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SCATTI 2013 E BLOCCO CONTRATTO, RICORSO COLLETTIVO

SCATTI 2013 E BLOCCO CONTRATTO, FGU PROMUOVE RICORSO COLLETTIVO

La Federazione Gilda-Unams si prepara a una nuova battaglia nelle aule di tribunale promuovendo un ricorso collettivo per recuperare gli scatti di anzianità 2013. L’iniziativa giudiziaria, alla quale si può aderire rivolgendosi alle sedi provinciali della Fgu, riguarda tutta Italia e si basa sulla questione pregiudiziale già sollevata dal tribunale di Roma in Corte Costituzionale e alla quale la Fgu ha partecipato difendendo i ricorrenti.

“Il mancato riconoscimento degli scatti di anzianità 2013 – spiega l’avvocato Tommaso De Grandis, legale rappresentate della Fgu – determina un danno che oscilla mediamente tra i 2mila e i 10mila euro per ogni docente. Nel ricorso sarà chiesto che il giudice rimetta alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia europea la questione sui profili già individuati di illegittimità e di violazione, sia di norme costituzionali che di quelle comunitarie”.

“Il nostro obiettivo – dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Fgu – è recuperare gli scatti del 2013 e l’indebita tassa nascosta che i docenti stanno già pagando a causa del rallentamento della progressione di carriera”.

PRECARI, IL 26 NOVEMBRE SENTENZA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

PRECARI, IL 26 NOVEMBRE SENTENZA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

Il 26 novembre in Corte di Giustizia europea verrà letta e depositata la sentenza sul precariato scolastico. A darne notizia è l’avvocato Tommaso De Grandis, che rappresenta la Federazione Gilda Unams nella causa riguardante l’abuso dei contratti a tempo determinato per oltre 36 mesi e la violazione della normativa europea in materia.

Il verdetto arriverà dopo otto mesi dall’udienza che si è svolta a Lussemburgo il 27 marzo scorso e alla quale hanno partecipato gli avvocati dei docenti, l’Avvocatura dello Stato italiano e la Commissione Europea. E proprio l’organo esecutivo dell’Ue è stato un prezioso “alleato” per i precari della scuola italiana, sottolineando che la reiterazione dei contratti a tempo determinato avviene senza prevedere alcun criterio obiettivo e trasparente per verificare che il rinnovo risponda a un’esigenza temporanea reale, e bollando come arbitrario e vessatorio il comportamento dell’Amministrazione scolastica italiana nei confronti del personale da anni in attesa di stabilizzazione.

La #buonascuola, gli uffici periferici allo sfascio, i diritti di lavoratori e alunni sacrificati

La #buonascuola, gli uffici periferici allo sfascio, i diritti di lavoratori e alunni sacrificati

 

Apprendiamo dagli uffici periferici dell’amministrazione che l’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia e tutte le sue diramazioni territoriali, Bari compresa, saranno impegnate a brevissimo in un’intensa e articolata campagna di “ascolto e consultazione” sul piano del Governo per la “buona scuola”. Nell’ambito di questa campagna si svolgerà la “settimana per la buona scuola”, tra il 20 e il 25 ottobre, però, molti non sanno che nella buona scuola non ci saranno probabilmente tutti i docenti necessari sui posti di sostegno, anche a causa della decisione dell’Amministrazione di precettare alcuni funzionari nella realizzazione della campagna. Insomma, come se quella che stiamo vivendo quest’anno (e ormai da qualche anno a questa parte) non sia una situazione di piena e grave emergenza per alunni e lavoratori precari (specie docenti di sostegno, penalizzati da tempi e modalità di assegnazione dei “posti in deroga”) l’Amministrazione decide che le priorità sono altre e, in questo frangente, che la priorità sia la propaganda a supporto del piano per la #buonascuola.

 

Questa anomalia, tuttavia, è soltanto l’ultima in ordine di tempo di un processo ben più lungo e ben più profondo di disfacimento dell’Amministrazione scolastica periferica che, oggi, si manifesta totalmente disorganizzata e inadeguata. Tempi e termini spesso indefiniti, incertezza nelle procedure e nell’esito, informatizzazione ancora parziale, comunicazioni lente e distorte tra uffici e tra gli uffici e le scuole, scarsa trasparenza e l’accesso agli uffici inibito spesso e per tempi troppo lunghi sono soltanto alcune delle manifestazioni critiche del progressivo smantellamento della funzione dell’Ufficio Scolastico Provinciale e Regionale. Uno smantellamento di risorse umane, finanziarie e strumentali a cui i dirigenti assistono senza opporre alcun progetto credibile che garantisca una tenuta minima delle funzioni degli uffici non in un orizzonte temporale lungo, ma persino nell’immediato futuro. Non è possibile immaginare che le stesse funzioni gestite fino ad ora dagli uffici possano essere garantite da un numero di dipendenti ormai scarso (i pensionamenti degli ultimi anni non sono mai stati sostituiti) o dal personale a vario titolo utilizzato (cioè temporaneamente “appoggiato” negli uffici), lavoratori che pure generosamente si attivano e si impegnano, ma spesso spremuti senza alcun riconoscimento e senza alcuna certezza del proprio ruolo e delle proprie prospettive professionali.

 

La grave disorganizzazione (voluta?) degli uffici periferici dell’Amministrazione, purtroppo, non è neutra: ha effetti pesantissimi sui diritti dei lavoratori, sui diritti degli alunni, sulla certezza e sulla qualità dell’offerta formativa, sull’organizzazione e sulla funzionalità delle scuole.

Riteniamo impossibile e inaccettabile continuare a parlare di #scuolebelle o di #buonascuola mentre le fondamenta su cui la scuola dovrebbe reggersi, gli uffici scolastici territoriali, col loro progressivo disfacimento non riescono a garantire neanche l’ordinario funzionamento dei nostri istituti.

 

Chiediamo ai rappresentanti istituzionali locali e nazionali e ai dirigenti dell’amministrazione di farsi carico di un rapido intervento per garantire il ripristino di livelli accettabili di funzionamento degli uffici. Noi, come Organizzazioni Sindacali, non ci limiteremo ad assistere inermi alla cartolarizzazione delle funzioni dell’amministrazione, ma soprattutto dei diritti di lavoratori e alunni.

