Tutti gli articoli di Edscuola

Poche, iperspecializzate, eccellenti: le scuole per disabili esistono ancora

da Redattore sociale

Poche, iperspecializzate, eccellenti: le scuole per disabili esistono ancora

Sono circa 70 in tutta Italia, ma la maggior parte si trova al Nord. Gli studenti sono 1.800. In alcune le liste d’attesa sono molto lunghe. L’inchiesta del numero di aprile di SuperAbile Inail magazine, che dedica la copertina ad Alex Zanardi

ROMA – Esistono ancora ma nessuno ne parla, quasi fossero un “tabù”. Eppure per alcuni sono l’alternativa più efficace a un percorso formativo deludente. Sono le scuole speciali dedicate ai bambini e ai ragazzi con disabilità. Appena una settantina di istituti, sparsi su tutto il territorio nazionale (anche se una quota consistente si trova in Lombardia), a cui sono iscritti circa 1800 studenti. A loro è dedicata l’inchiesta “L’altra istruzione” del numero di aprile di SuperAbile Inail magazine. Un viaggio alla scoperta dei percorsi di formazione dedicati: dagli Istituti per sordi alle scuole per ciechi fino alla pedagogia curativa di ispirazione steineriana.

Poche ma iperspecializzate. La legislazione italiana non ha mai formalmente abolito le scuole speciali, ha solo spinto affinché l’istruzione dei ragazzi disabili avvenisse nelle classi “normali” della scuola pubblica, vietando le classi differenziali all’interno del sistema scolastico ordinario e istituendo la figura dell’insegnante di sostegno. Così alcune di loro sono sopravvissute, dal nido alle superiori fino ai corsi di formazione professionale. Le più numerose sono, però, le primarie. Molte si appoggiano a un centro di riabilitazione o a una comunità alloggio, soprattutto quelle per ragazzi con disabilità gravi o plurime. Tra i casi raccontati dall’inchiesta quello dei centri “Medea-La nostra famiglia” per cui le liste d’attesa sono molto lunghe. Per poter frequentare una delle loro  scuole c’è chi arriva anche a trasferirsi, come è accaduto alla signora Anna che ha lasciato Reggio Calabria per far studiare la figlia nell’istituto in provincia di Lecco: “Federica ha dei problemi di udito che risolve con le protesi e un lieve ritardo cognitivo – riferisce –. La materna e la primaria pubbliche frequentate nella nostra città non offrivano risposte adeguate e così, per le medie, abbiamo optato per quelle del centro di riabilitazione La nostra Famiglia di Bosisio Parini. Qui lavorano molto sull’autonomia, come anche sull’istruzione, e le classi sono omogenee per grado di disabilità. Siamo contenti dei risultati”. Una storia simile a quella di Vanessa, che ha deciso di iscriversi all’Istituto tecnico commerciale “Antonio Magarotto” di Padova, un istituto statale per l’istruzione specializzata dei sordi, “perché nelle scuole comuni l’insegnante di sostegno o l’assistente alla comunicazione è presente pochissime ore e quindi non avrei potuto seguire la maggior parte delle lezioni”. Anche se sono poche, dunque, le scuole speciali riescono a fornire strumenti di formazione iperspecialistici. E, in alcuni casi, si configurano come delle vere e proprie eccellenze nel campo della didattica. Uno scenario molto diverso da quanto accade negli altri Paesi europei come Belgio e Germania, dove le scuole speciali sono quasi la regola.
Alex Zanardi, campione “insuperabile”: “Voglio tornare a correre in macchina”. La copertina diSuperAbile Inail di aprile è dedicata, invece, ad Alex Zanardi, che si racconta in una lunga intervista. Il campione ripercorre le tappe della sua vita dall’incidente che l’ha reso disabile fino alle nuove sfide nel mondo dello sport paralimpico e della conduzione televisiva. Oggi è presidente della Fondazione Vodafone e a ambasciatore del marchio Bmw: “È un fatto che mi onora perché, comunque tu la voglia vedere, sono una persona disabile – racconta – e pensare che la Bmw, che non ha mai avuto un ambasciatore del brand, abbia scelto di essere rappresentata da un ‘handicappato’ vuol dire tanto”. Proprio con la casa automobilista Zanardi sta mettendo a punto un progetto ad hoc per realizzare un altro dei suoi sogni, quello di tornare a correre in macchina partecipando ad alcune gare con la Z4 GT3. L’ultima di una lunga serie di sfide tutte portate avanti con grande coraggio, manche con molta serenità. D’altronde, come confessa lui stesso: “In questa  vita un po’ diversa, ma non nuova, mi trovo molto comodo”. (ec)

LE PROVE INVALSI NON CI VALUTANO

CS RETE STUDENTI: LE PROVE INVALSI NON CI VALUTANO / PER UNA VALUTAZIONE DELLE SCUOLE CHE COINVOLGA GLI STUDENTI

Oggi verranno somministrate, come ogni anno, le prove INVALSI alle classi delle scuole superiori, dei test a crocette finalizzate a vedere i risultati di apprendimento in diverse materie degli studenti italiani. Come ogni anno saremo davanti alle nostre scuole per dire ancora una volta che gli studenti e i loro traguardi non possono essere misurati con delle crocette.

Dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi: “Questa notte abbiamo fatto un flash mob al MIUR per portare all’attenzione pubblica la questione dei test INVALSI: ancora una volta ribadiamo che non è attraverso una prova a crocette che si testa l’efficacia eductiva della scuola pubblica sui ragazzi, il ruolo della scuola va molto oltre alla mera acquisizione di nozioni. Inoltre ogni anno vediamo come a causa di queste prove in molte scuole si blocchi completamente la didattica per fare una preparazione finalizzata esclusivamente alle INVALSI, falsando già di per sè i risultati.”

Conclude il portavoce: “Noi crediamo che la valutazione del sistema scolastico nella sua interezza sia una parte fondamentale perla scuola e per il suo miglioramento, ma gli strumenti oggi utilizzati per fare ciò sono assolutamente sbagliati. Il metodo del test a crocette non è assolutamente adeguato a dare uno spaccato completo riguardo le capacità degli studenti e nemmeno il questionario sulla condizione sociale di partenza è adeguato. Il processo di valutazione della scuola deve essere un processo che integri come parte attiva gli studenti e chiunque viva l’ambiente scolastico quotidianamente. Noi non siamo numeri e non possono valutarci con delle crocette, una scuola buona per davvero si fa anche con la valutazione degli studenti!”

Libri di testo solo digitali dal 2016

da ItaliaOggi

Libri di testo solo digitali dal 2016

Vietato ai docenti produrre volumi da far adottare

Dal 1° settembre 2016 la carta dovrà lasciare il posto al digitale. Anche l’editoria dovrà adeguarsi, abbandonando la carta e producendo i nuovi libri di testo solo in formato informatico. Ai docenti rimarrà preclusa la possibilità di scrivere libri per i propri alunni, anche se a titolo gratuito. Se lo vorranno, potranno elaborare e diffondere altri materiali, sempre in formato digitale. Ma non i libri di testo. E non potranno farlo liberamente perché dovranno conformarsi ad apposite direttive che saranno impartite dal ministero. Lo prevede il nuovo testo dell’articolo 5 del disegno di legge AC2994. Anche gli avvisi e le circolari del preside non potranno più essere scritte su fogli di carta e ogni scuola dovrà promuovere la sostituzione del cartaceo con il digitale, inserendo apposite previsioni nel piano dell’offerta formativa. Tali previsioni dovranno essere collegate al piano nazionale sulla scuola digitale, che sarà elaborato direttamente dal ministero dell’istruzione.

Il piano ha come obiettivo quello di realizzare attività volte allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, anche attraverso la collaborazione con università, associazioni, organismi del terzo settore e imprese. E di potenziare gli strumenti didattici e laboratoriali necessari a migliorare la formazione e i processi di innovazione delle istituzioni scolastiche. Inoltre, dovrà prevedere l’adozione di strumenti organizzativi e tecnologici per favorire la governance, la trasparenza e la condivisione di dati, nonché lo scambio di informazioni tra dirigenti, docenti e studenti e tra istituzioni scolastiche ed educative e articolazioni amministrative del ministero dell’istruzione. Le migliori esperienze delle istituzioni scolastiche saranno valorizzate attraverso la promozione di una rete nazionale.

Prof valutati anche dagli alunni

da ItaliaOggi

Prof valutati anche dagli alunni

Il comitato di valutazione deciderà i criteri per l’attribuzione dei premi in denaro. Farà testo il miglioramento delle competenze dei ragazzi

I  dirigenti scolastici distribuiranno premi in denaro ai docenti che risponderanno ai criteri di merito fissati dal comitato di valutazione. Che non sarà più eletto in senso al collegio dei docenti e non sarà composto di soli insegnanti. Il comitato dell’era Renzi sarà costituto in seno al consiglio di istituto e sarà composto dal dirigente scolastico, da due docenti e da due genitori. Nelle scuole superiori la componente non docente sarà composta da un solo genitore e da un alunno. Lo prevede l’articolo 11 del disegno di legge sulla scuola, nel testo approvato dalla VII commissione della camera. I soldi a disposizione dei presidi per l’elargizione dei premi ammonteranno complessivamente a 200 milioni da suddividere tra le 8500 istituzioni scolastiche sparse sul territorio nazionale.

I criteri che dovranno essere fissati dai comitati dovranno essere declinati sulla base di 3 vettori. Il primo è la qualità dell’insegnamento e del contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica. Il secondo, i risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell’innovazione didattica e metodologica. Infine, Il terzo si baserà sulla natura e l’entità delle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale. In buona sostanza, dunque, l’unico criterio oggettivo è il terzo. Sul primo e sul secondo peseranno inevitabilmente valutazioni legate al mero gradimento dell’utenza. Il comitato svolgerà anche gli adempimenti legati alla valutazione del servizio in vista del superamento dell’anno di prova. Nel qual caso, la sua composizione sarà allargata al docente tutor. Al docente, cioè, che segue l’insegnante neoimmesso in ruolo nel suo primo anno di insegnamento con contratto a tempo indeterminato.

