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La vicenda ISEE

FAND e FISH e la vicenda ISEE

L’onorevole Ileana Argentin, nel corso di un incontro pubblico alla Camera sul nuovo ISEE, ha attaccato FAND e FISH “che si sono sedute al tavolo con la viceministra Guerra e hanno dato il loro parere favorevole al nuovo ISEE. Le due federazioni devono oggi prendersi le loro responsabilità – afferma – perché in forza del loro assenso si è detto che il decreto aveva il consenso del mondo della disabilità”.

L’onorevole Argentin, responsabile – uscente – per la disabilità del PD, si rende protagonista di un imbarazzante scivolone che disconosce non solo l’attività delle due Federazioni, ma che ignora anche nella sua interezza la vicenda ISEE contribuendo alla disinformazione.

Non fosse stato per le due Federazioni, un ISEE ben peggiore di quello approvato sarebbe già in vigore da un anno. Ma questo non significa affatto che l’ISEE goda del plauso di FISH e FAND, come Argentin lascia credere.

Ma andiamo per ordine, anche per aiutare la – uscente – responsabile per la disabilità del PD a ricostruire i fatti. Nel 2011, il Parlamento convertì con una delle maggioranze più schiaccianti della storia repubblicana il decreto “Salva Italia” imposto dal Governo Monti sull’onda della psicosi derivata dall’avvitamento dello spread.

L’articolo 5 contiene le indicazioni per la definizione del nuovo ISEE. È in quell’articolo che viene previsto di considerare come reddito anche le provvidenze assistenziali (pensioni sociali, indennità di accompagnamento, assegni di cura ecc.). Contro quell’ipotesi le Federazioni hanno alzato la voce, subito! Nel Parlamento (nemmeno dall’onorevole Argentin) non si è trovata sponda alcuna: in tre settimane quella disposizione diviene legge.

Nel febbraio dell’anno successivo il Ministero del Lavoro elabora la prima bozza del decreto. In linea con le prescrizioni che il Parlamento aveva stabilito, ne escono regole e criteri secondo i quali chi ha in casa una persona con disabilità finisce per essere trattato in modo molto più svantaggioso rispetto ad un nucleo familiare a parità di reddito. Le Federazioni lo contestano, dimostrano il paradosso con l’evidenza dei numeri delle prove e lo fanno opportunamente sedendosi a quel tavolo di confronto.

Le Federazioni informano anche l’esterno: associazioni, giornali, parlamentari, accademici.

Ne esce una seconda stesura: anche questa restituisce un quadro comunque drammatico e con indicazioni paradossali. Le Federazioni oppongono la richiesta di ulteriori correzioni sostanziali. Alcune vengono riprese, molte altre no.

Segue una terza stesura, su cui non c’è stato confronto con le Federazioni ma che viene presentata alle Commissioni parlamentari per il parere non vincolante previsto dalla norma. Della Commissione parlamentare fa parte anche Argentin. La Commissione esprime un generale apprezzamento richiedendo però alcuni aggiustamenti relativi alle persone con pluriminorazione e ai nuclei monoparentali.

In audizione le Federazioni ribadiscono che il “peccato originale” rimane quello del decreto “Salva Italia” laddove prevede di considerare le provvidenze assistenziali alla stregua di un reddito. Modificare il decreto “Salva Italia” è una prerogativa parlamentare. Questo l’onorevole Argentin dovrebbe saperlo, eppure non ha mai avviato (nemmeno come co-firmataria) alcuna attività legislativa in tal senso né l’ha promossa presso il Partito di cui è responsabile – uscente – per la disabilità, preferendo più demagogicamente incontrare manifestanti o diramando rari comunicati.

Rammentiamo invece la dichiarazione della stessa Argentin del luglio scorso: “I disabili ricchi non dovrebbero usufruire di sussidi statali. È una cosa che ho ribadito più volte sia in sede di partito che in aula”. A prescindere dall’approssimazione dei termini (sussidi statali), l’aforisma è frutto di quello stesso brodo di coltura che ritiene l’indennità di accompagnamento un privilegio da correlare al reddito, e che vorrebbe adottare un “universalismo selettivo” sui già miserabili importi delle pensioni e delle indennità.

L’ISEE attuale non ha avuto l’assenso delle Federazioni, ma a quel tavolo si sono sedute e alcuni risultati li hanno ottenuti. Senza la loro azione, probabilmente oggi l’ISEE sarebbe applicato anche all’indennità di accompagnamento, oggi non ci sarebbero franchigie per le diverse condizioni di disabilità né vi sarebbe la possibilità di detrarre completamente le spese sostenute per l’assistenza personale. E soprattutto l’ISEE sarebbe già in vigore nella sua forma peggiore dall’inizio del 2013.

