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Ddl Scuola, i sindacati: “Tre giorni di protesta”. Attesa per maxiemendamento

da Il Fatto Quotidiano

Ddl Scuola, i sindacati: “Tre giorni di protesta”. Attesa per maxiemendamento

Flc-Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda-Unams, hanno deciso che i punti di protesta avranno vita il 23, 24 e 25 giugno, dalle 17 a pochi passi da Palazzo Madama. Anche i Cobas quando il “maxiemendamento” andrà in Commissione, scenderanno in piazza in tutta Italia con manifestazioni unitarie delle scuole e delle Rsu

Riforma scuola, Renzi insiste: “Se passa 100mila assunzioni, se no solo turn over”

da Il Fatto Quotidiano

Riforma scuola, Renzi insiste: “Se passa 100mila assunzioni, se no solo turn over”

Il premier riprende il concetto espresso a Porta a Porta, quando ha di fatto invitato le minoranze a ritirare gli emendamenti. Il ministro Giannini: “La fiducia sul provvedimento dipenderà dalle risposte delle opposizioni rispetto al ritiro dei tanti emendamenti”. Le opposizioni e la Cgil: “Separare l’iter de La buona scuola dall’inserimento dei docenti”

Riforma scuola, Renzi: “Se il ddl non passa, assunzioni con sistema classico del turn over”

da Repubblica.it

Riforma scuola, Renzi: “Se il ddl non passa, assunzioni con sistema classico del turn over”

Il premier: “Fiducia? Deciderà il Parlamento”. Martedì il provvedimento riprenderà il suo iter in commissione Istruzione del Senato

ROMA – “Sulla scuola deciderà il Parlamento. Se la riforma passa ci saranno oltre 100 mila assunzioni, se la riforma non passerà o non passerà in tempo,  ci saranno le assunzioni legittime e normali del turn over, che sono circa 20-22mila. In pratica si continua con il sistema di oggi”.

Lo ha chiarito Matteo Renzi, parlando a margine degli Stati generali sui cambiamenti climatici, del ddl buona scuola che domani riprende l’iter in commissione Istruzione del Senato.  Con la riforma del governo “è il modello di scuola che cambia, cambia tutto il sistema con l’introduzione dell’organico funzionale  – ha sottolineato il premier – e quindi la possibilità di avere più professori. Se rimane il sistema di oggi” non si possono assumere i 100mila professori, perché “non si possono inserire” nel vecchio sistema: “cosa gli fai fare?”.

L’ipotesi di porre o meno la fiducia sul provvedimento, oggetto di un vertice ad hoc a Palazzo Chigi venerdì scorso, qualora non vengano ritirati gli emendamenti della minoranza, è ancora sul tavolo: “Deciderà il Parlamento”, ha risposto anche in questo caso il presidente del Consiglio, che poi ha chiarito:  “Non entro nel merito delle decisioni delle opposizioni”.

Un punto, quello della fiducia, ribadito anche dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che ha risposto ai cronisti: “Gli strumenti tecnici li conoscete, anche la fiducia è uno strumento tecnico. Dipenderà dalla risposta delle opposizioni al ritiro dei tanti emendamenti”.

Le opposizioni, da parte loro, non hanno perso occasione di criticare nuovamente il ddl. “La riforma della scuola, lo abbiamo detto con chiarezza, è un imbroglio – ha ribadito Renato Brunetta, capo dei deputati di Forza Italia –  Mette insieme assunzioni più o meno clientelari, todos caballeros, con finte razionalizzazioni che nessuno vuole, spacciate per merito”.

“In realtà Renzi sulla scuola – ha concluso- sta per sbracare sulla linea della Cgil perchè altrimenti non avrà i voti della sua sinistra al Senato. Noi staremo molto attenti, non si gioca con la scuola, avevamo già detto la nostra posizione. Se così sarà meglio non farne niente, fare solo le assunzioni del turn over di 30-33mila insegnanti e buttare a mare questa cattiva riforma”, conclude Brunetta.

