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12 giugno Audizione Ministro in 7a Senato

Il 12 giugno si svolge, nella 7a Commissione del Senato, l’audizione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, su tematiche afferenti al suo Dicastero, con particolare riferimento alle equipollenze fra i titoli dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) e i titoli universitari e alla situazione delle scuole nelle zone colpite dal recente sisma in Emilia-Romagna.

Dopo una breve introduzione del PRESIDENTE, il ministro PROFUMO, premesso che a legislazione vigente i titoli accademici rilasciati dalle istituzioni AFAM sono già equiparati a quelli universitari, chiarisce che l’equipollenza concerne la corrispondenza, ai fini della partecipazione ai pubblici concorsi, tra i vari titoli accademici per analogia sostanziale di contenuti e di obiettivi formativi.

Afferma poi che nel sistema universitario l’equipollenza fra diplomi di laurea conseguiti in Italia è stata dichiarata per legge fino al 1990; l’articolo 9, comma 6, della legge n. 341 del 1990 ha, successivamente, stabilito che le equipollenze tra i diplomi universitari e quelle tra i diplomi di laurea, al fine esclusivo dell’ammissione ai pubblici concorsi, fossero definite con decreto del Presidente della Repubblica, adottato su proposta del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, su conforme parere del Consiglio universitario nazionale (CUN), di concerto con il Ministro per la funzione pubblica.

Dopo aver ricordato l’evoluzione normativa successiva introdotta dalla legge n. 13 del 1991, ai sensi della quale le equipollenze fra i diplomi di laurea sono determinate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o con decreto ministeriale, sottolinea che l’equipollenza si sancisce a partire dalla comparazione degli ordinamenti curriculari dei corsi di studio, finalizzata alla verifica della presenza di requisiti comuni. Non possono, infatti, essere ipotizzate equipollenze sulla base di una generica corrispondenza tra titoli, dovendo essere stabilite da una disamina puntuale degli ordinamenti, dei curricula, dei settori disciplinari e delle affinità, orientata al confronto di specifici corsi di studio.

Fa presente pertanto che l’elemento necessario per il riconoscimento delle equipollenze è stata la preliminare definizione dei settori scientifico-disciplinari degli ordinamenti AFAM. Rileva tuttavia come detta operazione sia stata interrotta da una serie di ricorsi amministrativi fino a che, con l’articolo 3-quinques del decreto-legge n. 180 del 2008 convertito dalla legge n. 1 del 2009, si è normativamente chiarito che era effettivamente necessario determinare i nuovi settori artistico-disciplinari per dare attuazione alla riforma. Evidenzia in particolare che i ricorsi proposti erano stati vinti in primo grado proprio per la mancanza di una previsione normativa espressa in tal senso, benché in secondo grado di giudizio l’amministrazione fosse poi risultata vincente a prescindere dall’intervento legislativo intercorso nel 2009.

Riferisce poi che dal luglio 2009 sono stati emanati tutti i decreti per la definizione dei settori disciplinari e successivamente ha cominciato ad operare un apposito tavolo tecnico CUN-CNAM, con l’ausilio di specifici tavoli tecnici di settore, per individuare, con approfondita e documentata analisi tecnica nell’ambito dei settori disciplinari oramai definiti, le prime equipollenze con i titoli universitari. Rende noto pertanto che sulla base del lavoro già svolto sono stati ad oggi predisposti i decreti di equipollenza per i corsi di studio in Restauro, Design, Progettazione artistica per l’impresa, Musicologia.

Nell’elencare in dettaglio le equipollenze fino ad ora stabilite e quelle in corso, fa presente di aver posto particolare attenzione alla mozione presentata presso la Camera dei deputati e, soprattutto, al disegno di legge n. 4822 pendente presso quel ramo del Parlamento, già approvato in prima lettura dal Senato. Riferisce quindi di aver dato indicazioni alla competente Direzione generale del Ministero di non procedere a nessun altro procedimento di equipollenza, nelle more dell’iter legislativo di approvazione della già richiamata proposta di legge. Puntualizza peraltro di aver esposto tale posizione anche in sede di Comitato ristretto della VII Commissione della Camera, proprio in ordine all’articolo 1, commi 1 e 2, del testo summenzionato, che definisce un sistema di equipollenze fra i diplomi accademici di primo e di secondo livello e, rispettivamente, i diplomi di laurea e di laurea magistrale appartenenti ad alcune classi, ai fini della partecipazione ai pubblici concorsi per l’accesso alle qualifiche funzionali del pubblico impiego per le quali ne è prescritto il possesso.

Quanto al secondo argomento oggetto dell’audizione odierna, dà conto della situazione che coinvolge le sedi scolastiche delle aree terremotate dell’Emilia-Romagna, per un totale di 223 istituti di ogni ordine e grado, distinti per le province più colpite. Fornisce altresì in particolare i dati sugli alunni di tali scuole, pari a  71.412, di cui 3.037 si accingono a sostenere gli esami di Stato della scuola secondaria di primo grado, 7.026 si accingono a sostenere gli esami di Stato della scuola secondaria di secondo grado e 2.375 saranno impegnati negli esami di qualifica negli istituti professionali e negli istituti d’arte.

Precisa inoltre che la situazione contingente, incidendo pesantemente sulla conclusione dell’anno scolastico 2011-2012, in conseguenza dei gravi danni arrecati ad edifici scolastici dichiarati in tutto o in parte inagibili, ha reso necessario procedere all’adozione di disposizioni sulla validità dell’anno scolastico nonché sull’effettuazione degli scrutini e degli esami di Stato. Comunica in proposito che il decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, all’articolo 5, comma 4, ha stabilito che, ove necessario, il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca è autorizzato ad emanare un’apposita ordinanza finalizzata a disciplinare, anche in deroga alle vigenti disposizioni normative, l’effettuazione degli scrutini e degli esami relativi all’anno scolastico 2011-2012 nei comuni colpiti dal terremoto. Fa presente perciò che è stata adottata l’ordinanza ministeriale n. 52 dell’8 giugno 2012 secondo cui, nelle aree interessate dal sisma e per le quali i sindaci abbiano disposto la chiusura degli edifici scolastici, l’anno scolastico 2011/2012 è comunque valido sulla base delle attività didattiche effettivamente svolte, anche se di durata complessiva inferiore a 200 giorni. In aggiunta a ciò, si è deciso che nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, l’ammissione degli studenti alla classe successiva sarà disposta sulla base dello scrutinio finale, anche in deroga alla normativa vigente relativa al conseguimento del limite minimo di frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato.

Quanto allo svolgimento degli scrutini e degli esami, nella stessa ordinanza, prosegue il Ministro, si stabilisce che l’ammissione degli studenti all’esame di Stato dell’istruzione secondaria di primo e di secondo grado è deliberata dal Consiglio di classe, anche in mancanza degli atti relativi alla carriera scolastica degli studenti e in assenza di uno o più componenti per motivi strettamente dipendenti dal sisma. Chiarisce poi che i soli candidati coinvolti dagli eventi sismici sosterranno esclusivamente le prove orali e che negli esami di Stato conclusivi del primo ciclo, in deroga alle disposizioni vigenti, il voto finale è costituito dalla media dei voti  in decimi ottenuti nella prova orale e nel giudizio di idoneità, arrotondata all’unità superiore per frazione pari o superiore a 0,5. Relativamente agli esami di Stato conclusivi della scuola secondaria di secondo grado, evidenzia che al colloquio giudicato sufficiente non può essere attribuito un punteggio inferiore a 50 punti, corrispondente alla somma dei punteggi minimi da conseguire per la sufficienza nelle prove scritte e nel colloquio.

Analogamente si procederà per quanto attiene all’esame di qualifica professionale o all’esame per la licenza di maestro d’arte, per cui lo scrutinio si concluderà con un giudizio analitico e un voto, espresso in decimi, per ciascuna materia, anche in mancanza degli atti relativi alla carriera scolastica degli studenti e di uno o più componenti del Consiglio di classe per motivi legati al sisma, e con un voto di ammissione, espresso in centesimi, accompagnato da un giudizio sintetico. Si sofferma poi in dettaglio sugli esami per il conseguimento dei diplomi di qualifica, per i quali non saranno effettuate le prove strutturate o semistrutturate previste dalla normativa vigente e si svolgerà una prova orale davanti al Consiglio di classe. Parimenti, sosterranno esclusivamente le prove orali gli studenti degli istituti d’arte per il conseguimento della licenza di maestro d’arte.

Il Ministro afferma altresì che, ai sensi della predetta ordinanza, le sedi di esame sono determinate dal Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale ovvero, in sua assenza, dal dirigente con funzioni vicarie, o dal dirigente da questi delegato, in relazione allo stato di agibilità dei locali scolastici ovvero alla esistenza di altre strutture ritenute idonee allo scopo dalle competenti autorità.

Per ciò che attiene alla messa in sicurezza delle sedi scolastiche danneggiate – prosegue il Ministro – sono state emanate disposizioni eccezionali con il decreto-legge n. 74 del 2012, in modo da destinare le risorse di cui al decreto ministeriale 30 luglio 2010 alle varie iniziative di ricostruzione. Dopo aver specificato le modalità di riassegnazione di tali somme a seguito di una revoca disposta con decreto ministeriale sentite le Regioni interessate, segnala che nel procedimento è stata interpellata anche la Cassa Depositi e Prestiti; pertanto in virtù del citato decreto ministeriale 30 luglio 2010 si dispone di un importo pari a circa 74 milioni, il cui utilizzo può essere effettuato con le seguenti modalità alternative: gestione diretta delle risorse da parte del Ministero, che le assegnerebbe agli enti individuati come beneficiari dalle competenti Regioniindividuazione del quantumdelle risorse assegnabili e successivo trasferimento delle stesse alle Regioni interessate, che le gestirebbero autonomamente; apertura di un conto di tesoreria, con incarico alla Cassa Depositi e Prestiti disposto con apposita convenzione di procedere ai pagamenti a favore dei singoli enti locali ammessi al beneficio. Al riguardo, precisa che il Ministero ha deciso di optare per lo strumento del trasferimento alle Regioni coinvolte perché lo si considera il più efficace ed immediato tanto per fronteggiare l’emergenza quanto per attuare interventi nel settore, non determinati da una stringente urgenza. Sul fronte emergenziale, è comunque possibile per l’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna modulare, per il prossimo anno scolastico,  il calendario scolastico, rendere flessibili l’orario e la durata delle lezioni, nonchè articolare diversamente la composizione delle classi o sezioni.

In ultima analisi, il Ministro comunica che nella bozza di contratto collettivo nazionale integrativo sulle utilizzazioni del personale docente, educativo ed ATA, è stata appositamente prevista una possibile riapertura del tavolo di contrattazione per l’esame di eventuali disposizioni derogatorie in favore del personale in servizio nelle zone terremotate.

4 giugno Lettera del ministro ai sindacati della scuola

Il ministro Profumo, il 4 giugno, invia una lettera aperta ai sindacati della scuola in vista delle misure che proporrà in un prossimo Consiglio dei Ministri.

Lettera del ministro Profumo ai sindacati della scuola

Care colleghe e cari colleghi,
per cultura e storia personale sono abituato a prestare la massima attenzione e a mettermi in ascolto quando parlano i rappresentanti dei lavoratori. Nella mia esperienza di cittadino, di docente e infine di Rettore ho incontrato tante volte il sindacato, e ho sempre cercato di farlo mettendomi dalla parte giusta: quella della coesione e della solidarietà nell’interesse generale. Tanto più, quindi, desidero ascoltare e interloquire con voi oggi che mi trovo a fare il ministro. Ho riflettuto sulle osservazioni e sulle critiche che avete voluto fare in questi giorni, sulla base di anticipazioni giornalistiche, ai provvedimenti sulla scuola e l’università che saranno da me proposti mercoledì in Consiglio dei ministri.
Desidero rassicurarvi e fugare uno ad uno tutti i dubbi da voi espressi, che mi sembrano nascere in realtà da una più generale paura che la scuola venga abbandonata a se stessa. Non lo sarà. Non da me, almeno. Non potrei nemmeno volendo – e non voglio – visto che nella scuola e nella formazione ho passato quasi tutta la mia vita, prima da studente e poi da professore, ma anche da marito di un’insegnante e da padre di tre figli.
Capisco però questi timori. La scuola italiana ha attraversato negli ultimi anni un periodo di grande difficoltà, fatto di tagli e di marginalizzazione rispetto all’agenda politica del paese. Di questa messa all’angolo la scuola ha sofferto molto, ed in primis i suoi lavoratori, che si sono sentiti feriti e colpiti.
Sin dall’inizio del mio mandato, però, tutto il mio lavoro è stato indirizzato ad invertire questa tendenza e a rimettere la scuola al centro dell’agenda del Paese. Perché sono fermamente convinto che la scuola, soprattutto in tempi di crisi economica, sia parte della soluzione e non del problema. E voglio anzi dire di più: senza di essa nessuna soluzione potrà mai funzionare.
Non sono solo parole, perché il governo ha già operato con grande concretezza in questa direzione. Nella prossima stagione, nonostante le difficoltà di bilancio, per la prima volta dopo sette anni consecutivi i cicli scolastici manterranno lo stesso organico del 2011-2012. Vi assicuro, non è stato semplice. Così come non è stato semplice  reperire un miliardo di fondi europei per il sud e principalmente per la scuola del bisogno. Ed ancora, scovare 117 milioni per cento scuole di “seconda occasione”, che offrono un’altra possibilità a chi ha abbandonato. Così come altri 400 milioni per gli asili nido, ancora al sud, in modo da dare cura all’infanzia e possibilità a molte donne di poter lavorare nel tessuto produttivo nazionale.
Non è mia intenzione rifugiarmi dietro un elenco notarile, che pure è costato tanta fatica e segnala una precisa scelta politica, per eludere il nodo da voi evidenziato. Mercoledì in Consiglio dei ministri non proporrò certo provvedimenti sul premio a chi si impegna nella scuola alternativi allo  sforzo, che invece deve essere sempre più intenso, per fare della scuola un mondo dove nessuno è lasciato indietro, a cominciare dai più deboli e svantaggiati. Questi provvedimenti li intendo invece come del tutto complementari. Così come prevede l’articolo 34 della nostra Costituzione. Mantenendo la giusta proporzione fra i diversi obiettivi: impegniamo qualche decina di milioni per le misure a favore dell’impegno nell’eccellenza, e più di un miliardo di euro per la scuola di tutti.
Questa è anche la logica che lega il nostro impegno per la scuola a quello per l’università, che pensiamo indissolubilmente congiunti. E’ in questa prospettiva, per esempio, che abbiamo previsto una presenza non occasionale dei docenti universitari nelle scuole e forme più efficaci di orientamento. Il tipo di scuola e di università che il governo intende promuovere non è quello dove vi è posto solo per i più bravi, ma al contrario quello dove la centralità della funzione didattica viene esaltata a vantaggio di  tutti. E questo lo si può fare solo se si concepiscono diritto allo studio e misure premio per chi si impegna di più come due facce della stessa medaglia di una scuola moderna, europea ed inclusiva. Per questo ho inteso lavorare in queste settimane prima ad un provvedimento sul potenziamento del diritto allo studio universitario, dove nell’appena pubblicato decreto legislativo n. 68 del 29 marzo 2012  le risorse disponibili sono passate da 110 milioni di euro a quasi 150, per poi proporre un pacchetto di misure premiali per chi si impegna nel sistema formativo, sia da studente sia da professore.
Non sempre è stato così, nella storia della cultura politica dei partiti e in quella sindacale, dove pure grande è l’attenzione per la coesione sociale e a non lasciare nessuno indietro. Questa esclusività e visione di due sistemi come alternativi poteva essere forse vera qualche decennio fa, in tutt’altro contesto economico e politico, prima della globalizzazione. Oggi non lo è più, ed è la stessa Europa – è stata la commissaria europea in visita a Roma a dirmelo con grande decisione – a volere da noi una modernizzazione della nostra visione della formazione.
Quel che stiamo facendo, però, non lo facciamo solo per l’Europa o perché qualcuno ce lo impone. Lo facciamo per un dovere di fedeltà alla nostra Costituzione e ai valori di eguaglianza, di dignità e di opportunità in essa sanciti. La rinuncia della scuola e dell’università italiane a valorizzare al suo interno i “capaci e meritevoli” rappresenta una scelta di fatto – anche se non di diritto – elitaria e discriminatoria proprio nei confronti dei più deboli. Se la scuola e l’università rinunciano a fornire a chi ne potrebbe usufruire e a chi si impegna in esse possibilità formative di “eccellenza”, di fatto le lascia alla pura forza di chi ha una famiglia alle spalle che se le possa permettere. L’antagonismo ideologico tra equità e merito non ha più ragion d’essere nel mondo globalizzato di oggi e si rivela sempre più una scelta di classe a favore dei ricchi, indipendentemente dal loro merito e dall’apporto che sapranno portare all’intero paese. La competizione di un volta tra sistemi nazionali è divenuta oggi anche competizione mondiale tra individui e noi italiani non possiamo fare a meno di confrontarci seriamente con questo passaggio d’epoca.
Lo ripeto: diritto allo studio e misure premio per chi si impegna di più sono due facce della stessa medaglia di una scuola moderna, europea ed inclusiva. Ne sono davvero convinto. Certo, non è un concetto di immediata intuizione, perché il diritto allo studio è universale, mentre il premio è per sua natura selettivo. Ma sono sicuro che, esaminando nel merito tutte le proposte, su cui sono sempre aperto al confronto, potrete riconoscere che la filosofia che le innerva non è quella di  un modello elitario e spietato,  bensì quello di una democrazia aperta e attenta soprattutto ai più deboli.  Solo così potremo fare il bene allo stesso tempo del nostro paese e dei nostri ragazzi. E a questo modello inclusivo ma flessibile intendo lavorare nei mesi che rimangono del mio incarico, spero con il vostro sostegno.

A presto
Francesco Profumo

30 maggio Manuela Ghizzoni nuovo Presidente 7a Camera

Il 30 maggio la 7a Commissione Cultura svolge l’elezione del Presidente, con la proclamazione dell’onorevole Manuela Ghizzoni (PD).

17 maggio Sede legislativa PdL Valori costituzionali

Il 17 maggio la Camera approva l’assegnazione alla 7a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge (per le quali è stato predisposto un testo unificato): «Disposizioni per l’insegnamento dell’inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell’istruzione» (4117) e «Modifica dell’articolo 1 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per la promozione dei valori costituzionali nella scuola, e istituzione della Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione e della bandiera» (2135).

11 maggio Fondi Comunitari al Mezzogiorno

L’11 maggio, presso la Sala stampa di Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio, presenti i Ministri per la coesione territoriale, per la cooperazione internazionale e l’integrazione, e del lavoro e delle politiche sociali, ha tenuto una conferenza stampa per presentare la riprogrammazione dei fondi comunitari destinati al Mezzogiorno.

