Posti vacanti: ultima chiamata per assegnarli ai vincitori

da tuttoscuola.com

Posti vacanti: ultima chiamata per assegnarli ai vincitori

Per i posti di sostegno a concorso sono stati pubblicati, per circa la metà, i dati degli ammessi agli orali con un esito allarmante: un terzo dei posti rimarrà vacante per numero insufficiente di candidati.

Dei 6.101 posti messi a concorso, ad oggi sono 1.937 i posti che non potranno essere coperti da vincitori. Mancano ancora i dati di molte regioni che potrebbero portare il numero ben sopra i duemila posti che non avranno vincitori, senza contare che potrebbe esserci un’ulteriore selezione con gli orali.

Ma anche in altre classi di concorso, se pur in quantità più contenute, si prospetta l’impossibilità di coprire tutti i posti per insufficienza di candidati. Ad oggi sono già più di 1.300 i posti che non potranno essere assegnati a vincitori. E mancano gli orali!

Alla fine, dei 63.712 posti messi a concorso potrebbero essere complessivamente almeno 4 mila i posti che non avranno vincitori.

Ma – è questo l’incredibile ! – in altre regioni per quelle classi di concorso vi saranno eccedenze di candidati giudicati validi che non risulteranno vincitori. Uno spreco e una beffa.

Con un provvedimento legislativo di emergenza si potrebbe istituire una graduatoria nazionale a cui iscrivere volontariamente i candidati non vincitori che potranno coprire i posti vacanti.

Si può fare, prima che siano pubblicate le graduatorie di merito.

Ultima chiamata. O adesso o mai più.

Big Data, presentato il Rapporto del gruppo di lavoro Miur

da tuttoscuola.com

Big Data, presentato il Rapporto del gruppo di lavoro Miur
Giannini: “Rappresentano opportunità, nostro obiettivo incentivare cultura dei dati a scuola e nelle università”

Diffondere e incentivare la cultura dei Big Data a scuola e nelle università”. Questo l’obiettivo individuato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, nel corso della presentazione del Rapporto prodotto dal Gruppo di lavoro sui Big Data da lei stessa istituito al Miur.

Il Rapporto è stato presentato stamattina da Fabio Beltram, coordinatore del gruppo di lavoro e Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, alla presenza di Gaetano Manfredi, Presidente della Conferenza dei Rettori (CRUI), e di Francesco Castanò, Direttore centrale per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione dell’Istat, uno dei membri del gruppo di lavoro.

Fra gli obiettivi individuati dal Rapporto presentato oggi, l’inserimento di moduli di data science in tutti i corsi di studio universitari, percorsi di laurea magistrale e master dedicati, un’attenzione specifica al tema dei Big Data nei bandi che scaturiranno dal Programma Nazionale per la Ricerca, una maggiore educazione al valore del dato nelle scuole come parte dello sviluppo delle competenze digitali, percorsi didattici sui dati Big e Open, il miglioramento della fruizione e diffusione del vasto patrimonio informativo  del Miur, anche integrato con fonti di dati esterne.

Con questo Rapporto il Ministero, attraverso il Gruppo di lavoro, presenta per la prima volta una propria riflessione attenta e di qualità su questo tema da cui sono nati spunti e sollecitazioni a cui daremo risposte immediate”, ha dichiarato il Ministro Stefania Giannini. Fra i primi obiettivi “c’è il miglioramento della gestione e diffusione dei nostri dati. Sul fronte della scuola, andremo avanti con il Piano Nazionale Scuola Digitale che è già in fase avanzata e ha già dato frutti. Penso al progetto Programma il Futuro grazie al quale abbiamo coinvolto 1 milione di ragazzi in attività di coding  e pensiero computazionale. Similmente a quello del coding, lavoreremo per offrire un percorsodi Big Data a tutti gli studenti e studentesse italiane”.

