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I Bisogni Educativi Speciali (BES)

I Bisogni Educativi Speciali (BES)
La scheda della UIL Scuola

La definizione
Con la sigla BES si fa riferimento ai Bisogni Educativi Speciali portati da tutti quegli alunni che presentano difficoltà richiedenti interventi individualizzati non obbligatoriamente supportati da una diagnosi medica e/o psicologica, ma comunque riferiti a situazioni di difficoltà tali da far prefigurare un intervento mirato, personalizzato. Il panorama dei bisogni è molto ampio, non si riferisce solo a cause specifiche, la loro natura non è stabile nel tempo poiché possono venire meno o essere superati. Si può trattare di svantaggio sociale e culturale, di disturbi specifici di apprendimento e/o di disturbi evolutivi specifici, di difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. Le linee di intervento vengono declinate in ordine alle diverse tipologie. Gli alunni che mostrano di avere Bisogni Educativi Speciali sono quantificati intorno al 10-15% del totale, mentre quelli in possesso di una certificazione, individuati storicamente come diversamente abili, da una tradizione pedagogica che ci ha caratterizzato nel mondo, il 2-3%. L’insieme dei provvedimenti adottati chiarisce come la presa in carico dei BES debba essere al centro dell’attenzione e dello sforzo congiunto della scuola e della famiglia.

L’approccio
L’anno scolastico 2013-2014 va utilizzato per sperimentare e monitorare procedure, metodologie e pratiche anche a carattere organizzativo.
In attesa che il ministero chiarisca meglio i principi della fase sperimentale insieme alle necessarie misure di accompagnamento la UIL Scuola reputa che l’attenzione sui Bisogni Educativi Speciali costituisca uno dei segmenti su cui è necessario fare chiarezza partendo dal principio che un serio approccio al tema è fondato su un lavoro di personalizzazione che le scuole sono chiamate a fare continuamente, stante la presenza ormai generalizzata nelle classi di studenti portatori di esperienze, culture e condizioni molto differenziate, riconducibili ai fattori più svariati e mutevoli. Esiste infatti il rischio che una eccessiva standardizzazione distolga l’attenzione dall’impegno che una corretta relazione educativa richiede anche in ordine agli esiti formativi. La personalizzazione non va ridotta ad una mera questione procedurale, che trasforma la relazione educativa a formule, acronimi, adempimenti burocratici; un corretto approccio ai suoi buoni propositi pertanto va saldato con quanto deliberato nel Piano dell’offerta Formativa in termini generali rispetto all’inclusione, al riconoscimento delle differenze, alla valorizzazione di ogni individuo nella comunità, alla capacità della scuola stessa di “individuare” soluzioni adeguate ai diversi problemi.
Per supportare le scuole nell’azione di progettazione e di confronto con le innovazioni mettiamo a disposizione materiali di riflessione, spunti di approfondimento, schemi che possano semplificare le diverse pratiche, partendo da materiali elaborati già da alcune scuole.

Il Piano Didattico Personalizzato (PDP)
Un percorso individualizzato e personalizzato costituisce lo strumento privilegiato con cui le difficoltà di apprendimento connesse ai BES possono essere affrontate dalla scuola attraverso la messa a punto di un Piano Didattico Personalizzato (PDP). Questo ha lo scopo di definire, monitorare e documentare le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti.
I PDP è lo strumento in cui si potranno includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita, da parte dei docenti, sia nelle attività individuali che collegiali.
• Non va comunque dimenticato che la personalizzazione viene realizzata principalmente attraverso una mediazione educativa equilibrata su cui la professionalità docente, nella dimensioni richiamate ha acquisito grandi capacità ed esperienze.
• Anche gli interventi sui BES vanno riportati alla specificità del contesto scolastico formativo, su cui il rispetto di norme procedurali rigide ha effetti spesso opposti a quelli che si intende raggiungere.

Azioni nella singola scuola
Per la gestione delle attività per l’inclusione le direttive forniscono indicazioni che le scuole sono tenute a trasformare in azioni strategiche concrete. Queste le principali novità:
– le competenze assegnate al Gruppo di Lavoro per l’Handicap di Istituto GLHI, si estendono alle problematiche relative a tutti i BES per cui il GLHI vede trasformare il proprio acronimo in GLI Gruppo di Lavoro per l’Inclusione;
– il principio di riferimento resta quello previsto dall’art. 15 comma 2 della L. 104/92, per il quale in ogni scuola sono costituiti gruppi di lavoro composti da insegnanti , operatori dei servizi, familiari e studenti con il compito di collaborare alle iniziative educative e di integrazione predisposte dal piano educativo;
– i suoi componenti sono integrati da tutte le risorse specifiche e di coordinamento presenti nella scuola (funzioni strumentali, insegnanti per il sostegno, AEC, assistenti alla comunicazione, docenti “disciplinari” con esperienza e/o formazione specifica o con compiti di coordinamento delle classi, genitori ed esperti istituzionali o esterni in regime di convenzione con la scuola);
– il GLI formula una proposta di utilizzo funzionale delle risorse, anche esterne alla scuola per incrementare il livello di inclusività generale nell’anno successivo;
– Il Collegio dei Docenti discute e delibera il Piano e lo invia ai competenti Uffici degli UUSSRR, nonché ai Gruppi di Lavoro per l’ Inclusione Provinciale (GLIP) ed ai Gruppi di Lavoro per l’ Inclusione Regionale GLIR, per la richiesta di organico di sostegno.
– Gli Uffici Scolastici regionali assegnano alle singole scuole globalmente le risorse di sostegno secondo la normativa vigente, senza possibilità però di dotarle di risorse aggiuntive per la complessità derivante dalla rilevazione delle BES.
– Nel mese di settembre, in relazione alle risorse effettivamente assegnate alla scuola il GLI procede ad un adattamento del Piano, sulla base del quale il Dirigente scolastico procederà all’assegnazione definitiva delle risorse.
– Le scuole sono impegnate, come per la disabilità, a perseguire, anche attraverso le reti scolastiche, accordi e intese con i servizi sociosanitari territoriali (ASL, Servizi sociali e scolastici comunali e provinciali, enti del privato sociale e del volontariato, Prefetture, ecc.) finalizzati all’integrazione dei servizi “alla persona” in ambito scolastico.

Il Piano Annuale dell’Inclusività
A conclusione di ogni anno scolastico il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione elabora una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività riferito a tutti gli alunni con BES procedendo ad un’analisi delle criticità e dei punti di forza degli interventi di inclusione scolastica operati nell’anno scolastico che si conclude.
Il MIUR ha chiarito che lo scopo del Piano Annuale per l’Inclusività (P.A.I.) è fornire un elemento di riflessione nella predisposizione del POF, di cui il documento è parte integrante infatti “non deve essere inteso come un ulteriore adempimento burocratico, ma come strumento che possa contribuire ad accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi in relazione alla qualità dei “risultati” educativi”.
– è un atto interno della scuola autonoma, finalizzato all’auto-conoscenza e alla pianificazione della propria offerta formativa in senso inclusivo, sfondo e fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai diversi bisogni;
– non va interpretato come un “piano formativo per gli alunni con bisogni educativi speciali”.

Piano annuale dell’inclusività e Piano dell’Offerta Formativa
Il Piano annuale dell’inclusività è parte integrante del POF e non un suo duplicato dedicato, nel POF infatti trovano già spazio gli impegni programmatici per l’inclusione, da basare su una più attenta lettura del grado di inclusività della scuola e su obiettivi di miglioramento, nel senso della trasversalità negli ambiti dell’insegnamento curricolare, della gestione delle classi, dell’organizzazione dei tempi e degli spazi scolastici, delle relazioni tra docenti, alunni e famiglie;
il POF inoltre delinea già criteri e procedure di utilizzo “funzionale” delle risorse professionali presenti in una logica “qualitativa”, sulla base di un progetto di inclusione condiviso con famiglie e servizi sociosanitari che recuperi l’aspetto “pedagogico” del percorso di apprendimento e l’ambito specifico di competenza della scuola; in esso vanno richiamate le opportunità a partecipare ad azioni di formazione e/o di prevenzione concordate a livello territoriale.

IL ‘GLI’ – GRUPPO LAVORO INCLUSIONE

Funzioni
– Rilevazione dei BES presenti nella scuola.
– Raccogliere e documentare gli interventi didattico-educativi posti in essere anche in funzione di azioni di apprendimento organizzativo in rete tra scuole e/o in rapporto con azioni strategiche dell’amministrazione.
– Focus/confronto sui casi, consulenza e supporto ai docenti sulle strategie/metodologie di gestione delle classi.
– Rilevare, monitora e valuta il livello di inclusività della scuola.
– Elabora una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività riferito a tutti gli alunni con BES, da redigere al termine di ogni anno scolastico (entro il mese di Giugno).
– In particolare per gli alunni DSA/altri disturbi evolutivi specifici/in situazione di svantaggio/stranieri.
– Predispone e aggiorna un Protocollo di Accoglienza e Inclusione che viene approvato dal Collegio dei Docenti.
– Predispone indicazioni chiare per rendere operative le varie fasi dell’accoglienza.
– Ricerca dati ed informazioni sulla scuola dei Paesi d’origine degli alunni stranieri.
– Fornisce ai docenti informazioni, materiali utili sia dal punto di vista dell’accoglienza che della formazione e della didattica.
– Suggerisce ed elabora eventuali strategie di intervento qualora l’inserimento o l’apprendimento risultassero problematici.
– Presenta indicazioni sull’utilizzo delle possibili risorse interne.
– Collabora con altre scuole del territorio e fa circolare esperienze.
– Fornisce ai docenti informazioni e indicazioni in merito ai corsi di formazione e aggiornamento.
– Costituisce l’interfaccia della rete dei CTS e dei servizi sociali e sanitari territoriali per l’implementazione di azioni di sistema (formazione, tutoraggio, progetti di prevenzione, monitoraggio, ecc.).

IL PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA E INCLUSIONE
Il Protocollo è una guida dettagliata d’informazione che si propone di:
consentire il pieno diritto all’istruzione e formazione agli alunni con BES garantendone l’integrazione e l’inclusione;
definire pratiche condivise, l’“alleanza educativa”, tra tutto il personale all’interno dell’ Istituto per favorire una responsabilità condivisa e collettiva per avviare una vera inclusione scolastica;
facilitare l’ingresso a scuola e sostenere gli alunni nella fase di adattamento al nuovo ambiente;
promuovere qualsiasi iniziativa di comunicazione e di collaborazione tra scuola ed Enti territoriali (Comune, ASS, Strutture accreditate, Ambito socio-assistenziale, Associazioni, Enti).
L’adozione del Protocollo di accoglienza e inclusione consente di attuare in modo operativo le indicazioni normative contenute nella Legge n.104/92 e successivi decreti applicativi nella successiva normativa sugli alunni con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) e nella Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 per gli alunni con bisogni Educativi Speciali (BES).
È un documento annesso al POF dell’Istituto che:
1. contiene principi, criteri e indicazioni riguardanti le procedure e le pratiche per un inserimento ottimale degli alunni;
2. definisce i compiti e i ruoli delle figure coinvolte all’interno e all’esterno dell’Istituzione scolastica;
3. traccia le diverse fasi dell’accoglienza;
4. indica le attività di facilitazione e quali provvedimenti dispensativi e compensativi da adottare nei confronti degli alunni con BES;
5. traccia le linee delle possibili fasi dell’accoglienza e delle attività di facilitazione per l’apprendimento;
6. costituisce uno strumento di lavoro e pertanto viene integrato e rivisitato periodicamente, sulla base delle esperienze realizzate.
Il Protocollo di Accoglienza e Inclusione delinea prassi condivise di carattere:
– amministrativo e burocratico: acquisizione della documentazione necessaria e verifica della completezza del fascicolo personale degli alunni;
– comunicativo e relazionale: prima conoscenza dell’alunno e accoglienza all’interno della nuova scuola;
– educativo–didattico: assegnazione alla classe, accoglienza, coinvolgimento dell’équipe pedagogica e didattica;
– sociale: rapporti e collaborazione della scuola con la famiglia e il territorio.
I Bisogni Educativi Speciali (BES) La scheda della UIL Scuola – 6 –

IL RUOLO DEL CONSIGLIO DI CLASSE
Per i compiti generali in relazione agli alunni con Bisogni Educativi Speciali il consiglio di classe è responsabile nella totalità del processo di integrazione di ciascun alunno, compie per cui tutte le azoni che la favoriscano.
Il consiglio inoltre:
– collabora alla stesura della documentazione specifica (PDF – PEI);
– attua gli interventi previsti e ne verifica gli esiti; è responsabile esclusivo degli interventi didattici e della valutazione dell’alunno.
In tale ambito individua gli alunni con DSA e con altri disturbi evolutivi specifici o in situazione di svantaggio sulla base delle prove e delle osservazioni sistematiche. In caso di difficoltà nel percorso scolastico dell’alunno che possono essere riconducibili a disturbi evolutivi specifici, informa la famiglia, prende, in esame la documentazione clinica e/o la certificazione presentata dalla famiglia; valuta la necessità di un PDP per l’alunno e predispone i necessari interventi in caso di mancata presentazione della certificazione clinica il Consiglio motiva opportunamente le decisioni assunte sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche.