Di seguito il comunicato stampa:

GOVERNO, AL VIA PIANO SOCIALE PER IL SUD
Oltre 2,3 miliardi di euro dalla riprogrammazione dei fondi europei
Roma, 11 maggio 2012 – Una maggiore cura per l’infanzia e per gli anziani, nuove opportunità per i giovani insieme ad interventi a favore delle imprese e più investimenti per la cultura: sono queste le priorità della riprogrammazione dei fondi comunitari per il Mezzogiorno presentati dal Presidente del Consiglio, Mario Monti insieme al Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, al Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi e al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero.
Proseguendo la riprogrammazione dei fondi comunitari co-finanziati al Sud con l’obiettivo di accelerarne e soprattutto di riqualificarne l’impiego, viene realizzata una riprogrammazione pari a circa 2,3 miliardi di euro nelle Regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, de-finanziando interventi con criticità di attuazione, obsoleti o inefficaci. 845 milioni sono destinati a obiettivi di inclusione sociale: cura dell’infanzia (400), cura degli anziani non auto-sufficienti (330), integrazione della politica dell’istruzione contro la dispersione scolastica con azioni per la legalità nel territorio (77), progetti promossi da giovani del privato sociale (38).
Gli altri interventi (per 1.498 milioni) sono rivolti alla crescita attraverso, fra l’altro, iniziative per i giovani, interventi per promuovere lo sviluppo delle imprese e la ricerca, promozione dell’innovazione dal lato della domanda attraverso bandi pre-commerciali, valorizzazione di aree di attrazione culturale e riduzione dei tempi della giustizia.
Il Piano di Azione Coesione, che attua questi interventi, anticipa i nuovi metodi di programmazione “rivolta ai risultati” che saranno adottati nel bilancio europeo per il periodo 2014-20.
Oltre al piano di azione e coesione per il Mezzogiorno il governo ha destinato a valere sulle risorse nazionali interventi per l’inclusione sociale. Il dipartimento della Famiglia ha messo a disposizione una somma totale di 117 milioni per sostenere politiche familiari. Oltre agli 81 milioni già assegnati di recente alle Regioni e agli enti locali, per progetti esclusivamente rivolti agli asili nido e all’assistenza domiciliare agli anziani, sono stati destinati altri 36 milioni di euro per finanziare altri aspetti: conciliazione famiglia-lavoro, sezioni primavera, progetti di supporto alle famiglie terremotate dell’aquilano, adozioni internazionali e iniziative per premiare progetti e buone pratiche per l’invecchiamento attivo e il supporto familiare.
All’inclusione sociale e al contrasto alla povertà sono poi finalizzati i 50 milioni dedicati al nuovo programma di sperimentazione della social card, in corso di definizione con i Comuni con più di 250 mila abitanti, con il coordinamento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali con cui si punta anche ad attivare la messa in rete di tutte le risorse già oggi destinate nei singoli territori a queste stesse finalità, puntando in particolare al coinvolgimento dei soggetti del terzo settore.

Riprogrammazione dei fondi comunitari per 2.343 milioni: destinazioni

Per l’inclusione sociale
Cura dell’infanzia 400
Cura degli anziani non autosufficienti 330
> Giovani
Interventi per la legalità in aree a elevata dispersione scolastica 77
Progetti promossi da giovani del privato sociale 37,6

Per la crescita
>Giovani
Autoimpiego e autoimprenditorialità 50
Apprendistato e uscita da “né allo studio né al lavoro” 50

Promozione metodi applicati di studio/ricerca nelle Università attraverso ricercatori italiani all’estero 5,3
Promozione sviluppo imprese, e ricerca 740,7
Promozione innovazione via domanda pubblica 150
Valorizzazione aree di attrazione culturale 330
Riduzione tempi giustizia civile 4,4 (*)
Interventi efficienza energetica aree urbane e naturali 168

Totale 2.343

(*) Integrato da 2,8 di risorse nazionali

 

30 aprile Spending Review in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta del 30 aprile, ha esaminato il rapporto sulla “spending review” ed ha approvato una direttiva che indica ad ogni Dicastero le linee da seguire per contenere le spese di gestione.

Di seguito un estratto del comunicato stampa:

SPENDING REVIEW

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato il rapporto sulla spending review “elementi per una revisione della spesa pubblica”, illustrato dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento e il Programma di governo, Piero Giarda.
Il rapporto, che segue l’approvazione del Documento di Economia e Finanza di mercoledì 18 aprile, analizza le voci di spesa delle pubbliche amministrazioni, con la finalità di evitare inefficienze, eliminare sprechi e ottenere risorse da destinare alla crescita. La razionalizzazione e il contenimento dei costi sono infatti fondamentali per garantire, da un lato il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, dall’altro l’ammodernamento dello Stato e il rilancio dell’economia e dell’occupazione.
Il rapporto pone l’accento su cinque anomalie di sistema:
1. La prima riguarda la struttura della spesa pubblica italiana. In Italia si spende meno della media dei Paesi OCSE per la fornitura di servizi pubblici e per il sostegno agli individui in difficoltà economica mentre le spese per gli interessi sul debito pubblico e per le pensioni superano la media europea. Queste due voci valgono circa 310 miliardi di euro, una cifra che ostacola la flessibilità di gestione e adattamento della risposta pubblica alle domande provenienti dall’economia.
2. La seconda è rappresentata dal costo della produzione dei servizi pubblici. L’aumento dei costi di produzione dei servizi pubblici (scuola, sanità, difesa, giustizia, sicurezza) non è stato accompagnato da un adeguato livello di qualità. Queste spese, secondo i dati ISTAT, sono cresciute in trenta anni, dal 1980 al 2010, molto più rapidamente dei costi di produzione dei beni di consumo privati. Se i costi del settore pubblico fossero aumentati nella stessa misura del settore privato, la spesa per i consumi collettivi oggi sarebbe stata di 70 miliardi di euro più bassa.
3. La terza è l’aumento delle spesa dovuto alle diffuse carenze nell’organizzazione del lavoro all’interno delle amministrazioni, nelle politiche retributive e nelle attività di acquisto dei beni necessari per la produzione.
4. La quarta riguarda l’evoluzione della spesa e la sua governance. Negli ultimi vent’anni, ad esempio, la spesa sanitaria è aumentata passando dal 32,3 per cento al 37 per cento del totale della spesa pubblica mentre la spesa per l’istruzione è scesa dal 23,1 per cento al 17,7 per cento. Ciò è dovuto in parte all’andamento demografico, in parte a decisioni che riguardano la sfera politica e la struttura degli interessi costituiti.
5. La quinta anomalia è nel rapporto centro-periferia, per cui gli enti locali esercitano le stesse funzioni, a prescindere dalle dimensioni e caratteristiche territoriali. Questo porta a una lievitazione dei costi negli enti con un numero inferiore di abitanti.
Secondo il rapporto, la spesa pubblica “rivedibile’’ nel medio periodo è pari a circa 295 miliardi di euro. A breve termine, la spesa rivedibile è notevolmente inferiore, stimabile in circa 80 miliardi. Nell’attuale situazione economica, il Governo ha ritenuto necessario un intervento volto alla riduzione della spesa pubblica per un importo complessivo di 4,2 miliardi, per l’anno 2012, al quale tutte le amministrazioni pubbliche devono concorrere. Questo importo potrebbe servire, per esempio, a evitare l’aumento di due punti dell’IVA previsto per gli ultimi tre mesi del 2012.
Una riduzione di 4,2 miliardi, da ottenersi in 7 mesi (1° giugno-31 dicembre 2012) equivale a 7,2 miliardi su base annua e corrisponde perciò al 9% della spesa rivedibile nel breve periodo (80 miliardi).
La riduzione, non lineare ma selettiva, sarà realizzata potenziando la linea di risparmio seguita dal Governo nei primi mesi di attività: ad esempio i risparmi (per oltre 20 milioni di euro) prodotti dalla Presidenza del Consiglio grazie alla diminuzione delle consulenze e ai tagli all’organico, la riduzione degli stipendi dei manager pubblici, i tagli sui voli di stato e sulle “auto blu”, la soppressione di enti, o la riforma delle province (in allegato al comunicato stampa la sintesi dei tagli effettuati).
Una direttiva del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro Giarda, indicherà ai Dicasteri le linee da seguire per contenere le spese di gestione. La direttiva disciplina specificamente il contributo che le amministrazioni centrali sono tenute a prestare per il raggiungimento dell’obiettivo della riduzione sopra indicato. Gli interventi richiesti vanno dall’eliminazione di sprechi ed eccessi di risorse impiegati, alla revisione dei programmi di spesa, al miglioramento delle attività di acquisto di beni e servizi, alla ricognizione degli immobili pubblici in uso alle pubbliche amministrazioni al fine di possibili dismissioni.
Per il coordinamento generale delle attività è costituito il comitato dei Ministri per la revisione della spesa, presieduto dal Presidente del consiglio dei Ministri e composto dal Ministro delegato per il Programma di governo, dal Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, dal Viceministro dell’economia e delle finanze e dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Per assicurare rapida esecuzione al programma di revisione della spesa, soprattutto in ragione delle straordinarie condizioni di necessità e urgenza che impongono un intervento deciso sull’economia, il Consiglio dei Ministri ha previsto, con decreto legge, la funzione di Commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi con il compito di definire il livello di spesa per voci di costo. Per l’incarico sarà nominato Enrico Bondi (il curriculum vitae è allegato al comunicato stampa).
Tra i compiti affidati al Commissario ci sono quello di coordinare l’attività di approvvigionamento di beni e servizi da parte delle PA, incluse tutte le amministrazioni, autorità, anche indipendenti, organi, uffici, agenzie o soggetti pubblici, gli enti locali e le regioni, nonché assicurare una riduzione della spesa per acquisti di beni e servizi, per voci di costo, delle amministrazioni pubbliche. Il Commissario potrà segnalare al Consiglio dei Ministri le norme di legge o regolamento che determinano spese o voci di costo e che possono essere razionalizzate. Potrà inoltre proporre al Consiglio la sospensione o la revoca di singole procedure relative all’acquisto di beni e servizi e l’introduzione di nuovi obblighi informativi a carico delle PA.
Meritano un attento esame anche le risorse pubbliche destinate alle imprese, così come quelle che affluiscono ai partiti politici e ai sindacati.
Per quanto riguarda gli aiuti alle imprese, il Consiglio dei Ministri ha conferito al Professor Francesco Giavazzi l’incarico di fornire al Presidente del Consiglio e Ministro dell’Economia e delle finanze e al Ministro dello Sviluppo, delle infrastrutture e dei trasporti analisi e raccomandazioni sul tema dei contributi pubblici alle imprese.
Per quanto riguarda i partiti e i sindacati, il Consiglio dei Ministri ha conferito al Professor Giuliano Amato l’incarico di fornire al Presidente del Consiglio analisi e orientamenti sulla disciplina dei partiti per l’attuazione dei principi di cui all’articolo 49 della Costituzione, sul loro finanziamento nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in via diretta o indiretta, ai sindacati.
Le risorse che si ricaveranno con gli interventi consentiranno di realizzare gli obiettivi di finanza pubblica indicati nel DEF e favoriranno l’alleggerimento della pressione fiscale sui cittadini.

RIDUZIONE DELLA SPESA PUBBLICA
Cosa è stato fatto finora

Il Governo, consapevole dell’importanza del contenimento dei costi degli apparati burocratici per garantire il successo dei programmi di risanamento dell’economia e per stimolare la crescita e la competitività, ha avviato la riforma della spesa pubblica sin dal suo insediamento, con il decreto legge Salva Italia.
Gli interventi varati a partire da dicembre 2012 includono:
1. DEFINIZIONE DEL TETTO MASSIMO RETRIBUTIVO ANNUO DEI MANAGER PUBBLICI. Il tetto, pari alla retribuzione del Primo Presidente della Corte di Cassazione che, nell’anno 2011, è stata di Euro 293.659,95) riguarda tutti coloro che hanno un rapporto di lavoro (subordinato o autonomo) con le amministrazioni pubbliche statali, comprese le Autorità indipendenti.
Concorrono a determinare il tetto retributivo tutti gli emolumenti e le retribuzioni percepite dallo stesso soggetto, a qualunque titolo erogati (da uno o più organismi; in corrispondenza di uno o più incarichi).
Non è più consentita la cumulabilità tra retribuzioni. Chi svolge un secondo incarico, scegliendo di mantenere la retribuzione dell’amministrazione di provenienza, può percepire un incremento retributivo non superiore al 25%. Anche in questo caso il cumulo non consente di superare il tetto massimo individuato.
2. PROVINCE. Il decreto “Salva Italia” ha introdotto una serie di disposizioni che comportano risparmi della spesa pubblica e razionalizzazione dell’amministrazione con interventi sulle province e sulle relative funzioni. In particolare, il decreto legge ha abolito le giunte. Restano solo il Presidente e il Consiglio provinciale. Ha disposto inoltre una riduzione del numero dei componenti del consiglio, le cui modalità di elezione (indiretta) sono demandate, alla stregua delle elezioni del Presidente della Provincia, ad una legge dello Stato. A tal proposito, il 6 aprile scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il relativo disegno di legge il quale è stato sottoposto all’esame della Conferenza unificata e comincerà presto il proprio iter in Parlamento.
In Parlamento sta maturando un orientamento largamente condiviso volto a concentrare nelle province poche funzioni operative di “area vasta” (governo del territorio, trasporti, mobilità) unitariamente a una drastica riduzione delle attuali province.
Il risparmio previsto con il Salva Italia è di circa 34 milioni di Euro (fonte UPI). La riorganizzazione delle funzioni e delle competenze interessa una spesa complessiva di circa 4 miliardi.
3. RIDUZIONE DELLE “AUTO BLU”. Il Dipartimento della funzione pubblica ha incaricato FormezPa per il censimento delle “auto blu” e “grigie” (Le prime sono quelle riservate ai vertici della pubblica amministrazione, le seconde sono le auto di servizio).
Lo studio ha rivelato che, nel 2011, il numero di auto a disposizione della amministrazioni è pari a 64.524, di cui 59.022 sono assegnate alle amministrazioni pubbliche locali e 5.502 all’amministrazione pubblica centrale. Già nel 2011 c’è stato un taglio del 13% rispetto al 2010.
Il Governo Monti ha modificato la norma del precedente Esecutivo nella parte in cui impone l’utilizzo alternativo dei mezzi di trasporto pubblico solo quando ne venga assicurata “uguale efficacia”; è stata inoltre eliminata la disposizione che concedeva alle amministrazioni un termine di trenta giorni per la comunicazione al Dipartimento della
funzione pubblica dell’acquisto o della presa in possesso di un’autovettura. Il risparmio stimato è di oltre 300 milioni di euro così divisi: 250milioni di euro l’anno dalle amministrazioni locali; 60 milioni l’anno dall’amministrazione centrale.
4. RIDUZIONE DEI VOLI DI STATO. Il Governo ha dettato nuovi criteri per i voli di Stato Il risparmio di spese, a seguito della contrazione delle ore/volo pari al 92 per cento, comporta un risparmio, su base annua, di 23,5 milioni di euro.
5. CONTENIMENTO DELLA SPESA PER IL PERSONALE. La riduzione della spesa per il personale ha portato a una riduzione stimata di:
– circa 15,5 milioni di euro per gli Ufficio di diretta collaborazione delle autorità politiche;
– circa 4 milioni di euro per effetto dei numerosi interventi normativi sul pubblico impiego (es. blocco turnover, congelamento contratti, tfr) che hanno interessato il personale dipendente in servizio nelle strutture generali stabili, cui sono da aggiungere i numerosi pensionamento dell’ultimo trimestre 2011;
– circa 2,3 milioni di euro relativamente alle strutture di missione in conseguenza dei decreti adottati il 15 dicembre 2011, con i quali sono state apportate modifiche all’organizzazione interna delle stesse;
– circa 46mila euro rispetto agli stanziamenti previsti per l’esercizio 2012 in relazione alla rimodulazione prevista dai decreti concernenti gli incarichi di consulenza per l’anno corrente. Il numero di consulenti di Palazzo Chigi, ad esempio, è stato ridotto da 140 a 42.
6. RIDUZIONE SPESE PER LA DIFESA. Il Governo è intervenuto per garantire la sostenibilità finanziaria e l’efficacia operativa delle Forze Armate. Il 50% del bilancio viene assegnato alla spesa del personale; la parte restante viene divisa a metà tra addestramento e investimenti. Punti salienti della riforma sono: l’introduzione di forme di flessibilità della programmazione finanziaria; una graduale revisione numerica del personale militare e civile, che – nel lungo periodo (2024) – ha l’obiettivo di ridurre il personale militare a 150 mila unità ed a 20 mila unità quello civile; un riordino complessivo dell’assetto organizzativo del Ministero della Difesa; una rimodulazione dei programmi di ammodernamento tecnologico.
7. ECONOMICITÀ ED EFFICIENZA DELL’AZIONE AMMINISTRATIVA. A febbraio 2012, il Presidente del Consiglio ha diramato una circolare per assicurare l’economicità e l’efficienza nell’azione amministrativa di tutte le strutture che dipendono dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dalla Presidenza del Consiglio.
La comunicazione è finalizzata ad assicurare la puntuale osservanza dei limiti di spesa fissati dalle norme ed evitare spese non indispensabili o non ricollegabili in modo diretto ai fini pubblici assegnati alle singole strutture amministrative.
In questo contesto, il Presidente ha sottolineato l’esigenza di osservare scrupolosamente le disposizioni contenute nel codice etico di ciascuna amministrazione, con particolare riferimento a quelle relative al divieto di accettare regali e omaggi di qualsiasi natura di valore superiore a 150 euro. In ogni caso, la direttiva ha disposto che i regali di valore superiore dovranno essere restituiti o ceduti all’Amministrazione di appartenenza.
La circolare sollecita inoltre a non effettuare spese non indispensabili e non ricollegabili in modo diretto e immediato ai fini pubblici assegnati con le deleghe di funzioni. A questo fine, la circolare ha chiesto di astenersi dall’effettuare spese di
rappresentanza, salvo casi eccezionali. Inoltre, la circolare ha ricordato la necessità di evitare l’organizzazione di convegni, celebrazioni, ricorrenze e inaugurazioni, anche quando questi ultimi costituiscano tradizionali impegni della Struttura che li indice. La circolare ha precisato che, nell’ipotesi in cui un’attenta valutazione del rapporto costi-benefici faccia comunque propendere per l’organizzazione dell’evento, si utilizzi di norma la giornata di sabato e si abbia cura di evitare qualsiasi spesa, anche utilizzando strutture interne all’amministrazione.
8. OPERAZIONE TRASPARENZA. il Governo ha sollecitato la pubblicazione dei redditi dei Ministri. Per ciascun Ministro e Sottosegretario di Stato sono pubblicati i seguenti dati:
– Stipendio per l’incarico di governo: in cui viene riportato il compenso annuo, lordo del Ministro;
– Altri Incarichi o Rapporti di Lavoro Dipendente con Pubbliche Amministrazioni: in cui viene riportato il compenso annuo, lordo, la tipologia di incarico del ministro.
– Beni Immobili: in cui viene riportato il numero, il valore economico, la tipologia e il titolo che si possiede sull’immobile;
– Strumenti Finanziari: in cui vengono riportati la percentuale e il numero di titoli societari e bancari posseduti dal ministro
9. RIFORMA DELLA PROTEZIONE CIVILE. La riforma della Protezione civile approvata in via definitiva il 30 aprile 2012 riorganizza la struttura operativa e accelera i tempi d’azione del Servizio nazionale per la protezione civile. L’obiettivo, oltre a rafforzare l’efficacia nel monitoraggio il controllo e nella gestione delle emergenze, è di contenere le spese di gestione.
10. SOPPRESSIONE DI ENTI E ORGANISMI. Con il decreto “Salva Italia” sono stati ridotti i costi degli apparati pubblici. In particolare sono stati soppressi:
– L’INPDAP e l’ENPALS e le relative funzioni sono state attribuite all’INPS;
– L’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania (EIPLI). Tutte le funzioni sono state attribuite alle Regioni interessate;
– L’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua;
– L’Agenzia per la sicurezza nucleare
– L’Agenzia nazionale di regolamentazione del settore postale
– La Commissione Nazionale per la vigilanza sulle Risorse Idriche
È stato poi disposto che, ai fini del monitoraggio della spesa pubblica, tutti gli enti e gli organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato, escluse le società, che ricevono contributi a carico del bilancio dello Stato o al cui patrimonio lo Stato partecipa mediante apporti, sono tenuti a trasmettere i bilanci alle amministrazioni vigilanti e al MEF.
11. RIDUZIONE DEL NUMERO DI COMPONENTI DELLE AUTORITÀ INDIPENDENTI. Sempre al fine di perseguire il contenimento della spesa, Salva Italia ha previsto la riduzione del numero di componenti delle Autorità indipendenti. La riduzione ha riguardato:
– Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (da 8 a 4 componenti);
– Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (da 7 a 3)
– Autorità per l’energia elettrica e il gas (da 5 a 3)
– Autorità garante della concorrenza (da 5 a 3)
– CONSOB (da 5 a 3)
– Consiglio dell’ISVAP (da 6 a 3)
– Commissione per la vigilanza sui fondi pensione (da 5 a 3)
– CIVIT (da 5 a 3)
– Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (da 9 a 5)

18 aprile CdM approva DEF 2012

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta del 18 aprile 2012, ha approvato il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2012 – il secondo presentato dall’Italia nel quadro del “Semestre Europeo” di coordinamento delle politiche macroeconomiche e di bilancio – di cui fanno parte il Programma Nazionale di Riforma 2012 (PNR), il Programma di Stabilità (PdS) e il Documento di analisi e tendenze della finanza pubblica.

