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Bullying e Cyberbullying

Bullying e Cyberbullying

di Vincenzo Andraous

Bulli e pupe da qualche tempo sono scomparsi dalle cronache, dalle romanze più o meno virtuali, hanno abbandonato il proscenio della carta stampata, della scatola magica, delle aule scolastiche, come se a non parlarne, a non volerne sentire sulla pelle l’urto e il fastidio, fosse strada consolidata per il risolvimento del problema e delle tragedie che ne conseguono.

Purtroppo non è così, e non sarà mai il silenzio a fare da scarto per una ritrovata coscienza, per una significativa presa di posizione a favore di uno stile di vita equilibrato, non più fondato sulla prevaricazione intenzionale, sulla sottomissione persistente, sulla violenza più asimetrica, dove il più debole è obbligato a mollare gli ormeggi nella maniera più drammatica, nella condizione-oppressione disperante della paura che diviene vergogna.

Una, due, tre adolescenti hanno deciso di rompere con la vita, gli argini della stupefazione si sono sciolti, ora c’è urgenza di trovare nuove soluzioni, altre vie di fuga al dolore.

Bisogna stare molto attenti  a quello che si dice, ma pure a quello che non si dice, che non è dato sapere perché le responsabilità non sono mai definite o colpevolmente riconducibili a una sorta di chiacchiericcio da bar sport.

Rimangono a destare le coscienze i giovani rimasti a terra, le posture scomposte, il disfacimento dei volti, ai quali è stato rapinato tutto, perfino i sogni, quelli che in vita dovevano fare la differenza.

Ma etichettare quanti rimangono contusi, segnati, costruire nuovi piedistalli di cartone, nuovi imperatori, sottende il rischio di incappare in altre tragedie simili, favorendo fascinazioni ed emulazioni da film dell’orrore.

Quando un/a giovane non ha più capacità di vivere, quella  sofferenza che assale è un angolo senza alcuna luce rossa di emergenza?  Diventa morte che abbatte la vita senza possibilità di ascolto di un lamento, di una preghiera, di una richiesta di aiuto?

Forse è così, perché i silenzi dell’anima tormentata non fanno rumore, relegano all’angolo più buio, dove le parole, i gesti, gli slanci ammutoliscono, con i polsi legati dalla disattenzione e dall’indifferenza, senza consapevolezza di quanto sia difficile essere adulti, rispettosi degli altri, soprattutto dei più giovani, delle difficoltà che nascono da una ingiustizia protratta e interpretata con superficialità, in fin dei conti sono ragazzate che accadono dalla notte dei tempi.

Bullying e Cyberbullying, ieri non c’erano le evoluzioni tecniche di questo presente, non c’erano le messaggistiche istantanee, la rete, non c’erano i modi  veloci quanto uno sparo per rendere invivibile un’esistenza, per rimanere soffocati dal vomito provocato da poche sillabe su un account.

Oggi siamo nello stesso identico tempo del ferro e del fuoco, ma con le  parole lanciate come fossero cluster bomb, aggettivi e sostantivi a grappolo, a scendere e risalire, senza dover chiedere conto o pagare niente a nessuno, menzogne assemblate senza pudore, fino a farle divenire verità imposte, una condanna senza possibilità di appello.

Sembrerà banale fin’anche patetico ma queste assenze inconfessabili al punto da stare attenti a parlarne, hanno un comune denominatore: la maleducazione, l’ineducazione, l’inculturazione dettata dall’età, dai finti eroi, dagli esempi-riferimenti in circolazione che fanno vittime a ogni promessa svenduta e mai mantenuta, con gli occhi rivolti al domani raccontato banalmente come se non fosse nulla di eccezionale.

Ritenute ai dirigenti scolastici della Campania – Esposto

– Al Presidente del Consiglio dei Ministri
– Al Ministro dell’Istruzione
– Al Ministro dell’Economia e Finanze
Ai presidenti di Camera e Senato
– Ai Capigruppo di Camera e Senato
– Alle Agenzie di Stampa
LORO SEDI

Si trasmette, in allegato, il documento approvato all’unanimità dal  Consiglio Nazionale della scrivente organizzazione in data odierna a Roma e relativo all’oggetto.
L’incredibile, inaccettabile, iniquo, scorretto, ingiusto e vergognoso  “contratto unilaterale” del Direttore Generale della Campania,  Dr. Diego Buochè,  costringe la scrivente organizzazione professionale e sindacale a riproporre l’immediata rimozione dello stesso.