LA FAMIGLIA
La norma dell’art 12 comma 5 Legge 104/92 stabilisce che le famiglie hanno diritto di partecipare alla formulazione e verifica del profilo dinamico funzionale e del PEI. Esse hanno inoltre diritto a consultare la documentazione relativa al processo di integrazione. La loro presenza è importante nelle riunioni dei gruppi di lavoro, previo opportuno accordo nella definizione dell’orario.
Le famiglie degli alunni con BES verranno coinvolte direttamente nel processo educativo affinché, in accordo con le figure scolastiche preposte, vengano predisposte e usate le strumentazioni necessarie per consentire agli alunni di seguire con profitto le attività scolastiche, in relazione alle specifiche necessità.
La famiglia di fronte al Bisogno Educativo Speciale
Nello specifico la famiglia che si avvede delle difficoltà del proprio figlio:
– può richiedere un colloquio con i docenti per un’osservazione specifica e sistematica;
– richiede la/le visite al servizio sanitario (ASS);
– consegna la diagnosi alla scuola;
– collabora a individuare e condividere con i docenti le linee del percorso didattico individualizzato e personalizzato da seguire con l’applicazione di eventuali strategie dispensative e strumenti idonei;
– formalizza con la scuola il patto educativo-formativo che preveda l’autorizzazione a tutti i Docenti del Consiglio di classe – nel rispetto della privacy e della riservatezza del caso – ad applicare ogni strumento compensativo e le strategie dispensative ritenute idonee, previste dalla normativa vigente, tenuto conto delle risorse disponibili;
– sostiene emotivamente il figlio e lo coadiuva attivamente al lavoro scolastico;
– verifica funzionalità ed utilità del materiale scolastico dello studente;
– incoraggia e valorizza i traguardi raggiunti;
– incoraggia l’acquisizione di un sempre maggiore grado di autonomia nei tempi di studio.

AZIONI A LIVELLO TERRITORIALE
I centri territoriali di supporto CTS
I compiti e la composizione dei GLIP e le loro funzioni si estendono anche a tutti i BES, nella stessa L. 104/92 infatti gli organismi provinciali debbono occuparsi dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, “nonché per qualsiasi altra attività inerente all’integrazione degli alunni in difficoltà di apprendimento.”
Quale interfaccia fra l’Amministrazione e le scuole, tra scuole e scuole, a supporto del processo di integrazione, dello sviluppo professionale dei docenti e per la diffusione delle migliori pratiche viene sostenuta la costituzione di CTS – Centri Territoriali di Supporto; i CTS collaboreranno con i GLIP ovvero con i GLIR istituiti a livello territoriale.
Centri Territoriali per l’Inclusione CTI
Centri Territoriali per l’Inclusione potranno essere individuati a livello di rete territoriale e dovranno collegarsi o assorbire i preesistenti Centri Territoriali per l’integrazione Scolastica degli alunni con disabilità. Sia il CTI che il CTS si avvarranno di personale scolastico in possesso di specifiche competenze, al fine di poter supportare concretamente le scuole e i colleghi con interventi di consulenza e di formazione mirata. È quindi richiesta una “specializzazione” – nel senso di una approfondita competenza – nelle tematiche relative ai BES.
Laddove, per ragioni legate alla complessità territoriale, i CTI non potessero essere istituiti o risultassero poco funzionali, le singole scuole cureranno, attraverso il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione, il contatto con i CTS di riferimento.
Le istituzioni scolastiche che volessero istituire un CTI possono presentare la propria
candidatura direttamente all’Ufficio Scolastico regionale competente per territorio.

NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Direttiva 27 dicembre 2012
Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica
Circolare MINISTERIALE 6 marzo 2013 n. 8
Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. Indicazioni operative
Nota ministeriale Roma, 27 giugno 2013
Piano Annuale per l’Inclusività Direttiva 27 dicembre 2012 e C.M. n. 8/2013 (Chiarimenti)

* Per la predisposizione della presente Scheda la sono stati utilizzati dalla UIL Scuola anche materiali elaborati dall’Istituto Comprensivo Università Castrense – San Giorgio di Nogaro (UDINE), che si ringrazia per la disponibilità e la competenza.

Area V della dirigenza. Richiesta di incontro urgente

Dott. Luciano Chiappetta
Capo Dipartimento per l’istruzione
fax 0658492087
segr.dip.istruzione@istruzione.it

Dott.ssa Sabrina Bono
Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione
delle risorse umane e finanziarie
fax 0658493796
dipprog.segreteria@istruzione.it

Dott. Marco Ugo Filisetti
Direttore Generale per la politica finanziaria
e per il bilancio
fax 0658493799
marco.filisetti@istruzione.it
L O R O  S E D I

Oggetto: Area V della dirigenza. Richiesta di incontro urgente sull’applicazione dei contratti integrativi regionali per l’anno scolastico 2012-2013 e sulla ripartizione del Fondo Unico Nazionale (F.U.N.) per il 2013-2014.

Le sottoscritte OO.SS. rappresentative dell’Area V della dirigenza chiedono alle SS.LL. un incontro urgente per sbloccare i contratti integrativi regionali dell’Area V della dirigenza per l’anno scolastico 2012-2013 la cui esecutività è stata sospesa da alcuni USR su indicazione unilaterale di codesta amministrazione a seguito di un inopportuno e non motivato intervento dell’UCB.
Chiedono, inoltre, l’informazione preventiva sulla ripartizione del F.U.N. per l’anno 2013-2014 che ai sensi del contratto vigente codesta amministrazione avrebbe dovuto fornire entro il entro il 31 luglio 2013.

Distinti saluti.

ANP CIDA
F.to G.Rembado
CISL SCUOLA
F.to M.Guglietti
FLC CGIL
F.to G.Carlini
SNALS CONFSAL
F.to P.Ragone
UIL SCUOLA
F.to R.Cirillo

Successo scolastico, l’incontestabile peso del contesto

Successo scolastico, l’incontestabile peso del contesto

Mandare a ripetizione i docenti somari. Così è stata presentata su molti organi di informazione, in modo a dir poco sbrigativo,  la norma del decreto legge sulla scuola che prevede interventi formativi destinati in via prioritaria alle scuole in cui si registrano esiti insoddisfacenti nelle rilevazioni Invalsi. Intervistato da Repubblica (sabato 14 settembre), il segretario generale Francesco Scrima rilasciava questa dichiarazione, ripresa quasi integralmente:
Sgombriamo subito il terreno da possibili equivoci: non sta nè in cielo nè in terra che si possa scaricare sugli insegnanti ogni colpa per risultati scolastici insoddisfacenti, quando è fin troppo evidente il peso determinante delle condizioni di contesto. Chi spende il suo lavoro nelle aree di più acuta emergenza sociale non merita di essere fatto oggetto di banalizzazioni di questa portata. Bisognerebbe invece assicurargli attenzione e supporto, mentre troppo spesso la scuola è lasciata sola a fronteggiare difficoltà di ogni genere. Può servire anche un supporto formativo? Discutiamone, anche in questo caso fuori da equivoci e senza che gli interventi acquistino il sapore di un’attestazione di demerito. In ogni caso stiamo parlando di materie contrattuali, che abbiamo chiesto di affrontare nelle sedi appropriate, quelle negoziali, registrando proprio oggi la disponibilità dell’Amministrazione“. La dichiarazione teneva conto degli esiti dell’incontro appena conclusosi al MIUR per una prima informativa sui contenuti del decreto, incontro nel quale la Cisl Scuola aveva posto con chiarezza la richiesta di affrontare nella sede appropriata, quella negoziale, le materie di natura contrattuale, tra cui rientrano anche aggiornamento e formazione in servizio del personale.

Sulle pagine di “Libero” (domenica 15 settembre) le affermazioni di Scrima venivano riprese da Mario Giordano in un pezzo fortemente polemico, in cui i richiami al peso del contesto nel determinare il successo o l’insuccesso scolastico venivano definiti un alibi per coprire la fuga dalle responsabilità individuali degli insegnanti, e più in generale la causa di un lassismo che pervaderebbe l’intera società.

Di seguito, la risposta di Scrima in una lettera al direttore di “Libero”, in cui ribadisce e approfondisce il senso delle sue dichiarazioni.

Egregio direttore, la polemica è il pepe della democrazia, se il dibattito ne è il sale, quindi non mi turba più di tanto. Però mi è difficile accettare di veder messo in caricatura il mio pensiero, come avviene con l’articolo che compare sul suo giornale di domenica 15 settembre, a firma Mario Giordano.

Per aver richiamato il peso delle condizioni di contesto (ambientale, sociale, familiare, economico), che ribadisco essere in molti casi determinante nel condizionare gli esiti dei percorsi scolastici di tanti studenti, sono stato tacciato di difendere gli “insegnanti somari”, e più in generale additato come colpevole di una de-responsabilizzazione che investirebbe non solo la scuola, ma l’intera società. Se volessi ricambiare la provocazione, potrei dire che applicando in campo sanitario il criterio di Giordano, astraendo dai contesti, risulterebbe in generale ottimo il lavoro di un medico sportivo, con pazienti dalle analisi perfette, e mediocre quello di chi opera nel reparto malattie infettive di un ospedale.

Ma vogliamo riportare la discussione su binari più seri, come la questione meriterebbe? Lo scopo della mia contestata dichiarazione era proprio questo: evitare che sul problema della formazione del personale docente, e del come renderla funzionale al necessario miglioramento del lavoro, si rimetta in moto la giostra delle banalità che per molto tempo, in tema di valutazione, ha animato il teatrino dei tanti Minosse così smaniosi di agitare code e fruste da offrire, quelli si, formidabili alibi a chi non aveva nè la voglia, nè l’interesse di affrontare questioni indubbiamente delicate e scomode.

Ma davvero Giordano pensa che per migliorare i risultati delle prove Invalsi in una realtà come quella di Scampia, o dello Zen di Palermo (ma il discorso vale per tutte le periferie metropolitane) possano bastare un po’ di “ripetizioni” ai “docenti somari”? E a proposito di deresponsabilizzazione derivante dai richiami al contesto: come non cogliere, nella “terapia Giordano”, proprio il vizio delle soluzioni sbrigative e ad effetto, che favoriscono il persistere delle colpevoli disattenzioni, del difetto di cura, dell’ignavia politica di chi non affronta come dovrebbe le piaghe di un tessuto sociale disastrato, dove manca tutto e dove la scuola si trova invece presente, ma è lasciata sola con se stessa?

Togliamola dalla solitudine, quella scuola, proprio dedicando la giusta attenzione al suo “contesto”. Sosteniamola, anche con interventi formativi, se occorre, ma che siano pensati come un supporto, e che nessuno sia indotto a leggere come una stupida e impropria punizione. Altro che lassismo, altro che disimpegno! A questi si finirà ancora una volta per approdare, caro direttore, proprio se invece di affrontare e risolvere i problemi si continuerà solo a banalizzarli”.

ORA LA DIRIGENZA SCOLASTICA HA UNA SUA REALE RAPPRESENTANZA!

IL PRESIDENTE NAZIONALE DI DIRIGENTISCUOLA ATTILIO FRATTA NOMINATO SEGRETARIO GENERALE AGGIUNTO DELLA CONFEDIR:ORA LA DIRIGENZA SCOLASTICA HA UNA SUA REALE RAPPRESENTANZA!

La nomina è stata disposta il 13.9.13,con procedura d’urgenza, dal dottor Stefano Biasioli,segretario generale della Confedir,la più grande confederazione dei dirigenti pubblici,e include la funzione di responsabile confederale per l’attuale Area V di contrattazione.

L’intera associazione sindacale-professionale DIRIGENTISCUOLA esprime il proprio plauso e pone sicuro affidamento nella sua comprovata coriacea determinazione a far valere la voce dei dirigenti scolastici in occasione delle trattative,commissioni,comitati ai quali viene convocata o invitata a partecipare la Confederazione.

Se,per intanto,nel periodo del prorogato blocco delle retribuzioni  – sino al 31 dicembre 2014 – dovessero avviarsi i negoziati per il propedeutico rinnovo contrattuale della parte normativa,finalmente la dirigenza scolastica potrà scrollarsi di dosso l’umiliazione di essere rappresentata esclusivamente da sindacati generalisti di comparto e di presunte,e prevalenti,”alte professionalità”,per rivendicare con forza il suo diritto ad essere trattata  come dirigenza “normale”,ciò è a dire dirigenza “vera” e non fittizia(in sostanza: non dirigenza); di conseguenza dismettendo l’aureola di dirigenza speciale o specifica,che finora l’ha inchiodata in uno stato di minorità.

In concreto,si potrà e si dovrà ora rivendicare,senza se e senza ma,  la collocazione della dirigenza scolastica nella medesima area contrattuale di tutti i dirigenti pubblici dello stesso datore di lavoro, il MIUR,  dove già vi figurano la “generica” dirigenza amministrativa e l’eterea dirigenza tecnica, che poi dirigenza non è neanche sotto il duplice profilo formale e sostanziale, bensì mera attributaria di “posizioni dirigenziali” (potrebbe dirsi, dirigenza quoad pecuniam). E, di conseguenza, si  combatterà il tentativo, dei sindacati generalisti di comparto e di autoproclamatisi più autorevoli rappresentanti di (soli?) dirigenti scolastici, di rieditare,per prosaici calcoli di bottega sotto le suggestive formule di “dirigenti della conoscenza” o di “dirigenti delle autonomie funzionali” o di consimili baggianate, la riserva indiana di una distinta area.

La rottura del dogma della specificità dovrà altresì comportare la naturale ricollocazione nella comune sede contrattuale – sempre come avviene per la dirigenza “normale” – della disciplina inerente la valutazione delle prestazioni e dei comportamenti organizzativi, cui correlare la sostanziosa e non simbolica retribuzione di risultato, secondo i differenziati parametri, se positiva, della c.d. riforma Brunetta: per il tramite di un modello standard di valutazione, con eventuali opportuni adattamenti, ma sempre improntati ad essenzialità, linearità, semplicità, maneggevolezza; come avviene per tutta la dirigenza amministrativa e tecnica, di seconda e di prima fascia, sino ai capidipartimento (e le cui funzioni nessuno può sproloquiare che siano più semplici e/o meno complesse, quantomeno per quel che concerne le responsabilità, di quelle esercitate dai dirigenti delle istituzioni scolastiche ).

