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L’adozione consapevole è la migliore forma di prevenzione all’abbandono

L’adozione consapevole è la migliore forma di prevenzione all’abbandono:
50.000 libretti educativi Enpa, Siua e Pizzardi Editore

distribuiti gratuitamente alle scuole italiane.

Un’adozione consapevole è la migliore forma di prevenzione all’abbandono, questo è quanto emerge dall’Ente Nazionale Protezione Animali Onlus. “Abbiamo investito tempo ed energie in questi anni per cercare di capire come arginare questo vergognoso fenomeno – dichiara Marco Bravi responsabile Comunicazione e Sviluppo Iniziative Enpa- e ci è apparso subito chiaro come la consapevolezza resti uno dei pilastri fondamentali per la prevenzione. Molto spesso, infatti, gli animali vengono abbandonati dalle famiglie adottive direttamente davanti ai cancelli dei rifugi, poiché considerati un peso troppo gravoso e un dispendio di tempo e cure inaspettato. Da qui il nostro desiderio di creare dei nuovi percorsi formativi da veicolare attraverso le scuole, le sezioni Enpa locali e gli operatori di zooantropologia didattica della Siua, in modo da sensibilizzare  e formare gli “uomini del domani” trasformandoli in adulti attenti e responsabili”.

“Scegliere di adottare un cane – cucciolo o adulto – dichiara il Professor Marchesini (Direttore Siua)- è sicuramente una delle esperienze più belle che la vita ci possa regalare. A entrare nella nostra casa è un compagno di avventure e scorribande il cui desiderio più grande è poter stare sempre al nostro fianco. Questo ovviamente non sempre sarà possibile, ma se iniziamo con il nuovo arrivato un percorso educativo fatto di conoscenza reciproca potremmo sicuramente esplorare tantissimi posti – dalla “foresta urbana” al sentiero di campagna – con il nostro amico a quattro zampe, sicuri che lui saprà comportarsi sempre nel migliore dei modi, tenendo presente che un cane è un membro di un’altra specie e, come tale, legge il mondo con occhi diversi dai nostri!”.

L’educazione e la formazione che passa attraverso un prodotto ludico, è questa la vera innovazione e la forza del percorso educativo “Io e il mio amico cucciolotto”. I bambini, infatti, imparano nozioni “per la vita” quando queste passano attraverso le emozioni. Per questo è stata scelta come partner la Pizzardi Editore, il punto di riferimento del settore che ogni anno pubblica l’album di figurine “Amici Cucciolotti”, la collezione più amata dai bambini e più sensibile a queste tematiche. “Io e il mio amico cucciolotto” è un libretto educativo che , in maniera accattivante e accurata, tra gioco e riflessione, fa conoscere tutti gli aspetti fondamentali del prendersi cura di un amico con la coda, dall’accoglienza alle cure veterinarie.

Il sostegno della Pizzardi  Editore ci ha consentito di mettere a disposizione delle scuole italiane che desidereranno intraprendere il percorso questo prezioso strumento a titolo completamente gratuito. “Io e il mio amico cucciolotto” può essere richiesto attraverso l’apposito modulo (scaricabile online su www.comunicazionesviluppoenpa.org oppure scrivendo a web@siua.it).

Scheda tecnica disponibile su: http://comunicazionesviluppoenpa.org/component/content/article/626.html

 

«Innalzare l’obbligo scolastico»

da Corriere.it

«Innalzare l’obbligo scolastico»

Il segretario della Cgil Susanna Camusso al congresso degli studenti medi a Perugia: «Il diritto allo studio nel nostro Paese si ferma a 15 anni con  l’ingresso nel lavoro»

di Redazione Scuola

«L’obbligo scolastico va  innalzato per diventare il punto di partenza dell’istruzione come  grande vettore di sviluppo». A  dirlo, nel suo intervento al terzo  congresso nazionale della Rete degli Studenti Medi in corso a Perugia, è stata il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Questa per Camusso, è la « vera grande riforma» che va fatta, la riforma che «la Cgil sostiene nel suo piano di lavoro». «Noi —ha detto ancora Camusso — siamo tra i paesi cosiddetti  sviluppati, ma siamo uno dei pochi paesi che continua ad avere nei  fatti l’obbligo a 15 anni, visto che a 15 anni è l’ingresso al lavoro anche se la teorica affermazione del diritto allo studio è quella dei 16». «Noi oggi abbiamo un obbligo scolastico che sta a metà di un  ciclo di istruzione, è come dire faccio una norma per garantirne  l’evasione, perché -ha concluso Camusso- non ha avuto invece  ovviamente l’effetto di allungare un obbligo generalizzato fino alla  fine del ciclo scolastico».

Emergenza abbandono scolastico

L’estensione dell’obbligo scolastico è variata negli ultimi anni finché la  legge del 27 dicembre 2006 ha stabilito che l’istruzione   dovesse essere impartita per almeno 10 anni (da 6 a 16 anni appunto) e che dovesse essere  «finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno d’età».   Di fatto,  poiché l’obbligo scolastico si esaurisce al termine del primo biennio di scuola superiore,  spesso i ragazzi dopo la scuola media si iscrivono a un istituto tecnico o professionale non per ottenere il diploma ma solo per assolvere l’obbligo dei 10 anni di studio: restano parcheggiati un paio d’anni e poi lasciano la scuola. Molti non portano nemmeno a termine l’obbligo scolastico: il tasso di abbandono scolastico in Italia, concentrato proprio nel primo biennio delle superiori,  è infatti del 17,6% con punte del 25% nel Mezzogiorno, molto distante dalla media dei 28 Paesi dell’Ue (12,7%) e ancor più dall’obiettivo comunitario per il 2020 del  10%. All’innalzamento dell’età dell’obbligo non è corrisposta infatti una riforma organica della scuola secondaria di secondo grado. Invece di un biennio unico, i ragazzi si ritrovano a scegliere a 14 anni un percorso di studio (liceo, istituti tecnici o professionali, scuole professionali) che spesso si rivela ingiustamente selettivo: frustrati dai pessimi risultati, in una fase di sviluppo evolutivo particolarmente delicata, non reggono gli insuccessi e sono indotti a lasciare.

