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Nota 7 maggio 2014, Prot. AOODGPER n. 4406

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per il personale scolastico
Uff. III

Ai Direttori Generali
degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

OGGETTO: Graduatorie ad Esaurimento. Proroga delle funzioni POLIS per l’invio delle domande di Aggiornamento / Permanenza / Trasferimento / Scioglimento o Conferma della Riserva.

Al fine di consentire la completa e corretta conclusione delle operazioni di compilazione ed inoltro on line delle domande di cui all’oggetto, vista la complessità dell’utilizzo della nuova procedura, si comunica che le funzioni saranno disponibili fino alle ore 14,00 del 17 maggio 2014.

per IL DIRETTORE GENERALE
Il Dirigente Vicario
f.to Gildo De Angelis

Decreto Direttore Generale 7 maggio 2014, AOODPIT Prot. n. 190

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
DIPARTIMENTO DELL’ISTRUZIONE
DIREZIONE GENERALE PER IL PERSONALE SCOLASTICO
Ufficio VI

Decreto Direttore Generale 7 maggio 2014, AOODPIT Prot. n. 190

Integrazione Gruppo di lavoro costituito con Decreto Direttore Generale 8 aprile 2014, AOODPIT Prot. n. 111

Nota 7 maggio 2014, Prot. n. AOODGPER. 4403

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per il Personale Scolastico
Ufficio IV

Ai Direttori Generali Regionali
Ai Dirigenti degli Uffici Territorialmente competenti
LORO SEDI

OGGETTO: Organico di diritto del personale educativo anno scolastico 2014/15 Acquisizione dati.

Si comunica che, relativamente al personale educativo, l’articolazione delle date concernenti i termini di acquisizione delle disponibilità e, conseguentemente, di pubblicazione dei movimenti fissati nell’O.M. n. 32 del 28.02.2014, sono stati rideterminati, con la nota n. 4226 del 30 aprile 2014, così come segue:
– il termine ultimo di comunicazione all’ufficio delle domande di mobilità e dei posti disponibili è al 23 maggio;
– la pubblicazione dei movimenti è fissata al 4 giugno;

Si rende noto che, per la determinazione dell’organico del personale in oggetto, le funzioni saranno disponibili dal 7 maggio p.v., alla voce:

ORGANICO DI DIRITTO \ GESTIONE ISTITUZIONI EDUCATIVE \ GESTIONE U.S.P. \ ACQUISIZIONE E RETTIFICA.

L’inserimento dei posti deve essere effettuato secondo i criteri ed i parametri previsti dal decreto interministeriale in corso di perfezionamento, criteri e parametri che sono interamente recepiti nelle istruzioni operative disponibili nel portale SIDI alla voce

PROCEDIMENTI AMMINISTRATIVI \ ORGANICI \ CRITERI DI AUTOMAZIONE DEGLI ORGANICI DI DIRITTO DEL PERSONALE EDUCATIVO.

A decorrere dalla stessa data le SS.LL. avranno cura di aggiornare la base anagrafica di ciascun istituto educativo provvedendo ad inserire nel codice di ciascun istituto i nuovi titolari (per trasferimento o per nomine in ruolo) ed a depennare i nominativi dei cessati o passati ad altro ruolo.
Sulla base del numero massimo di posti, calcolato dal Sistema Informativo, dovrà poi essere comunicata, sempre a cura degli Uffici Territorialmente competenti e con le modalità indicate nelle istruzioni operative, la ripartizione effettuata dall’istituzione educativa dei posti relativi alla convittualità maschile (da destinare al solo personale maschile), di quelli concernenti la convittualità femminile (riservati unicamente alle istitutrici) e quelli inerenti la semiconvittualità (da ricoprire indistintamente con istitutori e/o istitutrici).
I Direttori degli Uffici Scolastici Regionali, in relazione al numero dei convittori ed in base alle specifiche e motivate esigenze rappresentate dai rettori dei convitti presenti nel territorio di competenza, valuteranno la possibilità di accordare l’apertura per il sabato e la domenica.
Effettuata tale ripartizione, previo assenso del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, sarà poi operata, improrogabilmente entro 23 maggio 2014, la trasmissione dei dati al Sistema Informativo.
Dal giorno successivo le stampe riguardanti tutte le informazioni comunicate al Sistema riporteranno la dotazione organica convalidata a livello regionale.
L’Amministrazione centrale effettuerà unicamente attività di monitoraggio.
Le schede di Istituto, debitamente firmate da Direttore del Convitto e dal Dirigente dell’Ufficio Territorialmente competente, saranno custodite presso gli Uffici territorialmente competenti, previa validazione delle stesse schede da parte del Direttore Regionale.
Si raccomanda il puntuale rispetto della tempistica ed, in modo particolare, di provvedere al corretto aggiornamento della base anagrafica, poiché solo su di essa verrà calcolato il numero dei posti da coprire con nomine in ruolo.

PER IL DIRETTORE GENERALE
IL DIRIGENTE VICARIO
F.to Gildo de Angelis

7 maggio II ciclo TFA

Abilitazione insegnanti, via libera al II ciclo dei Tfa
Domande entro il 1giugno, 22.450 i posti disponibili
La preselezione a luglio, a novembre i corsi

Andranno inviate entro il prossimo 10 giugno le domande per partecipare alla preselezione per l’accesso al II ciclo del Tfa, il Tirocinio formativo attivo che serve per abilitarsi all’insegnamento nella scuola secondaria. Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha firmato il bando da 22.450 posti che apre le porte dell’insegnamento e dei concorsi a cattedra ad altrettanti laureati. Altri 6.630 posti saranno riservati a docenti già abilitati che vogliono specializzarsi sul sostegno. 
Il test preliminare per l’ingresso nei Tfa sarà identico su tutto il territorio nazionale per ciascuna classe di abilitazione, la prova si svolgerà a luglio. I corsi partiranno a novembre e saranno tenuti dalle Università già accreditate dall’Anvur, l’Agenzia di valutazione del sistema universitario, per il I ciclo Tfa. Nessun posto bandito andrà perso: la copertura sarà garantita anche con l’eventuale mobilità di coloro che supereranno le prove di selezione (test preliminare, scritto e orale) fino ad esaurimento delle disponibilità. 

Scadenze e prove selettive
Il bando per il II ciclo del Tfa sarà pubblicato venerdì 9 maggio sul sito del Ministero dell’Istruzione (www.istruzione.it). Le domande andranno presentate per via telematica entro il prossimo 10 giugno presso l’Ufficio scolastico regionale di riferimento. Si può partecipare alla preselezione per più classi di abilitazione. La prova di accesso si compone di tre step: un test preliminare, una prova scritta, una prova orale. La prova preselettiva, che verifica le conoscenze disciplinari relative alla materia che si vuole insegnare, si svolgerà entro il mese di luglio. Servono almeno 21 punti su 30 per passare allo scritto che si svolgerà nel mese di ottobre. Anche qui sono necessari almeno 21 punti su 30 per passare all’orale che viene superato con un voto minimo di 15 su 20. 

