I veri ambasciatori sono i bambini

da la Repubblica

Franco Lorenzoni

Si torna a parlare di una legge sullo Ius culturae, che dia piena cittadinanza al milione di bambini e ragazzi nati qui o arrivati qui da piccoli.

La necessità di questa scelta è stata ben argomentata in queste pagine da Tito Boeri e Luigi Manconi, ma c’è un motivo ulteriore che credo vada sottolineato per il particolare significato culturale e sociale che riveste.

Nelle famiglie immigrate accade spesso che bambine e bambini, per la plasticità del loro cervello e la capacità di stabilire relazioni vivaci e aperte con i coetanei a scuola e nel gioco, apprendano la lingua più rapidamente e meglio dei loro genitori. Nell’imparare a parlare una lingua diversa da quella materna, superando difficoltà iniziali, entrano talvolta in alcune sfumature di significato della lingua italiana o dei dialetti parlati nelle città in cui abitano, con sottigliezza sorprendente e inventiva inusuale, dovuta alla ricchezza di sguardo sulla realtà offerta da un bilinguismo potenzialmente perfetto.

Questa frequentazione e immersione totale in una seconda lingua, che per la maggioranza dei figli di immigrati si trasforma rapidamente in prima lingua privilegiata, li porta sovente a fare da interpreti ai propri genitori, arrivando a comportarsi, in casa, come veri e propri ambasciatori del nuovo Paese di residenza.

Per alcuni, trovarsi a vivere in mezzo al guado, tra culture e comportamenti sociali talvolta distanti, spiazza e avvilisce.

Nella maggioranza dei casi aumenta la determinazione a essere, vestirsi e comportarsi come i loro coetanei, perché avvertono, con quella particolare apprensione e sensibilità che si ha a quell’età, quanto il confine tra l’essere percepiti come diversi e il venire discriminati sia pericolosamente sottile.

Ora, una società che abbia il desiderio di costruire un futuro di convivenza tra culture dovrebbe avere a cuore il pieno riconoscimento del ruolo essenziale incarnato dai più giovani in quel contraddittorio e dunque delicato processo di integrazione, che non può non essere reciproca.

Dare priorità al diritto di cittadinanza ai minori assume dunque un significato politico e culturale particolarmente rilevante oggi perché scommette sulla pacificazione e incentiva il dialogo sociale tra culture, riconoscendo il grande sforzo di traduzione, mediazione e necessario adattamento compiuto dal milione di bambini e ragazzi che, pur abitando le nostre città, avvertono più o meno consapevolmente di essere relegati in un limbo, con uno “statuto giuridico da fantasmi”, come denuncia un recente video realizzato dal movimento degli “Italiani senza cittadinanza”.

L’Italia, Paese in cui l’immigrazione è fenomeno recente, in trent’anni non ha ancora saputo costruire un’elaborazione culturale e un immaginario sociale relativo alla trasformazione multietnica di molti quartieri delle nostre città. Potrebbe essere un vantaggio, visti gli evidenti limiti dell’assimilazionismo francese e del multicuturalismo inglese, ma dobbiamo creare le condizioni perché a dettare legge non sia la signora di Alessandria che ha fatto alzare in autobus dal posto accanto al suo una bambina di 7 anni perché nera, e da tutti coloro che hanno creato le condizioni culturali di quel gesto. Silenziosamente e spesso solitariamente da anni nidi, scuole dell’infanzia e primarie sono sempre più un laboratorio di convivenza che ha dato, pur tra luci e ombre, buoni risultati, visto che accoglie oltre il 10% di alunni stranieri mantenendo fino a 11 anni buoni livelli di apprendimento, stando alle comparazioni statistiche internazionali.

Nonostante questo, il fenomeno della fuga bianca dalle scuole ad alta percentuale di figli di immigrati continua ad accrescersi e cominciano a sorgere in alcune periferie urbane prime scuole coraniche.

Penso che nessun italiano dotato di buon senso possa augurarsi un futuro in cui, nelle nostre città, bambine e bambini frequentino scuole separate per etnia e per censo. Al contrario, dobbiamo investire di più e meglio perché si riduca la dispersione scolastica che, nelle scuole secondarie, vede il 35% dei figli di immigrati abbandonare precocemente l’istruzione, in una percentuale doppia rispetto ai figli di famiglie italiane.

Il motivo per cui tante e tanti insegnanti sono così sensibili alla questione della cittadinanza deriva dal fatto che constatano ogni giorno quanto il vivere in una situazione di precarietà riguardo al proprio futuro ostacoli l’apprendimento.

Lo Ius culturae offre dunque una doppia possibilità di crescita culturale alla nostra società: garantendo piena cittadinanza a chi ha terminato un ciclo di studi attenua l’incertezza di vite legate a permessi di soggiorno altalenanti, mentre tutti sappiamo quanto serenità e fiducia nel futuro migliorino le condizioni per andare bene a scuola. E dell’intelligenza, energia e preparazione dei ragazzi italiani senza cittadinanza sappiamo quanto il nostro Paese abbia bisogno.

L’autore è un maestro elementare e ha fondato la Casa-laboratorio di Cenci, centro di sperimentazione educativa

Il piano per risanare le scuole, servono 200 miliardi in vent’anni

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Un piano di investimento ventennale da 200 miliardi per «ricostruire» le scuole italiane: un patrimonio di 150 milioni di metri quadrati, generalmente vecchiotto — l’età media dei 40 mila edifici è di 52 anni ma due terzi sono stati costruiti tra la fine del 1800 e il 1970 — e malconcio. Non si tratta solo di mettere in sicurezza solai, cantine, controsoffitti e caldaie perché a scuola si possa andare senza rischi: si tratta di rendere le scuole ecosostenibili, con risparmi sulla gestione ordinaria anche del 40 per cento e soprattutto di renderle abitabili dagli studenti di oggi, cioè adatte ad una didattica che non sia solo quella della cattedra sul predellino come si usava quando le scuole sono state costruite.

