Il Miur ufficializza le modalità dello sciopero scrutini

da tuttoscuola.com

Il Miur ufficializza le modalità dello sciopero scrutini
Un’ora nei primi due giorni secondo il calendario di ogni scuola

Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato la proclamazione ufficiale dello sciopero degli scrutini indetto dai sindacati contro la riforma della scuola varata dal governo.

I sindacati Flc Cgil, Snals, Cisl, Uil, Gilda hanno proclamato “lo sciopero breve di un’ora per tutto il personale docente, educativo e ATA delle scuole di ogni ordine e grado per i primi due giorni stabiliti dai calendari dei singoli istituti per l’effettuazione degli scrutini“.

Lo sciopero sarà così articolato.

Personale docente: attività funzionali all’insegnamento relative alle operazioni di scrutinio finale ad esclusione di quelle relative alle classi terminali solo nei casi in cui gli scrutini siano propedeutici agli esami conclusivi dei cicli di istruzione.

Lo sciopero breve di un’ora si effettuerà per tutti gli scrutini di ciascuna delle classi non interessate agli esami conclusivi del ciclo, a partire dal primo giorno di effettuazione degli scrutini e fino al secondo giorno successivo alla data iniziale prevista dal calendario di ciascuna scuola.

Personale ATA: prima ora del turno antimeridiano e ultima ora di servizio del turno pomeridiano, nel primo e secondo giorno degli scrutini come calendarizzati da ciascuna scuola, garantendo le operazioni di scrutinio finale relative alle classi terminali.

Personale educativo: prima ora di attività educativa del turno antimeridiano e ultima ora di attività per il turno pomeridiano nel primo e secondo giorno degli scrutini come calendarizzati da ciascuna scuola (sempre garantendo le operazioni relative alle classi terminali).

Personale docente della scuola dell’infanzia: prima ora di lezione del turno antimeridiano e ultima ora di lezione per il turno pomeridiano del primo e secondo giorno in cui sono previsti nel proprio istituto gli scrutini finali in base al calendario programmato da ciascuna scuola.

Lo sciopero riguarda anche il personale in servizio nelle scuole all’estero.

Effetto elezioni sulla riforma

da tuttoscuola.com

Effetto elezioni sulla riforma
La Lega chiede il ritiro dl ddl

Il premier Renzi ha ribadito fino all’ultimo che l’esito delle elezioni regionali non avrebbero avuto conseguenze sul Governo, ma l’opposizione, invece, a elezioni avvenute cerca di trarne qualche vantaggio.

La Lega Nord, ad esempio, forte del successo ottenuto presenta il conto su una delle principali azioni dell’Esecutivo: la riforma della scuola.

«Renzi prenda atto del crollo di consensi e ritiri il disegno di legge sulla scuola.

È chiaro, infatti, che il capo del Governo ha perso la fiducia di un settore fondamentale per la ripresa del Paese come l’istruzione. A dimostrazione che cambiare solo per cambiare, senza preoccuparsi della qualità del cambiamento, non paga… Anche se hai in mano la comunicazione e sulle riforme racconti il contrario di quello che fai».

Questo il commento al voto delle regionali di Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord. «Inaccettabile in particolare – spiega Pittoni – che una riforma battezzata “Buona scuola” non premi per le assunzioni gli insegnanti più formati ed esperti, limitandosi a svuotare (peraltro senza riuscirci) una singola graduatoria. Inaccettabile anche la rinuncia a criteri oggettivi per scegliere chi può insegnare, oltre che per l’assegnazione dei premi ai più meritevoli. Affidandosi agli “umori” del preside, si apre la strada a clientele e “interferenze” malavitose, trasferendo alla scuola problemi di cui già soffre l’università».