Corsi al via a novembre
I corsi saranno attivati nel mese di novembre. Quest’anno saranno ammessi in soprannumero ai Tfa, senza dover fare alcuna prova, sia i cosiddetti ‘congelati’ Ssis (aspiranti docenti che si erano iscritti ai vecchi corsi abilitanti poi sospesi prima che potessero conseguire l’abilitazione), sia tutti coloro che hanno superato nel 2013 la procedura selettiva per entrare nei Tfa ma sono rimasti fuori, benché idonei, perché non c’erano posti a sufficienza negli atenei dove hanno sostenuto la selezione. Saranno iscritti in soprannumero anche coloro che nel 2013 hanno superato la selezione per l’ingresso in più corsi abilitanti e ne hanno potuto scegliere solo uno.

7 maggio Aggiornamento Graduatorie di istituto

Aggiornamento Graduatorie di istituto, firmato il decreto
Supplenti in cattedra subito a settembre
Novità nei punteggi, valorizzati i titoli di abilitazione

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha firmato il decreto per l’aggiornamento delle Graduatorie di istituto utilizzate dalle oltre ottomila scuole presenti sul territorio nazionale per l’assegnazione delle supplenze. I nuovi elenchi, che coinvolgono circa mezzo milione di insegnanti, saranno pronti entro l’inizio del prossimo anno scolastico per consentire ai presidi di chiamare subito i supplenti evitando così cattedre vuote e ‘balletti’ di docenti. L’aggiornamento delle Graduatorie di istituto prevede punteggi differenziati per i titoli di abilitazione conseguiti negli ultimi anni dalle nuove leve dell’insegnamento attraverso percorsi di laurea specifici e tirocini di formazione particolarmente selettivi.

Le novità nei punteggi 
Per valorizzare i diversi percorsi abilitanti, sia rispetto alla loro durata che alla selettività nell’accesso, vengono attribuiti specifici punteggi ai docenti. Ad esempio i laureati di Scienze della formazione primaria avranno fra i 48 e i 60 punti sulla base della durata del percorso di laurea (vecchio e nuovo ordinamento) e 12 punti legati alla selettività dell’accesso al percorso. Gli abilitati all’insegnamento nella scuola secondaria attraverso i Tfa, i Tirocini formativi attivi, avranno 12 punti sulla base della durata del percorso e 30 sulla base della selettività dell’accesso al percorso di abilitazione. Con l’aggiornamento di quest’anno delle Graduatorie di istituto vengono anche inseriti in II fascia, fra gli abilitati, 55.000 diplomati magistrali a cui fino ad oggi non era stato dato questo riconoscimento. Il Miur dà seguito così ad una recente sentenza del Consiglio di Stato.

Le nuove finestre annuali per l’inserimento degli abilitati
Le Graduatorie di istituto continueranno ad essere aggiornate ogni tre anni per tutti gli iscritti. Nel frattempo, però, il decreto firmato dal Ministro prevede che ogni anno si aprano due ‘finestre’, una a giugno e l’altra a dicembre, per l’inserimento in II fascia (quella riservata a chi è abilitato) di chi ha acquisito nel frattempo l’abilitazione attraverso i Tfa, i Percorsi abilitanti speciali (Pas) riservati a chi aveva già alcuni anni di servizio alle spalle, i corsi di laurea in Scienze della formazione primaria. In attesa di una delle due finestre i nuovi abilitati restano in III fascia ma con un distinguo: a seguito dell’abilitazione viene loro riservata la precedenza assoluta nell’attribuzione delle supplenze.

Contare i giorni del dolore

CONTARE I GIORNI DEL DOLORE

di Umberto Tenuta

La tristezza di cancellare i giorni di scuola che mancano alla fine della pena di ogni giorno

MESE GIORNO   x

CANCELLATO

GIORNI DI DOLORE CHE RESTANO
Maggio 1             GIOVEDì x 30
  2             VENERDì x 29
  3             SABATO x 28
  4             DOMENICA x 27
  5             LUNEDì x 26
  6             MARTEDì x 25
  7             MERCOLEDì   …………..
…………….. ……………………     ………………

 

Contare i giorni di scuola che restano!

L’avete visto, Voi insegnanti, il Diario del vostro giovinetto con la Tabella EXCEL dei giorni di scuola che mancano alla chiusura della scuola, alla fine dell’obbligo di andare a scuola, alla fine del tormento di ascoltare ogni giorno tre docenti che dispiegano i saperi dei libri di testo, perchè gli alunni li vadano a ripetere a casa, per poi venirli a vomitare nei giorni successivi, nelle immancabili verifiche di quante nozioni sono rimaste incise nei crani dei singoli studenti?

Se non l’avete vista, la tabella ve l’ho riportata sopra.

Ci sono i GIORNI DI SCUOLA, le Domeniche non cancellate, perchè anche di domenica −anche negli ultimi mesi di scuola− si studia a casa, ci sono i compiti domestici, più odiati dei lavori domestici che a quanto sembra meno faticosi sono.

Meno faticosi, perchè la mamma certo non ti mette il voto sul Registro di casa, e tu non vivi nella paura quotidiana, assillante, opprimente, angosciosa di avere un cinque meno, un quattro più, uno zero tagliato!

Come il condannato al carcere, tu conti, prima i mesi, poi finanche i giorni che mancano alla fine della pena quotidiana, della pena di stare chiuso nell’aria tossica della cella senza vasistas, costretto nei pochi centimetri quadrati del banco che devi dividere col tuo compagno di sventura.

Conti i giorni che mancano all’uscita dal carcere, per concederti una vacanza di sole, di aria, di ossigeno della montagna, di orizzonti non ingombri delle inferriate antifurto che pure quelle misere logore carte geografiche appese alla pareti sbiadite debbono proteggere da furti impossibili.

Conti i giorni che ti mancano per uscire dal carcere nel quale sei obbligato a vivere la tua giovinezza, avendo tu avuto la sventura di nascere in un paese cosiddetto civilizzato che non tollera l’analfabetismo strumentale, anche se poi ti lascia la possibilità di non essere un uomo ricco di umane virtù.

Comunque, o giovane amico, fraterno amico della sventura e della pena, io ti voglio consolare.

Voglio consolarti, non solo dicendoti che la stessa tua pena vivono tutti i tuoi compagni di sventura, ma che io ti sono fraternamente vicino e mi batterò con tutte le mie povere forze, con tutto il mio fiato, con tutti i miei quotidiani miseri appelli, inascoltati certo, ma pur presenti nel CLOUD, perchè dal prossimo anno scolastico anche la nostra scuola, la scuola di un paese civile, sia una scuola della GIOIA DI IMPARARE!

Non mi credi?

Ma tu non hai letto il VENDITORE DI ALMANACCHI del grande poeta Giacomo Leopardi che la sfortuna di andare a scuola non ebbe, per merito della sua fortuna di essere figlio di nobile casato?

Ti dico io quello che il povero venditore di almanacchi strombazzava per le vie di Recanati:

SIGNORE E SIGNORI, ecco il vero Almanacco del prossimo anno, comprate comprate la vostra felicità, l’anno prossimo ve la porterà, se l’almanacco mio ogni anno veritiero voi comprate!

Vivi felice, mio giovincello, l’anno nuovo un anno nuovo sarà.

Chissà che la scuola non cambierà!

Sport è anch’esso educazione

SPORT È ANCH’ESSO EDUCAZIONE

di Umberto Tenuta

Gli sportivi sono anch’essi uomini, e come tali figli dell’educazione che il Sistema formativo integrato, ivi compresa la Scuola, deve garantire ad ogni figlio di donna.

