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Legge di stabilità, le prime iniziative di mobilitazione

Legge di stabilità, da Cgil-Cisl-Uil le prime iniziative di mobilitazione

Sciopero nazionale di 4 ore, con manifestazioni gestite a livello territoriale da qui a metà novembre, è quanto deciso da Cgil, Cisl e Uil nel corso dell’incontro svoltosi stamani nella sede della Uil per stabilire quali azioni mettere in campo per cambiare la legge di stabilità. Lo hanno annunciato al termine dell’incontro i tre leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, nel corso di una conferenza stampa, sottolineando che “questa manovra non serve alla crescita”.

“Il dente duole sulla vicenda fiscale” – ha ribadito alla stampa il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “Una questione, quella fiscale, che ha ridotto al lumicino il reddito delle famiglie e falcidiato i posti di lavoro. Questo è il punto che noi confederali abbiamo posto da tempo insieme agli industriali quale priorità per la crescita del Paese. Avevamo davvero fiducia che questa volta ci sarebbe stata una diminuzione della tassazione su lavoratori e pensionati. Credevamo che il Governo avesse capito che questa era la priorità, anche perché questo tema è stato al centro di tutto il dibattito economico nazionale. Le troppe tasse stanno rarefacendo la nostra realtà economica. A noi questo sembrava fosse un fatto acclarato, e ci sembrava che ci  fosse la volontà del governo affrontare la questione. Così non è stato, il governo ha fatto vincere quel potere che da tempo influenza le finanziarie del Paese, il partito della spesa pubblica, il vero gruppo che blocca la possibilità di crescita. Ora noi, con Cgil e Uil, vogliamo modifiche concrete”.

Bonanni ricorda pertanto che “a pagare la vittoria del partito della spesa” sono i lavoratori e in particolare quelli del pubblico impiego, che vedono ridursi continuamente il potere d’acquisto. Veniamo da una perdita di 250 mila posti di lavoro nel pubblico impiego e da sette anni di mancati rinnovi contrattuali: “ormai è una sorta di cimitero, dove nulla si muove”.

Il segretario generale della Cisl si è detto quindi a favore della “stabilità produttiva”, aggiungendo di non volersi confondere con i “populisti” che vogliono tenere “la situazione instabile, con governi che saltano, per la soddisfazione dei poteri della rendita”.

“L’obiettivo dei sindacati è quindi di ridurre le tasse recuperando risorse dai tagli agli sprechi, passando per la soppressione degli enti inutili, per l’introduzione di costi standard in tutta la pubblica amministrazione, nell’organizzazione di servizi comuni pubblici a carattere regionale”.

Duro il leader della Cisl anche sulla mancata introduzione nel “ddl stabilità” di misure rivolte ad affrontare alcune note criticità in materia pensionistica: “E’ importante lenire le ferite che sono state inferte dalla riforma Fornero” ha detto, lanciando un invito ad aprire il confronto su questo tema al ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, affinché la legge sia modificata. “Il Ministro apra una discussione con noi e lo faccia subito, non vogliamo perdere tempo”.

Ed infine, Bonanni ha chiesto al premier Letta di recuperare il documento sulle riforme istituzionali e amministrative, testo “cardine” che è stato dimenticato. Sono tantissime infatti le risorse che possono essere recuperato dando vita a un assetto più razionale dei livelli politici e amministrativi, incoraggiando sinergie che portino a realizzare economie mettendo assieme i soggetti in una logica di rete.

Incontro dirigenti e sindacalisti ad Avellino e Foggia

Scuola, il segretario nazionale incontra dirigenti e sindacalisti ad Avellino e Foggia

Le problematiche legate al reclutamento del personale della scuola e allo stanziamento delle risorse economiche destinate alle istituzioni scolastiche, così come la carenza del personale Ata: sono stati questi i temi al centro delle riunioni che il segretario nazionale dell’Ugl Scuola ha tenuto nei giorni scorsi ad Avellino e a San Severo, in provincia di Foggia, incontrando dirigenti e sindacalisti della Federazione.
“I tagli agli organici dei collaboratori scolastici – ha spiegato Mascolo – hanno messo in seria difficoltà numerose amministrazioni che, sempre più spesso, hanno difficoltà a garantire le giuste condizioni igienico-sanitarie così come la corretta vigilanza all’interno degli istituti. Purtroppo, nonostante i numerosi solleciti dell’Ugl Scuola al ministero dell’Istruzione, si continuano ad adottare soluzioni tampone e spesso non condivise che non risolvono il problema. Anche i tagli agli organici del personale amministrativo e tecnico stanno continuando a mettere a dura prova il funzionamento degli uffici di segreteria e dei laboratori, con la conseguenza che molte attività continuano ad essere svolte affannosamente e con disguidi sempre maggiori”.
“E’ necessario dunque – conclude – prevedere tempi celeri per la stabilizzazione del personale Ata perché bisogna tener presente che la riduzione degli organici ha notevolmente aumentato i carichi di lavoro del personale Ata, che si trova, troppo spesso, a non poter far fronte alle esigenze delle istituzioni scolastiche. Inoltre, per l’Ugl, resta prioritaria la copertura di tutti i posti vacanti in organico di diritto, con decorrenza immediata, senza dimenticare inoltre l’urgenza di un piano pluriennale di investimenti. Solo così potremo garantire un servizio migliore agli studenti e alle loro famiglie”.

Esclusi PAS e inserimento in GaE abilitati TFA

Esclusi PAS e inserimento in GaE abilitati TFA: ANIEF riapre i termini per ricorrere al Presidente della Repubblica

Per aderire c’è tempo solo fino al 29 ottobre 2013. Scrivi a tfaingae.pdr@anief.net (inserimento in GaE TFA e PAS) e a tfaspeciale.pdr@anief.net (ammissione ai corsi PAS) per ricevere le istruzioni operative.

Scadrà all’inizio di novembre il termine di 120 giorni utile per impugnare, con ricorso straordinario al Capo dello Stato, la norma che impedisce illegittimamente a numerose categorie di aspiranti di poter conseguire l’abilitazione attraverso i PAS e quella che impedisce a coloro che hanno conseguito l’abilitazione tramite TFA ordinario (o la conseguiranno con i PAS) di potersi inserire nelle graduatorie ad esaurimento.