Quando il pregiudizio prende il sopravvento

QUANDO IL PREGIUDIZIO PRENDE IL SOPRAVVENTO

di Alessandro Basso

In tutti questi giorni di grande fermento attorno al ddl 2994, che si avvia alla discussione al Senato della Repubblica, in tutte le scuole sono regnate preoccupazioni e malcelati mal di pancia che, il più delle volte, sono sfociati in vero e proprio pregiudizio, una delle patologie che la scuola ha come compito fondamentale di distruggere.

  1. Il primo e il più significativo è senz’altro quello riferito al preside sceriffo-despota- tiranno, quasi che tutto il male si possa concentrare in un’unica categoria. E così il dirigente scolastico da dirigente di seconda fascia di nome e di fatto, con infinite e gravose responsabilità, stipendio inferiore, considerazione sociale omogenea a quella che è destinata a tutti gli operatori della scuola, all’improvviso è diventato un super potente. Non importa che i poteri di cui si parla, eventualmente, possano essere i medesimi dei colleghi dirigenti di qualsiasi altro settore pubblico o privato, comunque il DS preventivamente sembra non essere ritenuto in grado di poterlo fare o perlomeno che in questa categoria non si possa addivenire a tanto.

  2. Interrogativo frequente: se il preside è mediocre? Contro risposta: e se il docente è mediocre? E se l’assistente è mediocre? E se il collaboratore scolastico è mediocre? Non mi pare di aver letto in provvedimenti legislativi di qualsiasi settore che si possa tenere conto, in via previsionale, della eventuale mediocrità degli operatori, tanto più in un settore come quello della pubblica amministrazione, come più volte è stato argomentato, ove si accede per concorso. Questi concorsi riusciranno a sfornare qualche persona competente? Nel caso malaugurato ci fosse un preside mediocre, si dovrebbe usare lo stesso comportamento che si deve utilizzare nei confronti di un docente mediocre, né più né meno e con la stessa tempestività.

  3. E’ molto originale prendere atto che le lamentazioni quotidiane che si sentono all’interno della scuola e anche al di fuori, su come vanno le cose, soprattutto riguardo al reperimento del personale, all’improvviso sono diventate una sorta di “Eldorado” a cui tendere piuttosto che modificare lo status quo: piuttosto è meglio lasciare tutto così. Forse che l’equità a tutti i costi debba andare a svantaggio della qualità?

  4. Dal punto di vista statistico verrebbe da pensare che, come ci sono docenti meno preparati, parimenti ci possano essere anche dei presidi meno preparati. A meno che non si parta dall’assunto che la maggior parte dei docenti sono bravi (vero) e che la negatività sia tutta concentrata nel corpo dei dirigenti scolastici.

  5. A tutti i dirigenti sarà capitato, in questi giorni, di sentir rivolta la seguente frase: “preside non ce l’ho con lei, anzi se tutti fossero come lei il disegno di legge andrebbe bene”. In qualsiasi sistema si cercano di reperire dei criteri che possano avere valore generale e non certo particolare. Il ricorso ad un sistema mitico di eroi che non sbagliano mai, autorizzerebbe la comunità tutta a richiamare alla memoria la maestra del Libro Cuore che era bravissima, inserita all’interno di un mondo mitico, dove non c’è né errore né preoccupazione.

  6. Quali risposte fornire ai genitori che si lamentano quando cambia un insegnante, magari di sostegno, quali risposte fornire ai docenti preoccupati di sapere che nel proprio Istituto potrebbe arrivare l’anno successivo il tal docente o il tal supplente in corso d’anno? È semplice richiamarsi a principi generali e seguire il mito del preside despota, quando siamo i primi a recarci dal dirigente a chiedere di non chiamare quel supplente o di fare qualcosa perché non arrivi quel docente che potrebbe distruggere il lavoro di anni.