Il parere del comitato di valutazione non sarà vincolante per il dirigente scolastico. Tanto si evince dall’articolo 9, comma 3, del provvedimento. Che a questo proposito prevede che il dirigente valuti il docente interessato «sentito il comitato di valutazione». Ciò vuol dire che il preside, se lo riterrà, potrà motivatamente discostarsene (tra le più recenti si veda la sentenza 474/2015 del Tar della Campania). In caso di valutazione negativa, il dirigente scolastico provvederà alla dispensa dal servizio con effetto immediato, senza obbligo di preavviso. Se il personale proverrà da un altro ruolo docente o della pubblica amministrazione, il dirigente scolastico provvederà alla restituzione al ruolo di provenienza. La nuova disciplina non prevede più la possibilità di ripetere l’anno di prova in caso di valutazione negativa. E dunque, l’insegnante messo alla porta non potrà che ricorrere al giudice.

Invalsi, dal 2017 le prove saranno digitali

da Il Sole 24 Ore

Invalsi, dal 2017 le prove saranno digitali

Oggi nuovo appuntamento con le prove Invalsi per le scuole superiori, ma presto, già dal prossimo anno potrebbe arrivare il formato digitale per le prove. È quanto ha annunciato a «Skuola.net» Roberto Ricci, responsabile Invalsi che ha dato alcune anticipazioni sulle future prove Invalsi. Una di queste novità riguarda la maturità.

Il responsabile Invalsi si è mostrato infatti aperto alla possibilità del test Invalsi agli esami di Stato in un futuro prossimo. Quando? Nel 2017 o nel 2018, ipotizza: l’Invalsi a suo dire è pronta per accogliere la sfida. Ma solo il Miur ha la facoltà di decidere su questo argomento, precisa Ricci. Un’ulteriore anticipazione sul futuro del test Invalsi riguarda il nuovo formato digitale: da settembre 2015 cominceranno le sperimentazioni per approdare nel 2017 ad un formato informatico del test. Questo renderà molto più difficile per gli studenti copiare o falsare la prova. Infatti, spiega Ricci, i questionari saranno tutti differenti, somministrati a batteria su più turni. Il nuovo metodo, a detta di Ricci, porterà anche ad una diminuzione della portata delle proteste da parte degli insegnanti. Il fatto di sottoporre le prove in diversi momenti dell’anno porterà infatti le mobilitazioni a smembrarsi, e in più il nuovo metodo non farà più pesare sui prof la correzione delle prove. Di conseguenza anche per i ragazzi non potranno più esserci i tanto contestati voti sul registro in base all’esito del test Invalsi.È infatti abitudine comune a tantissimi professori delle superiori mettere un voto sull’esito della prova Invalsi. Tuttavia Roberto Ricci si è schierato contro questa abitudine e sostiene che l’Invalsi alle superiori al momento non deve influire sull’andamento scolastico e, quindi, i prof non dovrebbero mettere i voti.

Scuola, verso incontro governo-sindacati

da Repubblica.it

Scuola, verso incontro governo-sindacati

Sul tavolo la riforma varata dall’esecutivo. La convocazione dopo la protesta del 5 maggio e le polemiche tra la ministra Boschi e le organizzazioni sindacali. Mercoledì saranno sentite le associazioni degli studenti e dei genitori

ROMA – Domani il governo incontrerà i sindacati della scuola e anche i leader di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Per l’esecutivo, oltre alla ministra Stefania Giannini saranno presenti i ministri Maria Elena Boschi, Marianna Madia, Graziano Delrio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Gli incontri, che hanno al centro il ddl “la buona scuola”, si svolgeranno a partire dalle 15 a palazzo Chigi. Mercoledì rappresentanti del governo vedranno anche le associazioni degli studenti e dei genitori. La settimana scorsa incontrando una delegazione del Pd i sindacati avevano sollecitato un confronto con l’esecutivo sul disegno di legge che ha avuto l’ok dalla commissione Cultura della Camera e sta per approdare in aula.

Gli incontri seguono di una settimana lo sciopero e le manifestazioni di protesta contro la riforma della scuola. E la polemica tra governo e sindacati si è accesa negli ultimi giorni, con un botta e risposta tra Boschi (“la scuola solo in mano ai sindacati non funziona”) e le organizzazioni sindacali. Decisa la replica di Camusso: “Questa sua idea che la scuola sarebbe proprietà del sindacato è tipica di un governo che non vuole fare i conti col Paese”. “Viene il sospetto – aggiunge la leader della Cgil – che tanta arroganza che il governo mette nel negare le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola sia il segno che in realtà siano loro a non avere un progetto”. Contro la ministra delle Riforme si è scagliata pure la Gilda: “Quando afferma che la scuola è in mano ai sindacati, compie un’opera di vergognosa mistificazione. Lo scorso 5 maggio ha scioperato l’80% degli insegnanti e in piazza a protestare contro una pessima riforma c’era l’intero popolo della scuola”. “I sindacati – fa notare il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – sono soltanto uno strumento organizzativo che ha consentito di far emergere il dissenso. Il governo, invece di aprire un dialogo, attraverso i suoi esponenti insulta gli insegnanti”. E avverte: “La lotta degli insegnanti non si ferma, stia sereno chi di dovere”.

