Calabria, Campania e Sicilia: regioni maglia nera per la verifica della vulnerabilità sismica delle scuole

da Il Sole 24 Ore

Calabria, Campania e Sicilia: regioni maglia nera per la verifica della vulnerabilità sismica delle scuole
di Maria Piera Ceci

Più di una scuola su due è stata costruita prima del 1974 (anno di entrata in vigore della normativa antisismica), più di due scuole su cinque sono in zona ad elevata sismicità ma in poche hanno effettuato la verifica di vulnerabilità sismica, 50 gli episodi di crolli e distacchi di intonaco nell’anno scolastico 2017-2018, un episodio in media ogni quattro giorni. Questa la fotografia degli edifici scolastici in cui trascorrono la mattinata 7.682.635 studenti. Un’emergenza nazionale, ma i finanziamenti per le ristrutturazioni e la manutenzione arrancano e le certificazioni restano appannaggio di poche scuole.
A ricordarci ogni anno questa realtà è Cittadinanzattiva, arrivata al XVI Rapporto sulla sicurezza delle scuole, edizione 2018. Un report basato sui dati istituzionali forniti dal Miur, dal Governo, dall’Inail, ma anche dall’invio di istanze di accesso civico a 7.252 Comuni, Province e Città metropolitane, relative a 6.556 edifici scolastici di 20 Regioni. Il quadro è in miglioramento, ma lento, troppo lento e presenta forti disparità, con un Nord più virtuoso, un Centro che sta cercando di mettersi al passo, un Sud che presenta un ritardo cronico.

Tornando all’elemento più urgente in un Paese dove i terremoti sono frequenti, solo per il 29% delle scuole è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica, con la pessima performance della Calabria (solo 2% con verifica), della Campania (4%) e della Sicilia (7%), regioni in cui insiste il maggior numero di scuole in zone ad elevata sismicità. Entro dicembre questa verifica dovrà essere effettuata in tutte le scuole ma ad oggi – da quanto risulta a Cittadinanzattiva – solo il 37% delle richieste è stato finanziato.
La microzonazione sismica è stata realizzata in poco meno di una scuola su tre (31%), con punte positive in Friuli-Venezia Giulia (72% del campione di scuole) e in Umbria (65%), mentre preoccupano i dati della Puglia (solo l’1%) e del Piemonte (5%).
Solo il 9% delle scuole è stato migliorato dal punto di vista sismico e ancor meno (5%) è stato
adeguato sismicamente.

Certificazione di agibilità\abitabilità: solo un quarto delle scuole ne è in possesso, con punte positive in Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige (50 per cento) e punte negative nel Lazio (9 per cento). Va un po’ meglio per il collaudo statico degli edifici. Lo ha effettuato il 53 per cento delle scuole, con il Lazio ancora una volta a segnare un primato negativo, con uno scarso 14 per cento, e la Campania, poco meglio con un 17 per cento. Decisamente lontani comunque dal 90 per cento del Piemonte e dall’84 per cento del Trentino-Alto Adige.

Rischio alluvione: nonostante circa 6mila edifici si trovino in aree a rischio alluvione, solo il 9 per cento delle scuole monitorate ha adottato il Piano di gestione del rischio alluvione, con la Sardegna a detenere il primato, pur con uno scarso 36 per cento. Sempre meglio di Abruzzo, Puglia e Sicilia che si fermano all’1 per cento.
Ancora ultimo il Lazio (3 per cento) per quanto riguarda l’indagine diagnostica su solai e controsoffitti, nonostante i frequenti casi di cronaca. Primato negativo conteso dalla Campania, che si ferma al 5 per cento. Molto meglio fanno Sardegna e Piemonte, rispettivamente con un 45 per cento e 43 per cento.

Cosa fare dunque in un Paese che investe di più, ma con grandi differenze regionali? Cittadinanzattiva ipotizza una cifra di 15\20 miliardi di euro per poter ricostruire e ristrutturare il patrimonio edilizio scolastico, un tema su cui non mancano le iniziative del governo giallo-verde. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha sbloccato un miliardo di euro per l’antisismica e oltre 1,7 miliardi per la messa in sicurezza, ha chiesto la collaborazione dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana, e del Cnr per far partire una mappatura satellitare delle nostre scuole, e valuta – come Miur – la costituzione di parte civile nell’inchiesta sui lavori della nuova ala del plesso scolastico “Alfredo Aspri” di Sperlonga, in provincia di Latina, un’ala costruita senza fondamenta per risparmiare sui costi, in un appalto a massimo ribasso.

Anche Cittadinanzattiva riconosce l’aumentata sensibilità degli ultimi due governi nei confronti del tema edilizia scolastica, ma – avverte – bisogna fare in fretta.
«Occorre fare indagini diagnostiche a tappeto sui solai e controsoffitti: è un provvedimento che costa poco e garantisce che si possano anticipare alcuni dei crolli» – spiega Adriana Bizzarri, che ha curato il rapporto di Cittadinanzattiva. «Chiediamo uno snellimento delle procedure, maggior rapidità degli interventi nelle zone colpite dal sisma ma non solo, chiediamo controlli serrati perché il caso di Sperlonga ha scioccato chiunque. E chiediamo che si investa nella sicurezza sismica ricordando che 18mila dei nostri edifici sono in zona 1 e zona 2».

Pensioni scuola, c’è l’opzione APE Volontaria

da La Tecnica della Scuola

Pensioni scuola, c’è l’opzione APE Volontaria
Di Fabrizio De Angelis

In questo periodo si è intensificato il discorso relativo alle pensioni. La legge Fornero si cambierà e arriverà Quota 100.
Si saprà fra non molto tempo la definitiva misura che prenderà il Governo in tal senso. Nel frattempo, però, ricordiamo che in vigore ci sono altre soluzioni per la pensione anticipata, come l’APE volontaria, cioè l’anticipo finanziario a garanzia pensionistica che può essere richiesto dai lavoratori dipendenti pubblici e privati, dai lavoratori autonomi e dagli iscritti alla Gestione Separata. Questa misura è stata prorogata al 31 dicembre 2019 dall’ultima legge di Bilancio 2018.

Cos’è l’Ape volontaria

L’Ape volontaria, è la sottoscrizione di una convenzione con banche e assicurazioni che anticipano i soldi al pensionando, per poi riscuoterli trattenendoli dall’assegno di quiescenza, con gli interessi, nel corso di 20 anni che partono dalla data di pensionamento indicata dalla riforma Fornero.

Di seguito alcune informazioni su chi potrà chiedere l’Ape volontaria e quali saranno i costi della misura sperimentale valida fino al 2019, così come segnalato dal sito dell’Inps.

Prima di tutto bisogna evidenziare che il prestito è erogato per un periodo minimo di sei mesi e fino alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia. Il prestito decorre entro 30 giorni lavorativi dal perfezionamento del contratto.

L’importo massimo e minimo richiedibile sarà stabilito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

Le somme erogate sono a titolo di prestito, e non concorrono a formare reddito ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Alle somme erogate a titolo di APE, pertanto, si applica il tasso di interesse e il premio assicurativo relativo all’assicurazione di copertura del rischio di premorienza previsti dagli appositi accordi quadro.

A fronte degli interessi sul finanziamento e dei premi assicurativi per la copertura del rischio di premorienza è riconosciuto un credito di imposta annua nella misura massima del 50% dell’importo pari a un ventesimo degli interessi e dei premi assicurativi complessivamente pattuiti nei relativi contratti.