Un Direttore Generale

che emana un “contratto unilaterale”;
che lo mette in esecuzione senza l’approvazione degli organi di controllo;
che decurta la già misera retribuzione di tutti i dirigenti scolastici della Campania  dal   20 al 40% mensilmente  e per oltre un anno;
che non considera le conseguenti difficoltà ricadenti sul bilancio familiare delle “vittime” del suo provvedimento;
che abusa del proprio potere perché convinto dell’impunibilità permanente
deve essere immediatamente rimosso dal proprio incarico oltre che essere perseguito penalmente.

La scrivente organizzazione professionale e sindacale, nel mentre invita le SS.LL. ad intervenire immediatamente per bloccare e imporre al Dr. Bouchè di revocare il proprio scriteriato provvedimento, chiede l’immediata apertura di un tavolo per studiare tutte le possibili soluzioni.
Preannuncia che in assenza di adeguate risposte verrà dichiarato lo stato di agitazione dei  dirigente scolastici della Campania e dell’intera categoria.
In attesa di riscontro è gradita l’occasione per distintamente salutare.

Il Presidente Nazionale
Attilio Fratta

DOCUMENTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE

 

Il Consiglio Nazionale

–            Riunitosi a Roma il 7 ed 8 aprile 2013;

–             Preso atto della gravissima situazione determinatasi a carico dei Dirigenti Scolastici della Campania a seguito delle ritenute applicate dalle varie Direzioni Provinciali del Tesoro finalizzate al “recupero” di somme relative alla retribuzione di posizione parte variabile, così come determinate da un improvvido atto unilaterale del Direttore Generale per la Campania, dott. Diego Bouchè;

–            Considerato che le somme oggetto di recupero oscillano tra  400 e 900 euro mensili per almeno 8 mensilità;

–            Prevedendo che le ritenute proseguiranno per diversi altri mesi;

RITIENE

–       che il  provvedimento adottato dal Direttore Generale della Campania, che ha dato origine alle ritenute, rappresenta un inaccettabile attacco alla categoria dei dirigenti scolastici già gravemente provata dalle inefficienze dell’apparato amministrativo, dalle difficoltà della crisi economica e dal dover operare in un contesto territoriale spesso problematico e privo di adeguati supporti a sostegno e tutela della Scuola.

–   che il citato provvedimento sia  illegittimo , oltre che ingiusto e, di conseguenza inaccettabile.

APPROVA

tutte le iniziative, anche di carattere giudiziario, messe in campo dalla struttura regionale della Campania volta a tutelare gli interessi dei soci e dell’intera categoria e dà  pieno mandato al Presidente Nazionale ed al Presidente della struttura regionale per la Campania affinchè mettano in atto tutte le azioni ritenute opportune perché si giunga quantomeno ad una moratoria delle suddette ritenute fino a quando non vi saranno i pronunciamenti giudiziari in merito.

CHIEDE

 

l’immediata apertura di tavoli negoziali a livello nazionale e regionale con MIUR e MEF per affrontare la vicenda, chiarirla nei suoi non pochi aspetti “opachi” e giungere a soluzioni condivise e non penalizzanti per la categoria, dichiarando la mobilitazione e lo stato d’agitazione della categoria.

 

Letto e approvato all’unanimità in Roma, addì 8 aprile 2013.

 

Il Presidente del Consiglio Nazionale                                              Il Presidente Nazionale

Nuove procedure non sufficienti a limitare ritardi

Scuola, Mascolo:
“Nuove procedure non sufficienti a limitare ritardi”
“Le procedure adottate dal Miur e dal Mef per snellire il lavoro e accelerare i pagamenti, in realtà hanno solo comportato un notevole ritardo a causa della ‘geniale trovata’ di far arrivare gli stanziamenti economici alle scuole e alla banca cassiera a posteriori”.
Lo dichiara il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, spiegando che “i sistemi informatizzati, infatti, troppo spesso sono mal funzionanti e così gli istituti si trovano in enormi difficoltà, con tanti lavoratori che percepiscono lo stipendio addirittura dopo quattro mesi, e in linea di massima la tempistica media per la corresponsione delle competenze fisse spettanti al personale a tempo determinato non è mai inferiore ai due mesi”.
“Come si può parlare di rendere efficiente la P.A., – conclude il sindacalista – se le strumentazioni e le procedure si rivelano essere in netta controtendenza con gli obiettivi prefissati e se le risorse economiche delle scuole non bastano nemmeno a far fronte alle supplenze?”.