 

E. FALCO D. MAIORANO  C. CALLEA V.F. LOZITO A.G. ELEFANTE
FLC CGIL Bari – CISL scuola UIL scuola SNALS-Confsal GILDA-Unams

 

Lettera aperta al mondo della scuola

#10o #entrainscena: lettera aperta al mondo della scuola

Questa lettera è un appello a tutti coloro che vivono e amano la scuola.

Domani sarà una vera, grande, giornata di libertà, partecipazione, protesta e proposta. Studenti, docenti e genitori tornano a riprendersi le strade e le piazze. E” l’Italia che non accetta di farsi prendere per il naso, trattare da sudditi, veder ridotti i propri diritti (come avverrà con il Job Act) e azzerato il proprio futuro.

La mattina farà sentire la sua voce il mondo della scuola e i portavoce del MoVimento 5stelle parteciperanno alle manifestazioni indette dalle associazioni degli studenti che si oppongono al Piano Renzi sulla scuola.

La ragione profonda di questa lettera sta nella richiesta di aiuto che facciamo a quella parte di società che ha ancora a cuore la difesa della democrazia nel nostro Paese. Gli studenti sono gli unici in Italia a preservare ancora uno spirito di ideali, valori, forza ed energia per costruire una società diversa.

L’attuale Governo ha già eliminato il suffragio universale, negando il diritto di voto ai cittadini per gli organi Provinciali e le città metropolitane.

Stessa cosa avviene con la riforma del Senato Berlusconi-Renzi, che elimina la possibilità di eleggere i senatori, mentre alla Camera i deputati saranno nominati direttamente dalle segreterie dei partiti.

Quando avranno portato a conclusione il loro progetto, della democrazia in questo paese sarà rimasta solo l’ombra.

In Italia è in atto un arretramento delle conquiste ottenute dopo il 1945. Noi siamo cittadini che si sono sempre battuti per ampliamento e il rafforzamento degli strumenti democratici: l’introduzione dei referendum propositivi, vincoli di discussione delle leggi popolari.
E’ insopportabile osservare che dall’elezione del 2013 ci sia stata un’involuzione dei processi democratici invece che una loro emancipazione.

Crediamo si possa avviare una piattaforma di mobilitazione con iniziative che tutelino la democrazia e promuovano gli strumenti della democrazia diretta nei quali noi crediamo. Ci auguriamo che questo appello non cada nel vuoto e che ci sia un proficuo confronto su questa emergenza, che segnerà la vita del nostro Paese per molti anni a venire.

I parlamentari del Movimento 5 Stelle della commissione Cultura Camera e Senato

#LABUONASCUOLA: RISPOSTE CONSULTAZIONE ON LINE SIANO TRASPARENTI

#LABUONASCUOLA, GILDA: RISPOSTE CONSULTAZIONE ON LINE SIANO TRASPARENTI

“Le risposte ai questionari on line sul piano ‘La buona scuola’ devono essere rese pubbliche, non possono restare nelle segrete stanze del presidente del Consiglio e del Miur. Se il governo non rispetta il principio di trasparenza, tanto declamato da Renzi sin dall’inizio del suo insediamento a Palazzo Chigi, la consultazione telematica rischia di diventare una farsa”. E’ quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

“Manca chiarezza sul numero di visite al sito predisposto dal governo e di questionari compilati perché non ci sono dati ufficiali messi nero su bianco. Le uniche cifre disponibili sono quelle comunicate da Renzi nei suoi video e dal ministro Giannini durante le interviste. Secondo fonti giornalistiche – prosegue Di Meglio – i questionari compilati sarebbero circa 30mila, un flop se si considera che i cittadini potenzialmente interessati al piano del governo sarebbero 8 milioni tra insegnanti, famiglie e alunni”.

“La vera consultazione – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – è quella che stiamo portando avanti noi con le assemblee nelle scuole a cui stanno partecipando migliaia di insegnanti, impegnati ogni giorno nelle aule con gli studenti a fare davvero la buona scuola”.

Contro la sperimentazione in Trentino

Gli Insegnanti di sostegno, dopo aver letto diversi articoli di giornale in cui si esprime qualche sporadica critica, ma soprattutto grande partecipazione solidale al lancio su facebook del boicottaggio culturale ad una nota casa editrice, accolgono con soddisfazione il piacere di aver sollevato un dibattito che non si svolge più solo nel chiuso di alcuni convegni (organizzati anche dalla stessa casa editrice), ma si è spostato anche sul web e nelle scuole.

Quindi il vero intento dei docenti era quello di parlarne e attirare l’attenzione su quella stragrande maggioranza di insegnanti che non condivide e protesta contro la sperimentazione in Trentino che prevede l’eliminazione del docente di sostegno, secondo i canoni dettati dall’ultimo libro pubblicato da Dario Ianes.

Il gruppo interregionale di insegnanti di sostegno, che ha dato il via alla campagna di dissenso, ha fatto proprie le istanze di chi ha manifestato tale profondo disaccordo sul web, su facebook e su diversi gruppi di scuola e sulla stessa pagina della casa editrice Erickson.

Questa iniziativa è rimbalzata anche presso i docenti curricolari che non intendono rinunciare alla preziosa compresenza del docente di sostegno e che hanno subito aderito.

L’account Insegnanti di sostegno è nato il 29 settembre per difendere il diritto dei disabili al sostegno e gli insegnanti specializzati di sostegno, ma improvvisamente abbiamo perso il nostro evento, (ripreso da diversi giornali e siti scolastici), gli oltre 4 mila inviti e le 1000 adesioni raggiunte in soli 2 giorni. Pertanto il nostro appello è stato riproposto successivamente ad un altro indirizzo, declassato e collegato dal social network Facebook ad una pagina che non gode più della visibilità che aveva prima, se non dietro pagamento per un’inserzione pubblicitaria, dettato dalla linea commerciale di face book, che ovviamente non ci interessa.