Conclusa la fase di impugnazione al TAR Lazio, con il deposito di oltre 8.500 ricorsi per l’ammissione ai corsi PAS e per l’inserimento in GaE degli abilitati TFA e degli abilitandi dei Percorsi Abilitanti Speciali, rimangono solo pochi giorni per proporre ricorso gerarchico al Presidente della Repubblica. Ecco come fare per richiedere le istruzioni operative:

Ricorso PdR per l’ammissione ai PAS

Possono ricorrere coloro che hanno presentato domanda di ammissione ai PAS entro il termine del 5 settembre 2013, che abbiano o meno già ricevuto comunicazione di esclusione e che appartengono a una delle seguenti categorie:

–        gli insegnanti che abbiano prestato 540 giorni (o più) di servizio (anche cumulativi e non con annualità di 180 gg. ciascuna, con o senza servizio specifico nella classe di concorso per la quale si intende partecipare ai PAS) dal 1° settembre 1999 al 29 agosto 2013;

–        gli insegnanti che abbiano prestato almeno 360 giorni di servizio (anche cumulativi e non con annualità di 180 gg. ciascuna, con o senza servizio specifico nella classe di concorso per la quale si intende partecipare ai PAS) dal 1° settembre 1999 al 29 agosto 2013;

–        chi è già di ruolo (con o senza servizio specifico pregresso);

–        chi è già di ruolo ed è stato dichiarato sovrannumerario (con o senza servizio specifico pregresso);

–        chi ha svolto un dottorato di ricerca (con o senza servizio scolastico pregresso);

–        chi è risultato idoneo ad uno o più Tfa ordinari o SSIS ma non è entrato per assenza di posti o perché ha optato per la frequenza di altro corso abilitante (con o senza servizio scolastico pregresso);

–        chi ha prestato in tutto o in parte servizio nelle sezioni primavera;

–        chi ha prestato in tutto o in parte servizio in qualità di docente IRC;

–        chi ha prestato in tutto o in parte servizio in qualità di personale educativo.

 

Per ricevere le istruzioni operative, è sufficiente inviare entro e non oltre il 29 ottobre 2013 una mail a tfaspeciale.pdr@anief.net con oggetto “istruzioni operative PAS PdR” e per testo i propri dati anagrafici e i contatti mail e telefonici.

 

Ricorso PdR per l’inserimento in GaE degli abilitati TFA e degli abilitandi PAS

Possono aderire al ricorso tutti gli abilitati e gli abilitandi presso i corsi del TFA ordinario e PAS – Tfa Speciale. Per ricevere le istruzioni operative, è sufficiente inviare entro e non oltre il 29 ottobre 2013 una mail a tfaingae.pdr@anief.net con oggetto “istruzioni operative TFA-PAS in GaE PdR” e nel testo i propri dati anagrafici e i contatti mail e telefonici.

«Investire in conoscenza per uscire dalla crisi»

da Corriere della Sera

L’APPELLO DEL GOVERNATORE DI BANKITALIA

«Investire in conoscenza per uscire dalla crisi»

Ignazio Visco: «Da noi studiare conviene meno, chi si laurea ha le stesse probabilità di un diplomato di trovare lavoro»

Valentina Santarpia

L’Italia deve investire in conoscenza per cambiare il futuro: la ricetta è più o meno risaputa, è lo chef che la suggerisce stavolta a stupire: si tratta di Ignazio Visco, il governatore di Bankitalia, che parlando al Forum del libro di Bari ha lanciato un accorato appello per rilanciare la scuola e l’università italiana e contrastare quell’«analfabetismo funzionale» che ci mette agli ultimi posti della classifica per livello d’istruzione rispetto agli altri Paesi avanzati. «Il rendimento dell’investimento in conoscenza- ha ricordato il numero uno di palazzo Koch citando Benjamin Franklin – è più alto di quello di ogni altro investimento. E’ la radice del progresso umano e sociale, la condizione per lo sviluppo economico». Per cui la chiave dell’Italia per ritrovare la forza di crescere e competere sui mercati globali, spiega il governatore, sta tutta nella capacità di investire in «capitale umano».

I DATI – Vanno tutti nella stessa direzione: il livello di istruzione dei giovani italiani è «ancora distante da quello degli altri Paesi» e questo, sottolinea Visco, «è particolarmente grave». Nellaclassifica dell’Ocse, pubblicata la scorsa settimana, l’Italia si posiziona, per ogni categoria di età, nelle ultime file tra i 23 Paesi oggetto dell’indagine. Il 70% degli adulti italiani non è in grado di comprendere adeguatamente testi lunghi e complessi al fine di estrarne ed elaborare le informazioni richieste, contro il 49% della media dei Paesi partecipanti. Sette italiani su dieci allo stesso tempo non sono in grado di completare compiti basati sull’elaborazione di informazioni matematiche estrapolabili da contesti verbali o grafici, contro il 52% della media degli altri Paesi. Non è tutto. Il primo rapporto sulla promozione della lettura in Italia, curato proprio dall’associazione Forum del libro, ricorda come nel 2012 oltre la metà della popolazione italiana non abbia letto neanche un libro: succede solo nel 40% dei casi in Spagna, mentre in Francia solo un terzo della popolazione dichiara di non aver mai sfogliato un testo, e in Germania solo un quinto. Anche le percentuali sull’abbandono scolastico non sono confortanti: l’Eurostat segnala che l’anno scorso la quota dei giovani tra i 18 e i 24 anni che ha interrotto precocemente gli studi era prossima al 18%, rispetto all’11-12% di Francia e Germania e il 13% della media europea. E anche se la quota di laureati nella popolazione tra 25 e 64 anni è salita dal 10 al 16%, non si può non considerare il fatto che nella media dei Paesi europei la stessa quota ha raggiunto il 28%, 8 punti in più rispetto al 2000. Non cambia il quadro se si guarda alla platea dei più giovani: nel 2012 solo il 22% dei giovani tra 25 e 34 anni era laureato, contro il 35% della media Ue. E studiare in Italia conviene meno che negli altri Paesi: mentre nel resto d’Europa, in media, lavorava l’anno scorso l’86% dei laureati contro il 77% dei diplomati, in Italia per chi aveva raggiunto il massimo titolo di studio tra i 25 e i 39 anni la probabilità di essere occupati era pari a quella di chi aveva finito la scuola superiore (73%), e superiore di soli 13 punti rispetto a quella di chi aveva solo la licenza di scuola media.