Eurostat: Italia fuori media Ue, meno diplomati e più abbandoni scolari

da Repubblica.it

Eurostat: Italia fuori media Ue, meno diplomati e più abbandoni scolari

Secondo il rapporto, il nostro Paese segue a fatica il resto dell’Europa. Al 17,6 per cento nel 2012 la percentuale degli studenti che hanno lasciato gli studi contro il 12,8 europeo. Solo il 21,7 per cento i diplomati contro la media Ue del 35,8 per cento. E siamo il fanalino di coda anche per numero di laureati

BRUXELLES – Il tasso di abbandono scolastico cala in Europa, ma l’Italia è in controtendenza. Il quadro non lusinghiero per il nostro Paese viene descritto da Eurostat. Che, in un rapporto appena diffuso, rileva come la percentuale di studenti che lasciano la scuola in generale sia nel 2012 diminuita, avvicinando gli obiettivi fissati per il 2020 che puntano a limitare il fenomeno sotto la barra del 10% e ad aumentare la quota di diplomati a più del 40%.
La situazione tra i 27 Paesi presenta tuttavia molte differenze. Mentre la media Ue per gli abbandoni scolari nel 2012 si è attestata al 12,8%, l’Italia segue con fatica col 17,6%, e il Belpaese è nettamente fuori media Ue (35,8%) in tema di diplomati (21,7%).
Nell’Unione europea il 36% di giovani tra i 30 ed i 34 anni ha concluso con successo il percorso universitario, il 2% in più rispetto al 2010 e l’8% in più rispetto al 2005, riferisce sempre Eurostat, ricordando che la strategia Europa 2020 prevede che quella percentuale salga al 40% di qui ai prossimi sette anni. Per ora la superano Gran Bretagna 47,1%, la Francia col 43,6% e la Spagna col 43,1%. La Polonia è vicina col 39,1%, mentre la Germania è al 31,9%. A guidare la classifica invece è l’Irlanda con il 51,1% di laureati in quella fascia d’età.
L’Italia, fra i 27, si colloca all’ultimo posto della classifica: nel 2012 appena il 21,7% di chi comincia l’università ha completato gli studi e si è laureato entro i 34 anni. Ci è riuscito il 26,3% delle donne e solo il 17,2% degli uomini.
Il dato italiano – in leggero miglioramento rispetto a 2010 e 2011 – è il peggiore dell’intera Ue, dove la media di chi compie il ciclo di istruzione terziaria è del 35,8%. La Romania, maglia nera nel 2010 col 18,1%, ci ha superati nel 2012 col 21.8%.

“IoStudio”, da settembre la nuova carta dello studente

da LaStampa.it

“IoStudio”, da settembre la nuova carta dello studente

Si arricchisce diventando anche una carta pre-pagata ricaricabile

roma

Arriva la nuova IoStudio, da oggi la Carta dello Studente che offre anche servizi di pagamento per favorire il risparmio dei giovani nell’acquisto di prodotti culturali e didattici. L’iniziativa è stata presentata al ministero dell’istruzione dal ministro Francesco Profumo, e dall’ad di Poste italiane, Massimo Sarmi.

 

Così il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e Poste italiane danno vita alla campagna di educazione finanziaria rivolta ai giovani sui nuovi e più sicuri strumenti di pagamento.

 

Oltre a consentire agevolazioni per cinema, teatri, concerti, biglietti aerei e ferroviari e sconti su un nutrito pacchetto di beni e servizi, dal prossimo anno scolastico il tesserino, già in dotazione agli studenti delle scuole superiori (e dal prossimo anno anche a oltre 2 milioni di universitari) si arricchisce di una nuova funzione diventando anche una carta pre-pagata ricaricabile. Saranno i genitori a decidere se attivare o no, gratuitamente, tramite internet, le funzioni finanziarie. Partner dell’iniziativa è Poste italiane, azienda scelta dopo una selezione pubblica.

 

Gli studenti potranno utilizzare la carta, che dal prossimo anno dovrà essere corredata di foto, per effettuare acquisti, anche on line, usufruendo da subito degli sconti previsti dalla convenzioni. E alle famiglie sarà garantita sicurezza tramite la tracciabilità degli acquisti e l’inibizione di alcune categorie merceologiche a rischio (come, ad esempio, gioco on line, armi ecc…).