 

Le misure di pubblica sicurezza sono ben poca cosa.

Una sola è la misura di sicurezza: l’educazione di ogni figlio di donna!

E questo lo può garantire solo il Sistema formativo integrato di cui la Scuola è promotrice e coordinatrice.

Quando si capirà questo?

Quando lo capiremo in Italia?

Quando si capirà che le risorse assegnate alla scuola non sono mai troppe?

Quando la scuola sarà messa nella condizione di funzionare nel migliore anziché nel peggiore dei modi?

Quando si riconoscerà che gli edifici scolastici debbono avere i tappeti verdi!

Quando si riconoscerà che gli operatori scolastici debbono essere retribuiti alla pari degli allenatori dello sport?

E soprattutto quando si riconoscerà che gli operatori scolastici debbono essere formati attraverso ritiri alla pari di quelli sportivi?

Ovviamente, lo riconosco, c’è un problema di allenatori.

Un problema che non si risolve con i cattedratici che mai sono scesi nel prato a sporcasi le mani e i piedi.

Quanti ciceroni nella scuola ad ammorbare i docenti con le loro retoriche!

Fateli scendere in campo, fateli giocare, e vedrete quanti ammarbidona ci sono in giro!

Eppure nelle scuole ci sono docenti che sono maestri dei maestri, come diceva il buon Giuseppe Lombardo Radice.

Docenti, dirigenti e, forse, ispettori tecnici della scuola, tecnici del fare scuola, non del parlare pedagogico!

Orsù, via gli enti accreditati, accreditati come e da chi?

Lasciamo ai collegi dei docenti scegliersi coloro che li vanno ad ammorbare o a fare scuola assieme ai docenti, nelle aule, con gli studenti.

Un grande Pedagogista diceva che l’educazione degli artigiani si faceva nelle botteghe.

Le botteghe delle aule!

L’investimento migliore è quello della formazione dei Maestri, dei maestri d’arte.

Sì, quella dei docenti è una scienza ma è soprattutto un’arte, arte che si esercita con scienza, con competenza ma soprattutto con passione, con grande amore.

Chi non sa amare, chi non ama non ha diritto di stare coi giovani.

I giovani hanno bisogno di amore.

Lo hanno avuto dalle madri ed ora non ne possono più fare a meno.

Ora essi reclamano amore, amore del sapere, amore del saper fare, amore del sape essere.

Hanno ben appreso il richiamo di Ulisse: Nati non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza!

Le virtù!

Quali virtù oggi nelle scuole delle enciclopedie del sapere, se manca il saper essere.

Se mancano le virtù umane.

La prima delle quali è appunto l’amore.

Ama il prossimo tuo sportivo come te stesso.

L’amore di se stessi, l’amore del prossimo, che poi sono la stessa cosa.

Lo dice Cristo, lo ripete Francesco!

Omnia vincit Amor.

Presidente Matteo, VPresidente Alfano, Ministra Giannini, la grande emergenza dello Sport si risolve solo nella Scuola, nelle aule scolastiche, valorizzando l’educazione dei giovani, prima che essi vadano a fischiare sulle panchine.

Al via due #Cantieri per la Scuola

Al via due #Cantieri per la Scuola
Avanzeranno proposte su valorizzazione docenti e competenze alunni

Al via oggi i lavori dei due #Cantieri per la Scuola voluti dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini per tradurre in azioni i contenuti delle Linee Programmatiche presentate in Parlamento. I due gruppi di lavoro saranno guidati dal Miur, coinvolgeranno i Sottosegretari ed esperti scelti privilegiando figure dal profilo fortemente internazionale o con una spiccata vocazione per l’innovazione in ambito scolastico.
Il Cantiere #1, ‘Docenti’, si è insediato questo pomeriggio e farà proposte ambiziose e di sistema in materia di formazione, reclutamento e valorizzazione della professionalità degli insegnanti, partendo da una ricognizione precisa del quadro esistente. In particolare, sarà fatto un lavoro molto approfondito sui dati che riguardano il precariato e le sue stratificazioni. Il Cantiere #2, ‘Competenze per il Made in Italy’, si insedierà la prossima settimana e lavorerà sulle competenze necessarie per preparare gli studenti al nuovo mondo del lavoro. In particolare, farà proposte per superare il disallineamento tra offerta formativa e domanda di nuove competenze che emerge dai grandi cambiamenti sociali, globali e tecnologici. Un dato che è alla base delle difficoltà incontrate dai giovani nel costruirsi un futuro solido come lavoratori. Il Cantiere si soffermerà in particolare sul rafforzamento e rilancio dell’Istruzione tecnica e della formazione professionale. Ma tratterà anche delle altre competenze (digitali e linguistiche) indispensabili per crescere ragazzi a loro agio in un’Italia che dovrà sempre più avere una vocazione internazionale.
I Cantieri, i cui lavori saranno seguiti dal Ministro Giannini, resteranno aperti per tre mesi e agiranno durante questo periodo come catalizzatori di proposte e innovazione per il mondo della scuola. Aiuteranno a mobilitare tutte le energie e le risorse necessarie intorno alle soluzioni individuate, anche attraverso una consultazione online e offline che coinvolgerà cittadini, docenti, presidi, studenti, sindacati e associazioni.

Cantieri – Componenti

Test INVALSI, perchè non vanno

da ItaliaOggi

Test INVALSI, perchè non vanno

Tra le pecche, tempi stretti e soluzioni standardizzate

Giovanni Bardi

Prove Invalsi nuovamente ai blocchi. Crescono, però, anche gli scettici. Uno dei motivi di critica è che i test standardizzati di apprendimento non funzionano con gli alunni divergenti e le intelligenze multiple. Lo dimostrano i dati sui risultati all’Ocse Pisa degli studenti italiani che, sebbene meno performanti ai test di matematica, volano in quelli del problem solving (vedi Italia Oggi dell’8 aprile 2014).

Per i critici, la didattica finirebbe per convergere sempre di più sull’obiettivo di superare i test di apprendimento a spese di creatività ed elaborazione personale. Ma a quattro anni dall’entrata a regime, sottolinea il Miur, le prove hanno superato gran parte delle iniziali diffidenze registrate nella comunità scolastica. Vediamo allora a che punto è il dibattito.

Semaforo verde per due milioni. In questi giorni saranno oltre due milioni gli studenti che si cimenteranno nei test di italiano e matematica predisposti dai docimologi di villa Falconieri: il 6 e 7 maggio tocca alle seconde e alle quinte della scuola primaria. Il 13 maggio alle seconde della secondaria di secondo grado. Quest’anno non si farà invece quello di prima media. Si sta pensando di anticiparlo, in futuro, all’inizio dell’anno scolastico, mentre resta in programma quello da somministrare il 19 giugno, all’interno dell’esame di Stato. Per gli studenti dell’ultimo anno delle superiori, anche quest’anno niente; si pensa in futuro a forme di somministrazione elettronica, mentre in stand by resta la prova prevista per la maturità. Per il resto, puntuale arriva anche lo sciopero indetto dai Cobas negli stessi giorni di svolgimento delle prove. Obiettivo, boicottare le prove. Così facendo, sostengono i Cobas, si finirà per valutare surrettiziamente gli insegnanti. Al momento però, va detto, è previsto che le prove Invalsi concorrano alla valutazione dei dirigenti scolastici, non dei docenti.