Il sostegno, un diritto per i disabili, ma anche una scelta didattico-culturale italiana che ci invidiano in tutto il mondo, è un’eccellente strategia scolastica che si pone come il faro mondiale dell’integrazione.

Non a caso infatti arrivano osservatori europei e d’oltreoceano per studiare il nostro sistema integrato scuola-sanità.

Si coglie l’occasione per rispondere anche a Salvatore Nocera , dirigente Fish che dice testualmente:

Io non condivido questa idea di Ianes, ripresa pure dalla ricerca della Fondazione TREELLLE e della Fondazione Agnelli; anzi ho pubblicamente espresso il mio dissenso sia al tradizionale convegno biennale del centro studi Erickson di Rimini che in miei scritti cartacei ed on line. Però dal dissentire con argomentazioni al “boicottaggio sui libri” ci corre un abisso.”

Concludendo , al Prof.re Nocera vogliamo dire che noi non abbiamo metodi discutibili “all’americana”, cosa che sarebbe in contraddizione con le nostre figure di docenti di sostegno che credono fortemente nelle politiche dell’accoglienza e dell’inclusione. Semplicemente abbiamo adottato una singolare forma di protesta contro una linea editoriale che, assecondando in buona sostanza i tagli dettati dall’austerity demolitrice dello stato sociale, ci riporterebbe alle classi speciali o peggio, ad un’unica figura. Ipotesi decisamente inquietante e discriminatoria verso gli alunni diversamente abili, le loro famiglie e le loro voci troppo spesso inascoltate.

Teniamo a precisare che la nostra Costituzione garantisce ad ogni cittadino la libertà di esprimere la propria opinione il proprio pensiero critico, le proprie libere scelte e il proprio dissenso.

DARE CENTRALITA’ ALLA CULTURA GEOGRAFICA

Dal 57° Convegno Nazionale AIIG tre mozioni alla luce del recente documento “La buona scuola”

DARE CENTRALITA’ ALLA CULTURA GEOGRAFICA

I docenti di Geografia (dal primo ciclo scolastico all’Università) si sono riuniti a Sanremo per il loro 57°
Convegno nazionale. “La Liguria: i caratteri di un sistema regionale aperto” ha costituito il filo conduttore dei
lavori, che si sono sviluppati integrando ricerca e didattica, secondo la migliore tradizione dell’Associazione
Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG).
Al termine dei lavori sono state approvate all’unanimità dall’Assemblea dei soci dell’AIIG tre mozioni
riguardanti sia il ruolo strategico della Geografia nella società di oggi sia la necessità che essa venga insegnata
da docenti adeguatamente formati nella disciplina.
Mozione n. 1 – L’AIIG, analizzato il documento programmatico “La buona scuola”, valuta negativamente
l’assenza di un riferimento esplicito alla disciplina “geografia” ed alla sua importanza nella formazione dei
futuri cittadini. Chiede quindi che il Miur riveda i contenuti del documento, esplicitando i valori formativi
dell’educazione geografica e, a tal fine, offre la propria collaborazione alla elaborazione dei futuri assi
strategici didattico-progettuali.
Mozione n. 2 – L’AIIG, osservata l’intenzione del Governo di valorizzare, nella scuola secondaria di II grado,
lo studio dei temi economici e del loro ruolo nella comprensione del mondo contemporaneo, indica la
disciplina “geografia economica” come la più appropriata per trattare, in chiave educativa, i temi rilevanti
della società globalizzata connessi allo sviluppo economico. Invita pertanto il MIUR a considerare la geografia
economica come disciplina caratterizzante e professionalizzante in tutti gli indirizzi scolastici in cui la
formazione su temi economici verrà ritenuta fondamentale.
Mozione n. 3 – L’AIIG, considerate le gravi irregolarità e le numerose anomalie riscontrate nell’applicazione
della nota ministeriale n. 3114 del 1° aprile 2014, rileva in numerose province la mancata attribuzione dell’ora
di geografia generale ed economica agli insegnanti specialisti della classe A39 ai fini dei trasferimenti e delle
immissioni in ruolo. Chiede pertanto al MIUR di intervenire presso gli URS e gli ATP, affinché la normativa
vigente venga correttamente applicata, chiarendo in particolare l’interpretazione autentica della espressione “in
fase residuale”. Conferma inoltre, la richiesta di superare la fase di atipicità fra classi di concorso,
riaffermando la necessità di assegnare nell’interesse primario degli studenti l’insegnamento della geografia ai
soli docenti specialisti della classe di concorso A39. A tale proposito va considerata anche l’attuale situazione
di esubero di docenti di ruolo della medesima classe.

#LABUONASCUOLA Una riflessione dalla parte degli insegnanti

#LABUONASCUOLA

Una riflessione dalla parte degli insegnanti

(SINTESI)

 

 

Il titolo del documento del governo Renzi intende trasmettere l’immagine di una scuola riformata “buona” che si contrapporrebbe all’attuale scuola “nonbuona”.

La Gilda degli Insegnanti, invece, è convinta che la scuola vera, quella non immaginata e interpretata strumentalmente dalla politica, sia già una buona scuola, soprattutto per merito degli insegnanti e del loro lavoro.

La “nostra buona scuola” è fatta da “buoni insegnanti” che lavorano in classe giorno dopo giorno, trasmettono le conoscenze e formano il senso critico dei nostri giovani, senza dover dimostrare di essere migliori solo perchè fanno altro rispetto all’insegnamento.

 

Prima di analizzare le singole parti del documento di sintesi denominato “La Buona Scuola”,

è bene porre in evidenza alcune gravi assenze.