Boschi ha replicato a sua volta su Facebook: sulla scuola “ho solo detto una piccola e forse banale verità: la scuola funziona se appartiene alle famiglie, agli insegnanti, agli studenti, al territorio. Non solo ai sindacati. Poi è giusto rispettare il lavoro di tutti, anche dei sindacati. Ma forse è anche giusto rispettare le idee altrui. “Non ho offeso nessuno – continua – Spero che il clima torni disteso, per un confronto di merito equilibrato e civile. Noi ci siamo, pronti ad ascoltare e senza attaccare nessuno”.

Se Giannini ribadisce che il ddl “porterà una rivoluzione educativa”, è evidente che gli insegnanti non intendono stare a guardare come dimostra il bombardamento di post sulla bacheca Facebook del presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Noi non voteremo più il Pd perché indignati dal ddl la buona scuola”, recita il messaggio standard, i cui mittenti per lo più si dichiarano insegnanti ed “ex” elettori del Pd.

Mentre il M5S si dice disinteressato della polemica Boschi-sindacati (ma resta convinto che quella varata dall’esecutivo sia una “pessima riforma”), Sel stigmatizza le dichiarazioni della titolare delle Riforme: “Durissimi attacchi ai sindacati rei di aver portato in piazza decine di migliaia di persone contro la buona scuola del governo invece di stare zitti. Peccato che gli insegnanti si sentono rappresentati dai sindacati e non dal governo. Forse è proprio questa la ragione di tanto livore?”. E anche all’ex ministro Gelmini pare esagerato l’accanimento: “Non condivido il fatto di ritenere tutto il sindacato refrattario al cambiamento, non è così. Io stessa sono sempre stata critica con una parte del sindacato, quella più estrema e più refrattaria al cambiamento però non credo che si debba fare di tutta l’erba un fascio”.

Il ddl intanto continua la sua corsa. Licenziato dalla commissione Cultura, prima di arrivare in aula alla Camera (il 14) dovrà ancora superare alcuni esami, primo fra tutti quello della commissione Affari costituzionali (previsto per il primo pomeriggio di domani).

Maturità, per 3 studenti su 10 è un “appuntamento al buio”

da La Stampa

Maturità, per 3 studenti su 10 è un “appuntamento al buio”

Una ricerca di Skuola.net rivela che c’è poca conoscenza di date, voti e tipologie delgi scritti

Mancano poche settimane alla maturità 2015, ma la prova finale che coinvolgerà i ragazzi di licei, tecnici e professionali non è molto conosciuta. Infatti 3 su 10 tra i candidati non conoscono la data precisa dell’inizio dell’esame, né sanno con esattezza quale sia il sistema dei punteggi nelle singole prove. Lo rivela una ricerca on line condotta dal portale Skuola.net tra 1600 studenti provenienti dalle scuole superiori.

La data d’inizio della maturità è conosciuta dal 70% dei ragazzi intervistati. Il restante 30% però si è diviso tra risposte sbagliate o incerte: se il 13% dichiara di non conoscere la data precisa ma di sapere solo che si tratta della metà di giugno, l’8% invece ha indicato una data completamente sbagliata. Circa il 9%, infine, dichiara di non avere la più pallida idea di quando inizierà l’esame.

La situazione non migliora quando si parla di voti e punteggi. Tre maturandi su 10 non conoscono il voto che corrisponde alla sufficienza nelle prove scritte. Anche il voto della prova orale provoca qualche dubbio. Circa 3 su 10 non conoscono il voto massimo che si può ottenere al colloquio e soltanto il 7% è a conoscenza del punteggio corrispondente alla sufficienza all’esame orale.

Dall’indagine sono emersi ulteriori dubbi sulle le prove d’esame, in particolare sugli scritti. Il dato eclatante – sottolinea il portale – è che sette studenti su 10 non si dimostrano preparato sulle tipologie di questionario possibili in terza prova: interpellati sulla tipologia C, non sanno di cosa si tratta o la confondono con le tipologie A o B. Inoltre, per quanto riguarda la seconda prova, il 33% dei maturandi non è informato su chi ha la competenza di scegliere ogni anno le materie su cui verte lo scritto di indirizzo, e non sa che è il Miur a decidere.

Anche la prima prova, su cui i maturandi dovrebbero essere preparatissimi, ha i suoi lati oscuri. Tre studenti su 10, infatti, non rispondono correttamente sulle tipologie di traccia (analisi del testo, saggio breve, tema storico e di attualità) che potrebbero ritrovarsi sul banco il 17 giugno.