Sicché va mandato al macero l’ultimo (il quinto?, il sesto?) degli iperconcettuosi,molesti protocolli escogitati negli ultimi anni e tutti puntualmente abortiti sul nascere; che, sulle coordinate del recente regolamento del Sistema nazionale di valutazione, prefigura un dispositivo mutuato dalla sperimentazione nazionale VALeS, nel cui interno c’è un capitolo per la SOLA valutazione dei dirigenti scolastici e priva di qualsivoglia apprezzabile ricaduta economica,essa sostanziandosi piuttosto in una sorta di permanente consulenza-assistenza a figli di un dio minore e che sembra avere l’unico scopo di legittimare le funzioni,e la stessa esistenza,di altre figure istituzionali: da tutti i sindacati rappresentativi, autorevoli o meno, supinamente accettata ,al di là di qualche fugace, ed ipocrito, distinguo.

Vedremo se la pentiade rappresentativa sosterrà questi obiettivi strategici e dirimenti: Hic Rhodus,hic salta! E magari la categoria potrebbe battere un colpo,provando a  liberarsi da antichi legami, da tutele improprie e da inconferenti paure, per guadagnarsi l’autostima e la considerazione sociale che, in definitiva, sarà riuscita a meritare.

“Sostegno: non un’ora di meno!”

Sostegno: non un’ora di meno!” – ANIEF invia le istruzioni operative per i ricorsi gratuiti volti all’immediata attivazione delle ore di sostegno in deroga

 

Inviate dall’ANIEF le istruzioni operative rivolte alle famiglie degli alunni con handicap grave cui il MIUR ha negato la corretta assegnazione delle ore di sostegno per questo anno scolastico. I genitori, i dirigenti scolastici e i docenti che ne hanno fatto espressa richiesta all’ANIEF scrivendo a sostegno@anief.net stanno ricevendo in queste ore tutte le istruzioni da trasmettere alle famiglie interessate per procurare la documentazione necessaria al ricorso e ottenere l’immediato contatto con un nostro legale.

 

Sono già numerose le richieste ricevute dal nostro sindacato per la tutela dei diritti dei più deboli contro l’inaccettabile ingiustizia loro perpetrata dal MIUR. Il Ministero dell’Istruzione ogni anno sistematicamente attribuisce alle scuole un numero di ore assolutamente insufficiente a coprire il reale fabbisogno degli alunni in situazione di gravità e costringe i Dirigenti Scolastici ad attribuire loro un numero di ore inferiore rispetto a quanto certificato e richiesto dal P.E.I. e dalla Diagnosi Funzionale.

 

L’ANIEF, promuovendo l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”, ha deciso di dire “Basta!” a questa prevaricazione da parte del Ministero dell’istruzione che, con l’inaccettabile e vergognosa giustificazione di “questioni di bilancio”, viola i fondamentali diritti dei nostri alunni più deboli. Il nostro sindacato ha, quindi, messo gratuitamente a disposizione di questi ragazzi e delle loro famiglie tutta l’esperienza dei propri legali sull’intero territorio nazionale, in modo che i Tribunali Amministrativi Regionali possano riconoscere d’urgenza in loro favore l’assegnazione di un docente di sostegno per l’intero orario di servizio settimanale dell’insegnate (rapporto 1:1) nel pieno rispetto del reale fabbisogno didattico-educativo dell’alunno.

 

L’ANIEF ricorda che è ancora possibile aderire all’iniziativa e chiedere le istruzioni operative scrivendo a sostegno@anief.net sia da parte delle famiglie direttamente interessate, sia da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici che vogliono attivarsi in prima persona per segnalare i casi di alunni in situazione di gravità (art. 3, comma 3, Legge 104/92) cui è stata negata la corretta attribuzione delle ore di sostegno. Per effettuare la segnalazione sarà sufficiente inviare una email a sostegno@anief.net avente: PER OGGETTO Sostegno negato – Richiesta istruzioni operative” e la città da cui proviene la segnalazione e PER CONTENUTO la denominazione e la sede della scuola da cui proviene la segnalazione e il numero degli alunni con disabilità grave che hanno ricevuto meno ore di sostegno rispetto a quelle richieste in sede di gruppo misto o GLH operativo.

 

L’ANIEF registra con soddisfazione la partecipata adesione all’iniziativa anche da parte di tanti docenti e Dirigenti Scolastici che, dimostrando di rappresentare la parte migliore della scuola pubblica italiana, stanno collaborando attivamente con il nostro sindacato per garantire ai propri alunni quanto il MIUR ha negato loro: una scuola che aiuta i propri figli più deboli e che non li abbandona in nome di “questioni di bilancio”.

Finalmente il Miur si ricorda dei Modelli Viventi dei licei artistici

Finalmente il Miur si ricorda dei Modelli Viventi dei licei artistici
Un altro importante successo della mobilitazione di Cobas/Inidonei/ITP/Precari/Materia Alternativa/Modelli Viventi/Quota96

Così come sono riuscite a sbloccare i posti dei precari amministrativi e tecnici, le ripetute mobilitazioni e proteste dei docenti “inidonei” hanno anche contribuito a far ottenere ai Modelli Viventi un importante riconoscimento. Finalmente (vedi “Nudi alla meta”, Cobas n. 51 settembre/ottobre 2013, http://www.cobas-scuola.it/Giornale/2013/N.-51-Settembre-Ottobre-2013-GIORNALE-DEI-COMITATI-DI-BASE-DELLA-SCUOLA), è stata accolta – seppure ancora parzialmente – la nostra proposta relativa all’assunzione e al pagamento di quanto spettante ai modelli viventi dei Licei Artistici.
Infatti, lo scorso 12 settembre, il Miur ha inviato a tutti i Licei Artistici e agli Uffici scolastici regionali la Nota prot. 6223/2013 con la quale chiede di conoscere “il totale dettagliato dei compensi dovuti al personale che ha svolto le mansioni di modello vivente nell’a.s. 2012/13”.
Con questa Nota il ministero mette fine a un colpevole silenzio dell’amministrazione centrale nei confronti dei Licei che in questi anni hanno ripetutamente richiesto chiarimenti sui fondi da destinare all’assunzione dei modelli viventi e anche all’illegittimo comportamento di molti dirigenti scolastici e d.s.g.a. che ritenevano di non dover più applicare l’O.M. n. 14/2000 e successive modifiche, comportamento che ha innescato numerosi contenziosi in tutta Italia a tutela dei diritti dei modelli viventi.
Per evitare che analoghi illegittimi ritardi, o peggio, omissioni si verifichino anche nell’a.s. appena iniziato, invitiamo tutti i Licei Artistici a predisporre e inviare al Miur, insieme al fabbisogno relativo allo scorso a.s. 2012/2013, anche la previsione di spesa per l’a.s. 2013/2014.
Per monitorare l’effettivo avanzamento di questa procedura invitiamo i modelli viventi a vigilare sull’applicazione della Nota prot. 6223/2013 e a segnalare le eventuali anomalie alle nostre sedi territoriali o alla mail cobas.comitati.di.base.scuola@gmail.com
Nei prossimi giorni incontreremo nuovamente i dirigenti del ministero per valutare la situazione e proporre le modifiche necessarie da apportare alla O.M. n. 14/2000.

Sostegno alla mobilitazione degli studenti dell’11 ottobre

La FLC CGIL sostiene la mobilitazione degli studenti dell’11 ottobre

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

La FLC CGIL sostiene la mobilitazione degli studenti dell’11 ottobre per il diritto allo studio, per migliorare la scuola e l’università, per superare ogni barriera d’accesso al sapere.

Il Decreto legge ”L’istruzione riparte” è solo il primo passo per invertire la tendenza dei tagli epocali al sistema della conoscenza e della privatizzazione dei saperi. Le risorse rispetto agli obiettivi del Decreto sono del tutto insufficienti ed è necessario un piano pluriennale d’investimenti su scuola, università, ricerca e afam che riporti la spesa d’istruzione del nostro Paese a livello della media europea.

Abbiamo presentato al Governo e alle forze politiche le nostre priorità e rivendichiamo l’immediata apertura di un ampio confronto pubblico che coinvolga sindacati, studenti, associazioni e le tante competenze che operano nei comparti della conoscenza. Sosteniamo la necessità di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio, l’introduzione di un reddito minimo e l’eliminazione del numero chiuso nelle università sostituendolo con meccanismi di orientamento e programmazione in itinere nei corsi di studio. Vogliamo essere protagonisti, insieme alle nuove generazioni, nel costruire un nuovo modello di sviluppo fondato sull’uguaglianza e la democrazia che garantisca piena e buona occupazione e un welfare realmente universalistico.

Il piano del lavoro della CGIL può essere una risposta efficace per eliminare disoccupazione e precarietà attraverso l’innalzamento dei livelli d’istruzione e una migliore qualità dell’offerta formativa riconquistando un rapporto socialmente riconosciuto tra conoscenza, lavoro e diritti di cittadinanza.

Retribuzione ferie dello scorso anno scolastico ai precari temporanei

Retribuzione ferie dello scorso anno scolastico ai precari temporanei
Di male in peggio
La CUB Scuola Università Ricerca organizza la mobilitazione dei precari scuola

Dopo che il governo sembrava essere sceso a più miti consigli riconoscendo ai lavoratori precari della scuola con nomina breve e temporaneo o sino al 30 giugno quantomeno il pagamento di quanto loro spetta per il 2012 – 2013 la Ragioneria Generale dello Stato con una recente nota ha di nuovo bloccato il pagamento.
A noi per la verità risultava che il precetto evangelico secondo il quale la mano destra non deve sapere quello che fa la mano sinistra non va inteso nel senso che l’amministrazione pubblica è una macchina impazzita che da una parte firma un accordo e dall’altra lo blocca.
È evidente che responsabili di questa vicenda vergognosa sono:

il governo Monti che non ha saputo fare di meglio che colpire i circa 100.000 precari temporanei negando loro il diritto a vedersi retribuite le ferie a partire dal 1 settembre 2013 e poi pretendendo persino di anticipare il taglieggiamento all’anno scolastico 2012 – 2013;

il governo Letta che non solo non è ternato indietro rispetto alla scelta in questione ma non è nemmeno stato in grado o, peggio, non ha voluto fare un accordo esigibile.

Le vittime di questa situazione sono i precari temporanei docenti ed Ata sulle cui spalle cade l’onere di contribuire al risanamento di una finanza pubblica devastata da privilegi della casta, grandi opere nocive, dissennate spese militari.

La CUB Scuola Università Ricerca agirà a tutela dei colleghi colpiti da questa sanzione sia sul piano legale che su quello della mobilitazione diretta per il pagamento delle ferie del 2012 – 2013 e PER L’ABOLIZIONE DI QUESTA NORMA SCELLERATA.

A livello di scuola indirà assemblee su questa questione come su tutte le altre che riguardano la categoria dei lavoratori della scuola, organizzerà il rifiuto delle attività aggiuntive sino al grande sciopero del 18 ottobre 2023.

Per la CUB Scuola Università Ricerca

Cosimo Scarinzi

No ad un nuovo svuotamento dei fondi MOF

No ad un nuovo svuotamento dei fondi MOF

Si sta riproponendo, in questi giorni, il problema del recupero degli scatti di anzianità maturati dal personale della
scuola relativi all’anno 2012. Problema reale la cui soluzione richiede la disponibilità di ingenti risorse finanziarie che
meritano di essere reperite, ma che non possono e non devono gravare sulla posta MOF, come invece è accaduto
per il recupero degli scatti 2011.
È necessario ricordare che il CCNL 13 marzo 2013 e le Intese del 30 gennaio e del 6 febbraio 2013 hanno
pesantemente inciso sull’ammontare complessivo dei fondi MOF, passati improvvisamente da 1.385,21 milioni di
euro a 924,04 milioni di euro, con un taglio netto del 33%.
Questo ha significato per gli istituti scolastici significativi decurtazioni del FIS (‐238,91 per il 2012 e – 275,41 milioni di euro per il 2013), delle ore eccedenti (‐11,65 per il 2012 e – 15,50 milioni di euro per il 2013), delle funzioni
strumentali al POF (‐ 23,47 per il 2012 e – 31,22 milioni di euro per il 2013) degli incarichi specifici al personale ATA (‐ 10,34 per il 2012 e – 13,75 milioni di euro per il 2013), dei progetti per le aree a rischio e a forte processo
immigratorio (‐ 10,14 per il 2012 e – 13,48 milioni di euro per il 2013). Un vero e proprio salasso a carico di
stanziamenti strettamente legati alla retribuzione accessoria del personale scolastico, alla progettualità degli istituti,
alle attività e agli incarichi che direttamente afferiscono all’efficienza del servizio e alla produttività sociale delle
scuole.
Né va dimenticato che l’Intesa del 30 gennaio 2013 ha introdotto una rimodulazione della disponibilità MOF per il
2013, consistente nell’aumentare la disponibilità per i primi otto dodicesimi del 2013 (da 690,24 a 741,42 milioni di
euro) e nel ridurre la quota disponibile per i restanti quattro dodicesimi del 2013 (da 345,12 a 293,94 milioni di
euro), con la conseguenza che sul primo quadrimestre del nuovo anno scolastico, che si è appena aperto, grava già
un primo significativo handicap.
Dal momento che il CCNL citato prevede un ulteriore prelievo per ciascuno degli anni a venire di 381 milioni di euro,
è facile concludere che la realizzazione di questa previsione condurrebbe al rapido prosciugamento dei fondi MOF e
al totale blocco di tutte le attività aggiuntive che permettono di attivare progetti di miglioramento dell’offerta
formativa a vantaggio di alunni e studenti, andando a colpire proprio le iniziative qualitative che scaturiscono
dall’applicazione dei margini di autonomia attribuiti alle scuole.
Ulteriori decurtazioni del MOF non sono accettabili perché colpiscono il valore aggiunto del miglioramento
dell’offerta formativa previsto dal Regolamento sull’autonomia di cui al DPR 275/1999 e ne vanificano la portata
innovativa, a danno dell’utenza e del suo diritto ad un servizio scolastico di qualità.
Peraltro, si osserva che proprio in questi giorni i dirigenti scolastici sono chiamati ad adottare i relativi provvedimenti
amministrativi di costituzione del fondo e che questi atti sono necessari e prodromici a tutta l’attività di
contrattazione integrativa. La pianificazione organizzativa e progettuale – ed il relativo, conseguente, ricorso alle
deleghe ed agli incarichi nei confronti del personale – non può e non deve, per il secondo anno consecutivo, fare
pesantemente ricorso alla clausola di salvaguardia finanziaria che, per quanto obbligatoria ai sensi dell’art. 48 del
D.lgs. 165/2001, suona indubitabilmente come una presa in giro nei confronti dei dipendenti più impegnati.
L’Amministrazione scolastica e le organizzazioni sindacali non devono rendersi responsabili di un nuovo e grave
attentato alla funzionalità degli istituti, ai diritti degli utenti del servizio e all’autonomia scolastica.