Soldi non solo per l’edilizia

Oltre al tema dell’obbligo scolastico, la Camusso è intervenuta anche sul piano per la scuola del presidente del Consiglio Matteo Renzi incentrato sull’emergenza edilizia. «Dire che si fa uno stanziamento consistente, intervenire rispetto all’edilizia scolastica e rimettere in sicurezza le scuole  – ha detto il segretario generale dela Cgil – è un’esigenza che abbiamo manifestato in tantissime occasioni, è una scelta assolutamente importante, però non può essere l’unica risorsa che si spende per la scuola in questa stagione». «A fianco – ha continuato la Camusso – noi stiamo ancora aspettando che si rimettano le risorse che le tante leggi precedenti hanno tolto». «Giustamente – ha spiegato – gli insegnanti rivendicano i loro contratti e le loro retribuzioni, ma se li paghi con le risorse dei fondi scolastici vuol dire che nella scuola non fai progetti formativi e non vai oltre».

La crisi del contributo ‘volontario’ delle famiglie. Alternative?

da TuttoscuolaNews

La crisi del contributo ‘volontario’ delle famiglie. Alternative? 

A causa del pesante taglio delle risorse finanziarie a disposizione – hanno fatto presente i presidenti dei consigli di istituto emiliani nella lettera aperta inviata al premier Renzi – le scuole sono costrette a ricorrere in modo sempre più crescente ai contributi delle famiglie e cercando, ove possibile, di reperire risorse esterne aggiuntive. Il privato che si sostituisce al finanziamento pubblico.

Ai contributi in materiale da anni forniti dai genitori, si aggiungono, e sono indispensabili, anche contributi in denaro, aggiungono gli autori della lettera a Renzi che ricordano come da rilevazione nella provincia di Bologna pressoché tutti gli istituti sono costretti a richiederli e per gli istituti superiori costituiscono la principale fonte di finanziamento.

Se mancano i fondi statali per il funzionamento, dunque, sono le famiglie a sopperire con contributi che, come si sa, non sono obbligatori, anche se detraibili nella dichiarazione dei redditi.

La presa di posizione dei presidenti di istituto emiliani ha anche una ragione contingente, derivante dal fatto che localmente sembra sia in atto una campagna di dissuasione nei confronti delle famiglie per non sottostare al pagamento del contributo non obbligatorio.

L’anno scorso una nota del capo dipartimento del Miur aveva ricordato il carattere facoltativo del contributo, diffidando i dirigenti scolastici dall’imporre il versamento a carico delle famiglie, ma ne aveva al contempo sottolineato l’importanza per la vita della scuola. Proprio quella nota, ora, viene richiamata da parte di esponenti politici locali per ricordare alle famiglie il non obbligo del versamento.

Come uscirne? A parte l’ovvia soluzione di finanziare adeguatamente le istituzioni scolastiche (di questi tempi non sembra un’operazione immediatamente possibile e facile), si fanno strada vie d’uscita straordinarie: rendere obbligatorio il contributo eventualmente in base al reddito; includere le istituzioni scolastiche tra i soggetti che possono fruire del 5 per mille; oppure individuare nuovi modelli di finanziamento, attingendo a risorse di soggetti privati, che vadano oltre l’intervento delle famiglie. Una terza via che promuova alleanze efficaci ed intelligenti tra privato e pubblico  soprattutto quando il primo dà segni di responsabilità sociale ed ha il coraggio di fare progetti (esempio pilota il progetto Smart School, finanziato da Samsung). Con questa prospettiva occorre creare dentro il cambiamento del sistema educativo un contesto di coesione e di solidarietà sociale. Come dire: ad ognuno venga assegnata una parte.

Meno istruzione meno Pil: è crisi capitale umano

da l’Unità

Meno istruzione meno Pil: è crisi capitale umano

NELL’ULTIMO DECENNIO I DIPLOMATI SONO CALATI DEL 6% E IL PIL È FERMO SOTTO IL 3%. UN CASO?