“Ogni giorno il presidente del Consiglio ripete il suo ricatto – hanno commentato la presidente del Gruppo Misto-Sel Loredana De Petris e la senatrice di Sel Alessia Petraglia –   o la riforma della scuola passa come la voglio io o ne faranno le spese i 100mila precari che dovrebbero essere assunti. È un ricatto ignobile e indecente”.

“Renzi si gioca le sorti del governo sul Ddl “cattiva scuola”, imponendo la “fiducia”, sfidando la totale ostilità del popolo della scuola e ricattando

le opposizioni interne con la minaccia dello scioglimento delle Camere”, ha detto il portavoce nazionale dei Cobas, Piero Bernocchi, annunciando manifestazioni in tutta Italia da domani al 25 giugno.

Scuola, ricorsi se saltano le assunzioni

da Il Messaggero

Scuola, ricorsi se saltano le assunzioni

Sulla riforma il ministro Boschi attacca le opposizioni: «Se i prof non verranno assunti sarà colpa di Sel e M5s».
ROMA «Non potranno essere assunti per colpa loro». Non ha usato mezzi termini, ieri, il ministro Maria Elena Boschi, parlando di ruolo e responsabilità delle opposizioni nell’attuale stallo del ddl Scuola al Senato. «Ci sono opposizioni – ha dichiarato a “L’intervista” di Maria Latella su Skytg24 – che hanno presentato oltre tremila emendamenti al ddl scuola. Sel e M5s hanno detto che non li ritireranno e così metteranno a rischio le assunzioni di 100mila precari, che non potranno essere assunti per colpa loro».
La possibilità e le speranze che il ddl possa essere approvato in tempi rapidi, secondo il ministro, ci sono ancora, «se il Parlamento farà il suo lavoro». Immediate le repliche. «La ministra Boschi dovrebbe vergognarsi – per il coordinatore di Sel, Nicola Fratoianni – Questo Governo imbroglia gli italiani. Abbiamo chiesto a più riprese di stralciare la questione dei precari con un decreto che voteremmo anche domani senza emendamenti, così possiamo assumere gli insegnanti». «Renzi è un ricattatore e gli insegnanti lo hanno capito», dice Alessandro Di Battista, M5s.
Le assunzioni sono uno dei punti cardine del ddl Scuola che nella mattinata di domani tornerà al vaglio della Commissione Istruzione del Senato, dopo la sospensione decisa dall’Ufficio di Presidenza per tentare di rendere più rapida l’approvazione del testo, sfrondando gli emendamenti, in totale 2150 ai quali si aggiungono 500 subemendamenti e 94 ordini del giorno. Le modifiche dovrebbero concentrarsi sul ruolo dei presidi, la valutazione dei docenti e, appunto, le assunzioni. Ed è proprio su queste ultime che continua il braccio di ferro tra Governo e opposizione e tra Governo e Sindacati.
I NUMERII numeri di precari e possibili – o impossibili, a questo punto – contratti “stabili”, non sono gli unici sotto i riflettori. Secondo il Codacons, per le mancate assunzioni, lo Stato rischierebbe una «stangata di due miliardi di euro». Questione di legge o giustizia che dir si voglia. «I Tribunali di tutta Italia, infatti – spiega l’Associazione – stanno accogliendo in massa i ricorsi dei docenti a cui sono stati rinnovati di anno in anno i contratti a termine, disponendo risarcimenti in loro favore per gli anni di precariato in violazione delle norme europee». La situazione sarebbe netta: o si procede alle assunzioni o si dovrà «far fronte a ben più elevate spese per il risarcimento dei diritti lesi dei precari».
I tempi per l’approvazione del ddl sono sempre più stretti dal punto di vista politico e sarebbero già superati per un’ottimale applicazione pratica nelle scuole, secondo l’Associazione Nazionale Presidi, che assicura però la disponibilità a mettere in pratica la riforma in qualunque momento. Servono nuove assunzioni. Servono investimenti. Servono risorse. Ma se l’intesa c’è sugli obiettivi, decisamente diversa è la situazione sulle modalità per raggiungerli. Domani si farà ancora un tentativo di mediazione, probabilmente l’ultimo.
Se le opposizioni non accetteranno le modifiche proposte e avanzeranno altre richieste, si rischia di arrivare rapidamente alla fiducia, con una sorta di sintetico maxi-emendamento che impedirebbe al Senato di votare le questioni punto per punto. La Buona Scuola dovrà essere legge entro i primi di luglio, altrimenti rischia di avverarsi l’ipotesi, avanzata dal premier Matteo Renzi, di farla slittare di un anno, con ciò che comporterebbe per le assunzioni mancate, sia per i precari, che per gli Istituti che sulle nuove forze avevano già fatto affidamento per risolvere situazioni difficili. Rimangono le incognite degli emendamenti e di un “dibattito” che rischia di tenere sotto scacco le scuole. E forse, le casse dello Stato.
Valeria Arnaldi