Documento di Economia e Finanza (DEF) 2012

“Il Paese, gli italiani hanno dimostrato in questi mesi una grande vitalità, una capacità di reagire uniti nel segno della responsabilità civile, sociale e istituzionale. Questo è un patrimonio che non deve andare disperso oggi in una congiuntura interna ed internazionale che resta ancora difficile e che chiede di non rallentare l’impegno per voltare pagina e costruire un futuro di crescita e occupazione”. Così il presidente del Consiglio, Mario Monti, si è espresso illustrando – nel corso di una conferenza stampa al termine del Consglio dei Ministri – il Documento di Economia e Finanza approvato dal governo nella riunione del 18 aprile 2012.

Il Documento di Economia e Finanza contiene:

– il Programma Nazionale di Riforma 2012 (PNR),

– il Programma di Stabilità (PdS)

– il Documento di analisi e tendenze della finanza pubblica

– Relazione sull’applicazione delle misure Legge Finanziaria 2008

Questi i dati:

– nel 2013 l’Italia dovrebbe raggiungere una posizione di bilancio in valore nominale di -0,5% del Prodotto Interno Lordo;

– nel 2013 in termini strutturali verrà raggiunto un surplus pari allo 0,6% del PIL;

– l’avanzo primario (cioè il saldo al netto degli interessi sul debito pubblico) raggiungerà il 5,7% nel 2015, in significativo incremento rispetto allo 1,0% del 2011 e al 3,6% dell’anno in corso;

– il PIL nel 2013 si stima tornerà positivo (+ 0,5%) per accelerare ulteriormente nel biennio successivo (1,0 e 1,2 rispettivamente).

Il contesto

Da dicembre si è registrato un ulteriore deterioramento delle condizioni economiche. Il Governo stima che il PIL nel 2012 si contrarrà di 1,2%. Tuttavia, si è anche registrata una significativa riduzione dei tassi di interesse. Questo, unitamente alle misure già adottate e trasformate in legge, consente al Governo di confermare sostanzialmente il percorso di risanamento finanziario tracciato nei mesi scorsi. L’azione di riequilibrio finanziario è stata accompagnata dall’adozione di vari provvedimenti di riforma finalizzati a rimuovere i principali vincoli che hanno compresso il potenziale di crescita dell’Italia. In base alle stime del Governo, le riforme dovrebbero aumentare la crescita di 2,4 punti percentuali tra il 2012 e il 2020.

Il pareggio di bilancio è nella Costituzione

Con l’approvazione in via definitiva del disegno di legge costituzionale data dal Senato nella seduta del 17 aprile scorso e che modifica sostanzialmente l’art.81 della costituzione, l’impegno ad introdurre il vincolo del pareggio di bilancio nell’ordinamento è stato rispettato in anticipo rispetto alle scadenze fissate dal Fiscal Compact.

17 aprile Pareggio Bilancio in Costituzione

Il 17 aprile l’Aula del Senato, con 235 voti favorevoli, 11 contrari e 34 astensioni, approva definitivamente il disegno di legge che introduce il principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale.

Trattandosi di un provvedimento di revisione costituzionale, come previsto dall’articolo 138 della Costituzione sono state necessarie due deliberazioni da parte di ognuno dei due rami del Parlamento; essendo stato approvato, nella seconda votazione da ciascuna delle Camere, a maggioranza di due terzi dei componenti, non si fa luogo a referendum.

4 aprile DL Semplificazioni alla Camera

Il 4 aprile l’Aula della Camera approva definitivamente il DdL di conversione del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo, modificato il 29 marzo dal Senato che ha votato, con 246 voti favorevoli, 33 contrari e 2 astenuti, la fiducia su un emendamento del Governo interamente sostitutivo del testo già approvato dalla Camera l’8 marzo.

Di seguito il testo definitivo degli artt. 50-53, contenenti “Disposizioni per l’istruzione“:

Art. 50.
Attuazione dell’autonomia

1. Allo scopo di consolidare e sviluppare l’autonomia delle istituzioni scolastiche, potenziandone l’autonomia gestionale secondo criteri di flessibilità e valorizzando la responsabilità e la professionalità del personale della scuola, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono adottate, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, nel rispetto dei princìpi e degli obiettivi di cui all’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, linee guida per conseguire le seguenti finalità:
a) potenziamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, anche attraverso l’eventuale ridefinizione, nel rispetto della vigente normativa contabile, degli aspetti connessi ai trasferimenti delle risorse alle medesime, previo avvio di apposito progetto sperimentale;
b) definizione, per ciascuna istituzione scolastica, di un organico dell’autonomia, funzionale all’ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno agli alunni con bisogni educativi speciali e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico, anche ai fini di una estensione del tempo scuola;
c) costituzione, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, di reti territoriali tra istituzioni scolastiche, al fine di conseguire la gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie;
d) definizione di un organico di rete per le finalità di cui alla lettera c) nonché per l’integrazione degli alunni con bisogni educativi speciali, la formazione permanente, la prevenzione dell’abbandono e il contrasto dell’insuccesso scolastico e formativo e dei fenomeni di bullismo, specialmente per le aree di massima corrispondenza tra povertà e dispersione scolastica;
e) costituzione degli organici di cui alle lettere b) e d), nei limiti previsti dall’articolo 64 del citato decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, sulla base dei posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve le esigenze che ne determinano la rimodulazione annuale.
2. Gli organici di cui al comma 1 sono determinati, complessivamente, nel rispetto dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, fermo restando quanto previsto dall’articolo 19, comma 7, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e fatto salvo anche per gli anni 2012 e successivi l’accantonamento in presenza di esternalizzazione dei servizi per i posti del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA).
3. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, con cadenza triennale, nei limiti dei risparmi di spesa accertati con la procedura di cui al comma 9 dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è definita la consistenza numerica massima degli organici delle autonomie e di rete sulla base della previsione dell’andamento demografico della popolazione in età scolare. In sede di prima applicazione, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, è adottato il decreto di cui al presente comma per gli anni scolastici 2013-2014, 2014-2015 e 2015-2016. A decorrere dall’anno scolastico 2012-2013, continua ad applicarsi il citato comma 9 dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, per le finalità di cui all’articolo 8, comma 14, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni, con le modalità previste, per le necessità dell’organico dell’autonomia e per le finalità dell’organico di rete.
4. Il Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con riferimento ai rapporti negoziali in essere alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, verifica la possibilità di emanare, in analogia con la previsione di cui all’articolo 3, comma 83, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive modificazioni, misure in materia di giochi pubblici utili al fine di assicurare maggiori entrate. A decorrere dall’anno 2013, le eventuali maggiori entrate derivanti dall’attuazione delle disposizioni di cui al presente comma, accertate annualmente con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, sono riassegnate allo stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per essere destinate alle finalità di cui al presente articolo.
5. Dall’attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 51
Potenziamento del sistema nazionale di valutazione

1. Nelle more della definizione di un sistema organico e integrato di valutazione delle istituzioni scolastiche, dell’università, della ricerca e dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, l’INVALSI assicura, oltre allo svolgimento dei compiti di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, e all’articolo 1, comma 613, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, il coordinamento funzionale del sistema nazionale di valutazione di cui all’articolo 2, comma 4-undevicies, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10. A tale fine, in via sperimentale, l’Invalsi si avvale dell’Agenzia per la diffusione di tecnologie per l’innovazione. Le Amministrazioni provvedono all’attuazione del presente comma con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Le istituzioni scolastiche partecipano, come attività ordinaria d’istituto, alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti, di cui all’articolo 1, comma 5, del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 ottobre 2007, n. 176.

Art. 52
Misure di semplificazione e promozione dell’istruzione tecnico-professionale e degli istituti tecnici superiori – ITS

1. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, adottato di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza unificata ai sensi dell’articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono adottate linee guida per conseguire i seguenti obiettivi, a sostegno dello sviluppo delle filiere produttive del territorio e dell’occupazione dei giovani:
a) realizzare un’offerta coordinata, a livello territoriale, tra i percorsi degli istituti tecnici, degli istituti professionali e di quelli di istruzione e formazione professionale di competenza delle regioni;
b) favorire la costituzione dei poli tecnico-professionali di cui all’articolo 13 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40;
c) promuovere la realizzazione di percorsi in apprendistato, ai sensi dell’articolo 3 del testo unico di cui al decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 167, anche per il rientro in formazione dei giovani.
2. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro dell’economia e delle finanze, adottato d’intesa con la Conferenza unificata ai sensi dell’articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definite linee guida per:
a) realizzare un’offerta coordinata di percorsi degli istituti tecnici superiori (ITS) in ambito nazionale, in modo da valorizzare la collaborazione multiregionale e facilitare l’integrazione delle risorse disponibili con la costituzione di non più di un istituto tecnico superiore in ogni regione per la medesima area tecnologica e relativi ambiti;
b) semplificare gli organi di indirizzo, gestione e partecipazione previsti dagli statuti delle fondazioni ITS;
c) prevedere, nel rispetto del principio di sussidiarietà, che le deliberazioni del consiglio di indirizzo degli ITS possano essere adottate con voti di diverso peso ponderale e con diversi quorum funzionali e strutturali.
3. Le Amministrazioni provvedono all’attuazione del presente articolo con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 53
Modernizzazione del patrimonio immobiliare scolastico e riduzione dei consumi e miglioramento dell’efficienza degli usi finali di energia

1. Al fine di garantire su tutto il territorio nazionale l’ammodernamento e la razionalizzazione del patrimonio immobiliare scolastico, anche in modo da conseguire una riduzione strutturale delle spese correnti di funzionamento, il CIPE, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, approva un Piano nazionale di edilizia scolastica. La proposta di Piano è trasmessa alla Conferenza unificata entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e il Piano è approvato entro i successivi 60 giorni sulla base delle indicazioni fornite dalle regioni, dalle province e dai comuni, tenendo conto di quanto stabilito dagli articoli 3 e 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, e successive modificazioni.
1-bis. Il Piano di cui al comma 1 comprende la verifica dello stato di attuazione degli interventi e la ricognizione sullo stato di utilizzazione delle risorse precedentemente stanziate.
2. Il Piano di cui al comma 1 ha ad oggetto la realizzazione di interventi di ammodernamento e recupero del patrimonio scolastico esistente, anche ai fini della messa in sicurezza degli edifici, e di costruzione e completamento di nuovi edifici scolastici, da realizzare, in un’ottica di razionalizzazione e contenimento delle spese correnti di funzionamento, nel rispetto dei criteri di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni inquinanti, favorendo il coinvolgimento di capitali pubblici e privati anche attraverso i seguenti interventi:
a) la ricognizione del patrimonio immobiliare pubblico, costituito da aree ed edifici non più utilizzati, che possano essere destinati alla realizzazione degli interventi previsti dal presente articolo, sulla base di accordi tra il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, l’Agenzia del demanio, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero della difesa in caso di aree ed edifici non più utilizzati a fini militari, le regioni e gli enti locali;
b) la costituzione di uno o più fondi immobiliari destinati alla valorizzazione e razionalizzazione del patrimonio immobiliare scolastico ovvero alla promozione di strumenti finanziari immobiliari innovativi, articolati anche in un sistema integrato nazionale e locale, per l’acquisizione e la realizzazione di immobili per l’edilizia scolastica;
c) la messa a disposizione di beni immobili di proprietà pubblica a uso scolastico suscettibili di valorizzazione e dismissione in favore di soggetti pubblici o privati, mediante permuta, anche parziale, con immobili già esistenti o da edificare e da destinare a nuove scuole;
d) le modalità di compartecipazione facoltativa degli enti locali;
d-bis) la promozione di contratti di partenariato pubblico privato, come definiti dall’articolo 3, comma 15-ter, del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni.
3. In coerenza con le indicazioni contenute nel Piano, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare promuovono, congiuntamente la stipulazione di appositi accordi di programma, approvati con decreto dei medesimi Ministri, al fine di concentrare gli interventi sulle esigenze dei singoli contesti territoriali e sviluppare utili sinergie, promuovendo e valorizzando la partecipazione di soggetti pubblici e privati.
4. Nella delibera CIPE di cui al comma 1 sono inoltre disciplinate le modalità e i termini per la verifica periodica delle fasi di realizzazione del Piano, in base al cronoprogramma approvato e alle esigenze finanziarie, potendosi conseguentemente disporre, in caso di scostamenti, la diversa allocazione delle risorse finanziarie pubbliche verso modalità di attuazione più efficienti.
5. Nelle more della definizione e approvazione del Piano, al fine di assicurare il tempestivo avvio di interventi prioritari e immediatamente realizzabili di edilizia scolastica coerenti con gli obiettivi di cui ai commi 1 e 2:
a) il CIPE, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, approva un Piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e di costruzione di nuovi edifici scolastici, anche favorendo interventi diretti al risparmio energetico e all’eliminazione delle locazioni a carattere oneroso, nell’ambito delle risorse assegnate al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dall’articolo 33, comma 8, della legge 12 novembre 2011, n. 183, pari a cento milioni di euro per l’anno 2012.
b) le disposizioni di cui all’articolo 1, comma 626, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, si applicano anche nel triennio 2012/2014, con estensione dell’ambito di applicazione alle scuole primarie e dell’infanzia, subordinatamente al rispetto dei saldi strutturali di finanza pubblica.
6. Al fine di semplificare le procedure relative alle operazioni di cui al presente articolo, il vincolo di destinazione a uso scolastico è acquisito automaticamente per i nuovi edifici con il collaudo dell’opera e cessa per gli edifici scolastici oggetto di permuta con l’effettivo trasferimento delle attività scolastiche presso la nuova sede.
7. Al fine di adeguare la normativa tecnica vigente agli standard europei e alle più moderne concezioni di realizzazione e impiego degli edifici scolastici, perseguendo altresì, ove possibile, soluzioni protese al contenimento dei costi, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, da emanare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono adottate le norme tecniche-quadro, contenenti gli indici minimi e massimi di funzionalità urbanistica, edilizia, anche con riferimento alle tecnologie in materia di efficienza e risparmio energetico e produzione da fonti energetiche rinnovabili, e didattica indispensabili a garantire indirizzi progettuali di riferimento adeguati e omogenei sul territorio nazionale.
8. All’attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
9. Gli enti proprietari di edifici adibiti a istituzioni scolastiche, le università e gli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, adottano entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, misure di gestione, conduzione e manutenzione degli immobili finalizzate al contenimento dei consumi di energia e alla migliore efficienza degli usi finali della stessa, anche attraverso il ricorso, in deroga all’articolo 12 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, ai contratti di servizio energia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 e al decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, secondo le linee guida predisposte dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

Il 28 marzo l’Aula del Senato inizia l’esame del DdL di conversione del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo, già approvato dalla Camera il 13 marzo.

L’8 marzo l’Aula della Camera, con 479 voti a favore e 75 contrari, ha votato la fiducia posta dal Governo sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico, nel testo delle Commissioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.

Il 7 marzo l’Aula della Camera inizia l’esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.

Il 6 marzo le Commissioni riunite I e X della Camera, in sede referente, per l’esame del Disegno di legge di conversione del Decreto-Legge 9 febbraio 2012, n. 5, Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo, approvano emendamenti all’art. 50 modificando l’autonomia responsabile delle Istituzioni scolastiche e introducendo novità in merito al concorso ed agli incarichi dei dirigenti scolastici.
La Commissione Bilancio ritiene “di non esprimere il parere sull’articolo 50 e di invitare la Commissione di merito a modificare, con il concorso del Governo, il medesimo articolo, al fine di superare le predette criticità, riservandosi di esprimersi al riguardo nel parere da rendere all’Assemblea – e – di sopprimere l’articolo 50-bis, che, ai commi 1 e 2, prevede, in particolare, lo svolgimento di un corso di formazione per i dirigenti scolastici senza indicare le modalità del relativo finanziamento e, al comma 3, prevede l’assunzione di dirigenti scolastici senza recare la quantificazione degli oneri né il loro profilo temporale“.
Le Commissioni riunite I e X della Camera, riunitesi in tarda serata, preso atto del parere espresso dalla V Commissione, deliberano di riprendere l’analisi dell’art. 50 nella seduta del 7 marzo, alle ore 11, realizzando una nuova versione dell’art. 50 e sopprimendo l’art. 50-bis.

Di seguito il testo definitivo dell’articolo 50 ed un estratto del resoconto della seduta del 6 marzo 2012:

Art. 50.
(Attuazione dell’autonomia).