RIFLESSIONI SUL NUOVO DECRETO

RIFLESSIONI SUL NUOVO DECRETO

L’analisi del D.L. 104 pubblicato in G.U. indubbiamente obbligherà a tirare le somme sui moltissimi mesi di mobilitazione, sulle rispettive capacità e possibilità di influire su Governo e Parlamento, sul fatto che la proposta “magica” di un emendamento possa davvero scalfire dei decreti emergenziali emanati da governi “a termine” e traballanti.

Rileviamo piuttosto che l’annuncio ripetuto per giorni dell’abrogazione del transito obbligatorio nel ruolo Ata ha il sapore di una funambolica beffa da parte di governi che continuano a maltrattare la Scuola italiana, affidandola alle presunte competenze di persone che occupano ruoli senza una vera preparazione specifica.

Nei fatti, abrogati i commi della S.R. 2012, resta in vigore la L.111/2011 (di Gelmini e Brunetta), che prospetta il transito volontario nel ruolo ATA o in alternativa impone la mobilità intercompartimentale quale sbocco residuale obbligato.

NOVITA’ RISPETTO AL DECRETO GELMINI

Questa mobilità intercompartimentale viene adesso ristretta all’ambito provinciale e in deroga ai bilanci dei vari Enti: ciò significa che questi potranno pareggiare i propri organici, deficitari a causa del blocco delle assunzioni.

Ma verso quali livelli di carriera condurrebbe tale mobilità e con quali speranze di successo/stabilità nel tempo per le persone interessate? Cosa accadrebbe poi degli inidonei numericamente in eccesso rispetto alle disponibilità di posti?

E quali prospettive avrebbero quei docenti che usufruiscono della L.104 (per se stessi o per parenti) e che hanno diritto all’inamovibilità o, in alternativa, a scegliere la sede viciniore?

Del resto queste preoccupazioni risalgono a vecchia data. Invece la “novità” più significativa del decreto risiede nell’indicazione che gli attuali docenti permanentemente inidonei saranno sottoposti a nuova visita e che a questa sarà presente un “membro Miur”.

Al riguardo le perplessità sono molteplici: da chi e fra chi sarà scelto costui? con quali competenze? e con quali funzioni e prerogative parteciperà alla Commissione MEDICA? Non dimentichiamo che sono pochissimi i dipendenti Miur esperti di Disagio e Malattie professionali e che negli ultimissimi corsi di formazione sulla Sicurezza tali temi spesso non sono stati nemmeno nominati.

Inoltre si pone il problema della riservatezza delle diagnosi (legata al segreto professionale dei medici componenti le Commissioni) e non si capisce come il “membro Miur” possa affiancarle (a titolo consultivo? per pareri sul funzionamento delle varie mansioni?) senza presenziare ed accedere ai dati sensibili.

Oltre a ciò suscita perplessità il fatto che chi opta per il ruolo Ata possa sottrarsi alle visite in questione: molti referti di inidoneità non sono sufficientemente chiari circa una valida destinabilità verso i compiti amministrativi.

Inoltre nel decreto non si parla delle inidoneità temporanee e forse questo è l’unico punto positivo, che lascia aperto almeno uno spiraglio come via di fuga alle malattie professionali -riconosciute e non- dei docenti.

LO STRUMENTO DISPENSA

Altra perplessità riguarda la possibilità di dispensa.

Le Commissioni così composte saranno autorizzate a concedere l’inidoneità “permanente assoluta” (secondo la dicitura del DPR 171/2011 ufficialmente accettata per la dispensa) o si assisterà al balletto di verbali “fantasiosi” e impossibili da interpretarsi, con dannosi, estenuanti rimpalli tra UST, CMV e INPS?

Ma c’è di più: qualunque mobilità professionale ci porterà a non essere più “in aggiunta” all’organico ma inquadrati a tutti gli effetti nel personale. Vediamo dunque come si renda urgente e primario affrontare il problema sfoltendo il settore, con l’avvio di un primo turno di dispense per  anziani ed invalidi, che di per sé tolgono in partenza ogni credibilità e legittimità a queste discutibili operazioni di mobilità.

Poniamo anche all’attenzione il fatto che tornando indietro alla normativa 2011 si riattualizzano le disposizioni sulla dispensa, tralasciate dalle norme più recenti: nel decreto attuativo della L.111/2011 (D.M. 79/2011 *) la dispensa veniva recuperata dal CCNI 2008 ** tuttora in vigore  ed indicata quale opzione per quanti non possono adeguarsi né alla mobilità interna (ruoli AA e AT) né a quella intercompartimentale.

E’ lecito domandarsi se l’opzione dispensa è ancora attuale o se potrebbe essere citata incontrovertibilmente in un futuro decreto attuativo.

UNA FALSA SOLUZIONE

Ciò detto ci sembra che il provvedimento abbia come unica motivazione la possibilità di sbloccare le immissioni in ruolo degli AA e AT  -già sollecitate dal Consiglio europeo – ed esaudisca con banali giochi verbali  la “richiesta di abrogazione dei commi della S.R.”, ma di fatto evidenzi l’impotenza politica a farsi carico del problema della inidoneità nella docenza.

Al contrario il MIUR dovrebbe indicare una buona volta come intende gestire il problema delle malattie professionali -riconosciute e non – del personale docente, così come accade in altri Comparti: Sanità, Forze armate ecc. Non è più possibile che lo Stato finga di non vedere che il problema è strutturale ed in crescita numerica (quand’anche silenziato) e che quindi non va superficialmente “risolto” con leggi finanziarie ma va affrontato con provvedimenti specifici: se non risultasse possibile adesso per motivi economici, si potrebbe congelare la questione per 12 o 24 mesi, in attesa della ripresa economica o di una maggiore armonizzazione europea della materia istruzione.

Il Conbs ha già formulato varie ipotesi per una più efficiente fruizione dei servizi resi dai docenti utilizzati e mette la propria “esperienza sul campo” a disposizione di Ministero e OO.SS.

Nel contempo chiede che gli argomenti fin qui  illustrati vengano affrontati negli imminenti incontri Miur – Sindacati e si ponga fine, con ogni strumento normativo possibile, alla liquidazione antistorica dei docenti inidonei, che si tenta senza riflessione alcuna da ben 11 anni.

I docenti utilizzati in altri compiti aderenti al
Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici
http://conbs.blogspot.it/

* [Art. 2 – Comma 2: Il personale che viene riconosciuto permanentemente inidoneo, per motivi di salute, allo svolgimento della funzione di docente o di educatore, nelle more dell’espletamento delle procedure di mobilità, può, a domanda:

[….]      b) essere dispensato dal servizio per motivi di salute. ]

**  [Art.4.4 Considerato che il passaggio in altro ruolo comporta il cambiamento di stato giuridico, il personale interessato può chiedere, in alternativa ai passaggi di ruolo di cui ai commi 12 e 15 della richiamata legge 111/2011, di essere dispensato dal servizio per motivi di salute, secondo le modalità previste dalla normativa vigente al momento della domanda.

VALUTAZIONE: “EFFICACIA INSEGNAMENTO NON SI MISURA CON I TEST INVALSI”

VALUTAZIONE, GILDA: “EFFICACIA INSEGNAMENTO NON SI MISURA CON I TEST INVALSI”
“E’ sbagliato e ingiusto gettare la croce solo sulle spalle dei docenti se il rendimento degli alunni ai test Invalsi è scarso, perché bisogna tenere conto anche di altri fattori, tra cui il contesto socio-ambientale in cui sono inserite alcune scuole”. Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, difende la professionalità dei docenti e critica senza mezzi termini l’articolo del decreto scuola che prevede un programma di formazione obbligatoria per gli insegnanti nei casi, presenti soprattutto al Sud, di risultati negativi conseguiti dagli studenti alle prove Invalsi. “Percorreremo tutte le strade possibili – annuncia Di Meglio – affinché questo ingiusto articolo venga emendato in sede di conversione in legge del decreto”.
La contestazione della Gilda riguarda sia l’aspetto politico che quello culturale: “L’aggiornamento dei docenti non può essere trasformato in un obbligo attraverso un decreto e scavalcando il contratto di lavoro. E poi – incalza il coordinatore nazionale – quali competenze ha l’Invalsi per poter valutare gli insegnanti? Non ci risulta che tra le sue fila annoveri grandi luminari di pedagogia in grado di decidere cosa e come si debba insegnare. Si vuole trasformare questo ente privato in una specie di grande maestro?”.
 
“Non siamo mai stati contrari a un serio e condiviso sistema di valutazione a livello nazionale – precisa la Gilda – ma non possiamo accettare che un soggetto esterno alle scuole e agli insegnanti come Invalsi rivesta un ruolo così preponderante. I test possono servire, in tutt’altro contesto, ai docenti e agli studenti per capire e aiutare a migliorare la qualità dell’offerta formativa ma – sottolinea Di Meglio – non possono essere il metro oggettivo dell’efficacia dell’insegnamento”. Da qui, dunque, la richiesta al ministero dell’Istruzione di abolire le prove Invalsi e di modificare profondamente il regolamento sul sistema nazionale di valutazione.
“Invitiamo i docenti – conclude la Gilda – a non inserire nei Pof le prove Invalsi, chiedendo che correzioni e tabulazioni vengano effettuati dall’Istituto a proprio carico e senza sfruttare i docenti”.

Disabili a Montecitorio

Martedì 17 settembre alle ore 10,30 in piazza Montecitorio manifestazione promossa dalla associazione tutti a scuola per “costringere” la politica ad occuparsi dei disabili.
Le testimonianze dei genitori si alterneranno con i canti dal vivo del gruppo musicale ” Collettivo popolare” .
Fiduciosi nella  sensibilità e vicinanza alle nostre battaglie di civiltà ti chiediamo di esserci.

Associazione tutti a scuola onlus

DL 104 del 12 settembre 2013

A seguito del DL 104 del 12 settembre 2013, l’amministrazione scolastica si accinge a nominare le nuove commissioni che provvederanno alla ricorrezione delle prove scritte del Concorso a Dirigenti Scolastici  in Lombardia, ai sensi del DDG del 13 luglio 2011, in parte annullato dal Consiglio di Stato con sentenza definitiva dell’11 luglio scorso. Chiediamo all’amministrazione scolastica, per ogni livello impegnato in tale rinnovazione, il rispetto di quella correttezza e quelle procedure che sono sancite nell’articolo 97 della nostra Carta costituzionale. Ci aspettiamo dall’amministrazione il rispetto dell’imparzialità dovuta sempre ai sensi del dettato costituzionale e della trasparenza della procedure che purtroppo vediamo già pericolosamente poste in discussione da alcune prassi che andranno sicuramente corrette. Allo stesso tempo, certi che la rinnovazione e la conseguente ricorrezione siano la via maestra alla quale dovremo tutti attenerci, non ci nascondiamo gli ostacoli posti sul suo svolgimento. Il primo dei quali consiste nel fatto che centinaia di copie delle prove scritte siano circolate o addirittura siano state pubblicate sulla rete web. Come impedire che tali informazioni non appaiano pregiudiziali a una corretta e distaccata opera di ricorrezione? E infine, ci attendiamo dalla stessa amministrazione scolastica che sarà chiamata alla cura amministrativa e alla gestione di tale fase di rinnovazione il giusto distacco e la fondamentale cura delle buone pratiche amministrative.

COMITATO ARTICOLO 97 – LOMBARDIA

[Il Comitato Articolo 97 – Lombardia si è ampliato con apporti provenienti da docenti e non docenti diversamente collocati rispetto alla vicenda concorsuale per la dirigenza in Lombardia.]