 

MANCA QUALSIASI RIFERIMENTO ALLA LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO

 

MANCA IL RICONOSCIMENTO DELLA SCUOLA COME ISTITUZIONE DELLA

REPUBBLICA

 

MANCANO RIFERIMENTI ALLA CULTURA E AL VALORE DELLO STUDIO

 

MANCANO I SOLDI

 

MANCANO I NECESSARI RIFERIMENTI ALLA CONTRATTAZIONE CON LE

PARTI SOCIALI

 

  1. ASSUMERE I NUOVI DOCENTI

 

Il piano del governo Renzi è sicuramente molto importante per il progetto della stabilizzazione del precariato storico inserito nelle GAE a partire dal 1 settembre 2015 (circa 150mila posti) che consideriamo fatto estremamente positivo. E’ anche una vittoria da parte della Gilda degli Insegnanti che ha organizzato un ricorso alla Corte di Giustizia Europea per condannare l’Italia a causa dell’utilizzo del precariato nella scuola con contratti a tempo determinato per più di tre anni continuativi. E’ altresì positivo che si proponga finalmente il superamento della distinzione tra organico di diritto e organico di fatto per la creazione di uno stabile organico funzionale.

Uno degli strumenti individuati dalle linee guida del Governo per ridurre al minimo il ricorso alle cosiddette supplenze brevi è la “banca ore”. Soluzione che appare confusa. Meglio sarebbe prevedere che nell’organico funzionale siano presenti docenti delle varie aree disciplinari che consentano effettivamente la copertura delle ore dei colleghi assenti con una adeguata flessibilità.

Dopo la stabilizzazione del precariato inserito nelle GAE si farebbe ricorso per l’inserimento in una sorta di organico esclusivamente allo strumento del concorso. E’ una soluzione confusa e contraddittoria perché non chiarisce chi deve reclutare e come.

Dal 2016-17 fino al 2018-19 gli organici sarebbero coperti solo da assunzioni per concorso che dovrebbe essere indetto entro il 2015. Per evitare nuove guerre tra precari proponiamo quindi che nel 2015 si inseriscano i colleghi dei TFA e dei PAS in una fascia aggiuntiva delle GAE.

La soluzione che proponiamo è che siano immessi in ruolo da GAE prioritariamente i docenti che hanno svolto almeno tre anni di insegnamento nella scuola statale. Tale priorità potrebbe essere fatta valere, a scorrimento, anche per i docenti che hanno acquisito o acquisiranno in tempi brevi l’abilitazione mediante TFA e PAS e che hanno svolto servizi di insegnamento nella scuola statale per almeno tre anni nella classe di concorso di abilitazione.

Sul fronte delle abilitazioni, consideriamo inaccettabile che il tirocinio si concluda con la valutazione del mentor e del dirigente scolastico: la valutazione dovrebbe avvenire a livello collegiale con più insegnanti, anche esterni, competenti per la disciplina o per l’area di insegnamento.

In merito ai futuri concorsi, la Gilda ritiene che, prima di indire le nuove lauree quasi-abilitanti, sia necessario riorganizzare le classi di concorso e che le commissioni prevedano la presenza di docenti, di alta competenza, che devono fruire di compensi adeguati e di periodi di esonero o semiesonero dalle lezioni; le graduatorie dei concorsi devono restare valide fino all’entrata in vigore della graduatoria relativa al concorso successivo corrispondente.

 

  1. FORMAZIONE E CARRIERA NELLA “BUONA SCUOLA”

 

FORMAZIONE OBBLIGATORIA

La Gilda degli Insegnanti propone da sempre l’attivazione di periodi di aggiornamento “sabbatici” su temi specifici che abbiano ricadute effettive sull’insegnamento: in concreto un periodo sabbatico ogni dieci anni di anzianità di servizio effettivo (10-20-30), che non interrompa la progressione di carriera per anzianità.

La Gilda ribadisce che la formazione, se obbligatoria, deve essere riconosciuta adeguatamente in termini stipendiali e che l’autoaggiornamento e la strumentazione necessaria alla professione (libri, riviste, computer, ecc.) debbano essere oggetto di adeguate deduzioni fiscali.

 

            SCATTI E CARRIERA DEI DOCENTI

La nostra posizione è chiara: gli scatti di anzianità, come accade nella quasi totalità dei sistemi scolastici occidentali, devono essere mantenuti.

Consideriamo inaccettabile l’ipotesi di eliminazione degli scatti di anzianità a favore di “scatti di competenza” legati al merito e contingentati su una percentuale prefissata per legge di docenti (66%) nella singola Istituzione Scolastica o in reti di scuole.

La Gilda dice no al Registro Nazionale dei docenti della Scuola, non solo perché strumento di pericolosa competizione tra docenti indotta dai desideri della dirigenza o dell’utenza (famiglie e studenti), ma perché apre alla liberalizzazione della formazione degli organici sempre su istanza della dirigenza e dell’utenza.

La Gilda degli Insegnanti propone quindi il mantenimento della carriera per anzianità di servizio effettuata senza demerito.

 

           

 

  1. LA VERA AUTONOMIA

 

DIRIGENTI

E’ necessario che il ruolo del dirigente, invece che essere rafforzato, sia fortemente ridimensionato e riorganizzato. La Gilda degli Insegnanti ha proposto da anni la costituzione della figura del coordinatore della didattica (preside elettivo) espressione del Collegio dei Docenti, eletto per un periodo determinato dai docenti e responsabile con tutto il Collegio del Piano dell’Offerta formativa e della sua attuazione.

Così abbiamo proposto che siano distinte chiaramente le funzioni di ausilio alla didattica e di attuazione del POF da quelle di natura gestionale amministrativa (collaboratori) che devono avere un riconoscimento economico da fondi specifici per il funzionamento amministrativo e gestionale delle scuole, senza gravare, così come adesso accade, sul Fondo delle Istituzioni Scolastiche, cioè sui fondi contrattuali dei lavoratori della scuola.

Nel documento del governo si fa riferimento a un 10% del Mof (Monte dell’offerta formativa, sempre pagato dai soldi dei lavoratori) che diventerebbe una sorta di tesoretto gestito liberamente dai dirigenti. Proposta inaccettabile perché attribuisce ai dirigenti risorse proprie del contratto dei lavoratori della scuola con modalità completamente discrezionali.

           

            ORGANI COLLEGIALI

Il futuro Consiglio dell’Istituzione Scolastica deve contemplare obbligatoriamente una forte presenza dei docenti e del personale della scuola, cioè di quelle componenti che hanno continuità di lavoro nella scuola.