Nel testo approvato rimangono paradossi e iniquità; lo strumento si basa sulle stesse fonti che consentono l’evasione fiscale; i meccanismi gestionali sono di grande complessità e complicazione: possono essere trovati artifizi e aggiustamenti ma, se il Parlamento non interviene per modificare la norma originaria, non ci si può attendere che l’ISEE sia uno strumento davvero equo.

Su questo l’impegno dei Parlamentari, ad iniziare dal responsabile – anche se uscente – per la disabilità del PD, non dovrebbe limitarsi alle parole o alle dichiarazioni ad effetto, ma trasformarsi in iniziativa politica e legislativa. Non sarebbe un grande impegno, visto che un testo di emendamento che sani questa situazione è già stato presentato dalle Federazioni al Senato (non ammesso alla votazione) e alla Camera, dove è in corso la discussione sulla Legge di Stabilità.

12 dicembre 2013

Il Presidente Nazionale FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap

Pietro Vittorio Barbieri

Il Presidente Nazionale FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità

Giovanni Pagano

Prosegue la mobilitazione dei precari della scuola

Prosegue la mobilitazione dei precari della scuola

Giovedi’ 12 dicembre 2013 dalle 15,30 PRESIDIO all’Ufficio Scolastico Regionale C.so Vittorio Emanuele 70 MM Re Umberto per info 3298998546

Chi ci governa non ritiene che il lavoro sia un valore, questo è certo e dimostrato da anni di precarizzazione spinta e diritti cancellati. Adesso però è diventato di moda far lavorare la gente senza pagarla, né tanto né poco. Ci sono precari che attendono ancora la retribuzione per le supplenze dello scorso anno scolastico, molti non hanno ricevuto né lo stipendio di ottobre né, tantomeno, quello di novembre. I motivi di questa gravissima disfunzione, in sostanza, si riducono ad un groviglio indistricabile tra inadempienze delle segreterie delle scuole, macchinosità del sistema informatico preposto ai pagamenti, mancata erogazione dei fondi da parte del MIUR. Ma tutto ciò non ha interesse perché in questo rimpallo di responsabilità ci rimettono solo i lavoratori.
Governanti ciechi e burocrati distratti si accaniscono contro persone costrette a lavorare saltuariamente e spesso in condizioni di disagio su posti di lavoro residui (in quartieri a rischio, con orari ridotti oppure spezzati su più sedi, ecc…).
Lo stesso accanimento si è visto per il pagamento delle ferie: dopo l’accordo estivo tra Governo e sindacati, che andava nella direzione di garantirne il pagamento ai supplenti temporanei e ai supplenti nominati sino al 30 giugno, è intervenuto il Ministero delle Finanze che ha invece negato tale diritto creando una situazione confusissima e arbitraria.
Non ne possiamo più di interventi “tecnici” che vanno in una sola direzione: sottrarre reddito  e diritti a chi lavora.
Il Governo bistratta i propri insegnanti e si scaglia contro i precari della scuola. Letta e Carrozza parlano di “svolta” nella politica scolastica dopo aver stanziato per scuola e Università la miseria di 400 milioni di euro in tre anni (circa 130 milioni all’anno), mentre la Legge di stabilità 2014, assegna 850 milioni alle missioni militari all’estero, 330 milioni agli autotrasportatori e  ben 220 milioni per le scuole non statali, quelle che dovrebbero funzionare “senza oneri per lo Stato”!

A questo governo, a questo Ministro dell’Istruzione e ai “ragionieri” del Ministero dell’economia e delle Finanze non possiamo dire che:
VERGOGNATEVI E RESTITUITE IL MALTOLTO!

Per la CUB Scuola Università Ricerca
Cosimo Scarinzi

Un’applicazione mobile consentirà alle persone sorde d’invocare l’aiuto della Polizia

arketpress.Info del 12-12-2013

Un’applicazione mobile consentirà alle persone sorde d’invocare l’aiuto della Polizia

FINORA, COLORO CHE HANNO UNA DISABILITÀ UDITIVA AVEVANO SOLO LA POSSIBILITÀ DI INVIARE SMS AI NUMERI D’EMERGENZA. UTILE ANCHE PER COMBATTERE LA VIOLENZA DI GENERE.