DdL Scuola, giovedì il voto di fiducia? I punti chiave del maxi-emendamento

da La Tecnica della Scuola

DdL Scuola, giovedì il voto di fiducia? I punti chiave del maxi-emendamento

Inizia il rush finale per il disegno di legge di riforma della scuola. Il punto a poche ore dalla ‘resa dei conti’.

Martedì 23, alle 10.30, la commissione Istruzione del Senato riprende l’esame del provvedimento e l’esito della riunione segnerà il cammino del DdL, che, nel giro di pochissimi giorni, forse già giovedì 25, potrebbe finire nell’aula del Senato “blindata” da un voto di fiducia.

La proposta di mediazione preparata dai relatori Franco Conte (Ap) e Francesca Puglisi (Pd) è al centro di un lavoro che è ancora in corso e che occuperà fino all’ultimo minuto disponibile per arrivare in commissione con un testo che convinca le opposizioni. Tra le novità del maxi-emendamento, a quanto si apprende, la possibilità di assumere anche i circa 6 mila e 500 docenti idonei del concorso del 2012 – fermo restando lo stesso numero di assunzioni previste, circa 107 mila -, l’ampliamento a un numero maggiore di docenti – da 2 a 4 – della commissione di valutazione dei prof, un tetto di 100 mila euro per lo school bonus, le donazioni delle aziende alle scuole.

Se tutto questo basterà alle opposizioni – riporta askanews – il lavoro in commissione e poi in aula sarà in discesa, altrimenti la strada sarà una: portare in aula il maxi-emendamento – senza votare il mandato al relatore in commissione – e poi porre la fiducia. Cosa che, verosimilmente, potrebbe accadere giovedì, secondo alcune indiscrezioni.

Per il premier Matteo Renzi su questo “deciderà il Parlamento”, ma “è del tutto evidente che se la riforma non passa o non passa in tempo, le assunzioni saranno quelle previste dal turn over, che sono circa 20-22mila persone” e non le 100 mila di settembre, né tantomeno quelle possibili nel 2016.

I numeri alla Commissione Istruzione del Senato non fanno dormire ‘sogni tranquilli’ al governo (15 a 12 per la maggioranza con le incognite Mineo, Tocci e Rubbia). Intanto domani stesso è convocata la conferenza dei capigruppo che servirà a stilare il calendario dei lavori al Senato dove è previsto, per mercoledì l’intervento di Renzi sul prossimo Consiglio Europeo. Le opposizioni, però, non mollano. Dal M5S al Sel passando per la minoranza Pd con Mineo sul piede di guerra: “Riterrei il ricorso alla fiducia un abuso e una dichiarazione di guerra contro il mondo della scuola”.

Renzi gela tutti: se non passa la riforma, solo 22mila assunzioni

da La Tecnica della Scuola

Renzi gela tutti: se non passa la riforma, solo 22mila assunzioni

Il premier gira la “palla” alle Camere: col via libera alla riforma, ci saranno 100mila assunzioni, se la riforma non passa o non si fa in tempo, le assunzioni saranno quelle del turn over. E ancora: serve l’organico funzionale e la possibilità di avere più professori, ma se non si fa in tempo cosa gli fai fare agli assunti? Però qualcosa non torna: anche il solo turn over dovrebbe essere molto più corposo, mancano almeno altri 20mila posti liberi.