1. Allo scopo di consolidare e sviluppare l’autonomia delle istituzioni scolastiche, potenziandone l’autonomia gestionale secondo criteri di flessibilità e valorizzando la responsabilità e la professionalità del personale della scuola, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono adottate, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, nel rispetto dei princìpi e degli obiettivi di cui all’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, linee guida per conseguire le seguenti finalità:

a) potenziamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, anche attraverso l’eventuale ridefinizione, nel rispetto della vigente normativa contabile, degli aspetti connessi ai trasferimenti delle risorse alle medesime, previo avvio di apposito progetto sperimentale;

b) definizione, per ciascuna istituzione scolastica, di un organico dell’autonomia, funzionale all’ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno agli alunni con bisogni educativi speciali e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico, anche ai fini di una estensione del tempo scuola;

c) costituzione, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, di reti territoriali tra istituzioni scolastiche, al fine di conseguire la gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie;

d) definizione di un organico di rete per le finalità di cui alla lettera c) nonché per l’integrazione degli alunni con bisogni educativi speciali, la formazione permanente, la prevenzione dell’abbandono e il contrasto dell’insuccesso scolastico e formativo e dei fenomeni di bullismo, specialmente per le aree di massima corrispondenza tra povertà e dispersione scolastica;

e) costituzione degli organici di cui alle lettere b) e d), nei limiti previsti dall’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, sulla base dei posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve le esigenze che ne determinano la rimodulazione annuale.

2. Gli organici di cui al comma 1 sono determinati, complessivamente, nel rispetto dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, fermo restando quanto previsto dall’articolo 19, comma 7, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e fatto salvo anche per gli anni 2012 e successivi l’accantonamento in presenza di esternalizzazione dei servizi per i posti del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA).

3. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, con cadenza triennale, nei limiti dei risparmi di spesa accertati con la procedura di cui al comma 9 dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è definita la consistenza numerica massima degli organici delle autonomie e di rete sulla base della previsione dell’andamento demografico della popolazione in età scolare. In sede di prima applicazione, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, è adottato il decreto di cui al presente comma per gli anni scolastici 2013-2014, 2014-2015 e 2015-2016. A decorrere dall’anno scolastico 2012-2013, continua ad applicarsi il citato comma 9 dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, per le finalità di cui all’articolo 8, comma 14, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni, con le modalità previste, per le necessità dell’organico dell’autonomia e per le finalità dell’organico di rete.

4. Il Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con riferimento ai rapporti negoziali in essere alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, verifica la possibilità di emanare, in analogia con la previsione di cui all’articolo 3, comma 83, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive modificazioni, misure in materia di giochi pubblici utili al fine di assicurare maggiori entrate. A decorrere dall’anno 2013, le eventuali maggiori entrate derivanti dall’attuazione delle disposizioni di cui al presente comma, accertate annualmente con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, sono riassegnate allo stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per essere destinate alle finalità di cui al presente articolo.

5. Dall’attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

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Commissioni riunite I (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni) e X (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera

SEDE REFERENTE
Martedì 6 marzo 2012. – Presidenza del presidente della I Commissione Donato BRUNO, indi del presidente della X Commissione Manuela DAL LAGO. – Intervengono il ministro per la pubblica amministrazione e per la semplificazione Filippo Patroni Griffi e i sottosegretari di Stato per il lavoro e le politiche sociali Cecilia Maria Guerra, per lo sviluppo economico Claudio De Vincenti, per l’istruzione, l’università e la ricerca Marco Rossi Doria, per le infrastrutture e i trasporti Guido Improta e Massimo Vari e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Giampaolo D’Andrea.

La seduta comincia alle 9.30.

(…) Donato BRUNO, presidente, avverte che, a seguito di un’ulteriore valutazione, la presidenza ammette alla discussione l’articolo aggiuntivo Pelino 50.01, già dichiarato inammissibile.

Oriano GIOVANELLI (PD), relatore per la I Commissione, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all’articolo 50, salvo che sull’emendamento Ghizzoni 50.10, sul quale, come relatore per la I Commissione, esprime parere favorevole, a condizione che sia riformulato nel senso di prevedere una diversa copertura finanziaria (vedi allegati). I relatori si riservano di esprimere il parere sull’articolo aggiuntivo Pelino 50.01, testé riammesso.

Stefano SAGLIA (PdL), relatore per la X Commissione, in dissenso dal relatore per la I Commissione, esprime parere contrario sull’emendamento Ghizzoni 50.10.

Pierluigi MANTINI (UdCpTP) osserva che questo non è un modo ordinato di procedere e che i relatori dovrebbero aver maturato, al momento del voto, un orientamento comune su ciascun emendamento.

Il sottosegretario Marco ROSSI DORIA si rimette alle Commissioni per quanto riguarda l’emendamento Ghizzoni 50.10 ed esprime parere conforme a quello dei relatori sugli altri emendamenti e articoli aggiuntivi riferiti all’articolo 50.

Elena CENTEMERO (PdL) dichiara la contrarietà del suo gruppo rispetto all’emendamento Ghizzoni 50.10, che prevede l’immissione in ruolo nel comparto dell’istruzione di cinquemila persone, disponendo la copertura del relativo onere finanziario a valere sul bilancio dello Stato mediante risorse da reperire con nuovi giochi e lotterie. Fa presente che la legislazione vigente già prevede un piano di assunzioni per le scuole per il prossimo triennio con la possibilità di rimodulare annualmente le relative previsioni.

Maria COSCIA (PD), intervenendo sull’emendamento Ghizzoni 50.10, ravvisa la necessità che siano garantiti gli attuali livelli delle prestazioni dei servizi con gli organici a disposizione, soprattutto in una fase di criticità del sistema scolastico. Sostiene che le previsioni del comma 4, richiamato dall’emendamento menzionato, semplificano e consentono di assicurare il fabbisogno di personale.

Jole SANTELLI (PdL) esprime valutazioni critiche in ordine all’orientamento assunto dalla sinistra sulla scuola negli ultimi anni.

Mario TASSONE (UdCpTP) chiede che il Governo fornisca chiarimenti sul profilo della copertura dell’emendamento Ghizzoni 50.10 e valuta negativamente l’espressione di due pareri discordanti da parte dei relatori. Preannuncia, tuttavia, il suo voto favorevole sulla predetta proposta emendativa.

Giovanni FAVA (LNP) sottolinea che l’orientamento del suo gruppo era favorevole sull’emendamento Ghizzoni 50.10; tuttavia, alla luce della nuova formulazione, sorgono ora perplessità soprattutto in relazione alle modalità di copertura. Chiede pertanto al Governo di riformulare il testo sotto il profilo della copertura finanziaria.

Anna Teresa FORMISANO (UdCpTP) rileva che l’emendamento Ghizzoni 50.10 intende assicurare il tempo pieno che rappresenta una forma di sostegno per le famiglie. Ritiene opportuni ulteriori chiarimenti dal Governo sull’ipotesi di un aumento dell’accisa sui giochi per finanziare la proposta emendativa. Preannuncia quindi il suo voto favorevole sull’emendamento in esame.

Giuseppe CALDERISI (PdL) chiede l’accantonamento dell’esame dell’emendamento Ghizzoni 50.10 affinché possa essere definita più precisamente la formulazione e le modalità della copertura finanziaria che appare non accettabile se riferita alle entrate sui giochi.

Il ministro Filippo PATRONI GRIFFI assicura un approfondimento del testo e si dichiara favorevole all’accantonamento dell’emendamento 50.10.

Donato BRUNO, presidente, avverte quindi che l’esame della proposta emendativa è accantonato per consentire al Governo un ulteriore approfondimento dei contenuti.

Oriano GIOVANELLI, relatore per la I Commissione, esprime parere favorevole sull’articolo aggiuntivo Pelino 50.01.

Il ministro Filippo PATRONI GRIFFI dichiara parere conforme a quello del relatore.

Le Commissioni approvano l’articolo aggiuntivo Pelino 50.01.

Donato BRUNO, presidente, avverte che le proposte emendative relative all’articolo 50 sulle quali è stato espresso parere contrario sono state ritirate dai presentatori. (…)

Oriano GIOVANELLI (PD), relatore per la I Commissione, chiede alla presidenza di ritornare sull’emendamento Ghizzoni 50.10 e presenta una ulteriore proposta di nuova formulazione dello stesso (vedi allegato 1), finalizzata a superare alcune criticità evidenziate nel corso del dibattito.

Stefano SAGLIA (PdL), relatore per la X Commissione, conferma che il suo parere rimane contrario all’emendamento Ghizzoni 50.10, anche ove riformulato nel senso da ultimo suggerito dal collega Giovanelli.

Il sottosegretario Marco ROSSI DORIA si rimette alle Commissioni sull’emendamento Ghizzoni 50.10 (ulteriore nuova formulazione).

Le Commissioni approvano l’emendamento Ghizzoni 50.10 (ulteriore nuova formulazione). (…)

La seduta termina alle 14.30.

SEDE REFERENTE
Martedì 6 marzo 2012. – Presidenza del presidente della I Commissione, Donato BRUNO. – Intervengono il ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione Filippo Patroni Griffi, e il sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze Gianfranco Polillo e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Giampaolo D’Andrea.

La seduta comincia alle 23.40.

DL 5/2012: Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.
C. 4940 Governo.
(Seguito dell’esame e rinvio).

La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta odierna.

Donato BRUNO, presidente, comunica che sono pervenuti i pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva. Fa presente che i principali problemi sono sollevati dal parere della Commissione Bilancio con riferimento all’articolo 50: la Commissione ha infatti ritenuto di non esprimere il parere su tale articolo e di invitare le Commissioni di merito a modificarlo, con il concorso del Governo, al fine di superare le criticità in esso contenute, riservandosi di esprimersi al riguardo nel parere che renderà all’Assemblea.

Gianclaudio BRESSA (PD) fa presente che la posizione del suo gruppo è stata chiara sin dall’inizio, quando è stata presentata una proposta emendativa sull’articolo 50. Come è noto il testo è stato ripreso da uno di contenuto analogo che era stato predisposto dal Governo in vista della riunione del Consiglio dei ministri e poi abbandonato.
Rileva come quanto evidenziato dalla Commissione Bilancio nel proprio parere comporti necessariamente un rinvio alla giornata di domani della seduta delle Commissioni riunite I e X, vista l’intenzione di presentare una nuova formulazione dell’articolo 50 con una copertura adeguata.

Il ministro Filippo PATRONI GRIFFI manifesta la disponibilità del Governo a trovare una soluzione ampiamente condivisa.

Donato BRUNO, presidente, alla luce di quanto emerso prospetta l’opportunità di scrivere una lettera al Presidente della Camera per richiedere che l’Assemblea avvii la discussione del provvedimento in esame nel pomeriggio di domani anziché la mattina.

Le Commissioni concordano

Donato BRUNO, presidente, ritiene che le Commissioni possano utilmente riprendere i lavori non prima delle ore 11 di domani. (…)
Donato BRUNO, presidente, fa presente che le Commissioni si riuniranno nella giornata di domani alle ore 11 per esaminare le questioni poste dalla Commissione bilancio nel proprio parere e l’articolo aggiuntivo Santelli 14.011. Rinvia quindi il seguito dell’esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 00.05 di mercoledì 7 marzo 2012.

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Emendamenti approvati

ART. 50.
Sostituirlo con il seguente:

Art. 50. (Autonomia responsabile).

1. Al fine di consolidare e sviluppare l’autonomia delle istituzioni scolastiche, potenziandone l’autonomia gestionale secondo criteri di flessibilità e valorizzando la responsabilità e la professionalità del personale della scuola, a decorrere dall’anno scolastico 2012/2013 si applicano le disposizioni di cui ai seguenti commi.
2. È attivato, nel rispetto della vigente normativa contabile, un Fondo unico d’istituto che comprende il Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche e quello per il personale di ciascuno dei quattro Programmi relativi ai vari gradi di istruzione del Bilancio del MIUR. In tale Fondo, oltre alle risorse attualmente destinate al finanziamento delle competenze vigenti, confluiscono tutte le risorse destinate alle diverse tipologie di spesa: sicurezza, dispersione scolastica, offerta formativa ed interventi perequativi, interventi vari a favore dell’istruzione, stanziamento per il Piano programmatico degli interventi per la scuola, risorse contrattuali destinate alla valorizzazione del personale della scuola, al fine di rinforzare l’autonomia delle istituzioni scolastiche mediante una programmazione autonoma delle finalità di spesa e di gestione.
3. In relazione al personale docente e ATA sono definiti:
a) per ciascuna istituzione scolastica, un organico dell’autonomia, funzionale all’ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria, alla sperimentazione e allo sviluppo di nuove metodologie per l’innovazione dell’attività didattica, al recupero, all’integrazione e al sostegno degli alunni con disabilità e alla programmazione dei fabbisogni di personale scolastico;
b) un organico di rete con particolare riferimento alle esigenze di integrazione degli alunni con bisogni educativi speciali nonché alla prevenzione dell’abbandono e al contrasto dell’insuccesso scolastico e formativo, specie per le aree di massima corrispondenza tra povertà e dispersione scolastica.
4. L’organico dell’autonomia di cui al comma 3 è costituito da tutti i posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno.
5. È abrogato il comma 81 dell’articolo 4 della legge 12 novembre 2011 n. 183;
6. L’organico dell’autonomia rimane determinato ai sensi dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, salvo quanto disposto al successivo comma 7. In sede di prima applicazione l’organico dell’autonomia è determinato in misura uguale a quello dell’anno scolastico 2011/2012 pari a 724 mila posti docenti e 233.100 posti Ata, fermo restando anche per gli anni 2012 e successivi l’accantonamento in presenza di esternalizzazione dei servizi per i posti Ata.
7. L’organico dell’autonomia comprende ulteriori diecimila posti, da attivare successivamente alla definizione di una apposita sequenza contrattuale che non rechi nuovi o maggiori oneri per le finanze pubbliche, destinati al supporto dell’autonomia scolastica, per la flessibilità e il potenziamento dell’offerta didattica e per gli interventi perequativi.
8. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonomie, sono stabiliti i criteri per la determinazione degli organici di cui ai commi 4 e 6.
9. Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente articolo pari a 350 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2012, si provvede ai sensi dei commi 10 e 11.
10. Il Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, con propri decreti dirigenziali adottati entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, emana tutte le disposizioni in materia di giochi pubblici utili al fine di assicurare maggiori entrate, adotta nuove modalità di gioco del Lotto, variando l’assegnazione della percentuale della posta di gioco a montepremi ovvero a vincite in denaro, la misura del prelievo erariale unico, nonché la percentuale del compenso per le attività di gestione ovvero per quella dei punti vendita. L’attuazione delle disposizioni del presente comma assicura maggiori entrate in misura non inferiore a 250 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2012. Le maggiori entrate derivanti dal presente comma sono integralmente attribuite allo Stato.
11. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, sono aumentate le aliquote di cui all’allegato I del Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, relative alla birra, ai prodotti alcolici intermedi e all’alcol etilico al fine di assicurare un maggior gettito erariale complessivo pari a 100 milioni di euro annui a decorrere dal 2012. Dall’applicazione della norma di cui al precedente comma non devono derivare variazioni del gettito di competenza delle amministrazioni territoriali ai sensi dell’articolo 11 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68.
50. 10. (ulteriore nuova formulazione). Ghizzoni, Coscia, Pes, De Pasquale, Bachelet, Russo, Rossa, Siragusa, De Torre, Melandri, Levi, Nicolais, De Biasi, Mazzarella, Lolli

Dopo l’articolo 50 inserire il seguente:

Art. 50-bis. (Dirigenti scolastici).

1. I candidati risultati idonei a seguito dell’espletamento di un concorso a dirigente scolastico, ma che non hanno partecipato al corso di formazione, poiché non rientranti nel contingente previsto, sono immessi in ruolo, previo esperimento di un corso di formazione della durata di quattro mesi e previo positivo superamento di un colloquio selettivo sulle tematiche oggetto del corso di formazione.
2. I docenti incaricati della presidenza nel triennio 2008/2009-2010/2011 sono ammessi ad un periodo di formazione previo superamento di un esame colloquio, ai fini dell’immissione nel ruolo dei dirigenti scolastici. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca disciplina con proprio decreto le modalità di svolgimento dell’esame colloquio e del periodo di formazione.
3. Al fine di garantire la piena funzionalità del sistema scolastico e dare provvisoria copertura ai posti vacanti e disponibili, attualmente ricoperti con reggenze anche plurime, in attesa del compiuto espletamento del corso-concorso ordinario per il reclutamento di 2386 dirigenti scolastici, ai soggetti per i quali è pendente un contenzioso con oggetto la partecipazione ai concorsi a dirigente scolastico alla data di entrata in vigore del presente decreto, è temporaneamente affidato un incarico provvisorio di direzione della durata di un anno scolastico rinnovabile fino alla copertura dei posti vacanti destinati ai vincitori del concorso ordinario. L’incarico di direzione è remunerato in misura pari all’ottanta per cento della retribuzione di posizione, parte variabile, ordinariamente assegnata al posto così ricoperto. Alla relativa spesa si dà copertura mediante corrispondente riduzione, per l’anno scolastico 2011/2012, del Fondo Unico Nazionale per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici. I posti che conseguentemente si rendono disponibili sono accantonati in quota del numero di assunzioni autorizzate per ciascun anno scolastico.
50. 01. Pelino.

23 marzo Riforma Lavoro e Università in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta del 23 marzo, ha approvato

  • un disegno di legge di riforma del mercato del lavoro
  • misure di attuazione della riforma dell’università relative a:
    a) la revisione della normativa di principio in materia di diritto allo studio e valorizzazione dei collegi universitari legalmente riconosciuti;
    b) disciplina per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche di bilancio e di reclutamento degli atenei

Di seguito un estartto del comunicato stampa:

A. RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO

Il Consiglio dei Ministri ha approvato, salvo intese, il disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro. La riforma, lungamente attesa dal Paese e fortemente auspicata dall’Europa, mira a realizzare un mercato del lavoro dinamico, flessibile e inclusivo, capace cioè di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità, di stimolare lo sviluppo e la competitività delle imprese, oltre che di tutelare l’occupazione e l’occupabilità dei cittadini. (…)

F. ATTUAZIONE DELLA RIFORMA DELL’UNIVERSITÀ

Su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con i Ministri dell’economia e delle finanze e della Pubblica amministrazione e semplificazione, il Consiglio dei Ministri ha approvato, salvo intese, due decreti legislativi che attuano la legge 240 del 2010 (cd. “riforma dell’Università”).
Il primo provvedimento riguarda le misure di revisione della normativa di principio in materia di diritto allo studio e valorizzazione dei collegi universitari legalmente riconosciuti. Il provvedimento individua in particolare, salvo intese con il MEF, l’ambito di intervento (università statali, non statali legalmente riconosciute, istituzioni per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica); i destinatari del diritto allo studio; gli strumenti; i servizi per il successo formativo; i soggetti istituzionali coinvolti nell’assicurare tali servizi e il sistema di finanziamento del diritto allo studio.
Il secondo provvedimento prevede invece la disciplina per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche di bilancio e di reclutamento degli Atenei. Si tratta di un decreto che, salvo intese con il MEF, inquadra in maniera organica la programmazione economico-finanziaria degli atenei, i criteri per perseguire la sostenibilità delle spese di personale e di quelle per l’indebitamento, l’introduzione del costo standard per studente in corso e, infine, l’introduzione dei criteri per la valutazione delle politiche di reclutamento del personale, sulla base delle procedure di valutazione stabilite dall’ANVUR. (…)

 

22 marzo DL Liberalizzazioni alla Camera

Il 22 marzo la Camera approva in via definitiva il disegno di legge, già approvato dal Senato, di conversione del Decreto Legge 24 gennaio 2012, n. 1, Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività.

Il 21 marzo la Camera, con 449 voti a favore e 79 contrari, vota la fiducia posta dal Governo sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico, nel testo delle Commissioni, del disegno di legge di conversione del Decreto Legge 24 gennaio 2012, n. 1.