Filtrando la ricerca per genere, emerge che il campione femminile è più preparato rispetto a quello maschile. Inoltre, i ragazzi che provengono dal liceo hanno risposto correttamente al questionario più degli studenti del professionale e del tecnico.

DDL, prima vittoria dei sindacati: il 12 maggio convocati dal Governo

da La Tecnica della Scuola

DDL, prima vittoria dei sindacati: il 12 maggio convocati dal Governo

Fonti governative fanno sapere che l’Esecutivo incontrerà i sindacati della scuola e anche i leader di Cgil, Cisl e Uil Camusso, Furlan e Barbagallo. Oltre al ministro Giannini saranno presenti i ministri Boschi, Madia, Delrio e il sottosegretario De Vincenti. Mercoledì 13 sarà la volta di associazioni degli studenti e dei genitori. Gli incontri tra le parti arrivano in momento cruciale per l’esito della riforma.

Il primo braccio di ferro è finito: dopo le forti richieste dei giorni passati, formulate in piazza e anche nell’incontro con il Pd al Nazareno, il Governo cede alla richiesta pressante dei sindacati, che verranno ricevuti per parlare delle riforma. Lo fanno sapere le agenzie di stampa, nella tarda serata di lunedì 11 maggio: “domani il governo incontrerà i sindacati della scuola e anche i leader di Cgil, Cisl e Uil Camusso, Furlan e Barbagallo”.

La notizia è pressochè ufficiale, perché, a fornirla sono state “fonti governative. Per l’Esecutivo, oltre al ministro Giannini saranno presenti i ministri Boschi, Madia, Delrio e il sottosegretario De Vincenti. In serata, sempre secondo quanto si è appreso, partiranno le convocazioni”.

L’incontro tra le parti giunge in un momento cruciale per il futuro della riforma della scuola. Dopo le modifiche, non sostanziali, adottate in Commissione Cultura, il testo arriverà la prossima settimana in Aula. Per eventuali ulteriori cambiamenti – soprattutto su assunzioni, merito, albi territoriali e poteri maggiorati ai presidi -, almeno in linea teorica, si è ancora in tempo. A questo punto, per capire se c’è la volontà da parte del Governo nell’attuarli, se oltre alla convocazione ci sono anche argomenti nuovi su cui confrontarsi, bisognerà attendere meno di ventiquattrore.

Il 12 maggio, gli incontri, prenderanno il via dalle ore 15.00 nella sala Verde di palazzo Chigi. Mercoledì 13 maggio, il giorno dopo, il Governo riceverà anche le associazioni degli studenti e dei genitori.

Elezioni CSPI: verbali provinciali tutti da rivedere?

da La Tecnica della Scuola

Elezioni CSPI: verbali provinciali tutti da rivedere?

I verbali delle Commissioni elettorali provinciali non prevedono il conteggio delle schede bianche e delle nulle. Adesso al Miur si sono accorti dell’anomalia.
Il problema era già stato segnalato nei giorni scorsi dal nostro sito.

Secondo voci ufficiose che stanno però circolando con una certa insistenza i dati fin qui forniti dagli Uffici scolastici regionali sul voto per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione potrebbero non essere del tutto precisi. Sembra infatti che, finalmente, al Ministero si siano accorti di un “problemino” che la nostra testata aveva segnalato già qualche giorno addietro.
La questione è piuttosto semplice e ci stupisce molto che al Ministero abbiano aspettato fino ad oggi per accorgersene e per intervenire di conseguenza.
Il punto è che nei verbali riassuntivi delle commissioni provinciali che raccolgono i dati provenienti dalle singole scuole non sono indicate nè le schede nè quelle bianche.
Questa mancanza rende impossibile un adeguato controllo sulla regolarità del voto e del conteggio dei voti spettanti a ciascuna lista
Facciamo un esempio.
Nella provincia X abbiamo 1.000 votanti che hanno espresso il loro voto così:
lista A   500 voti
lista B   300 voti
lista C   150 voti
Totale voti validi e tenuti in conto per la distribuzione dei seggi: 950
Si dà per scontato che le bianche e le nulle siano complessivamente 50.
Ma evidenziare questo dato nei verbali è assolutamente fondamentale perchè se invece risultasse che le bianche sono 40 e le nulle 30, ci troveremmo di fronte ad un dato sicuramente anomalo: 950 voti validi + 40 bianche e 30 nulle danno un totale di 1.020 schede che non corrisponde al numero dei votanti. Significa che da qualche parte c’è un errore che sarebbe bene individuare e correggere.
Adesso al Miur qualcuno si è accorto di questa anomalia e pare che sia stata data indicazione agli USR di allertare le Commissioni provinciali affinchè provvedano a rivedere i verbali inserendo anche i numeri delle schede non valide (nulle e bianche).
Questo “intoppo” provocherà un ritardo nella elaborazione dei dati generali.
E pensare che sarebbe bastato poco: sarebbe stato sufficiente “ragionare” un po’ di più sul modello di verbale provinciale, esattamente come abbiamo fatto noi.