“Per quello che ci riguarda è del tutto evidente che se la riforma passa, ci saranno 100mila assunzioni, se la riforma non passa o non passa in tempo, le assunzioni saranno quelle del turn over, che sono circa 20-22mila persone”. E’ serafico il premier, Matteo Renzi, a margine di un convegno alla Camera, gli Stati generali sul clima, quando viene interpellato sulla riforma della scuola e sulle possibili immissioni in ruolo dei docenti.

Tra l’altro le 22mila assunzioni di cui parla il premier, rappresentano una quota, a quanto ci risulta, non solo inferiori ai pensionamenti, ma soprattutto non tengono conto dei circa 16mila posti vacanti e riconosciuti tali anche dal Miur. Mancherebbero all’appello, quindi, almeno 20mila assunzioni.

Renzi ha anche risposto ai cronisti che gli chiedevano se il governo potrebbe mettere la fiducia sul ddl: “Le valutazioni dipendono dal Parlamento”. E se le opposizioni non ritirano gli emendamenti? “Io non entro nel merito delle decisioni delle opposizioni”. E ancora: con la nostra riforma “è il modello di scuola che cambia, cambia tutto il sistema, con l’introduzione dell’organico funzionale e quindi la possibilità di avere più professori. Se rimane il sistema di oggi” non si possono assumere i 100mila professori, perché “non si possono inserire” nel vecchio sistema: “cosa gli fai fare?”.

Fatto sta che, in attesa di eventuali rettifiche, per il presidente del Consiglio ormai le condizioni sono queste. Non si cambia: sulla scuola, dice sempre Renzi, ora “deciderà il Parlamento”. E anche in tempi brevi, visto che se il disegno di legge non dovesse essere approvato entro fine mese, con successiva ratifica finale e senza mutamenti alla Camera, sarebbe davvero difficile rendere operative le assunzioni dal prossimo 1° settembre.

A meno che non le si voglia attuare, come diciamo da settimane e ribadito quest’oggi su questa testata giornalistica, solo giuridicamente: con effetto pratico rimandato di un anno. Una soluzione che, se da una parte consentirebbe comunque di portare a casa il risultato del quasi svuotamento delle GaE, lascerebbe non pochi diretti interessati con l’amaro in bocca.

 

I responsabili del disservizio scolastico sono premiati

I responsabili del disservizio scolastico sono premiati

di Enrico Maranzana

Il DDL governativo, che la camera dei deputati ha votato, vede la scuola come una scatola nera: non è importante quanto avviene al suo interno, è sufficiente che l’output di sistema corrisponda alle attese. 

Ben diverso sarebbe stato l’orientamento de “la buona scuola” se il campo del problema fosse stato studiato e se le norme vigenti fossero state assunte come vincolo.

Un caso, uno solamente basta a illuminare la scena scolastica.

In questi giorni gli studenti sostengono il colloquio dell’esame di terza media che “non deve consistere in una somma di colloqui distinti: ad esempio, le capacità di osservazione e di visualizzazione relative all’educazione artistica possono essere accertate anche nel corso di una conversazione su un tema di carattere letterario o scientifico”.

CAPACITA’ è la parola chiave: esprime la finalità del sistema educativo, meta che unifica tutti gli insegnamenti.

“Nella loro differenziata specificità le discipline sono dunque strumento e occasione per uno sviluppo unitario, articolato e ricco di funzioni .. indispensabili alla maturazione di persone responsabili e in grado di compiere scelte”.

Il traguardo comune implica la messa a punto d’itinerari coordinati e convergenti.

Radicale il cambiamento che la sua introduzione induce: il lavoro dei docenti non può e non deve essere ancora considerato un’attività individuale.

Il significato di libertà d’insegnamento, baluardo della conservazione, cambia sostanzialmente.

Si trascrive l’art. 2 della legge 53/2003 lettera a) che formalizza la caratterizzazione del servizio scolastico: “È promosso l’apprendimento in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”.

