Valutazione e Terza Media, i presidi: ‘Esame a rischio ricorsi’

da Tuttoscuola

Confusione nella valutazione e un esame di terza media che rischia di trovarsi di fronte a una pioggia di ricorsi. Sono queste le principali criticità presenti nelle bozze di ordinanze su valutazione ed esame di licenza media evidenziate dall’ANP, l’Associazione Nazionale Presidi. I presidi le hanno riportate in una lettera alla Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

Valutazione: il piano degli apprendimenti personalizzati

Nella bozza di ordinanza sulla valutazione si legge che:

Art. 3, co. 5 (“Per gli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di votazioni inferiori a sei decimi o comunque di livelli di apprendimento non adeguatamente consolidati, gli insegnanti contitolari della classe e il consiglio di classe predispongono il piano di apprendimento individualizzato di cui all’articolo 6, in cui sono indicati, per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire o da consolidare nonché le specifiche strategie per il raggiungimento dei relativi livelli di apprendimento”).

“Appare incongruo – scrive l’ANP – imporre la redazione di un piano degli apprendimenti individualizzati, quando già l’art. 2 D.lgs. 62/2017 (cui rinvia il medesimo art. 3, co. 1, della ordinanza) affida all’autonomia scolastica l’individuazione delle strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione (comma 2), mentre il comma 3 di quel medesimo articolo stabilisce che “La valutazione [periodica e finale] è integrata dalla descrizione del processo e del livello globale di sviluppo degli apprendimenti raggiunto”. In altri termini, nella disciplina vigente sono già presenti indicazioni che possono essere valorizzate in vista di quelle attività didattiche che dovranno avviarsi dal primo settembre”.

Valutazione, ANP: “Si crea confusione”

Si legge ancora nella bozza di ordinanza:

Art. 6, co. 1 (“Per gli alunni ammessi alla classe successiva e nel passaggio alla prima classe della scuola secondaria di primo grado ovvero alla prima classe della scuola secondaria di secondo grado, in presenza di valutazioni inferiori a sei decimi o di livelli di apprendimento non adeguatamente consolidati, ai sensi di quanto disposto dall’articolo 2, comma 2 del Decreto legislativo i docenti contitolari della classe o il consiglio di classe predispongono un piano di apprendimento individualizzato in cui sono indicati, per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire o da consolidare, ai fini della proficua prosecuzione del processo di apprendimento nella classe successiva, nonché specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento. Il piano di apprendimento individualizzato è allegato al documento di valutazione finale”).

“Nel passaggio dalla scuola primaria alla secondaria e dalla secondaria di primo a quella di secondo grado – continua ANP -, tale disposizione può creare molta confusione, data la diversa provenienza degli alunni – anche da scuole diverse – e la conseguente diversa calibratura dei piani di apprendimento individualizzati che, peraltro, devono indicare “specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento”. È difficile immaginare il peso che docenti di un diverso ordine di scuola potrebbero attribuire a indicazioni così dettagliate. Appare più utile lasciare che le scuole primarie e secondarie di primo grado si esprimano, come accade adesso, sul raggiungimento (pieno oppure parziale) degli obiettivi di apprendimento all’interno del documento di valutazione e che le scuole di destinazione effettuino – sugli alunni che non hanno raggiunto una competenza piena – una sorta di valutazione preliminare in vista del recupero da avviarsi a settembre. Si tratterebbe di un meccanismo analogo a quello che si adotta all’università, là dove non vi è lo sbarramento del numero chiuso: test di ingresso iniziale e recupero di eventuali debiti in itinere. Del resto, la pratica dei test di ingresso al passaggio di ordine di scuola è diffusa, se non generalizzata: questo sarebbe finalmente il momento di valorizzare appieno una buona pratica didattica”.

Valutazione: quattro documenti diversi

La bozza dell’ordinanza esplicita:

Art. 4, co. 2. È prevista una valutazione che faccia uso della “intera scala in decimi”, cosa ben diversa dal voto “espresso in decimi”, come sempre è stato, e questo implicherebbe probabilmente nuove delibere da parte dei collegi dei docenti che, solitamente, non prevedono valutazioni che scendano fino all’1 (uno). È senz’altro preferibile, quindi, lasciare che la valutazione sia “espressa in decimi”.