È la proposta che la Fondazione Agnelli, che ha appena finito di ristrutturare dalle fondamenta due scuole (pubbliche) di Torino insieme alla Fondazione San Paolo, lancia nel «Rapporto sull’edilizia scolastica» pubblicato da Laterza: incrociando i dati dell’indagine conoscitiva del Parlamento e dell’anagrafe scolastica, il rapporto propone la storia delle scuole italiane dai tempi dell’Unità a quelli del boom per finire con una serie pratica di esempi di scuole nuove e innovative già realizzate qua e là in Italia e in Europa. «Nei prossimi anni si dovrà comunque mettere mano alle strutture scolastiche — spiega il direttore della Fondazione Andrea Gavosto — per problemi strutturali o di sicurezza. Non bisogna dimenticare che le scuole vanno rese adatte alla nuova didattica, perché questa è la vera sfida per un’educazione di qualità. Non è una questione di estetica ma un investimento sul futuro dei ragazzi e del nostro Paese: è provato dalle indagini internazionali che ambienti di apprendimento moderni e adeguati migliorino i risultati e contribuiscano alla diminuzione della dispersione e del gap tra gli studenti».

Costruire da zero nuove scuole può risultare velleitario visto anche che secondo le stime dell’Istat nei prossimi dieci anni avremo un milione di studenti in meno e perderemo ben 43.000 classi. Ecco perché, secondo il rapporto è meglio concentrarsi sulla manutenzione straordinaria e sulla riconversione delle strutture già operative: delle 39.079 scuole che con ventennale ritardo sono state censite dall’anagrafe scolastica presso il Miur più di tremila hanno problemi strutturali dichiarati: «Ma ora è importante programmare un piano di lunga durata, anche se può apparire oneroso, perché altrimenti gli interventi restano sporadici e le priorità cambiano a seconda del governo o della congiuntura», conclude Gavosto.

Prof a lezione di coding (per legge): ecco perché è così importante impararlo

da Corriere della sera

VAlentina Santarpia

Anche gli insegnanti dovranno andare a lezione di coding: lo prevede un emendamento approvato dalle Commissioni cultura e lavoro della Camera al decreto scuola che oggi va in Aula. Il coding è stato infatti inserito tra i «crediti» che dovranno acquisire i prof per poter partecipare sia al concorso ordinario che straordinario. Si tratta dei 24 CFU in discipline pedagogiche e metodologie didattiche che costituiscono titolo di accesso al concorso. A dover studiare coding saranno tutti: anche gli insegnanti che non hanno a che fare con le materie scientifiche. «Si tratta di una vera e propria rivoluzione nelle competenze richieste ai docenti – commentano Valentina Aprea e Paolo Zangrillo, di Forza Italia, che hanno proposto l’emendamento -, mirata a superare la criticità all’approccio del digital e a favorire l’innovazione didattica e metodologica per una scuola che alleni al futuro e sia sempre più competitiva con le realtà internazionali». Ma, in sostanza, a cosa serve imparare il coding, ovvero la programmazione informatica? Soprattutto a chi non lavora con computer e numeri?

I corsi online gratuiti

«Non è appannaggio degli informatici: può essere trasposto in attività molto intuitive, che non hanno prerequisiti, possono essere alla portata di tutti», spiega innanzitutto Alessandro Bogliolo, ingegnere elettronico, docente di Architettura degli elaboratori all’università di Urbino e coordinatore dell’European Code Week, ovvero l‘iniziativa europea per la diffusione del pensiero computazionale. Bogliolo, molto prima che al governo si accorgessero dell’importanza del coding, ha iniziato a fare divulgazione per gli insegnanti: «Dal 2016 ad oggi faccio corsi gratuiti online aperti e gratuiti per insegnanti per spiegare loro questo genere di cose con metodi che puntassero alla massima semplificazione nel rigore ma che abbattessero le barriere d’accesso».

La «scacchiera magica»

Ovvero? Bogliolo ha personalmente progettato e brevettato una straordinaria scacchiera che, fisicamente, mostra a chiunque- dai bambini della scuola dell’infanzia agli studenti universitari- come funziona il coding e soprattutto a cosa può servire: chi volesse comprarne la versione «sofisticata» può acquistarla da Campus store, che ha accettato di investire in questo progetto producendone una versione per le scuole o gli asili che vogliono un materiale a norma. Altrimenti chiunque può stampare gratuitamente e usarla con i fogli di carta. Il primo corso che Bogliolo ha messo online, Coding in your classroom now, ha creato una comunità di insegnanti di 33 mila persone e un milione di bambini che praticano coding ed è diventato un insegnamento universitario: «Anche gli studenti che fanno informatica studiano queste cose e non le trovano banali», spiega Bogliolo. «Le attività che hanno una loro fisicità, una trasposizione in istruzioni di movimento sono le più intuitive- aggiunge – Questo metodo è stato concepito per chi non ha dotazioni particolari, come i robot, di sperimentare queste tecniche come metodologie didattiche in classe». Ma come funziona? Basta posizionare qualsiasi oggetto o persona sulla scacchiera, e poi provare a fare in modo che la «pedina» esegua delle istruzioni precise. Elaborare le istruzioni con un codice preciso e verificare che abbiano esito positivo, significa mettere alla prova le proprie capacità. Ma anche sbagliare è fondamentale: perché se ad esempio con le istruzioni mando la pedina fuori gioco, saprò che devo modificare il mio programma. «Il programmatore non si mette mai in cattedra, perché sa benissimo che la parte integrante del suo processo è fare errori, identificarli e poi correggerli. Per cui anche quando l’insegnante propone di fare agli alunni qualcosa usando il coding, deve mettersi dalla loro parte, perché se no rischia di fare delle figuracce», dice il docente.