L’identificazione degli obiettivi formativi e di quelli educativi, l’unitarietà gestionale, la formulazione d’ipotesi d’intervento, il flusso informativo unificante l’attività degli organismi collegiali, la capitalizzazione degli scostamenti obiettivi-risultati sarebbero acquisiti se i dirigenti scolastici non avessero omesso di includere, negli ordini del giorno da loro stilati, i corrispondenti adempimenti obbligatori.

Riforma, tutto dipende dagli emendamenti: se non si scremano, a vele spiegate verso la fiducia

da La Tecnica della Scuola

Riforma, tutto dipende dagli emendamenti: se non si scremano, a vele spiegate verso la fiducia

Il ministro Giannini: aspettiamo le risposte dell’opposizione. Solo che centinaia di richieste di modifica sono del Pd: ore di lavoro intenso per la responsabile Scuola Francesca Puglisi, relatrice del DdL. La seduta forse rivelatrice in VII Commissione fissata per il 23 giugno.

Lo spettro del voto di fiducia sulla riforma della scuola non si dissolve. Anzi. Lo fa intendere il ministro Stefania Giannini – a margine degli stati generali sui cambiamenti climatici e la difesa del territorio – quando gli si chiede la possibilità che il governo metta la fiducia sulla ‘Buona Scuola’.

”Gli strumenti tecnici li conoscete, anche la fiducia è uno strumento tecnico. Dipenderà dalle risposte dell’opposizione rispetto ai molti emendamenti”, sottolinea il responsabile del Miur. Giannini, però, dimentica che molti emendamenti sono stati presentati dal suo stesso partito, in particolare dall’ala riformista che non condivide buona parte della riforma Renzi. A meno che non dia per scontato che, dopo tante minacce, i senatori “ribelli” del Pd siano ritornati sui loro passi. Un’ipotesi che si rafforza a leggere la risposta ad un lettore da parte del sen. Corradino Mineo, riportata in un altro articolo di questa testata giornalista, nella quale l’ex giornalista Rai dice “Ma che gliene frega di come voto se poi alla fine il provvedimento passa lo stesso?”.

Intanto, si continua a “lavorare al testo del DdL scuola” in attesa della seduta della Commissione Istruzione del Senato, prevista per martedì 23 giugno, alle 10.30: la conferma è giunta da Francesca Puglisi, responsabile nazionale scuola e università Pd, che è anche relatrice del disegno di legge insieme a Franco Conte (Ap).

“Da questo lavoro dovrebbe nascere una proposta di sintesi, che – a quanto si apprende – tiene conto delle richieste di modifica degli altri gruppi parlamentari”, scrive l’Ansa.

“La proposta sarà presentata in Commissione domani. Nei giorni scorsi il Pd aveva sottolineato la necessità di approvare in tempi rapidi il ddl per consentire l’assunzione di 100 mila docenti precari a settembre. I relatori quindi avevano chiesto ai gruppi uno sfoltimento degli emendamenti e una sospensione delle sedute della Commissione”.

A breve, insomma, si capirà se i sei giorni di pausa di riflessione, in commissione Istruzione, sono serviti. O se si procederà a gonfie, più o meno spiegate, verso il voto di fiducia.

Invalsi, da luglio le famiglie avranno accesso all’autovalutazione on line

da La Tecnica della Scuola

Invalsi, da luglio le famiglie avranno accesso all’autovalutazione on line

Lo conferma Anna Maria Ajello, presidente Invalsi: tra un mese, finalmente verrà pubblicato il cosiddetto Rav, 49 indicatori, pesati però rispetto allo status socio-economico degli studenti e al contesto di provenienza. Perché non avrebbe senso confrontare la prestazione dei ragazzi di una scuola di Trento con quelli di Scampia. Attenzione, però: valutare una scuola solo sulla base dei risultati Invalsi non ha senso.

Sì, è vero: oggi una famiglia ha difficoltà a reperire informazioni sugli istituti, ma “da luglio le cose cambiano, perché per la prima volta verrà pubblicato il rapporto di autovalutazione delle scuole, il cosiddetto Rav”. A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera del 22 giugno, è Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi.