Metteremo poi in campo tutte le azioni possibili, anche con incentivi economici, per incoraggiare gli atenei a diffondere la cultura della gestione dei Big Data in tutti i livelli dei corsi di laurea. Dati aperti e scienza aperta sono le basi imprescindibili per un sempre più solido rapporto tra scienza e società”, ha concluso il Ministro.

La soluzione del contenzioso sulla “mensa” e la rappresentanza territoriale

La soluzione del contenzioso sulla “mensa” e la rappresentanza territoriale

di Cinzia Olivieri

 

La questione del “pasto domestico” nel tempo mensa (da non semplificare con il consumo del “panino”), nonostante la chiara sentenza della Corte d’Appello di Torino, appare tutt’altro che risolta.

Infatti, com’è noto, l’USR Piemonte, con la Nota Reg. prot.n. 7480/2016 e allegati, a fronte del moltiplicarsi di richieste di esonero dal servizio di refezione con l’uso alternativo di pasto portato da casa, preannunciando ricorso per Cassazione, ha riportato un estratto dal parere dell’Avvocatura distrettuale dello Stato di Torino, reso con nota prot. 7542 dell’8 luglio 2016 (non allegata), per il quale, giacché la predetta sentenza, ai sensi dell’art. 2909 c.c., fa stato solo tra le parti può essere invocata solo dagli appellanti, sempre che intanto non abbiano cambiato scuola. Per l’effetto il decisum non può applicarsi a soggetti che non siano stati parti del giudizio.

Tanto quindi ha determinato la reazione delle famiglie, decise a rivendicare il proprio diritto di optare per il pasto domestico e di consumarlo all’interno dei locali della scuola attraverso procedimenti d’urgenza.

La nota dell’USR Piemonte però non entra nel merito delle indefettibili questioni di diritto portate dalla suddetta sentenza, ma reca in allegato le linee guida per l’educazione alimentare nella scuola italiana pubblicate nel 2011 ed un parere dell’Asl sul consumo del cibo portato dalle famiglie a scuola.

Quest’ultimo, in quanto tale non vincolante e risalente ormai al 2001 (prot. N. 573/A36 del 14 febbraio 2001), formulato su istanza di una istituzione scolastica ed avente ad oggetto: “richiesta di parere igienico sanitario in merito al consumo di cibi forniti dalle famiglie degli alunni e consumati a scuola”, testimonia in primo luogo che la questione è storica ed irrisolta.

Tale parere, prescindendo da eventuali accordi relativi all’appalto, evidenzia tra l’altro che ove il cibo sia portato da casa, com’è ovvio, la responsabilità della preparazione e del trasporto ricade sulle famiglie. Sottolinea inoltre la necessità che siano assicurate dalle scuole, in tale ipotesi, idonee condizioni igieniche fornendo all’uopo alcune indicazioni, tra le quali quella di procurarsi e mettere a disposizione frigoriferi e scaldavivande o carrelli termici. Si raccomanda altresì un equo bilanciamento dei cibi, ritenendo che ove questo non possa essere garantito, come nel caso di consumo del “panino”, tale situazione possa essere accettata solo per periodi limitati, come accade nell’ipotesi di temporanea sospensione del servizio di refezione.

Con ciò quindi non si esclude la possibilità di consumo a scuola del pasto domestico (a prescindere dalla condivisione di una tale ipotesi), ma si offrono istruzioni alle scuole ove questo avvenga. Peraltro nel caso che ci occupa non si pone la questione di garantire il bilanciamento degli alimenti, giacché le famiglie non chiedono di consumare un panino ma un pasto completo condividendo la necessità che esso sia “dal punto di vista nutrizionale, equilibrato e di qualità“.

Le linee guida affrontano invece il tema dell’alimentazione come attività didattica.