LE CAUSE- «Lo sviluppo relativamente recente dell’aumento della scolarità e una popolazione mediamente più anziana spiegano solo in parte questa carenza», sottolinea Visco, dato che «anche per i più giovani i ritardi restano ampi». Ci sono altri fattori che vanno presi in considerazione: «Il ruolo della famiglia, l’organizzazione scolastica, i mezzi di comunicazione». Influisce sicuramente anche la «congiuntura economica molto difficile che stiamo vivendo, e che sta imponendo grandi sacrifici a gran parte delle famiglie italiane». Una congiuntura che non è solo la conseguenza della peggiore crisi dal dopoguerra, innescata dalla crisi finanziaria del 2007-2008 e aggravatasi con le tensioni sui debiti sovrani dal 2011. Ma è anche il risultato – è il cane che si morde la coda- proprio di «un diffuso indebolimento della capacità del nostro Paese di crescere e competere».

COME SE NE ESCE – Serve una risposta di sistema, conclude il governatore della Banca d’Italia: delle famiglie, della scuola, della politica, del settore produttivo che esprime troppo spesso un basso livello di domanda di lavoro qualificato. «Il capitale umano – sottolinea Visco –è il perno del nostro ragionamento. Per il sistema produttivo un capitale umano adeguato facilita l’adozione e lo sviluppo di nuove tecnologie, costituendo un volano per l’innovazione e quindi per la crescita economica e l’occupazione». Quanto investe oggi l’Italia in questo capitale? Troppo poco, sottolinea il governatore: poco sopra al 4% del Pil, contro l’11% degli Stati Uniti. Bisogna invertire la rotta, conclude Visco: «Perché i benefici del capitale umano non si esauriscono con quelli di natura materiale: più istruiti si vive meglio e più a lungo».

180 mila studenti delle superiori che abbandonano la scuola statale

da TuttoscuolaNews

180 mila studenti delle superiori che abbandonano la scuola statale

Nelle settimane scorse la dispersione scolastica l’ha fatta da padrona nelle criticità del nostro sistema d’istruzione. Anche l’Ocse ha detto la sua a proposito di giovani tra i 16 e i 24 anni con bassi livelli d’istruzione che collocano l’Italia tra gli ultimi Paesi dell’Unione Europea.

Da una visuale diversa – la scolarizzazione nella scuola statale secondaria di II grado – si ha conferma di questo quadro non esaltante della “produttività” del nostro sistema scolastico.

Tuttoscuola ha registrato a livello regionale le scolarità complete dal 1995 ad oggi anni negli istituti statali d’istruzione secondaria di II grado, per anno di corso e per tipologia di istituto, rilevando una preoccupante situazione di abbandono di migliaia di studenti che non concludono il percorso scolastico nella scuola statale (alcuni passano alla non statale o ai corsi di istruzione e formazione professionale, ma sono una minoranza).

Nell’ultimo quinquennio (2008/09 – 2012/13) si sono persi per strada senza completare il percorso scolastico statale verso il diploma circa 180 mila studenti: erano partiti in prima nel 2008-09 in 604.995 e nel 2012-13 sono arrivati al quinto anno in 425.553. Si sono ‘dispersi’, dunque, in 179.442 (- 29,7%), quasi uno studente ogni tre.

Negli anni precedenti era andato peggio con dispersioni superiori alle 191 mila unità che avevano avuto la punta massima nel 2007/08 con 203 mila unità. Il record della dispersione si era avuto nel 1999/2000 con 216.805 studenti che non avevano concluso il loro percorso quinquennale.

Ci si può consolare con il fatto che nel 1999/2000 la percentuale di dispersione, così calcolata, era intorno al 37% e che da allora è andata sempre più riducendosi. Nel 2012-13 la dispersione nella scuola statale è stata, dunque, del 29,7%, l’anno prima era stata di un punto sopra (30,9%) e l’anno precedente di 31,8%: è troppo sperare in una inversione di tendenza?

Decreto 104: conversione in legge a forte rischio

da Tecnica della Scuola

Decreto 104: conversione in legge a forte rischio
di R.P.
I tempi sono strettissimi. La Commissione Cultura lavorerà ancora tutta la settimana per esaminare gli ultimi emendamenti. Ma in aula il voto di fiducia sarà inevitabile. E poi al Senato bisognerà fare tutto di corsa.
Basta leggere il calendario dei lavori della Commissione Cultura della Camera per capire che il cammino del decreto legge “La scuola riparte” si prospetta difficile, se non addirittura impossibile.
La conclusione dell’esame del testo è prevista infatti per giovedì 24 ottobre.
Subito dopo si andrà in aula, ma appare quanto meno improbabile che l’esame definitivo possa iniziare già venerdì 25.
Quasi certamente si slitterà a lunedì 28, se non a martedì 29 ed è altrettanto certo che, in aula, il M5S, e forse anche la Lega, non rinunceranno a presentare proposte di modifica.
A quel punto per stare nei tempi il Governo sarà costretto, di fatto, a presentare il proprio “maxi-emandamento” e a chiedere il voto di fiducia.
Anche in questo modo la Camera non riuscirebbe a terminare i lavori prima di giovedì 31.
Quando il provvedimento arriverà al Senato bisognerà correre davvero, perché la conversione in legge dovrà essere effettuata improrogabilmente entro l’11 novembre. In pratica i senatori avranno poco più di una settimana per fare tutto e cioè esaminare il decreto nelle diverse commissioni e portarlo poi in aula.
Ma se il Senato dovesse approvare anche solo un piccolissima modifica al testo, i tempi non potrebbero più essere rispettati in alcun modo e il decreto verrebbe considerato decaduto.
Un’eventualità che, in considerazione dei rapporti un po’ burrascosi che intercorrono in questo momento fra le forze che sostengono il Governo, non va esclusa a priori.