La polizia locale di Elche in Spagna ha sviluppato un´applicazione mobile che verrà lanciata entro poche settimane e che permetterà a persone con deficit sensoriale uditivo di contattare il centralino, chiedere aiuto in caso di emergenza o lanciare alcuni tipi di preavvisi con facilità e scioltezza. Fino ad ora, infatti, le persone sorde non avevano alcuno strumento di questo tipo, al di là di poter inviare Sms ai numeri d´emergenza. La piattaforma che è stata sviluppata senza alcun costo per il municipio dall´unità sistemi di polizia locale (che annovera agenti esperti d’informatica) consentirà solo premendo un pulsante, l´accesso e il contatto con un ufficiale di polizia nella sala operativa della sede e la possibilità di chiedere loro tutto il necessario per salvarli nel tempo più breve. Non appena si preme il pulsante «Sos» nello «smartphone» (al momento è stata sviluppata per ´Android´, anche se è possibile estenderla ad altri sistemi operativi) si apre un elenco di opzioni per indicare se lo scopo della comunicazione è quello di chiedere l´assistenza sanitaria, i vigili del fuoco, se si tratti di un episodio di furto, trasporto pubblico… Una volta selezionata la categoria di emergenza, si apre una conversazione in cui si possono allegare immagini o video che possono essere trasmessi immediatamente alla polizia locale. Queste capacità multimediali permettono anche che le persone sorde possano utilizzare non solo le chat d’emergenza, ma anche di segnalare qualsiasi incidente che possa interessare a funzionari pubblici, da un incendio presso un cassonetto di spazzatura, un albero caduto o un incidente stradale. Inoltre, se l´utente attiva il Gps sul suo cellulare, la polizia può immediatamente localizzarlo sulla mappa. Nelle intenzioni degli sviluppatori è stato previsto anche di estendere questa applicazione anche alle donne vittime di violenza di genere, in primo luogo per l´immediatezza della possibilità di localizzazione, ma anche perché in questo modo si può generare un avviso senza la necessità di gridare ad alta voce. L´applicazione, che è stata denominata «092 Syspol», può essere scaricata dal «Play Store», ma non funziona se la polizia locale non è in possesso dei dati dell’utente precedentemente registrato, che non saranno resi accessibili alla popolazione in generale. Una bella iniziativa a tutela delle persone con disabilità uditiva, ma che può conoscere sviluppi immediati nei campi già evidenziati e che per Giovanni D´agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dovrebbe essere presa in considerazione anche dal nostro governo e dalle forze di polizia italiane.

Scuola, c’è poco da essere ottimisti

da  Il Sole 24 Ore

Scuola, c’è poco da essere ottimisti

di Andrea Gavosto

Molto rumore per nulla? La scorsa settimana sono stati resi noti i risultati per il 2012 che l’indagine internazionale PISA dell’Ocse fornisce ogni tre anni sulle competenze degli studenti di 15 anni. La comunicazione dei risultati dell’Italia e i resoconti dei media nazionali hanno dato grande enfasi al miglioramento che sarebbe avvenuto negli ultimi anni, in matematica – focus dell’ultima rilevazione – come pure in lettura e scienze, le altre aree regolarmente sotto osservazione. Tale miglioramento, pur non evitando ai risultati del nostro Paese di restare in aggregato significativamente al di sotto della media Ocse, andrebbe accolto con soddisfazione. «L’Italia ha migliorato i suoi risultati senza rinunciare al principio di equità nel sistema di istruzione» ha dichiarato il ministro Carrozza. Alla luce di questa lettura dei dati, è possibile che l’opinione pubblica si sia fatta l’idea di una scuola italiana infine avviata sulla giusta strada.

Le cose non vanno proprio così. In attesa di ulteriori approfondimenti, per rendersene conto basta leggere il rapporto e la sintesi che l’Invalsi ha pubblicato sugli esiti di PISA 2012 per l’Italia. Già dalla prima pagina ci si accorge che, pure con qualche equilibrismo lessicale, il tono è più avvertito. In primo luogo, nel collocare temporalmente il miglioramento. In effetti, fra il 2006 e il 2009, ossia fra le due tornate di PISA precedenti a quest’ultima, i risultati italiani erano cresciuti in modo piuttosto cospicuo. Di tale crescita si potevano dare diverse spiegazioni, compresa la verosimile ipotesi che nel 2009 forse per la prima volta la scuola italiana avesse preso sul serio l’importanza e l’utilità della rilevazione: le polemiche suscitate dallo sfavorevole confronto internazionale avevano, infatti, spinto docenti e presidi a prendere coscienza e a reagire a una situazione insoddisfacente. La progressiva diffusione delle prove Invalsi cominciava, inoltre, a formare negli studenti la consuetudine a modalità di
di Andrea Gavosto – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/LHpYI