A chi serve il coding (e perché)

Perché è così importante allora imparare il coding? «È importante perché intanto ti dà l’idea di che cosa la tecnologia in effetti consente di fare, ovvero ti dà una consapevolezza anche aiutandoti a ripristinare il giusto rapporto tra tecnologia ed essere umano e capendo che è sempre l’essere umano il programmatore: la tecnologia non è magia ma risponde ai comandi», elabora Bogliolo. L’altra ragione è che ovviamente «la programmazione, per chi deciderà di farne una professione,oggetto di studio, è anche e il modo più veloce, più efficiente per fare innovazione, per realizzare le tue idee: ma anche se non vuoi farne una professione, ti consente di acquisire una forma di ragionamento algoritmico, cioè di capire come scomporre un procedimento che ti porta alla soluzione di un problema in passi elementari, e così facendo hai anche la consapevolezza della difficoltà di quel procedimento che stai per affrontate, in quanti passi arriverai in fondo. Son tutte cose non banali, che per gli informatici sono oggetto di studio, ma che in realtà divulgati in modo opportuno riescono ad essere portati a tutti, senza necessità di diventare prima degli informatici». In sostanza, partire da un pensiero, invece che da un linguaggio, diventa un vantaggio grosso per tutti, tanto più se questo lo si è fatto da bambini. I riscontri? «Non li ho tanto diretti quanto indiretti- conclude Bogliolo- in questa sorta di comunità di apprendimento e di pratica che si è creata in questo primo corso, ci sono migliaia di insegnanti che quotidianamente si scambiano testimonianze ed esperienze, una cosa estremamente coinvolgente per i bambini e gratificanti per gli insegnanti, che nel fare queste attività si focalizzano sul procedimento e non sul risultato».

Pensioni: circolare domande tra qualche giorno, probabile scadenza entro fine dicembre

da Orizzontescuola

di redazione

Oggi, 27 novembre, si è svolto l’incontro avente per oggetto la circolare delle pensioni; all’incontro ha partecipato anche l’INPS.

Il MIUR ha informato che ci sarà un’unica scadenza per la presentazione delle domande a differenza dello scorso anno, in quanto “quota 100” è già parte delle opzioni pensionistiche.

La circolare, sostanzialmente identica a quella dello scorso anno, dovrebbe essere pubblicata nei prossimi 3/4 giorni con scadenza compresa tra il 20 e il 31 dicembre.

Decreto scuola, sindacati: spetta al Ministro Fioramonti far rispettare l’intesa

da Orizzontescuola

di redazione

comunicato FLCGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda – Decreto 126 e legge di stabilità, ministro e Governo si facciano garanti del rispetto delle intese.

Spetta al Governo, e in particolare al ministro Fioramonti, attivarsi perché il decreto legge 126/2019, cui è affidata l’applicazione di un’intesa, mantenga piena coerenza con i suoi contenuti, senza essere stravolto da emendamenti che vanno in direzione diversa o addirittura contraria, vanificando gli obiettivi per i quali le misure sono state pensate e inserite nel provvedimento.

Non è in discussione, ovviamente, la sovranità del Parlamento, ma la credibilità di un governo e di una maggioranza come interlocutori ai tavoli di confronto con le parti sociali. Quando da quei tavoli scaturisce un’intesa, ministro e governo hanno la responsabilità di farsene carico assicurandole il massimo sostegno in sede legislativa.

È inammissibile che i sindacati, nella più totale assenza di necessari momenti di verifica e di confronto, debbano apprendere dalla lettura degli atti parlamentari del moltiplicarsi di proposte emendative, talvolta avanzate da esponenti di maggioranza, chiaramente in conflitto con le finalità originarie del decreto e con le intese cui dev’essere data attuazione.

Ci sono lacune da colmare e punti importanti su cui non sono ammissibili cedimenti:

dalla questione dei facenti funzione di DSGA, alla tutela della continuità didattica per i docenti diplomati, alle misure straordinarie per la stabilizzazione di tutti gli insegnanti precari, compresi i docenti IRC.

Addirittura ci sono proposte che invadono pesantemente la sfera delle prerogative contrattuali in materia di mobilità del personale.

Così non va, il ministro convochi immediatamente i sindacati non solo per fare il punto su una situazione davvero preoccupante, ma soprattutto per dire se e come intende farsi garante del pieno rispetto delle intese da parte del Governo che le ha sottoscritte e della maggioranza che dovrebbe sostenerlo. Ne va della loro credibilità.

Vale per le questioni affidate al decreto legge 126/2019 in via di conversione, vale anche per i temi che l’intesa del 1° ottobre demanda a provvedimenti collegati alla legge di bilancio, a partire dalla definizione a regime di un nuovo sistema di abilitazione all’insegnamento: l’accordo era di avviare immediatamente tavoli tematici per la loro predisposizione, tale impegno è stato finora totalmente disatteso.

Invalsi terza media 2020, attività da svolgere e correzione prove. La tempistica

da Orizzontescuola

di redazione

Invalsi classi III scuola secondaria di primo grado a.s. 2019/2020: time line delle tappe che condurranno allo svolgimento delle prove e correzione delle medesime.

Discipline coinvolte, durata prove e modalità svolgimento

Le prove, che coinvolgono le classi III, riguardano gli ambiti disciplinari di: Italiano, Matematica e Inglese. 

Le prove hanno la seguente durata:

  • Italiano: 90 minuti più 10 minuti circa per rispondere alle domande del questionario studente;
  • Matematica: 90 minuti più 10 minuti circa per rispondere alle domande del questionario studente;
  • Inglese (reading): 45 minuti; Inglese (listening): circa 30 minuti (la durata della prova può variare leggermente da studente a studente).