Questo credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi ed è riconosciuto dall’INPS per l’intero importo rapportato a mese a partire dal primo pagamento del trattamento di pensione.

Insieme al prestito previdenziale associato all’Ape, è prevista una polizza assicurativa sulla vita del pensionato. Se il beneficiario del prestito previdenziale muore prima di aver rimborsato tutte le rate dovute, un’impresa assicuratrice si impegna a farlo al suo posto senza che restino debiti pendenti sugli eredi.

Chi può presentare la domanda

Per poter presentare domanda di Ape volontaria nel 2018 è necessario che i lavoratori posseggano i seguenti requisiti:

  • almeno 63 anni di età;
  • avere un’età che consente di maturare il requisito per la pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi;
  • essere a non meno di sei mesi dalla data di maturazione del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia;
  • aver versato almeno 20 anni di contributi;
  • avere un importo della pensione non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale per chi ha iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio 1996;
  • importo di pensione, al netto della rata dell’APE richiesta, pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo AGO (501,89 euro per l’anno 2017).

Per quanto riguarda il requisito anagrafico la circolare INPS ricorda che bisogna tener presente ai fini del calcolo di quando si può richiedere l’Ape volontaria anche degli adeguamenti agli incrementi della speranza di vita alla data di invio della domanda. Attualmente questa è pari a sette mesi per il periodo dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018, incrementati di ulteriori cinque mesi dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2020.

Come fare domanda

Il servizio online dal 12 aprile, come riporta INPS, consente di inviare la domanda di accesso all’anticipo pensionistico attraverso l’uso dell’identità digitale SPID almeno di secondo livello, una volta ottenuta la certificazione del diritto all’APE.

La domanda di APE, che comprende la domanda di pensione di vecchiaia, la domanda di finanziamento, la domanda di assicurazione e l’istanza di accesso al fondo, da liquidare al raggiungimento dei requisiti di legge, non è revocabile.

Nel momento in cui compila la domanda, il richiedente deve indicare, tra gli aderenti, sia l’istituto finanziatore cui richiedere il prestito sia l’impresa assicurativa alla quale richiedere la copertura del rischio di premorienza.

Consulte provinciali studentesche, sostituzione rappresentanti decaduti entro il 31 ottobre

da La Tecnica della Scuola

Consulte provinciali studentesche, sostituzione rappresentanti decaduti entro il 31 ottobre
Di Lara La Gatta

Con nota 3802 del 19 settembre il Miur ha dettato istruzioni in merito alla sostituzione dei rappresentanti delle Consulte Provinciali Studentesche che cessino dalla carica, prima del biennio stabilito, per qualsiasi causa (sopraggiunta indisponibilità, passaggio ad altra scuola) ovvero che abbiano perso i requisiti di eleggibilità per aver conseguito il diploma.

I dirigenti scolastici delle scuole interessate dovranno avviare le procedure per la sostituzione dei rappresentanti decaduti dalla carica, entro e non oltre il 31 ottobre 2018. Le eventuali nuove elezioni si dovranno svolgere secondo la procedura elettorale semplificata, prevista dagli art. 21 e 22 dell’O.M. n. 215 del 15 luglio 1991.

Materiali informativi utili sono scaricabili dal sito www.spazioconsulte.it.

Cittadinanza e creatività digitale: approvazione graduatorie definitive regionali

Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Avviso Prot. AOODGEFID/2669 del 03/03/2017 per lo Sviluppo del pensiero logico e computazionale e della creatività digitale e delle competenze di “cittadinanza digitale”, a supporto dell’offerta formativa. Asse I – Istruzione – Fondo Sociale Europeo (FSE). Obiettivo Specifico 10.2 Miglioramento delle competenze chiave degli allievi – Azione 10.2.2 – Azioni di integrazione e potenziamento delle aree disciplinari di base – Sotto-azione 10.2.2.A – Competenze di base
Approvazione e pubblicazione graduatorie definitive regionali delle proposte progettuali degli Istituti scolastici.

Prot. 25954 del 26 settembre 2018

Paths towards citizenship through European cultural heritage

Patrimonio Culturale: oggi a Palermo la conferenza europea Erasmus+

Partecipano 130 rappresentanti di 20 Paesi europei e
500 persone dal mondo della scuola, università ed educazione degli adulti

Palermo ospita oggi uno dei più importanti eventi Erasmus+ del 2018, la conferenza internazionale “Paths towards citizenship through European cultural heritage” sul patrimonio culturale europeo. L’evento è organizzato dall’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire al Teatro Politeama, nell’ambito delle iniziative dell’Anno europeo del Patrimonio culturale 2018.

Intervengono Iolanda Riolo, Assessore all’innovazione del Comune Palermo, Mariarita Sgarlata, Consigliera del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Roberto Lagalla, Assessore Regionale Istruzione e della Formazione Professionale, Sebastiano Tusa, Assessore Regionale Beni Culturali e Identità Siciliana, Donatella Amatucci, Autorità Nazionale Erasmus+ al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Giovanni Di Fede, Consigliere di Amministrazione Indire.

Partecipano ai lavori oltre 600 rappresentanti di scuole, università e organizzazioni dall’Italia e da 20 diversi Paesi europei. Presenti anche i rappresentanti delle Agenzie nazionali Erasmus europee, del Miur e degli enti locali.

“Raccogliamo l’invito della Commissione europea – dichiara Giovanni Di Fede, Consigliere di amministrazione Indire, Agenzia Nazionale Erasmus+ Italia – che incoraggia a coinvolgere sempre più persone nella scoperta del nostro patrimonio. Abbiamo deciso di dare vita qui a Palermo ad un’occasione di incontro internazionale in cui sono coinvolte anche le Agenzie nazionali Erasmus europee. L’idea è di valorizzare quei progetti che si fondano sul valore della cultura e dell’istruzione per la crescita dei cittadini, che condividono radici comuni, conoscenza, tutela e rispetto del patrimonio culturale europeo”.

“Per Palermo è un onore ed un piacere ospitare questo evento organizzato dall’Agenzia Erasmus+ INDIRE,- dichiara il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando –  segno di grande attenzione alla vitalità culturale della nostra città e, soprattutto, alla sua dimensione internazionale come luogo di incontro, dialogo e contaminazione fra le culture. Non posso che ringraziare l’Agenzia e tutti i partecipanti per la loro presenza oggi nella nostra città. Il rapporto fra cittadinanza attiva e dialogo fra le culture è oggi un tema centrale, così come lo è la capacità di costruire momenti di incontro e dialogo che rendano evidente come solo da questi, e non certo dallo scontro e dal confronto negativo, possa aver luogo uno sviluppo armonico di tutte le comunità. La presenza a Palermo di centinaia di esperti di formazione ed istruzione da più parti del mondo, così come la vivace presenza di organizzazioni della società civile, scuole e centri di formazione che a Palermo operano nell’ambito di Erasmus+ sono tutti segni evidenti di come questo programma comunitario sia fra quelli che maggiormente rispecchiano i valori fondanti dell’Unione Europea: il dialogo, la cooperazione, il rispetto e la valorizzazione di ogni identità come strumenti per costruire comunità sane e che guardano al futuro.”

Palermo è stata scelta come sede dell’evento per il suo ruolo di Capitale italiana della cultura 2018, ma anche perché la città è da sempre il simbolo dell’incontro tra culture diverse.