 

CONTRATTAZIONE DI ISTITUTO O DI RETI DI SCUOLA

La contrattazione di secondo livello nelle scuole deve essere riformata profondamente prevedendo contratti territoriali per più istituti scolastici (reti di scuola) e per reti, riportando in contrattazione le materie che hanno rilievo centrale per la didattica e la libertà di insegnamento.

 

BUROCRAZIA, DIGITALIZZAZIONE, TRASPARENZA, APERTURA DELLE SCUOLE

Per la Gilda degli Insegnanti l’informatizzazione delle procedure deve partire a monte da una radicale riduzione degli oneri burocratici. Partendo, ad esempio, dalla creazione di un portale unico in cui far confluire tutti i dati del personale (stipendi, carriera, titoli, ecc.) ora frammentati in diverse amministrazioni.

La proposta di apertura degli edifici scolastici in orario extrascolastico ci vede favorevoli a patto che le iniziative proposte al pomeriggio o nelle ore serali siano gestite da soggetti terzi in collaborazione con l’ente locale e non si pretenda che gli insegnanti diventino generici operatori sociali per le famiglie che non sanno dove collocare i figli nei periodi non scolastici.

 

 

  1. RIPENSARE CIO’ CHE SI IMPARA A SCUOLA

 

            MUSICA

Nulla da eccepire se il progetto non fosse fantasmagorico, pieno di buone intenzioni e con   poche proposte concrete. Per esempio, l’ introduzione di due ore nelle ultime classi della scuola primaria e secondaria avverrà con aumento dell’ orario scolastico globale o a scapito di altre discipline? Nel caso dell’ultima ipotesi, non si precisa quali insegnamenti verrebbero “sacrificati”.

 

            STORIA DELL’ARTE

Sembra di capire che anche questa disciplina debba servire a diventare imprenditori e non a rispettare l’articolo 9 della Costituzione italiana: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

 

SPORT E LINGUE STRANIERE

Condivisibile- e non potrebbe essere altrimenti- l’aumento dell’ attività sportiva a scuola e l’intensificazione dello studio delle lingue straniere. Ci si sarebbe aspettato, nondimeno, un richiamo forte e deciso, all’ importanza della possesso pieno e approfondito della lingua madre, di quell’ Italiano che le ultime generazioni non padroneggiano bene.

 

PROGRAMMAZIONE DIGITALE

Il tema della Programmazione digitale è, senza dubbio alcuno, un libro dei sogni. Inutile ripetere lo stato delle scuole italiane, non solo carentissime di ogni cosa, di fondi, e quindi di PC ma persino- notizie degli ultimi giorni- dei banchi su cui gli strumenti per la programmazione digitale dovrebbero trovare posto.

 

ECONOMIA

Bene anche l’ introduzione dell’Economia, con relative assunzioni di personale, ma il tema è sempre il medesimo: si pensa ad una disciplina fondata sul presente o sulla dimensione storica e quindi critica? E perché la sua opportuna reintroduzione dopo i tagli radicali operati dalla riforma Gelmini?

 

  1. SCUOLA E LAVORO

 

Non è chiara la governance delle scuole che operano in “formazione congiunta” con il settore privato delle imprese e che dovrebbero creare Fondazioni di natura privatistica per commercializzare servizi e prodotti con una presenza incisiva del privato accentuando i rischi che la scuola diventi un parziale segmento di ricerca e sviluppo della singola azienda o di reti di aziende.

La Gilda degli Insegnanti da anni ha invitato i vari governi ad avere maggiore attenzione per il mondo dell’istruzione tecnica e professionale producendo materiali, proposte e convegni. Ben vengano pertanto idee per un effettivo rilancio di tale settore. A patto che i costi non siano a carico dei docenti e venga meno la loro libertà di insegnamento.

 

 

  1. LE RISORSE CHE SERVONO ALLA BUONA SCUOLA

 

            Per far affluire finanziamenti dai privati, le scuole dovrebbero costituirsi in Fondazioni o enti con autonomia patrimoniale. Si prefigurano così scuole a diversa velocità derivata dalla capacità di organizzare e attrarre risorse dal mercato con il rischio di mettere all’angolo le Istituzioni scolastiche che si trovano in contesti socio-economici fragili.

La Gilda degli Insegnanti ritiene che tale modello sia pericoloso, crei e accentui le diseguaglianze e limiti di fatto la libertà di progettazione dell’offerta formativa delle scuole.

 

 

Roma, 5 ottobre 2014

Approvato dall’Assemblea Nazionale della Gilda degli Insegnanti

LA BUONA SCUOLA CHE VORREMMO

“LA BUONA SCUOLA CHE VORREMMO”: LA PROPOSTA DELLA GILDA PER IL RILANCIO DELL’ISTRUZIONE

Lunedì 6 ottobre convegno al Centro Congressi Cavour di Roma con Giuseppe Fioroni (Pd), ex ministro della Pubblica Istruzione, Elena Centemero, coordinatrice nazionale Scuola, Università e Ricerca di Forza Italia, e Silvia Chimienti (M5S)

Quale funzione deve avere il sistema dell’istruzione e della formazione in Italia? Qual è il ruolo e la funzione insegnante? Cosa significa “istruire” oggi? A questi interrogativi la Gilda degli Insegnanti darà le sue risposte in occasione del convegno nazionale “La buona scuola che vorremmo” in programma per lunedì 6 ottobre dalle 9,30 alle 13,30 al Centro Congressi Cavour di Roma (via Cavour 50).