Carlo Buttaroni – Presidente Tecnè

​​In Italia,negli ultimi cinquant’anni,la crescita dei livelli di scolarizzazione e l’andamento del Pil sono andati di pari passo. Negli anni Sessanta, i diplomati nelle scuole secondarie superiori sono cresciuti del 105% rispetto al decennio precedente, con una crescita del Pil del 56%. Negli anni Settanta, il numero di diplomati è cresciuto del 91% e il Pil del 45%. Tendenza positiva proseguita fino al 2000, anno in cui è iniziata un’inversione di tendenza che ha visto, nella decade 2000-2010, un calo del numero deidiplomatidel6% rispetto al decennio precedente e il Pil fermo sotto il 3%. Un caso? Non proprio. L’istruzione, nelle economie avanzate, è il più importante fattore di crescita. Proprio come per gli investimenti in «capitale fisico», un Paese investe in istruzione e formazione per migliorare il proprio «capitale umano» sostenendo dei costi che in futuro si trasformano in maggiori guadagni. Se si analizza la capacità di creare valore aggiunto, cioè l’incremento di valore che si verifica nell’ ambito dei processi produttivi a partire dalle risorse iniziali, ci si rende conto che l’elemento della «competenza» è fondamentale, perché si traduce in migliore qualità dei beni e servizi, insieme da performance produttive più alte. I differenziali di conoscenza incidono sulla competitività più dei costi di produzione che, seppur rilevanti, hanno una valenza che si misura soprattutto nel breve termine, mentre il miglioramento degli standard produttivi, ottenuti attraverso l’aumento delle conoscenze e delle competenze, migliora la competitività nel lungo periodo. Il livello di capitale umano, dunque, è un fattore decisivo per la crescita economica di qualunque Paese. Ed è anche un fattore attrattivo degli investimenti esteri, diventati, in questi ultimi anni, la principale leva di finanziamento dello sviluppo. Agli inizi degli anni ’70, i paradigmi della finanza sono cambiati radicalmente con la scelta del governo USA di sospendere la convertibilità in oro del dollaro. Una decisione che ha azzerato gli accordi di Bretton Woods del 1944 che limitavano la circolazione dei capitali. Da quel momento, enormi quantità di ricchezza sono uscite dai radar dei governi nazionali e hanno iniziato a muoversi a livello globale.Oggi,per esempio,le grandi centrali finanziarie mondiali possono scegliere se sostenere il debito pubblico di un Paese e questa decisione, al netto delle speculazioni, dipende dalla capacità di trasformare il debito in crescita. Una scelta che avviene tenendo in considerazione, come variabile fondamentale, il potenziale produttivo di un Paese e la sua capacità di generare valore aggiunto. I grandi fondi di private equity mondiali, che raccolgono risorse in tutto il mondo e hanno portafogli d’investimento di centinaia di miliardi di dollari, finanziano imprese che operano nel campo della meccanica di precisione, del chimico, del farmaceutico, dell’high-tech, in base a parametri dove il «capitale umano» non conta meno del costo del lavoro. Un elevato livello di capitale umano, alimentato da una costante crescita delle conoscenze e delle competenze, rappresenta, infatti, il presupposto di miglioramenti continui degli standard produttivi e nella capacità di creare valore. Oltretutto, attraverso il movimento internazionale dei capitali, è possibile incrementare il trasferimento di nuove conoscenze e tecnologie ottenendo un progressivo avanzamento della frontiera della produzione. Investire in conoscenza, quindi, conviene all’intera economia di una nazione. A livello globale, gli investimenti in conoscenza vedono in prima fila le economie emergenti, che stanno scalando le classifiche mondiali non solo in termini di Pil ma anche di livelli d’istruzione e qualità delle università. L’Italia, invece, sta perdendo questa sfida sul futuro, non solo a livello mondiale ma anche all’interno dell’Europa. I dati sul livello del capitale umano delle persone occupate nel nostro Paese misurato ad esempio attraverso il livello d’istruzione degli occupati non sono confortanti, soprattutto se confrontati con quelli della media europea. E ancor più sconfortanti sono quegli indicatori che la Ue utilizza come obiettivo strategico per il 2020. Nell’Europa dei 27 l’Italia è terza per quanto riguardala quota dei NEET, i giovani che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in percorsi formativi. Un primato negativo che ci vede preceduti solo da Grecia e Bulgaria. Un paese, il nostro, a fondo scala per quanto riguarda la classifica sull’ istruzione universitaria, nel gruppo di testa per l’abbandono scolastico e al 16° posto in merito alle competenze matematiche dei nostri studenti. La Strategia di Lisbona  aveva posto,tra i cinque obiettivi da raggiungere entro il 2010, la riduzione al 10 per cento della quota di giovani che lasciano la scuola senza un adeguato titolo di studio, e il piano «Europa2020» ha posto il tetto di almeno il40 per cento di giovani che ottiene un titolo di studio universitario. L’Italia ha fallito il primo obiettivo ed è assai lontana dal raggiungere il secondo. Una condizione che  non stupisce, perché l’Italia è nella parte bassa della classifica anche per quanto riguarda la spesa pubblica per l’istruzione e la formazione, ben al di sotto la media europea. E gli esempi non mancano: la Danimarca, per citarne uno, investe una quota pari al 7,8% del PIL, contro il 4,2% dell’Italia. Un’impostazione, la nostra, che nel medio/lungo periodo porterà a un minore tasso di sviluppo dell’Italia anche rispetto ai propri partner europei, con un conseguente deterioramento dei processi produttivi. L’Italia, quindi, se non cambia strada,si andrà ad attestare su livelli di competitività più arretrati rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, con conseguenze inevitabilmente negative sui tassi di crescita economici. Nelson Mandela ricordava spesso che «L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo» e,sicuramente, sono l’unico strumento per non scivolare verso un futuro assai meno glorioso del nostro passato. Senza istruzione manca la conoscenza di base necessaria per il progresso tecnico e scientifico, ma anche per quello umano, senza il quale ogni forma di progresso rischia di rimanere sterile e priva di frutti.

Docenti e Ata, per superare l’emergenza stipendiale non resta che rinnovare il contratto