  7. In un Paese dove la corruzione ha regnato sovrana, è noto a tutti che la dirigenza scolastica è ben lontana da questi episodi, in quanto il nostro profilo non maneggia denaro pubblico, non gode di benefit, non vi sono auto aziendali, non vi sono cellulari, quando si ospita un relatore per un convegno è il dirigente che paga la cena. Rischi di guadagni personali e corruzione ce ne sono ben pochi, per questo motivo è stato necessario nel DDL aggiungere la previsione che i dirigenti non possano assumere i parenti, norma ampiamente consolidata in ordinamento, solo per tranquillizzare la platea che già prefigurava l’assunzione a scuola dell’intero albero genealogico del preside.

  8. Che dire, poi, di quelle aree del Paese dove è elevato il rischio malavita: in questi posti ovviamente il preside potenzialmente è ancora più colpevole, ancora più criminale, ancora più corrotto e allora ancora più pericoloso che possa avere dei nuovi poteri, perché anziché poter sperare di avere l’insegnante migliore per costruire una scuola migliore è meglio lasciare che le cose stiano come sono per evitare di cambiare.

  9. In questi giorni è circolata la “circolare delle circolari”, allora da più parti si sono levati gli scudi per colpevolizzare quel dirigente sul quale assolutamente non è opportuno dire nulla. L’interrogativo susseguente è stato : e se questa/o preside (perché ormai si parla solo di preside come sinonimo di dirigente) incompetente diventa super preside? Che cosa accadrà mai? Sorridendo, taluni dirigenti avranno pensato di estrarre dai propri cassetti qualche verbale dove è scappato qualche accento ( cosa che peraltro può capitare nella migliore famiglia). 

  10. Guai al preside che possa avere del denaro a disposizione del proprio istituto per poter elargire fondi a favore del merito, è preferibile scegliere la strada del passato, è meglio fare in modo che una funzione strumentale che lavora centinaia di ore in un anno continui a guadagnare 600 euro lordi: su questa strada si costruirà il futuro del Paese.

Ultimo. Siamo il paese dell’autonomia, della flessibilità, della diversificazione dichiarate. Non c’è persona di scuola che negli ultimi vent’anni non si sia intrattenuta in autorevoli discorsi con al centro la parola autonomia. Come mai nel nostro Paese, nella nostra scuola, l’autonomia è un baluardo così significativo ma nessuno la vuole realizzare? Quante volte nelle riunioni, nei collegi si è sentito dire “se questa è l’autonomia, cosa ce ne facciamo? Salvo poi rispedirla al mittente quando entra nella fase dispositiva.

Dalla riflessione su questi punti, una conclusione complessiva. In questa fase finale dell’anno scolastico non sta regnando un clima di dialogo proficuo e costruttivo, piuttosto serpeggia un dilagante pregiudizio: speriamo l’estate porti consiglio

ASSEMBLEA DEL PERSONALE DOCENTE E ATA

L’ASSEMBLEA DEL PERSONALE DOCENTE E ATA

dell’I.I.S.S. “G. Damiani Almeyda – F. Crispi”

ha deciso di aderire nei prossimi giorni allo sciopero degli scrutini, oltre che a ogni altra manifestazione che renda evidente la nostra opposizione al Disegno di Legge su “La Buona Scuola” del Governo Renzi.

L’Assemblea valuta con molta preoccupazione il fatto che il Parlamento – eletto con una legge considerata dalla Consulta “incostituzionale” – piuttosto che sostenere la propria Scuola Pubblica ne stia mettendo in crisi i valori fondamentali di libertà, democrazia e partecipazione, demolendo la scuola aperta a tutti prevista dalla nostra Costituzione.