L’iniziativa, promossa dall’associazione Docenti Art. 33, intende fornire alcune riflessioni e proposte per il rilancio della scuola pubblica statale al di là delle linee guida del governo Renzi. “La consultazione e la discussione organizzata on line e sui social network – spiega la Gilda degli Insegnanti – dà spazio alle ’emozioni immediate’, alle ‘impressioni’, a quello che si dice sia la ‘pancia’ del Paese, riducendo gli spazi di analisi, riflessione e approfondimento. Si rischia così una pericolosa semplificazione di temi complessi sui quali si gioca il futuro del nostro Paese. Con questo convegno – prosegue la Gilda – vogliamo mettere a fuoco, senza fidarci delle ‘impressioni’ e della ‘pancia’, le tematiche sulle quali il Governo vuole intervenire, per esprimere le valutazioni dei docenti e fare proposte correttive e integrative”. Nel corso del convegno verrà presentato un documento elaborato dal Centro Studi della Gilda e che sarà inviato al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

Al convegno parteciperanno Adolfo Scotto Di Luzio, docente di Storia delle istituzioni scolastiche ed educative all’università di Bergamo, Giorgio Israel, membro dell’Académie Internationale d’Histoire des Sciences e già professore dell’università “La Sapienza” di Roma, Renza Bertuzzi, responsabile della rivista “Professione Docente”, Fabrizio Reberschegg, presidente dell’Associazione Docenti Art.33, Gianluigi Dotti, responsabile del Centro Studi Gilda, e Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda. Interverranno anche Giuseppe Fioroni (Pd), ex ministro della Pubblica Istruzione, Elena Centemero, coordinatrice nazionale Scuola, Università e Ricerca di Forza Italia, e Silvia Chimienti (M5S).

Assemblea insegnanti studenti sulla buona (!?) scuola di Renzi

Lunedi 6 Ottobre alle ore 14.30 presso la scuola Laura Bassi si terrà un’assemblea congiunta di inegnanti e studenti delle scuole di Bologna per discutere della buona (?!) scuola di Renzi e preparare le prime iniziative di mobilitazione a cominciare dallo sciopero del 10 ottobre

 

Esame di Stato – Tanto vale abolirlo

Esame di Stato – Tanto vale abolirlo

Dal 1997 il vecchio esame di maturità, che ha cambiato nome in esame di Stato,
ha subito vari rimaneggiamenti ma se l’intento dichiarato era il recupero di serietà
delle prove, la storia ci dice che l’obiettivo è stato un flop.
Questa la cronistoria:
Anni ’98 – 2001: commissione mista e abolizione dello scrutinio di ammissione,
ministro Berlinguer, la percentuale dei promossi sale al 96%.
Anni 2001-2006: commissione interna, ministro Moratti, la percentuale sale
ancora al 97% fino ad arrivare a punte del 99% nei licei.
Anni 2006 – a tutt’oggi: commissione mista, con reintroduzione dello scrutinio di
ammissione – ministro Fioroni, la percentuale sale ancora.
Il risultato di queste fasi alterne ma ricorrenti, è che nel’ultimo decennio il
numero dei promossi è salito progressivamente fino ad attestarsi all’attuale 99%, con
impercettibili variazioni nel corso degli anni.
Se ora si vuole nuovamente, come ha affermato il ministro Giannini, far fare al
pendolo – esame di stato un altro giro (l’ennesimo) in senso inverso, cioè ripristinare
la commissione tutta interna, suggeriamo di risparmiare del tutto su questa voce di
spesa e abolirlo completamente.
Infatti, forse a qualcuno è sfuggito che dal 2010 è stato introdotto l’obbligo della
sufficienza in tutte le materie per sostenere l’Esame. Che senso ha quindi che lo
“stesso” consiglio dei docenti della classe ri-valuti i “suoi” studenti una settimana dopo
che già li ha valutati in maniera sufficiente?
Allora, se non si vuole abolire l’esame, si prenda almeno in considerazione di
riconsiderarne l’abolizione del valore legale. Anche in considerazione del fatto che oggi
questo titolo di studio non assicura la certificazione delle competenze richieste dal
mondo del lavoro, come pure rilevato dall’ultimo Rapporto OCSE.
Inoltre, se il governo vuol essere coerente con quello spirito di ricostruzione della
meritocrazia che percorre il suo documento programmatico sulla scuola, sarebbe il
caso che si finisse di progettare interventi sull’istruzione solo con l‘ottica del risparmio
e senza tenere in alcun conto la “qualità” e forse il buon senso.

APPELLO A TUTTI I DIRIGENTI SCOLASTICI D’ITALIA

APPELLO A TUTTI I DIRIGENTI SCOLASTICI D’ITALIA

 

Gentili colleghi,

penso sia noto a tutti che nell’art. 10 del DDL n. 1577 è prevista la nostra esclusione dalla dirigenza unica dello  Stato. Se il Parlamento voterà  la sciagurata previsione rischiamo di perdere addirittura la qualifica dirigeniale: altro che riserva indiana, specificità e confinamento nell’Area V!

Se dovesse passare questo autentico disegno criminoso non potremmo più neanche ricorrere al Giudice per rivendicare la perequazione retributiva con gli altri dirigenti statali: se non saremo più dirigenti, o una sottospecie di dirigenti professional, addio perequzione

In questi mesi DIRIGENTISCUOLA si è spesa, oltre ogni limite, per rivendicare la dirigenza pleno iure in tutte le sedi. Ho  consegnto personalmente al ministro Madia ampia documentazione e interi dossier per dimostrare la palese  ingiustizia, tipica di un Pase al limite della schizofrenia.

Da una parte  Renzi che elogia la dirigenza scolastica affermando pubblicamente che  “Anche i presidi (sic!) sono prima di tutto dirigenti!”; dall’altra il citato art. 10 che prevede l’esclusione della dirigenza scolastica dal ruolo unico della dirigenza statale.

O Renzi è schizzato perché afferma una cosa e poi firma un DDL dove si afferma il contrario, o è consapevole e conscio che la categoria è così presa dai quotidini problemi di getione delle istituzioni scolstiche che non ha il tempo di interessarsi di queste problematche; oppure  ci sono poteri così forti che, per tutelare privilegi, riescono a emarginare la dirigenza scolastica “spiazzando” anche Renzi.

Noi, per le conoscenze che abbiamo di quello che succede dietro le quinte, propendiamo per questa’ultima ipotesi,  peraltro molto facile da prevedere,  visto il silenzio di tutte le altre OO.SS. che, peraltro, sono anche molto coerenti!! Come può chi ha confinato i dirigenti scolastici nella riserva indiana dell’Area V, chi ha tolto la R.I.A., chi ha avuto i propri tornaconti svendendo la categoria che avrebbe dovuto rappresentare e tutelare, invertire la tendenza?  Qualcuno potrebbe pretendere una dettagliata rendicontazione!!! Costoro possono, al massimo, far finta di sostenere la nostra causa, prendendo, ancora una volta, in giro la categoria.