da Tecnica della Scuola

Docenti e Ata, per superare l’emergenza stipendiale non resta che rinnovare il contratto
di Alessandro Giuliani
L’ipotesi di aumento di 80-85 euro annunciata da Renzi fa tornare in auge la pochezza delle buste paga del personale scolastico, tra le più basse d’Europa. Per la Cisl il governo su questo punto si gioca la credibilità degli impegni assunti. La Cgil avverte: se si vogliono continuare a pagare gli aumenti con le risorse dei fondi scolastici non si va lontano. E l’Anief chiede perché aumentano solo gli stipendi dei privati.
La questione stipendiale del personale scolastico continua a tenere banco. Dopo il probabile scampato pericolo sugli scatti, se ne è tornato a parlare negli ultimi giorni. L’occasione sono state le parole del premier, Matteo Renzi, sugli stipendi mensili da 1.500 euro, “con cui si fa fatica a vivere”. Così a quelli della scuola, uno dei comparti a cui il nuovo governo ha detto di tenere in modo particolare, lo stesso Renzi ha detto di voler applicare, già da maggio, una tassazione ridotta. Facendo innalzare la busta paga di 80-85 euro netti.
I sindacati hanno preso la ‘palla al balzo’: hanno ricordato, ad esempio, che quelli italiani sono gli insegnanti sono gli insegnanti tra i meno pagati d’Europa. Con un gap a fine carriera che sfiora i 10mila euro l’anno di media. Ma non solo.
I numeri, del resto, parlano chiaro: “in un comparto che impiega 935.000 addetti più della metà (500.000 circa) riceve retribuzioni con cui “si fa fatica a vivere” – ha scritto la Cisl Scuola – e il quadro avrebbe tinte ancora più fosche se prendessimo in considerazione gli stipendi delle scuole paritarie e della formazione professionale”. Per il sindacato guidato da Francesco Scrima, quindi, “quella salariale è un’emergenza a cui dare immediata risposta, sapendo che passa anche da questo la credibilità degli impegni assunti (dal governo Renzi n.d.r.) rispetto alla centralità della scuola e alla dignità del lavoro che vi si svolge”. Il governo, insomma, è avvisato.
Anche la Cgil non fa sconti. Dicendo che non bastano i fondi per l’edilizia scolastica: l’istruzione pubblica va sostenuta a e rilanciata a 360 gradi. È il pensiero espresso domenica 16 marzo dal segretario generale della grande sindacato Confederale, Susanna Camusso.
“Dire che si fa uno stanziamento consistente, intervenire rispetto all’edilizia scolastica e rimettere in sicurezza le scuole è un’esigenza che abbiamo manifestato in tantissime occasioni, è una scelta assolutamente importante – ha detto Camusso – , però non può essere l’unica risorsa che si spende per la scuola in questa stagione”.
“A fianco – ha continuato il segretario generale della Cgil – noi stiamo ancora aspettando che si rimettano le risorse che le tante leggi precedenti hanno tolto”. E il pensiero va agli stipendi degli insegnanti. Che non possono essere “rimpinguati” solo defiscalizzando quelli inferiori ai 1.500 euro. Bisogna mettere mano al contratto, il prima possibile. “Giustamente – ha concluso Camusso – gli insegnanti rivendicano i loro contratti e le loro retribuzioni, ma se li paghi con le risorse dei fondi scolastici vuol dire che nella scuola non fai progetti formativi e non vai oltre”.
Forti pressioni arrivano anche dall’Anief: per il sindacato autonomo, il personale della scuola ha “bisogno di sbloccare il contratto di lavoro e di risorse vere: l’aumento di 80 euro per coloro che ne guadagnano meno di 1.500 al mese, annunciato dal premier Renzi, rappresenta poco più di un ‘obolo’, visto che tra i paesi moderni europei i nostri docenti continuano ad avere lo stipendio più basso dopo la Grecia. Perché mentre si fanno passare questi aumenti come motivo di attenzione per il settore, nel frattempo l’Istat di dice che l’ultimo indice generale delle retribuzioni contrattuali orarie disponibile registra incrementi tendenziali sopra la media nel settore privato (+1,9%) e, in particolare nei settori dell’agricoltura (+3,4%), dell’industria (+2,1%) e dei servizi privati (+1,6%). Mentre in tutti i comparti della pubblica amministrazione (dirigenti e non dirigenti, contrattualizzati e non), si continuano a registrare variazioni nulle”.
“Le modifiche attuate sui contratti del personale statale, in particolare quello scolastico, nell’ultimo ventennio – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – hanno determinato un paradosso: per mere ragioni di finanza pubblica, si sono ereditate le condizioni di lavoro del settore privato, con le nuove norme privatistiche che hanno cambiato l’organizzazione e il funzionamento della macchina amministrativa statale e dei dipendenti, anche in deroga a precise scelte negoziali e diritti non comprimibili. Ma nello stesso periodo gli stipendi sono stati sempre più depauperati. Sino ad essere superati dall’inflazione, come è accaduto nel 2013”.

I prof latino e greco temono un’altra stangata

da Tecnica della Scuola

I prof latino e greco temono un’altra stangata
di A.G.
Dicono no alla possibile doppia prospettiva penalizzante: ciclo delle superiori a 4 anni e passaggio a 24 ore frontali, più volte auspicato da Scelta Civica. Il partito di cui fa parte il ministro Giannini. Ha avuto successo, intanto, l’iniziativa dei tre storici licei romani che hanno organizzato dibattiti e riflessione sulla crisi del Classico.
Le interviste a raffica rilasciate dal Ministro Stefania Giannini hanno allarmato diversi addetti ai lavori. Non è piaciuta l’apertura del nuovo responsabile del Miur verso la riduzione delle superiori a 4 anni. Ma anche del possibile passaggio a 24 ore di didattica più volte auspicato da Scelta Civica. Tra chi contesta questo modello ci sono anche gli insegnanti di latino e greco. Che dopo i “danni” giunti dalla riforma Gelmini delle superiori, sostengono, non potrebbero sopportare altre misure penalizzanti.
Per dire no alla possibile doppia prospettiva penalizzante sono scesi in piazza mercoledì 5 marzo davanti al Miur: per dire che riducendo di un anno le superiori “le scuole superiori si indeboliranno ulteriormente e le nostre discipline perderanno definitivamente la possibilità di essere insegnate in maniera efficace. Già la riforma – ha spiegato il coordinamento docenti di latino e greco – Gelmini ha ridotto le ore di lezione di italiano, storia, geografia e latino, ora si mette in discussione anche l’insegnamento della filosofia (tramite la revisione delle classi di concorso, di cui ora al Miur si discute la sesta bozza n.d.r.). Questo atteggiamento porterà al progressivo oblio della cultura umanistica nel nostro paese, quella cultura che ha sempre rappresentato un modello di riferimento dell’Italia agli occhi del mondo”.
Ma oltre a respingere le critiche rispetto al loro orario di lavoro (“c’è una quantità di ore lavorative non visibili all’esterno”), i prof di latino e greco hanno espresso poi la loro condanna nei confronti dell’introduzione di meccanismi premiali per la loro valutazione (“tali meccanismi sono basati sull’esaltazione della competitività, mentre nella scuola la cooperazione tra colleghi è indispensabile”). E hanno detto “no” alla “chiamata diretta” degli insegnanti perché temono il “clientelismo locale”.
Negli stessi giorni, tre storici licei romani, il Visconti, il Virgilio e il Giulio Cesare, hanno organizzato eventi di dibattito e riflessione sulla crisi del Classico. L’iniziativa ha destato interesse e un discreto seguito. Chi ha a cuore questo genere di istituti sa bene che l’interesse non è in caduta libera, ma poco ci manca: nell’anno in corso il Miur ha comunicato che tra i licei il preferito è sempre più lo scientifico (quasi 460 mila studenti + 115 per l’opzione scienze applicate). Fortemente distanziato è il Classico (171 mila), addirittura quasi superato dal linguistico (166 mila).
La disaffezione per il Classico è ormai palese. Da un’inchiesta nazionale, svolta dal settimanale L’Espresso, è risultato che nell’anno in corso si sono iscritti al Classico appena 31mila i “primini”, meno della metà degli oltre 65mila del 2007. Il minimo è stato toccato in Emilia Romagna, con il 3,5 per cento; solo nel Lazio il livello resta alto, con il 9,7 per cento di matricole.
Come se non bastasse, in molti istituti storici si sono chiuse tante classi. A Firenze nel Dante, dove hanno studiato Giovanni Pascoli e Matteo Renzi, i nuovi iscritti sono calati da 80 a 38. A Milano persino il Manzoni e il Parini accusano il colpo. “Gli adolescenti – ha scritto L’Espresso – scappano verso materie più concrete. Via il greco e il latino. Benvenuti spagnolo, tedesco, cinese: il liceo Linguistico, infatti, è in pieno boom di iscrizioni, raddoppiate rispetto al 2009 fino a toccare 8,4 per cento dei nuovi iscritti. Stabile lo Scientifico, con un 22,8 per cento di ragazzi”.
I tre licei romani hanno così pensato di coinvolgere “non soltanto il mondo accademico e della cultura, ma anche e soprattutto esponenti dell’economia, scienza, editoria, politica e spettacolo. L’obiettivo è sensibilizzare la società civile e i decisori politici ad una riflessione su senso e fini della formazione superiore oggi, nella società della conoscenza”.