A ritenerlo controproducente per valutare i prof, è stata anche la Fondazione Giovanni Agnelli (vedi Italia Oggi del 25 febbraio 2014). Con una comunicazione ai docenti, il ministero dell’istruzione ha sottolineato come le prove invalsi invece offrano alle scuole «dati che possono essere utilizzati come strumento di riflessione e miglioramento, poiché forniscono il paragone con un campione rappresentativo a livello regionale e nazionale». Ma le preoccupazioni dei no-test sono soprattutto altre e riguardano la formazione degli studenti.

Sul modello però è ancora bagarre. Recentemente, in Inghilterra, Tricia Kelleher, preside della scuola privata ritenuta la migliore del Regno Unito, e Tony Little, rettore di Eton, hanno aspramente criticato l’annuncio del ministro dell’educazione Michael Gove di spingere sull’acceleratore della valutazione esterna delle scuole tramite i test standardizzati. Il timore è che, con la valutazione esterna, le scuole siano motivate ad insegnare in vista dei test, in inglese teaching to the test. Esposto a stimoli ripetitivi o in grado di fissare le strutture grammaticali nella memoria, il soggetto richiamerebbe automaticamente alla mente l’informazione senza averne alcuna reale conoscenza o comprensione. Si chiama effetto drill and kill, eredità del comportamentismo. Significativo che sempre in Inghilterra, patria dei test, ci sia anche stato chi è partito dalla filosofia del linguaggio di Wittgenstein per lanciare l’incursione al modello della valutazione esterna delle scuole tramite test standardizzati di apprendimento.

Off limits se serve a misurare performance e maturità. Gli studenti più divergenti sono quelli che prediligono le soluzioni meno ovvie ai problemi, le quali sono però più difficili da circoscrivere all’interno di un test standardizzato. Ma se anche fosse, essi hanno bisogno di tempo nel ragionamento. Siamo sicuri, quindi, dicono gli scettici, che, cronometro alla mano (la prova di lettura in seconda elementare è cronometrata in due minuti), si favorisca una mente creativa e divergente, e non si finisca invece per selezionarne una più conformistica e convergente? Ma oltre a ritenere per questo controproducente l’aggancio della valutazione esterna alla misurazione della performance dei docenti, altrettanto difficile risulta sostenerne il peso all’interno di un esame di Stato. Come spiegato sempre dalla Fondazione Giovanni Agnelli, il test Invalsi inserito all’interno dell’esame di Stato non basta a renderlo un central exam, cioè una prova che abbia una sua standardizzazione generale, visto che la correzione delle prove d’esame è lasciata agli insegnanti e non è centralizzata come per i test Invalsi.

Non valuteremo i prof con i test

da ItaliaOggi

Non valuteremo i prof con i test

Il sottosegretario all’istruzione Reggi: pretestuose le polemiche contro le prove Invalsi

Alessandra Ricciardi

Invalsi, si parte. Da oggi e fino al 13 maggio si svolgono le prove nazionali di italiano e matematica per testare le capacità degli alunni delle elementari e delle medie, in un clima effervescente in cui alle proteste e agli scioperi dei docenti, contro il potenziale uso strumentale dei risultati, si associano le contestazioni degli studenti contro la scuola-quiz. «I docenti stiano tranquilli, non c’è nessuna intenzione di utilizzare i dati per valutare i prof.

E ai ragazzi dico di viverla con serenità, è solo un tassello di un rapporto con la scuola che è molto più ampio», dice Roberto Reggi, sottosegretario all’istruzione, con delega sulla valutazione. E, in merito al blocco della riforma dell’organico funzionale, Reggi lancia una stoccata al ministero dell’economia: «Non può limitarsi a rilevare sempre che ci sono problemi di copertura… Trovi piuttosto le soluzioni, attenendosi alle priorità politiche indicate dal premier Matteo Renzi. Di ragionieri non abbiamo bisogno».

 

Domanda. Anche quest’anno ci sono le prove Invalsi e c’è la protesta da parte dei docenti.

Risposta. Innanzitutto a nome del ministero ringrazio tutti gli insegnanti per il lavoro che fanno ogni giorno e per il ruolo fondamentale che rivestono anche in questa occasione. Però anche questa idea della protesta va ricondotta nelle sue più corrette dimensioni. Più del 70% delle scuole utilizza efficacemente i dati di dettaglio sugli esiti delle singole classi che forniamo loro. Sono pochissimi i docenti che protestano e non collaborano. Altro discorso per chi avanza critiche costruttive su specifici aspetti: di queste teniamo sempre conto e non a caso le prove Invalsi si adattano continuamente.

D. La valutazione del rendimento degli studenti sarà elemento per valutare anche i docenti? Le dichiarazioni del ministro sembrano andare in questa direzione.

R. Bisogna distinguere. Un conto è affermare, come ha fatto il ministro Stefania Giannini, che l’aumento della retribuzione dei docenti non può essere legato solo all’anzianità, e su questo anche io sono d’accordo. Un conto sostenere che lo strumento per valutare i docenti siano le prove Invalsi. Questa tesi, portata avanti in passato, non ci appartiene e non ha fondamento scientifico, dato che non possiamo dedurre dal solo uso dei dati delle prove altri aspetti che riguardano il funzionamento della scuola e tanto meno l’efficacia dell’insegnamento del singolo insegnante.

D. La valutazione potrà essere finalizzata anche a differenziare i finanziamenti alle scuole?

R. Per quel che riguarda il finanziamento alle scuole, dobbiamo intenderci: se dalle prove Invalsi scopriamo che in una determinata area geografica ci sono particolari ritardi in un determinato ambito, non trovo disdicevole concentrare le poche risorse economiche che abbiamo per l’aggiornamento dei docenti o per l’ammodernamento dei laboratori per colmare quei ritardi. Questo non vuol dire dare pagelle ai docenti, ma misurare gli andamenti per decidere come intervenire.

D. Cosa cambia con le prove di quest’anno?

R. Quest’anno le novità principali saranno tre. Si completa l’ancoraggio esplicito di tutte le domande delle prove Invalsi alle Indicazioni nazionali, fornendo così ai docenti utili strumenti di riflessione sui possibili usi didattici delle prove; non si fa la prova in prima media grazie all’affinamento del sistema informativo del ministero che consente la restituzione ai docenti delle medie dei risultati di V primaria. E poi sarà anticipata rispetto al passato la restituzione alle scuole delle prove: nel mese di settembre arriveranno i risultati, sia a livello di scuola sia di classe, per tutti. A ottobre alle sole scuole secondarie di secondo grado verranno dati riferimenti per singolo indirizzo di studio, favorendo così comparazioni più omogenee e maggiormente informative.

D. Alcune ricerche stanno cominciando ad evidenziare che le prove potrebbero non far venire fuori le effettive capacità dei ragazzi. Sono allo studio modifiche? E per matematica, che è la bestia nera dei ragazzi?

R. Sulla matematica, grazie all’impulso della nuova presidente dell’Invalsi, AnnaMaria Ajello, l’istituto ha iniziato un ragionamento specifico, che darà i primi risultati dal prossimo anno. Tutte le prove in generale misurano solo alcuni aspetti e per la matematica questo è particolarmente vero. Si dovrà trovare il modo di articolare maggiormente le prove, senza aumentarne eccessivamente il numero per non appesantire l’impegno dei ragazzi, in particolare nella scuola primaria.