Si tratta di un documento telematico, spiega Ajello, “che prevede 49 indicatori, uno dei quali è costituito dai risultati Invalsi, pesati però rispetto allo status socio-economico degli studenti e al contesto di provenienza. Perché non avrebbe senso confrontare la prestazione dei ragazzi di una scuola di Trento con quelli di Scampia”.

Il presidente dell’Istituto nazionale di valutazione, comunque, ha modo dire anche che “valutare una scuola solo sulla base dei risultati Invalsi non ha senso. Le prove Invalsi sono solo uno degli indicatori della qualità di una scuola. Dire che rendere pubblici i test Invalsi servirebbe ad aiutare i genitori a scegliere la scuola migliore per i propri figli, significa attribuire all’Invalsi un ruolo che non ha. Se per esempio dovessi iscrivere mio figlio alla scuola primaria e fossi in dubbio tra un istituto con dei risultati Invalsi migliori, ma più lontano da casa, e quello sotto casa che è andato un po’ peggio nell’Invalsi, ma ha un bel giardino e ambienti ricchi di materiali didattici e che prende in carico con cura gli alunni che hanno specifiche difficoltà, io non esiterei a scegliere il secondo”.

Certo, aggiungiamo noi, quest’anno il Rav non potrà essere molto utile: il 99 per cento delle iscrizioni sono infatti state già espletate. Anche se, sempre per motivi validi, dei cambi di scuola all’ultimo momento possono essere sempre possibili.

Fondo di istituto: che fine sta facendo?

da La Tecnica della Scuola

Fondo di istituto: che fine sta facendo?

Il ministro Giannini aveva garantito che sarebbe stato adeguato, ma è molto probabile che venga addirittura ridotto rispetto allo scorso anno. Ma nessuno ne parla.

In questi giorni l’attenzione del mondo della scuola è tutta focalizzata sul disegno di legge di riforma e sulle modalità della sua eventuale approvazione. Assunzioni, albi territoriali, “presidi-sceriffo” e valutazione dei docenti sono al centro del dibattito e anche dell’interesse degli stessi sindacati.
Ma, negli anni passati, il tema fisso delle ultime settimane dell’anno scolastico era un altro: le risorse da destinare al fondo d’istituto e i criteri di ripartizione.
Il ritardo di quest’anno appare per la verità poco comprensbile, a meno che non nasconda una sgradevole sorpresa e cioè una ulteriore riduzione dell’entità del fondo.
Fino ad alcuni anni fa le scuole potevano contare coplessivamente su  un miliardo e mezzo di euro circa, somma che si è però progressivamente ridotta fino a 6-700 milioni per consentire il riconoscimento degli scatti di anzianità a tutto il personale.
Un anno fa, quando si parlava del fondo, il ministro Giannini aveva garantito che per il futuro le risorse sarebbero state adeguate e incrementate in modo da ritornare alle vecchie cifre. In realtà di soldi “freschi” non se ne sono visti nè è stata affrontata (e ovviamente neppure risolta) la questione del blocco degli scatti del 2013.
Anzi, il ritardo sul fondo 2015/2016 fa addirittura pensare a un ulteriore taglio, anche perchè, per il momento, nulla si sa sulla provenienza di alcune somme stanziate con il ddl scuola, a cominciare dai 200 milioni di euro previsti per premiare il merito dei docenti.
Senza voler sminuire l’importanza del dibattito sul ddl scuola ci sembra che la questione del fondo di istituto non debba essere sottovalutata perchè ha a che fare con il concreto funzionamento delle istituzioni scolastiche a partire da settembre. Vedremo se, nelle prossime settimane, sindacati e Ministero vorranno iniziare ad occuparsi anche di questo tema.

Di chi è l’imbroglio? scontro a distanza tra FI e PD

da tuttoscuola.com

Di chi è l’imbroglio? scontro a distanza tra FI e PD

Domani in Commissione Istruzione al Senato si saprà quale svolta prenderà l’iter legislativo del ddl di riforma, e l’avvicinarsi della scelta definitiva sembra acuire lo scontro che si sta facendo sempre più acceso, senza esclusione di colpi.