L’obiettivo della giornata è diffondere consapevolezza culturale, aprire alla dimensione internazionale dell’istruzione e della formazione e permettere ai partecipanti di conoscersi, confrontarsi e immaginare progetti futuri. I lavori si sviluppano in quattro sessioni tematiche: il patrimonio culturale per rafforzare l’identità europea; istruzione e cultura per combattere i radicalismi; il patrimonio appartiene a tutti, Il ruolo del Mediterraneo come ponte verso altre culture.

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 settembre 2018

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 settembre 2018

Progetto «Bellezz@ – Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati». (18A07255)

(GU n.265 del 14-11-2018 )

IL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Vista la legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni;
Visto l’art. 7, commi 26 e 27, del decreto-legge 31 maggio 2010, n.
78, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 30 luglio
2010, n. 122, che attribuisce al Presidente del Consiglio dei
ministri la gestione del Fondo per le aree sottoutilizzate e la
facolta’ di avvalersi per tale gestione del Dipartimento per lo
sviluppo e la coesione economica del Ministero dello sviluppo
economico;
Visto il decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88, e in
particolare l’art. 4, con il quale si dispone che il Fondo per le
aree sottoutilizzate sia denominato Fondo per lo sviluppo e la
coesione e sia destinato a dare unita’ programmatica e finanziaria
all’insieme degli interventi aggiuntivi a finanziamento nazionale
rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del
Paese;
Vista la legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilita’ 2014)
e, in particolare, l’art. 1, comma 6, che determina la dotazione
aggiuntiva del Fondo per lo sviluppo e la coesione per il periodo di
programmazione 2014-2020, stabilendo che il complesso delle risorse
sia destinato a sostenere esclusivamente interventi per lo sviluppo,
anche di natura ambientale;
Vista la legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilita’ 2015)
e in particolare l’art. 1, comma 703, che, ferme restando le vigenti
disposizioni sull’utilizzo del Fondo per lo sviluppo e la coesione,
detta ulteriori disposizioni per l’utilizzo delle risorse assegnate
per il periodo di programmazione 2014-2020;
Visto l’art. 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241, concernente la
stipula di accordi tra pubbliche amministrazioni per lo svolgimento
in collaborazione di attivita’ di interesse comune;
Visto il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante
«Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art. 10
della legge 6 luglio 2002, n. 137»;
Vista la delibera del 1° maggio 2016 del Comitato interministeriale
per la programmazione economica (di seguito, CIPE), con la quale,
sulla proposta del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del
Consiglio dei ministri pro-tempore, in qualita’ di Autorita’ politica
per la coesione, e’ stato approvato il piano stralcio «Cultura e
turismo» presentato dal Ministero dei beni e delle attivita’
culturali e del turismo ed e’ stata disposta l’assegnazione al
medesimo Ministero di un importo complessivo di 1.000 milioni di
euro, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione,
da destinare al sistema museale italiano, ai sistemi territoriali
turistico – culturali (cammini, percorsi, aree vaste) nonche’ ad
interventi di completamento particolarmente significativi e a nuovi
interventi da individuarsi con decreto del Presidente del Consiglio
dei ministri;
Visto, in particolare, il paragrafo 1.2, lettera c), della citata
delibera CIPE, con il quale si e’ disposta la destinazione
all’insieme di interventi di completamento particolarmente
significativi e di nuovi interventi di una riserva di importo pari a
170 milioni di euro, nell’ambito della quale 150 milioni di euro sono
assegnati a favore di interventi, ciascuno dei quali non superiore a
10 milioni di euro, afferenti al progetto di recupero di luoghi
culturali dimenticati, denominato «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi
culturali dimenticati»;
Visto, altresi’, il paragrafo 2.2., della citata delibera CIPE,
concernente le modalita’ di attuazione degli interventi di cui al
progetto «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati», per
il quale gli interventi sono individuati sulla base delle
segnalazioni pervenute dal territorio e, nell’eventualita’ in cui
queste comportassero finanziamenti in misura superiore a 150 milioni
di euro, sono selezionati da una apposita Commissione, all’uopo
costituita;
Visto l’avviso pubblicato sul sito internet della Presidenza del
Consiglio dei ministri il 9 maggio 2016, con il quale e’ data
facolta’ a tutti i cittadini di segnalare, entro il 31 maggio 2016,
all’indirizzo di posta elettronica bellezz@governo.it un luogo
pubblico da recuperare, ristrutturare o reinventare per il bene della
collettivita’ o un progetto culturale da finanziare;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19
giugno 2017, con il quale, essendo pervenuto un numero di
segnalazioni tale da richiedere una disponibilita’ superiore alle
risorse assegnate, pari a 150 milioni di euro, e’ stata istituita, in
attuazione del citato paragrafo 2.2. della delibera CIPE del 1°
maggio 2016, una Commissione per la selezione degli interventi;
Visto il decreto del Segretario generale della Presidenza del
Consiglio dei ministri del 3 luglio 2017, con il quale e’ stata
istituita la segreteria tecnico-amministrativa a supporto della
Commissione per la selezione degli interventi, ai sensi dell’art. 4
del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19
giugno 2017;
Considerato che, come risulta dai verbali dei lavori, la
Commissione per la selezione degli interventi ha dato mandato alla
segreteria tecnico-amministrativa di selezionare, sulla base dei
criteri stabiliti dalla delibera del 1° maggio 2016 del CIPE e dal
decreto istitutivo della Commissione per la selezione degli
interventi, le 139.689 e-mail recanti segnalazioni e di predisporre
l’elenco, secondo l’ordine crescente degli importi indicati, delle
segnalazioni selezionate, escludendo gli interventi ricadenti nello
stesso comune riportanti importo maggiore e le segnalazioni che non
hanno indicato alcun importo;
Vista la nota prot. n. USG 7598 del 19 dicembre 2017, con la quale
il Presidente della Commissione ha comunicato all’Ufficio del
segretario generale la conclusione dei lavori da parte della
Commissione per la selezione degli interventi nella seduta del 15
dicembre 2017 e ha trasmesso la relativa documentazione;
Visti in particolare, il verbale n. 3 del 15 dicembre 2017 della
Commissione per la selezione degli interventi, la nota prot. n. USG
1153 del 22 febbraio 2018 e la nota-mail prot. 3719 del 27 febbraio
2018, dai quali si evince che la Commissione per la selezione degli
interventi all’esito della selezione degli interventi sulla base dei
criteri sopra indicati, e’ pervenuta ad un elenco di 310 interventi
conformi alla delibera CIPE del 1° maggio 2016 e al decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri del 19 giugno 2017 e ad un
elenco di 271 interventi selezionati fino a concorrenza delle risorse
disponibili;
Considerato che con apposita convenzione, da adottarsi ai sensi del
citato art. 15 della legge n. 241 del 1990, tra gli enti attuatori e
il Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo,
assegnatario delle risorse in base alla citata delibera CIPE del 1°
maggio 2016, saranno regolate le modalita’ di erogazione del
finanziamento e di verifica dell’esecuzione degli interventi
afferenti al progetto «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali
dimenticati»;
Viste le note di febbraio 2018 a firma della Sottosegretaria di
Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri pro-tempore, con le
quali, comunicando ai comuni dell’avvenuta conclusione della fase di
selezione degli interventi, si forniva assicurazione agli stessi che
sarebbe seguita formale richiesta da parte della Commissione per la
selezione degli interventi al fine di acquisire tutta la
documentazione necessaria alla stipula della suddetta convenzione;
Visto il decreto del Segretario generale 8 marzo 2018 con il quale
sono state stabilite le modalita’ di accesso alla fase di stipula
della convenzione sopra citata con il Ministero dei beni e delle
attivita’ culturali;
Vista la nota prot. n. USG 5221 del 3 agosto 2018 con la quale il
Presidente della Commissione per la selezione degli interventi
trasmette la documentazione prodotta nel corso dell’espletamento
delle attivita’ svolte in adempimento dell’incarico conferito con
decreto del Segretario generale 8 marzo 2018;
Rilevato che risulta che non tutti i comuni sono stati messi nelle
condizioni di fornire tutta la documentazione indicata dal suddetto
decreto del Segretario generale e necessaria alla stipula della
predetta convenzione;
Ritenuto necessario provvedere al completamento dell’istruttoria
con l’acquisizione di tutti gli elementi utili per una compiuta
valutazione ai fini dell’accesso al finanziamento e, in coerenza con
quanto previsto dal punto 2.3., lettera ii) della delibera CIPE del
1° maggio 2016, individuare i progetti suscettibili di un immediato
avvio dei lavori e consentire conseguentemente un rapido
perfezionamento della stipula delle convenzioni;
Ritenuto pertanto necessario provvedere all’istituzione di una
Commissione per l’attuazione del progetto «Bellezz@-Recuperiamo i
luoghi culturali dimenticati»;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 giugno
2018, con il quale al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del
Consiglio dei ministri, onorevole dott. Giancarlo Giorgetti, e’ stata
delegata la firma dei decreti, degli atti e dei provvedimenti di
competenza del Presidente del Consiglio dei ministri, ad esclusione
di quelli che richiedono una preventiva deliberazione del Consiglio
dei ministri e di quelli relativi alle attribuzioni di cui all’art. 5
della legge 23 agosto 1988, n. 400;