Bergoglio si sofferma sull’opera delle scuole cattoliche

da Tecnica della Scuola

Bergoglio si sofferma sull’opera delle scuole cattoliche
di A.G.
Domenica 16 marzo si è rivolto ai luoghi dove si istruiscono i giovani: dopo aver recitato l’Angelus, dalla finestra del suo studio su piazza San Pietro, il Papa ha citato i numerosi istituti di estrazione religiosa “collocati in tante parti d’Italia e di altri Paesi”. E ne cita una del Kurdistan e una del Canada.
“Saluto – ha detto il Papa dopo aver recitato l’Angelus dalla finestra del suo studio su piazza San Pietro – le numerose scuole di tante parti d’Italia e di altri Paesi, non posso nominarle tutte, ma ricordo la scuola cattolica ‘Mar Qardakh’ di Erbil, nel Kurdistan, e quella della diocesi di London in Ontario, Canada”.
Vale la pena ricordare che molti istituti cattolici, come tutti quelli paritari, stanno vivendo un periodo di profonda crisi. Gli stanziamenti statali, almeno in Italia, rimangono in piedi. Ma l’inclusione di queste strutture tra le nuove tassate dallo Stato, per molte stanno creando non pochi problemi di sopravvivenza. Di recente, il presidente della Cei, il card. Angelo Bagnasco, ha ricordato che ”ogni anno, chiudere delle scuole cattoliche, di qualunque ordine e grado, rappresenta un documentato aggravio sul bilancio dello Stato, un irrimediabile impoverimento della società e della cultura, e viene meno un necessario servizio alle famiglie”.
Si può essere anche non d’accordo sui finanziamenti delle scuole cattoliche. Su un punto però la Chiesa ha ragione: allo Stato italiano mantenere in piedi le scuole cattoliche conviene, soprattutto a livello di scuola d’infanzia e primaria.

Quale strada per l’integrazione degli alunni disabili?

da Tecnica della Scuola

Quale strada per l’integrazione degli alunni disabili?
Deroga o rispetto dell’obbligo in casi di handicap grave? Questo l’interrogativo che pone la prof Valeria Mendola dopo il nostro articolo relativo al trattenimento nella stessa classe per più anni dell’alunno con disabilità grave. Considerata l’importanza del problema, offriamo l’intervento della prof Mendola alla riflessione dei lettori della Tecnica
La deroga all’obbligo scolastico nei confronti di alunni con handicap ai sensi della L.n.104/92, pone una questione di comparazione tra interessi da tutelare. Da un lato, i genitori, da soli, o insieme alla scuola dell’infanzia, possono ravvisare la necessità di ritardare l’ingresso nella scuola primaria, al fine di produrre nell’alunno una maturazione ulteriore e ridurre il divario tra età mentale ed età anagrafica; ed in vero producendosi una riduzione di tale divario, inevitabilmente si ridurrebbe anche la percezione del divario tra il bambino in questione e i compagni di classe; dall’altro, la scuola persegue l’obiettivo determinante dell’integrazione. Ad un primo sguardo, i due beni da tutelare sembrano in contraddizione essendo volto il primo al trattenimento alla scuola dell’infanzia e il secondo all’espletamento dell’obbligo e all’iscrizione alla classe prima. Occorre chiedersi quale sia tra questi l’interesse superiore da tutelare nei confronti del minore disabile o se piuttosto non si tratti di strategie diverse per raggiungere un medesimo obiettivo, quello della integrazione. In effetti, il rispetto delle specificità individuali, anche se perseguito attraverso il trattenimento nella scuola dell’infanzia, non può non avere come fine ultimo l’integrazione stessa, in attuazione del principio Costituzionale dell’art.3 con il quale “la Repubblica si impegna a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la sua partecipazione alla vita sociale”, non potendosi, infatti, immaginare che l’effetto che il bene superiore ha prodotto si fermi alla mera percezione di un divario, ma dovendo produrre concretamente effetti tangibili quali il miglioramento della sfera relazionale e sociale che sono i veri prerequisiti per i futuri apprendimenti e che non possono essere disattesi anche nei casi di disabilità grave. Si ricorda, infatti, che, anche nei casi di disabilità grave o gravissima, l’integrazione non è mai da intendersi come mero inserimento in presenza e si possono programmare interventi di stimolazione sensoriale utilizzando la Programmazione neurolinguistica che definisce ‘’segnali minimi percepibili’’ i segnali non verbali, al fine di stimolare la comunicazione di semplici messaggi. In questo senso diventa fondamentale la funzione tutoriale che si può sviluppare nei compagni di classe di scuola primaria, dai sei anni in poi e che è ancora poco sviluppata nei bambini più piccoli. In particolare, poi, la scuola assicura il rispetto per le specificità individuali anche attraverso forme di continuità educativa tra i docenti del ciclo inferiore e superiore al fine di consentire il completamento dell’obbligo fino al compimento del 18° anno di età (L.104/92, art.14 co.1 lett. c). Occorre precisare che dagli anni 90 in poi c’è stata un’evoluzione normativa che ha perseguito un cambiamento di prospettiva per l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale espressi dall’ Art2 della costituzione: dalla cura medica si passa alla presa in carico istituzionale e alla cura pedagogica. Infatti, la C.M. 5 settembre n.235 del 1975, al fine di attenuare il carattere inderogabile dell’obbligo scolastico, contemplava come criterio da prendere in considerazione per un’eventuale deroga, l’età mentale dei soggetti, purché non si producessero condizioni non pregiudizievoli per il “non facile compito della scuola”. In verità anche il T.U, D.lgs n.297/94, art.114, co.5 prevede una forma di deroga per gravi e comprovati motivi di salute: <> Successivamente, la L.n.104/92 si è posta l’obiettivo non di un mero inserimento scolastico ma di una integrazione che partendo dalla scuola abbracci l’intero arco di vita del soggetto con handicap. Infine, nel 2009 le Linee Guida per l’integrazione prevedono la costituzione di un vero e proprio ‘progetto di vita’ , insistendo molto sulle reti di scuole e sui raccordi tra USR ed EELL ed AASSLL. Pertanto, dalla mera attesa e dal semplice rispetto dei tempi naturali di maturazione si è passati ad una prospettiva attiva di costituzione di una molteplicità di “reti’’ di rapporti interistituzionali, sociali e relazionali da costruire intorno al soggetto disabile già a partire dalla scuola primaria dove il soggetto disabile rimane insieme ai suoi compagni dai cinque agli otto anni, specie negli istituti comprensivi che mantengono inalterate le formazioni delle classi nel passaggio alla scuola secondaria di primo grado. La classe della primaria diventa allora la prima rete di rapporti umani e sociali dove integrare l’alunno, la prima comunità che riceve in dono la possibilità del vero arricchimento umano, dove l’integrazione assume un senso più ampio perché rappresenta per gli alunni che costituiscono la prima rete di rapporti sociali, l’occasione per sviluppare competenze relazionali e civiche. Occorre allora riflettere se “ritardare” l’inserimento dell’alunno disabile grave o gravissimo significhi ritardarne l’integrazione e valutare quale sia in realtà il bene superiore che si intenda tutelare con l’azione del ritardo nell’inserimento alla primaria.