Coerentemente e conseguenzialmente, DIRIGENTICUOLA ha proclamato lo stato di agitazione della categoria (All. 1); ha invitato tutte le OO.SS. a fare altrettanto; ha presentato, disgiuntamente e congiuntmento alla Confedir,  un emendamento (All.2) per eliminare dall’art. 10 il sintagma Esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica”; ha allertato tutte le forze politiche; ha organizzato convegni in tutta Italia per illustrare la complessa problamatica e …. svegliare le coscienze.

Ora invita tutta la categoria a esternare il proprio malcontento, la propria indignazione, la propria rabbia alle istituzioni, inviando una semplice mail al decisore politico rimettendone copia a DIRIGENTISCUOLA – dirigentiscuola@libero.it –  DIRIGENTISCUOLA  provvederà, con propria delegazione,  a stampare  e a consegnare il tutto alle autorità politiche e governative.

     Invitiamo tutti a reagire, a prescindere dall’appartennza politica o iscrizione ad altre OO.SS. Il problema riguarda l’intera categoria che, mai come in questa occasione, deve essere unita.

    La categoria deve rendersi conto che divisi non si va da nessuna parte. Bisognerebbe “copiare” dall’A.N.M., un’associazione alla quale sono iscritti tutti i magistrati. Questa è la loro forza.  Noi, invece, siamo divisi in decine di sigle, anche di poche decine di soci. Le nostre associazioni crescono come i funghi e con l’unico obiettivo di dare visibilità a chi le rappresenta.  

E’ ORA DI ESSERE UNITI, ALZARE LA VOCE E FARE

PRESSING SUL GOVERNO E SUL PARLAMENTO.

 

Alleghiamo un fac-simile di nota di protesta, con i relativi indirizzi (All. 3). E’ solo un fac-simile in word in modo che  ognuno può modificarlo esternando il proprio risentimento, la propria indignazione e la propria rabbia.

La I commissione del Senato, su esplicita nostra richiesta, ha fissato un’audizione per martedì 7  p.v. .  Da tale data ogni momento è buono per inondare di mail le sedi del potere.

     E’ ora di dire “basta” a questa emarginazione e di bloccare la previsione scellerata dell’art. 10. La stessa nota può essere inviata anche ai gruppi parlamentri, a singoli deputati, ai componenti della I Commissione del Senato, ecc…

    Ora o mai più, cari colleghi. Se facciamo passare il testo stando in silenzio potremo solo recitare il mea culpa. Inutile illudersi. Nessuna OO.SS. muoverà un dito per noi. Qualcuno farà un po’ di ammuina perché l’abbiamo provocato, perché deve dimostrare ai propri soci che li sta tutelando, che li difende. Ma, in realtà, non farà niente di incisivo per non  perdere i “privilegi acquisiti” .  La prova provata è stato l’incontro del 12 giugno con il ministro Madia: nessuno ha perorato la nostra causa, come abbiamo denunciato con il nostro comunicato. Lo abbiamo fatto solo noi presenti come Confedir, scatenendo le reazioni del presidentissimo, a vita, rappresentante del sindacato maggioritario della categoria; lo stesso che rappresenta, quale presidente della CIDA- FP,  anche  altre categorie di dirigenti.

Idem per i rappresentanti di tutte le altre OO.SS. Come si può pensare che rappresentanti di sigle di comparto, ossia di lavoratori, possano tutelare dei datori di lavoro appartenenti alle aree dirigenziali? Sono categorie diverse e con interessi contrapposti. Peccato che la categoria non ne prende atto!

Vogliono dimostrare che non è così? Lo facciano!Sottoscrivano anche loro l’emendamento che ci interessa; lo sostengano; proclamino anche loro lo stato di agitazione della categoria. Noi saremo ben lieti. Non ci interessa la primogenitura.

Cari colleghi urge far sentire forte la nostra voce. Se perdiamo questa occasione dovremo prendercela solo con noi stessi. Senza il nostro tangibile e compatto sforzo, senza il “nostro grido di dolore” corriamo il rischio che l’art. 10 sarà votato così come è stato formulato. Ed allora a nulla servirà cospargerci la testa di cenere per aver contribuito alla morte della dirigenza e alla più che legittima  speranza di perequzione retributiva. Troviamo, quindi, il tempo per farci sentire in modo determinato e deciso. Basta con questa assurda situazione: alla dirigenza scolastica il doppio delle competenze, il doppio delle responsabilità e la metà della retribuzione degli altri dirigenti; ergo, onori inversamente proporzionali agli oneri: una intollerabile assurdità. Non è certo un castigo di Dio! I responsabili li conosciamo: siamo noi. Siamo stati noi a permettere a chi doveva rappresentarci di svenderci……. E, naturalmente, non senza tornaconti!

Il Segretario Generale Dirigentiscuola e Segretario Generale aggiunto Confedir
Attilio Fratta