Scheda di lettura del Decreto Scuola – DL 104/2013

Scheda di lettura del Decreto Scuola – DL 104/2013

L’associazione sindacale Anief ha realizzato una scheda di lettura sintetica su tutti i punti riguardanti il comparto Scuola inclusi nel Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 9 settembre 2013 e pubblicato il G.U. il 12 settembre 2013 con il n. 104 (artt. da 1 a 20):

Gazzetta Ufficiale n. 214 del Decreto Legge n. 104 del 12 settembre 2013

Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca: il testo originale

 

 

Sintesi esplicativa dell’ANIEF

CAPO I

DISPOSIZIONI PER GLI STUDENTI E PER LE FAMIGLIE

Art. 1 – Welfare dello studente

1. Al fine di favorire il raggiungimento dei più alti livelli negli studi nonché il conseguimento del pieno successo formativo, incrementando l’offerta di servizi per facilitare l’accesso e la frequenza dei corsi nell’anno scolastico 2013/2014, è autorizzata la spesa di euro 15 milioni per l’anno 2014 per l’attribuzione di contributi e benefici a favore degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado in possesso dei requisiti di cui al comma 2.

2. I soggetti di cui al comma 1 sono ammessi al beneficio sulla base di requisiti inerenti a:

a) merito negli studi risultante dalla valutazione scolastica del profitto conseguito nel percorso formativo;

b) esigenza di servizi di ristorazione o trasporto non soddisfatta con altri benefici erogati da Amministrazioni pubbliche;

c) condizioni economiche individuate sulla base dell’Indicatore della situazione economica equivalente, di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, e successive modificazioni.

3. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono ripartite tra le regioni, sulla base del numero degli studenti, le risorse di cui al comma 1 e sono definiti la tipologia dei benefici e i requisiti per l’accesso agli stessi, nonché le modalità di monitoraggio dei risultati ottenuti. Nei successivi 30 giorni ciascuna regione pubblica un bando per l’erogazione dei benefici agli studenti, nel quale sono indicati la natura e l’entità dei benefici, le modalità per la presentazione delle domande, anche in via telematica, nonché i criteri per la formazione delle graduatorie. Le risorse sono attribuite sulla base delle graduatorie regionali fino a esaurimento delle risorse stesse.

4. I pagamenti relativi all’attuazione degli interventi di cui al comma 1, finanziati con le risorse statali erogate alle regioni, nei limiti dell’importo previsto, sono esclusi dai limiti del patto di stabilità interno delle regioni.

 

 

 

 

 

Per il solo anno scolastico 2013/2014 vengono stanziati 15 milioni di euro per gli studenti meritevoli, iscritti a corsi di scuola secondaria di primo e secondo grado, con esigenze particolari o condizione economiche svantaggiate.

Un successivo Decreto Interministeriale Miur – Mef, da emanare al massimo entro 120 giorni, ripartirà i finanziamenti tra le regioni italiane.

Le regioni, successivamente, entro 30 giorni, pubblicheranno i bandi per attribuire i benefici (esclusi dai limiti previsti dal patto di stabilità) agli studenti sulla base delle graduatorie regionali (fino ad esaurimento delle risorse).

 

Art. 2 – Diritto allo studio

1. Al fine di garantire una programmazione degli interventi per il diritto allo studio a decorrere dall’anno 2014, il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio di cui all’articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, è incrementato nella misura di 100 milioni di euro annui.

2. I pagamenti relativi all’attuazione degli interventi di cui al comma 1, finanziati con le risorse statali erogate alle regioni, nei limiti degli importi previsti per ciascun anno, sono esclusi dai limiti del patto di stabilità interno delle regioni.

 

 

Si tratta dell’incremento di 100 milioni di euro annui del fondo per le borse di studio riguardanti gli studenti universitari. Anche in questo caso, gli interventi integrativi attuati dalle regioni risultano esclusi dai limiti previsti dal patto di stabilità regionale.

Art. 3 – Borse di studio per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica

1. Al fine di sostenere la formazione artistica presso le Istituzioni di cui all’articolo 2, comma 1, della legge 21 dicembre 1999, n. 508, promuovendone l’eccellenza, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca bandisce, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, borse di studio a favore degli studenti iscritti, nell’anno accademico 2013/2014, presso le suddette Istituzioni. Il bando stabilisce l’importo delle singole borse di studio nei limiti delle risorse disponibili, nonché le modalità per la presentazione delle domande, anche in via telematica, per la formazione delle commissioni e per la valutazione dei candidati.

2. I soggetti di cui al primo comma sono ammessi al beneficio sulla base dei seguenti criteri:

a) per i residenti in Italia, condizioni economiche dello studente individuate sulla base dell’indicatore della situazione economica equivalente, di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, e successive modificazioni;

b) per i non residenti in Italia, condizioni economiche comprovate mediante autocertificazione;

c) valutazione del merito artistico mediante audizioni e verifica della qualità delle opere artistiche eventualmente prodotte.

3. Le borse di studio sono attribuite fino a esaurimento delle risorse e sono cumulabili con quelle assegnate ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68. La comunicazione della graduatoria e l’individuazione dei destinatari delle borse sono effettuate dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca entro il 30 novembre 2013.

4. Ai fini del presente articolo è autorizzata la spesa di euro 6 milioni per l’anno 2014.

 

 

 

Arrivano 6 milioni di euro di borse di studio per promuovere le eccellenze nell’Afam.

Il Ministero dell’Istruzione, entro 15 giorni dall’entrata in vigore del D.L. 104, emanerà i bandi.

Potranno farne richiesta tutti gli studenti iscritti nell’anno accademico 2013/14.

Art. 4 – Tutela della salute nelle scuole

1. All’articolo 51 della legge 16 gennaio 2003, n. 3, dopo il comma 1 è inserito il seguente: “1/bis. Il divieto di cui al comma 1 è esteso anche alle aree all’aperto di pertinenza delle istituzioni scolastiche statali e paritarie.”.

2. E’ vietato l’utilizzo delle sigarette elettroniche nei locali chiusi delle istituzioni scolastiche statali e paritarie, comprese le sezioni di scuole operanti presso le comunità di recupero e gli istituti penali per i minorenni, nonché presso i centri per l’impiego e i centri di formazione professionale.

3. Chiunque violi il divieto di utilizzo delle sigarette elettroniche di cui al comma 2 è soggetto alle sanzioni amministrative pecuniarie di cui all’articolo 7 della legge 11 novembre 1975, n. 584, e successive modificazioni.

4. I proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie previste dal comma 3 del presente articolo, inflitte da organi statali, sono versati all’entrata del bilancio dello Stato, per essere successivamente riassegnati, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, allo stato di previsione del Ministero della salute, per il potenziamento dell’attività di monitoraggio sugli effetti derivanti dall’uso di sigarette elettroniche, nonché per la realizzazione di attività informative finalizzate alla prevenzione del rischio di induzione al tabagismo.

5. Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, al fine di favorire il consumo consapevole dei prodotti ortofrutticoli nelle scuole, elabora appositi programmi di educazione alimentare, anche nell’ambito di iniziative già avviate. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali sono definite le modalità per l’attuazione del presente comma. Dal presente comma non possono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

 

 

Il divieto di fumo all’interno degli istituti scolastici si estende anche agli spazi esterni. Vale per scuole statali e paritarie.

Viene introdotto il divieto delle sigarette elettroniche, ma solo nei locali chiusi degli istituti scolastici.

Il Ministero delle politiche agricole elabora specifici progetti di educazione alimentare. Con il supporto del Ministero dell’Istruzione, ne verrà stabilita la loro attuazione (senza però prevedere spese per lo Stato).

Art. 5 – Potenziamento dell’offerta formativa

1. Nelle more dell’ulteriore potenziamento dell’offerta formativa negli istituti tecnici e professionali, per consentire il tempestivo adeguamento dei programmi, a decorrere dall’anno scolastico 2014/2015, i quadri orari dei percorsi di studio previsti dai decreti del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87 e n. 88, relativi al riordino degli istituti tecnici e professionali, sono integrati, in una delle due classi del primo biennio, da un’ora di insegnamento di “geografia generale ed economica” laddove non sia già previsto l’insegnamento di geografia. A tale fine è autorizzata la spesa di euro 3,3 milioni nell’anno 2014 e di euro 9,9 milioni a decorrere dall’anno 2015.

2. Al fine di promuovere la formazione continua dei docenti della scuola e la consapevole fruizione del patrimonio culturale, con particolare riferimento agli studenti delle scuole, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, fermo restando quanto previsto nell’articolo 119 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e ferma restando la possibilità di concludere convenzioni con le regioni per coordinare le rispettive iniziative in materia, bandisce un concorso per la realizzazione di progetti didattici nei musei, nei siti di interesse archeologico, storico e culturale o nelle fondazioni culturali. Al concorso possono partecipare le università, le accademie di belle arti e le istituzioni scolastiche, le quali elaborano i progetti acquisendo l’assenso dei musei interessati, che partecipano alla progettazione mediante i rispettivi servizi didattici, ed eventuali cofinanziamenti da parte di fondazioni di origine bancaria o di altri enti pubblici o privati. Gli enti e le istituzioni che ricevono finanziamenti dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per la diffusione della cultura possono cofinanziare i progetti. Non può essere finanziato più di un progetto per ogni museo. I criteri e le modalità di selezione, tali da assicurare il finanziamento di un congruo numero di progetti e la loro adeguata distribuzione sul territorio nazionale, sono definiti con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali. Il concorso è bandito entro il 30 ottobre 2013. I progetti sono realizzati dai docenti delle università, delle accademie di belle arti o delle istituzioni scolastiche, con la partecipazione degli studenti, e possono riguardare l’organizzazione di mostre all’interno dei musei, l’elaborazione di guide e percorsi per i visitatori, la realizzazione di aule o laboratori multimediali, l’elaborazione di libri o di materiale illustrativo relativi al museo. I progetti devono includere tutte le spese per la loro realizzazione senza determinare oneri diretti o riflessi ai musei in cui si svolgono i progetti medesimi.

3. Per l’anno 2014 è autorizzata, per le finalità di cui al comma 2, la spesa di euro 3 milioni.

4. All’articolo 1 della legge 18 dicembre 1997, n. 440, dopo il comma 1 è inserito il seguente:
”1/bis. A decorrere dall’anno scolastico 2013/2014 parte del Fondo di cui al comma 1 è espressamente destinata al finanziamento di progetti volti alla costituzione o all’aggiornamento, presso le istituzioni scolastiche statali, di laboratori scientifico-tecnologici che utilizzano materiali innovativi, necessari a connotare l’attività didattica laboratoriale secondo parametri di alta professionalità. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca individua con proprio decreto la tipologia di laboratori e i materiali per i quali è possibile presentare proposte di progetto finanziate con la parte di Fondo di cui al comma 1, individuata ai sensi del primo periodo.”.

 

 

Dall’anno scolastico 2014/15 viene introdotta un’ora a settimana di geografia generale ed economica: la novità curricolare è limitata ai corsi di studio del primo biennio degli istituti tecnici e professionale, ma solo in quelli per i quali non è già previsto lo stesso insegnamento.

Il Miur ha ipotizzato l’assunzione di 287 docenti, per i quali attraverso il D.L. n. 104 vengono stanziati 3,3 milioni per l’anno 2014 e 9,9 di euro milioni a decorrere dal 2015.

 

Il Miur bandirà, entro il 30 ottobre 2013, il primo concorso per la realizzazione dei progetti didattici nei musei o nei siti di interesse archeologico, storico e culturale. Potranno partecipare istituti scolastici, università e accademie di belle arti.

Per finanziare l’iniziativa vengono assegnanti 2 milioni di euro.

 

Il Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa, riconducibile alla Legge 440 del 1997, servirà anche al finanziamento di progetti volti alla costituzione o all’aggiornamento, presso le istituzioni scolastiche statali, di laboratori scientifico tecnologici che utilizzano materiali innovativi

Per individuare la tipologia di laboratori e i materiali per i quali è possibile presentare le proposte di questi progetti, il Miur emanerà apposito decreto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Art. 6 – Riduzione del costo dei libri scolastici

1. Al fine di consentire la disponibilità e la fruibilità a costi contenuti di testi, documenti e strumenti didattici da parte degli studenti, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 151 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, la parola: “sono” è sostituita dalle seguenti: “possono essere”;

b) al decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono apportate le seguenti modificazioni:

1) all’articolo 15, comma 1, le parole: “nell’adozione” sono sostituite dalle seguenti: “nell’eventuale adozione”;

2) all’articolo 15, comma 1, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “I testi consigliati possono essere indicati dal collegio dei docenti solo se hanno carattere di approfondimento o monografico.”;

3) all’articolo 15, comma 2, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “L’esecuzione da parte del dirigente scolastico di delibere del collegio dei docenti che determinino il superamento dei predetti tetti di spesa costituisce illecito disciplinare.”.

2. Al fine di ridurre la spesa per l’acquisto dei libri scolastici e consentire alle istituzioni scolastiche statali di dotarsi tempestivamente di libri per l’uso da parte degli studenti, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca assegna direttamente alle medesime istituzioni scolastiche la somma complessiva di euro 2,7 milioni nell’anno 2013 ed euro 5,3 milioni nell’anno 2014 per l’acquisto, anche tra reti di scuole, di libri di testo e dispositivi per la lettura di materiali didattici digitali da concedere in comodato d’uso a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, individuati sulla base dell’Indicatore della situazione economica equivalente, di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, da adottare entro 7 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono assegnate le risorse, sulla base del numero di studenti, e sono definiti i criteri per la concessione dei libri agli stessi.

3. Per l’anno scolastico 2013/2014 non può essere escluso l’uso da parte dei singoli studenti di libri nelle edizioni precedenti, purché conformi alle Indicazioni nazionali.