Professione docente, martirizzata ma essenziale

da Tecnica della Scuola

Professione docente, martirizzata ma essenziale
di Pasquale Almirante
Il docente, nonostante le critiche, è una “risorsa primaria” perché dalla sua professionalità nasce la vera ricchezza della Nazione, mentre la scuola rimanere il principale canale di trasmissione delle dinamiche del sapere ed è qui che il futuro cittadino ha il primo rapporto con lo Stato
Socrate mai avrebbe immaginato che i suoi epigoni docenti del 2° millennio sarebbero diventati oggetto di critica e di sufficienza, di contrattazione sindacale e perfino di sberleffo. “Chi non sa far nulla, insegna”, recita oggi un luogo comune che inchioda una intera categoria alla gogna e che la dice lunga sui pregiudizi contro i professori, per lo più demotivati e senza quel prestigio che dovrebbe avere, ma che molti gli hanno promesso di recuperare.
Un giudizio nato forse sui livelli produttivi delle industrie e sui rendimenti economici immediati, dimenticando che l’organizzazione della cultura si basa anche su forme per lo più rigide e stabilizzate che, essendo proprie della scuola, servono per trasmettere saperi e conoscenze. Per questo la scuola è stata anche accusata di non capire il nuovo e di arroccarsi troppo sulle camole del passato.
Perché insegnare allora? E poi l’insegnamento è una missione, una professione, una funzione burocratica, un modo per sbarcare il lunario, una sorta di lavoro “part time“, adatto soprattutto alle donne, dice una certa vulgata, che così possono dedicarsi alla famiglia, aiutando a portare più “spesa” a casa? E perché nel giro di qualche decennio il mito del “professore” è così malamente scaduto, tanto da ritenerlo emarginato dalle attività che “contano”?
Eppure, eppure l’elevato livello di scolarizzazione che c’è stato in questo periodo non ha avuto precedenti nella storia della Nazione, mentre un titolo di studio rappresenta per tutte le classi sociali uno “status” importante da raggiungere, se non viene impedito da ineluttabili avversità come la crisi di questo tempo.
E allora l’insegnante dovrebbe risultare agli occhi dei suoi molti detrattori, e in primo luogo agli occhi dello Stato, una sorta di “risorsa primaria” di altissimo livello, più importante delle stesse industrie e del commercio, perché dal suo lavoro e dalla sua professionalità nasce la vera ricchezza della Nazione e con lui si costruisce il futuro dell’umanità.
Per questo la scuola dovrebbe rimanere, comunque e in ogni caso (senza se e senza ma?), “il principale canale di trasmissione, attraverso cui, in maniera organica e integrata, vengono trasmesse nel futuro, non solo le nozioni inerenti al passato, ma soprattutto le modalità dinamiche del sapere, i valori, insomma la cultura: un patrimonio genetico che determinerà lo svolgersi successivo della civiltà”.
Ma non solo sapere è la scuola. E’ qui che il futuro cittadino ha il primo rapporto con “l’oltre da sé” e con lo Stato, è qui che conosce regole e responsabilità, è qui che apprezza le forme più comuni di comunicazione: dai libri al giornale, da internet alla burocrazia, è qui che inizia la sua crescita e il suo diritto di cittadinanza.
Ma allora perché aleggia questa immagine scadente dei “maestri”? Forse occorrerebbe un po’ di più che ci si adoperasse a “imparare a insegnare”, prima di entrare tra gli epigoni di Socrate, la cui stessa certezza deve avere anche il docente 2.0: sapere che deve sempre apprendere, anche dagli alunni.
Perché anche loro, gli studenti, sono il nodo della questione, insieme con le famiglie che, vedendo talvolta nella scuola un luogo di custodia dei figli, reputano il docente un parcheggiatore, se non del tutto abusivo, quantomeno sfaticato.

Concorso DS: buste irregolari anche nel Lazio?

da Tecnica della Scuola

Concorso DS: buste irregolari anche nel Lazio?
di R.P.
Il Tar intende fare una verifica anche sul concorso svoltosi a Roma. Le buste usate nel Lazio erano simili a quelle della Lombardia.
Mentre in Lombardia riparte la procedura per la correzione delle prove d’esame dei docenti che hanno preso parte al concorso per dirigenti scolastici, scoppia un’altra “bomba”: anche nel Lazio potrebbe essersi verificato lo stesso “disguido”.
Il Tar Lazio ha chiesto al Miur di poter verificare l’opacità delle buste che, a quanto sostengono molti, srabbero sostanzialmente simili a quelle usate in Lombardia ma forse in molte altre regioni d’Italia.
A questo punto l’esito del concorso potrebbe essere in forse quasi dappertutto.
L’Anief, che ha divulgato la notizia della decisione del Tar Lazio, ha definito questo concorso “il più brutto degli ultimi vent’anni, con 8mila ricorrenti che attendono gli esiti della giustizia”.
Ed è così che il concorso per dirigenti scolastici diventa sempre più soggetto a rischio annullamento.
“Anche perché – aggiunge Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – si attende la calendarizzazione di merito dell’appello del Consiglio di Stato, promosso anche dal nostro sindacato, sulla erroneità dei quesiti disposti durante le prove preselettive cui parteciparono oltre 33mila aspiranti dirigenti scolastici. È evidente che se pure queste irregolarità venissero accertate  aumenterebbero in modo esponenziale le prospettive di decadimento di tutta la procedura svolta livello nazionale”.

Verso il rinnovo di consigli di circolo e istituto

da Tecnica della Scuola

Verso il rinnovo di consigli di circolo e istituto
di Lucio Ficara
Attenzione alle regole su incompatibilità e ineleggibilità. Le regole stanno scritte nella vecchia O.M. n. 215 del 1991.
In molte scuole dove, per decorso triennio o per altra causa, è scaduta la carica del consiglio d’istituto o di circolo, sono state indette, dagli uffici scolastici regionali, così come previsto dalla normativa vigente, nuove elezioni per il rinnovo degli stessi.
Nei casi su esposti, la procedura di rinnovo è ordinaria ed una volta eletto il nuovo consiglio di circolo o d’istituto, questo avrà durata triennale, in sostanza dal 2013 al 2016. Vogliamo ricordare che nella passata legislatura, con l’avvicendamento alla presidenza della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, tra gli onorevoli Aprea (PDL) e Ghizzoni (PD), si stava approvando una decisa riforma degli organi collegiali.
Se la proposta di legge n. 953, denominato decreto Aprea-Ghizzoni, riguardante il riordino degli OO.CC., fosse andata in porto, oggi probabilmente ci saremmo trovati di fronte ad un’altra modalità di elezione del consiglio d’istituto, che avrebbe cambiato nome, divenendo consiglio di amministrazione, e probabilmente avrebbe cambiato volto alle scuole, affermando un evidentissima spinta autonomistica delle singole scuole.
Ricordiamo, tra le altre cose, che non tutte le istituzioni scolastiche hanno la possibilità di eleggere la rappresentanza del consiglio di circolo o d’Istituto. Infatti quelle scuole “spezzatino”, in cui sono comprese scuole dell’infanzia, primarie e/o secondarie di primo e secondo grado, continueranno ad operare i commissari straordinari, in quanto non esiste una normativa, fatta eccezione per i convitti nazionali, che regoli la composizione di questa tipologia di istituzioni scolastiche.
Tutti gli Usr hanno già emanato le circolari, con cui si indicono le elezioni, per il rinnovo triennale con procedura ordinaria, del consiglio d’istituto, che si terranno in alcune regioni il 10 e 11 novembre ed in altre il 17 e 18 novembre. Bisogna comunque fare attenzione alla formazione delle liste, in quanto esistono dei casi di incompatibilità o addirittura di ineleggibilità in seno al consiglio d’istituto.