Le prove sono computer based (CBT) e si svolgono mediante l’utilizzo di computer connessi alla rete internet in un arco temporale (finestra di somministrazione), assegnato alla scuola dall’Invalsi.

Date svolgimento prove

Le prove si svolgono tra l’1 e il 30 aprile 2020. All’interno di tale periodo (1-30 aprile 2020), ciascuna scuola svolge le prove in un arco temporale, definito finestra di somministrazione, assegnato alla stessa dall’Invalsi.

Le classi campione svolgono le prove in tre dei seguenti quattro giorni: venerdì 3, lunedì 6, martedì 7 e mercoledì 8 aprile 2020 (sabato 4 aprile le Classi Campione non possono svolgere prove).

Time line

Di seguito, come leggiamo nella nota Invalsi del 21/11/2019, la time line delle attività che porteranno allo svolgimento delle prove:

  • [29.10.2019 (dal)] esecuzione da parte delle scuole del Diagnostic tool e del Test audio per la prova di Inglese-listening;
  • [02.12.2019 – 30.12.2019] verifica ed elaborazione da parte di INVALSI dei dati forniti dalle segreterie scolastiche nella fase di iscrizione alle prove (dal
    29.10.2019 al 22.11.2019);
  • [16.12.2019 (entro il)] comunicazione da parte di INVALSI delle classi campione (nell’area riservata alla segreteria scolastica e al Dirigente scolastico);
  • [17.01.2020 (entro il)] comunicazione da parte di INVALSI a ciascuna scuola (nell’area riservata alla segreteria scolastica e al Dirigente scolastico) della finestra di somministrazione all’interno del periodo di somministrazione fissato da INVALSI a livello nazionale;
  • [21.01.2020 – 26.03.2020] trasmissione e convalida delle informazioni di contesto da parte delle segreterie scolastiche (nell’area riservata alla segreteria scolastica sul sito INVALSI);
  • [25.02.2020 – 09.03.2020] il Dirigente scolastico è tenuto ad effettuare la richiesta di misure compensative e/o dispensative per gli allievi aventi diritto iscritti alla classe III della scuola secondaria di primo grado;
  • [02.03.2020 – 28.03.2020] organizzazione interna da parte della scuola della gestione della somministrazione delle prove INVALSI (date, orari, eventuale suddivisione delle classi ecc.);
  • [05.03.2020 (entro il)] pubblicazione sul sito INVALSI del Protocollo di somministrazione;
  • [13.03.2020– 26.03.2020] possibilità, per ciascuna scuola, di modificare la propria finestra di somministrazione all’interno del periodo di somministrazione fissato da INVALSI a livello nazionale;
  • [20.03.2020] scadenza per l’accettazione dell’iscrizione di eventuali candidati esterni all’esame di Stato;
  • [24.03.2020 (dal)] disponibilità, nell’area riservata al Dirigente scolastico, dell’Elenco nominativo degli studenti, comprensivo delle credenziali di accesso a ciascuna delle tre prove per ogni studente;
  • [01.04.2020 – 30.04.2020] periodo di somministrazione per le classi NON
    campione;
  • [03.04.2020; 06.04.2020; 07.04.2020; 08.04.2020] giornate di somministrazione per le classi campione (il sabato 4 aprile 2020 le Classi
    Campione non possono svolgere prove);
  • [11.05.2020 – 15.05.2020] sessione suppletiva e svolgimento delle prove dei candidati privatisti. Si ricorda che a discrezione della scuola il candidato privatista può svolgere le prove INVALSI all’interno della propria finestra di
    somministrazione.

Correzione prove

La correzione delle prove, considerato che le stesse si svolgono al computer, è totalmente centralizzata e non è richiesto alcun intervento da parte dei docenti.

La trasmissione dei dati all’Invalsi è:

  • automatica, senza intervento da parte del personale della scuola;
  • contestuale allo svolgimento della prova da parte dello studente.

nota Invalsi 21/11/2019

Prove Invalsi 2020, cosa bisogna fare entro il 30 novembre

da La Tecnica della Scuola

Nei giorni scorsi abbiamo dato notizia della pubblicazione da parte di INVALSI di due documenti:

I due documenti contengono anche lo scadenzario da rispettare.

Nell’ambito delle date riportate, ricordiamo cosa bisogna fare entro il 30 novembre.

Diagnostic Tool

Per le scuole secondarie di I e II grado INVALSI mette a disposizione delle scuole uno strumento automatico di diagnostica (Diagnostic tool), mediante il quale è possibile verificare la qualità della connessione e le principali caratteristiche dei computer che saranno usati per la somministrazione delle prove INVALSI CBT.

L’utilizzo del Diagnostic tool richiede l’esecuzione dei seguenti passaggi:

  1. fare clic sul link disponibile nell’area riservata alla segreteria scolastica del sito INVALSI;
  2. fare clic sul pulsante Inizio diagnostica.

È opportuno e importante eseguire il Diagnostic tool su tutti i computer che saranno utilizzati dagli studenti per lo svolgimento delle prove INVALSI CBT. Tutte le informazioni generate dal Diagnostic tool sono visualizzate sullo schermo e inviate automaticamente a INVALSI; non è quindi necessario che la scuola compia alcuna operazione. Ai fini della somministrazione delle prove, i parametri più importanti sono: Larghezza di banda e Compatibilità del browser.

Il Diagnostic tool deve essere eseguito su tutti i computer della scuola entro il 30 novembre 2019. 

Richieste di posticipo per le classi II e V di scuola primaria

L’istituzione scolastica può chiedere il posticipo dello svolgimento delle prove 2020 per la scuola primaria, solo a condizione che dimostri di aver preso un impegno prima del 30 agosto 2019, data di pubblicazione sul sito INVALSI dei giorni di svolgimento delle prove INVALSI 2020.