D. Ce la farete a far partire a settembre il più complessivo sistema nazionale di valutazione?

R. Sì, sarà così effettivamente possibile la valutazione analitica delle scuole, grazie al mix di autovalutazione, valutazione esterna e piano di miglioramento. Fino ad oggi le prove Invalsi hanno rappresentato l’unico elemento di valutazione del sistema, ma così non può essere, visto che misurano solo i risultati in matematica e lingua. Con Snv affianchiamo elementi diversi e tutti importanti e ciò renderà ancora più evidente la funzione di induzione del miglioramento che si attribuisce alla valutazione. L’auspicio è che alle polemiche si risponda col miglioramento progressivo della scuola. Una scuola che migliora se stessa è una scuola più equa, più attenta agli ultimi e svolge pienamente la sua funzione di ascensore sociale.

D. I genitori potranno sapere il livello dei risultati di una scuola? Ad oggi le scuole non sono tenute a pubblicarli e quasi mai lo fanno soprattutto quando i risultati non sono granché.

R. Sono convinto che i genitori, gli studenti e ancor di più i dirigenti scolastici conoscono bene il livello degli insegnanti di ogni scuola a prescindere dalla pubblicazione o meno dei risultati di una prova seppure importante. Come spesso accade nelle battaglie ideologiche si perde di vista l’essenza delle cose per concentrarsi sui simboli: la classifica delle scuole, la pagella ai docenti… La cosa importante invece è che lo Stato ha il dovere di valutare i docenti e i dirigenti scolastici e che questi hanno il diritto ad essere valutati. Solo così potremo investire dove serve e le scuole potranno avviare i processi di miglioramento quando serve.

D. Ma lei da genitore non vorrebbe sapere la pagella della scuola dei suoi figli?

R. Le dico che sono molto più interessato a conoscere quali azioni la scuola dei miei figli vuole intraprendere per migliorarsi piuttosto che come si colloca nel ranking degli istituti della provincia. Da persona con responsabilità di governo invece le dico che è fondamentale che una cultura della valutazione si affermi nella scuola. Ma nei ritardi che scontiamo oggi ha responsabilità identiche sia chi si oppone, facendo leva sulla paura dei colleghi e sulla difesa corporativa di un modello di scuola che non esiste più, sia chi quelle paure ha alimentato minacciando sfaceli e non facendo nulla in concreto. Con la messa a regime del Sistema Nazionale di Valutazione porteremo il dibattito fuori dalla disputa ideologica, togliendo alibi a chi non vuole che le cose cambino e a chi non interessa il miglioramento della scuola italiana.

D. Lei ha avuto dal ministro Giannini deleghe di peso, infanzia, scuola primaria e secondaria, valutazione, reclutamento… Quale riforma mette in testa alle priorità?

R. Sulla scuola si deve lavorare a 360. Per esempio i servizi per l’infanzia, vorrei che fossero estesi a tutti. Da sindaco so quanto sia importante per le mamme che lavorano e per i bambini. Poi c’è tutto il tema della stabilizzazione dei docenti che deve essere legata a una programmazione triennale dei fabbisogni. Per il 2014/2015 ci saranno 29 mila nuove assunzioni, di cui 15 mila prof per il sostegno. Stiamo poi lavorando perché con l’istituto dell’organico funzionale si esca da una logica emergenziale, mettendo le scuole nelle condizioni di programmare le attività.

D. Con quali coperture? Sull’organico funzionale il mef ha detto più volte di no.

R. L’Economia deve essere coerente con le scelte politiche auspicate dal premier Renzi, non può bloccare lo sviluppo del paese quando la scuola è chiaramente indicata tra i punti programmatici chiave. Al Mef devono trovare la soluzione al problema finanziario, di ragionieri che si limitano a dire che non si può fare non abbiamo bisogno.

D. In queste settimane migliaia di docenti sono impazziti per aggiornare il loro punteggio in graduatoria, il sistema informatico del Miur non regge. Non le pare che per un governo che spinge sull’efficienza della pubblica amministrazione non sia un buon segnale?

R. Non è accettabile che il sistema non regga il flusso di domande, che si debba lavorare in una situazione di difficoltà permanente. Noi siamo arrivati da poche settimane, stiamo cercando di capire il perché dei problemi e le responsabilità, utilizzando tutti gli strumenti che i contratti di gestione ci danno. La scuola 2.0 non può permettersi queste cadute.

Invalsi 2014, che cos’è? Ecco le prove. Cobas: “No alla scuola-quiz”

da Il Fatto Quotidiano

Invalsi 2014, che cos’è? Ecco le prove. Cobas: “No alla scuola-quiz”

Riportiamo alcuni test di lettura, italiano e matematica svolti dagli studenti l’anno scorso. Si comincia il 6 e 7 maggio con infanzia e elementari, poi il 13 maggio medie e superiori. Proteste dei sindacati

di Redazione Il Fatto Quotidiano

Anche quest’anno centinaia di migliaia di studenti delle scuole primarie e medie saranno impegnati nei test Invalsi 2014, le contestate prove che sondano la preparazione degli alunni in matematica, lettura e italiano. Un sistema di verifica contro il quale i Cobas hanno già annunciato sciopero, perché lo ritengono “inutile e dannoso”. “La neo-ministra Giannini – spiegano i portavoce dei sindacati di base, che faranno un sit-in al Miur martedì dalle 9.30 e per il 13 dalle 10 – conferma la validità del vecchio aforisma, insistendo diabolicamente con gli indovinelli e rilanciando dal 6 al 13 maggio l’insensato rito dei quiz Invalsi”. Ma il ministro dell’Istruzione difende i test. ”La valutazione è una parola d’ordine a cui non posso e non devo rinunciare”, ha detto, sottolineando l’importanza dello strumento Invalsi che “sicuramente come tutte le cose può essere migliorato ma prima di tutto va messo a sistema”.

Da quest’anno la prova non verrà più svolta dagli alunni di prima media. Gli studenti interessati saranno circa 568mila in seconda primaria, circa 561mila in quinta primaria, circa 594mila nelle terze delle medie e circa 562mila in seconda superiore. In tutto, oltre due milioni di ragazzi. I primi ad affrontare la discussa prova saranno gli alunni della primaria, gli ultimi, il 19 giugno, quelli che affrontano l’esame di terza media. Le prove, come negli ultimi anni, saranno strutturate in modo differente in base al livello scolastico a cui si riferiscono, direttamente collegate con le Indicazioni Nazionali (i programmi di studio) e andranno da un minimo di 20-25 domande per materia per la seconda primaria a un massimo di circa 50 domande, sempre per materia, per la seconda superiore.

Il calendario delle prove – Anche i tempi previsti per lo svolgimento varieranno in funzione del livello scolastico. Si comincerà con le rilevazioni nella primaria: martedì sono in calendario la prova preliminare di lettura (prova scritta a tempo della durata di due minuti per testare la capacità di lettura/decodifica raggiunta da ciascun allievo) e la prova di italiano per le seconde classi. Lo stesso giorno le quinte affronteranno la prova di Italiano. Il 7 maggio prova di matematica per le seconde e le quinte (che dovranno compilare pure il Questionario studente). La settimana successiva, il 13 maggio, toccherà alle classi seconde della secondaria di secondo grado con prova di italiano, di matematica e questionario studente. Per le medie l’appuntamento è a giugno, il 19, con la prova nazionale messa a punto dall’Istituto per l’esame di terza media. Mentre non si svolgerà più alcun test in prima media.