L’Aula del Senato il 1° marzo esprime la fiducia, con 237 voti favorevoli, 33 contrari e 2 astenuti, sul disegno di legge di conversione del Decreto Legge 24 gennaio 2012, n. 1, Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività. Il Governo aveva posto la questione di fiducia su un emendamento interamente sostitutivo del testo.

Agenda digitale (1.3.12)

I ministeri che compongono la cabina di regia per lo sviluppo dell’Agenda digitale italiana (Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, Funzione Pubblica, Istruzione, Università e Ricerca, Economia e Finanze, Coesione Territoriale) presentano un documento relativo ad obiettivi e strategie.

27 febbraio Intervento Monti su IMU

Riportiamo di seguito l’intervento svolto, nella 10a Commissione Senato il 27 febbraio, dal presidente Monti sull’IMU:

La presentazione da parte del Governo di un emendamento riguardante l’esenzione dall’imposta comunale sugli immobili – ora imposta municipale propria riservata agli enti non commerciali persegue una precisa finalità: chiarire in modo definitivo la compatibilità della normativa tributaria italiana con il diritto comunitario.
Preliminarmente, desidero ribadire che il Governo considera le attività svolte dagli enti non profit come un valore e una risorsa della società italiana. Tali attività appaiono tanto più meritevoli di riconoscimento e garanzia nell’attuale congiuntura economica. Ritengo infatti corretto e doveroso riconoscere che proprio le attività non commerciali svolte dalle organizzazioni non profit assumono un ruolo centrale anche in termini di coesione sociale e rispondano direttamente ai principi costituzionali di solidarietà e di sussidiarietà, cardini essenziali dell’ ordinamento giuridico italiano.
Non è quindi intenzione del Governo disconoscere il patrimonio di civiltà che connota il settore del non profit, ma proprio per evitare critiche ingiustificate, da un lato, e interpretazioni riduttive, dall’altro, si ritiene necessario definire con assoluto rigore, trasparenza e linearità l’esatto confine tra attività commerciali e attività non commerciali.
La procedura di infrazione avviata In sede europea può essere infatti ragionevolmente superata se gli enti non commerciali sono individuati attraverso un doppio criterio, soggettivo ed oggettivo: il primo, la natura e il fine non lucrativo perseguito dagli stessi enti; il secondo, lo svolgimento da parte dell’ente di attività al di fuori del regime della libera concorrenza di mercato.
Tali criteri tuttavia possono essere considerati ancora insufficienti in termini di accertamento e verifica. Pertanto l’emendamento governativo, che ha il significato di chiarificazione ulteriore e definitiva della questione, rende effettiva la garanzia di tutela per gli enti non profit e pienamente efficace il controllo rispetto ad eventuali abusi o violazioni.
Si introduce conseguentemente l’ulteriore criterio della verifica concreta e non solo astratta, sia del requisito soggettivo sia del requisito oggettivo.
Per il caso specifico delle scuole, è necessario precisare che non è propriamente corretto chiedersi se le scuole, in quanto tali, siano esenti o meno dall’imposta municipale propria, bensì è più corretto domandarsi quali scuole possano essere esenti e quali, viceversa, siano soggette alla disciplina comune.
La risposta chiara ed inequivoca è la seguente: sono esenti le scuole che svolgono la propria attività secondo modalità concretamente ed effettivamente non commerciali.
Fermo restando che la definizione dettagliata degli aspetti più particolari è demandata ad un successivo decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, appare del tutto ragionevole considerare strettamente necessari i seguenti parametri:
1) l’attività paritaria rispetto a quella statale è valutata positivamente se il servizio effettivamente prestato è assimilabile a quello pubblico, sotto il profilo dei programmi di studio e della rilevanza sociale, dell’accoglienza di alunni con disabilità, dell’ applicazione della contrattazione collettiva del personale docente e non docente;
2) il servizio sia aperto a tutti i cittadini alle stesse condizioni, nonchè le modalità di eventuale selezione all’ingresso ovvero successiva esclusione, correlata al rendimento scolastico, siano articolate secondo norme non discriminatorie;
3) l’organizzazione dell’ente – anche con specifico riferimento ai contributi chiesti alle famiglie, alla pubblicità del bilancio, alle caratteristiche delle strutture – sia tale da preservare senza alcun dubbio la finalità non lucrativa ed eventuali avanzi non rappresentino profitto, ma sostegno direttamente correlato ed esclusivamente destinato alla gestione dell’attività didattica.
Non si tratta, però, di circoscrivere la chiarificazione individuata dal Governo ad uno specifico settore, quale quello scolastico.
Al contrario, l’iniziativa serve a consolidare una giurisprudenza ed una prassi che già da tempo hanno affermato che “non rileva l’attività indicata nello statuto dell’ente, ma l’attività effettivamente svolta negli immobili”, nonché “la sussistenza del requisito oggettivo – che in base ai principi generali è onere del contribuente dimostrare – non può essere desunta esclusivamente sulla base di documenti che attestino a priori il tipo di attività cui l’immobile è destinato, occorrendo invece verificare che tale attività, pur rientrante tra quelle esenti, non sia svolta, in concreto, con le modalità di un’attività commerciale”.
Con l’emendamento presentato, il Governo intende rafforzare quanto in sede giurisprudenziale è già stato chiarito, ossia che “al di fuori del perimetro delle ipotesi tipiche e tassative non è possibile ottenere alcuna esenzione. Pertanto, laddove sia risultato accertato m fatto che, benché la destinazione sociale dell’ente soggettivamente esente, rientri nel paradigma della norma agevolativa, ma in concreto si associ ad essa attività diversa, non contemplata, l’esenzione non può essere riconosciuta, stante il divieto non solo di applicazione analogica, ma anche di interpretazione estensiva”.
Desidero infine precisare come, sia nel testo e nella connessa relazione
dell’ emendamento, sia soprattutto in sede europea, non si intende discostarsi dall’ esatta portata della questione oggetto della procedura d’infrazione, che non è affatto limitata ad una specifica attività, quale quella didattica, né tantomeno ad una specifica denominazione soggettiva.
Vi è piena e convinta determinazione, sia da parte delle Istituzioni europee sia da parte del Governo italiano, a considerare i problemi per la loro esatta incidenza nel tessuto economico e sociale, senza pregiudizi, pretesti o approcci ideologici, ascrivibili a qualsiasi derivazione.
I problemi si affrontano con obiettività, serietà ed impegno, e nel caso particolare questo metodo comporta la capacità e l’attitudine delle Istituzioni di comprendere e analizzare tutte le attività – non solo quelle scolastiche – e ovviamente tutti i soggetti, senza preconcetti o ingiustificate disattenzioni, nessuno escluso.

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Permettetemi infine di rivolgere a tutti Voi un sincero ringraziamento per il lavoro che state svolgendo per il decreto liberalizzazioni. Desidero in modo particolare ringraziare – oltre al Presidente Cursi – i due relatori: La senatrice Simona Vicari e il senatore Filippo Bubbico che hanno favorito un esame approfondito e puntuale del decreto legge.
A loro e a tutti Voi ancora il mio convinto apprezzamento.

23 febbraio Conversione DL Milleproroghe alla Camera

Il 23 febbraio l’Aula della Camera, con 477 voti a favore e 75 contrari, ha votato la fiducia posta dal Governo sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.

Il 21 febbraio torna ora all’esame della Camera il disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, approvato il 15 febbraio dal Senato, con 255 voti favorevoli, 34 contrari e nessun astenuto, nel testo già approvato il 31 gennaio dalla Camera e modificato dall’emendamento1.1000, su cui era stata posta la questione di fiducia.

Il 26 gennaio la Camera, con 469 voti a favore, 74 contrari e 5 astenuti, ha votato la questione di fiducia, posta dal Governo, sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 4865-A/R).

Odg approvato:

La Camera,
Premesso che:
al comma 2-ter all’articolo 14 nella formulazione ultima uscita dal Senato sono state apportate delle modifiche al testo che così come congegnate rappresentano una oggettiva involuzione rispetto a quello recepito dal governo, nella precedente lettura della Camera, sul quale era stata apposta la “fiducia”;
in tal senso, restano intatte le valutazioni già espresse in più occasioni dalla Camera e dalle relative commissioni interessate al provvedimento. In particolare si richiama, oltre all’emendamento n.14.10 al presente atto, a prima firma Antonino Russo, fatto proprio dal governo, anche l’emendamento Pagano n. 9.25 al dl 70/2011 (decreto legge sviluppo) a suo tempo votato all’unanimità;
inoltre, si rileva il bisogno di esplicitare taluni aspetti che paiono ancora poco chiari sotto il profilo dell’interpretazione del testo. In particolare, preoccupano quelle scelte che in più occasioni hanno coinvolto l’amministrazione in numerosi contenziosi e che sono state peraltro sanzionate dalla Corte Costituzionale, in particolare con le sentenze 168/2004 e 41/2011;
per regolamentare, nel dettaglio, la materia è prevista l’emanazione di un decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca per consentire l’inserimento in fascia aggiuntiva nelle graduatorie ad esaurimento, entro l’anno 2012-2013, dei docenti che hanno conseguito l’abilitazione essendo stati iscritti ai corsi universitari abilitanti negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011, presso le Facoltà di Scienze della Formazione, le Università, le Accademie a i Conservatori;
Impegna il governo a:
• inserire nella fascia aggiuntiva tutti i docenti che conseguono l’abilitazione presso le facoltà di scienze della Formazione Primaria entro la data di scadenza delle domande prevista dal  decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca ai sensi del comma 2-ter all’articolo 14;
• inserire nella terza fascia, secondo il rispettivo punteggio delle graduatorie ad esaurimento, i docenti collocati nella fascia aggiuntiva, all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento previsto per l’anno scolastico 2014-2015;
• inserire con riserva, all’atto del decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca ai sensi del comma 2-ter all’articolo 14, coloro che si sono iscritti negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011  presso il corso di laurea in scienze della formazione primaria e a sciogliere tale riserva al momento del conseguimento dell’abilitazione, all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per l’anno scolastico 2014 – 2015;
• consentire lo scioglimento della riserva degli abilitati all’insegnamento con i decreti ministeriali 21/05, 85/05, e 137/07; del semestre aggiuntivo del IX corso Siss; nonché degli insegnanti che, pur abilitati, non hanno rinnovato domanda di inserimento all’atto dell’aggiornamento.

O.d.g. accolti dall’Esecutivo:

La Camera,

premesso che:

il decreto-legge 6 dicembre 2011, n°201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 introduce una nuova disciplina previdenziale e l’articolo 24, comma 14 stabilisce che le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore della legge continuano ad applicarsi ai soggetti che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2011, senza tener conto della particolare specifica normativa che permette, invece, agli insegnanti di accedere al pensionamento esclusivamente in coerenza con il calendario scolastico;
come dimostrano gli ultimi dati ufficiali forniti dal Miur, che collocano i docenti italiani tra i più anziani dei Paesi Europei, gli interventi volti a ridurre le cessazioni del rapporto di lavoro per pensionamento incidono sull’invecchiamento del corpo insegnante,
impegna il Governo
in sede di discussione del primo provvedimento utile a prevedere un intervento normativo volto a introdurre il termine del 31 agosto 2012 per il personale del comparto scuola che ha maturato i requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
9/4865-AR/79 Ghizzoni, Gnecchi, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Melandri, Nicolais, Pes, Rossa, Russo, Siragusa.

La Camera,

premesso che:

il comma 2bis all’articolo 14, prevede l’emanazione di un decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca per consentire l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, entro l’anno 2012-2013, dei docenti iscritti per il conseguimento dell’abilitazione, negli anni accademici 2008/2009, 2009/2010 e 2010/2011, presso le Facoltà di Scienze della Formazione, le Università, le Accademie e i Conservatori,
impegna il Governo
a valutare l’opportunità di consentire, in occasione dell’aggiornamento straordinario, nel rispetto di quanto disposto dall’articolo 1, comma 1bis e dall’articolo 2 della legge n. 143 del 4 giugno 2004, il reinserimento nelle graduatorie dei docenti che hanno ripresentato domanda durante l’ultimo aggiornamento disposto ai sensi del D. M. 44 del 12 maggio 2011, l’inserimento dei docenti che risultavano iscritti ai corsi attivati dalle Università ai sensi del D. M. n. 21 del 9 febbraio 2005 e del D. M. n. 85 del novembre 2005, o comunque, provvisti di un’abilitazione conseguita in Italia all’atto della conversione in legge del decreto legge n. 216 del 30 dicembre 2011; a sciogliere la riserva per il personale docente inserito nelle suddette graduatorie in possesso della relativa abilitazione, e a valutare l’opportunità di consentire, altresì, l’inserimento dei docenti che hanno conseguito l’abilitazione all’estero, accertata la conformità ai principi della direttiva comunitaria 2005/36, da parte del ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Ordine del giorno n. 9/4865-AR/58 Russo

La Camera,

premesso che:

per i soggetti, di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68 e quelli con patologie oncologiche di cui all’articolo 6, comma 3-bis, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80, il diritto alla riserva e l’inserimento di tale titolo nelle graduatorie provinciali di cui all’articolo 1, comma 605, della legge n. 296 del 2006 viene previsto solo al momento dell’aggiornamento delle stesse, ogni tre anni;
ciò lede gli stessi principi sanciti dalle succitate leggi che hanno come finalità la promozione dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato,
impegna il Governo
a valutare l’opportunità di garantire i diritti previsti dalla legge 12 marzo 1999, n. 68 e dall’articolo 6, comma 3-bis, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80, e a consentire l’inserimento del titolo riserva nelle graduatorie provinciali ad esaurimento con cadenza almeno annuale.
9/4865-AR/81.(Testo modificato nel corso della seduta) Bachelet, Siragusa, Ghizzoni, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Melandri, Nicolais, Pes, Rossa, Russo.

Il 23 gennaio l’Aula della Camera comincia l’esame del DdL di conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative

15 febbraio Audizione Ministro Istruzione

Rispettivamente il 10 e l’11 gennaio, nelle 7e Commissioni di Camera e Senato, si svolge l’audizione del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

Il seguito del dibattito nelle 7e Commissioni di Camera e Senato sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca prosegue il 31 gennaio (7a Camera) e 25 gennaio, 8 e 15 febbraio (7a Senato).