La documentazione che giustifica la richiesta di rinvio deve riportare la data di protocollo precedente al 30 agosto 2019. La richiesta deve essere protocollata e firmata dal Dirigente Scolastico. La richiesta deve poi essere scansiona e inviata all’INVALSI tramite il modulo Domande&Risposte e per conoscenza al referente regionale.

Il posticipo è da ritenersi accordato solo dopo aver ricevuto l’autorizzazione scritta dell’INVALSI. Le richieste di posticipo dovranno pervenire entro il giorno 30 novembre 2019.

Date per le somministrazioni posticipate

  • 13 maggio 2020 – II e V PRIMARIA: prova di Italiano
  • 14 maggio 2020 – II e V PRIMARIA: prova di Matematica
  • 18 maggio 2020 – V PRIMARIA: prova di Inglese

TUTTO SULLE PROVE INVALS

Scuole insicure, Renzo Piano: aiutiamo, le gocce fanno il mare che è pieno di sardine. Servono 200 miliardi

da La Tecnica della Scuola

Con il maltempo che torna a flagellare l’Italia, si riprende a parlare di scuole insicure e rischio cedimenti. Lo fa la fondazione Agnelli, presentando il Rapporto sull’edilizia scolastica, nel quale emerge che una scuola italiana su quattro presenta fattori di insicurezza e che occorrono ben 200 miliardi per ristrutturare gli istituti scolastici italiani (una cifra altissima, pari più o meno otto leggi di bilancio!). Ma di scuole non a norma parla anche l’architetto e senatore a vita Renzo Piano, che rimarca la mancanza di sicurezza delle nostre sedi scolastiche e si sofferma sull’apporto che ognuno può dare nel suo piccolo, facendo una metafora con il mare e le sardine.

“La bellezza di natura ha una sua fragilità”

“La scuola deve essere un luogo sicuro. L’Italia ha una grande tradizione metodologica, ma edifici scolastici non all’altezza”, ha detto Renzo Piano in un’intervista all’Huffington post, aggiungendo che “è uno dei tanti piccoli grandi progetti che io e il mio team di ragazzi al lavoro al Senato stiamo realizzando”.

Il noto architetto, ha tenuto a ricordare a Sora, in provincia di Frosinone per l’inaugurazione della “scuola di tutti”, un edificio antisismico da lui progettato, che “l’Italia è da sempre un paese fragile, ma di grande bellezza. E la bellezza di natura ha una sua fragilità. È un paese sismico e non bisogna credere alla fatalità, bisogna prepararsi. A livello nazionale è lo stesso tema, ci vuole un’energia, un rammendo del territorio: è questo il lavoro che facciamo al Senato dove ci sono un gruppo di 30 persone che lavorano a piccoli progetti”.

Il bene e il male…

Replicando ad una domanda su come si possa fare a mettere in sicurezza il Paese, Piano dice: “Io questo non glielo so dire. Io intanto faccio quello che posso. Facendo delle piccole cose, tante piccole cose: vede, questi progetti sono come gocce, con tante gocce si fa anche il mare. Che a volte è anche pieno di sardine…”.

Ed è un bene o male che questo mare sia pieno di sardine? “È un bene, è un bene”, risponde il senatore.

La metà delle scuole costruite prima del 1985

Nella stessa giornata, dal Rapporto sull’edilizia scolastica della Fondazione Agnelli provenivano dati sempre più preoccupanti sulle scuole: a presentarli, a Torino, c’erano il presidente John Elkann e il direttore Andrea Gavosto, con Alessandro Laterza, amministratore delegato Laterza Editori, Giovanni Biondi, presidente Indire e Francesco Profumo, presidente Compagnia di San Paolo ed ex ministro dell’Istruzione.

La metà degli edifici – si ricorda nel Rapporto – è stata costruita tra il 1960 e il 1985; molti risalgono ai primi del ‘900: su 39.200 scuole monitorate nel 2018, ben 9.200 hanno fattori di insicurezza.

Ma non servono scuole nuove

La Fondazione ha stimato che servirebbero la bellezza di 200 miliardi per ristrutturare le scuole (in tutto 150 milioni di metri quadrati), con vent’anni di interventi costanti: la stima è stata realizzata sulla base del progetto Torino fa scuola, realizzato con la Compagnia di San Paolo per la ristrutturazione della scuola Fermi dove si è speso 1.350 euro al metro quadro.

Tuttavia, a differenza di quanto accade in altri Paesi, non ci sarà però bisogno – spiega la Fondazione Agnelli – di costruire nuove scuole perché nel 2030 gli studenti saranno 1.100.000 in meno, ma bisognerà lavorare sull’esistente tenendo conto di tre dimensioni: sicurezza, sostenibilità energetica e didattica innovativa.

Pascale (Upi): con la manovra l’1% di quanto serve

Immediate, le reazioni, anche istituzionali: secondo Michele de Pascale, presidente dell’Upi, “il Rapporto della Fondazione Agnelli non fa che confermare le richieste che da mesi stiamo ponendo a Governo e Parlamento: le scuole italiane hanno bisogno di un piano di investimenti, che ci permetta non solo di metterle in sicurezza, ma anche di renderle moderne, accoglienti, in grado di assolvere al ruolo educativo che gli ambienti scolastici hanno, con strutture in linea con i programmi didattici”.

“Chiaro che – ha continuato il rappresentante delle province – una cifra di questo tipo, che non è certo ordinaria, può muovere solo dalla scelta di tutti di considerare la scuola come una delle priorità del Paese – sottolinea de Pascale. Stando ai dati diffusi dalla Fondazione Agnelli – aggiunge il presidente dell’Upi – in media gli investimenti su ogni scuola italiana dovrebbero essere pari a 5 milioni, che per le 7.400 scuole superiori significa un fabbisogno stimato pari a circa 37 miliardi. La legge di bilancio 2020 per le scuole superiori prevede un fondo di 450 milioni in 3 anni, 13 mila euro a scuola, meno dell’1% della stima indicata dal Rapporto: davvero troppo poco”.