Rabbia, paura… parlarne fa bene ai bambini

da Corriere della Sera

STUDIO dell’Università Bicocca su 110 allievi di scuole ELEMENTARI milanesi

Rabbia, paura… parlarne fa bene ai bambini

Ricerca sull’empatia nei più piccoli: sfogare le emozioni sotto la guida di un adulto migliora anche le abilità cognitive

Antonella De Gregorio

La rabbia è un’ombra grigia che trema dentro e fa venire voglia di gridare. La paura è un fantasma che ti segue. Quando giri la testa non lo vedi, ma sai che è li: grande, buio, tremendo. La felicità? Sono le farfalline nella pancia. Le raccontano così, i bambini, le emozioni. Rabbia, paura, colpa,  felicità, tristezza. Oppure, più spesso, non le raccontano. Le vivono senza dirle. Nodi che non hanno nome, e attimi radiosi. Un gruppo di psicologi dell’Università di Milano ha provato a lavorare con i  bambini, insegnando loro a parlare di emozioni, a prendere confidenza con le parole che le definiscono, a capirle quando le avvertono. Aiutandoli a dare un nome e un senso all’ombra, al fantasma, alle farfalline. E hanno misurato le  conseguenze di questo lavoro sul loro comportamento e sulla loro crescita:  «Abbiamo registrato effetti positivi nelle capacità empatiche e cognitive dei piccoli», riassume Ilaria Grazzani, autrice dello studio condotto in collaborazione con l’università di Manitoba del Canada.

IN CLASSE  – Divisi in piccoli gruppi di sei, 110 alunni di seconda elementare di scuole dell’hinterland milanese, hanno incontrato più volte le psicologhe in classe. L’insolita materia, «capire le emozioni», si strutturava in diverse fasi: comprenderne la natura e approfondire le diverse modalità di comunicare i propri stati emotivi («le attività consistevano ad esempio nel disegnare l’espressione facciale di una persona che prova una determinata emozione,  raccontare ai compagni che cosa accade al proprio corpo in quel momento,  conversare su come la si può esprimere con le parole, il viso, il tono della voce, la postura», dice Grazzani); poi le cause, attraverso lo stimolo di una storia illustrata;  infine, sempre con il supporto di racconti illustrati, il lavoro sulla regolazione: «Abbiamo fatto dialogare i bambini sulle strategie utilizzate per far fronte a un’emozione, ridurla, mascherarla, ma anche amplificarla», spiega la psicologa. Il metodo adottato, «tutt’altro che banale e ancora poco usato», dice Grazzani, quello della conversazione con bambini in piccoli gruppi: «Obiettivo, portarli a riflettere su contenuti proposti dall’adulto, che fa da mediatore».

GLI INSEGNANTI – Semplice solo all’apparenza: si tratta di «farli parlare lavorando in maniera mirata e sottile su quello che dicono». Servono tecniche e sensibilità frutto di training, che potrebbe essere trasferito agli insegnanti. Che potrebbero così ottenere un clima di maggior consapevolezza in classe, relazioni più fluide e serene, utili anche per prevenire atteggiamenti di prevaricazione tra pari.

TEORIA DELLA MENTE – La ricerca ha mostrato che dopo «l’intervento»,le abilità socio-emotive dei bambini di 7-8 anni migliorano: «Lavorare sulle emozioni ha potenziato la capacità cognitiva dei bambini in quella particolare dimensione che va sotto il nome di “teoria della mente”, nella quale rientra  «la capacità di prevedere i comportamenti degli altri sulla base dell’inferenza dei loro stati mentali», dice la ricercatrice.  «Comprendere le cause delle emozioni, sviluppare l’empatia e l’aiuto nei confronti dell’altro, producono anche miglioramenti su capacità di tipo cognitivo: per esempio aiutano a rappresentarsi la mente dell’altro e prevederne i comportamenti, un’abilità indispensabile nella vita sociale», aggiunge Veronica Ornaghi, assegnista di ricerca.

DUE ANNI PRIMA   – Dare un senso alle azioni che osserviamo anche se gli altri non le spiegano direttamente («se ha fatto questo, forse è perché desiderava qualcosa»; «se ha agito in un certo modo doveva essere arrabbiato»), cogliere le intenzioni implicite che risiedono alla base di un messaggio, prevedere il comportamento delle persone che osserviamo: «Se i bambini parlano di emozioni, in piccoli gruppi e sotto la guida di un adulto – dice la psicologa – queste capacità si sviluppano prima: a 7 anni i bambini che hanno partecipato alla ricerca hanno mostrato una precocità di un paio di anni nel superare le prove».