Come ogni anno, prosegue il Miur, è stato estratto un campione rappresentativo di classi in cui tutte le operazioni saranno curate da un osservatore esterno. Un primo rapporto sugli esiti delle prove, basato sui dati campionari, sarà disponibile già il prossimo 10 luglio. Mentre a settembre le scuole avranno a disposizione i dati relativi alle loro classi. La quota di istituti che ha utilizzato questi dati nel 2013 è stata pari al 71%. Erano il 51% nel 2012 e il 42% nel 2011. Grazie al collegamento degli esiti dell’Invalsi con l’Anagrafe dello Studente dal prossimo anno scolastico sarà possibile fornire i risultati della prova di quinta primaria anche alla scuola media che gli allievi frequenteranno da settembre.Pochi giorni dopo lo svolgimento delle prove sul sito dell’Invalsi (www.invalsi.it) sarà messa a disposizione di insegnanti, alunni, genitori e cittadini una Guida che illustrerà come ciascuna domanda a cui gli studenti hanno risposto sia direttamente collegata alle Indicazioni nazionali da poco aggiornate.

Per garantire il massimo dell’inclusione, Invalsi e Miur hanno predisposto una nota che definisce le modalità di partecipazione degli allievi con bisogni educativi speciali. Per il futuro si sta lavorando alla somministrazione informatica delle prove che potrebbe sbarcare nelle scuole già nel 2015 in forma sperimentale. Da oltre un anno, poi, l’Istituto sta sperimentando modelli alternativi di prove per il quinto anno della scuola superiore da proporre al Miur per la loro possibile introduzione. Si lavora anche all’ampliamento degli ambiti disciplinari oggetto di misurazione (lingua inglese, scienze naturali) e per rendere direttamente comparabili gli esiti nazionali delle rilevazioni con quelli delle ricerche internazionali (Pisa, Timss, Pirls).

 

Test Invalsi 2014, nuoce gravemente alla salute della scuola

da Il Fatto Quotidiano

Test Invalsi 2014, nuoce gravemente alla salute della scuola

di Alex Corlazzoli

Rieccole, le prove Invalsi. Ci risiamo: martedì 6, mercoledì 7 e martedì 13 maggio oltre 2.285.000 studenti della primaria e della secondaria di secondo grado saranno costretti a sottoporsi a dei quiz a tempo che, secondo quanto riportato nel manuale del somministratore, puntano ad ottenere “la misurazione dei livelli d’apprendimento in italiano e matematica” al fine di “migliorare l’efficacia della scuola per le fasce più deboli della popolazione scolastica e far emergere le esperienze di eccellenza presenti nel Paese”.

Provate a rileggere con me questi obiettivi. Ora immaginate, se non lo siete, di essere dei maestri. Davanti a voi avete una classe: c’è Fabrizia, la “secchiona”, viene da una famiglia bene, con libri e cd a casa; c’è Mauro, dopo la separazione dei genitori, poiché papà lavora fino a sera, terminata la scuola, trascorre tutto il suo tempo in giro per il quartiere; c’è Hamed che avrebbe bisogno di un educatore di strada che ogni mattina passi da casa a svegliarlo in tempo per arrivare in classe con libri e cartella. Dimenticavo Shiva, lui ce la mette tutta, ma papà e mamma, nuovi abitanti delle nostre cascine di pianura, parlano solo l’indiano a casa. Andrea, invece, è diventato nel giro di qualche mese un vero e proprio bullo, è vittima di qualche episodio di sexting, di tanto in tanto minaccia qualche compagno.

Martedì, Mauro, Fabrizia, Andrea e gli altri faranno le prove Invalsi. Tra qualche mese avremo i risultati. Sono in grado di prevederli già ora: una netta differenza tra nord e sud, Sicilia e Sardegna in fondo alla classifica; in Puglia risultati migliori e al nord punte di eccellenza, ma qualche dato negativo sul Veneto. Buoni i risultati in italiano, peggiori quelli in matematica. Bla, bla, bla. È così da sempre, da quando esistono le prove Invalsi.

Intanto, per migliorare l’efficacia della mia classe, soprattutto per le fasce più deboli, abbiamo tremendamente bisogno di maestri. Per Mauro stiamo pensando, con una collega, di aiutare il padre a sostenere la spesa per aiutarlo nei pomeriggi a restare qualche minuto in più sui libri. Da Shiva, una volta la settimana, va un giovane universitario volontario. In classe a sostenere Andrea, non c’è nessuno. Mentre l’Invalsi, secondo quanto sostiene Cobas scuola (unico sindacato a proclamare uno sciopero) ci costa 14.000.000 euro, esclusi gli stipendi dei dirigenti dell’Istituto, le scuole non hanno più un centesimo per migliorare la cosiddetta efficacia.

Mi viene il dubbio che l’Invalsi serva solo alla nostra classe politica, per legittimare, di ministro in ministro, qualche scelta.

Dall’altro canto com’è stato ben evidenziato dalla fondazione “Giovanni Agnelli” nel recente testo La valutazione della scuola (editori Laterza) dietro ogni modello di valutazione sta un’idea di scuola: “Se tutto quel che per noi conta della scuola è che cosa e quanto i ragazzi abbiano imparato, ci orienteremo in prevalenza verso strumenti di valutazione – presumibilmente prove standardizzate, come l’Invalsi – che ne misurino i risultati e i progressi di apprendimento in modo sempre più affidabile. Se invece, siamo convinti che, oltre agli apprendimenti, ci sia altro che vale la pena sapere per giudicare la qualità di una scuola” (per esempio il grado di inclusione dei disabili, dei migranti; il grado di educazione civica, ecc.) “allora le prove standardizzate non saranno sufficienti e dovremo ricorrere ad altri strumenti, come le visite alle scuole di un team di esperti valutatori”.

Quando penso all’Invalsi, ricordo sempre quanto ho registrato ad un corso sulla sicurezza: una collega della scuola media si alzò in piedi e chiese al relatore, “Scusi, cos’è un comma?”. Sicuramente quella professoressa ai quiz Invalsi avrebbe risposto in maniera perfetta, ma un docente che non sa cos’è un comma, non dovrebbe trovare spazio nella scuola!

Ancora due suggerimenti a chi non è un insegnante.

Il primo: leggete il manuale per il somministratore. In quelle 24 pagine, il signor Invalsi, tratta gli insegnanti come operai alla catena di montaggio e li istruisce in ogni minimo particolare: “Dare il via dicendo: “Ora girate la pagina e cominciate” oppure “Prima di iniziare la distribuzione dei fascicoli della prima prova dire agli alunni: ‘Ora verranno distribuiti i fascicoli per la prova. Non dovete aprirli finché non ve lo dirò’.

Il secondo: se siete mamme o papà sappiate che come genitori avete l’obbligo di mandare i vostri figli a sostenere le prove Invalsi solamente per l’esame di Stato (pena il non conseguimento del titolo), ma per tutte le altre classi, i genitori esercitano il diritto a non far somministrare i quiz ai propri figli.