Ebbene, premesso che nel 2015, in occasione dell’EXPO di Milano, il MIUR ha pubblicato le nuove Linee Guida per l’educazione alimentare, comunque analoghe, anch’esse prescindono dalla questione che ci interessa, avendo riguardo alle azioni che la scuola può intraprendere non solo per favorire una corretta alimentazione ma anche un adeguato esercizio fisico, aiutando le famiglie a correggere eventuali errate abitudini alimentari e rafforzando il nostro patrimonio agroalimentare.

Non pare che tra le iniziative consigliate vi sia quella di assicurare solo un pasto unico fornito dal servizio mensa che è per sua natura “a richiesta”.

Invero occorre distinguere il “tempo mensa”, di cui non si discute l’utilità come momento formativo e di socializzazione, dal “servizio mensa” a domanda. I due concetti non possono in alcun modo essere assimilati.

Gli appellanti non appaiono contrari al tempo mensa né hanno chiesto di esserne esentati (semmai hanno dovuto necessariamente condurre a casa i propri figli per il pasto, il che non sembra inclusivo) ma hanno domandato il riconoscimento del loro diritto di poter somministrare il pasto domestico durante la refezione, senza con ciò ledere il corrispondente alternativo diritto di chi opti per il servizio comunale. Tale istanza dunque non può destare in sé alcuna forma di apprensione.

Le linee guida poi esprimono il convincimento che per formare i giovani all’uso e al consumo consapevole del cibo occorre “stabilire alleanze positive con le famiglie … per favorire senso di appartenenza alla vita della Scuola, condividendo le strategie educative alimentari”.

Alla famiglia è assegnato un ruolo determinante ed è chiamata ad una “partecipazione collaborativa sui temi dell’Educazione Alimentare” tanto vero che si afferma che se essa viene “esclusa dal percorso educativo scolastico, può assumere atteggiamenti negativi o contraddittori che, partendo da una sorta di scetticismo, possono favorire, al suo interno, stati di insofferenza fino a portarla ad entrare in competizione con l’ambiente scolastico. Al contrario, la collaborazione attiva e partecipe delle famiglie all’attività di Educazione Alimentare costituisce un elemento trainante per il suo successo”.

E’ evidente invece che vi sia un conflitto e scarso ascolto per le esigenze dei genitori … o meglio di coloro che le rappresentano e che appaiono attualmente esclusi da tavoli di confronto.

La situazione è aggravata dalla circostanza che non vi è solo contrapposizione tra famiglie ed ente locale/uffici ministeriali ma tra le famiglie stesse, giacché la necessità del ricorso per Cassazione è stata sostenuta da alcune Associazioni dei genitori.

Se è certamente incontestabile il legittimo diritto di una persona (fisica o giuridica) di esprimere la propria individuale opinione, tuttavia purtroppo la perdita di luoghi di rappresentanza territoriale fa sì che la volontà collettiva dei singoli non organizzati, sebbene genitori con figli a scuola e perciò stesso meritevoli, resti inascoltata, in pratica declassata a quella di dissidenti.

Lo spirito del DPR 301/05 era ed è quello di assicurare a livello territoriale “una sede stabile di consultazione delle famiglie sulle problematiche studentesche e scolastiche”. Di tutte le famiglie. Proprio per acquisire le contrapposte posizioni e trovare una adeguata soluzione che non può né deve essere di chiusura. Il contrasto tra genitori occorre sia superato nell’interesse e per la serenità degli studenti.

Un conflitto, genericamente, si risolve o con la resa/sconfitta di una delle parti ovvero, se si vuole evitare la sua degenerazione (giacché uno scontro non è mai auspicabile per le non positive conseguenze), con una transazione attraverso reciproche concessioni.

L’auspicio è dunque che si riesca ad aprire un dialogo affinché, considerati anche i tempi necessari per la eventuale definizione del giudizio in Cassazione e quelli più rapidi dei ricorsi in sede cautelare, l’avvio del nuovo anno scolastico non sia turbato da tali contrasti.