Decreta:

Art. 1

Commissione per l’attuazione del progetto
«Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati»

  1. E’ istituita la Commissione per l’attuazione del progetto
    «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati» (di seguito
    Commissione), al fine di completare, nell’ambito dell’attuazione di
    cui al punto 2 della delibera CIPE indicata in premessa,
    l’individuazione degli enti attuatori che accedono alla fase
    successiva di stipula delle convenzioni con il Ministero dei beni e
    delle attivita’ culturali, concernenti le modalita’ di erogazione del
    finanziamento e di verifica degli interventi afferenti al progetto
    «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati».
  2. La Commissione e’ cosi’ composta:
    due rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri,
    di cui uno con funzioni di Presidente;
    un rappresentante del Ministero dei beni e delle attivita’
    culturali;
    un rappresentante del Ministero dell’economia e finanze;
    un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei
    trasporti.
  3. Con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
    sono individuati i componenti della Commissione.
  4. La Commissione si avvale di una Segreteria
    tecnico-amministrativa, istituita con decreto del Segretario generale
    della Presidenza del Consiglio dei ministri, operante presso il
    Segretariato generale della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Art. 2

Documentazione necessaria
per l’accesso al finanziamento

  1. Possono accedere alla fase successiva di stipula delle
    convenzioni con il Ministero dei beni e delle attivita’ culturali, di
    cui all’art. 1, comma 1, gli enti attuatori degli interventi, dal
    numero 1 al numero 271, di cui all’elenco allegato. Tali enti
    presentano, entro sei mesi dalla data di pubblicazione nella Gazzetta
    Ufficiale del presente decreto, una dichiarazione recante:
    a) l’indicazione precisa del bene/luogo da recuperare ovvero del
    progetto di interesse culturale e sua ubicazione;
    b) l’indicazione del proprietario del bene/luogo da recuperare e
    dell’eventuale titolare di diritti concessori sul bene ovvero del
    gestore del progetto di interesse culturale;
    c) l’indicazione del soggetto proponente l’intervento;
    d) l’indicazione dell’ente pubblico attuatore e del suo
    rappresentante per l’intervento;
    e) la dichiarazione da parte dell’ente pubblico attuatore della
    persistente attualita’ e necessita’ dell’intervento/progetto
    segnalato;
    f) l’indicazione degli eventuali provvedimenti di approvazione o
    autorizzazione gia’ acquisiti.
  2. Alla dichiarazione di cui al comma 1 sono allegati:
    a) il quadro economico di spesa dettagliato e aggiornato che,
    fermo il limite di importo di finanziamento richiesto nella
    segnalazione inviata, e’ articolato, ove possibile, secondo lo schema
    di cui all’art. 16 del decreto del Presidente della Repubblica 5
    ottobre 2010, n. 207 e reca, altresi’, indicazione di eventuali altri
    finanziamenti;
    b) il Programma operativo di dettaglio, recante indicazione delle
    attivita’ e delle procedure da espletare per pervenire all’attuazione
    dell’intervento segnalato;
    c) il progetto esecutivo;
    d) la documentazione che accerti la sussistenza della
    disponibilita’ giuridica e fattuale dei beni ai fini della
    realizzazione dell’intervento;
    e) la documentazione che dimostri che l’intervento riguarda la
    tutela e/o la valorizzazione di beni del patrimonio culturale, ai
    sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
  3. Gli enti attuatori che, ai sensi dell’art. 3 del decreto del
    Segretario generale 8 marzo 2018, hanno gia’ presentato la
    documentazione richiesta di cui alle lettere a), b), c), d) , e) e f)
    del comma 1 del presente articolo, nonche’ alle lettere a) e b) del
    comma 2, sono comunque tenuti a presentare, nel termine di cui
    all’art. 2, comma 1, gli allegati di cui alle lettere c), d), ed e),
    del comma 2, del presente articolo, e a richiamare la dichiarazione e
    la documentazione gia’ trasmesse.
  4. Gli enti attuatori di cui al comma 3, possono proporre modifiche
    e/o integrazioni alla documentazione gia’ presentata ai sensi del
    decreto del Segretario generale 8 marzo 2018, entro il termine di cui
    al comma 1, del presente decreto. Le modifiche e/o integrazioni non
    devono comunque inficiare la coerenza con l’intervento/progetto
    originariamente segnalato e selezionato.
  5. La documentazione e’ trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei
    ministri, Segretariato generale, esclusivamente mediante posta
    elettronica certificata all’indirizzo,
    progettobellezza@pec.governo.it, conformemente alle norme del Codice
    dell’amministrazione digitale, entro il termine di cui al comma 1,
    del presente decreto. Gli enti attuatori che hanno trasmesso la
    documentazione successivamente alla scadenza del termine di cui al
    comma 1 non possono accedere alla fase successiva di stipula delle
    convenzioni con il Ministero dei beni e delle attivita’ culturali.
  6. L’istruttoria ai fini della individuazione degli interventi
    destinatari del finanziamento e’ svolta dalla Commissione che
    provvede alla verifica della sussistenza e della conformita’ della
    documentazione trasmessa, nonche’ la coerenza della stessa con
    l’intervento/progetto originariamente segnalato e selezionato.
  7. La documentazione viene esaminata dalla Commissione seguendo
    l’ordine di presentazione da parte degli enti attuatori. L’esame
    della Commissione ha ad oggetto la verifica della completezza della
    documentazione trasmessa, della coerenza con il progetto
    «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati», secondo quanto
    previsto dalla delibera CIPE del 1° maggio 2016, e della conformita’
    alle disposizioni del presente decreto.
  8. In caso di esito positivo della verifica di cui al comma 7, il
    Presidente della Commissione ne da’ comunicazione alla Presidenza del
    Consiglio dei ministri – Ufficio del Segretario generale, ai fini
    dell’adozione di apposito decreto del Presidente del Consiglio dei
    ministri di accesso alla successiva fase di stipula delle convenzioni
    con il Ministero dei beni e delle attivita’ culturali.
  9. La Commissione, qualora, all’esito della verifica di cui al
    comma 7, riscontri che la documentazione e’ incompleta, incoerente o
    non conforme determina l’esclusione dell’ente attuatore dall’accesso
    alla fase successiva della stipula delle convenzioni con il Ministero
    dei beni e della attivita’ culturali. Le eventuali somme residue non
    erogate, rese disponibili da una o piu’ esclusioni dall’accesso alla
    fase successiva di stipula delle convenzioni con il Ministero dei
    beni e delle attivita’ culturali, sono destinate, nei limiti della
    capienza finanziaria, agli ulteriori interventi di cui all’elenco
    allegato, nell’ordine ivi indicato.
  10. La Commissione provvede all’esame della documentazione relativa
    agli ulteriori interventi di cui al comma 9, al fine del loro accesso
    alla fase successiva della stipula delle convenzioni con il Ministero
    dei beni e delle attivita’ culturali. A tal fine invita gli enti
    attuatori a trasmettere la documentazione di cui ai commi 1 e 2 del
    presente articolo, entro il termine di sei mesi dalla richiesta. In
    tale ipotesi si applicano i commi 5, 6, 7, 8 e 9 del presente
    articolo.
    Il presente decreto e’ trasmesso agli organi di controllo per gli
    adempimenti di competenza e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.