Mobilità: la domanda può essere revocata

da Tecnica della Scuola

Mobilità: la domanda può essere revocata
di Lucio Ficara
Tale possibilità è espressamente prevista dalle disposizioni in vigore. E’ anche possibile rinunciare al trasferimento già ottenuto, ma solo a determinate condizioni e per motivi gravi e documentati.
Quando si presenta la domanda di mobilità ci si potrebbe chiedere, presi dal dubbio e a volte dal rimorso, se lasciare la vecchia strada per la nuova sia stata una cosa giusta oppure un errore da cui non potere tornare indietro. Dubbi leciti, anche perché un trasferimento di scuola o ancora peggio un passaggio di cattedra o di ruolo, possono cambiare la vita professionale anche radicalmente. Allora è utile sapere che una volta presentata la propria istanza di mobilità e scaduti i termini di presentazione, è ancora possibile revocare la domanda di trasferimento e/o mobilità professionale. Questa possibilità è regolata ai sensi dell’art. 5 comma 2 dell’Ordinanza Ministeriale n. 32 del 28 febbraio 2014. Infatti nella suddetta norma   viene consentita la revoca delle domande di movimento presentate. La richiesta di revoca deve essere inviata tramite la scuola di servizio o presentata all’Ufficio territorialmente competente rispetto alla provincia di titolarità dell’interessato ed è presa in considerazione soltanto se pervenuta non oltre il decimo giorno prima del termine ultimo, previsto per ciascuna categoria di personale nell’art. 2 della predetta Ordinanza Ministeriale, per la comunicazione al SIDI dei posti disponibili. Tuttavia, eccezionalmente e per gravi motivi validamente documentati ed a condizione che pervengano anche oltre il decimo giorno prima del termie ultimo per la comunicazione al SIDI dei posti disponibili, ma sempre e comunque entro tale termine, è possibile che la domanda venga revocata. Inoltre, come chiarissimamente disposto dal comma 4 dell’art. 5 dell’O.M. 32; l’aspirante che abbia presentato più domande di movimento, sia di trasferimento che di passaggio, deve dichiarare esplicitamente se intende revocare tutte le domande o soltanto alcune di esse. Nel caso di revoche parziali si deve precisare  le domande per le quali si chiede la revoca. In mancanza di tale precisazione la revoca si intende riferita a tutte le domande di movimento. Oltre l’istituto della revoca, esiste anche quello della rinuncia, che può essere concessa soltanto in casi particolarmente gravi e documentati. Infatti l’art. 5 comma 5 della su citata O.M. dispone che non è ammessa la rinuncia, a domanda, del trasferimento concesso, salvo che tale rinuncia venga richiesta per gravi motivi sopravvenuti debitamente comprovati e a condizione, altresì, che il posto di provenienza sia rimasto vacante e che la rinuncia non incida negativamente sulle operazioni relative alla gestione dell’organico di fatto. Il posto reso disponibile dal rinunciatario non influisce sui trasferimenti già effettuati e non comporta, quindi, il rifacimento degli stessi.  Il procedimento di accettazione o diniego della richiesta di rinuncia o di revoca deve, a norma dell’art. 2 della legge 241/90, essere concluso con un provvedimento espresso. Quindi per chi è dubbioso se fare domanda di trasferimento, può per intanto presentare domanda, appuntando sul calendario la data entro cui eventualmente fare richiesta di revoca totale o anche solo parziale.

Piano per l’edilizia scolastica. Ok dell’ex-ministro Carrozza che teme la burocrazia

da tuttoscuola.com

Piano per l’edilizia scolastica. Ok dell’ex-ministro Carrozza che teme la burocrazia.

In questi ultimi giorni tiene banco l’argomento ‘edilizia scolastica’, soprattutto dopo l’annuncio del premier di volere impegnare immediatamente 3,5 miliardi in ristrutturazione e ammodernamenti degli edifici scolastici per dare sicurezza a chi nella scuola ci vive.

A margine di un master organizzato in Toscana, l’ex-ministro Carrozza è intervenuta non solo per condividere l’azione del governo in questa direzione, ma anche per ricordare che sulla stessa linea aveva operato anche lei nel precedente governo.

Sulla scuola le mosse del nuovo Governo sono in linea “con quanto ho fatto io quando ero ministro dell’Istruzione, cioè puntare sull’edilizia scolastica” ha detto l’ex ministro della pubblica Istruzione e deputata del Pd, Maria Chiara Carrozza, ricordando come, nel decreto del fare, “avevo reso i sindaci ed presidenti di provincia commissari per gestire l’edilizia scolastica dentro gli enti locali“.