Gagliardi (Cambiamo!): in Liguria le scuole più vecchie

Secondo la deputata ligure di Cambiamo!, Manuela Gagliardi, i dati della Fondazione Agnelli, confermano che “le scuole italiane cadono letteralmente a pezzi: i nostri istituti scolastici sono obsoleti, insicuri, inadeguati a una didattica innovativa. E alla Liguria spetta un poco lusinghiero primato: quello delle scuole più vecchie, con un’età media degli edifici scolastici di 75 anni. È il ‘regalo’ lasciato ai cittadini dagli anni di governo della sinistra in Regione”.

“Serve subito un piano di straordinario di edilizia scolastica, quello che la Fondazione Agnelli definisce, giustamente, un piano Marshall per l’edilizia scolastica”, conclude Gagliardi.

Maturità 2020: prevale la continuità, ma l’orale sarà una nuova grana

da La Tecnica della Scuola

Saranno necessarie altre disposizioni normative e altri chiarimenti da parte del Ministero, per capire come prenderà avvio il colloquio dell’esame di stato 2020, dopo la cancellazione del meccanismo delle buste.

La Circolare Ministeriale n. 2197 del 25 novembre scorso offre una “prima panoramica” circa la situazione, evidenzia gli aspetti sicuri, ma nulla dice circa la nuova procedura di assegnazione ai candidati dei materiali preparati dalla commissione. Fermo restando che questo sarà il punto di partenza, come disposto dal D.lvo 62/2017.

Prevale la continuità

Emerge chiaramente che la linea tenuta dal Ministero è di non modificare la riforma fatta nel 2017. La Circolare puntualizza più volte che “resta fermo” l’impianto normativo del D.lvo 62/2017, il quale “trova piena applicazione” nell’anno in corso.

Così tra i requisiti per l’ammissione, diventa obbligatorio lo svolgimento delle prove Invalsi e dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (ex ASL), per i quali l’anno scorso c’è stata la sospensione in via transitoria.

Che il Ministro abbia invece intenzione di apportare dei cambiamenti è ripetuto tre volte nel testo. Ma questi saranno circoscritti a “alcuni aspetti riguardanti la redazione della prima prova scritta di italiano e le modalità di svolgimento del colloquio”, comunque nel “pieno rispetto” dell’impostazione prevista e con “immutata finalità” sotto l’aspetto della valutazione.

Pare che al Ministero abbiano la consapevolezza che niente è più deleterio per studenti, famiglie e operatori della scuola di annuali cambiamenti e conseguenti incertezze. A sostegno della linea di continuità e stabilità, la Circolare riporta l’esito dell’“attento monitoraggio” sul primo anno di attuazione della riforma svolto dai dirigenti tecnici.

Monitoraggio positivo per il 2018/2019

Dopo l’impegno profuso lo scorso anno, fra indicazioni, simulazioni e conferenze di servizio, si registra un “diffuso e concordante livello di soddisfazione” per la nuova tipologia delle prove scritte. Quanto al colloquio, “molto positiva è stata ritenuta l’impostazione integrata e trasversale”. La modalità di avvio, basata sulla predisposizione e sulla discussione di materiali di spunto, è stata valutata “interessante e stimolante”. Bene anche la coerenza con le Linee Guida e le Indicazioni nazionali, la corrispondenza con le progettazioni didattiche, l’utilizzo delle griglie di valutazione.

Anche la storia non sarà una novità

La storia a dire il vero non è mai stata cancellata dall’esame. Il D.lvo n. 62/2017 prevede espressamente per le prove scritte l’ambito storico, oltre che artistico, letterario, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale. Tanto è vero che la storia era presente nelle simulazioni nazionali e nella prova d’esame di giugno 2019. Una delle tre proposte di tipo B, analisi e produzione di un testo argomentativo, riguardava appunto “L’eredita’ del Novecento” e richiedeva allo studente conoscenze approfondite sui temi storico-sociali del XX secolo. Quest’anno, il Ministro ha voluto che “almeno una delle tracce della tipologia B (analisi e produzione di un testo argomentativo) debba riguardare l’ambito storico”, perché la storia è una disciplina fondamentale.

Colloquio, cambiare la procedura sarà una nuova grana

Se lo scorso anno, alla fine, tutto è andato bene, perché allora cambiare? Fermo restando che il colloquio dovrà prendere avvio dai materiali proposti dalla commissione come stabilisce il D.lvo 62/2017, perché cancellare il sorteggio delle buste? Stando alle dichiarazioni del Ministro, perché la “roulette”o “lotteria” del sorteggio crea ansia agli studenti.

C’è però il rovescio della medaglia. In che modo testi, documenti, esperienze, progetti problemi saranno proposti a ciascun alunno? In che modo si potrà garantire a tutti pari opportunità di partenza, imparzialità e trasparenza, mettendo al bando il dubbio di favoritismi ad personam?

Insomma il sorteggio delle buste aveva ormai ingranato, mentre sarà una nuova grana cambiare procedura.

Bisognerà attendere il decreto previsto per gennaio per conoscere le modalità organizzative di svolgimento del colloquio.