Per il momento (e non sarà certamente l’ultimo intervento polemico) la dichiarazione infuocata è venuta dall’on. Simona Malpezzi (PD), componente della Commissione cultura della Camera, che se l’è presa con l’on. Brunetta (FI) che aveva dichiarato che la riforma della scuola è un imbroglio, perché mette insieme assunzioni più o meno clientelari con finte razionalizzazioni che nessuno vuole, spacciandole per merito.

Brunetta parla di Scuola: evidentemente pensa al Governo Berlusconi – dichiara la Malpezzi. L’unico imbroglio ai danni della Scuola, certificato e documentato,  sono stati  i settantacinquemila posti e gli 8mld tagliati al settore dal giorno alla mattina dall’ultimo governo di centrodestra.

Un imbroglio a scapito di famiglie, studenti e professori consumato all’insegna dell’accordo comune del centrodestra e della Lega. Noi non solo stiamo risistemando i danni fatti dal binomio destra-lega, ma soprattutto stiamo rilanciando un mondo in cui crediamo fortemente”.

Per i nuovi assunti una preliminare verifica di competenze?

da tuttoscuola.com

Per i nuovi assunti una preliminare verifica di competenze?
Nell’eventuale maxiemendamento potrebbero essere richiesti criteri per la formazione in ingresso

L’art. 11 del Ddl S.1934 di riforma della scuola intende regolare il periodo di formazione e di prova del personale docente, con particolare riferimento a coloro che entreranno in ruolo secondo il piano straordinario di assunzione.

Nonostante la straordinarietà del piano, il ddl non prevede particolari criteri di valutazione dei docenti, nonostante sia stato accertato che alcune migliaia di interessati da diversi anni non insegnano e altri, che pur insegnano saltuariamente, provengono da iscrizione GAE molto datata.

Per tutti questi docenti che entreranno stabilmente nella scuola non sono previsti percorsi formativi straordinari né accertamento delle competenze professionali.

Il ddl, infatti, si limita a prevedere al comma 4 che Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sono individuati gli obiettivi, le modalità di valutazione del grado di raggiungimento degli stessi, le attività formative e i criteri per la valutazione del personale docente ed educativo in periodo di formazione e di prova.

Ma, senza indicazioni e criteri specifici, senza nuove regole disposte dalla legge, il Miur sarà costretto a rimanere nell’ambito delle vecchie, attuali disposizioni in materia.

Il silenzio della legge non fa bene alla scuola. Prima del diritto al posto di lavoro, viene il diritto degli studenti ad avere insegnanti preparati.

Nell’ultimo recente concorso, i candidati sono stati ammessi alla prova scritta soltanto dopo avere superato una serie di semplici test, alcuni dei quali chiedevano competenze minime di base in inglese (o altra lingua straniera) e in informatica. Per la scuola primaria era previsto un ulteriore accertamento di tali competenze di base nel colloquio finale.

Ci risulta che non hanno superato quella selezione diversi candidati.

Una domanda e una proposta.

Domanda. Perché i docenti che entrano per concorso devono dimostrare il possesso minimo di talune competenze di base, mentre i docenti che arrivano dalle GAE ne sono esentati?

Proposta. Al termine dell’anno di prova, in sede di valutazione finale, gli immessi in ruolo provenienti dalle GAE devono dimostrare il possesso delle competenze di base per lingua e informatica.

Si tratta di una richiesta minima minima.

23 giugno Quarta prova scritta Esame II Ciclo

Si svolge il 23 giugno

  • nei licei ed istituti tecnici presso i quali è presente il progetto sperimentale ESABAC
  • nei licei con sezioni ad opzione internazionale spagnola, tedesca e cinese

la quarta prova scritta dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di Istruzione.

Diario d’Esame A.S. 2014-2015
Una guida, passo per passo, al lavoro delle Commissioni
a cura di Dario Cillo

DELLA CREDIBILITA’ DI RENZI E DELLA SCUOLA CHE VA IN MALORA

DELLA CREDIBILITA’ DI RENZI E DELLA SCUOLA CHE VA IN MALORA

 

Dopo l’improvvido annuncio democristiano da Prima Repubblica, fortunatamente Matteo Renzi sembra averci ripensato.