L’art.16 O.M. 215/1991, riepiloga in sei punti questi casi, che sono nell’ordine:
1. Il personale sospeso dal servizio a seguito di procedimento penale o disciplinare, o che si trovi sospeso cautelarmente in attesa di procedimento penale o disciplinare, non può esercitare in alcun caso l’elettorato attivo e passivo.
2. Gli elettori che facciano parte di più componenti (es. docente genitore di un alunno) esercitano l’elettorato attivo e passivo per tutte le componenti a cui partecipano.
3. Gli elettori suddetti che siano stati eletti in rappresentanza di più componenti nello stesso organo collegiale, devono optare per una delle rappresentanze. Tuttavia il candidato eletto in più consigli di circolo e di istituto anche se per la stessa componente non deve presentare opzione e fa parte di entrambi i consigli.
4. I docenti in ogni caso devono rinunciare all’eventuale carica elettiva, ottenuta come appartenenti alla componente genitori, in seno ai consigli di interclasse e di classe e ai consigli di intersezione.
5. Il docente con incarico di presidenza sostituisce il preside anche negli organi collegiali; egli non può esercitare, pertanto, l’elettorato attivo e passivo nelle elezioni dei rappresentanti dei docenti negli organi collegiali. Il docente eletto nel consiglio di istituto decade dalla carica qualora sia successivamente nominato preside incaricato. Le disposizioni del presente comma si applicano anche agli insegnanti elementari in missione presso le Facoltà di magistero.
6. In sede di emanazione del decreto di nomina, i presidi, i direttori didattici e i Provveditori agli studi, qualora rilevino, di ufficio o su segnalazione, la sussistenza di tali incompatibilità, invitano l’interessato ad optare per una delle due rappresentanze: la sua sostituzione è attuata applicando la disposizione dell’art. 22 del decreto del Presidente della Repubblica n. 416 del 1974

Pec o Peo: linee guida da osservare

da Tecnica della Scuola

Pec o Peo: linee guida da osservare
di Aldo Domenico Ficara
L’uso appropriato della posta elettronica certificata (PEC) e dello posta elettronica ordinaria (PEO), è un argomento evidenziato da diversi USR, primo fra tutti quello della Lombardia che detta le seguenti linee guida da osservare:
• Gli utenti non devono usare la PEC per comunicazioni a carattere ordinario (es. richiesta informazioni, bandi di concorso)
• La PEC deve essere usata solo ed esclusivamente per comunicazioni riguardanti:
1. Contenzioso;
2. Contabilità;
3. Pensioni;
4. Gestione disciplinare del personale;
5. Protocolli d’intesa, Accordi, Convenzioni tra Enti.
La PEO, invece deve essere utilizzata solo per comunicazioni a carattere ordinario, in sostituzione delle lettere spedite a mezzo posta ordinaria, nella prospettiva della dematerializzazione dei documenti cartacei, in conformità al nuovo quadro normativo. Pertanto è sufficiente inviare le comunicazioni solo attraverso posta elettronica ordinaria che possiede la stessa validità, a tutti gli effetti, della posta prioritaria.
Si deve sottolineare che tutti i messaggi trasmessi da PEC ovvero da PEO soddisfano il requisito della forma scritta e, pertanto, non seguirà più il documento originale (artt. 45 e 47 del Codice Amministrazioni Digitale).
Inoltre è bene precisare che la recentissima approvazione di un emendamento al Decreto Semplificazioni adottato dal Governo obbliga le Pubbliche Amministrazioni, a decorrere dal 2014, a comunicare esclusivamente attraverso i canali telematici e la PEC, l’utilizzo del fax è pertanto previsto solo nei casi di guasti alla PEC e/o PEO di particolari urgenze.

Rassegna Stampa 21 ottobre 2013

in primo piano

 
Corriere della Sera  del  21-10-2013
RISCOPRIRE IL TALENTO PER SALVARE LA SCUOLA (A.Ichino) [solo_testo] pag. 1
la Gazzetta dello Sport  del  21-10-2013
MA DAVVERO QUESTO PAESE NON HA PIU’ ENERGIA PER RIPARTIRE? (G.Dell’arti) [solo_testo] pag. 44
L’Unita’  del  21-10-2013
UNA MAASTRICHT PER LA RICERCA (P.Greco) [solo_testo] pag. 1
il Mattino  del  21-10-2013
IL FUTURO DELL’UNIVERSITA’ E’ NELLA RETE (M.Calise) [solo_testo] pag. 1
 

ministro

 
Il Giornale di Vicenza  del  20-10-2013
CAMBIAMENTI CLIMATICI ALLA SETTIMANA DELLA SCIENZA [solo_testo] pag. 61
 