L’ex-ministro ha giudicato giusto quell’approccio del nuovo governo e ha dichiarato “penso che l’unità  di missione presso la presidenza del Consiglio sia un passo avanti perché permetterà di ovviare a tutti quei problemi burocratici che c’erano fra infrastrutture ed istruzione“.

Secondo Carrozza, il fatto di chiedere ai sindaci quali scuole ristrutturare è un ulteriore passo avanti, sperando funzioni.

Anche per l’onorevole Carrozza il problema italiano è sempre la pratica amministrativa come viene attuata. “Io stessa – ha aggiunto – ho vissuto tutte le fasi: il decreto, la conversione in legge, i decreti attuativi, i rapporti stato-regione, i rapporti con gli enti locali. Sono queste le cose che in Italia devono essere riformate“.

Sostegno, truffa per scalare le graduatorie

da tuttoscuola.com

Sostegno, truffa per scalare le graduatorie

Oltre cento finanzieri stanno eseguendo 79 provvedimenti di perquisizione e acquisizione documentale nonchè la notifica di 22 avvisi di garanzia su una presunta truffa riguardante l’uso di autocertificazioni e di titoli di studio/specializzazione falsi da parte di insegnanti di sostegno. L’inchiesta è coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia e riguarda cinque regioni.

L’obiettivo perseguito dagli indagati, secondo gli investigatori, era quello di scalare le graduatorie per l’assegnazione di incarichi di supplenza e, quindi, di maturare indebiti punteggi allo scopo di ottenere, in maniera fraudolenta, l’assunzione in ruolo.

Tutti gli indagati sono foggiani o della provincia che poi si sono trasferiti in altre regioni, dove tuttora lavorano: Molise (a Campobasso), Abruzzo (Chieti e Pescara), Marche (Macerata), Emilia Romagna (Ferrara e Modena) e Veneto (Treviso). I titoli all’attenzione degli investigatori, a quanto si è appreso, che li ritengono falsi, sono lauree e specializzazioni.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 63

Gazzetta Ufficiale

Sommario

LEGGI ED ALTRI ATTI NORMATIVI

 


LEGGE 14 marzo 2014, n. 28


Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 gennaio
2014, n. 2, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze
armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e
sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle
iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento
dei processi di pace e di stabilizzazione. (14G00039)

 

 

Pag. 1

 

 

 


DECRETO LEGISLATIVO 4 marzo 2014, n. 29


Attuazione della direttiva 2011/16/UE relativa alla cooperazione
amministrativa nel settore fiscale e che abroga la direttiva
77/799/CEE. (14G00038)

 

 

Pag. 2

 

 

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


DECRETO 24 dicembre 2013, n. 166


Regolamento relativo ai compensi per gli amministratori con deleghe
delle societa’ controllate dal Ministero dell’economia e delle
finanze, ai sensi dell’ex articolo 23-bis del decreto-legge 6
dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22
dicembre 2011, n. 214. (14G00043)

 

 

Pag. 11

 

 

MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

 


DECRETO 10 gennaio 2014, n. 30


Regolamento recante modifiche alla disciplina dell’attivita’ delle
autoscuole e dei corsi di formazione e procedure per l’abilitazione
di insegnanti e di istruttori di autoscuole. (14G00044)

 

 

Pag. 20

 

 

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


DECRETO 22 gennaio 2014, n. 31


Regolamento recante attuazione dell’articolo 29 del decreto
legislativo 13 agosto 2010, n. 141, concernente il contenuto dei
requisiti organizzativi per l’iscrizione nell’elenco dei mediatori
creditizi. (14G00042)

 

 

Pag. 38

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

 


DECRETO 31 gennaio 2014


Cofinanziamento nazionale dei programmi concernenti azioni di
informazione e di promozione dei prodotti agricoli sul mercato
interno, di cui al Regolamento CE n. 501/2008 (Dec. C(2011) 4611 del
30 giugno 2011), seconda e terza annualita’, ai sensi della legge n.
183/1987. (Decreto n. 1/2014). (14A01965)

 

 

Pag. 40

 

 

 


DECRETO 31 gennaio 2014


Rideterminazione del cofinanziamento nazionale pubblico a carico del
Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183/1987 per il Programma
Operativo della Provincia Autonoma di Bolzano FSE dell’obiettivo
Competitivita’ regionale e occupazione, programmazione 2007-2013, al
netto del prefinanziamento del 7,5 per cento. (Decreto n. 2/2014).
(14A01966)

 

 

Pag. 42

 

 

 


DECRETO 31 gennaio 2014


Rideterminazione del cofinanziamento nazionale pubblico a carico del
Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183/1987 per il Programma
Operativo Regionale (POR) Friuli Venezia Giulia FESR dell’obiettivo
Competitivita’ regionale e occupazione, programmazione 2007-2013, per
le annualita’ dal 2007 al 2013 al netto del prefinanziamento del 7,5
per cento. (Decreto n. 3/2014). (14A01967)

 

 

Pag. 43

 

 

 


DECRETO 31 gennaio 2014


Rideterminazione del cofinanziamento nazionale pubblico a carico del
Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183/1987 per il Programma
Operativo Regionale (POR) Abruzzo FESR dell’obiettivo Competitivita’
regionale e occupazione, programmazione 2007-2013, per le annualita’
dal 2007 al 2013 al netto del prefinanziamento del 7,5 per cento.
(Decreto n. 4/2014). (14A01968)

 

 

Pag. 45

 

 

 


DECRETO 31 gennaio 2014


Cofinanziamento nazionale pubblico a carico del Fondo di rotazione di
cui alla legge n. 183/1987 per i programmi transfrontalieri
dell’obiettivo Cooperazione territoriale europea, programmazione
2007-2013, annualita’ 2013, al netto del prefinanziamento. (Decreto
n. 5/2014). (14A01969)

 

 

Pag. 46

 

 

 