Infatti, nascosto dietro la doverosa assunzione di precari che già lavorano nella scuola da decenni, il D.d.L. appena approvato dalla Camera prevede il potenziamento della pseudo-autonomia scolastica, in cui:

  1. i presidi diventano i padroni della scuola, azzerando le prerogative degli organi collegiali strumenti di partecipazione, democrazia e pluralismo culturale finora garanzia della scuola di tutti e per tutti;

  2. presidi, staff e capetti premiano e puniscono docenti e Ata, scelgono il personale, decidono sulla didattica e sulla formazione obbligatoria, cancellando la libertà d’insegnamento. La chiamata diretta da parte dei presidi, costringe i docenti “prescelti” – sotto costante ricatto di espulsione se non più graditi – a rinunciare alla propria indipendenza e diventare fidi esecutori della volontà del “capo”;

  3. la valutazione di studenti, docenti, e scuole è basata sui Quiz Invalsi – prove standardizzate e decontestualizzate di conformismo culturale – che riducono l’insegnamento ad addestramento e i docenti a somministratori e tabulatori. Proprio mentre Accademici di tutto il mondo sostengono che “applicare un unico metro di giudizio tanto ristretto e condizionante si configuri come un danno irreparabile nei confronti della scuola e degli studenti”.

  4. nasce il finanziamento “fai da te”, mentre il Governo taglia risorse e blocca i contratti. Si prevedono: donazioni private che aumentano il divario tra scuole di serie A, B, C …; finanziamenti di imprese e privati per la singola scuola in cambio di sgravi fiscali, che poi paghiamo tutti noi con la riduzione degli investimenti pubblici, e con la conseguente subordinazione della didattica agli interessi di chi investe. E ancora sgravi fiscali per chi iscrive i figli a scuole private già foraggiate con troppi soldi pubblici mentre nelle nostre aule crollano i soffitti.

L’ASSEMBLEA AUSPICA CHE QUESTA LOTTA DI DOCENTI E ATA

CONTRO IL D.d.L. SIA CONDIVISA DA TUTTI COLORO

CHE HANNO A CUORE IL FUTURO DEL PAESE

E IL DIRITTO A UNA SCUOLA PUBBLICA DI TUTTI E PER TUTTI

EDULEARN15

Barcellona. EDULEARN15

EDULEARN15 – la 7° conferenza internazionale sull’educazione e le nuove tecnologie dell’apprendimento – si terrà a Barcellona dal 6 all’8 giugno 2015. Il termine per l’invio di eventuali contributi è stato prolungato fino al 9 aprile.

The conference

EDULEARN15, the 7th annual International Conference on Education and New Learning Technologies will be held in Barcelona (Spain), on the 6th, 7th and 8th of July, 2015.

EDULEARN15 provides the ideal opportunity to present your projects and experiences. It is the perfect platform to discuss the latest developments in the field of Teaching and learning methodologies, educational projects and innovations and new technologies applied to Education and Research.
http://iated.org/edulearn/

Serve più autonomia per una buona scuola

da Corriere.it

Serve più autonomia per una buona scuola

Alcune critiche alle scelte del governo sono giuste. Ma la sinistra estrema non ama la decentralizzazione né un vero rapporto con la cultura del lavoro

di Luigi Berlinguer, ex ministro della Pubblica istruzione e di Università e ricerca scientifica

Caro direttore,
ho trovato eccellente l’articolo di fondo di Maurizio Ferrera (Corriere, 20 maggio). Politicamente condivisibile. Riesce a penetrare con lucidità nel problema della riforma della scuola. In Italia la cultura educativa è arretrata, non sta al passo dei Paesi più evoluti. Ferrera parla del «richiamo della foresta», di un mix tra corporativismo e ideologia «presente nelle reazioni rispetto al testo del governo»; e invoca l’unica linea possibile oggi: «un cambiamento davvero epocale nel modo di fare scuola. I programmi ministeriali uguali per tutti, la rigida separazione fra materie e percorsi, le lezioni ex cathedra , i moduli educativi standardizzati: tutto questo va rimesso in discussione, per molti aspetti superato».