ministero

 
L’Unita’  del  21-10-2013
EDIFICI VECCHI E INSICURI I FONDI STANZIATI? “POCHI” (L.Cimino) [solo_testo] pag. 7
Corriere della Sera  del  21-10-2013
IL SOGNO DI ABBATTERE IL DEBITO DELLO STATO (S.Rizzo) [solo_testo] pag. 1
l’Eco di Bergamo  del  21-10-2013
LA CULTURA E POPOLARE BERGAMO DA NOBEL (S.Pesenti) [solo_testo] pag. 1
la Stampa  del  21-10-2013
GLI STUDENTI A LEZIONE DI RISPARMIO [solo_testo] pag. 22
Il Fatto Quotidiano  del  21-10-2013
LA COLLETTA DELLE MAESTRE [solo_testo] pag. 13
La Repubblica – Cronaca di Roma  del  21-10-2013
BIRKENAU, BARACCA 11: LE LACRIME DEL SINDACO MARINO (G.Isman) [solo_testo] pag. 1
Corriere della Sera – ed. Roma  del  21-10-2013
STUDENTI AD AUSCHWITZ INSIEME CON MARINO: “E’ LA MIA PRIMA VOLTA QUI” (Il.sa.) [solo_testo] pag. 4
La Provincia Frosinone  del  21-10-2013
!”COLLOQUI FIORENTINI” CON RELATORE AD HOC [solo_testo] pag. 22
il Giorno – ed. Milano  del  21-10-2013
CONCORSO PRESIDI, ORA SI RIPARTE VIA ALLA CORREZIONE DEI COMPITI [solo_testo] pag. 6
la Repubblica  del  21-10-2013
STUPRATA DAGLI AMICI, LA RABBIA DI MODENA “QUEI CINQUE DOVEVANO ESSERE ARRESTATI” (C.Giusberti) [solo_testo] pag. 19
Corriere della Sera – ed. Milano  del  21-10-2013  
NUOVO VENTO PER L’UNIVERSITA’ (S.Blanco) [solo_testo] pag. 1  
il Sole 24 Ore  del  21-10-2013  
CON ERASMUS IL TIROCINIO SCATTA DALL’UNIVERSITA’ (E.Della ratta) [solo_testo] pag. 26  
Affari&Finanza (la Repubblica)  del  21-10-2013  
TUTTI I MASTER CHE CREANO MANAGER GLOBALI (L.Dell’olio) [solo_testo] pag. 58  
CorrierEconomia (Corriere della Sera)  del  21-10-2013  
CARRIERE ECCI CHI HA IL TITOLO GIUSTO (B.Millucci) [solo_testo] pag. 39  
CorrierEconomia (Corriere della Sera)  del  21-10-2013  
LE TASSE? NO PROBLEM [solo_testo] pag. 39  
la Stampa  del  21-10-2013  
UNIVERSITA’, BASTA COPISTERIE GLI APPUNTI SI VENDONO SUL WEB (F.Amabile) [solo_testo] pag. 15  
Il Fatto Quotidiano  del  21-10-2013  
TRE MILIONI DI EURO. “MA NON ABBIAMO LAVORATO” (A.Massari) [solo_testo] pag. 2  
Affari&Finanza (la Repubblica)  del  21-10-2013  
ADDIO CASH IN CAMPO GLI ESPERTI DI MONETICA (M.Minella) [solo_testo] pag. 58  
Corriere della Sera  del  21-10-2013  
L’ESTETICA DELLA SCIENZA (E.Dellacasa/G.Giorello) [solo_testo] pag. 36/37  
Il Fatto Quotidiano  del  21-10-2013  
LA MANO ARTIFICIALE CON IL SENSO DEL TATTO (L.Berardi) [solo_testo] pag. 17  
Corriere della Sera  del  21-10-2013  
E TU DI CHE CERVELLO SEI? NUOVA TEORIA SU COME PENSIAMO (M.Piattelli palmarini) [solo_testo] pag. 23  
CorrierEconomia (Corriere della Sera)  del  21-10-2013  
SFIDE SINDACI IN STILE HI-TECH COM’E’ INTELLIGENTE LA CITTA’ (C.Sottocorona) [solo_testo] pag. 36  
Affari&Finanza (la Repubblica)  del  21-10-2013  
WI-FI, MOBILITA’, SALUTE, CATASTO E FISCO COSI’ LA TECNOLOGIA FA BRILLARE LE CITTA’ (L.Dell’olio) [solo_testo] pag. 54  
   

pubblica amministrazione e società

 
   
il Sole 24 Ore  del  21-10-2013  
STATALI, SENZA CONTRATTI “TAGLI” DEL 10,5% (G.Trovati) [solo_testo] pag. 3  
il Sole 24 Ore  del  21-10-2013  
SERVICE TAX, IL RISCHIO RINCARI PASSA DAI SINDACI (C.Dell’oste/G.Parente) [solo_testo] pag. 6/7  
il Sole 24 Ore  del  21-10-2013  
NORME – LA BONIFICA RICADE SULLA PA SE L’INQUINATORE NON E’ NOTO (F.Vanetti) [solo_testo] pag. 7  
L’Unita’  del  21-10-2013  
STABILITA’ ALLA PROVA UE MA E’ GIA’ BATTAGLIA SULLE MODIFICHE (L.Matteucci) [solo_testo] pag. 2  
L’Unita’  del  21-10-2013  
TROPPE RESISTENZE SULL’AGENDA DIGITALE: LA UE SI MUOVA (F.Masocco) [solo_testo] pag. 11  
Italia Oggi Sette  del  21-10-2013  
INFORMATIZZARE FA BENE. ALLA P.A. (E.Drazza) [solo_testo] pag. 9  
la Repubblica  del  21-10-2013  
MANOVRA. UN ASSALTO DA 10 MILIARDI (R.Petrini) [solo_testo] pag. 1  
il Sole 24 Ore  del  21-10-2013  
PIANO GIOVANI, ACCORDO VICINO (F.Barbieri/G.Falasca) [solo_testo] pag. 10  
Corriere della Sera  del  21-10-2013  
“LAVORIAMO AL BAR E NEI CALI CENTER” I RAGAZZI IN TENDA DOPO LA GUERRIGLIA (F.Caccia) [solo_testo] pag. 17  
Giorno/Resto/Nazione  del  21-10-2013  
LA FAMIGLIA SENZA CULTURA (E.Gatta) [solo_testo] pag. 22  
il Mattino  del  21-10-2013  
IL LETTORE ITALIANO UCCISO DALL’ARTE SERIALE (R.Cappuccio) [solo_testo] pag. 1  
il Mattino  del  21-10-2013  
Int. a P.Dorfles: “I LETTORI? IN ITALIA NON ESISTONO PIU'” (F.Coscia) [solo_testo] pag. 13  
il Giornale  del  21-10-2013  
CAPIRE L’AMORE PER CURARE L’ODIO (F.Alberoni) [solo_testo] pag. 1  
   
   
A cura di Giuseppe Colella e Federico Bandi

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 247

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 247 del 21-10-2013

Sommario

LEGGI ED ALTRI ATTI NORMATIVI

 


DECRETO LEGISLATIVO 29 settembre 2013, n. 121


Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 26
ottobre 2010, n. 204, concernente l’attuazione della direttiva
2008/51/CE, che modifica la direttiva 91/477/CEE relativa al
controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi. (13G00165)

 

 

Pag. 1

 

 

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 30 agosto 2013


Autorizzazione ad assumere a tempo indeterminato e a trattenere in
servizio unita’ di personale per le esigenze dell’Avvocatura generale
dello Stato, del Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della
ricerca, dell’Istituto superiore della sanita’ e del Ministero
dell’interno. (13A08424)