In questi giorni forse varrebbe la pena rileggere lappello contro l’Invalsi, lanciato dal filologo e storico Luciano Canfora e sapere che in il sistema scolastico finlandese, per esempio, non prevede test come l’Invalsi, ma si accontenta (risparmiando qualche soldo) dei sistemi di valutazione internazionali Pisa. In un’intervista fatta dal settimanale Internazionale a Pasi Sahlberg, dirigente del ministero della cultura e dell’istruzione finlandese, l’ex insegnante di matematica disse: “I nostri studenti devono imparare a studiare, non a superare un test”. Forse anche in Italia dovremmo ripartire da qui.

Edilizia, per ora arrivano 122 milioni. Ecco come trovare i soldi mancanti

da Corriere.it

Edilizia, per ora arrivano 122 milioni. Ecco come trovare i soldi mancanti

L’agenzia per la coesione territoriale creata lo scorso anno partirà a maggio, l’anagrafe scolastica il primo luglio: due passaggi fondamentali per allocare le risorse disponibili

di Valentina Santarpia

I soldi per costruire e ricostruire le scuole italiane ci sono: non sono soltanto i 244 milioni immediatamente disponibili per il biennio 2014-2015, liberati con l’allentamento del patto di stabilità interno e previsti dal decreto Irpef. Parola di Roberto Reggi, il sottosegretario all’Istruzione del governo Renzi che coordina la nuova task force per l’edilizia: «Le cose bisogna saperle leggere e capire», sentenzia, snocciolando i passaggi che da qui all’inizio del prossimo anno dovrebbero portare diversi miliardi per creare un’«architettura dell’apprendimento creativo». Fantascienza? Vedremo. Intanto i numeri, quelli che il presidente del Consiglio si sta preparando ad annunciare, parlano.

Il patto di stabilità: «Pochi soldi? Chi lo dice?»

La fetta più contestata dei soldi messi a disposizione da Renzi è quella dei 122 milioni del patto di stabilità sbloccato per il 2014 ai Comuni per l’edilizia scolastica, e annunciati dal presidente del Consiglio il 18 aprile scorso: troppo pochi per essere risolutivi e soprattutto rispetto alle aspettative create dall’annuncio dell’allentamento del patto.«Sono pochi? Chi lo dice non ha mai fatto il sindaco. Quei soldi sono solo la quota 2014, e non sappiamo quanto potranno moltiplicarsi nei prossimi anni». La seconda fetta è quella delle risorse già esistenti e non utilizzate, ovvero quella che viene dai fondi europei della programmazione 2007-2013. Inizialmente si era parlato di 300 milioni, ma adesso Reggi assicura: «Sono 400, i milioni disponibili, non spesi dalle regioni convergenza, ovvero Calabria, Campania, Sicilia e Puglia». Attenzione: si tratta di fondi che vengono stornati dalle regioni del Sud per essere spalmati su tutto il territorio nazionale, quindi in parte dovranno essere restituiti con la programmazione 2014-2020. Questi 400 milioni intanto serviranno ad arrivare fino all’ultimo progetto della lista dei 2500 individuati dal Dl Fare nel giugno dell’anno scorso: con i 150 milioni stanziati da Letta, si riuscì a mandare avanti solo 692 progetti, i più urgenti. «Ora la lista sarà depennata tutta, grazie a questi 400 milioni da ricollocare con delibera Cipe», assicura Reggi.

I fondi europei? Serve l’Agenzia per la coesione

Il prossimo passaggio è quello dai contorni meno definiti, perché è quello che riguarda il futuro: ma secondo il sottosegretario non nasconde insidie. Si tratta di un passaggio che sostanzialmente si snoda in due fasi: la prima è quella già decisa dal governo Letta, con la legge 104, per portare dal 1° gennaio 2015 800 milioni circa di euro grazie ad un mutuo trentennale con la Banca di sviluppo europea. La seconda fase è quella della programmazione dei fondi europei 2014-2020, ed è quella su cui di più punta il governo Renzi: «Ci sono in ballo dai 2 ai 4 miliardi di euro che potremo avere, facendo una programmazione adeguata». Per evitare gli strafalcioni degli anni scorsi, quando i fondi europei sono stati lasciati nel dimenticatoio o usati male, sarà fondamentale l’Agenzia per la coesione territoriale, quell’organismo creato dall’ex ministro per la Coesione Trigilia. Non se ne era più parlato, e invece partirà a maggio, assicura Reggi. «E servirà a favorire progettazioni di qualità, a

«L’agenzia per la coesione servirà a garantire una programmazione di qualità»

supportare i Comuni per realizzare edifici scolastici sempre più nuovi, con spazi flessibili e aperti». Come verranno assegnati questi fondi, concretamente? «Faremo dei bandi con avvisi pubblici, che premieranno i progetti coerenti con le linee guida del Miur e con l’Agenzia di coesione, in modo che siano immediatamente finanziabili e possano partire senza problemi». Per rendere più semplice il processo, dovrà intervenire un altro strumento, caduto nel dimenticatoio: la famigerata anagrafe scolastica: «Partirà a luglio», assicura Reggi, «i dati forniti da Regioni e Comuni saranno validati e verificati uno per uno, così da arrivare a dichiarare il 1° dicembre la sua totale affidabilità». Anche in questo caso, per imparare dagli errori del passato, non saranno tenute in considerazione solo le osservazioni e le segnalazioni degli amministratori degli enti locali, ma sarà effettuato un monitoraggio su tutti gli edifici scolastici.

Piccoli lavori, socialmente utili

L’ultima fetta di fondi «nascosti» per l’edilizia è di 450 milioni spalmati su due anni, e si trova nelle risorse stanziate per le pulizie scolastiche. Salvando capra e cavoli, il Miur ha deciso di mettere dei fondi aggiuntivi che permettano di coprire meglio le pulizie, finite nel mirino di sindaci, presidi e opinione pubblica, e di salvaguardare il futuro lavorativo di migliaia di operatori delle aziende private del settore e centinaia

«Dal primo luglio partirà l’Anagrafe scolastica e le risorse per i lavori di manutenzione saranno disponibili»

di LSU, soprattutto al Sud. «Il 1° luglio queste risorse saranno pronte e utilizzabili, e permetteranno di effettuare lavori di piccola manutenzione nelle scuole, che spesso serviranno a togliere loro l’aria di degrado». Tra i lavoretti contemplati, infatti, ci sono intonaci che si staccano, piccole riparazioni di impianti idraulici ed elettrici, tinteggiature, cancellazione di scritte. «Solo la Provincia di Caserta – annuncia Reggi – ha più di un milione al mese per due anni, una cifra proporzionale al numero di lavoratori socialmente utili». A decidere sulla distribuzione di queste risorse, sarà l’unità provinciale dove siedono i rappresentanti delle aziende vincitrici degli appalti Consip: ovunque, tranne che in Campania e Sicilia, dove la gara non è stata aggiudicata per ricorsi e controricorsi. In questo caso, «sarà trovata una soluzione entro agosto».