 

 

Nella scuola primaria, sarà il Collegio dei docenti a decidere se adottare o no i libri di testo. A tal fine, l’art 151 del Testo Unico della Scuola, viene così modificato: i libri di testo, infatti, “possono essere” adottati dai Collegi, sempre sentiti i Consigli di interclasse. I docenti, in pratica, potrebbero anche decidere di sostituire i testi con altri materiali.

Per tutti gli ordini scolastici si stabilisce che le adozioni dei libri di testo diventino “eventuali”: il Collegio dei docenti, dunque, può decidere di non adottarli.

Il Collegio può indicare libri di testo “consigliati” solo se sono di approfondimento o monografici.

Spetta ai dirigenti scolastici l’obbligo di controllare gli sforamenti della spesa. Qualora vengano accertati sforamenti dei “tetti” di spesa previsti dal Miur, non rilevati ed eliminati dai dirigenti scolastici, si entra nella sfera dell’illecito disciplinare verso gli stessi ds.

Al fine di calmierare i costi per l’acquisto dei libri scolastici e per fornirli con celerità agli alunni, viene stanziata la somma complessiva di euro 2,7 milioni nell’anno 2013 ed euro 5,3 milioni nell’anno 2014 per l’acquisto, anche tra reti di scuole, di libri di testo e “tablet” da concedere in comodato d’uso a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Entro 7 giorni dall’entrata in vigore del D.L. 104, il MIUR emanerà un decreto per attribuire le risorse alle scuole e per determinare i criteri di attribuzione dei libri di testo agli studenti.

Per l’anno in corso, il Miur autorizza l’uso da parte dei singoli studenti di libri nelle edizioni precedenti (purché conformi alle Indicazioni nazionali).

 

 

Art. 7 – Apertura delle scuole e prevenzione della dispersione scolastica

1. Al fine di evitare i fenomeni di dispersione scolastica, particolarmente nelle aree a maggior rischio di evasione dell’obbligo, nell’anno scolastico 2013/2014 è avviato in via sperimentale un Programma di didattica integrativa che contempla tra l’altro, ove possibile, il prolungamento dell’orario scolastico per gruppi di studenti, con particolare riferimento alla scuola primaria.

2. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, vengono indicati gli obiettivi, compreso il rafforzamento delle competenze di base, i metodi didattici, che contemplano soluzioni innovative e percorsi specifici per gli studenti maggiormente esposti al rischio di abbandono scolastico, nonché i criteri di selezione delle scuole in cui realizzare il Programma di cui al comma 1. Con il medesimo decreto sono definite altresì le modalità di assegnazione delle risorse alle istituzioni scolastiche, che possono avvalersi di associazioni e fondazioni private senza scopo di lucro tra le cui finalità statutarie rientrino l’aiuto allo studio, l’aggregazione giovanile e il recupero da situazioni di disagio, all’uopo abilitate dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, nonché le modalità di monitoraggio sull’attuazione e sui risultati del Programma.

3. Per le finalità di cui al comma 1e per quelle di cui all’articolo 1, comma 627, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è autorizzata la spesa di euro 3,6 milioni per l’anno 2013 e di euro 11,4 milioni per l’anno 2014, oltre alle risorse previste nell’ambito di finanziamenti di programmi europei e internazionali per finalità coerenti.

 

 

Nell’anno scolastico in corso, con l’obiettivo di prevenire gli abbandoni della scuola da parte degli studenti, soprattutto nella scuola primaria, ove possibile, è avviata una sperimentazione di prolungamento dell’orario di scuola per gruppi di studenti.

A tal fine, attraverso decreto ministeriale, sentita la Conferenza delle Regioni, sono fissati gli obiettivi, i metodi didattici, i criteri di selezione, le modalità d’assegnazione delle risorse delle scuole per attuare la sperimentazione, per la quale possono avvalersi di collaborazioni con associazioni private senza scopo di lucro, abilitate dal Miur, e le modalità di monitoraggio per la verifica dei risultati.

Per questi scopi si autorizza la spesa di 3,6 milioni di euro per l’a.s. in corso e di 11.4 milioni per il prossimo. A cui potrebbero aggiungersi eventuali finanziamenti europei.

 

 

Art. 8 – Percorsi di orientamento per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado

1. Al fine di facilitare una scelta consapevole del percorso di studio e di favorire la conoscenza delle opportunità e degli sbocchi occupazionali per gli studenti iscritti alle scuole secondarie di secondo grado, anche allo scopo di realizzare le azioni previste dalla “Garanzia giovani”, a decorrere dall’anno scolastico 2013/2014, al decreto legislativo 14 gennaio 2008, n. 21, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 2, dopo il comma 1 è inserito il seguente: “1/bis. Le attività inerenti ai percorsi di orientamento sono ricomprese tra le attività funzionali all’insegnamento non aggiuntive e riguardano l’intero corpo docente. Ove siano necessarie attività ulteriori, che eccedano l’orario d’obbligo, queste possono essere remunerate con il Fondo delle istituzioni scolastiche nel rispetto della disciplina in materia di contrattazione collettiva.”;

b) all’articolo 2, comma 3, le parole da: “che intendano fornire” fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: “camere di commercio e agenzie per il lavoro che intendano fornire il loro apporto ai fini predetti nell’ambito degli stanziamenti di bilancio ordinariamente disponibili e nel rispetto dei principi di pluralismo, concorrenza e trasparenza.”;

c) all’articolo 3, comma 2, le parole: “nell’ultimo anno” sono sostituite dalle seguenti: “negli ultimi due anni”;

d) all’articolo 3, dopo il comma 3 è inserito il seguente: “3/bis. Nel Piano dell’offerta formativa e sul sito istituzionale delle istituzioni scolastiche vengono indicate le iniziative di orientamento poste in essere.”.

2. Per le finalità di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 14 gennaio 2008, n. 21, è autorizzata la spesa di euro 1,6 milioni per l’anno 2013 e di euro 5 milioni a decorrere dall’anno 2014, quale contributo per le spese di organizzazione e programmazione delle attività, oltre alle risorse agli stessi fini previste nell’ambito di finanziamenti di programmi regionali, nazionali, europei e internazionali, le quali potranno essere utilizzate anche per iniziative di orientamento per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado. Le risorse sono assegnate direttamente alle istituzioni scolastiche, sulla base del numero di studenti interessati.

 

 

 

L’orientamento scolastico va svolto a partire dal quarto anno delle superiori e va “ricompreso” nelle attività funzionali all’insegnamento (art. 29 del Ccnl, quindi nei “pacchetti” di 40 + 40 ore): pertanto, eventuali costi che le scuole dovessero sostenere graveranno sul Fondo d’Istituto.

Ai progetti di orientamento (da inserire obbligatoriamente nel POF e sul sito internet delle scuole) possono partecipare, oltre enti, associazioni, imprese, rappresentanze del mondo del lavoro e delle professioni, anche camere di commercio e agenzie del lavoro: tutti devono assicurare il rispetto dei principi di pluralismo, concorrenza e trasparenza.

Vengono stanziati dei fondi ad hoc: 1,6 milioni per

il 2013 e 5 milioni a partire dal 2014 (oltre ad eventuali altri finanziamenti), attribuiti direttamente agli istituti sulla base del numero degli studenti interessati alla fruizione dell’orientamento.

Art. 9 – Durata del permesso di soggiorno per la frequenza a corsi di studio o per formazione

1. All’articolo 5, comma 3, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, la lettera c) è sostituita dalla seguente:

“c) inferiore al periodo di frequenza, anche pluriennale, di un corso di studio o per formazione debitamente certificata, fatta salva la verifica annuale di profitto;”.

2. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, si provvede all’adeguamento del regolamento adottato ai sensi dell’articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. La disposizione di cui al comma 1 si applica a decorrere dal quindicesimo giorno successivo all’entrata in vigore delle predette norme regolamentari di adeguamento.

3. Dal presente articolo non possono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

 

 

 

La novità è nel fatto che il permesso di soggiorno si adegua ai corsi di studio o per la formazione.

Lo straniero in permesso per corsi di studio e formazione ha diritto a rimanere in Italia per la durata del periodo di frequenza dei corsi stessi. A tale scopo viene cancellata la norma, contenuta nel Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, nella parte che disciplina l’immigrazione e la condizione dello straniero, nella quale risultava il limite di un anno (anche se rinnovabile).

CAPO II

DISPOSIZIONI PER LE SCUOLE

Art. 10 – Mutui per l’edilizia scolastica e detrazioni fiscali

1. Al fine di favorire interventi straordinari di ristrutturazione, messa in sicurezza, efficientamento energetico di immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica, nonché costruzione di nuovi edifici scolastici pubblici, per la programmazione triennale 2013-2015, le regioni interessate possono essere autorizzate dal Ministero dell’economia e finanze, d’intesa con il Ministero dell’istruzione e della ricerca e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a stipulare appositi mutui trentennali, con oneri di ammortamento a carico dello Stato, con la Banca europea per gli investimenti, la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa, la Cassa depositi e prestiti, e con i soggetti autorizzati all’esercizio dell’attività bancaria, ai sensi del decreto legislativo 1 settembre 1993, n. 385. A tal fine sono stanziati contributi pluriennali per euro 40 milioni annui per la durata dell’ammortamento del mutuo, a decorrere dall’anno 2015. Le modalità di attuazione della presente disposizione e del successivo comma 2 sono stabilite con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro dell’istruzione e della ricerca e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

2. I pagamenti di cui al comma 1 effettuati dalle regioni, finanziati con l’attivazione dei mutui di cui al medesimo comma, sono esclusi dai limiti del patto di stabilità interno delle Regioni per l’importo annualmente erogato dagli Istituti di credito.

3. Al fine di promuovere iniziative di sostegno alle istituzioni scolastiche, alle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e alle università, fermo restando quanto già previsto dall’articolo 15, comma 1, lettera i/octies), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, alla medesima lettera i/octies), dopo le parole: “successive modificazioni” sono inserite le seguenti: “, nonché a favore delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e delle università”, e dopo le parole “edilizia scolastica” sono inserite le seguenti: “e universitaria”. Le disposizioni del presente comma si applicano a partire dall’anno di imposta in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.

 

 

 

 

 

Viene data alle scuole la possibilità di stipulare mutui trentennali per 40 milioni annui nella programmazione 2013-2015, attraverso specifici trasferimenti agli enti per l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli edifici.

Nelle spese edilizie sono comprese anche Università e Afam.

 

Art. 11 – Wireless nelle scuole

1. E’ autorizzata la spesa di euro 5 milioni nell’anno 2013 e di euro 10 milioni nell’anno 2014 per assicurare alle istituzioni scolastiche statali secondarie, prioritariamente di secondo grado, la realizzazione e la fruizione della connettività wireless per l’accesso degli studenti a materiali didattici e a contenuti digitali. Le risorse sono assegnate alle istituzioni scolastiche in proporzione al numero di edifici scolastici.

 

 

Al fine di assicurare la connessione wireless negli istituti, prioritariamente di secondo grado, vengono stanziati 5 milioni di euro per il 2013 e 10 milioni per il 2014

 

Art. 12 – Dimensionamento delle istituzioni scolastiche

1. Al fine di consentire l’ottimale dimensionamento delle istituzioni scolastiche e la programmazione degli organici, all’articolo 19 del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 5 la parola “Alle” è sostituita da “Negli anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014 alle”;

b) al comma 5/bis le parole “A decorrere dall’anno scolastico 2012/2013” sono sostituite dalle parole “Negli anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014”;

c) dopo il comma 5/bis è aggiunto il seguente: “5/ter. I criteri per l’individuazione delle istituzioni scolastiche ed educative sede di dirigenza scolastica e di direttore dei servizi generali e amministrativi sono definiti con accordo in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, fermi restando gli obiettivi finanziari di cui ai commi 5 e 5/bis, come modificati dalla legge 12 novembre 2011, n. 183, su proposta del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze. Fino al termine dell’anno scolastico nel corso del quale è adottato l’accordo di cui al periodo precedente si applicano le regole di cui ai commi 5 e 5/bis.”.

2. Dall’attuazione del comma 1 non possono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

3. La Scuola per l’Europa di Parma di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 3 agosto 2009, n. 115 rientra tra le amministrazioni pubbliche, di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

 

 

Le norme in vigore sul dimensionamento scolastico (D.L. 98/2011) sono così modificate:

il numero minimo di 600 alunni per l’assegnazione di un dirigente scolastico (400 per piccole isole e comuni di montagna), vale solo per gli anni scolastici 2012/13 e 2013/14;

gli stessi parametri valgono per l’individuazione del D.S.G.A.;

vengono introdotti nuovi criteri per l’individuazione delle istituzioni scolastiche cui assegnare D.S. e D.S.G.A., definiti in Conferenza unificata (Stato-Regioni), su proposta del Miur e di concerto del Mef (senza oneri per lo Stato), fermi restando i costi complessivi già previsti dal D.L. 98/2011.

Tuttavia, in attesa della definizione dell’accordo, valgono le attuali regole.

La Scuola Europea di Parma passa dall’ordinamento delle Scuole Europee all’ordinamento delle amministrazioni pubbliche italiane (al personale si applica il CCNL della scuola)

Art. 13 – Integrazione delle anagrafi degli studenti

1. Al fine di realizzare la piena e immediata operatività e l’integrazione delle anagrafi di cui all’art. 3 del decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 76, entro l’anno scolastico 2013/2014 le anagrafi regionali degli studenti e l’anagrafe nazionale degli studenti sono integrate nel sistema nazionale delle anagrafi degli studenti.

2. Le modalità di integrazione delle anagrafi di cui al comma 1 e di accesso alle stesse sono definite, prevedendo la funzione di coordinamento del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, nel rispetto di quanto disposto dall’art. 3 comma 4, del decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 76, sentito il parere del Garante per la protezione dei dati personali.