Allegati

Modernizzare la scuola Valorizzare il lavoro

Modernizzare la scuola Valorizzare il lavoro

Documento dell’Esecutivo nazionale Uil Scuola
Approvato all’unanimità

A fronte di un impegno programmatico positivo da parte del Governo non si rilevano scelte concrete coerenti. Rispetto all’emergenza retributiva la soluzione prospettata è blocco ulteriore delle retribuzioni fino al tutto il 2018.
Su questo l’esecutivo nazionale Uil Scuola rileva grande importanza alla diffusa campagna #sbloccacontratto per dare protagonismo a tutti i lavoratori e indurre il Governo a cambiare passo.
Anche le prime notizie sulla legge di Stabilità prefigurano ulteriori tagli , in particolare sulle commissioni degli esami di maturità e sugli organici del personale Ata. Che assolutamente contrastano col bisogno di veri investimenti in istruzione, qualificandola spesa pubblica ed eliminando gli sprechi.
Il rapporto di lavoro non può essere deciso dal Governo (il datore di lavoro) davanti a uno specchio.
Decidere e comunicare a insegnanti, ata, dirigenti, quanto devono lavorare, come, con quale progressione economica equivale a trattare professionisti importanti per la delicata funzione che svolgono da sudditi , non da cittadini titolari di diritto.
Il documento del Governo presenta un progetto ambizioso, ne verificheremo la effettiva attuabilità.
La Uil Scuola:
– sostiene la decisione di immissione in ruolo per tutte le persone presenti nella graduatorie permanenti, da settembre 2015, con la relativa costituzione di un organico funzionale connesso all’autonomia scolastica (da sempre proposto dalla Uil Scuola);
– condivide il nuovo sistema di formazione iniziale e reclutamento prefigurato, che assume molte delle proposte della Uil Scuola.
Ricordiamo al Governo che però in tal modo rimane una parte del precariato, reiterato, che riguarda il personale abilitato , in via di abilitazione, non presente nelle graduatorie permanenti e che dovrà coprire posti acanti per esaurimento delle graduatorie.
La questione precariato è complessa e va affrontata con particolare attenzione.
Progressione economica e merito: la Uil scuola esprime netta contrarietà nella proposta contenuta nel documento. Queste le forti criticità da rivedere: – la totale eliminazione dell’anzianità come aspetto della progressione economica (non c’è in alcun paese europeo)
– la individuazione di una quota del 66% degli insegnanti cui attribuire, provvisoriamente, aumenti per merito.
Si determina così una doppia negatività, una presunta distinzione su quote sulla carta predefinite ed una ipotetica rincorsa, anche cambiando scuola, a far parte di tale quota.
Questa procedura che di fatto determinerebbe una nuova graduatorie nazionale, da aggiornare per la raccolta punti, dopo aver abolito quella dei precari rischia di allontanare dall’effettivo impegno d’aula, determinando disorientamento e disaffezione anziché riconoscimento del merito e dell’impegno.
La Uil Scuola vuole affrontare con un contratto innovativo i veri nodi irrisolti: opportunità, carriere per gli insegnanti, riconoscimento anche economico dell’impegno e delle crescita professionale, con attività ed esiti nel lavoro d’aula, aggiornamento della regolamentazione normativa del rapporto di lavoro. Purtroppo è la mancanza di risorse che determina soluzioni pasticciate o negative.
La Uil scuola rileva negativamente la totale mancanza di aspetti che attengono al riconoscimento professionale del personale Ata, per il quale andrebbero rafforzate le innovative modalità contrattuali, che vengono, invece, bloccate e la esigenza di una qualificazione degli organici, più legati alle effettive nuove esigenze.
Sul versante delle innovazioni sia ordinamentali che didattiche occorre verificare che si sia in presenza di un piano concreto di fattibilità su cui occorrono risorse, capacità concreta di intervento.
Per tutti gli aspetti, in particolare quelli connessi al lavoro, c’è piena disponibilità della Uil a confrontarsi, a suggerire interventi .
La Uil Scuola sollecita a prevedere una integrazione del documento acquisendo le tematiche connesse alla scuola dell’infanzia, settore assolutamente vitale per un percorso formativo ed educativo solido.
L’esecutivo nazionale sui tanti aspetti che il documento prefigura impegna la segreteria nazionale ad approfondimenti tematici tenendo conto delle tante esperienze positive, innovative sul piano didattico , sperimentali sul piano organizzativo che già si realizzando grazie alla competenza, all’impegno, alla disponibilità di quei tanti che garantiscono esiti di qualità alla nostra scuola.
A tal fine è previsto un primo seminario, in collaborazione con l’Irase, istituto di ricerca e formazione.
In merito alla consultazione che è partita con l’ambizione di voler ascoltare la voce di tutti coloro che reputeranno di voler intervenire si rileva l’incertezza del come e soprattutto, aspetto determinante, il ruolo che rimane in capo al Governo della decisione, sulla base della sintesi che opererà lo stesso Governo. Serve, oltre alla consultazione, un efficace momento di confronto in quanto non pensiamo possibile che si decida, ad esempio, il blocco delle retribuzioni fino al 2019, sostenendo che è frutto degli orientamenti della consultazione.
In merito alle iniziative di protesta intraprese con gli altri sindacati per far sentire la voce del personale, la Uil Scuola è impegnata nella migliore riuscita della manifestazione unitaria che si terrà a Roma il prossimo 8 novembre, indetta con gli altri sindacati di tutti i dipendenti pubblici.

#LABUONASCUOLA, CONVOCAZIONE DIRIGENTI E BASE SU PROPOSTE E MOBILITAZIONI

#LABUONASCUOLA, GILDA CONVOCA DIRIGENTI E BASE SU PROPOSTE E MOBILITAZIONI

Venerdì 3 ottobre a Roma si riunirà la direzione nazionale del sindacato, sabato 4 a Tivoli in programma l’assemblea nazionale

Direzione nazionale convocata per venerdì 3, seguita il giorno successivo dall’assemblea nazionale. Raccogliendo il fermento che già agita il mondo della scuola, la Gilda degli Insegnanti scalda i motori con due appuntamenti in programma nel week end. Si comincia venerdì 3 ottobre con la direzione nazionale convocata a Roma nel pomeriggio e durante la quale i vertici del sindacato metteranno a punto un documento da presentare a Renzi e Giannini con le proposte della Gilda rispetto alle linee guida #labuonascuola e discuteranno in merito alle iniziative di mobilitazione contro il progetto del governo.

Le proposte formulate dalla direzione nazionale saranno poi presentate e votate all’assemblea nazionale, che si svolgerà sabato 4 ottobre a Tivoli e alla quale parteciperanno centinaia di delegati provenienti da tutte le province d’Italia. Alla base del sindacato, dunque, spetterà l’ultima parola sul documento da proporre per la riforma della scuola e sulle azioni di protesta da mettere in campo oltre alla raccolta firme già promossa insieme con gli altri sindacati per sbloccare il contratto.