Addirittura una Conferenza nazionale sulla scuola, ma di un solo giorno! Del tutto inutile e controproducente: per sentirsi ridire da una pletora di vocianti sigle coalizzate, vieppiù amplificate dai riflettori dei mass media, che la madre di tutte le riforme non s’ha da fare, punto! E che bisogna solo stralciarvi il piano assunzionale di un proliferante precariato – composto sicuramente da docenti super qualificati, ma anche da chi nelle scuole non ci mette piede da anni e/o da chi, casualmente, si è trovato a calpestarne i pavimenti per un lasso temporale più o meno ragguardevole. Insomma, dentro tutti e poi si vedrà quello che sapranno o potranno fare; con buona pace di coloro che aspirano all’insegnamento percorrendo la via maestra del concorso ordinario, tracciata dall’articolo 97 della Costituzione, ma le cui porte resterebbero sbarrate per almeno un ulteriore triennio. E per il resto? Per il resto del disegno riformatore – opinabile quanto si voglia – la competenza, naturalmente, è dei tavoli negoziali, cioè un affare privato, siccome l’intera materia incide sul sacro rapporto di lavoro: dunque sottratta al Parlamento, vale a dire all’organo rappresentativo della sovranità popolare: certamente inclusiva di quelle centinaia di migliaia di strenui oppositori domestici, ma non di meno dei cinquantanove milioni di cittadini silenziosi, che pure hanno un interesse, diretto o indiretto, per una scuola decente e che non vada in malora.

Sembra dunque averci ripensato, il nostro presidente del Consiglio. E tra quarant’otto ore – salvo l’ennesimo revirement – sarà pronto un maxi emendamento su cui porre la fiducia e così chiudere la partita.

Allo stato degli atti è l’unico strumento a disposizione per la sua sopravvivenza.

Ma non sappiamo quanto rimarrà della buona scuola in esito al prezzo che dovrà aver pagato alla sua turbolenta minoranza interna che fa da sponda alle centrali sindacali di comparto e sindacatini autonomi, dei cui numeri ha bisogno per non rischiare di dover far fagotto.

E più che amputare i superpoteri del preside, un’autentica balla spaziale e furbescamente un falso bersaglio, si vocifera – a proposito del prezzo – che sarà decretato il de profundis degli albi territoriali e della correlata, e coerente, individuazione dei docenti ritenuti idonei dal dirigente scolastico – supportato o meno da comitati e/o organi interni professionali – alla realizzazione, con inerente vincolo, del Programma, o Piano dell’offerta formativa, triennale.

Perché il vero obiettivo dei sindacati della scuola è lo smantellamento degli istituendi albi territoriali che, in concorso con i potenziati poteri del dirigente e la creazione dell’organico dell’autonomia, sgretolano – in fatto – il barocco apparato impiegatizio su cui hanno fin qui fondato il loro potere, delle crescenti e ramificate tutele di un personale remunerato sì da pezzente, ma posto al riparo da qualsivoglia valutazione delle proprie prestazioni; apparato fatto di punteggi, di precedenze, di numero della prole, di riavvicinamenti al coniuge e familiari, di infinite graduatorie, in una parola di tutti quegli automatismi che dovrebbero, ancora e sempre, consentire di spostarsi ogni anno per trasferimento, assegnazione provvisoria, utilizzazione, così come di svincolarsi liberamente da un incarico o nomina, sempre a base volontaria ovvero attraverso passaggi democratici negli organi collegiali o nei debordanti contratti d’istituto, e sempre liberamente rinunciabili, punto o poco importando la prosecuzione di un progetto o la vanificazione di una sperimentazione in corso, attesoché non esistono – per definizione – diritti degli alunni o studenti, derubricati in varie ed eventuali.

Se questo sarà il prezzo della sopravvivenza di Renzi, è certo che a pagarlo sarà interamente la scuola-impieghificio. Che resterà irrimediabilmente nella palude in attesa di una sua naturale consunzione, che i venti della vicina Grecia potrebbero accelerare.