DDL, in nessun paese europeo gli studenti intervengono sugli stipendi dei loro prof

da La Tecnica della Scuola

DDL, in nessun paese europeo gli studenti intervengono sugli stipendi dei loro prof

Lo dice Massimo Di Menna, segretario Uil Scuola: i nostri insegnanti sono i peggio pagati in Europa e ora, se passa la riforma, un pool di dipendenti – dirigente, due insegnanti, due genitori e uno studente alle superiori – deciderà a chi assegnare i premi. Ma così avremo i docenti in balia di umori e giudizi di famiglie e allievi: è la scuola al contrario.

Scuola contro la politica meritocratica del Governo, che per valutare gli insegnanti più bravi vorrebbe introdurre, tramite il ddl ‘La Buona Scuola’, una commissione giudicante per ogni istituto a supporto del dirigente scolastico. Ma stavolta a far infuriare il leader della Uil di comparto sono le dichiarazioni degli alti rappresentanti del Governo proprio su tali novità.

“Boschi ieri, Faraone oggi: continuano ad eludere i problemi che – dice il sindacalista Confederale – sono stati rappresentati con precisione e concretezza nel corso delle manifestazioni del 5 maggio e nei documenti che abbiamo presentato nelle Commissioni parlamentari e all’incontro con il PD. Il Governo non può parlare da solo. Il soliloquio è l’opposto di ciò che serve: il dialogo. E’ in atto uno scontro tra il mondo della scuola e il Governo in un momento delicato, quella della fine dell’anno scolastico”.

Secondo Di Menna, “gli emendamenti approvati in Commissione Cultura non hanno tenuto in alcun conto le ragioni della protesta. Nessun riferimento al contratto e alle tutele contrattuali. Rimangono gli albi territoriali con la scelta del dirigente. Gli emendamenti non portano a soluzione la questione del precariato e creano un vero pasticcio sul versante della valutazione”.

“I nostri insegnanti – puntualizza Di Menna – sono i peggio pagati d’Europa, con il contratto fermo da anni, hanno dalla loro parte un fatto inconfutabile: sono rispettati e considerati per il rigore del ruolo professionale e per l’importanza della funzione educativa che svolgono. Nell’ultima versione del Ddl alla Camera, si assiste al rovesciamento anche di quest’ultimo caposaldo: per valutare gli insegnanti ed assegnare loro la quota affidata al dirigente (200 milioni complessivi a livello nazionale, circa 1/3 dell’attuale fondo di istituto) si prevede la costituzione di un comitato formato dal dirigente, due insegnanti, due genitori e uno studente alle superiori”.

Secondo il segretario Uil Scuola, quello che ci aspetta in caso di approvazione del ddl è uno scenario quasi apocalittico: “avremo insegnanti in balia degli umori, dei giudizi, della valutazione dei genitori e addirittura dei loro studenti. La scuola al contrario. In nessun paese europeo gli studenti intervengono sugli stipendi dei loro professori. Si continua ad eludere – conclude Di Menna – il fatto che la valutazione, in materia didattica, richiede competenze professionali e tecniche specifiche”.

A chi tocca la cattedra spezzata in più scuole dello stesso comune?

da La Tecnica della Scuola

A chi tocca la cattedra spezzata in più scuole dello stesso comune?

Chi finisce nella cattedra orario esterna tra scuole dello stesso comune? Se fosse stato già approvato il ddl sulla scuola, sarebbe una domanda retorica, infatti sceglierebbe tutto il mega dirigente scolastico. Ma fintanto che non è approvato questo preoccupante disegno di legge, valgono ancora le norme contrattuali vigenti.

Le norme attualmente in vigore prevedono che il dirigente scolastico debba riformulare, entro il 31 agosto, la graduatoria interna d’istituto, includendo anche i beneficiari delle precedenze all’art. 7 del Ccni sulla mobilità.

Infatti, in caso di nuova costituzione di cattedra orario esterna nello stesso comune da assegnare a un docente già titolare nella scuola, si deve tenere conto di quanto previsto dall’art. 7 comma 3 punto c) del Ccni sulla mobilità firmato il 23 febbraio 2015. Infatti in tale norma contrattuale è scritto testualmente: “In riferimento a quanto previsto al successivo art. 18 comma 18 – primo periodo, il diritto all’esclusione dei beneficiari delle precedenze di cui al comma 2 dalla graduatoria per l’attribuzione della cattedra orario esterna costituitasi ex novo, si applica esclusivamente per le cattedre orario costituite tra scuole di comuni diversi (o distretti sub comunali diversi)”.

Per cui è evidente che l’esclusione dalla graduatoria d’istituto per l’attribuzione di una cattedra oraria esterna, per i beneficiari della precedenza art. 7, comma 2, spetta esclusivamente nel caso in cui questa cattedra orario esterna è costituita tra scuole di comuni diversi. Se invece la cattedra orario esterna è costituita tra due o tre scuole dello stesso comune, anche i beneficiari delle precedenza art. 7, comma 2, dovranno essere regolarmente inclusi nelle graduatoria interna d’istituto.

