mila gli aficionados delle smart drugs

Un pericolo che non conoscono. Ragazzi che spesso non sanno neppure quello che prendono: 54mila studenti hanno infatti dichiarato di aver assunto sostanze senza sapere cosa fossero esattamente. Ma anche all’estero cresce il consumo di psicofarmaci. Se in Italia sembra soprattutto più che altro per uso ludico, in Inghilterra è legato alle prestazioni, vanno forte quei medicinali nati per la concentrazione, per stimolare l’attenzione. Presi d’assalto dagli studenti in tempo di esami.

Per avere voti migliori. Tanto che alcuni dottori nei giorni scorsi hanno ufficialmente chiesto che questi farmaci, studiati per curare disfunzioni dell’attenzione o della memoria, vengano dati anche ai sani, come ha pubblicato il Times nei giorni scorsi , per migliorare le capacità e non solo. Ora sono usati da dieci studenti su cento per migliorare le loro performace liceali o universitarie. Li trovano soprattutto in rete, “e spesso non sanno nemmeno cosa prendono, qualcosa che non ha nulla a che vedere con quello che pensano”, dicono i medici convinti che una liberalizzaizone potrebbe essere una strada da percorrere.