Questa tematica è quasi completamente assente nelle osservazioni degli oppositori che, anche quando lamentano la dispersione scolastica, non colgono come essa più che dispersione sia espulsione di deboli da parte di un impianto che resta, bisogna dirlo, ancora in gran parte di classe. La nostra è certamente una scuola seria e come tale è riconosciuta nel mondo, ma resta comunque di classe per l’arcaicità della motivazione educativa, legata a un eccesso di logocentrismo e frammentata nei saperi e nelle materie rigidamente formalizzate. L’attenzione e la cura dell’attività di studio e dello sforzo studentesco sono demandate al pomeriggio, a casa, fuori dalle funzioni istituzionali della scuola. Ecco la vera natura di classe. È debole la ricerca didattica, prevalgono ancora umori più o meno tacitamente ostili alla valutazione e alla stessa autonomia: per questo il rischio delle reazioni è quello di una difesa del passato.

Duole che parte della sinistra, sostenendo il vecchio impianto neoidealistico, non ami l’autonomia né un vero rapporto con il lavoro e con la cultura del lavoro, con la saggezza weberiana del Beruf, del rapporto cultura-professione. Eppure sono questi i sentimenti di larga parte del mondo giovanile, le attese delle famiglie, i bisogni culturali contemporanei: in essi risiede la chiave sostanziale del cambiamento profondo e del superamento necessario della scuola di classe.
In questo orizzonte si muovono l’Europa e gli Stati più avanzati del Nord.

Voglio citare un esempio doloroso: uno dei disastri educativi attuali è la caduta della sensibilità necessaria a valorizzare l’apporto umanistico rispetto alla formazione. Ma la cultura umanistica non si difende con atteggiamenti lamentosi di nostalgica restaurazione di un passato che non c’è più. Si difende piuttosto valorizzando la portata modernissima di un bagaglio inestimabile capace di aprire la mente giovanile al reale, ai grandi valori dell’oggi. Guardate alle dolorose cifre delle iscrizioni al liceo classico: negli ultimi anni si sono dimezzate per la prima volta nella storia della nave ammiraglia della nostra educazione. La perdita di metà degli iscritti, la femminilizzazione (70% ragazze, 30% ragazzi), la meridionalizzazione: sono fenomeni imputabili a un effetto di natura impietosa, che dice «chi non cambia sparisce di fronte alla storia».

Difendiamo la grandezza di latino e classicità, ma non riduciamola a un eccesso di filologismo o alla sola consecutio temporum. «Aurea severitas, magnum gaudium», diceva Seneca. Bellissimo. Ma nelle Epistole a Lucilio lo stesso Seneca affermava «non scholae sed vitae discimus». Oggi, nel secolo XXI, aggiungiamo che la scuola non solo deve formare la mente al rigore ma deve attrarre, deve presentarsi capace di far faticare nello studio, inesorabilmente, ma anche di suscitare gioia, emozione, di stimolare la creatività. Superare il monopolio del logocentrismo significa dare altrettanto spazio all’arte, all’espressività di ciascuno, al sogno, alla speranza. La scuola italiana ha rifiutato l’arte: una bestemmia. Anche per questo è una scuola di classe. Se non si educa al bello non si forma un cittadino, un professionista colto e democraticamente responsabile.

L’opposizione alla legge sulla scuola è composta da diverse anime, da differenti osservazioni di forma e di sostanza, alcune delle quali giuste e pertinenti al fine di evitare errori nel testo e di migliorarne sostanzialmente il contenuto. Un ottimo esempio ci fornisce la Camera, che ha sensibilmente emendato la proposta governativa con formulazioni colte e di ottima fattura legislativa. Ora l’esame continua al Senato. Persistono imperfezioni che i senatori possono superare. Ma per questo bisogna uscire dal guado e dal rischio che tutto fallisca. La mia preoccupazione è che se perdiamo questa occasione, come già avvenuto nel passato, ci vorrà molto tempo prima di dare all’Italia un impianto educativo moderno, di qualità per tutti e per ciascuno.