(7a Commissione Senato, 11 gennaio 2012) Il ministro PROFUMO osserva anzitutto che, nel panorama delle amministrazioni centrali e periferiche in cui si articola l’organizzazione statale, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca si contraddistingue per alcune peculiarità specifiche tra le quali l’imponenza dell’organizzazione. Non solo esso ha infatti un organico estremamente cospicuo, ma si compone anche di una molteplicità di sedi che ad avviso del Ministro occorre razionalizzare onde ottimizzare spazi e costi. Fra l’altro, ritiene che le Agenzie debbano godere di una terzietà anche geografica.
Egli si sofferma indi sui temi della ricerca, a partire dalle difficoltà riscontrate dall’Italia nell’accedere ai fondi europei e dalla necessità di inserire meglio il Paese nellacompetizione internazionale. Ad esempio, sul VII Programma Quadro, che ha impegnato circa 50 miliardi di euro complessivi, il contributo dell’Italia è stato pari circa al 15 per cento, ma lo sfruttamento non ha superato l’8,5 per cento circa. Il differenziale ammonta quindi a circa mezzo miliardo all’anno che, rispetto alle risorse complessive del settore, non è certo indifferente. In vista dell’VIII Programma Quadro, denominato Horizon 2020, che muoverà risorse per 80 miliardi circa, è dunque assolutamente indispensabile recuperare margini di competitività. I ricercatori italiani sono del resto estremamente brillanti come singoli, ma rilevano difficoltà nell’azione di gruppo. Egli preannuncia quindi l’intenzione di utilizzare i due anni che ci separano dall’avvio del prossimo Programma Quadro per stimolare le capacità dei ricercatori italiani a lavorare insieme su grandi temi, in una sorta di “grande palestra”.
Anche sul fronte delle politiche di coesione, la performance dell’Italia nell’utilizzazione dei fondi strutturali è molto scarsa: il Paese è infatti al penultimo posto, davanti alla Romania, con situazioni particolarmente critiche nelle Regioni della convergenza.
A titolo di ulteriore esempio, il Ministro riporta l’ultimo bando di grant da parte dell’European Research Conuncil per progetti proposti da singoli ricercatori, che rappresenta un’opportunità di grande rilievo, atteso che investe anche le capacità gestionali dei ricercatori, i quali possono decidere dove utilizzare il grant ottenuto. Anche in questo caso l’Italia, pur figurando al primo posto per numero di progetti avanzati, è assai più bassa in classifica in termini di assegnazioni, confermando un dato costante dal 2007. Negli anni di operatività di detti grant, l’Italia se ne è aggiudicati infatti solo 72 in tutto, a dimostrazione dell’evidente difficoltà del sistema a trasformare ottimi progetti in progetti Paese.
Dopo aver illustrato una tabella in cui sono riportate le specifiche azioni in essere e quelle in fase di avvio, il Ministro riferisce di aver avviato, nello scorso mese di dicembre, i progetti FIRB giovani e PRIN, attraverso cui spera si realizzi quella sorta di “palestra” in cui i ricercatori potranno allenarsi in vista di Horizon 2020.
Egli comunica indi di aver stanziato alcune somme residue (pari a 100 milioni del MIUR e 100 milioni dell’Ambiente) per stimolare la trasformazione di alcuni progetti in progetti Paese. In particolare, ritiene che la città rappresenti il centro reale della domanda dei cittadini, rispetto alla quale la digitalizzazione sta diventando dirompente. Occorre pertanto configurare delle città intelligenti, nelle quali sia possibile utilizzare proficuamente la grande quantità di dati esistente, attraverso modalità di comunicazione diverse. L’enorme disponibilità di dati cambia infatti il nostro modo di essere e deve essere gestita in modo intelligente. A tal fine, egli ha individuato sette verticalizzazioni, fra cui la scuola, la sanità, la mobilità, l’ambiente, l’energia e il binomio cultura-turismo. Partendo dalla domanda pubblica in ciascuno di questi settori, occorrerà mettere i dati a disposizione di comunità più ampie attraverso associazioni temporanee di imprese che coprano competenze diverse. Sul territorio opereranno dunque micro imprese per sviluppare i progetti di imprese più grandi. Per superare le difficoltà che esse potranno incontrare nel divenire stabili nel tempo, occorrerà supportarle con capitali di rischio ed incentivarne il lavoro sinergico in distretti. Si tratta di un progetto, prosegue il Ministro, che partirà dal Sud, instaurando un meccanismo virtuoso per tutto il Paese.
Per il medesimo progetto al Centro-Nord è prevista la devoluzione di 700 milioni di euro, di cui una quota parte a fondo perduto e una quota parte sul fondo rotativo.
Passando ai temi dell’università, il Ministro rileva anzitutto come sia necessario ringiovanire le università e assicurare periodicità al reclutamento.
E’ poi necessaria la riforma dei dottorati di ricerca, atteso che attualmente solo il 20 per cento dei dottorati trova sbocco presso l’università o enti di ricerca. Occorre dunque che l’investimento abbia una maggiore ritorno verso la comunità, sia nella pubblica amministrazione che nelle aziende, e si migliori la percezione dei dottorati, allo stato di età troppo elevata e con buona esperienza di laboratorio ma non di gestione. A titolo di esempio cita il bando da lui emesso per quattro figure di consigliere, per le quali ha richiesto proprio un’età giovanile e il possesso del dottorato.
Dopo aver accennato all’obiettivo della valutazione, il Ministro si sofferma sul diritto allo studio, informando che il decreto legislativo previsto dalla legge n. 240 del 2010 sta per essere trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni.
Quanto alla revisione del finanziamento dell’università, egli pone l’accento sulla specificità del Fondo per il finanziamento ordinario (FFO), che rappresenta solo un segmento di un sistema complesso. L’università può infatti contare su tre distinte linee di finanziamento statale: le risorse a copertura delle spese correnti, i fondi infrastrutturali e i fondi per la ricerca. Quanto al primo canale, pari a 7,5 miliardi di euro, esso si compone del FFO, della programmazione triennale e delle economie da turn over, che consentono di liberare molte risorse vincolate. A tale riguardo, egli comunica di aver destinato al FFO 300 dei 400 milioni disponibili sul cosiddetto “fondo Letta”.
Con riferimento al secondo canale, sul quale pure sono dirottate alcune risorse del “fondo Letta”, egli si sofferma in particolare sul Fondo edilizia ed infrastrutture, sul Fondo per le residenze di cui alla legge n. 338 del 2000, sulle risorse per collegi e residenze, nonché sul Piano per il Sud già avviato dagli ex ministri Gelmini e Fitto per 1,2 miliardi di euro. Si tratta in particolare di completare tutte le strutture esistenti e di promuoverne l’ottimizzazione energetica. A tale canale afferiscono anche il PON A3-Rafforzamento strutturale (di cui il 30 per cento è destinato alle università), nonché la rinegoziazione dei mutui con la Cassa depositi e prestiti alla luce della riduzione degli interessi e in vista di un allungamento del debito. Occorre peraltro che le risorse liberate tornino alle università con il vincolo di essere utilizzate per la riduzione del debito. Tale canale assomma complessivamente a 1,7 miliardi di euro. Il terzo canale di finanziamento riguarda, infine, i fondi per la ricerca, per un totale di 3,3 miliardi di euro. Si tratta dei fondi PRIN 2010-2011, FIRB 2012, PON 2 – Distretti e laboratori, PON 1 – Ricerca industriale, distretti Centro-Nord e dottorati di ricerca.
Nel complesso, le risorse disponibili assommano perciò a circa 12,5 miliardi.
Quanto poi al settore dell’istruzione, evidenzia l’urgenza di mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici e dare concretezza all’autonomia scolastica in un’ottica di responsabilità. Atteso che non è realistico un incremento di risorse disponibili nel breve periodo, occorre peraltro utilizzare meglio quelle che ci sono, realizzando le possibili razionalizzazioni. Individua dunque alcune azioni prioritarie di intervento, fra cui innanzitutto ilrilancio e lo sviluppo dell’autonomia nelle scuole; un nuovo modello di governance del servizio scolastico; la revisione delle Indicazioni nazionali e dei curricula, in senso più cooperativo e meno autorizzativo; la valorizzazione della professionalità dei docenti, con adeguati investimenti; lo sviluppo del sistema nazionale di valutazione; ilrecupero delle aree scolastiche più compromesse, di cui sottolinea la complessità; l’integrazione tra i sistemi di istruzione, formazione e lavoro per il rilancio della cultura tecnica e scientifica e il sostegno all’occupazione; la promozione del merito e dell’eccellenza; interventi a favore dell’edilizia scolastica e messa in sicurezza degli edifici scolastici. A questo ultimo riguardo, il Ministro riporta che il patrimonio edilizio scolastico assomma a 64 milioni di metri quadri, di cui il 75 per cento costruita prima degli anni Ottanta. Si tratta perciò di un’edilizia piuttosto povera, di cui il 10 per cento è in affitto e il 30 per cento si trova in aree ad elevato valore immobiliare. Rispetto ad una popolazione di 8 milioni di studenti, il dato è di 8 metri quadri a studente, che risulta addirittura maggiore della media europea (pari a 6 metri quadri). Gli spazi non tuttavia ben utilizzati perché in gran parte originariamente costruiti con altre finalità. Inoltre, quasi tutte le scuole si trovano in classe G dal punto di vista energetico, facendo registrare un costo di 200 euro a metro quadro, per un totale di 12 miliardi, che si scarica sugli enti locali. Se si riuscisse a portare buona parte degli edifici scolastici in classe B, il costo energetico scenderebbe a 60 euro a metro quadro, per un totale di 4 miliardi. Se poi si riuscisse a trasformarli in classe A, il costo energetico scenderebbe addirittura a 35 euro a metro quadro, per un totale di 3 miliardi. Il Ministro assicura pertanto il massimo impegno in questo senso. Fra gli altri interventi prioritari in materia scolastica, egli cita infine la semplificazione delle modalità di finanziamento della scuola paritaria nel sistema pubblico di istruzione e l’innovazione digitale nella scuola.

Dopo un breve dibattito sull’ordine dei lavori in cui intervengono i senatori PROCACCI (PD) e VALDITARA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI), cui risponde il PRESIDENTE, prende la parola il senatore GIAMBRONE (IdV) il quale ringrazia anzitutto il Ministro per la sua ampia esposizione. Chiede tuttavia di chiarire se vi sia un’effettiva inversione di tendenza rispetto al passato e, in particolare, se le politiche formative abbiano finalmente guadagnato il centro dell’azione di Governo. In tal senso, le dichiarazioni del Ministro sulla difficoltà di reperire risorse aggiuntive non sembrano incoraggianti. Gli ultimi anni hanno del resto visto numerosi interventi che hanno falcidiato il mondo dei saperi, dalla riduzione del tempo scuola, all’aumento degli alunni per classe, alla revisione delle classi di concorso. Occorre dunque un cambio di passo, che marchi la differenza con il passato.
Dopo aver apprezzato le parole del Ministro sulla sicurezza nelle scuole, l’oratore chiede che il Ministro si pronunci sull’istituzione di dotazioni organiche aggiuntive, sulla gestione del personale docente in esubero, con particolare riguardo al difficile equilibrio fra giovani e precari, e sulla possibilità di abilitare all’insegnamento musicale coloro che ne sono rimasti esclusi per una normativa irragionevole.
In tema di università, chiede ragguagli in ordine al finanziamento delle borse di studio e alla sorte degli idonei, assicurando il sostegno del suo Gruppo all’azione del Ministro, nella misura in cui saprà segnare una forte discontinuità con il passato.

La senatrice Vittoria FRANCO (PD) non esita a definirsi sconvolta dall’enunciazione del Ministro, che ha illustrato un programma indubbiamente destinato a sconvolgere gli assetti del Paese. Dopo più di due anni caratterizzati da riforme ispirate da intenti punitivi nei confronti della ricerca e dell’università, le parole del Ministro non possono non essere salutate con entusiasmo. La realizzazione del programma illustrato contribuirà infatti certamente alla crescita del Paese.
Ella dichiara poi di condividere l’obiettivo del Ministro di svecchiare l’università e la ricerca italiane e si augura che ciò possa essere conseguito nella fase applicativa della riforma.
Quanto al diritto allo studio, ella auspica l’ampliamento del numero dei diplomati e dei laureati, ponendo l’accento sull’importanza di creare le condizioni affinché tutti possano competere ad armi pari, piuttosto che inseguire la meritocrazia. In proposito, chiede delucidazioni sulle sorti del Fondo per il merito introdotto dalla legge n. 240 e indi trasformato in Fondazione, sottolineando l’esigenza di garantire eguale cittadinanza a tutti. Concorda altresì sull’obiettivo di assicurare periodicità al reclutamento, evidenziando nel contempo la necessità di evitare la formazione di nuovo precariato. Apprezza inoltre l’intenzione di assicurare maggiore dignità ai dottorati di ricerca.
Rivolge indi due domande specifiche al Ministro, di cui la prima sui criteri di assegnazione dei PRIN, che rischiano di penalizzare le scuole di eccellenza e la ricerca di base, nonché sui parametri di valutazione elaborati dall’ANVUR, pur nella sua autonomia.
Quanto alla scuola, ella ritiene infine indispensabile rimotivare i docenti, recuperando il ruolo fondamentale della scuola rispetto ad altre agenzie formative che, negli ultimi anni, hanno contribuito alla diffusione di disvalori.

Il senatore ASCIUTTI (PdL), dopo aver ringraziato il Ministro per la sua esposizione, gli chiede quali siano le sue intenzioni in ordine all’imminente scadenza del mandato di alcuni rettori, a fronte dell’ancora incompiuta riforma delineata dalla legge n. 240.
Sollecita altresì ragguagli in ordine alle nuove assunzioni, tanto più che è ancora vigente il vincolo di non superare il 90 per cento del FFO per la spesa destinata al personale. A fronte delle continue riduzioni del Fondo, tale soglia è stata infatti incolpevolmente sforata da molti atenei, con gravi ripercussioni su un’intera generazione di talenti. Chiede quindi al Ministro di esprimersi al riguardo, con particolare riferimento alle idoneità in scadenza.
Egli evidenzia poi la difficoltà dei docenti che abbiano conseguito un finanziamento privato ad assumere ricercatori e sollecita un aggiustamento della normativa relativa alle borse di studio e di ricerca.
Dopo aver condiviso l’intenzione di valorizzare i dottorati di ricerca, suggerendo di estendere l’azione alle specializzazioni in medicina, si sofferma indi sull’edilizia scolastica, invitando a verificare con attenzione le situazioni di emergenza denunciate.
Quanto infine all’autonomia, ritiene che dovrebbe estendersi alla gestione del personale docente ed in tal senso chiede al Ministro di pronunciarsi sul futuro delle graduatorie.

Il senatore RUSCONI (PD) ringrazia il Ministro per il messaggio positivo trasmesso, secondo cui la formazione non è più un settore di spesa ma di investimento ed auspica che in questo modo la funzione docente possa recuperare centralità.
Chiede poi al Ministro di precisare come intenda coniugare la promessa attenzione ai giovani con il dovuto rispetto dei diritti acquisiti dai precari in questi anni, augurandosi che il reclutamento venga bandito con costante periodicità biennale.
In merito all’edilizia scolastica rileva che solo il 40 per cento delle scuole ha il certificato di idoneità. Ritiene pertanto che i comuni dove ha sede il restante 60 per cento degli edifici scolastici dovrebbero essere autorizzati a sforare il patto di stabilità.
Sollecita infine procedure più agili per l’accreditamento delle risorse alle scuole.

Il senatore PITTONI (LNP) rivendica al suo Gruppo l’impegno per riequilibrare la situazione delle università sottofinanziate, incrementando la consistenza dei fondi assegnati per merito. A tal fine, mancano tuttavia alcuni decreti attuativi della legge n. 240, come quello sui costi standard per studente, su cui chiede informazioni al Ministro.
Sottolinea poi le disfunzioni legate alla limitazione degli accessi per determinate facoltà, come ad esempio medicina, e ne sollecita un ripensamento.
Dopo aver convenuto sull’urgenza di assicurare la sicurezza nelle scuole, pur con le verifiche sollecitate dal senatore Asciutti, si sofferma sulla problematica del reclutamento degli insegnanti, le cui aspettative sono state finora largamente disattese. Pone quindi in luce la necessità di intervenire con urgenza e dà conto del suo impegno a favore di una proposta, oggetto di ampio confronto con gli operatori del settore, che coniuga merito e capacità nell’interesse di tutti, per migliorare la qualità dei docenti e, di conseguenza, degli studenti.

In considerazione dell’elevato numero degli iscritti a parlare, il PRESIDENTE rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

La seduta termina alle ore 16,20.

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(7a Commissione Senato, 25 gennaio 2012) Seguito del dibattito sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende il dibattito, sospeso nella seduta dell’11 gennaio scorso.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il senatore ASCIUTTI (PdL) chiede che il Ministro anticipi la risposta ad alcuni quesiti urgenti posti nell’ultima seduta, affinché i parlamentari si possano regolare in relazione all’esame del decreto-legge n. 216, cosiddetto “mille proroghe”. Fra gli altri, ricorda il superamento del vincolo del 90 per cento fra spese per il personale e finanziamento ordinario delle università ai fini delle assunzioni, la prossima scadenza dell’idoneità conseguita da molti ricercatori e la imminente conclusione del mandato di numerosi rettori.

Intervenendo anch’ella sull’ordine dei lavori, la senatrice SOLIANI (PD) sottolinea come la Commissione stia procedendo con ritardo alla discussione delle dichiarazioni programmatiche del ministro Profumo. Si augura tuttavia che ragioni di urgenza non impediscano ai commissari di esporre con agio le proprie posizioni politiche, interloquendo con il Ministro in tempi certi e garantiti.

Il PRESIDENTE, accogliendo le sollecitazioni testè espresse, propone che al termine della seduta odierna il ministro Profumo anticipi la risposta ai quesiti più urgenti, fermo restando il diritto di ciascun senatore di intervenire nel dibattito, al cui termine si svolgerà la replica complessiva del Ministro.

Conviene la Commissione.

Nel dibattito interviene quindi il senatore VITA (PD), il quale, approfittando della delega del ministro Profumo sull’innovazione, gli chiede se sia favorevole alla sperimentazione nelle scuole del software libero, che consentirebbe cospicue economie di scala. Con riferimento al progetto delle smart cities, sollecita poi una particolare attenzione al digital divide il quale, se sommato al cultural divide, rischia di diventare esplosivo ed addirittura distruttivo se ad esso si aggiunge anche la povertà economica in senso classico. Egli si sofferma indi sull’attuazione della legge n. 240 del 2010, sottolineandone le incongruenze. In particolare, evidenzia che le nuove abilitazioni nazionali non sono ancora state avviate e rischiano di non esserlo per tutto il 2012, sicché viene a mancare proprio uno degli elementi di maggiore novità della riforma. Chiede quindi ragguagli in proposito, con riguardo fra l’altro all’utilizzazione dei fondi 2012 del Piano straordinario di reclutamento dei professori associati. Passando alla ricerca, chiede al Ministro di precisare i suoi intendimenti per infondere nuova linfa al settore, anche al fine di onorare la prestigiosa tradizione italiana al riguardo. Segnala inoltre il discutibile “criterio della mediana” proposto dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), che rischia di penalizzare i giovani e lamenta una scarsa attenzione per le scienze umane. Dopo aver sollecitato il Ministro ad esprimere la propria opinione sul mantenimento del valore legale del titolo di studio e sui tempi di attuazione della riforma Gelmini, per la parte relativa al diritto allo studio, conclude osservando che per la realizzazione delle misure illustrate dal Ministro occorrono consistenti risorse, che si augura il Governo voglia dedicare ai campi del sapere.

Il senatore DE ECCHER (PdL) rimarca il prevalere, negli ultimi decenni, di un approccio all’istruzione teso a portare il maggior numero di studenti possibile ai massimi livelli formativi, con conseguente scadimento della selezione e dequalificazione dei titoli di studio conseguiti. A questa filosofia egli oppone invece la necessità di una precisa programmazione del fabbisogno, estesa anche alla scuola secondaria superiore, onde evitare di condurre fino alla laurea un numero eccessivo di studenti, una parte dei quali sarebbe inevitabilmente priva di avvenire. Censura poi le difficoltà manifestate dal mondo dell’istruzione ad aprirsi verso i settori produttivi, in un’ottica sostanzialmente autoreferenziale.

Il senatore LEONI (LNP) raccoglie con entusiasmo le idee fortemente innovative illustrate dal Ministro, ad esempio con riguardo all’edilizia scolastica, e si dichiara pronto a seguirle a partire dalla sua città, purchè ne siano chiariti i contorni. Chiede poi al Ministro conferma sulle prospettive di un polo tecnologico a Genova e sollecita la promozione di università di eccellenza, dotate di adeguate infrastrutture.

Il senatore CERUTI (PD) esprime apprezzamento per la cornice culturale delle dichiarazioni programmatiche del Ministro, che dà respiro all’urgenza dei problemi e imprime un cambio di marcia, prefigurando un vero e proprio nuovo umanesimo. Questa sfida stride tuttavia, a suo avviso, con il nostro sistema di istruzione e formazione, che necessità con urgenza di una vera riforma dell’università rispetto al modello a suo tempo delineato. Al di là delle disquisizioni sul valore legale del titolo di studio, egli rileva infatti che manca il necessario contesto di regole sulla competitività. Chiede quindi al Ministro quale ruolo ritenga che debba avere lo Stato nella definizione di detto contesto di regole, che a suo giudizio dovrebbero essere volte a consentire a tutti gli atenei di tendere insieme verso l’eccellenza. In tal senso, pone l’accento sull’opportunità di stimolare le università ad integrarsi, sul modello dei reti territoriali. Egli domanda poi al Ministro se corrisponda al vero che anche nel 2012 saranno congelati gli squilibri nel finanziamento degli atenei, come è già accaduto nel 2011. Al riguardo, richiama l’articolo 11 della legge n. 240, introdotto su iniziativa della Lega, che prevedeva l’attribuzione dell’1,5 per cento del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) agli atenei sottofinanziati. Tale norma è stata disattesa nel 2011 e, a quanto pare, rischia di restare lettera morta anche per il 2012. Alcuni atenei non possono tuttavia competere adeguatamente proprio per un vistoso sottofinanziamento e si ritrovano ai margini della legalità per il mancato rispetto del vincolo percentuale relativo alle tasse di iscrizione degli studenti. Auspica pertanto uno sblocco del sistema di riequilibrio. Passando alla ricerca, egli rammenta che il 27 dicembre scorso il Ministero ha bandito i PRIN e i progetti FIRB, che rappresentano le due leve più importanti per sviluppare la ricerca universitaria, soprattutto a favore dei giovani. Esprime tuttavia perplessità sulla scelta di svolgere una preselezione a livello di ateneo e di adottare criteri di carattere quantitativo. In questo modo, teme infatti che risultino favoriti i grandi atenei a danno di quelli più piccoli e la ricerca scientifica rispetto a quella umanistica. Pone infine l’accento sulle problematiche relative all’Alta formazione artistica e musicale (AFAM), sottolineando l’esigenza di ridefinire con sollecitudine lo stato giuridico dei docenti. Evidenzia altresì la criticità dei titoli di studio dei restauratori.