TUTTO SULLA MATURITÀ 2020

Sciopero globale per il clima il 29 novembre

da La Tecnica della Scuola

E’ previsto per venerdì 29 il quarto sciopero globale per il clima promosso da Fridays for Future.
Il SISA (Sindacato indipendente scuola e ambiente)  ha proclmato lo sciopero per tutto il personale della scuola.
Fra gli altri sindacati, la Flc-Cgil annuncia il proprio sostegno alla mobilitazione
“E’ attraverso la ricerca, la formazione sui temi ambientali, l’apprendimento di stili di vita rispettosi della natura, che passa la battaglia per la giustizia climatica” sottolinea il sindacato di Francesco Sinopoli che aggiunge: “Essa passa dunque, attraverso il Sapere e l’Istruzione. La Conoscenza ha di fronte oggi una missione precisa: creare le condizioni per invertire la rotta, per disegnare un futuro amico del pianeta, attraverso un cambiamento radicale anche dei modelli di produzione”.
“Per queste ragioni – conclude Sinopoli – le lavoratrici e i lavoratori della Conoscenza, saranno presenti, anche questa volta, nelle tante manifestazioni previste in tutta Italia per il quarto Climate Strike, consapevoli che il sapere e l’istruzione possono dare un apporto insostituibile per affrontare la crisi climatica ed ecologica e dare risposte alle domande delle giovani generazioni”.
Nella stessa data è in programma uno sciopero nazionale che riguarderà tutto il trasporto pubblico, con probabili disagi anche per chi dovrà utilizzare treni e autobus per recarsi a scuola.

Troppo vecchie, poco ecosostenibili e pensate per una didattica trasmissiva: la maggior parte delle nostre scuole è inadeguata

da Tuttoscuola

Didattica, sicurezza e sostenibilità ambientali: sotto tutti e e tre questi aspetti, gli edifici scolastici italiani non sono più adeguati. Le scuole sono quindi inadeguate a garantire il benessere di docenti e studenti, e con questo la qualità degli insegnamenti e degli apprendimenti; sono inadeguate a favorire la diffusione dell’innovazione didattica e organizzativa e sono inadeguate a garantire livelli crescenti di inclusione. E ancora: sono inadeguate a soddisfare buoni requisiti di sicurezza e come luogo esemplare di educazione alla sostenibilità. A raccontarlo è l’ultimo “Rapporto sull’edilizia scolastica” della Fondazione Agnelli, presentato proprio oggi, mercoledì 27 novembre

Le scuole sarebbero, prima di tutto, troppo vecchie. Gli edifici scolastici fotografati dal rapporto della Fondazione Agnelli hanno infatti un’età media ormai avanzata, ben 52 anni. Due terzi risalgono a più di 40 anni fa. In Italia la costruzione delle scuole ha sempre proceduto a strappi, con momenti di investimento più intensi: subito dopo l’Unità d’Italia, all’inizio del Novecento, in epoca fascista fra il 1929 e lo scoppio della Seconda guerra mondiale, all’inizio del terzo millennio. Nessuna di queste fasi è, però, paragonabile a quanto accaduto fra il 1964 e il 1979, il periodo che segue il baby boom: sotto la spinta della fortissima crescita demografica, un terzo delle scuole ancora oggi attive è stato completato in quella manciata di anni, gli stessi nei quali si è avviata la vera scolarizzazione di massa del paese.  Era un periodo in cui si costruiva in fretta, su modelli predefiniti e spesso con materiali di modesta qualità e dove gli spazi della scuola continuavano a essere pensati per una didattica tradizionale, trasmissiva: cattedre rialzate, lavagne al muro, banchi rigidamente disposti in file di fronte alla cattedra, attaccapanni nei corridoi. Sporadicamente affioravano elementi di novità, soprattutto nelle logiche che ispiravano la forma dell’edificio, la disposizione e gli usi degli spazi che non erano aule.

La gran parte degli edifici scolastici attualmente in uso, che risale agli anni Settanta o prima, inoltre, non favorisce – secondo il rapporto della Fondazione Agnelli – la diffusione di metodi didattici diversi dalla lezione frontale. Infatti, solo più recentemente si è progressivamente giunti alla consapevolezza che tutti gli spazi scolastici e gli arredi influenzano i modi e i risultati dell’apprendere, come pure il benessere delle persone: vanno perciò resi funzionali a strategie didattiche diverse, che un buon docente dovrebbe saper padroneggiare e integrare con attenzione.

L’età avanzata del patrimonio scolastico comporta poi altre due altre conseguenze negative presentate all’interno del Rapporto sull’edilizia scolastica. La prima: molte nostre scuole sono fragili e insicure, costruite spesso senza attenzione ai criteri antisismici e con l’impiego di materiali scadenti e rapidamente deperibili; a questo va frequentemente aggiunta l’assenza di adeguate politiche di manutenzione ordinaria e straordinaria da parte delle amministrazioni locali proprietarie.

Anche nelle situazioni meno preoccupanti, qualunque dirigente scolastico, direttore dei servizi amministrativi o presidente di consiglio d’istituto sa quanto sia impegnativo evitare di infrangere gli standard di sicurezza di legge. Sono ancora troppi gli istituti che presentano carenze diverse, sia nelle strutture portanti e nelle coperture, sia negli impianti; così come sono numerosi i casi in cui non sono state adottate misure per l’abbattimento delle barriere architettoniche, precondizione per poter assicurare l’accesso e l’utilizzo degli spazi scolastici agli alunni con disabilità.  Senza contare che gli aspetti più critici, secondo quanto segnalato dal Rapporto, sono forse quelli meno visibili: si sa infatti molto poco, ad esempio, sullo stato delle fondazioni delle scuole, dei loro solai, dei pilastri, ecc.

La seconda criticità è entrata solo da qualche anno nel dibattito pubblico. Sia gli edifici degli anni Settanta sia quelli antecedenti sono carenti dal punto di vista della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica: materiali non isolanti, vetrate e infissi che disperdono il calore, fonti di riscaldamento o raffreddamento inquinanti e inefficienti. Oggi bisogna invece tenere conto che esiste un problema di benessere degli studenti e di loro educazione allo sviluppo sostenibile che deve entrare nella più ampia nozione di educazione alla cittadinanza,

C’è infine, per la Fondazione Agnelli, un problema di costi di manutenzione delle scuole e di abbattimento degli sprechi: come dimostrato nel testo presentato oggi, se considerati sull’arco di un decennio gli investimenti ambientali sarebbero indicativamente in grado di abbattere di un terzo i consumi di energia termica per riscaldamento, della metà quelli di energia elettrica per illuminazione e di un quinto quelli dei consumi di acqua, con conseguente riduzione dei costi di gestione.