Quindi fatta questa graduatoria che comprende tutti i docenti, sarà l’ultimo ad andare a ricoprire il posto formato con il completamento esterno ma nello stesso comune. Nei casi di comuni metropolitani, come Roma, Milano, Napoli, lo stesso discorso vale fatto per cattedre orario esterne tra scuole dello stesso distretto sub comunale.

Purtroppo sempre più spesso, riceviamo segnalazioni in cui i dirigenti scolastici non aggiornano le graduatorie d’istituto, inserendo anche i beneficiari della precedenza art. 7, e utilizzano erroneamente le stesse graduatorie per l’individuazione dei soprannumerari. Sappiatelo: “Questo è contrattualmente sbagliato”.

On-line i movimenti della scuola primaria

da La Tecnica della Scuola

On-line i movimenti della scuola primaria

I docenti interessati possono collegarsi all’apposita pagina del Miur e verificare la propria posizione, inserendo tutti i dati richiesti.

Arriva puntuale la pubblicazione dei movimenti per il presonale docente della scuola primaria, prevista per oggi, 11 maggio 2015.

Per verificare la propria posizione, è necessario collegarsi alla seguente pagina: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/movimenti/movimenti_ee e inserire tutti i dati richiesti: nome, cognome, codice della scuola di partenza e codice della scuola di arrivo.

Ad oggi, oltre ai movimenti dei docenti della primaria, sono disponibili anche quelli riferiti ai docenti dell’infanzia.

Mancano all’appello gli educativi (26 maggio), i docenti della scuola secondaria di I grado (28 maggio), della scuola secondaria di secondo grado (16 giugno) e gli ATA. Per gli insegnanti di religione cattolica la pubblicazione dei movimenti è prevista per il 30 giugno 2015.

Test Invalsi, alle superiori 1 su 4 boicotterà

da La Tecnica della Scuola

Test Invalsi, alle superiori 1 su 4 boicotterà

Uno su 2 invece ha dichiarato che copierà o risponderà a caso. Il 15% degli studenti di seconda superiore ha dichiarato che i propri professori hanno chiesto agli alunni di non presentarsi oppure hanno comunicato l’intenzione di farli copiare liberamente. Lo segnala una ricerca del portale Skuola.net.

Il 12 maggio per le classi seconde delle scuole superiori torna l’annuale appuntamento con il test Invalsi. Ma non tutti saranno presenti. Secondo una ricerca di Skuola.net svolta su circa 2mila studenti, ben il 45% dei ragazzi delle scuole superiori dichiara che nella sua scuola ci saranno proteste contro la prova. E’ soprattutto tra i ragazzi del liceo che emerge questo dato, rilevato invece in misura minore tra gli studenti dei tecnici e professionali.

Dalla ricerca si può notare che solo il 17% degli studenti delle superiori considera il test un modo utile per valutare la scuola e migliorarla. La restante percentuale non è soddisfatta dai contenuti e le modalità del test: la maggioranza, circa 1 su 3, pensa che una prova unica nazionale non possa tenere conto dei diversi contesti, ma c’è anche chi è contrario al sistema dei quiz a crocette (15%) e chi vorrebbe che sia vietato usare la prova per un voto di rendimento (14%). Inoltre, un buon 14% considera l’Invalsi totalmente inutile per via delle irregolarità che si verificano puntualmente a causa del boicottaggio di prof o studenti.

Nonostante le critiche al test Invalsi, la ricerca di Skuola.net ha messo in luce non poche lacune nella conoscenza del test da parte degli studenti. Ben 1 su 5 infatti non ha le idee chiare su cosa sia il test Invalsi e a cosa serva. Permangono gli stessi dubbi anche sul “Questionario dello studente”, spesso al centro di polemiche per via delle domande sul contesto familiare e socio-economico degli studenti, seppure del tutto anonimo. Il 27% non capisce quale sia la sua funzione, e il 17% è del tutto contrario a dare informazioni di questo tipo all’Invalsi. Addirittura, il 18% dubita della correttezza dei suoi professori e crede che potrebbero “sbirciare” il foglio per altre finalità.

Concentrando la ricerca su quei ragazzi delle superiori che hanno in calendario il test Invalsi per il 12 maggio 2015, circa 1 su 4 dichiara apertamente che non lo sosterrà. Il 20% perché contrario alla prova, il 6% perché sostiene che saranno i professori stessi a boicottare. Riguardo al comportamento dei professori rispetto la prova Invalsi, non manca chi dichiara che il proprio insegnante abbia messo in opera altre forme di protesta: circa 1 su 10 dice che il prof ha chiesto agli studenti di non presentarsi alla prova. Il 5% invece sostiene che il proprio insegnante ha manifestato l’intenzione di lasciare copiare liberamente.