Alla maturità 2015 debuttano alternanza scuola-lavoro, tirocini e «Clil»

da Il Sole 24 Ore

Alla maturità 2015 debuttano alternanza scuola-lavoro, tirocini e «Clil»

di Eugenio Bruno

Il conto alla rovescia per la maturità 2015 è cominciato. La ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha firmato l’ordinanza con tutte le indicazioni per lo svolgimento delle prove. Che inizieranno il 17 giugno alle ore 8.30 con quella di italiano e proseguiranno il giorno dopo con la seconda prova che vedrà il debutto dei nuovi indirizzi della riforma Gelimini. Novità anche per la terza prova dove troveranno spazio l’alternanza scuola-lavoro, i tirocini e i corsi in modalità «Clil». Dal 5 giugno sarà possibile consultare online la composizione di tutte le commissioni.

Le prime scadenze
A partire dal prossimo 3 giugno saranno pubblicate sul portale Sidi, accessibile agli Uffici Scolastici Regionali e alle scuole, le commissioni d’esame che saranno poi visibili a tutti sul sito del Miur a partire dal 5 giugno. Commissioni che dovranno riunirsi una prima volta il 15 giugno alle ore 8.30. Questo appuntamento che non sarà di poco conto visto che alla maturità 2015 debuttano i nuovi indirizzi delle superiori previsti dalla riforma Gelmini e avviati nell’anno scolastico 2010/2011.

La riunione di coordinamento
In quest’ottica un ruolo di primo piano lo avranno le riunioni territoriali di coordinamento che i presidenti di commissione terranno nei prossimi giorni con gli Uffici Scolastici Regionali. E che serviranno – come spiega l’articolo 13 dell’ordinanza – a «fornire opportune indicazioni, chiarimenti e orientamenti per la regolare funzionalità delle commissioni e, in particolare, per garantire uniformità di criteri operativi e di valutazione». Alle riunioni parteciperanno anche gli ispettori tenuti alle viglianza degli esami di Stato. Con la precisazionu ulteriore che per i presidenti di commissioni la partecipazione a queste riunioni costituisce obbligo di servizio.

Le prove scritte e orali
Rinviando al testo dell’ordinanza per tutte le precisazioni di dettaglio, in questa sede conviene soffermarsi solo sulle novità che interesseranno lo svolgimento delle prove. Non tanto la prima, di italiano, che resta immutata ed è in calendario mercoledì 17 giugno 2015 alle ore 8.30, per una durata massima di 6 ore. Quanto la seconda prevista l’indomani, sempre alle ore 8.30, e che vede spuntare materie legate ai nuovi indirizzi come danza, musica e design .La durata è per tutti di 6 ore, tranne che per alcuni indirizzi come il Liceo musicale, coreutico, artistico, dove la prova si svolge in due o più giorni. Cambiamenti in vista anche per la terza prova, diversa per ciascuna scuola, fissata per lunedì 22 giugno alle 8.30. Qui la commissione dovrà tenere conto, ai fini dell’accertamento delle competenze degli alunni, anche delle eventuali esperienze condotte in alternanza scuola lavoro, stage e tirocinio, e della disciplina non linguistica insegnata tramite la metodologia Clil. Stesso discorso per il colloquio orale che potrà partire da eventuali esperienze condotte in alternanza o in tirocinio.

Voto regionale: fallita la campagna anti-Renzi?

da La Tecnica della Scuola

Voto regionale: fallita la campagna anti-Renzi?

Fallita, forse, la campagna “i docenti non votano PD”. Stando alle prime proiezioni il centro-sinistra “tiene” abbastanza bene o comunque non esce sconfitto dalle urne.