Roma, 27 settembre 2018

p. Il Presidente del Consiglio dei ministri: Giorgetti

Registrato alla Corte dei conti il 29 ottobre 2018
Ufficio controllo atti P.C.M. Ministeri giustizia e affari esteri,
reg.ne prev. n. 1973


Allegato

Progetto: “Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati”
COMMISSIONE PER LA SELEZIONE DEGLI INTERVENTI
istituita con DPCM 19 giugno 2017

Nota di aggiornamento al DEF 2018 in CdM

Il Consiglio dei ministri, nel corso della seduta del 27 settembre, approva la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NaDef) 2018


NOTA DI AGGIORNAMENTO AL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2018

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle finanze Giovanni Tria, ha approvato la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NaDef) 2018.

Il programma di politica economica e finanziaria del Governo illustrato nella NaDef è coerente con il contratto di Governo e con la risoluzione parlamentare sul Def 2018 approvata il 19 giugno scorso.

I punti principali sono:

  • la cancellazione degli aumenti dell’Iva previsti per il 2019;
  • l’introduzione del reddito di cittadinanza, con la contestuale riforma e il potenziamento dei Centri per l’impiego;
  • l’introduzione della pensione di cittadinanza;
  • l’introduzione di modalità di pensionamento anticipato per favorire l’assunzione di lavoratori giovani (superamento della legge Fornero);
  • la prima fase dell’introduzione della flat tax tramite l’innalzamento delle soglie minime per il regime semplificato di imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani;
  • il taglio dell’imposta sugli utili d’impresa (Ires) per le aziende che reinvestono i profitti e assumono lavoratori aggiuntivi;
  • il rilancio degli investimenti pubblici attraverso l’incremento delle risorse finanziarie, il rafforzamento delle capacità tecniche delle amministrazioni centrali e locali nella fase di progettazione e valutazione dei progetti, nonché una maggiore efficienza dei processi decisionali a tutti i livelli della pubblica amministrazione, delle modifiche al Codice degli appalti e la standardizzazione dei contratti di partenariato pubblico-privato;
  • un programma di manutenzione straordinaria della rete viaria e di collegamenti italiana a seguito del crollo del ponte Morandi a Genova, per il quale, in considerazione delle caratteristiche di eccezionalità e urgenza degli interventi programmati, si intende chiedere alla Commissione europea il riconoscimento della flessibilità di bilancio;
  • politiche di rilancio dei settori chiave dell’economia, in primis il manifatturiero avanzato, le infrastrutture e le costruzioni;
  • lo stanziamento di risorse per il ristoro dei risparmiatori danneggiati dalle crisi bancarie.

Non solo il web ma anche le app mobile dovranno essere accessibili

Disabili.com del 26-09-2018

Non solo il web ma anche le app mobile dovranno essere accessibili

Aggiornato il testo della Legge Stanca e le Linee Guida WCAG.

Entra in vigore oggi, 26 settembre 2018, la cosiddetta “Riforma dell’attuazione della direttiva (UE) 2016/2102 relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici” (Decreto Legislativo n. 106 del 10 agosto 2018), che recepisce la direttiva europea che prevede l’obbligo di accessibilità per i siti web e le app mobile nonché ulteriori obblighi tra cui la pubblicazione della dichiarazione di accessibilità.

Il DL interviene a modificare la cosiddetta Legge Stanca (n. 4 del 9 gennaio 2004) e, oltre ad agire a livello terminologico sulla parola “disabili”, che diventa ovunque nel testo “con disabilità”, tutela e garantisce, in particolare, il diritto di accesso ai servizi informatici e telematici della pubblica amministrazione e ai servizi di pubblica utilità da parte delle persone con disabilità.

L’aggiornamento si concentra in particolare sull’ampliamento di questa tutela, affiancando alla tutela relativa all’accessibilità dei siti interne, anche quella da rispettare nelle app mobile, sempre più utilizzate non solo dai privati ma anche dalle P.A.

“Sono accessibili – si legge nel testo del Decreto – i servizi realizzati tramite sistemi informatici, inclusi i siti web e le applicazioni mobili, che presentano i seguenti requisiti: a) accessibilità al contenuto del servizio da parte dell’utente; b) fruibilità delle informazioni offerte […]”.

L’approvazione del D.L. giunge a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione della traduzione italiana delle Linee guida per l’accessibilità dei contenuti Web 2.1, che hanno sostituito la precedente versione “WCAG 2.0”, inserendo specifiche tecniche per l’accessibilità dei siti e delle applicazioni mobili.

La versione in lingua inglese delle WCAG 2.1 era stata pubblicata il 5 giugno scorso sotto forma di Raccomandazione dal W3C, l’organizzazione non governativa internazionale che ha come scopo quello di sviluppare tutte le potenzialità del World Wide Web e che dunque, in ambito di accessibilità, ha sviluppato uno standard omonimo. C’è voluto poi qualche mese perché fossero diffuse le traduzioni nelle diverse lingue, in quanto queste sono state affidate a gruppi di esperti, con coordinatori designati direttamente dallo stesso W3C.

Le Linee guida per l’accessibilità dei contenuti Web 2.1 sono un documento molto tecnico, utile prevalentemente agli sviluppatori di software, in cui sono spiegati nel dettaglio modalità e criteri da utilizzare per progettare e realizzare siti web e applicazioni mobili, che siano accessibili e usabili da tutti senza discriminazioni, anche da coloro che, per esigenze personali, utilizzino tecnologie assistive o configurazioni particolari.

di Alessandra Babetto

Settimana Nazionale della Dislessia

Superando.it del 26-09-2018

Settimana Nazionale della Dislessia: il potenziale e la collaborazione

Sarà la sinergia tra il potenziale e la collaborazione il filo conduttore della terza Settimana Nazionale della Dislessia, che dal 1° al 7 ottobre vedrà l’AID (Associazione Italiana Dislessia) impegnata in un fitto calendario di eventi su tutto il territorio nazionale, per sensibilizzare e informare sui disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), che in Italia coinvolgono circa 2 milioni di persone. Tra i vari partner dell’iniziativa, prezioso sarà in particolare il contributo di Erickson e quest’anno è previsto anche un allargamento delle riflessioni sui DSA rivolte al mondo degli adulti.