Art. 6, commi 2 – 9 [recte, 6], circa il piano di integrazione degli apprendimenti. Questo piano sembrerebbe riguardare tutti gli alunni (le classi) coinvolti(e) dalla mancata realizzazione della progettazione di inizio anno. Se così è, anche questa disposizione rischia di creare molta confusione, soprattutto nel passaggio tra scuole di ordine diverso. Pure in questo caso, sembra meglio affidare una valutazione in tal senso alla scuola di destinazione. Anche perché la scuola da cui provengono gli alunni redige il piano con riferimento a “le attività didattiche eventualmente non svolte rispetto alle progettazioni di inizio anno e i correlati obiettivi di apprendimento” (comma 2), mentre la scuola di destinazione ha interesse a che gli studenti posseggano i prerequisiti necessari alla serena prosecuzione del loro percorso di studi, e solo quelli. Inoltre, nonostante si suggerisca l’utilizzo dell’organico dell’autonomia per il recupero delle attività didattiche non svolte, in alcuni casi ciò potrebbe risultare davvero difficile (pensiamo al caso di una scuola che debba far recuperare attività non svolte in materie non presenti nei propri piani di studio).

“Tutto ciò – dicono i presidi – , letto alla luce dell’ordinanza sull’esame di Stato, implica infine che nel fascicolo di un alunno di classe terza della scuola secondaria di primo grado potranno esservi fino a ben quattro documenti “finali” distinti:

1) il documento di valutazione, che indica anche il livello globale degli apprendimenti (art. 2, co. 3, D.Lgs. 62/2017);
2) la certificazione delle competenze (art. 8 della bozza di ordinanza sugli esami);
3) il piano degli apprendimenti individualizzato, che indica “per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire o da consolidare nonché le specifiche strategie per il raggiungimento dei relativi livelli di apprendimento”;
4) il piano di integrazione degli apprendimenti, redatto con riferimento a “le attività didattiche eventualmente non svolte rispetto alle progettazioni di inizio anno e i correlati obiettivi di apprendimento”, con conseguente moltiplicazione degli adempimenti e correlati rischi di sovrapposizione o, peggio, di contraddizione. Per gli alunni delle altre classi del primo ciclo la situazione è leggermente più agevole, potendosi arrivare solo fino a tre documenti distinti”.

Esame terza media: le criticità

Per quanto riguarda l’ordinanza ministeriale sull’esame conclusivo del primo ciclo, l’ANP rileva quanto segue:

 grande aleatorietà della valutazione finale, evincibile dall’art. 7, co. 3, con possibilità di esplosione del contenzioso, dato che i genitori sono (giustamente) molto attenti al voto di diploma. In particolare, è richiesto alle scuole di varare, in tempi strettissimi, indicatori concernenti non solo la valutazione dell’elaborato, ma soprattutto quella del percorso triennale che, in precedenza, era elemento che concorreva alla valutazione di altri e non riceveva invece una valutazione a sé stante (cfr. art. 8, co. 8, D.Lgs. 62/2017 e art. 2, co. 4, D.M. 741/2017);
–  tempi troppo ristretti – tenendo conto anche delle necessarie delibere del collegio dei docenti – e conseguente impossibilità di gestire al meglio, contemporaneamente, la DAD che dovrebbe proseguire regolarmente per tutte le classi, terminali e intermedie. In particolare, entro il termine delle lezioni (art. 4, co. 3) ovvero entro il termine di un mese da oggi (che subirà ulteriori riduzioni in ragione della data di emanazione dell’ordinanza), ogni dirigente di scuola secondaria di primo grado si troverebbe a dover:

1) riunire il collegio per deliberare modalità e criteri di valutazione dell’elaborato e del percorso triennale, in ossequio all’art. 1, co. 2, D.Lgs. 62/2017 e al principio di pubblicità che deve informare la materia;
2) riunire i consigli di classe per declinare detti criteri e modalità, individuare la tematica da assegnare a ciascun alunno e formulare proposte sul calendario delle presentazioni (art. 3, co. 1; art. 4, co. 3 e art. 6);
3) assegnare un termine congruo per la formulazione dell’elaborato (almeno una settimana);
4) partecipare, presiedendo i rispettivi consigli, alla presentazione degli elaborati (sei classi terze di circa 25 alunni richiedono, per una simile attività, almeno 13 giorni, compresi i sabati).