LO STUDIO – Lo studio è stato condotto dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università di Milano-Bicocca e pubblicato sul «Journal of Experimental Child Psychology», nell’ambito del progetto PRIN del 2008 «Star bene a scuola: il ruolo della teoria della mente nel favorire lo sviluppo socio-motivo e cognitivo nella scuola primaria».  Sulla scia dei risultati conseguiti in due precedenti studi, condotti dallo stesso team con bambini tra i 3 e i 5 anni, anche questa ricerca è stata strutturata in quattro fasi di studio: pre-test, training, post-test e follow-up.   Le attività si sono concentrate su cinque emozioni, di cui quattro di base (felicità, rabbia, paura e tristezza) e una complessa (senso di colpa).

Il Dna influenza la pagella

da La Stampa

Il Dna influenza la pagella

Forte peso del nostro “curriculum genetico” sul rendimento scolastico nelle materie scientifiche
roma

La pagella scolastica scritta in gran parte nel nostro Dna, mentre l’influenza dell’ambiente (famiglia, scuola, condizione socioeconomica di appartenenza etc) è di minore portata sui risultati scolastici degli studenti, specie quelli nelle materie scientifiche.

Lo dimostra un maxi-studio su oltre 11 mila coppie di gemelli condotto presso il King’s College di Londra e pubblicato sulla rivista Plos One.

La ricerca non vuole suggerire che non vi sia l’influenza dell’ambiente su crescita e sviluppo culturale e sulle performance scolastiche e che il rendimento scolastico sia un dono o una tara ereditaria; tutt’altro, però dimostra che in buona parte la riuscita di ciascuno a scuola e le differenze di rendimento tra studenti sono spiegabili chiamando in casa il loro “curriculum genetico”, ovvero le loro predisposizioni naturali.

Gli studi su gemelli sono perfetti per misurare il peso di geni e ambienti su una certa caratteristica individuale, in questo caso le capacità scolastiche. Questo perché mentre i gemelli identici hanno lo stesso Dna al 100%, i gemelli “diversi” (propriamente detti eterozigoti) condividono solo metà dei geni. Confrontando le performance scolastiche di queste coppie di gemelli si può dunque risalire al peso di geni e ambiente sulle stesse. Per farlo i ricercatori hanno confrontato i voti presi a un esame che in Gran Bretagna si fa a 16 anni e cioè alla fine della scuola dell’obbligo.

Guardando le differenze tra i risultati conseguiti da ciascuna coppia di gemelli identici e le differenze di ciascuna coppia di gemelli non identici gli esperti hanno calcolato che i geni pesano fino al 58% sui risultati scolastici, specie sui risultati alle materie scientifiche, meno per le umanistiche.

L’ambiente comune condiviso dai gemelli (ad esempio la famiglia, il quartiere, le condizioni socioeconomiche, la scuola frequentata etc) pesa per il 29% e l’ambiente non condiviso (ovvero ciò che un gemello fa da solo senza suo fratello o sorella) per il restante 13%.

Sblocco degli scatti 2012 con i soldi del fondo d’istituto: per gli studenti non ci siamo

da Tecnica della Scuola

Sblocco degli scatti 2012 con i soldi del fondo d’istituto: per gli studenti non ci siamo
di A.G.
L’Unione degli studenti ammette che il passaggio di 350 milioni di euro potrà ridare fiato alle scuole, facendo partire almeno in parte la contrattazione integrativa e attività di recupero. Ma rimane una misura tampone: l’autonomia didattica vive una situazione drammatica, non si possono intaccare i fondi del Mof.
Il taglio dei fondi di istituto si riflette negativamente sulla qualità della didattica e sul recupero dei debiti formativi. A sostenerlo è l’Unione degli studenti, che con una agguerrita nota l’11 dicembre ha ricordato che “lo scorso 26 novembre, con l’intesa tra il ministero dell’Istruzione e le organizzazioni sindacali, è stata assegnata una quota parte dei fondi Mof 2013/2014. In questo modo – ha continuato l’Uds – le scuole potranno iniziare a redigere il proprio programma annuale, pur essendo agli sgoccioli per la sua approvazione che dovrebbe essere fissata per il 15 dicembre di ogni anno. Per il momento il Miur attribuirà alle scuole 521 milioni di euro a fronte dei 984 disponibili, ma si prospetta un attingimento dei circa 350 milioni restanti per pagare gli scatti d’anzianità 2012”.
Per gli studenti, però, questo “travaso” di fondi può essere considerato solo una procedura temporanea, in attesa di trovare i finanziamenti da altri capitoli di spesa. Non può essere di certo la soluzione. “Riconosciamo quanto lo sblocco di questi fondi possa ridare fiato alle nostre scuole, facendo partire almeno in parte la contrattazione integrativa e dunque attività di recupero, approfondimento e in generale una migliore attuazione dell’offerta formativa – dichiara Roberto Campanelli, coordinatore nazionale dell’Uds – , ma ci teniamo a sottolineare quanto si tratti ancora di una misura tampone a fronte della drammatica situazione in cui versano le scuole alle quali è minato sostanzialmente l’esercizio dell’autonomia didattica e organizzativa”.
La conclusione, sempre per l’Uds, è inevitabile. “Rivendichiamo il ripristino totale dei fondi per il miglioramento dell’offerta formativa e rifiutiamo con forza la proposta dell’uso dei 350 milioni non ancora attribuiti alle scuole per pagare gli scatti di anzianità 2012. Ma gli scatti d’anzianità vanno pagati senza intaccare i fondi Mof”, conclude l’associazione studentesca.
Sarà esaudito il loro desiderio o rimarrà inevaso? Al momento, visti anche i precedenti, la seconda ipotesi appare più plausibile.