 

 

Pag. 9

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

 


DECRETO 26 settembre 2013


Soppressione dell’archivio notarile distrettuale di Caltagirone.
(13A08423)

 

 

Pag. 17

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 7 ottobre 2013


Iscrizione di varieta’ di cereali a paglia al relativo registro
nazionale. (13A08420)

 

 

Pag. 17

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 4 ottobre 2013


Proroga dell’autorizzazione all’Organismo «R.A.F. Verifiche S.r.l.»,
in Roma, allo svolgimento delle attivita’ di verifica periodica e
straordinaria sugli ascensori. (13A08414)

 

 

Pag. 20

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

 


COMUNICATO


Passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato di un immobile sito
nel comune di Lierna. (13A08421)

 

 

Pag. 21

 

 

 


COMUNICATO


Passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato di un immobile sito
nel comune di Sarezzo. (13A08422)

 

 

Pag. 21

 

 

 


COMUNICATO


Avviso relativo al bando pubblico per l’attribuzione di contributi
economici a comuni per la selezione di progetti di riduzione e
prevenzione della produzione dei rifiuti, di raccolta differenziata e
riciclaggio. (13A08447)

 

 

Pag. 21

 

 

MINISTERO DELLA SALUTE

 


COMUNICATO


Autorizzazione a Bureau Veritas Italia S.p.A., in Milano, al rilascio
della certificazione CE di rispondenza della conformita’ dei
dispositivi medici. (13A08419)

 

 

Pag. 22

Permessi retribuiti per il diritto allo studio

Permessi retribuiti per il diritto allo studio per tutto il personale scolastico. Scadenza della domanda entro il termine perentorio del 15 novembre 2013.

Il sindacato SAB tramite il segretario generale prof. Francesco Sola, al fine di fornire massima informazione tra il personale scolastico interessato comunica che il 15 novembre, in generale ed in modo perentorio, salvo diverse scadenze stabilite dai vari Uffici Scolastici Regionali, scadono i termini di presentazione delle domande per usufruire, nell’anno solare 2014, dei permessi retribuiti ( max 150 ore ) per il diritto allo studio ai sensi dell’art. 3 del DPR n. 395/1988, per dirigenti, docenti ed ATA di ruolo e precari.

Può presentare domanda, da inoltrare per via gerarchica, tramite la scuola di servizio, all’ATP (ex USP, ex Provveditorato agli Studi), tutto il personale scolastico, dirigenti scolastici, docenti e non docenti, compresi i supplenti che possono far vantare la sottoscrizione di un contratto annuale a tempo determinato sottoscritto o con l’ATP o direttamente con i dirigenti scolastici per la:

-frequenza di corsi finalizzati al conseguimento del titolo di studio proprio della qualifica di appartenenza o di corsi finalizzati al conseguimento di un titolo di studio di livello pari o superiore a quello già posseduto o di un diploma di laurea o titoli equipollenti, oppure del diploma di laurea in Scienze della formazione primaria e scuole di specializzazioni SISS;

-frequenza di corsi finalizzati al conseguimento di qualifiche professionali, attestati professionali riconosciuti dall’ordinamento pubblico compresi i corsi per il conseguimento del titolo di sostegno e l’abilitazione riservata per strumento musicale nella scuola media;

-frequenza di corsi finalizzati al conseguimento di titoli di studio in corsi post-universitari, master, specializzazione e perfezionamento universitario o frequenza di corsi al fine di migliorare le proprie capacità e conoscenze nell’ambito del Comparto Scuola;

-frequenza TFA e PAS da attivare a breve;

-corsi di sostegno per il personale docente in esubero e non;

Il termine del 15 novembre è perentorio, salvo diversa scadenza stabilita dai vari uffici scolastici regionali; le domande devono essere vistate dal dirigente scolastico dove si presta servizio e devono essere riprodotte nuovamente anche da chi frequenta i corsi TFA, ecc…,  in quanto i permessi sono riferiti ad anno solare e non scolastico.

Il sindacato SAB, vista l’imminenza della scadenza delle domande, informa inoltre che i modelli possono essere ritirati gratuitamente nelle sedi del SAB o scaricate dal sito

F.to   Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

I cinquant’anni della scuola media (in crisi d’identità)

da Corriere della Sera

Da riforma democratica a modello da rivedere

I cinquant’anni della scuola media (in crisi d’identità)