JOB&Orienta 2019

Formazione, lavoro e società sostenibile: la scuola per il futuro. Il MIUR al Salone di JOB&Orienta a Verona

Orientamento, innovazione, sostenibilità. Anche quest’anno il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) sarà presente a JOB&Orienta, a Verona. La 29esima edizione del Salone ha preso il via questa mattina, 28 novembre. Saranno tre giorni di eventi, seminari, conferenze, laboratori per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro e per le aziende che guardano alla formazione. Innovazione e crescita sostenibile sono le parole chiave dell’edizione 2019 e danno il titolo al Salone: “#illavorochevorrei: orientamento, innovazione, crescita sostenibile”.

Nei circa 4.000 metri quadri dello stand del MIUR – al padiglione 6 – saranno presenti la Vice Ministra Anna Ascani e il Sottosegretario Giuseppe De Cristofaro. La Vice Ministra Ascani interverrà al “Lancio del nuovo Piano di comunicazione nazionale ITS – Istituti Tecnici Superiori” promosso dal MIUR (all’Auditorium Verdi, alle 11.30). Sempre agli Istituti Tecnici Superiori è dedicato il secondo grande evento del MIUR “Its My Future 2030” che si terrà domani (all’Auditorium Verdi, dalle 10.00) e a cui prenderà parte il Sottosegretario De Cristofaro.

JOB&Orienta è ormai un punto di riferimento per gli studenti alle prese con la scelta del percorso di studi e professionale, per i giovani in cerca di occupazione, per le famiglie e per i docenti che hanno il compito di supportare e guidare i propri ragazzi nell’orientamento scolastico. È promosso da VeronaFiere e dalla Regione del Veneto, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

In questa edizione il MIUR dedicherà un’attenzione particolare agli ITS, vere e proprie palestre di sperimentazione e di innovazione. I ragazzi, alle prese con la decisione di cosa fare dopo il diploma, potranno approfondire la proposta di 20 Istituti Tecnici Superiori: un modello di eccellenza della formazione terziaria professionalizzante, fortemente integrato con le imprese e capace di intercettare le più recenti innovazioni tecnologiche. Una attenzione particolare sarà data anche ai nuovi percorsi professionali con la presentazione (venerdì mattina alle 9.30, nella Sala Salieri) delle nuove Linee guida che vogliono favorire e sostenere le scuole nell’adozione del nuovo assetto didattico e organizzativo dei percorsi. Un approfondimento sarà dedicato anche alle ‘Linee guida dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”. L’obiettivo è quello di mettere a fuoco la principale portata innovativa dei percorsi.

Dai frattali ai big data, dalla costruzione del brand personale alle STEM, dalla realtà aumentata alle competenze digitali di imprenditorialità: sono 13 i workshop per i docenti e gli studenti. Ad animarli saranno le équipe territoriali formative, per orientare alle carriere digitali e alle opportunità legate all’intelligenza artificiale. Un focus particolare sarà dato ai green jobs. Tra le proposte messe in campo dal MIUR, un hackathon, una sfida a squadre tra studenti, sui temi legati all’economia sostenibile. Qual è la scuola dei sogni? Gli studenti potranno raccontarlo nel corner #lascuolachevorrei nello stand MIUR: uno spazio in cui lanciare nuove idee, progetti, ma anche immaginare un nuovo modo di imparare tra i banchi. Tra i tanti eventi in programma: venerdì 29, alle 14.30, il MASTERTECH della MODA. Da Masterchef a Mastertech perché l’industria manifatturiera del fashion ha bisogno di giovani. A disposizione dei ragazzi, sempre per il post-diploma, il “Parco dell’Orientamento”, realizzato nell’ambito del progetto AlmaOrièntati dal Consorzio interuniversitario AlmaLaurea in collaborazione con AlmaDiploma.

Anche quest’anno, uno spazio dedicato all’offerta formativa dell’AFAM, l’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, settore che da anni segna una costante e significativa crescita delle iscrizioni. È rivolta alla vita dello studente l’area ‘IoStudio – Carta dello Studente’ per il diritto allo studio. Presentazioni, seminari, incontri animeranno l’Arena, il cuore dello stand. Nell’area espositiva del MIUR, il Senato della Repubblica e la Camera dei Deputati presenteranno le loro proposte per le scuole, i progetti e i concorsi promossi per sensibilizzare anche i più giovani alla conoscenza della Carta Costituzionale.

Il link al sito di JOB&Orienta:
https://www.joborienta.info/

Integrazione e accoglienza: approvazione e pubblicazione graduatorie provvisorie dei progetti

Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Asse I – Istruzione – Fondo Sociale Europeo (FSE). Obiettivo
Specifico 10.1 e 10.3 – Azioni 10.1.1 e Azioni 10.3.1.

Avviso pubblico per progetti di inclusione sociale e integrazione. Prot. n. AOODGEFID/4294 del 27.04.2017. Approvazione e pubblicazione graduatorie provvisorie dei progetti.

Prot. 35074 del 28 novembre 2019

Linee guida CR 28 novembre 2019

CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME

AGGIORNAMENTO DELLE LINEE GUIDA – APPROVATE DALLA CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME IL 25 MAGGIO 2011 – RELATIVE ALLO STANDARD FORMATIVO E PROFESSIONALE DI RESPONSABILE TECNICO DI TINTOLAVANDERIA

Roma, 28 novembre 2019