La senatrice SOLIANI (PD) esprime a sua volta apprezzamento per l’inversione di tendenza impressa dal ministro Profumo, dichiarando di condividerne gli intenti di semplificazione ed essenzialità. Dopo aver rilevato come la finalità fondamentale dell’istruzione consista nel costruire le basi per la democrazia e la cittadinanza, nazionale ed europea, invita il Ministro a fare in fretta per dare quanto prima il segno di un possibile cambiamento. In particolare, si augura che il Ministro possa dimostrare che è possibile, attraverso la scuola, combattere le disuguaglianze e, contestualmente, responsabilizzare i giovani. Ella dichiara poi di condividere le considerazioni del Ministro in ordine alla unicità di Governo e alla ricerca di sinergie con le altre amministrazioni, nazionali ed europee, per un ben preciso “progetto Paese”. In questa prospettiva, ritiene strategico anche un rapporto saldo con le Regioni e gli enti locali ed in tal senso apprezza l’impegno del Ministro a favore del Sud. Dopo aver sollecitato il Ministro a conferire autonomia responsabile alle scuole, attraverso l’erogazione di adeguate risorse di cui controllare l’efficacia con una precisa verifica dei risultati, si sofferma sui problemi di governance, ponendo in luce la connessione con la riforma delle autonomie locali. Auspica indi una effettiva terzietà degli organi di valutazione quali l’ INVALSI e l’ANVUR, sollecitando un approccio che non sia solo di risultato immediato ma anche di lunga gittata. Ella sottolinea altresì il ruolo fondamentale dei docenti, che tuttavia appaiono allo stato sempre più depressi. Si augura quindi che il concorso annunciato dal Ministro per i giovani docenti possa essere l’occasione per rivitalizzare la categoria. Invita tuttavia il Ministro ad adoperarsi affinché il Ministero non compia gli stessi errori del recente passato, quali quelli riscontrati in ordine al concorso per presidi o per insegnanti all’estero. Conclude richiamando le difficoltà della Scuola per l’Europa di Parma, i cui recenti concorsi non sono esenti da criticità e zone d’ombra. Invoca perciò maggiore trasparenza, tanto più in considerazione della dimensione europea in cui opera l’istituzione.

Il senatore VALDITARA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI) osserva in primo luogo come l’orizzonte temporalmente definito del Governo induca a concentrare l’attenzione su poche misure, ma di qualità. In tale prospettiva, egli raccoglie con soddisfazione gli intendimenti illustrati dal Ministro con riguardo all’edilizia scolastica, che rappresenta a suo avviso un settore idoneo a rilanciare la qualità dell’insegnamento e a rimettere in moto segmenti produttivi importanti. Al riguardo, suggerisce peraltro il ricorso al project financing, in analogia a quanto già disposto dal Governo per le carceri. Sollecita altresì il Ministro a dare una risposta al mondo del precariato attraverso la definizione di regole certe, che consentano ai docenti di prefigurare precisi percorsi di carriera. Quanto alla riforma della governance degli istituti, condivide l’esigenza di uno stretto rapporto con gli enti locali ma ritiene fondamentale anche quello con il mondo delle imprese. Il tema di finanziamento privato alla scuola, ricorda, era stato del resto sfiorato nella XV legislatura dall’allora ministro Fioroni, ma poi non adeguatamente perseguito. Reputa invece che la riforma del reclutamento abbia bisogno di tempi più lunghi. Il concorso nazionale preannunciato dal Ministro potrebbe tuttavia rappresentare una prospettiva importante. Dopo aver suggerito che le università virtuose possano superare il vincolo del 50 per cento attualmente imposto al turn over, eventualmente istituendo un fondo ad hoc sul modello francese o tedesco, si sofferma sulle criticità dei PRIN, denunciando criteri spesso insufficienti ad evitare opacità. Chiede altresì quali siano i tempi per i prossimi concorsi universitari e quali incentivi il Ministro abbia in animo di introdurre per inserire i dottori di ricerca nelle imprese. Avviandosi alla conclusione, rammenta che nella riforma Gelmini si erano mantenuti gli scatti meritocratici per i docenti, successivamente abrogati dal ministro Tremonti ma infine recuperati. Al riguardo permane tuttavia negli atenei una qualche incertezza, per cui sollecita il Ministro a fare chiarezza. Auspica infine un deciso impegno del Ministro a favore della internazionalizzazione dell’accademia.

Come convenuto ad inizio di seduta, il ministro PROFUMO risponde quindi ai quesiti più urgenti, riservandosi di intervenire più diffusamente in sede di replica.
Con riguardo alla possibilità per le università che abbiano superato la soglia del 90 per cento nel rapporto fra spese per il personale e finanziamento ordinario, comunica che è in fase di elaborazione finale lo schema di decreto legislativo previsto dalla legge n. 240, che prevede la definizione di nuovi parametri. In particolare, saranno prese in considerazione anche altre categorie di spesa, ad esempio per il personale a tempo determinato e per infrastrutture, nonché altre entrate come le tasse degli studenti e il piano triennale. Verranno così a incrociarsi due parametri, di cui uno relativo alle spese per il personale a tempo determinato e indeterminato, e un altro relativo alle spese per infrastrutture, che consentiranno una maggiore gradualità e una diversa premialità. Le università virtuose potranno infatti superare la soglia del 50 per cento di turn over.
Quanto alla scadenza delle idoneità, di cui sottolinea il legame con le ridotte disponibilità finanziarie delle università, osserva che occorre compiere un’attenta ricognizione e presumibilmente indirizzarsi verso una proroga.

Il senatore PROCACCI (PD), riservandosi di intervenire in discussione generale, chiede al Ministro di esprimersi in ordine all’emendamento, approvato dalle Commissioni I e V della Camera dei deputati al decreto-legge n. 216 del 2011 (“milleproroghe”), che prevede espressamente la possibilità per le università di derogare alla soglia del 90 per cento ai fini delle assunzioni.

Il ministro PROFUMO tiene a precisare la differenza tra i criteri per la distribuzione del FFO e la possibilità per gli atenei di procedere ad assunzioni. Con particolare riguardo all’emendamento, si dichiara favorevole ad una maggiore attenzione per le università in condizioni critiche e quindi ad un conseguente allentamento dei vincoli attuali, sia pure con le opportune differenziazioni.

Il ministro consegna indi alla Commissione una documentazione recante le linee guida della sua azione di Governo.

Il PRESIDENTE avverte che tale documentazione sarà resa disponibile per la pubblica consultazione sulla pagina web della Commissione.

Prende atto la Commissione.

Il PRESIDENTE rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

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(7a Commissione Senato, 8 febbraio 2012) Seguito del dibattito sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende il dibattito, sospeso nella seduta del 25 gennaio scorso.

Interviene il senatore LIVI BACCI (PD), il quale pone l’accento sull’esigenza di una maggiore internazionalizzazione degli atenei. Al riguardo, rileva con rammarico che gli studenti italiani sono fra i minori utilizzatori del programma europeo Erasmus, benché con significativi squilibri a livello territoriale interno. Egli suggerisce pertanto alcune politiche mirate, atte ad aumentare la percentuale di connazionali che usufruiscono del programma. Fra queste cita ad esempio la possibilità di sgravi fiscali alle famiglie che documentino spese connesse al programma, la corresponsione di prestiti d’onore in linea con quanto previsto dal prossimo programma Erasmus per tutti, nonchè un più certo riconoscimento dei crediti acquisiti all’estero ed una loro maggiore spendibilità nel sistema formativo nazionale.
Quanto al finanziamento della ricerca, egli conviene con il Ministro sull’opportunità di sostenere i grandi progetti che vedano la collaborazione di atenei italiani con i loro omologhi stranieri, nonché la messa in rete di collaborazioni fra diverse università nazionali. Ritiene tuttavia altrettanto proficuo incentivare i piccoli progetti, anche individuali, attraverso procedure più snelle.

Il senatore PROCACCI (PD) si sofferma anzitutto sui temi dell’università, dichiarando di condividere le affermazioni del Ministro sulla necessità di ringiovanire del personale docente e assicurare periodicità al reclutamento. Richiama tuttavia l’attenzione del Ministro sul Piano straordinario per l’assunzione di professori di seconda fascia, previsto dall’articolo 29, comma 9, della legge n. 240 del 2010. Su tale atto, entrambe le Commissioni parlamentari hanno espresso un parere, vincolante per legge, che sollecitava il Ministro a superare il criterio del 90 per cento del rapporto fra finanziamento ordinario e spese per il personale ai fini delle assunzioni. Il Ministro non ha tuttavia recepito tale indicazione, limitandosi a calcolare predetta percentuale al 31 dicembre 2010, all’uopo inserendo un’apposita copertura legislativa nel decreto-legge n. 216 del 2011, cosiddetto “milleproroghe”, attualmente all’esame del Senato. Nel corrispondente decreto-legge “milleproroghe” dell’anno scorso, infatti, non era stata inserita analoga norma di adeguamento della soglia al 2011. Egli ricorda tuttavia che il Piano straordinario era stato concepito, nell’ambito della legge n. 240, per consentire assunzioni a tutte le università, mentre l’applicazione del vincolo ha escluso ben 16 atenei, che pure avevano regolarmente bandito i concorsi prima dei tagli imposti nel 2008 dagli allora ministri Tremonti e Gelmini. Ritiene pertanto ingiusto applicare il vincolo a quelle assunzioni, in quanto penalizzerebbe talenti del tutto incolpevoli. Osserva poi che la virtuosità di un’università non può essere considerata solo dal punto di vista finanziario. Occorre infatti tenere conto anche di altri parametri, come il numero degli esoneri, certamente più cospicuo nel Meridione, nonché la consistenza dei finanziamenti privati, senz’altro più rilevante al Nord. Ciò nonostante, la Costituzione impone di tutelare tutti gli studenti meritevoli, ancorché privi di mezzi, e di consentire loro di giungere ai gradi più elevati di istruzione. Tutte le università devono quindi essere poste in condizioni di competere fra loro. Si augura pertanto che il Ministro voglia dimostrare una precisa volontà politica in tal senso, ricusando la prospettiva di accompagnare all’eccellenza solo un ristretto numero di sedi. Sul piano concreto, lo invita a sostenere l’emendamento al decreto-legge n. 216 che egli si accinge a presentare recependo l’indicazione unanime a suo tempo espressa dalla Commissione.
Con riferimento alla scuola, apprezza indi le considerazioni del Ministro circa le aree disagiate del Paese ed auspica una riflessione sull’opportunità di destinare a tali zone un contingente di docenti particolarmente preparati, che potrebbe fra l’altro determinare cospicui risparmi in termini di sicurezza.

La senatrice Mariapia GARAVAGLIA (PD) esprime piena sintonia con le dichiarazioni programmatiche del Ministro. Registra tuttavia con rammarico la scarsa propensione dei giovani laureati a restare in ambito universitario, per assoluta mancanza di prospettive certe. Il percorso di tenure track, individuato dalla legge n. 240, non è infatti sufficiente in assenza di una programmazione triennale dotata di adeguate risorse.
Quanto alla scuola, chiede al Ministro di chiarire come intenda mettere in pratica il tirocinio formativo attivo, manifestando condivisione sull’obiettivo di coniugare autonomia e responsabilità. Concorda altresì sulla prospettiva di tenere le scuole aperte il più a lungo possibile, anche se non può esimersi dal constatare che attualmente il tempo pieno è ridotto e la sicurezza degli edifici non è assicurata. Sollecita inoltre la piena operatività degli strumenti di monitoraggio dell’autonomia, stigmatizzando l’incertezza normativa in ordine all’Agenzia nazionale, ora nuovamente trasformata in Istituto, con una fase di transizione che non giova a nessuno.
Avviandosi alla conclusione, si sofferma sul diritto allo studio e sulla valorizzazione del merito, chiedendo ragguagli sull’apposita Fondazione. Si associa altresì al suggerimento di promuovere le capacità individuali che giudica indispensabili per incentivare la competizione fra atenei.

La senatrice BLAZINA (PD) sottolinea anzitutto l’importanza di incentivare la collaborazione fra università, anche straniere, ad esempio attraverso progetti transfrontalieri, come quelli condotti dagli atenei di Trieste ed Udine.
Pone poi l’accento sulle problematiche delle scuole con lingua di insegnamento slovena e bilingui, che partecipano a pieno titolo al sistema scolastico italiano, presentando tuttavia qualche specificità da tenere nel debito conto. E’ infatti un diritto inalienabile di tutti i bambini essere istruiti nella propria madre lingua. In questi anni, le predette scuole sono state tuttavia oggetto di trasformazione, nell’ambito dei processi di riordino che hanno interessato l’intero sistema nazionale, con conseguenze negative che impongono un’urgente riflessione. Tali scuole hanno peraltro registrato, recentemente, un aumento delle iscrizioni, dovuto a famiglie miste ovvero di lingua italiana che le scelgono come strumento di integrazione. In due comuni della Regione le scuole italiane sono state addirittura trasformate in bilingui e, in un caso, anche trilingue.
Ella evidenzia quindi le problematiche di maggiore rilievo in attesa di soluzione: la formazione iniziale del personale docente, atteso che non è stato ancora emanato il decreto previsto dall’articolo 15, comma 25, del decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 2010; lo stato giuridico di tutto il personale delle scuole bilingue, in assenza del contingente organico specifico; l’istituzione della sezione di lingua slovena presso il conservatorio di Trieste.
Nel ricordare di aver presentato uno specifico disegno di legge in materia, di cui si augura l’approvazione prima della fine della legislatura, sollecita un dialogo costruttivo con il Ministro nell’auspicio che le scuole di lingua slovena rientrino nell’ambito delle innovazioni che egli ha esposto.

Il senatore PITTONI (LNP) coglie l’occasione per segnalare al Ministro le criticità connesse al possibile inserimento di nuovi insegnanti abilitati nelle graduatorie ad esaurimento, previsto da un emendamento approvato dalla Camera dei deputati al decreto-legge “milleproroghe”. In proposito, reputa ingiusto consentire ai nuovi insegnanti abilitati di scegliere la provincia di inserimento conoscendo i punteggi di tutti gli altri candidati già inseriti. Inoltre, in occasione dell’ultimo aggiornamento era stato garantito che le graduatorie sarebbero state bloccate per tre anni senza nuovi aggiornamenti o inserimenti. Assumere ora una decisione in direzione diametralmente opposta lederebbe fortemente i diritti di chi ha scelto una determinata provincia e finirebbe per essere scavalcato da nuovi inseriti, aprendo un contenzioso infinito. Inoltre, diventerebbe difficilissimo, se non impossibile, reclutare docenti attraverso concorso.
Il risultato pratico della norma contenuta nel “milleproroghe” sarebbe dunque, prosegue l’oratore, solo quello di offrire alle associazioni di avvocati specializzate nel settore un’altra occasione di arricchimento, dopo quella conseguente alle incertezze sulle immissioni in coda o a pettine. Né va trascurato il fatto che si ridarebbe così fiato a chi in questi anni ha lavorato contro la riforma del reclutamento in senso meritocratico e vorrebbe boicottare il tentativo di correggere l’accentuata disomogeneità di valutazione sul territorio con un progetto organico. Il salto all’indietro di cinque anni rappresentato dal ritorno di fatto alle liste permanenti, oltre a vanificare il lavoro dell’allora ministro Fioroni, verrebbe peraltro presto affiancato dalla richiesta di recuperare “provvisoriamente” anche i vecchi concorsi, con un salto complessivo all’indietro di ben dodici anni.
A suo giudizio, il problema dei circa 23.000 nuovi abilitati senza collocazione si inserisce invece nella più ampia questione del precariato degli insegnanti, che va affrontata alla radice varando il più presto possibile un nuovo meccanismo di reclutamento. In proposito, egli rammenta il progetto elaborato dalla sua parte politica, che ha da tempo la disponibilità a discuterne della quasi totalità delle forze sindacali e delle parti interessate. Si tratta di una proposta, precisa, in linea con il suggerimento, incluso su sua richiesta nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva svolta dalla Commissione sugli effetti connessi all’eventuale abolizione del valore legale del titolo di studio, di dare meno importanza al punteggio di laurea, privilegiando invece l’esito delle prove di valutazione nella determinazione della graduatoria dei bandi di concorso per assunzione nella Pubblica amministrazione. Anche la summenzionata riforma del reclutamento prevede infatti che l’inserimento dei giovani nuovi abilitati nella “sezione aperta” degli albi a carattere regionale avvenga sulla base della somma di un punteggio, costituito per 1/5 dai titoli e per 4/5 da una valutazione approfondita effettuata a parità di condizioni con gli altri iscritti all’albo regionale, e dei punti del concorso, che dovrebbe vertere su direttive nazionali – uguali per tutti – ma gestito a livello regionale. Libera sarebbe la scelta della regione ove collocarsi. Gli albi regionali avrebbero altresì una “sezione ad esaurimento”, con una diversa percentuale di cattedre assegnate.
Dopo aver sottolineato come il progetto illustrato sia pienamente conforme alla Costituzione e alla normativa europea, egli pone in luce come esso porrebbe al riparo dal rischio di essere scavalcati, in quanto perderebbero appetibilità i corsi on line più o meno fasulli, spesso ridotti a puro “mercato” dei punti, nonché lo scambio di favori tra strutture private e docenti. Tali meccanismi inciderebbero infatti solo su 1/5 del punteggio base e non garantirebbero la preparazione necessaria per ottenere una buona valutazione nelle prove di preparazione, che inciderebbero per i restanti 4/5.

La senatrice BASTICO (PD), anche alla luce delle misure in materia di scuola contenute nei decreti-legge cosiddetti “milleproroghe” e “semplificazione”, sollecita alcuni approfondimenti sui temi dell’autonomia e dell’edilizia scolastica.
Con riferimento al primo, chiede al Ministro se intenda collegare la valorizzazione dell’autonomia con la ridefinizione della governance. Pur comprendendo che spetta al Parlamento l’iniziativa in materia, ritiene infatti utile sapere se la riforma degli organi collegiali rientra fra le priorità del Governo, atteso che la disciplina attuale risale agli anni Settanta e quindi ad un’epoca molto precedente l’autonomia. Ella ritiene altresì che l’autonomia scolastica debba essere fortemente connessa alle autonomie locali, ivi compresi i soggetti del territorio come il volontariato e l’associazionismo. Apprezza indi la scelta del Governo in ordine all’organico funzionale. Chiede tuttavia quale sia il punto di partenza da cui si intendano avviare le nuove modalità. Benché non sia necessario un numero maggiore di docenti quanto piuttosto la stabilizzazione del personale per le funzioni ordinarie, di supplenza, di sostegno, nonché di cura di alcuni progetti di particolare rilievo, risulta infatti cruciale la base da cui si intende partire per la ridistribuzione del personale secondo criteri oggettivi e trasparenti. Invita poi il Ministro ad esprimersi sulla natura che intende attribuire alle reti di scuole. In particolare, vorrebbe sapere se il Ministro le intende giuridicamente strutturate e titolari di contratti, ovvero come mere associazioni.
Passando all’edilizia scolastica, reputa piuttosto centralistico il piano predisposto dal Ministero. Invita pertanto a rifinanziare la legge n. 23 del 1996 e a svincolare gli investimenti in questo settore dal patto di stabilità. Suggerisce inoltre di destinare all’edilizia scolastica una quota dell’8 per mille del gettito IRPEF.
L’oratrice solleva infine alcune tematiche specifiche. Dopo aver chiesto al Ministro le proprie intenzioni in ordine al reclutamento dei docenti, lo interroga sulle sorti della scuola dell’infanzia. Gli organici non sono stati infatti ampliati e molti bambini non hanno avuto accesso quest’anno ad un segmento così importante della loro formazione. Domanda quindi al Ministro se intenda applicare la normativa che dispone la generalizzazione del servizio e come intenda procedere con le sezioni primavera per i bambini dai 2 ai 3 anni, anche alla luce del disegno di legge di iniziativa popolare presentato in materia.
Conclude augurandosi che il Ministro voglia sostenere l’estensione al 31 agosto 2012 del termine per la maturazione dei requisiti di pensionamento per i docenti, in considerazione della specificità del lavoro da loro svolto.