DECRETO 31 gennaio 2014


Cofinanziamento nazionale pubblico a carico del Fondo di rotazione di
cui alla legge n. 183/1987 per i programmi transnazionali
dell’obiettivo Cooperazione territoriale europea, programmazione
2007-2013, annualita’ 2013, al netto del prefinanziamento del 5 per
cento. (Decreto n. 6/2014). (14A01970)

 

 

Pag. 48

 

 

 


DECRETO 31 gennaio 2014


Cofinanziamento nazionale pubblico a carico del Fondo di rotazione di
cui alla legge n. 183/1987 per i programmi operativi Enpi Bacino del
Mediterraneo ed Enpi Italia – Tunisia dell’obiettivo Cooperazione
territoriale europea 2007-2013, annualita’ 2013. (Decreto n. 7/2014).
(14A01971)

 

 

Pag. 50

 

 

 


DECRETO 26 febbraio 2014


Cofinanziamento nazionale pubblico a carico del Fondo di rotazione di
cui alla legge n. 183/1987 per il programma annuale 2013 del Fondo
per le frontiere esterne – periodo 2007-2013. (Decreto n. 19/2014).
(14A01972)

 

 

Pag. 52

 

 

 


DECRETO 7 marzo 2014


Accertamento dei quantitativi dei titoli emessi e dei titoli
annullati a seguito dell’operazione di concambio del 17 febbraio
2014, dei relativi prezzi di emissione e di scambio e del capitale
residuo circolante. (14A02149)

 

 

Pag. 53

 

 

 


DECRETO 13 marzo 2014


Corso legale, contingente e modalita’ di cessione delle monete
d’argento da euro 10 della Serie «Europa Star Programme – Grandi
Compositori Europei», dedicata a Gioacchino Rossini, versione proof.,
millesimo 2014. (14A02192)

 

 

Pag. 54

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 4 marzo 2014


Autorizzazione al rilascio di certificazione CE all’Organismo
Certificazioni e Collaudi Srl, in Biella, ad operare in qualita’ di
organismo notificato per la certificazione CE, ai sensi della
direttiva 97/23/CE, in materia di attrezzature in pressione.
(14A02094)

 

 

Pag. 55

 

 

DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


DETERMINA 27 febbraio 2014


Classificazione dei medicinali per uso umano «Abraxane» e «Irbesartan
/ Idroclorotiazide Teva» ai sensi dell’articolo 12, comma 5, della
legge 8 novembre 2012 n. 189, approvati con procedura centralizzata.
(Determina n. 176/2014). (14A02075)

 

 

Pag. 57

 

 

 


DETERMINA 27 febbraio 2014


Classificazione del medicinale per uso umano «Memantina Accord» ai
sensi dell’articolo 12, comma 5, della legge 8 novembre 2012 n. 189,
approvato con procedura centralizzata. (Determina n. 178/2014).
(14A02076)

 

 

Pag. 58

 

 

 


DETERMINA 27 febbraio 2014


Classificazione del medicinale per uso umano «Sildenafil Ratiopharm»
ai sensi dell’articolo 12, comma 5, della legge 8 novembre 2012 n.
189, approvato con procedura centralizzata. (Determina n. 175/2014).
(14A02077)

 

 

Pag. 60

 

 

TESTI COORDINATI E AGGIORNATI

 


TESTO COORDINATO DEL DECRETO-LEGGE 16 gennaio 2014, n. 2


Testo del decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2 (in Gazzetta Ufficiale
– serie generale – n. 12 del 16 gennaio 2014), coordinato con la
legge di conversione 14 marzo 2014, n. 28 (in questa stessa Gazzetta
Ufficiale alla pag. 1), recante: «Proroga delle missioni
internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di
cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e
partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali
per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.».
(14A02182)

 

 

Pag. 62

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

MINISTERO DELLA SALUTE

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Biocillina» 100 mg/ml + 100 mg/ml.
(14A02095)

 

 

Pag. 72

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Daimeton 40» 400 mg/ml, soluzione
iniettabile per bovini, equini, suini, polli da carne, tacchini, cani
e gatti. (14A02096)

 

 

Pag. 72

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Bicomplex» soluzione iniettabile ed
orale. (14A02097)

 

 

Pag. 72

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Atoplus» 10 mg, 25 mg, 50 mg e 100 mg
capsule molli per cani. (14A02100)

 

 

Pag. 73

 

 

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Diluente per vaccino vivo
liofilizzato Izovac Marek HVT». (14A02101)

 

 

Pag. 73

 

 

MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

 


COMUNICATO


Approvazione del secondo atto aggiuntivo tra ENAC e la Societa’
Aeroporti di Roma S.p.a. che recepisce la proposta di rimodulazione
del diritto di imbarco per le annualita’ 2014-2016 per i passeggeri
originanti ed in transito che utilizzano lo scalo di Fiumicino.
(14A02193)

 

 

Pag. 73

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


COMUNICATO


Rinuncia dell’organismo «FGM Verifiche S.r.l.», in Roma,
all’effettuazione di verifiche periodiche e straordinarie ai sensi
del DPR 462/01. (14A01990)

 

 

Pag. 74

 

 

 


COMUNICATO


Abilitazione all’effettuazione di verifiche periodiche e
straordinarie di impianti di terra all’organismo «GN Verifiche
S.r.l.», in Roma. (14A01991)

 

 

Pag. 74

 

 

 


COMUNICATO


Estensione dell’abilitazione all’effettuazione di verifiche
periodiche e straordinarie di impianti di messa a terra di impianti
elettrici all’organismo «Sardegna Verifiche S.r.l.», in Sassari.
(14A01992)

 

 

Pag. 74

 

 

SUPPLEMENTI ORDINARI

 


CIRCOLARE 27 febbraio 2014, n. 3668/C


Istruzioni per la compilazione della modulistica per l’iscrizione e
il deposito nel registro delle imprese e per la denuncia al
repertorio delle notizie economiche ed amministrative (REA),
realizzata secondo le specifiche tecniche approvate con decreto del
Ministero dello sviluppo economico del 18 ottobre 2013. (14A01975)

 

(Suppl. Ordinario n. 23)

 

 

 

SUPPLEMENTI STRAORDINARI

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


COMUNICATO


Conto riassuntivo del Tesoro al 31 gennaio 2014. Situazione del
bilancio dello Stato. (14A01640)

 

(Suppl. Straordinario n. 4)