I corsi di riconversione sul sostegno sono attività di formazione obbligatoria

da Tecnica della Scuola

I corsi di riconversione sul sostegno sono attività di formazione obbligatoria
di L.L.
Il Ministero chiarisce che la loro concessione non influisce sul contingente del 3% fissato per la fruizione dei permessi per il diritto allo studio
I permessi necessari per frequentare i corsi di riconversione sul sostegno da parte del personale docente in esubero, compresi docenti titolari delle classi, C555, C999, A075 e A076), non rientrano nel computo del 3% della quota di cui all’art. 3 del DPR 395/88.
Si tratta infatti di attività di formazione obbligatoria l’Amministrazione a cui è tenuta per legge.
Come precisato con la nota prot. n. 13391 dell’11 dicembre 2013, la loro concessione non influisce sul contingente del 3% fissato per la fruizione dei permessi per il diritto allo studio. La Flc Cgil ricorda dunque che tutti i contratti regionali sulle modalità di utilizzo di questi permessi ne dovranno tenere conto, rendendo disponibile il monte ore per altre attività formative.

La dispersione scolastica si può portare al 3%

da Tecnica della Scuola

La dispersione scolastica si può portare al 3%
di A.G.
Lo testimonia l’esito del progetto anti-dispersione ‘Dedalus’: dei 324 alunni 14enni coinvolti, tra la provincia di Biella e la Svizzera, solo una parte residiale ha abbandonato gli studi. Contro il 18% della media nazionale. Decisivo l’incontro con alcuni scrittori ‘testimonial’ dell’importanza di continuare a stare sui banchi.
Vincere l’abbandono scolastico è possibile. Soprattutto se vengono utilizzati dei progetti validi, incentrati su un valido orientamento e la presenza di figure carismatiche che infondono sicurezze negli alunni più a rischio.
La conferma arriva dagli esiti del progetto ‘Dedalus’ contro la dispersione degli alunni dopo aver conseguito la licenza media: gli abbandoni sono stati pari al 3% contro il 18% della media nazionale (con punte del 25% in alcune province del Meridione). Il lavoro ha coinvolto 324 studenti tra la provincia di Biella e la Svizzera.
”E’ la prima esperienza del genere – si legge in una nota a consuntivo del progetto – mai avvenuta in Italia: un progetto sperimentale che utilizza la narrazione per l’orientamento, grazie anche all’intervento in classe di scrittori”.
L’11 dicembre nella città piemontese si terrà la giornata di chiusura con gli esperti e personaggi che racconteranno la propria esperienza, da Giusy Versace, atleta paraolimpica a Francesca Deagostini, ginnasta, da Marco Balzano, Premio Flaiano 2013 a Gianluca Fubelli, comico di Colorado. Sono previste testimonianze in video di Alessandro Baricco e Roberto Saviano. Personaggi importanti, le cui parole (scritte e dal vivo) toccano evidentemente anche le spesso fredde “corde” di una percentuale tutt’altro che marginale dei nostri giovani alunni.