Anche se è presto per tirare conclusioni definitive, per ora possiamo dire che la martellante campagna “i docenti non votano PD” lanciata nelle ultime settimane sui social network pare non aver dato i risultati che i promotori si aspettavano.
Poco dopo la mezzanotte, infatti, l’esito del voto è ancora molto parziale, ma qualche dato certo sembra già esserci: in Puglia e in Toscana la vittoria del centro-sinistra appare sicura, così come sicura è la vittoria del centro-destra in Veneto (ma in questa regione la sconfitta di Alessandra Moretti non può certamente essere messa in relazione con il ddl sulla scuola).
Pressochè sicura la vittoria del centro-sinistra anche in Campania e nelle Marche.
In Umbria e in Liguria la partita è ancora aperta ed è probabile si dovrà aspettare qualche ora per saperne di più.
Per intanto, però, un dato è certo: il mondo della scuola non è riuscito a influenzare più di tanto il voto regionale. Su questo punto varrà la pena nei prossimi giorni fare qualche riflessione più approfondita: forse bisogna incominciare a mettere nel conto che quello della scuola non è un tema che sembra coinvolgere ampli strati della popolazione.
Ma la domanda, a questo punto, è: quali conseguenze avrà il voto del 31 maggio sull’iter parlamentare del ddl?  Difficile rispondere, almeno in questo momento; vedremo cosa accadrà il 3 giugno alla ripresa dei lavori in Commissione.

Senato: attesa per i pareri di Bilancio e Affari Costituzionali

da La Tecnica della Scuola

Senato: attesa per i pareri di Bilancio e Affari Costituzionali

A partire da mercoledì 3 giugno anche la Commissione Bilancio del Senato prenderà in esame il ddl sulla scuola. La settimana successiva toccherà alla Commissione Affari Costituzionali.

Mercoledì 3 giugno, alla ripresa dei lavori al Senato, si tornerà a parlare del disegno di legge 1934 sulla scuola. Il dibattito più importante sarà quello che si svolgerà presso la Commissione Cultura dove il 29 maggio la senatrice Francesce Puglisi  ha già presentato le linee generali del provvedimento.
Ma c’è molta attesa anche per quanto emergerà da altre commissioni che dovranno trasmettere il loro parere alla Commissione Cultura che dovrà poi relazionare in aula.
Tra mercoledì e giovedì il ddl verrà esaminato da diverse commissioni: V (Bilancio), VI (Finanze), XI (Lavoro),  XII (Sanità),  XIV (Politiche Europee).
Sono rimandate invece alla settimana successiva, e quindi a partire dal 9 giugno, le sedute delle seguenti commissioni:  I (Affari costituzionali), III (Affari esteri), VIII (Lavori pubblici), IX (Agricoltura), X (Industria).
La maggioranza di Governo continua ad ostentare sicurezza sull’esito dell’iter parlamentare del ddl, ma i tempi si stanno facendo sempre più stretti, anche perchè le probabili modifiche che verranno introdotte dal Senato renderanno indispensabile un ulteriore passaggio alla Camera.

Niente spending review sulla scuola: sono soldi che favoriscono la crescita del Paese

da La Tecnica della Scuola

Niente spending review sulla scuola: sono soldi che favoriscono la crescita del Paese

A ricordarlo è stato Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, presentando il suo libro ‘La lista della spesa’: i finanziamenti per istruzione e cultura in Italia non sono certo troppo elevati, ed è per questo che sono aree che non abbiamo indagato, su cui non abbiamo fatto proposte di risparmi.

“Le spese per scuola e cultura vanno preservate” perché si tratta di finanziamenti statali che nel medio periodo “hanno effetti positivi per la crescita”: a sostenerlo è stato Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, che il 31 maggio, al Festival Economia di Trento, ha presentato il suo libro ultimo ‘La lista della spesa’.

“Le aree di spesa per istruzione e cultura in Italia non sono certo troppo elevate, ed è per questo che sono aree che non abbiamo indagato, su cui non abbiamo fatto proposte di risparmi”, ha sottolineando l’uomo che nel corso del Governo Letta era stato incaricato di individuare le spese inutili e gli sprechi esistenti nella macchina statale. Sprechi che oggi, a distanza di un anno e mezzo, si scopre che non c’erano. Almeno, a livello macroscopico.