“Tutto questo – continuano i presidi – come già evidenziato, avrebbe luogo mentre ancora si sta svolgendo la DAD per tutte le classi e, dunque, potrebbe utilmente avvenire solo nel pomeriggio, con uno sforzo organizzativo oggettivamente spropositato rispetto all’attività da compiersi e senza nessuna garanzia di effettiva fattibilità”.

“Proprio tenendo conto dell’attuale emergenza e del cambiamento profondo che la scuola italiana ha subito in un arco così breve di tempo – conclude l’ANP -, pare opportuno non richiedere sforzi organizzativi enormi, così concentrati e, comunque, del tutto sproporzionati. Si suggerisce pertanto di lasciare all’autonomia delle istituzioni scolastiche la calendarizzazione delle operazioni d’esame, prevedendo che queste si concludano entro il termine, realistico, del 30 giugno. Si chiede pertanto di apportare ai testi delle emanande ordinanze le modificazioni necessarie a risolvere le suddette criticità”.

Si prospetta un nuovo carico di responsabilità del dirigente scolastico per le misure sanitarie

da Tuttoscuola

La responsabilità del dirigente scolastico nella sua veste di datore di lavoro non si limita all’ambito della sicurezza connessa alle strutture in cui si svolgono le attività scolastiche, ma riguarda anche l’ambito della salute dei dipendenti e degli alunni.

Il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 ha, in proposito, una titolazione significativa: “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Alcuni passi del testo lo confermano: “Adotta ogni misura precauzionale (compensativa) atta ad impedire qualsiasi forma di pericolo per la salute e la sicurezza degli occupanti”. “Organizza e gestisce le situazioni d’emergenza”. Per “la valutazione di tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori e degli allievi presenti a scuola (nonché degli eventuali ospiti), il dirigente scolastico si avvale dell’opera del Servizio di Prevenzione e Protezione”.

Le misure sanitarie che dovranno essere adottate nelle scuole dal prossimo anno scolastico chiamano in causa il dirigente scolastico che, come datore di lavoro, dovrebbe essere responsabile di tutti gli interventi necessari per prevenire il contagio (distanziamenti tra le persone, regolamentazione della mobilità interna e degli accessi, impiego delle mascherine e dei guanti, interventi di sanificazione dei locali, installazione di apparecchiature per l’igiene personale).

La messa in atto di tutte le misure di prevenzione e l’acquisto delle dotazioni sanitarie necessarie ricadono sulla responsabilità del dirigente che potrebbe trovarsi anche nella difficoltà di provvedervi per mancanza di risorse finanziarie. Per non parlare della salvaguardia della salute del personale, che nel 39% dei casi a livello nazionale ha più di 55 anni di età.

Nel caso si accertasse che eventuali casi di contagio hanno avuto origine in ambienti scolastici, il dirigente scolastico potrebbe essere chiamato a rispondere in sede amministrativa, civile e penale. Si potrebbe verificare il contagio di un bambino, di un insegnante o di un collaboratore scolastico, ad esempio. Nel caso più tragico potrebbe avvenire il decesso della persona che si è contagiata a scuola o di un familiare a sua volta contagiato. E’ evidente che questa spada di Damocle sulla testa dei DS potrebbe bloccare tutto il processo per la riapertura delle scuole, di cui vanno invece assicurate preventivamente le condizioni di fattibilità.