Il senatore MARCUCCI (PD) pone anzitutto in luce il rapporto fra ricerca, innovazione e imprese, stigmatizzando i tempi generalmente troppo lunghi del Ministero per l’approvazione dei progetti di ricerca e l’erogazione degli stanziamenti, che spesso giungono fuori tempo massimo per la realizzazione dei progetti stessi.
Prende indi atto delle dichiarazioni del Ministro circa la difficoltà di destinare risorse aggiuntive alla scuola nei prossimi anni. Sottolinea tuttavia le condizioni di sussistenza in cui si trovano numerose istituzioni scolastiche, ormai prive dei fondi indispensabili per la gestione ordinaria e quotidiana. Fra l’altro, censura la scelta di vietare l’esonero dall’insegnamento per i vice presidi di istituti comprensivi dislocati su più sedi, considerato il carico di lavoro da svolgere. Invita perciò ad attenuare il progressivo depauperamento delle scuole, con particolare riferimento ai territori montani, disagiati e periferici.
Segnala infine l’esperienza positiva dell’Istituto di alti studi di Lucca, che rappresenta a suo avviso un modello da estendere ad altre realtà del Paese.

Il senatore PETERLINI (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) sottolinea l’importanza di integrare la formazione con il mondo del lavoro, come del resto perseguito dalle scuole professionali della provincia di Bolzano che operano secondo un modello duale.
Apprezza altresì le dichiarazioni del Ministro a favore del risparmio energetico nelle scuole richiamando il progetto “casa-clima” della provincia di Bolzano che ha consentito risparmi pari al 90 per cento.
Dopo aver invitato a restituire dignità alla professione docente, attualmente un po’ scolorita, si sofferma su alcuni problemi specifici della provincia di Bolzano. In primo luogo, ricorda che, nel parere sullo schema di regolamento relativo alla riforma degli istituti professionali, su sua richiesta fu inserito un richiamo all’esigenza di consentire alle regioni e province autonome di realizzare corsi annuali per completare la formazione professionale dei ragazzi con l’esame di Stato. Occorre però ora accelerare le previste intese con il Ministero affinché detti corsi possano partire il prima possibile. Rammenta del resto che nel suo territorio gli alunni delle scuole professionali sono pari al 35 per cento della popolazione studentesca, contribuendo in modo determinante a mantenere basso il tasso di disoccupazione.
Evidenzia altresì la necessità di predisporre programmi per la formazione degli insegnanti nelle lingue locali ed a tal fine auspica una delega alla provincia autonoma di Bolzano, in linea con quanto già disposto a favore di Trento.
Invita poi ad attivare rapidamente i tirocini formativi attivi, atteso che nel suo territorio le graduatorie sono esaurite ed è quindi viva l’esigenza di coprire gli organici.
Dopo aver auspicato la facoltà per l’università di Bolzano di prevedere specifiche discipline per l’insegnamento, si sofferma sul reclutamento del personale, raccomandando che possa provenire anche dall’estero. Sollecita inoltre una delega per il riconoscimento delle qualifiche professionali per i docenti e stigmatizza la disparità di trattamento fiscale relativo alle borse di studio. Invita infine ad ammettere i contratti stagionali per l’apprendistato nelle scuole professionali.

Il senatore FIRRARELLO (PdL) lamenta che, a fronte di 500.000 posti, il reclutamento ipotizzato si fermi a 300.000. Prospetta altresì un uso più razionale delle risorse europeea favore della scuola, per esempio per l’adeguamento retributivo del personale precario rispetto a quello di ruolo, nonché per la sua stabilizzazione.
Deplora altresì che le scuole professionali ad indirizzo turistico e alberghiero abbiano perduto ore preziose di insegnamento e invoca una revisione della riforma Gelmini sotto questo profilo.
Dopo aver stigmatizzato le molteplici competenze delle Amministrazioni dello Stato in ordine all’edilizia scolastica, pone in luce le difficoltà a realizzare il tempo pieno al Sud, per mancanza di locali. Analoghi problemi ritiene tuttavia che si registrino anche in altre aree del Paese.
Invoca poi maggiore flessibilità per la refezione scolastica, affinché le scuole possano intervenire con fondi propri.
Accenna indi al numero programmato di accessi a talune facoltà universitarie che, a suo avviso, fa solo gli interessi delle società di formazione. Avanza perciò la proposta di abolire il numero chiuso, lasciando più spazio alla selezione nel corso degli studi.
Denuncia infine una situazione di estrema confusione circa le deroghe al dimensionamento scolastico, raccomandando al Ministro di dettare una linea univoca.

Interviene infine il presidente POSSA (PdL), il quale comunica di aver già chiesto informalmente al Ministro alcuni chiarimenti sulle sue dichiarazioni programmatiche e di aver ricevuto le relative risposte in un documento che si mette a disposizione della Commissione.
Con riferimento al progetto sulle smart cities, considerate le plurime competenze che investono numerose Amministrazioni dello Stato, chiede se per quanto riguarda il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca la partecipazione sarà assicurata attraverso progetti bandiera del CNR, ovvero con altre azioni.
Sollecita altresì una riflessione sulle cifre fornite in ordine al risparmio energetico nelle scuole, che a suo avviso appaiono eccessive.

Il seguito della procedura informativa è indi rinviato.

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(7a Commissione Senato, 15 febbraio 2012) Replica del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca a conclusione del dibattito sulle comunicazioni rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende la procedura informativa, sospesa nella seduta antimeridiana dell’8 febbraio scorso, nel corso della quale – ricorda il PRESIDENTE – si era concluso il dibattito sulle comunicazioni rese dal Ministro.

Agli intervenuti nel dibattito replica il ministro PROFUMO, il quale si sofferma anzitutto sulle considerazioni avanzate in tema di università. Fra queste, cita in primo luogo il diritto allo studio, riconoscendo che l’anno accademico 2011-2012 ha evidenziato difficoltà in numerose regioni. Ciò, da un lato per la riduzione dei fondi statali e, dall’altro, per le minori disponibilità regionali. Occorre tuttavia una soluzione stabile nel tempo, che dia certezze in anticipo agli studenti. Dopo aver riferito che l’apposito schema di decreto legislativo, attuativo della legge n. 240 del 2010, è in attesa del parere della Conferenza Stato-Regioni, anticipa che la quota di investimento del Ministero per il 2012-2013 deve essere aumentata a 170 milioni. Inoltre, occorre un impegno degli studenti che, pur tenendo conto delle diverse esigenze, ammonti a circa 160/170 milioni. Per dare una risposta soddisfacente a tutti gli idonei, per reddito e per merito, è tuttavia necessario anche un impegno delle regioni per ulteriori 50/60 milioni. In tal modo saranno disponibili circa 400 milioni, che consentirebbero di coprire tutte le richieste ammissibili, anche in caso di aumento degli idonei a causa della situazione economica generale.
Passando al dottorato, informa che il relativo schema di decreto è quasi pronto. A suo avviso l’esperienza delle scuole di dottorato è positiva in quanto idonea a conferire una certa uniformità, a sua volta foriera di maggiore trasversalità sulla formazione. Occorre tuttavia porre mente al fatto che, mentre all’inizio degli anni Ottanta vi era rispondenza fra numero di borse e numero di candidati che potevano essere assunti nell’università o nei centri di ricerca, oggi queste condizioni non si verificano più. Lo sbocco dei dottorati negli atenei e negli enti di ricerca copre infatti appena il 15 per cento del numero complessivo. Il restante 85 per cento deve pertanto rivolgersi ad altri settori della società. Il curriculumdei dottorandi deve perciò consentire loro di acquisire professionalità spendibili anche nella Pubblica amministrazione e nelle aziende pubbliche, eventualmente attraverso una formazione differenziata. Non va del resto dimenticato, prosegue, che il sistema industriale italiano ha dimensioni medio piccole ed è quindi inadeguato a svolgere molta ricerca; ha pertanto bisogno di chi sappia dialogare con la ricerca pubblica.
Quanto all’attuazione della “riforma Gelmini”, comunica che a fine febbraio saranno stati rivisti dal Ministero tutti i nuovi statuti degli atenei. In proposito, ritiene che la situazione sia discreta, anche se forse si sarebbe potuto fare meglio. Sarebbe stato infatti preferibile – a suo avviso – un indirizzo di policy più attento, una minore ricerca del dettaglio e una maggiore dose di autonomia responsabile. Comunque, il processo è quasi concluso ed occorre pertanto partire da qui per valutare eventuali profili di criticità e di positività.
Circa l’assunzione dei professori associati, rammenta che erano previste due tranches, rispettivamente per l’anno accademico 2011-2012 e per l’anno accademico 2012-2013. Le risorse della prima tranche sono state assegnate a dicembre. Nel prossimo riparto del Fondo di finanziamento ordinario (FFO), che egli si augura possa essere approvato entro il 31 marzo, saranno comprese le risorse per il 2012-2013. Sottolinea infatti l’esigenza di regolarizzare la contribuzione statale agli atenei onde consentire loro una adeguata programmazione. Sulle modalità di attribuzione dei fondi per l’assunzione degli associati, ricorda che per il 2011-2012 erano previsti 78 milioni, da destinare solo alle università che non avessero sforato la soglia del 90 per cento del finanziamento ordinario rispetto alle spese per il personale. Per il 2012-2013 sono invece stanziati 90 milioni, da ripartire fra tutti gli atenei, utilizzando il vincolo del 90 per cento solo come parametro.
Il Ministro dà conto altresì del suo impegno per accelerare i nuovi concorsi. Al riguardo comunica che tutte le università hanno deliberato i propri regolamenti interni, sui quali egli esprime un giudizio in linea di massima favorevole. Ricorda inoltre che la valutazione sarà riferita a tre categorie: gli abilitati; gli idonei; i trasferiti, a livello nazionale o dall’estero. Pone altresì in luce che un 20 per cento non dovrà appartenere all’università per favorire una maggiore mobilità culturale.
Quanto alla presunta scarsa attenzione alle scienze umane nel finanziamento alla ricerca, egli richiama l’esigenza di utilizzare il biennio 2012-2013, che precede il settennato di programmazione europea 2014-2020, per aumentare la capacità di competizione dell’Italia rispetto al resto d’Europa. Il nostro Paese si caratterizza infatti per grandi talenti, che tuttavia incontrano difficoltà nel confrontarsi con culture più organizzate della nostra. Nel sottolineare come l’Italia perda 500 milioni all’anno sul VII Programma quadro di ricerca, evidenzia che il nuovo Programma Orizzonte 2020 vedrà un aumento considerevole di risorse a disposizione. Se l’Italia non migliora le proprie capacità di partecipazione, rischia quindi di perdere ben 800 milioni all’anno.
Attraverso i PRIN, egli si ripromette pertanto di allenare il Paese a competere in vista di Orizzonte 2020, nei campi previsti da quest’ultimo. In tal modo, l’Italia affinerà le proprie capacità di acquisire fondi europei e potrà dedicare maggiori risorse nazionali ai campi non coperti dalla ricerca europea, come la ricerca di base, ovvero le scienze umanistiche e sociali.
Sul valore legale del titolo di studio, rammenta che il Consiglio dei ministri ha deciso di avviare una consultazione pubblica che rappresenta, a suo avviso, un lodevole meccanismo di democrazia di stampo anglosassone.
Egli afferma indi che le regole di competizione fra atenei devono essere definite ex ante e poi conservate. Non ritiene quindi che debbano essere modificate nel 2012, che rappresenta un anno di transizione, mentre occorrerà lavorarci dal 2013, quando saranno disponibili le valutazioni dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR).
Il Ministro dà conto poi del nuovo programma comunitario Erasmus per tutti, che unifica i precedenti programmi in materia, con riferimento al quale precisa la tempistica prevista. Poiché le prime votazioni sono previste per il prossimo autunno, egli invita il Parlamento a fargli pervenire tutte le osservazioni che ritiene opportune, impegnandosi a farne tesoro in vista della discussione comunitaria.
Passando ai temi della ricerca, ritiene di aver già parzialmente risposto alle osservazioni relative ai PRIN. Aggiunge peraltro che la fase di prevalutazione nelle università si è resa necessaria per scremare l’elevato numero di domande rispetto ai limitati fondi a disposizione. In occasione del bando precedente, sono state infatti presentate 5.000 domande a fronte di risorse pari a 100 milioni di euro. Il bando attuale reca una dotazione di 170 milioni, con una previsione di 7-8.000 domande. Considerato che i fondi scadono al termine del 2012, in queste condizioni il Ministero non è in grado di fare una valutazione seria. La preselezione degli atenei si rende pertanto necessaria. Il Ministro è peraltro certo che essa sarà svolta con il massimo rigore, valorizzando i progetti migliori che potranno giungere al finanziamento.
Sul progetto di un Villaggio tecnologico a Genova, sulla collina degli Erzelli, egli reputa che si tratti una grande opportunità che occorre tuttavia governare con prudenza considerato che coinvolge fondi pubblici. Egli ha pertanto posto alla regione Liguria la condizione che il progetto veda l’integrazione dell’università, della ricerca e del mondo imprenditoriale. Solo così è ipotizzabile il finanziamento pubblico. L’università deve peraltro cambiare missione, andando oltre le tradizionali formazione e ricerca, per comprendere anche il trasferimento delle conoscenze, il servizio al territorio, la messa a disposizione di spazi comuni, in un’ottica di anticipazione dell’ingresso nel mondo del lavoro. Occorre altresì che il progetto sia sostenibile e non si traduca in un indebitamento dell’università. Altre condizioni da soddisfare sono un’adeguata viabilità e un forte sostegno alla ricerca, ai fini di stabilire rapporti continuativi fra università e imprese in una logica di partenariato positivo.
Il Ministro si sofferma indi sulle misure da adottare per promuovere una maggiore internazionalizzazione, osservando che la scarsità delle risorse impone di compiere scelte prioritarie a favore di determinati Paesi. Dopo aver riferito che alcuni atenei, come il Politecnico di Milano, si sono impegnati ad offrire quanto prima tutte le lauree magistrali in inglese per attirare un maggior numero di studenti stranieri, illustra nel dettaglio i quattro interventi promossi dal Ministero: il portale unico dell’offerta formativa di tutti gli atenei del Paese, affinché gli utenti abbiano precise informazioni in ordine ai servizi, ai laboratori, alle relazioni internazionali, agli indicatori di prestazione, oltre che all’offerta formativa, delle diverse sedi; il coinvolgimento contestuale delle strutture diplomatiche, del sistema dei ricercatori e degli studenti all’estero e delle aziende in un’ottica integrata volta ad attirare talenti che poi mantengano strette relazioni con il nostro Paese; riconoscimento dei test di ingresso svolti dall’università di Cambridge (Cambridge assessment) quali certificati spendibili in tutti gli atenei; sostegno all’espletamento delle pratiche burocratiche da parte degli studenti stranieri direttamente presso le università.
Sul progetto “Comunità intelligenti”, riferisce che il primo bando riguarderà le Regioni di convergenza nonché ulteriori quattro Regioni (Sardegna, Basilicata, Abruzzo e Molise). Il secondo bando sarà invece diretto al Centro-Nord, onde coprire tutto il Paese. Il programma prevede che l’hardware resti nei territori, mentre il software sia eliminato dai server e spostato sulla “nuvola”. Altri progetti sono poi indirizzati ai distretti (cluster), con risorse più importanti per sostenere quelli già esistenti e più contenute per avviarne di nuovi.
Con riferimento alla scuola, il Ministro osserva che l’Amministrazione è ancora a carattere fortemente autorizzativo. Reputa invece preferibile unapolicy di obiettivi e valutazione dei risultati. A tal fine è indispensabile un riordino, che egli ha avviato a partire dalla copertura dei due dipartimenti finora scoperti. Circa le nomine effettuate, sottolinea la profonda esperienza specifica del nuovo capo dipartimento per la scuola, nonché l’elevata competenza del nuovo capo dipartimento per l’università, che proviene da un’esperienza europea di altissimo livello. A seguire, occorrerà ridefinire le direzioni generali, iniziando da quella per la ricerca il cui responsabile ha recentemente assunto l’incarico di segretario generale del Ministero dell’ambiente. In proposito, egli rivolge un ringraziamento al direttore generale uscente per il grande contributo offerto in questi anni e si augura che il nuovo incarico sia di stimolo per proficue sinergie fra i due Dicasteri, ad esempio con riguardo all’ottimizzazione energetica delle strutture edilizie universitarie.
Per quanto riguarda invece l’edilizia scolastica, egli richiama l’attenzione sul finanziamento disposto dal CIPE lo scorso mese di gennaio, pari a 550 milioni, di cui 450 destinati a migliorare la sicurezza degli edifici esistenti e 100 per la costruzione di nuove scuole. Egli riferisce altresì che sono in corso intese con enti come l’INAIL per investimenti nel settore. Si tratta di progetti importanti, su cui non mancherà di riferire al Parlamento in un’ottica di piena collaborazione. Sottolinea altresì l’urgenza di conseguire risparmi energetici anche negli edifici scolastici, realizzando un’attenta valutazione delle condizioni di partenza e di quelle finali. Ritiene quindi che il tema debba essere affrontato in una logica integrata fra sicurezza primaria, adeguamento antisismico e ottimizzazione energetica.
Circa l’accreditamento delle scuole, dà conto di recenti misure introdotte in provvedimenti governativi. Ricorda inoltre che l’analogo processo del percorso universitario è stato strutturato, dalla legge Ruberti, in quattro momenti: valutazione, governance, autonomia gestionale e finanziaria, autonomia di reclutamento. Dopo l’autonomia statutaria, quella finanziaria e quella di reclutamento, il processo sta per completarsi peraltro solo ora, con l’entrata in funzione dell’ANVUR. Occorre dunque avviare un analogo percorso per le scuole, con l’apposizione di adeguate risorse.
Un’altra esigenza fondamentale per la scuola, prosegue il Ministro, è la formazione del personale docente, sia iniziale che permanente. A fronte dei rapidi mutamenti della società, serve infatti che gli educatori siano adeguatamente preparati per affrontare con successo le nuove sfide. In tale ottica, lancia la proposta di un ampio momento di confronto con il mondo della scuola sul modello degli “stati generali” già svolti, che possa essere un’occasione di dialogo e partecipazione importante.
Egli registra poi con rammarico la debolezza dell’istruzione e formazione professionale in Italia, nonostante che in passato sia stata al contrario un elemento di forza del nostro Paese. Occorre dunque non solo migliorare l’orientamento sui suoi contenuti, ma anche ripensarne l’articolazione rafforzando la parte pratica di laboratorio e tirocinio. L’eccessiva licealizzazione ha infatti depauperato il segmento delle sue specificità, a danno sia degli studenti sia del Paese nel suo complesso. Ritiene peraltro che gli istituti tecnici superiori debbano essere autonomi rispetto all’università.
Dà conto infine di un progetto in corso con alcuni assessori comunali a favore delle aree a rischio, che egli si augura si possa trasformare presto in un progetto Paese con policy definite a livello nazionale.

Il PRESIDENTE ringrazia il ministro Profumo per i numerosi e puntuali spunti offerti anche in sede di replica e dichiara conclusa la procedura informativa.