Di Menna (Uil scuola), no alla ‘scuola al contrario’

da tuttoscuola.com

Di Menna (Uil scuola), no alla ‘scuola al contrario’
In nessun paese europeo gli studenti intervengono sugli stipendi dei loro professori

“I nostri insegnanti” – dice Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola – “sono i peggio pagati d’Europa, con il contratto fermo da anni“, ma “hanno dalla loro parte un fatto inconfutabile: sono rispettati e considerati per il rigore del ruolo professionale e per l’importanza della funzione educativa che svolgono“.

Ma “nell’ultima versione del Ddl alla Camera, si assiste al rovesciamento anche di quest’ultimo caposaldo: per valutare gli insegnanti ed assegnare loro la quota affidata al dirigente (200 milioni complessivi a livello nazionale, circa 1/3 dell’attuale fondo di istituto) si prevede la costituzione di un comitato formato dal dirigente, due insegnanti, due genitori e uno studente alle superiori. Avremo così insegnanti in balia degli umori, dei giudizi, della valutazione dei genitori e addirittura dei loro studenti. La scuola al contrario. In nessun paese europeo gli studenti intervengono sugli stipendi dei loro professori”.

Secondo il sindacalista “si continua ad eludere il fatto che la valutazione, in materia didattica, richiede competenze professionali e tecniche specifiche“.

Più in generale “gli emendamenti approvati in Commissione Cultura non hanno tenuto in alcun conto le ragioni della protesta. Nessun riferimento al contratto e alle tutele contrattuali. Rimangono gli albi territoriali con la scelta del dirigente. Gli emendamenti non portano a soluzione la questione del precariato” e, come prima spiegato, “creano un vero pasticcio sul versante della valutazione“.

Il sindacalista, preso atto del fatto che “i rappresentanti del Pd, nell’incontro di venerdì scorso, hanno affermato che modifiche al disegno di legge saranno possibili alla Camera e al Senato”, si augura che “questo impianto confuso e ingiusto venga cambiato“.

Test Invalsi: tocca alle superiori

da tuttoscuola.com

Test Invalsi: tocca alle superiori
Secondo una indagine svolta da Skuola.net tra studenti delle Superiori 1 su 4 sarebbe orientato a boicottarlo

Il giorno 12 maggio per le classi seconde delle scuole superiori torna l’annuale appuntamento con il test Invalsi. Ma non tutti saranno presenti. Secondo una ricerca di Skuola.net svolta su circa 2mila studenti, sintetizzata dall’Ansa, ben il 45% dei ragazzi dichiara che nella sua scuola ci saranno proteste contro la prova. E’ soprattutto tra i ragazzi del liceo che emerge questo dato, rilevato invece in misura minore tra gli studenti dei tecnici e professionali.

L’indagine mette in evidenza che solo il 17% degli studenti delle superiori considera il test un modo utile per valutare la scuola e migliorarla. La restante percentuale non è soddisfatta dai contenuti e le modalità del test: circa 1 su 3 pensa che una prova unica nazionale non possa tenere conto dei diversi contesti, ma c’è anche chi è contrario al sistema dei quiz a crocette (15%) e chi vorrebbe che sia vietato usare la prova per un voto di rendimento (14%). Inoltre, un buon 14% considera l’Invalsi totalmente inutile per via delle irregolarità che si verificano a causa del boicottaggio di prof o studenti.

La ricerca di Skuola.net ha messo in luce comunque non poche lacune nella conoscenza del test da parte degli studenti. Ben 1 su 5 infatti non ha le idee chiare su cosa sia il test Invalsi e a cosa serva.  Permangono gli stessi dubbi anche sul “Questionario dello studente”, spesso al centro di polemiche per via delle domande sul contesto familiare e socio-economico degli studenti, seppure del tutto anonimo. Il 27% non capisce quale sia la sua funzione, e il 17% è del tutto contrario a dare informazioni di questo tipo all’Invalsi.

Addirittura, il 18% dubita della correttezza dei suoi professori e crede che potrebbero “sbirciare” il foglio per altre finalità.

Concentrando la ricerca sui ragazzi delle Superiori che hanno in calendario il test Invalsi per domani, circa 1 su 4 dichiara apertamente che non lo sosterrà. Il 20% perchè contrario alla prova, il 6% perchè sostiene che saranno i professori stessi a boicottare. Riguardo al comportamento dei professori rispetto la prova Invalsi, non manca chi dichiara che il proprio insegnante abbia messo in opera altre forme di protesta: circa 1 su 10 dice che il prof ha chiesto agli studenti di non presentarsi alla prova. Il 5% invece sostiene che il proprio insegnante ha manifestato l’intenzione di lasciare copiare liberamente.

Le opinioni sulla prova influiranno anche sulla preparazione degli studenti per il test Invalsi e sul suo svolgimento. Addirittura 1 su 2 dichiara che non studierà per il test perchè copierà o perchè risponderà a caso.

Sarebbe interessante sapere in quanti casi gli studenti abbiano dichiarato di non studiare per il test ma di impegnarsi comunque a sostenerlo con serietà: questa sarebbe la situazione in cui l’esito dei test sarebbe più significativo e utile, come si osserva in un commento pubblicato nella newsletter di Tuttoscuola di questa settimana.