ITP, C999 e C555 – Il Miur pubblica la circolare

da Tecnica della Scuola

ITP, C999 e C555 – Il Miur pubblica la circolare
Il Miur, dopo il personale docente inidoneo, ha pubblicato il 6 dicembre 2013 la nota 13219 con la quale si dà attuazione all’art. 15 L. 128/2013 relativa agli ITP C999 e C555. La nota ricalca i contenuti della legge.
La precisazione è pubblicata dalla Flc-Cgil Tale personale, se in possesso di titolo di studio idoneo o abilitazione può transitare nei ruoli di altro posto docente, nel caso non sussistano condizioni di esubero nella provincia. E’ consentito permanere negli organici degli uffici tecnici se già utilizzati in tale ruolo. Nel caso si sia chiesto di frequentare il corso di specializzazione su sostegno, i docenti restano inquadrati nelle attuali classi di concorso fino al termine dei corsi stessi. In mancanza queste condizioni il personale, con decreto del Direttore dell’Usr, transita nei ruoli ATA. Il passaggio nei ruoli Ata avverrà con decorrenza giuridica 1º settembre dell’anno in cui si realizza il passaggio e raggiungimento della sede dal 1º settembre successivo. La sede verrà assegnata con le procedure che verranno definite nel contratto sulla mobilità. Il personale interessato dovrà indicare la provincia di appartenenza, il posto richiesto su altra classe di concorso ITP o posto docente, oppure Ata, ed i titoli posseduti. Il passaggio nei ruoli Ata è automatico se non si richiede altra classe di concorso o posto per mancanza di titolo idoneo ovvero non si sia chiesto di frequentare il corso il corso di sostegno. Nel caso in cui non ci siano disponibilità (nei posti docente o Ata richiesti) si continua a permanere nella situazione attuale fino a quando non si potrà effettuare il passaggio su posti disponibili. In caso di passaggio nei ruoli Ata si mantiene in maggior trattamento economico in godimento. Aspramente critica la FLC che ritiene questo provvedimento illegittimo. Gli ITP C999 e C555 sono stati negli anni utilizzati proficuamente nelle istituzioni scolastiche. L’amministrazione è stata latitante in questi anni ed adesso non può far transitare su altro profilo questo personale, producendo danni di natura economica e anche professionale.

Letta: “Costituente della scuola entro giugno”

da Tecnica della Scuola

Letta: “Costituente della scuola entro giugno”
di Andrea Carlino
Le parole del premier nel suo discorso in aula alla Camera sul quale il Governo chiede la fiducia.
Il discorso del presidente del consiglio Enrico Letta alla Camera, col quale chiede la fiducia per il proprio esecutivo, ha focalizzato l’attenzione anche sulla scuola. Queste le parole di Letta: “Dal primo gennaio l’istruzione e la ricerca saranno messi in cima alle priorità”, con “impegni concreti per il rilancio delle università e della ricerca entro marzo” – ha detto il presidente a Montecitorio -. Il premier ha anche annunciato una “costituente della scuola entro giugno” per far sì che “i ragazzi si diplomino prima e con competenze maggiori”. “Il ciclo della scuola, poi – sottolinea Letta – inizia con la scuola dell’infanzia perché è un diritto dei bambini e uno strumento per favorire la conciliazione famiglia-lavoro e le pari opportunità”. Sempre in tema di istruzione Letta ha affrontato il tema dei giovani ricercatori spiegando che bisogna fare di tutto “perché la burocrazia non li ingabbi”. Il premier, inoltre, annuncia un patto di maggioranza per il 2014 e nuovi provvedimenti economici. Questi i cinque punti alla base dell’Impegno 2014: continuare a far scendere debito, deficit, tesse su imprese, su famiglie piccole e grandi; raggiungere nel 2014 una crescita dell’1% e del 2% nel 2015, una crescita strutturale con l’aggressione alla disoccupazione; rilanciare gli investimenti pubblici; aggiornare le politiche di competitività industriale a favore delle imprese; creare un clima favorevole agli investimenti attraverso il piano Destinazione Italia”.

Letta, priorità per istruzione e ricerca. Da gennaio

da tuttoscuola.com

Letta, priorità per istruzione e ricerca. Da gennaio

Dal primo gennaio l’istruzione e la ricerca saranno messi in cima alle priorità“. Lo ha detto il premier Enrico Letta intervenendo alla Camera nel dibattito sulla fiducia illustrando gli “impegni concreti per il rilancio delle università e della ricerca entro marzo“. Ma, aggiunge, “il ciclo di istruzione deve iniziare per tutti con la scuola per l’infanzia che è un diritto dei bambini e uno strumento per favorire la conciliazione famiglia-lavoro e le pari opportunità”.

Il premier ha anche annunciato una “Costituente della scuola entro giugno” per far sì che “i ragazzi si diplomino prima e con competenze maggiori“.