3. Dal presente articolo non possono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

 

 

 

Entro l’a.s. 2013/14 le anagrafi regionali degli studenti vengono integrate con quella nazionale.

Art. 14 – Istituti tecnici superiori

1. All’articolo 52, comma 2, lettera a), del decreto legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, sono soppresse le parole da “con la costituzione” fino alla fine del periodo.

2. Dal presente articolo non possono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica inerenti alla costituzione o al funzionamento degli istituti tecnici superiori.

 

Viene cancellato il limite della costituzione di un solo ITS per regione per la stessa area tecnologica.

Anche in questo caso, non sono previsti maggiori oneri per lo Stato.

Art. 15 – Personale scolastico

1. Per garantire continuità nell’erogazione del servizio scolastico ed educativo e conferire il maggior grado possibile di certezza nella pianificazione degli organici della scuola, in esito a una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola, che assicuri l’invarianza finanziaria, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, nel rispetto degli obiettivi programmati dei saldi di finanza pubblica, nell’ambito delle risorse rese disponibili per effetto della predetta sessione negoziale, è definito un piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente, educativo e Ata, per gli anni 2014-2016, tenuto conto dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno, delle relative cessazioni del predetto personale e degli effetti del processo di riforma previsto dall’articolo 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, fatto salvo quanto previsto in relazione all’articolo 2, comma 414, della legge 24 dicembre 2007, n. 244. Il piano è annualmente verificato dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, d’intesa con il Ministero dell’economia e delle finanze e con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della funzione pubblica, ai fini di eventuali rimodulazioni che si dovessero rendere necessarie, fermo restando il regime autorizzatorio in materia di assunzioni di cui all’articolo 39, comma 3/bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 e successive modificazioni.

2. Al fine di assicurare continuità al sostegno aglialunni con disabilità, all’articolo 2, comma 414, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, dopo il primo periodo è aggiunto il seguente: “La predetta percentuale è rideterminata, negli anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015, in misura pari rispettivamente al settantacinque per cento e al novanta per cento ed è pari al cento per cento a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016”.

3. Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca è autorizzato, a decorrere dall’anno scolastico 2013/2014, ad assumere a tempo indeterminato docenti a copertura di tutti i posti vacanti e disponibili nell’organico di diritto di cui all’articolo 2, comma 414, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, ferma restando la procedura autorizzatoria di cui all’articolo 39, comma 3/bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

4. A decorrere dal 1° gennaio 2014 sono apportate le seguenti modificazioni:

a)all’articolo 14 del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135:

1) il comma 13 è abrogato;

2) al primo periodo del comma 15, le parole “dei commi 13 e 14” sono sostituite dalle seguenti: “del comma 14”;

3) al secondo periodo del comma 15, le parole “dai predetti commi 13 e 14” sono sostituite dalle seguenti: “dal predetto comma 14”;

b) il comma 15 dell’articolo 19 del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 è abrogato.

5. Ai fini della dichiarazione di inidoneità del personale docente della scuola alla propria funzione per motivi di salute, le commissioni mediche operanti presso le aziende sanitarie locali sono integrate, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, da un rappresentante del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca designato dal competente ufficio scolastico regionale.

6. Al personale docente della scuola dichiarato, successivamente al 1° gennaio 2014, permanentemente inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti, si applica, anche in corso d’anno scolastico, la procedura di cui all’articolo 19, commi da 12 a 14, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, con conseguente assunzione, su istanza di parte da presentare entro 30 giorni dalla dichiarazione di inidoneità, della qualifica di assistente amministrativo o tecnico ovvero, in assenza di istanza o in ipotesi di istanza non accolta per carenza di posti disponibili, applicazione obbligatoria della mobilità intercompartimentale in ambito provinciale verso le amministrazioni che presentino vacanze di organico, anche in deroga alle facoltà assunzionali previste dalla legislazione vigente con mantenimento del maggior trattamento stipendiale mediante assegno personale riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti.

7. Entro il 20 dicembre 2013 il personale docente della scuola, che alla data di entrata in vigore del presente decreto legge è già stato dichiarato permanentemente inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti, è sottoposto a nuova visita da parte delle commissioni mediche competenti, integrate secondo le previsioni di cui al comma 5, per una nuova valutazione dell’inidoneità. In esito a detta visita, ove la dichiarazione di inidoneità non sia confermata, il personale interessato torna a svolgere la funzione docente. Al personale per il quale è confermata la precedente dichiarazione di inidoneità si applica il comma 6 del presente articolo. In tal caso i 30 giorni di cui al comma 6 decorrono dalla data di conferma della inidoneità. Il suddetto personale può comunque chiedere, senza essere sottoposto a nuova visita, l’applicazione del comma 6.

8. In relazione ai trasferimenti di personale inidoneo di cui ai commi 6 e 7, operati in deroga alle facoltà assunzionali, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, sono trasferite alle amministrazioni riceventi le corrispondenti risorse finanziarie. Il Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca comunica, con cadenza trimestrale, al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della ragioneria generale dello Stato ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della funzione pubblica le unità trasferite e le relative risorse anche ai fini dell’adozione delle occorrenti variazioni di bilancio.

9. Fermo restando quanto disposto dall’articolo 14, comma 14, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, anche nell’anno scolastico 2013/2014 al relativo personale è consentito di transitare su altra classe di concorso docente per la quale sia abilitato o in possesso di idoneo titolo, purché non sussistano condizioni di esubero nella relativa provincia.

10. Il Comitato di cui all’articolo 64, comma 7, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, verifica gli effetti finanziari delle disposizioni del presente articolo ai fini della determinazione del Fondo di cui al comma 9 dello stesso articolo 64.

 

 

A partire dall’anno scolastico 2014/15, le assunzioni di docenti e Ata verranno effettuate considerando tutti i posti vacanti. Con questo provvedimento, il Governo cancella la norma che limitava al solo turn over le assunzioni del personale della scuola.

Nella relazione tecnica si quantificano le immissioni in ruolo (sempre assicurando l’invarianza finanziaria, con decreto del Miur, di concerto con Mef e Funzione Pubblica), considerando anche le stime sui pensionamenti e le riforme in atto: 26.264 docenti curricolari, 1.608 docenti di sostegno e 13.400 Ata.

Per effettuarle servirà, di anno in anno, l’autorizzazione del C.d.M.

 

L’invarianza di spesa sarà garantita tramite apposita sessione negoziale, da realizzarsi presso l’Aran.

 

A partire dall’a.s. 2013/14, e per i successivi due anni, viene incrementato di 26.684 unità complessive il numero di posti di sostegno in organico di diritto. Questo provvedimento prelude alla stabilizzazione dello stesso personale, da attuarsi nello stesso triennio.

 

I docenti inidonei non saranno più obbligati a transitare nei ruoli del personale Ata, così come prevedeva la legge 7 agosto 2012, n. 135 (norma cancellata).

Entro il prossimo 20 dicembre, tutti i docenti inidonei saranno di nuovo sottoposti a visita medica (con le commissioni integrate da un rappresentante del Miur individuato dall’Usr), al fine di ottenere una valutazione aggiornata dello stato di inidoneità.

Coloro che dovessero risultare idonei all’insegnamento, torneranno a fare i docenti.

Chi, invece, permarrà nello stato di inidoneo avrà 30 giorni di tempo per presentare domanda di trasferimento come amministrativo o tecnico nella scuola.

Se lo stesso personale docente oggi inidonei non volesse sottoporsi a visita medico-collegiale, verrà automaticamente trasferito su altri profili o comparti pubblici.

Tutti i docenti che verranno dichiarati inidonei dopo il 1° gennaio 2014 avranno 30 giorni di tempo dalla dichiarazione di inidoneità, per presentare domanda di trasferimento come Ata (anche nel corso dell’a.s.). Coloro che non dovessero presentare domanda o questa non dovesse essere accolta (per la mancanza di posti liberi), verranno sottoposti a mobilità intercompartimentale, sempre nell’ambito della provincia, verso amministrazioni con vacanze di organico, anche senza le autorizzazioni ad assumere da parte del C.d.M.. Qualsiasi mutamento di ruolo professionale non andrà ad incidere sul trattamento stipendiale, che rimarrà sempre quello di docente.

Nulla cambia per il trasferimento tra gli Ata dei docenti tecnico-pratici delle classi di concorso C555 e C999: potranno rimanere ad insegnare solo coloro che siano in possesso di un titolo di studio o di un’abilitazione per altro insegnamento. Sempre che su queste discipline non siano presenti esuberi a livello provinciale.

 

Il Comitato di cui all’art. 64 della Legge 133/2008 sottoporrà la fattibilità di questo articolo di legge per individuare “ la quota parte delle economie di spesa destinata, nella mi-sura del 30 per cento, ad incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della Scuola”

 

 

 

Art. 16 – Formazione del personale scolastico

1. Al fine di migliorare il rendimento della didattica, particolarmente nelle zone in cui i risultati dei test di valutazione sono meno soddisfacenti ed è maggiore il rischio socio-educativo, e potenziare le capacità organizzative del personale scolastico, per l’anno 2014 è autorizzata la spesa di euro 10 milioni, oltre alle risorse previste nell’ambito di finanziamenti di programmi europei e internazionali, per attività di formazione obbligatoria del personale scolastico con particolare riferimento:

a) al rafforzamento delle conoscenze e delle competenze di ciascun alunno, necessario per aumentare l’attesa di successo formativo, in particolare nelle regioni ove i risultati delle valutazioni sugli apprendimenti effettuate dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema
educativo di istruzione e di formazione (Invalsi), anche in relazione alle rilevazioni Ocse-Pisa, risultano inferiori alla media nazionale;

b) al potenziamento delle competenze nelle aree ad alto rischio socio-educativoe a forte concentrazione di immigrati;

c) all’aumento delle capacità nella gestionee programmazione dei sistemi scolastici;

d) all’aumento delle competenzerelativamente ai processi di digitalizzazione e di innovazione tecnologica;

e) all’aumento delle competenze dei docenti delle istituzioni scolastiche impegnate nei percorsi di alternanza scuola-lavoro.

2. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sono definite le modalità di organizzazione e gestione delle attività formative di cui al comma 1, anche attraverso convenzioni con le università statali e non statali, da individuare nel rispetto dei principi di concorrenza e trasparenza.

3. Al fine di promuovere la formazione culturale del personale docente della scuola, con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalità per l’accesso gratuito del suddetto personale ai musei statali e ai siti di interesse archeologico, storico e culturale gestiti dallo Stato in via sperimentale per l’anno 2014, nei limiti del Fondo di cui al periodo successivo. A tal fine è istituito nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali un Fondo per il recupero delle minori entrate per l’ingresso gratuito al personale docente della scuola, con la dotazione finanziaria di euro 10 milioni per l’anno 2014, a titolo di recupero delle minori entrate di cui al precedente periodo. Con il medesimo decreto di cui al primo periodo sono definite le modalità di monitoraggio degli accessi gratuiti e dei conseguenti oneri, al fine di eventuali interventi per gli esercizi successivi.

 

 

Vengono stanziati 10 milioni di euro, nell’anno 2014 (con le modalità di organizzazione e gestione da definire con decreto del Miur, anche in convenzione con le Università), per attività di formazione obbligatoria rivolta al personale scolastico.

L’obiettivo è:

migliorare conoscenze e competenze degli alunni nelle regioni con performances nelle valutazioni inferiori alla media nazionale;

realizzare interventi di potenziamento nelle zone a rischio socio-educativo e ad alto tasso di immigrazione;

implementare le capacità di gestione e programmazione dei sistemi scolastici;

incrementare le competenze digitali e di innovazione tecnologica;

incrementare le competenze relative ai percorsi di formazione-lavoro attraverso stage o tirocini aziendali.

 

In via sperimentale, per l’anno 2014, con decreto del Ministero dei Beni Culturali, assieme al Miur, saranno definite entro 60 giorni le modalità per l’accesso gratuito dei docenti ai musei statali, ai siti archeologici o di interesse culturale.

Lo stanziamento pubblico è di 10 milioni di euro: l’attivazione dell’iniziativa sarà monitorata per eventuali iniziative nel futuro.

 

Art. 17 – Dirigenti scolastici

1. Al fine di garantire continuità e uniformità a livello nazionale al reclutamento dei dirigenti scolastici, l’articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 è sostituito dal seguente:

“Art. 29 – Reclutamento dei dirigenti scolastici

1. Il reclutamento dei dirigenti scolastici si realizza mediante corso-concorso selettivo di formazione bandito dalla Scuola nazionale dell’amministrazione. Il corso-concorso viene bandito annualmente per tutti i posti vacanti, il cui numero è comunicato dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica e alla Scuola nazionale dell’amministrazione, sentito il Ministero dell’economia e delle finanze e fermo restando il regime autorizzatorio in materia di assunzioni di cui all’articolo 39, comma 3/bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 e successive modificazioni. Al corso-concorso possono essere ammessi candidati in numero superiore a quello dei posti, secondo una percentuale massima del venti per cento, determinata dal decreto di cui all’ultimo periodo. Al concorso per l’accesso al corso-concorso può partecipare il personale docente ed educativo delle istituzioni scolastiche ed educative statali, in possesso del relativo diploma di laurea, che abbia maturato dopo la nomina in ruolo un periodo di servizio effettivo di almeno cinque anni. E’ previsto il pagamento di un contributo, da parte dei candidati, per le spese della procedura concorsuale. Il concorso può comprendere una prova preselettiva e comprende una o più prove scritte, cui sono ammessi tutti coloro che superano la preselezione, e una prova orale, a cui segue la valutazione dei titoli. Il corso-concorso si svolge presso la Scuola nazionale dell’amministrazione, in giorni e orari e con metodi didattici compatibili con l’attività didattica dei partecipanti, con eventuale riduzione del carico didattico. Le spese di viaggio e alloggio sono a carico dei partecipanti. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione e con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono definite le modalità di svolgimento delle procedure concorsuali, la durata del corso e le forme di valutazione dei candidati ammessi al corso.”.