I dati Ocse: anello debole del sistema

Gianna Fregonara

La scuola media italiana compie cinquant’anni. Anzi li ha compiuti 18 giorni fa perché fu proprio dal primo ottobre del 1963 che tutti i bambini italiani poterono continuare la scuola dell’obbligo con tre anni di «Media Unica» che sostituiva la divisione, creata dalla riforma Bottai nel 1940 tra scuola di avviamento professionale e scuola media per chi avrebbe proseguito gli studi.
«Una grande riforma democratica dopo la riforma Gentile», l’ha definita il ministro Maria Chiara Carrozza. Ma che cosa resta oggi, cinquant’anni dopo? Qualche dato: nel 1962 i bocciati furono il 16 per cento degli studenti, nel 2007 solo il 3 per cento. Le rilevazioni Ocse-Pisa però sono impietose e dimostrano che le medie sono diventate l’anello debole del sistema educativo italiano. A 15 anni sei ragazzi su dieci non sanno da che cosa dipende l’alternarsi del giorno e della notte. Secondo uno studio della Fondazione Agnelli, pubblicato due anni fa da Laterza, i risultati dei test di matematica tra la quarta elementare e la seconda media segnano un abbassamento dei punteggi del 23 per cento. E ancora: gli insegnanti sono in media i più vecchi del sistema scolastico e uno su tre lascia il posto dopo un anno in cerca di altri approdi, alle superiori soprattutto. Si capisce perché alla domanda diretta i ragazzi italiani rispondano che a loro la scuola media non piace, che si sentono a disagio più dei loro coetanei in Germania, Inghilterra e Francia.
«Ricordo le medie come un momento oscuro. Non si è né bambini né adulti, è difficilissimo – racconta lo scrittore e insegnante Eraldo Affinati, che sulla scuola ha appena scritto L’elogio del ripetente -. Odiavo la scuola e le merendine e chissà cosa avrei risposto a chi mi avesse detto che pochi anni dopo sarei entrato in una classe a insegnare le Ricordanze di Leopardi alla mia prima supplenza alle medie della borgata Giardinetti a Roma».
Se è vero che la «Media Unica» ha avuto un ruolo importantissimo nell’alzare il livello di scolarizzazione negli anni Sessanta oggi dimostra tutta la sua età. «È una sfida vinta soltanto in parte – spiega Raffaele Mantegazza del dipartimento di Scienze umane per la formazione della Bicocca -, è una scuola che è rimasta senza identità specifica, schiacciata tra primaria e secondaria. È una scuola che ha scelto di privilegiare l’aspetto cognitivo rispetto a quello emotivo e pedagogico. Sono anni difficili per i ragazzi quelli della preadolescenza, in cui c’è una elaborazione anche psico-sessuale molto importante che la scuola ignora del tutto».
E invece sono gli anni in cui si comincia ad essere un po’ più adulti, in cui «l’acquisizione critica del sapere» andrebbe privilegiata. «Ma siamo rimasti ad una impostazione fordista della scuola, unica organizzazione che non si sia evoluta – spiega il pedagogista Giuseppe Bertagna dell’Università di Bergamo -: c’è solo uno studio libresco, disciplinare e separato, troppo strutturato».
Di come riformare o rilanciare la scuola media si è discusso ciclicamente ad ogni proposta di riforma, ma non molto è cambiato. «Per esempio è dal 1977 che sono previste 160 ore di attività interdisciplinari di risoluzione di problemi, di compiti per gruppi – insiste Bertagna -, ma non si sono quasi mai fatte perché prevederebbero la rivoluzione degli organici e del modo di insegnamento».
Anche per Mantegazza la soluzione si chiama «flessibilità»: «Tanto per cominciare ci vorrebbero percorsi differenziati per maschi e femmine perché negli anni delle medie hanno tempi di sviluppo molto diversi. Ci vorrebbero classi aperte in cui i gruppi si formano a seconda di quello che si deve fare o studiare. Infine manca la continuità con le scuole superiori: come è possibile che, mentre alle medie quasi tutti vengono promossi, arrivati in prima superiori dopo quattro o cinque mesi almeno due su dieci sono in serie difficoltà?». I dati del ministero in parte lo spiegano: quattro ragazzi su dieci alle medie passano l’esame con la sufficienza. «Le medie non sono formative – conclude Bertagna – e non è soltanto questione che un undicenne di oggi è molto diverso da un undicenne di cinquant’anni fa. Le medie dovrebbero integrare la scuola con la società e con il lavoro, ma è stato trascurato il fare, l’esperienza applicata: così l’Italia non raggiungerà gli obiettivi di Europa 2020 per i propri ragazzi».

Carrozza: “Porterò il test Invalsi anche all’Università”

da LaStampa.it

Carrozza: “Porterò il test Invalsi anche all’Università”

Il ministro Carrozza: i laureati avranno valutazioni più adeguate

roma

 Maria Chiara Carrozza, ministro dell’Istruzione, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco denuncia: in Italia studiare conviene meno che in altri Paesi. È così?

«Il discorso del governatore Visco prende in considerazione non solo le responsabilità del sistema scolastico e universitario ma anche quelle del sistema imprenditoriale. Le imprese non investono, cercano qualifiche più basse rispetto a quelle offerte dai giovani. Io penso che esista un problema; la qualifica non corrisponde alla competenza».

E quindi chi studia non è detto che sia preparato?

«Esatto, e invece, conta quello che si sa fare mentre nel dibattito politico c’è troppa attenzione al punteggio per ottenere i titoli necessari. Preferisco i concorsi che premiano la competenza e vorrei che le università venissero valutate».

In modo diverso da quanto accade ora?

«Ho sostenuto fin dall’inizio del mio incarico i sistemi di valutazione Invalsi e Anvur, ho anche messo a disposizione tutti i dati in nome della trasparenza. È necessario però valutare le competenze in uscita dall’università e confrontarle».

Come?

«Partendo dal metodo Invalsi che va migliorato e adattato all’università: voglio sapere se gli studenti escono dagli atenei con una laurea in grado di essere alla pari con quelle di altri Paesi».

Quindi un test Invalsi anche all’università ma in quale momento?

«All’uscita dall’università. Nell’ultima analisi Ocse-Pisa c’era un dato che secondo me è drammatico: la media dei laureati italiani ha competenze paragonabili a quelle di uno studente di scuola secondaria del Giappone. Le politiche dell’istruzione degli ultimi 20 anni hanno portato scarsi risultati, è necessario cambiare rotta».

Che cosa farà per cambiare rotta?

«Università, scuola e ricerca vengono gestite attraverso norme comuni all’intera pubblica amministrazione, che possono essere adeguate per gli Uffici del Catasto ma non i campi in cui si fa conoscenza. In questi ambiti ci vuole altro, norme diverse che rispettino la specificità del lavoro dei professori ».

Un esempio?

«Il blocco del turn-over è stato drammatico per l’università e ancora di più per la scuola. È stato un muro che ha bloccato ogni possibilità di rinnovamento. Io invece penso che sia necessario garantire un cambiamento in base a selezioni che seguono criteri internazionali. Vorrei anche che il mondo dell’istruzione scolastica e quello universitario si parlassero. Se i ragazzi escono da scuola con una preparazione non all’altezza dei loro coetanei degli altri Paesi ,anche l’università non può funzionare».

Il mondo dell’università ha conosciuto anche molti scandali.

«Le università devono avere bilanci comprensibili e rendiconti trasparenti. I giovani scappano anche perché il sistema non permette di premiare il merito né di avere gestioni controllate delle università che vanno male. Chiederò ai revisori dei conti per i bilanci delle università di fare ancora più controlli ma non basta. Proporrò un rinnovamento in modo da rendere l’intero sistema più trasparente e da rispettare la specificità dello studio e della ricerca. I bilanci vanno risanati, va eliminato il blocco del turn-over e semplificate le normative burocratiche».

Quando pensa di poter avanzare una proposta completa?

«Ci sto lavorando».

Sta lavorando anche ad una modifica del sistema di valutazione delle competenze dei ragazzi?

«Sì, vorrei migliorarlo rispetto al sistema attuale e proporre un unico sistema di valutazione per gli studenti dalla scuola primaria all’università».

La formazione post-diploma può rappresentare un’alternativa all’università?

«Stiamo valutando gli istituti. Sono da potenziare ma solo quelli che hanno raggiunto certi risultati».