A nostro avviso la proposta di legge Ascani sulla sicurezza nelle scuole, già incardinata in Parlamento, può essere il contenitore normativo giusto: non solo deve riprendere sollecitamente il suo iter, ma dovrà essere integrata in riferimento alla salute e alle misure di prevenzione. Si risolverebbero così con un unico atto due criticità che impattano pesantemente sulla gestione delle istituzioni scolastiche

Ripresa delle lezioni. In arrivo un protocollo sulla sicurezza e regole chiare

da Tuttoscuola

Sono giorni decisivi per capire quando si tornerà a scuola e con quali regole di gestione e di comportamento.

Al Ministero dell’istruzione si lavora alacremente su questi temi, su più tavoli. L’aspetto chiave è quello della sicurezza. Si sta predisponendo un protocollo di sicurezza d’intesa con le organizzazioni sindacali interessate. Ovviamente le linee guida e i vincoli all’interno dei quali poter operare sono dettati dagli aspetti sanitari. Per questo il MI ha sottoposto una serie di quesiti al Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza Covid-19 che supporta la Protezione civile e il Governo in generale. Nei primi giorni di questa settimana sono attese le risposte su aspetti decisivi per la ripresa (dall’uso delle mascherine, all’obbligo di misurare la temperatura, ai criteri per il distanziamento, etc) e forse già entro la fine di questa settimana si arriverà alla definizione di un Protocollo che sarà sottoscritto anche dalle parti sociali. Il documento fornirà – auspicabilmente – indicazioni e regole chiare alle scuole, che poi esse applicheranno adattandole alle caratteristiche delle singole realtà, in collaborazione con gli enti locali. E’ ben diverso regolamentare le attività in un istituto scolastico di nuova costruzione progettato in maniera ecocompatibile e secondo gli standard di sicurezza attuali e in una scuola posta all’interno di un appartamento, come avviene in non pochi casi soprattutto al Sud.

Un punto infine sul quale si attende un segnale chiaro – ma in questo caso è necessario un provvedimento legislativo – è uno “scudo penale” a favore dei dirigenti scolastici, perché nelle attuali condizioni le responsabilità sulla salute del personale sono insostenibili (ne parliamo nelle notizie successive). Un presupposto fondamentale senza il quale si rischia di compromettere il successo del piano per la ripresa.

Nota 12 maggio 2020, AOODGSIP 1522

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione Direzione Generale per lo studente, l’integrazione e l’Orientamento Scolastico
Ufficio Terzo

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento Trento
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola località Ladine Bolzano
Al Sovrintendente degli Studi per la Regione Valle D’Aosta Aosta
p.c. Ai Referenti per la Legalità degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

Oggetto: Progetti del Ministero dell’Istruzione in collaborazione con il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati. Proroghe bandi a.s. 2019-2020 e nuovi bandi di concorso per l’a.s 2020/21.

Nota 12 maggio 2020, AOODGSIP 1525

A Direttori Generali Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano BOLZANO
Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento TRENTO
Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca BOLZANO
Intendente Scolastico per la Scuola in località Ladine BOLZANO
Sovrintendente per gli Studi della Regione Valle d’Aosta AOSTA
Ai Dirigenti Scolastici delle Istituzioni Scolastiche di ogni ordine e grado LORO SEDI

OGGETTO: 17 maggio – Giornata internazionale contro l’omofobia.

Prosegue il lavoro sui protocolli di sicurezza

Coronavirus, Azzolina e Cts incontrano i sindacati: prosegue il lavoro sui protocolli di sicurezza

Prosegue il lavoro sui Protocolli di sicurezza per gli Esami di Stato della secondaria di secondo grado e per il rientro a scuola a settembre. Oggi la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e il Comitato tecnico-scientifico, presieduto dal dottor Agostino Miozzo, hanno incontrato in videoconferenza le Organizzazioni sindacali per ascoltare le loro proposte.
“Stiamo raccogliendo tutte le istanze – sottolinea Azzolina -. Servono proposte concrete, dobbiamo essere operativi, andare veloci e chiudere quanto prima i Protocolli. Abbiamo davanti una sfida importante: lavorando insieme possiamo riportare a scuola in sicurezza personale e studenti”.