Dall’1 al 7 ottobre prossimi ci sarà la terza edizione della Settimana Nazionale della Dislessia, manifestazione promossa dall’AID (Associazione Italiana Dislessia), per sensibilizzare e informare sui disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), ovvero su dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia (se ne legga approfonditamente nel box in calce), problemi che in Italia si calcola coinvolgano circa 2 milioni di persone, tra i quali più di 250.000 alunni delle scuole.
Per l’occasione è previsto un fitto calendario di eventi su tutto il territorio nazionale – in concomitanza con la Settimana Europea della Dislessia (European Dyslexia Awareness Week) – con il coinvolgimento di oltre 1.000 volontari dell’AID e la collaborazione di 300 tra enti pubblici e istituzioni scolastiche.

Fin qui i dati e i numeri fondamentali. Per quanto riguarda poi il filo conduttore della Settimana esso sarà la sinergia tra il potenziale e la collaborazione, entrambi ritenuti elementi fondamentali nella visione dell’AID.
Importante novità di questa terza edizione, sarà inoltre l’allargamento della riflessione sui DSA anche al mondo degli adulti, con la trattazione rivolta a temi quali l’accesso al mondo universitario, l’inserimento lavorativo e, più in generale, ogni tematica riguardante il passaggio all’età adulta.

Da ultima, ma non ultima, va segnalata, tra le principali collaborazioni di quest’anno, quella con Erickson, che nell’àmbito della campagna denominata Lo sai che…?, prevede un calendario di iniziative online e una serie di incontri presso le proprie sedi di Trento e Roma, per consentire a genitori, insegnanti, bambini e ragazzi di entrare in contatto con autorevoli esperti e saperne di più sui DSA. (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo e la mappa navigabile con le specifiche di tutti gli eventi locali organizzati dalle Sezioni dell’AID. A quest’altro link, invece, vi è il calendario di tutte le iniziative promosse da Erickson per la Settimana Nazionale. Suggeriamo infine anche la lettura dell’approfondimento pubblicato recentemente dal nostro giornale, con il titolo Più di 250.000 alunni con DSA: un decalogo per i loro genitori e insegnanti (a questo link).

Per ulteriori informazioni: amorabito@lifecommunication.agency (Anna Morabito); comunicazione@aiditalia.org (Gabriele Brinchilin).

La dislessia e gli altri DSA (disturbi specifici dell’apprendimento)
Il più diffuso DSA (disturbo specifico di apprendimento) è la dislessia, cioè il disturbo specifico della lettura, che si manifesta e si evolve in concomitanza dell’inizio dell’attività scolastica, quando emergono le prime difficoltà nell’attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere, quali riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole, associandole ai suoni corrispondenti. Frequenza degli errori e lentezza nella decodifica ne sono i tipici aspetti: il bambino può, per esempio, presentare difficoltà nel riconoscere, scambiandoli tra loro, grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari quali: “m” con “n”, “c” con “e”, “f” con “t”, “a” con “e”.
La persona con disortografia, invece, evidenzia la difficoltà a tradurre correttamente le parole in simboli grafici e a confondere il suono delle lettere (per esempio “f/v”, “t/d”, “p/b”, “c/g”, “l/r”).
Un terzo disturbo che impedisce alla persona di esprimersi nella scrittura in modo fluido è la disgrafia, caratterizzata da una grafia spesso illeggibile, da una pressione eccessiva sul foglio e dallo scarso rispetto degli spazi sul foglio.
C’è infine la difficoltà a comprendere simboli numerici e a svolgere calcoli matematici, conosciuta con il nome di discalculia. Stando ai dati, circa il 3% della popolazione studentesca è affetta da tale disturbo, che complica la lettura e la scrittura dei numeri e soprattutto l’elaborazione delle quantità. Gli errori collegati a questa problematica molto spesso non vengono riconosciuti nell’immediato. Diversi, infatti, sono i casi di discalculia erroneamente diagnosticati come dislessia.

L’AID (Associazione Italiana Dislessia)
È nata con la volontà di fare crescere la consapevolezza e la sensibilità verso il disturbo della dislessia evolutiva, che in Italia si stima colpisca circa 2 milioni di persone.
L’Associazione – che conta oggi su più di 18.000 Soci e su 98 Sezioni distribuite su tutto il territorio nazionale – lavora in particolare per approfondire la conoscenza dei DSA e promuovere la ricerca, accrescere gli strumenti e migliorare le metodologie nella scuola, affrontare e risolvere le problematiche sociali legate ai DSA. È aperta ai genitori e ai familiari di bambini dislessici, ai dislessici adulti, agli insegnanti e ai tecnici (logopedisti, psicologi, medici).

Vicari sì Vicari no Vicari ma

Vicari si…..Vicari no…….Vicari ma….  questo è il PROBLEMA della governance del sistema scolastico italiano.

Occorre riconoscere giuridicamente il diritto di esistenza!

 

In questi giorni di inizio anno scolastico continuiamo ad aspettare che si concretizzi quanto detto dal Ministro Bussetti e richiesto dalle Associazione dei Presidi in merito al tema della governance delle scuole.

In particolare, ci aspettiamo una chiarezza di intenti e di posizioni che ad oggi ci appaiono confuse e cristallizzate ancora in un sistema che riteniamo vecchio e superato.

Ci riferiamo, in particolare, a due interventi che sottoponiamo alle riflessioni di quanti si occupano di scuola e che chiedono urgenti risposte:

  1. Esonero del Collaboratore principale (denominazione ANP), Collaboratore Vicario (denominazione MIUR), Vicepreside 1° Collaboratore (denominazione comunemente riconosciuta) nelle scuole con DS reggente o titolare.

Siamo ancora in attesa di un intervento che consenta al DS di poter contare su un Collaboratore a tempo pieno per la gestione e l’organizzazione della scuola in modo adeguato, moderno e pienamente corrispondente alle necessità dell’Istituzione scolastica.

Non è più accettabile procedere nelle attuali condizioni di Collaboratori senza DS titolare o con DS part-time ed impegnati anche in attività di docenza: è un notevole risparmio per lo Stato ma un danno per la scuola e, soprattutto, per gli alunni delle classi assegnate al Collaboratore!

E’ il caso di ricordare che il 9 marzo 2018, durante l’incontro con le OO.SS., il MIUR si era impegnato a sollecitare i Direttori degli Uffici Regionali affinché nell’assegnazione dell’organico di potenziamento per l’A.S. 2018-2019 si tenesse conto della classe di concorso del primo collaboratore, come indicato dal dirigente scolastico.

Se l’impegno dell’Amministrazione fosse stato confermato nelle scuole avremmo avuto una unità di potenziamento corrispondente alla classe di concorso/tipologia di

posto del primo collaboratore, permettendo allo stesso di essere esonerato

dall’insegnamento. Ma l’impegno è stato palesemente disatteso!!

Successivamente sia Disal che ANP hanno ribadito in documenti ufficiali l’urgenza di tale intervento al fine di “assicurare la migliore governabilità delle istituzioni scolastiche……affinché tutti i DS preposti alle suddette scuole abbiano la possibilità di esoneraredall’insegnamento un docente loro collaboratore, individuato ai sensi dell’articolo 25 del d.lgs.165/2001, e di disporre la relativa supplenza fino al termine delle attività didattiche (comunicato ANP del 2/8/2018)”, indipendentemente dalla classe di concorso del Collaboratore.