Al via i test Invalsi, con la solita coda polemica

da Repubblica.it

Al via i test Invalsi, con la solita coda polemica

Si comincia il 6 maggio e si chiude il 19 giugno. Cobas anche quest’anno in piazza contro la “scuola-quiz”

di SALVO INTRAVAIA

AL VIA le prove Invalsi seguite dalle solite polemiche. Dal 6 maggio al 19 giugno, oltre due milioni di alunni italiani affronteranno il test per la valutazione delle competenze in Italiano e Matematica. Uno strumento che dovrebbe servire a individuare le criticità del sistema formativo nazionale e adottare iniziative volte a eliminare le differenze fra i diversi territori. Quest’anno, si inizia con gli alunni delle seconde e quinte elementari che martedì si confronteranno con la prova preliminare di lettura (decodifica strumentale) e quella di Italiano. E il giorno successivo se la vedranno con la Matematica e con il questionario studente.

Il 13 maggio sarà la volta degli studenti del secondo anno delle scuole superiori che in un giorno solo si cimenteranno con la prova di Italiano, quella di Matematica e il questionario studente che raccoglie le informazioni sul contesto di provenienza degli alunni. Si chiude il 19 giugno con la prova nazionale cui saranno sottoposti gli studenti alle prese con gli esami di licenza media. Nella tornata 2013/2014 non svolgeranno test gli studenti del primo anno della scuola media. Il motivo è stato spiegato lo scorso mese di novembre.

Le scuole medie avranno le informazioni necessarie sugli apprendimenti degli studenti in entrata, cioè quelli di prima media, attraverso la messa a disposizione da parte dell’istituto di Frascati dei risultati degli alunni che l’anno precedente hanno sostenuto la prova in quinta elementare. “Ed è allo studio per i prossimi anni la differenziazione delle prove per i diversi indirizzi della scuola superiore. Al momento sono le stesse per tutti: dai licei agli istituti professionali. E, in attesa che venga esteso a tutti coloro che frequentano l’ultimo anno delle superiori, un piccolo campione di studenti alle prese con la maturità svolgerà dei pre-test: pacchetti di domande al di fuori degli esami di maturità”

Contro la scuola-quiz, anche quest’anno scenderanno in piazza i Cobas. “Errare è umano, perseverare diabolico: Giannini insiste con gli indovinelli”, dice il sindacato. “Contro la scuola-quiz e la scuola miseria, scioperiamo e boicottiamo i quiz Invalsi il 6 e il 7 maggio e il 13 maggio con manifestazioni provinciali”. Il 6 e il 13 maggio i Cobas organizzeranno un sit-in al ministero. Ma la neo presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, vuole inviare una nota ai docenti per convincerli dell’efficacia dello strumento di indagine. Che nasce per misurare gli apprendimenti e offrire alle scuole i dati, confrontabili con gli altri istituti dello stesso contesto e di contesti diversi, per attivare misure volte a migliorare le performance degli alunni.

Le indagini degli anni scorsi hanno ormai delineato un quadro abbastanza netto. Con gli alunni delle regioni meridionali che arrancano e i compagni di quelle settentrionali che ottengono punteggi paragonabili ai migliori studenti del mondo. Un divario che cresce con le classi frequentate dagli stessi alunni. Al secondo anno delle superiori il gap tra i quindicenni siciliani e i coetanei lombardi arriva a 31 punti: l’equivalente di un anno di studi. Divario che in Matematica sale addirittura a 34 punti. Ma che va di pari passo con la povertà relativa delle famiglie italiane. Più povero (economicamente, ma anche dal punto di vista sociale) è il contesto di provenienza degli alunni, più i risultati lasciano a desiderare.

“Basta trabocchetti: dal prossimo anno cambierà il test Invalsi”

da La Stampa

“Basta trabocchetti: dal prossimo anno cambierà il test Invalsi”

La presidente: ma la valutazione è importante, deve restare
ANSA

Sono più di due milioni gli studenti che da oggi affronteranno le prove Invals

flavia amabile
ROMA

Mai più domande trabocchetto, mai più quiz inutilmente arzigogolati: la promessa è della presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello alla vigilia della nuova tornata di test che prendono il via da oggi coinvolgendo oltre due milioni di studenti fino a giugno. Gli ultimi a sostenere la prova saranno i ragazzi di terza media per i quali il test sarà prova d’esame.

Con i test Invalsi tornano anche le polemiche. Lei ha scritto ai docenti alla vigilia delle prove accennando allo sviluppo di pratiche didattiche più efficaci.

 

Che cosa vorrebbe cambiare?

«I test vengono rivisti regolarmente e cambiati perché, ad esempio, alcune formulazioni sono troppo complicate. Ho provato a leggere le domande del test di seconda elementare, in alcuni casi ho dovuto leggerle due volte prima di capire la domanda. Non è ammissibile».

 

Sono le domande-trabocchetto.

«Non si possono effettuare le prove sulla base di tranelli o furbizie. Non vanno rese più difficili i test ricorrendo a queste complicazioni».

 

Generazioni intere di futuri studenti la ringrazieranno. Renderà finalmente meno ostiche le domande?

«Sto già incontrando gli esperti per capire come all’interno del quadro delle indicazioni nazionali si possano mettere a punto delle prove ben fatte».

 

È una promessa? Dal prossimo anno quiz più semplici?

«Sì, è una promessa».

 

Resta l’opposizione dei sindacati. Oggi scioperano i Cobas contro quello che definiscono «l’insensato rito del quiz-indovinello».

«E’ vero che c’è sempre opposizione ai test ma è anche vero che si tratta di un’opposizione molto ridimensionata rispetto a quanto avveniva in passato. È anche vero che, se per quelli che hanno un po’ di anni come me, un tempo la valutazione nemmeno esisteva, ora, invece, si tratta di un tema di cui discutere, da modificare semmai, ma da cui non si prescinde. Non è un risultato banale ed è il frutto del lavoro di questi anni da parte anche degli insegnanti che si sono lasciati coinvolgere. Senza di loro questo sistema non starebbe in piedi, voglio sottolinearlo».

 

Non tutti sono convinti, però.

«Ma anche chi ha dei dubbi fa svolgere regolarmente le prove e molti di loro riescono anche ad usare i dati».

 

Il nodo è proprio questo: come vengono poi usati i dati?

«Chi sostiene che i test Invalsi servano a valutare gli insegnanti irrobustisce solo le critiche. Servono per valutare le competenze acquisite e per confrontare i dati in modo da mettere a punto indicatori per evidenziare il peso che le diverse variabili socio-economiche, socio-culturali e familiari possono avere nel determinare i risultati ottenuti» .

 

La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini chiede il coinvolgimento dei dirigenti scolastici nella valutazione. Lei che ne pensa?

«In una buona scuola il dirigente spesso fa la differenza, ha una funzione fondamentale, insostituibile. Va definita meglio la valutazione del suo operato in base alle specificità della scuola. Si deve riuscire a valutare la quotidianità del suo lavoro, una quotidianità che deve essere chiaro però che è molto complessa».

 

C’è un’altra novità di cui si parla da anni, l’introduzione del test Invalsi all’ultimo anno delle superiori. A che punto siete?

«Siamo in una fase di sperimentazione tra proposte diverse. Siamo ancora in mare aperto, dobbiamo fare in modo che la comunità scientifica raggiunga un accordo. Ci sono ancora molti nodi da sciogliere: deve essere una prova di opere come avveniva negli istituti tecnici, o di competenza? Uguale per tutti o diversa in base agli indirizzi di studio? Vorrei che la discussione su come dovrà svolgersi la prova avvenisse sotto forma di dibattito pubblico».

 

I tempi?

«Di sicuro non brevi».