Sempre in tema di istruzione Letta ha affrontato il tema dei giovani ricercatori spiegando che bisogna fare di tutto “perchè la burocrazia non li ingabbi” e promettendo che “nel semestre europeo lavoreremo a questo“.

Taglio dei posti di sostegno?

da tuttoscuola.com

Taglio dei posti di sostegno?

Voci giornalistiche danno per imminente un taglio robusto ai posti di sostegno, ma il Miur, chiamato in causa, cade dalle nuvole e dichiara di non saperne nulla.

In effetti le voci raccolte non fanno riferimento a ipotesi elaborate dal Ministero dell’istruzione, ma, piuttosto, a progetti elaborati al Ministero dell’economia e finanze, in collegamento con la legge di stabilità.

I motivi, sotto l’aspetto finanziario, ci sarebbero tutti, perché con l’anno scolastico in corso la spesa per i docenti di sostegno sarebbe andata fuori controllo.

L’anno scorso i posti di sostegno complessivamente attivati erano stati poco più di 101mila. Quest’anno  se ne attendevano poco più di 103-104 mila, secondo il trend d’incremento registrato negli ultimi tempi, invece si è registrato un balzo in avanti che ha portato l’organico di fatto del sostegno a quota 112 mila. Un incremento di oltre il 10 per cento in un solo anno e anomalo, tanto da superare la percentuale di incremento del numero di alunni con disabilità (intorno al 4 per cento).  Comprensibile la preoccupazione per l’aumento di spesa.

Probabile, quindi, la fondatezza della notizia.

Relazione del Cnel alla Camera Cnel: 76% delle scuole è in rete

da tuttoscuola.com

Relazione del Cnel alla Camera Cnel: 76% delle scuole è in rete

I laboratori scolastici connessi a rete Lan o Wlan sono a livello nazionale, il 76%, mentre per le aule il processo di diffusione è ancora in corso, visto che quelle raggiunte dalla Rete sono circa il 32%. E’ quanto si legge nella Relazione annuale del Cnel sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini presentata  alla Camera.

Da segnalare alcune eccezioni positive come la Basilicata, la Puglia, la Sardegna e la Sicilia, che mostrano valori percentuali di aule connesse a rete LAN o WLAN significativamente superiori alla media nazionale, probabilmente anche perchè destinatarie di fondi europei mirati allo sviluppo delle tecnologie.

Per quanto riguarda i siti web delle scuole la maggior concentrazione si trova nelle regioni del Centro, con Marche (98%), Toscana (96%) e Umbria (95%) che in base ai dati del Cnel fanno registrare le percentuali di diffusione più elevate.

Ricorsi pettine: la Corte di Appello di Genova respinge l’atto del MIUR

Ricorsi pettine: la Corte di Appello di Genova respinge l’atto del MIUR e lo condanna al doppio delle spese legali

 

La Corte d’Appello di Genova respinge senza riserve il ricorso proposto dal MIUR avverso la sentenza di primo grado ottenuta dall’ANIEF sui ricorsi pettine e lo condanna al pagamento integrale delle spese di giudizio con una penale per oltre 5.000 €. Gli Avvocati Ganci e Miceli, intervenuti in giudizio, esprimono soddisfazione e ottengono una nuova conferma alle loro tesi dopo la Corte di Appello di Lecce.

 

Sembra non avere seguito la ‘suggestiva’ tesi della Corte di Appello di Torino che si dimostrerebbe non soltanto lesiva degli interessi dei neo-assunti a tempo indeterminato e determinato per il biennio 2009-2011 ma anche delle posizioni dei dirigenti dell’amministrazione preposti alle operazioni di nomina, tesi che potrebbe riaprire il contenzioso a tutti i docenti collocati in coda ma che non riesce a trovare sostegno nelle Corti del lavoro, finora, propense ad assegnare i ruoli ai ricorrenti che nel ricorrere al tribunale amministrativo avevano dimostrato la volontà di volersi trasferire in altra provincia.

 

I legali ANIEF hanno efficacemente eccepito anche in questa udienza l’infondatezza di ogni singola contestazione della difesa del MIUR scardinando punto per punto le suggestive teorie e mostrando incontrovertibilmente l’evidenza delle ragioni dei nostri iscritti. I Giudici della Corte di Appello nel respingere il ricorso, a causa dell’insana e inusuale resistenza oltre alla condanna alle spese di giudizio hanno ordinato il raddoppio del pagamento del contributo unificato a carico dell’amministrazione soccombente. L’ANIEF accoglie con piena soddisfazione questa nuova conferma in favore dei diritti e delle ragioni dei propri iscritti iniquamente collocati “in coda” dal MIUR nelle graduatorie 2009/2011.