E’ancora una volta a rischio la qualità e la funzionalità della scuola specialmente in quei territori dove la presenza di un DS reggente o part-time non può dare tempestive risposte alle urgenze ed emergenze che quotidianamente si presentano (spesso senza preavviso!).

Ci saremmo aspettati – vista l’urgenza – che la norma avesse visto la luce già nel decreto milleproroghe di recente approvazione (come anticipato dal Ministro Bussetti il 4/9/2018) ed, invece, stando al dispositivo nessuna risposta è stata data nel merito.

E le scuole – con buona pace dei DS e dei loro Collaboratori – continuano ad arrangiarsi nella quotidiana fatica di garantire un’efficiente gestione ed una efficace organizzazione unitamente al diritto allo studio degli alunni.

ANCODIS ribadisce l’urgenza di ripristinare l’esonero per tutti i Collaboratori vicari (la legge di stabilità 2015 ha cancellato questa possibilità ai danni delle autonome I.S.) indipendentemente dalla condizione di reggenza.

 

  1. Riconoscimento giuridico della figura del VICARIO.

Nell’Avviso pubblico per l’individuazione degli “Snodi formativi territoriali”………. Conferma disponibilità corsi formativi in materia di privacy pubblicato il 22/8/2018 si legge “A tal fine, si chiede ………… di confermare la disponibilità ad organizzare un’attività di formazione in materia di protezione dei dati personali, ………. rivolta ad un massimo di quattro partecipanti per ciascuna istituzione scolastica, tra cui, necessariamente, il Dirigente Scolastico (DS), il vicario e il Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA)”.

Una piacevole sorpresa leggere in un documento ufficiale che esiste il Collaboratore VICARIO quale figura da impegnare – necessariamente – in questo corso di formazione!

Ma allora i VICARI formalmente esistono per il MIUR solo quando si devono occupare di formazione o lavorare nelle scuole in assenza del DS o gestire plessi distaccati o organizzare il servizio scolastico o sostituire il DS assente per ferie o malattia?

Ciascun DS (part-time/reggente/titolare) può contare su una squadra di Collaboratori che lo coadiuvano nelle scelte, nella pianificazione, nella gestione, nella condivisione delle criticità, che sono soddisfatti per i risultati positivi conseguiti: questi docenti per lo Stato NON esistono e non ricevono dallo Stato quanto, invece, offrono incondizionatamente alla loro Istituzione scolastica.

Lo abbiamo scritto e continuiamo a farlo: nel sistema scolastico italiano OCCORRONO figure intermedie, con un servizio contrattualmente riconosciuto in una carriera integrata, e tra di essi un Collaboratore che possa supplire temporaneamente all’assenza del DS.

Le forze politiche di maggioranza e di opposizione – se hanno a cuore l’organizzazione e la gestione moderna di una scuola e la conseguente qualità dell’offerta formativa – DEVONO trovare, nel confronto con tutti gli operatori (DS, DSGA, OO.SS) quelle soluzioni moderne ed efficaci che riconoscano ruolo e dignità a quanti si spendono – oltre la didattica – a servizio di alunni e famiglie.

A tal proposito non possiamo non apprezzare quanto si legge nel documento dell’ANDIS del 9 settembre “(I Collaboratori) Sono di sicuro sostegno a un sistema fondato su effettive autonomie…….con il pieno riconoscimento e la stabilizzazione delle figure di staff, in grado di collaborare col dirigente scolastico.

Certamente una posizione lungimirante e consapevole di una visione che guarda alle autonome istituzioni scolastiche come sistemi complessi nei quali una leadership può realizzarsi integrando e riconoscendo i contributi professionali dei Collaboratori del DS.

E’ arrivato il tempo di infrangere questa dicotomia tra la realtà dei Collaboratori ben nota in tutte le scuole e l’assenza di un fondamento normativo, tra l’evidenza di una presenza costante e riconosciuta da docenti, alunni e famiglie e il mancato riconoscimento giuridico da parte dello Stato, tra un ruolo effettivamente ed efficacemente svolto ogni giorno dell’anno e l’indifferenza delle OO.SS. che non spendono parola a loro sostegno!

Questa condizione per i Collaboratori non è più sostenibile e lo dimostreremo a cominciare dal possibile rifiuto a svolgere la cosiddetta “necessaria” formazione così come indicato dal MIUR!

ANCODIS, dunque, ribadisce la necessità– questa sì! – del riconoscimento giuridico e della progressione di carriera di quanti collaborano nella gestione e nella organizzazione delle autonome I.S. a partire dal 1° Collaboratore Vicario.

In caso contrario, verrebbero meno a scuole e DS quelle condizioni favorevoli che i Collaboratori garantiscono con la presenza quotidiana, con le loro specifiche competenze, con lo spirito di servizio e la leale collaborazione sempre profuse.

Chi si occuperebbe di organizzazione del servizio, di gestione supplenze, di controllo sicurezza nei plessi, di progettazione, di alternanza scuola-lavoro, di relazioni con i genitori, di gestione dei conflitti, di PON FESR, di RAV, di PdM?

La professionalità dei Collaboratori NON può essere messa all’angolo dal ricatto “Accetti queste condizioni o rinunci” oppure dalla asserzione qualunquista “Lo hai voluto fare tu”.

Per fortuna c’è di mezzo la forza della dignità e dell’etica in ciascun Collaboratore!

 

 

Rosolino Cicero, Presidente ANCODIS Palermo

 

Vaccini, Giulia Grillo: «Morbillo sarà obbligatorio, esavalente no»

da Il Sole 24 Ore

Vaccini, Giulia Grillo: «Morbillo sarà obbligatorio, esavalente no»

di B. Gob.

«Ci siamo opposti al decreto Lorenzin non perché siamo contro i vaccini, a differenza di alcuni movimenti che si sono detti contrari, ma perché siamo per «utilizzare lo strumento dell’obbligo in maniera intelligente, obbligando i cittadini laddove è necessario, sicuramente per il morbillo che è la vera emergenza, a differenza di altre patologie, dove è sufficiente la raccomandazione che viene applicata da altri Paesi, ad esempio sullo stesso esavalente. Cioè su quei vaccini che erano obbligatori prima del decreto Lorenzin, ma in forma “leggera”, secondo noi si può tornare a un regime pre Lorenzin». Lo ha affermato la ministra della Salute Giulia Grillo, intervenuta alla trasmissione “L’Aria che tira” su La7. Poi, la precisazione sull’”obbligo flessibile”: «È chiaro che l’obbligo c’è o non c’è – ha affermato Grillo -. L’aggettivo si riferisce alla possibilità di poterlo utilizzare in differenti momenti o in differenti parti del Paese dove c’è una popolazione che presenta un picco epidemico, così come avviene in Francia o in Spagna».

Immediata , sul fronte dei governatori, la replica del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: «Nel Lazio manteniamo l’obbligo su tutte le vaccinazioni, prima di tutto vengono i bambini ed il diritto alla salute. Basta con le parole che disorientano le famiglie», ha spiegato in una nota.