Siamo peraltro prossimi all’uscita della circolare elezioni degli organi collegiali e sarebbe opportuno porsi altresì il problema di assicurare la rappresentanza territoriale dei genitori eletti della scuola.

Ci sono!

Ci sono!

di Maurizio Tiriticco

Cari amici di FB e dell’intero web! Grazie degli auguri e degli incoraggiamenti. E’ il primo giorno, dal lontano 17 aprile, che metto mano – o meglio, le dita – a una tastiera e ho qualche difficoltà. Ma quella maggiore è quella delle idee: per non dire della necessità di recuperare tutte le potenzialità di un pc. E’ agosto ormai e so che i tanti amici/che DS sono impegnati/e nella cerca dei nuovi docenti dai bacini territoriali. Non li/le invidio: è un’impresa faticosa e rischiosa. C’è poco da dire che:nelle scuole inglesi si fa così!!! Ma sono tutti altri ordinamenti! Tutt’un altro Paese! Noi abbiamo una scuola che abbiamo costruito, con anni e con fatica (e io c’ero! Qualcuno si ricorderà dell’ADESPI, Associazione per la difesa della scuola pubblica italiana, anni Sessanta) sulla base della Carta costituzionale. Gli anonimi avventurieri della buona scuola (avete saputo di qualcuno che abbia detto: sì l’ho scritta anch’io???) hanno disegnato una scuola altra, o meglio una miriade di “scuole private” che saranno sempre più in competizione tra di loro. Scuole che nulla hanno a che fare con i principi del dpr 275/99. E con la 107 di fatto – non di diritto, ma gli anonimi estensori sono ignoranti in materia di diritto se non troppo scaltri – il 275 viene abrogato. Ma viene spesso citato quando fa comodo! Siamo governati – almeno per quanto riguarda il sistema di istruzione – da gente incompetente, saccente e un po’ cialtrona: boria e faccia tosta!!! L’ho detto e l’ho scritto: invece di perder tempo a scrivere i 200 e passa commi della107, potevano limitarsi a scrivere: “le scuole pubbliche italiane non sono più pubbliche, ma private”. Cari DS! So che alcuni di voi sono ben felici di avere più poteri! Mah! Attenzione! Se ormai le scuole pubbliche sono diventate private, di fatto, sotto il profilo giuridico, sono ancora pubbliche! E ne vedremo delle belle quando, tra i tanti competitori, scoppieranno grane e ricorsi. La buona scuola nasce sotto una stella cattiva. E vorrei sbagliarmi… ma, quando penso a un Faraone che ha il potere che ha, mi incazzo veramente! Con la Giannini fa una bella coppia di arroganza. Rimpiango i ministri democristiani! Almeno, non erano ignoranti e avevano il senso dello Stato. Si fa per dire!?!?!? Ma lo dice un vecchio PC senza più né padre né madre… Ma i nostri governanti, sempre belli/e e saccenti, hanno un qualche padre, uno straccio di ideologia – che parolagrossa! – che li isipiri? Sembrano tutti così sicuri di sé… Lo dice uno che, prima di aprir bocca o di mettere nero su bianco, ci pensa dieci volte. Qualcuno mi dice che ormai è l’immagine che conta! Ed è così, se penso alla Rita Montagnana, moglie di Togliatti. La Iotti, invece, era bella, intelligente ed elegante e. soprattutto, non parlava mai a vuoto: veniva da una lontana milizia politica cattolica. E all’immagine si aggiunge la parola spedita. I nostri bei/belle ministri/e sanno di tutto e intervengono su tutto: saccenteria o sapienza? Mah! Ricordo un Parlamento in cui si discuteva, e anche animatamante, a fronte di un Parlamento-piazza del mercato in cui la parolaccia – ma ne dico anch’io a volte – sostituisce troppo spesso la parola e l’idea. Mah! Da un letto di ospedale potrei scrivere a lungo, ma so che i lettori di FB sono frettolosi, più preoccupati di scrivere che di leggere. Buona serata!l!