2. Il decreto di cui all’articolo 29, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come modificato dal precedente comma 1, è adottato entro quattro mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.

3. Le risorse iscritte nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per il reclutamento e la formazione iniziale dei dirigenti scolastici sono trasferite alla Scuola nazionale dell’amministrazione e costituiscono limite di spesa per l’organizzazione dei corsi-concorsi di cui al comma 1.

4. Il comma 618 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 è abrogato. Ai concorsi per il reclutamento dei dirigenti scolastici già banditi alla data di entrata in vigore del presente decreto continuano ad applicarsi le disposizioni del comma 618 dell’articolo 1 della citata legge.

5. In deroga a quanto previsto dai parametri di cui all’articolo 459, commi 2 e 3, del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, a far data dalla data di entrata in vigore del presente decreto e per il solo anno scolastico 2013/2014, nelle regioni nelle quali uno dei concorsi a posti di dirigente scolastico banditi rispettivamente con decreto direttoriale 22 novembre 2004, pubblicato nella Gazzetta ufficiale, 4a serie speciale, n. 94 del 26 novembre 2004, e con decreto direttoriale 13 luglio 2011, pubblicato nella Gazzetta ufficiale, 4a serie speciale, n. 56 del 15 luglio 2011, non si è ancora concluso con la definitiva approvazione delle graduatorie, per un numero non superiore a quello dei posti banditi con il suddetto decreto direttoriale, vacanti e disponibili, con priorità per le istituzioni scolastiche con maggior numero di studenti e per quelle situate nelle aree caratterizzate da specificità linguistiche, i docenti di cui al comma 1 del predetto articolo 459, che prestano la propria attività d’insegnamento presso istituzioni scolastiche autonome, non assegnate a dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato o alla conferma degli incarichi di presidenza di cui all’art. 1/sexies del decreto legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, ma conferite in reggenza a dirigenti aventi incarico presso altra istituzione scolastica autonoma, possono ottenere l’autorizzazione all’esonero dall’insegnamento, indipendentemente dai criteri previsti dai commi 2 e 3 dell’articolo 459 suddetto.

6. Gli incarichi di reggenza ai dirigenti scolastici titolari presso altre istituzioni scolastiche e gli esoneri dall’insegnamento, conferiti nelle scuole individuate al comma 5, cessano alla conclusione, nella relativa regione, della procedura concorsuale per il reclutamento dei dirigenti scolastici indetta con decreto direttoriale 22 novembre 2004, pubblicato nella Gazzetta ufficiale, 4a serie speciale, n. 94 del 26 novembre 2004, o di quella indetta con decreto direttoriale 13 luglio 2011, pubblicato nella Gazzetta ufficiale, 4 a serie speciale, n. 56 del 15 luglio 2011, con la nomina in corso d’anno, ove possibile, dei vincitori di concorso, nel limite delle assunzioni già autorizzate, ovvero all’assegnazione, alle predette scuole, di un dirigente scolastico titolare, con incarico a tempo indeterminato.

7. Alla sostituzione dei docenti in esonero ai sensi del comma 5 si procede con supplenze temporanee, il cui termine finale di durata è individuato contestualmente alle cessazioni di cui al comma 6. Alla relativa spesa si dà copertura a valere sulle facoltà assunzionali relative ai dirigenti scolastici con riferimento alle assunzioni già autorizzate e, in subordine, mediante utilizzo delle risorse iscritte sul Fondo unico nazionale per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici. Il Ministero dell’economia e delle finanze è autorizzato, con proprio decreto, ad apportare le necessarie variazioni di bilancio.

8. Nell’ipotesi di rinnovazione delle procedure concorsuali per il reclutamento dei dirigenti scolastici in seguito ad annullamento giurisdizionale, al fine di assicurare la tempestiva conclusione delle operazioni, qualora il numero dei concorrenti sia superiore alle 300 unità, la composizione della commissione può prevedere l’integrazione, per ogni gruppo di 300 o frazione di 300, con altri componenti in numero sufficiente a costituire sottocommissioni, a ciascuna delle quali è preposto un presidente aggiunto ed è assegnato un segretario aggiunto. Il presidente della commissione cura il coordinamento delle sottocommissioni. Anche nel caso di rinnovazione concorsuale, a ciascuna delle sottocommissioni non può comunque essere assegnato un numero di candidati inferiore a cento. A tal fine è autorizzata la spesa di euro 100.000 nell’anno 2013 e di euro 400.000 nel 2014.

 

 

Cambiano le modalità di reclutamento dei dirigenti scolastici: si realizzeranno attraverso un corso-concorso bandito dalla Scuola nazionale dell’amministrazione, con cadenza annuale, su tutti i posti vacanti, comunicati dal Miur alla Funzione Pubblica, sentito il MEF, e autorizzati dal C.d.M..

Al corso-concorso saranno ammessi un numero di candidati superiore del 20% al numero dei posti disponibili, che abbiano la laurea e almeno 5 anni di ruolo.

Tutti i candidati dovranno pagare un contributo per le spese delle procedure concorsuali.

Il concorso per l’ammissione prevederà una prova preselettiva: chi la passerà, verrà ammesso ad una o più prove scritte, una prova orale e quindi alla valutazione dei titoli.

Il corso-concorso sarà organizzato presso la Scuola nazionale dell’amministrazione, anche in modo da favorire la frequenza dei docenti, impegnati nell’insegnamento, che potrà anche essere ridotto.

Le spese di viaggio, vitto e alloggio per partecipare alle prove concorsuali rimangono sempre a carico dei candidati.

Con decreto del Miur, da attuare entro 4 mesi dalla conversione del presente D.L., sono stabilite, di concerto con Funzione Pubblica e il Mef, le modalità di svolgimento delle procedure concorsuali, la durata del corso e le forme di valutazione dei candidati ammessi al corso.

Alla Scuola nazionale dell’amministrazione sono cedute le risorse del Miur per il reclutamento e la formazione iniziale dei dirigenti scolastici.

La disciplina normativa oggi in vigore sul reclutamento è abrogata, ma continua ad applicarsi per i concorsi già banditi all’entrata in vigore del D.L..

Solo nelle regioni in cui non si sono ancora concluse le procedure concorsuali già bandite per il reclutamento dei dirigenti scolatici (Lombardia e Abruzzo), in deroga alle disposizioni in vigore e solo per l’a.s. 2013/14, è possibile che i docenti “vicari”  nelle scuole senza dirigente titolare possano ottenere l’autorizzazione all’esonero dall’insegnamento.

 

Gli incarichi di reggenza e l’esonero dei docenti “vicari” cessano in contemporanea alla eventuale nomina dei dirigenti titolari, (anche nel corso dell’a.s).

Per sostituire i docenti esonerati dall’insegnamento sarà possibile nominare supplenti temporanei per la durata dell’esonero stesso: la spesa sarà attribuita al fondo conseguente alla autorizzazione ad assumere i dirigenti scolastici e, in subordine, al Fondo unico nazionale per la retribuzione di posizione e di risultato (sempre dei dirigenti scolastici).

Qualora le sentenza delle procedure concorsuali optino per l’annullamento delle stesse, per la nuova realizzazione delle prove vengono dettate nuove norme sulla composizione delle commissioni esaminatrici: per oltre 300 candidati (e per ogni gruppo di 300 o frazione superiore a 100) sarà prevista una sottocommissione, con un presidente e un segretario aggiunto.

A tal fine, vengono stanziati 100mila euro per il 2013 e 400mila euro per il 2014.

 

 

Art. 18 – Dirigenti tecnici per il sistema nazionale di valutazione

1. Per le necessità di cui all’articolo 2, comma 4/undevicies, lettera c), del decreto legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca è autorizzato ad assumere i vincitori e gli idonei della procedura concorsuale a 145 posti di dirigente tecnico pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 5 febbraio 2008, n. 10 – 4ª Serie speciale “Concorsi ed esami”, in aggiunta alle facoltà assunzionali di cui all’articolo 3, comma 102, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, a decorrere dal 2014. Al relativo onere, pari ad euro 8,1 milioni a decorrere dall’anno 2014, si provvede mediante utilizzo dei risparmi di spesa di cui al comma 2.

2. All’articolo 4, comma 6, della legge 10 dicembre 1997, n. 425, le parole da “, provinciale” fino a “interregionale.” sono sostituite da “e provinciale.”. Conseguentemente l’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 3, comma 2, della legge 11 gennaio 2007, n. 1, è ridotta di euro 8,1 milioni a decorrere dall’anno 2014.

 

 

 

Derogando al limite del 20% dei pensionamenti per le nuove assunzioni, viene autorizzata, a decorrere dal 2014, l’assunzione di ispettori tecnici vincitori o idonei del concorso bandito nel 2008.

Nella relazione tecnica viene imposto il limite di 55 vincitori e due idonei.

Il finanziamento dell’operazione viene ottenuto limitando al massimo la nomina dei presidenti e dei commissari esterni degli Esami di Stato a personale proveniente, nell’ordine, dall’ambito comunale e provinciale. L’ambito regionale o interregionale, più oneroso, rimane solo una possibilità residua.

 

Art. 19 – Alta formazione artistica, musicale e coreutica

1. Al fine di garantire il regolare avvio dell’anno accademico 2013/2014, fermi restando il limite percentuale di cui all’articolo 270, comma 1, del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, il ricorso in via prioritaria alle graduatorie previste dall’articolo 2, comma 6, della legge 21 dicembre 1999, n. 508, e il regime autorizzatorio di cui all’articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, le graduatorie nazionali di cui all’articolo 2/bis del decreto legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito con modificazioni, dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, sono trasformate in graduatorie nazionali a esaurimento, utili per l’attribuzione degli incarichi di insegnamento con contratto a tempo indeterminato e determinato.

2. I contratti a tempo determinato in essere nell’anno accademico 2012/2013, stipulati con il personale docente delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) che abbia maturato almeno 3 anni accademici in incarichi di insegnamento, possono essere rinnovati per il solo anno accademico 2013/2014, nelle more dell’adozione del regolamento di cui all’articolo 2, comma 7, lettera e), della legge 21 dicembre 1999, n. 508,per la copertura di posti che risultino vacanti e disponibili, in subordine agli incarichi di cui al comma 1.

3. Al fine di dare attuazione alle linee programmatiche degli organi di governo delle Istituzioni di cui all’articolo 1 della legge 21 dicembre 1999, n. 508, le funzioni di direttore amministrativo di cui all’articolo 13, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 28 febbraio 2003, n. 132, sono attribuite, con incarico deliberato dal Consiglio di amministrazione, a personale dell’area “Elevata professionalità” del comparto Afam in possesso di laurea magistrale nello specifico ambito professionale dell’incarico da ricoprire o, in assenza di detto personale, a personale con profilo equivalente di altre pubbliche amministrazioni collocato in posizione di comando o in aspettativa, a valere sulle facoltà assunzionali di cui all’articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449. Dall’applicazione del presente comma non possono derivare maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

4. Nelle more di un processo di razionalizzazione degli Istituti superiori di studi musicali non statali ex pareggiati nell’ambito del sistema dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, al fine di rimediare alle gravi difficoltà finanziarie degli stessi, è autorizzata per l’anno finanziario 2014 la spesa di 3 milioni di euro.

5. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca si provvede a ripartire le risorse di cui al comma 4, sulla base di criteri, definiti con lo stesso decreto, che tengono conto della spesa storica di ciascun istituto.

 

 

 

Le graduatorie nazionali dell’Afam vengono trasformate in graduatorie nazionali ad esaurimento. Le quali diventeranno utili sia per le immissioni in ruolo, sia per gli incarichi a tempo determinato.

 

I contratti a tempo determinato dell’anno accademico 2012/13 possono essere rinnovati per chi ha maturato tre anni di insegnamento solo per l’anno 2013/14.

 

Il Cda può attribuire la funzione di direttore amministrativo a personale di “elevata professionalità” del comparto Afam o a personale con profilo equivalente di altre P.A.

CAPO III

ALTRE DISPOSIZIONI

Art. 20 – Corsi di laurea ad accesso programmato

1. L’articolo 4 del decreto legislativo 14 gennaio 2008, n. 21 è abrogato. L’articolo 4 del citato decreto legislativo n. 21 del 2008 non è applicato agli esami di ammissione ai corsi universitari già indetti e non ancora conclusi alla data di entrata in vigore del presente decreto.

 

Sparisce il discusso “bonus maturità, introdotto dall’ex Ministro Profumo per ottenere una migliore posizione nelle graduatorie di accesso ai corsi di laurea a numero programmato.

 

 

PAS Speciale

PAS Speciale: chi ha presentato la domanda deve ricorrere ora al Tar Lazio per inserirsi nelle GaE

Anief ricorda ai candidati che intendono partecipare alla sessione riservata per conseguire l’abilitazione che è necessario impugnare entro 60 giorni, fatti salvi i termini feriali, il Regolamento che vieta l’inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento. Per ricevere le istruzioni operative scrivi a tfaingae@anief.net entro il 27 settembre 2013. La scadenza vale anche per chi ha conseguito l’abilitazione o deve conseguire l’abilitazione con il TFA ordinario.