Cottarelli ha anche parlato dei finanziamenti pubblici destinati al ministero della Difesa, sulle quali l’ex commissario aveva stimato “possibili risparmi per 2,5-3 miliardi. Ora è in corso una riforma della difesa ma a ‘risparmi zero’ perché si riducono le spese per il personale ma se ne aumentano altre. Forse si potrebbe vedere di non aumentare le spese”.

Campagna: basta compiti per le vacanze!

da La Tecnica della Scuola

Campagna: basta compiti per le vacanze!

Riparte, con la chiusura delle scuole, la diatriba sull’assegnazione dei compiti a casa durante le vacanze: si o no? E online spunta perfino un appello: basta compiti

Si parte dalla  Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, art 31: “Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”, e si finisce con la firma dei proponenti l’appello: da associazioni di genitori a psicologi e ricercatori universitari.

Si tratta di una lettera che, postata su Facebook , sarà inviata al Miur e ai dirigenti scolastici.

I motivi per l’abolizione di questa pratica sono puntualmente elencati:

sono inutili, dannosi, discriminanti, prevaricanti, impropri, limitanti, stressanti, malsani.

Il nostro portale nel dicembre del 2014 aveva proposto un sondaggio al quale avevano risposto oltre 1300 lettori, la maggioranza dei quali si era espresso a favore: 55% contro il 45% che non vorrebbe si assegnassero compiti.

Come si vede il dibattito continua, gli schieramenti si ripropongono senza però addivenire a una scelta condivisa.

Alle prossime vacanze, concluse quelle di quest’anno, si riaprirà la diatriba: compiti a casa si compiti a casa no.

Incognite politiche sul destino della ‘Buona Scuola’

da tuttoscuola.com

Incognite politiche sul destino della ‘Buona Scuola’

Il rilevante successo dello sciopero proclamato dai cinque sindacati ‘rappresentativi’ lo scorso 5 maggio ha indotto il Governo ad assumere una linea di maggiore cautela non tanto dal punto di vista procedurale (i tempi restano serrati, già in settimana dovrebbero iniziare le votazioni sugli emendamenti) quanto sotto il profilo della gestione politica del delicato passaggio del Disegno di legge ‘Buona Scuola’ al Senato.

Il premier Renzi ha detto che “chi ha voglia di parlare in modo serio avrà un governo attento”, mentre il ministro Giannini, dopo le audizioni dei sindacati in Senato, ha parlato di “doverosa apertura al dialogo sui punti più significativi”.

In che cosa consista questa disponibilità al dialogo non è ancora chiaro, anche se alcuni ‘ammorbidimenti’ già intervenuti alla Camera ne lasciano intuire la direzione (ridimensionamento delle competenze del preside, maggiore collegialità nella programmazione delle attività e nella valutazione dei docenti).

Si teme, da parte del Governo, la saldatura tra la protesta sindacale e l’opposizione al Ddl dei senatori Pd antirenziani, che al Senato pesano molto di più che alla Camera e che potrebbero sostenere col voto segreto emendamenti sgraditi al Governo.

Anche l’esito delle elezioni regionali e amministrative, che hanno assunto un valore politico generale, potrebbe influire sulla maggiore o minore determinazione con la quale lo schieramento antirenziano si batterà per modificare o addirittura bloccare la ‘Buona Scuola’. Un successo del Pd guidato da Matteo Renzi indebolirebbe gli oppositori interni, già divisi tra intransigenti e dialoganti, e faciliterebbe l’approvazione della legge con limitate limature. Invece una sua sconfitta aprirebbe nel partito una crisi profonda, inducendo i suoi avversari ad alzare il prezzo di una ricomposizione interna. E a farne le spese potrebbe essere la ‘Buona Scuola’, la legge simbolo dell’era Renzi.