Prof, per salire in cattedra basta la laurea

da ItaliaOggi

Prof, per salire in cattedra basta la laurea

Sul reclutamento si cambia Il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, annuncia a ItaliaOggi la controriforma: troppi i tre anni post lauream del Fit . Si va verso l’integrazione con esami ad hoc del percorso di laurea. Manovra? Evitare la riduzione dei salari

Alessandra Ricciardi

Sul reclutamento si cambia ancora. Non ha fatto in tempo ad entrare a regime il Fit, acronimo di formazione iniziale e tirocinio, il sistema previsto dalla riforma della Buona scuola del governo Renzi, che il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, annuncia la controriforma: troppi i tre anni post lauream del Fit, serve un sistema più agile e veloce per sopperire al fabbisogno di nuovi docenti. Il progetto a cui Bussetti sta lavorando prevede l’integrazione con esami ad hoc del percorso di laurea e poi via, il concorso. Chi lo supera va in cattedra. Il nuovo reclutamento dovrebbe, assicura Bussetti, partire già il prossimo anno con l’obiettivo di reclutare docenti più giovani. E senza gli errori di programmazione di quest’anno, quando di 57 mila assunzioni a tempo indeterminato autorizzate dal ministero dell’economia ben 32 mila sono rimaste senza candidati.

Domanda. Ministro, lei vuole riformare il sistema di accesso alla professione docente. Su cosa pensa di intervenire?

Risposta. È mia intenzione dare una volta per tutte regole certe. In questi anni sono stati creati troppi percorsi diversi, sono state fatte innumerevoli promesse rimaste disattese a chi voleva diventare insegnante. È arrivato il momento di stabilire un’unica strada d’accesso: concorsi in base ai posti vacanti e disponibili. E vincoli di permanenza per un certo numero di anni. È così che rispettiamo le ambizioni di questa categoria professionale. E restituiamo dignità ai docenti, pilastri della nostra scuola.

D. Una riforma è stata fatta da poco, con la legge 107 del 2015, la cosiddetta Buona scuola. Cosa non va di questo sistema che gioca sul binomio formazione-selezione?

R. Attraverso la legge 107 sono stati assunti migliaia di docenti, è vero. Ma in maniera confusa e in alcuni casi lesiva dei loro diritti. Pensiamo a coloro che si sono dovuti trasferire lontano da casa a causa dei calcoli di un freddo algoritmo. Chi ha partecipato al concorso, invece, non solo ha dovuto superare una selezione, ma avrebbe dovuto intraprendere anche un percorso di formazione, un tirocinio, della durata di tre anni, prima dell’effettiva immissione in ruolo. Tutto questo non va bene. Né per gli insegnanti, né per gli studenti.

R. Dobbiamo prevedere una formazione già durante gli anni universitari. Per far sì che si possa andare in cattedra a 26 anni, non a 30 o 40. Con un concorso bandito regolarmente sarà possibile accedere all’insegnamento subito dopo la laurea, senza percorsi di studio ulteriori.

D. Lei ha ottenuto dall’Economia l’autorizzazione ad assumere oltre 57 mila insegnanti a settembre. Per 32 mila cattedre, in particolare al Nord, non avete trovati candidati. Il dato peggiore degli ultimi anni. Cosa non è andato? Dove ha toppato il sistema? Molti concorsi riservati non si sono chiusi nei tempi. Cosa pensate di fare per recuperare?

R. La mancanza di insegnanti per alcune discipline dimostra che sul reclutamento dobbiamo cambiare rotta. Immediatamente. Non abbiamo bisogno di continuare a costruire sacche di precariato. Dobbiamo avere il quadro chiaro delle necessità delle scuole di tutto il Paese e bandire concorsi sulla base di quelle. Abbiamo ereditato una situazione intricata. Ma in un anno al massimo indiremo un concorso per giovani laureati, che risponda a questi criteri e preveda tempi celeri di assunzione.

D. Non trova che sia un paradosso che ci siano migliaia di precari che fanno supplenze ma non candidati abilitati o che abbiano superato un concorso utile per diventare titolari su quelle cattedre? Errori nella programmazione delle università? E del fabbisogno della scuola? Concorsi troppo selettivi? C’è chi punta l’indice anche contro le prove di inglese e di informatica dell’ultimo concorso.

R. Trovo paradossale che in questi anni si sia agito sulla scuola così alla cieca. Che non ci sia stata una regia. Che siano mancati analisi e studio dei dati, dei bisogni effettivi. Sono state frustrate le aspettative degli insegnanti. E si è messa a rischio l’istruzione dei nostri giovani. Non sarà più così d’ora in poi. È un impegno che ho preso con il mondo della scuola già dai primi giorni del mio insediamento al Miur.

D. Lei ha rivendicato al momento del suo insediamento a Viale Trastevere l’ essere «uomo di scuola». Come pensa di venire incontro alle richieste pressanti di uffici scolastici territoriali e delle segreterie in merito alle carenze di organico e al sovraccarico di oneri?

R. Non sono solo un «uomo di scuola». Conosco perfettamente il lavoro, le richieste e le criticità degli uffici scolastici regionali: una parte del mio percorso professionale si è svolta al loro interno. Ho detto sin da subito che non si può pensare di governare il sistema di istruzione da Roma, con norme, circolari, riforme calate dall’alto. Bisogna intervenire in sinergia con i territori, valorizzando l’impegno degli uffici periferici del Miur e sostenendo la loro azione quotidiana. E questo vuol dire certamente sburocratizzare, snellire le procedure, ridurre gli oneri. E dare strumenti per fronteggiare le necessità di tutte le scuole e dei nostri studenti.

D. Un altro tema chiave è quello della responsabilità anche penale per i problemi strutturali delle scuole. Se e come pensate di intervenire? Vi sono stati dirigenti scolastici condannati alla pena detentiva per incidenti gravi occorsi nelle loro scuole per carenze strutturali non dipendenti da loro.

R. Per quanto riguarda l’edilizia scolastica in pochi mesi abbiamo già portato avanti risultati importanti. Abbiamo 7 miliardi a disposizione e faremo sì che vengano utilizzati per le certificazioni che mancano agli istituti, per le verifiche negli edifici e per la messa in sicurezza delle strutture. In Conferenza Unificata abbiamo siglato un accordo che prevede tempi più rapidi per assegnare le risorse agli Enti locali, proprietari delle scuole. Non dobbiamo leggerla puramente come una questione di responsabilità. Nessuno ha intenzione o si sognerebbe di mandare uno studente in una classe che rischia di crollare. Nessuno. Ministro, sindaco o preside che sia. Dobbiamo intervenire in maniera preventiva. Ed è esattamente quello che stiamo facendo. Rapidamente e con una visione strategica delle priorità.

D. Alternanza scuola-lavoro: si va verso una graduale cancellazione? Che dati avete sull’andamento del progetto?

R. Non ho mai parlato di graduale cancellazione. Riconosco il valore dell’Alternanza scuola-lavoro. È una forma di orientamento importante per i nostri giovani. Credo però che l’obbligatorietà ne abbia distorto in alcuni casi lo scopo e le finalità. Stiamo rivedendo le Linee guida e riconsiderando la quantità di ore da svolgere. Abbiamo ridimensionato il peso nell’Esame di stato: l’Alternanza è solo parte di un percorso formativo molto più ampio e articolato. Durante la Maturità i nostri ragazzi devono avere la possibilità di esprimere se stessi e ciò che hanno appreso. L’Alternanza deve essere uno strumento didattico di qualità. Non una perdita di tempo, né una forma di apprendistato occulto.

D. È tempo di legge di Bilancio. Una misura chiave su cui punta?

R. Le misure sono più di una. Un impegno indifferibile è stanziare le risorse necessarie affinché migliaia di dipendenti del comparto scuola possano, anche nel triennio 2019-2021, continuare a percepire il cosiddetto elemento perequativo. In assenza di tale stanziamento subirebbero una riduzione del trattamento economico già dalla mensilità di gennaio prossimo, e ciò va assolutamente evitato. E poi ci sono i provvedimenti voluti dal patto di governo come la diminuzione delle classi pollaio.