 

Nell’ottica dell’evoluzione dei sistemi di pagamento, sarà anche offerta la possibilità agli studenti di associare una Sim alla PostePay per accedere ai servizi che consentiranno di effettuare direttamente dal cellulare una serie di operazioni (verifica saldo e ultimi movimenti, ricarica Postepay, pagamento bollettini ecc..).

 

Poste Italiane, infine, ha accolto la richiesta del ministero di destinare una quota parte dei proventi ricavati dall’utilizzo delle funzioni di pagamento da parte degli studenti all’istituzione del Fondo per il Diritto allo Studio che sosterrà la realizzazione e promozione dei progetti nazionali per l’accesso allo studio.

 

«I tanti attori messi insieme – ha spiegato il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo – permettono di completare una rosa di agevolazioni che, oltre ad andare incontro ai nostri ragazzi, possono rappresentare una boccata d’ossigeno per le famiglie italiane, in un momento di particolari difficoltà economiche come quello attuale».

 

E l’amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi, ha messo l’accento sull’ aspetto sicurezza: «ci rivolgiamo agli studenti per consegnare loro uno strumento sicuro e innovativo da usare per depositare i risparmi, le borse di studio scolastiche, le paghette ricevute dai genitori e acquistare in totale sicurezza prodotti culturali o didattici».

Varate in conferenza unificata le nuove linee guida per l’edilizia scolastica

da Tecnica della Scuola

Varate in conferenza unificata le nuove linee guida per l’edilizia scolastica
di P.A.
Varati oggi i principi ispiratori delle nuove Linee Guida per le architetture interne delle scuole su proposta del ministro Francesco Profumo, dopo il parere della Conferenza Unificata: ”Se la scuola cambia e si rinnova, allora devono cambiare anche gli edifici e gli spazi educativi.”
La scuola cambia seguendo dunque i nuovi criteri per la costruzione degli edifici scolastici e volgendo lo sguardo al futuro, ai nuovi spazi di apprendimento coerenti con le innovazioni determinate dalle tecnologie digitali e dalle evoluzioni della didattica. Tra gli obiettivi di fondo, garantire edifici scolastici sicuri, sostenibili, accoglienti e adeguati alle più recenti concezioni della didattica, sostenute dal percorso di innovazione metodologica intrapreso grazie alla progressiva diffusione delle ICT nella pratica educativa. Le Linee Guida rinnovano i criteri per la progettazione dello spazio e delle dotazioni per la scuola del nuovo millennio. Per questo motivo si discostano dallo stile prescrittivo delle precedenti, risalenti al 1975. La nuova logica, infatti, è di tipo “prestazionale”, e rende i criteri di progettazione più agevolmente adattabili alle esigenze didattiche e organizzative di una scuola in continuo mutamento. Vengono dunque riconfigurate la architetture interne, proponendo una concezione dello spazio differente da un modello di organizzazione della didattica rimasto ancorato alla centralità della lezione frontale. Le Linee Guida appena approvate propongono invece spazi modulari, facilmente configurabili e in grado di rispondere a contesti educativi sempre diversi, ambienti plastici e flessibili, funzionali ai sistemi di insegnamento e apprendimento più avanzati. Se infatti cambiano le metodologie della didattica, superando l’impostazione frontale, anche la realizzazione degli edifici scolastici dovrà rispondere a parametri e criteri architettonici e dell’organizzazione dello spazio del tutto nuovi. La predisposizione e l’approvazione delle nuove Linee Guida si inserisce all’interno di un percorso, seguito dal Miur, iniziato con un’approfondita ricognizione internazionale, presentata nell’ambito del convegno “Quando lo spazio insegna” del 16 maggio 2012. In quella occasione è stata avviata una ricerca di soluzioni operative che consentano un’effettiva rigenerazione del patrimonio scolastico, per renderlo più adatto all’evoluzione tecnologica e rispondente ai criteri di sicurezza.
Un impegno, questo, che si è poi concretizzato anche attraverso la recente direttiva firmata dal ministro Profumo, che prevede lo stanziamento di 38 milioni di euro da destinare alla costruzione di nuove scuole attraverso lo strumento del fondo immobiliare e nel rispetto delle nuove Linee Guida.

Monito Eurostat: solo in Italia gli abbandoni scolastici non diminuiscono!

da Tecnica della Scuola

Monito Eurostat: solo in Italia gli abbandoni scolastici non diminuiscono!
di A.G.
Se nell’Ue a 27 lasciano prematuramente i banchi di scuola il 12,8% di giovani, nel nostro Paese siamo fermi al 17,6%: centinaia di migliaia di giovani che vanno a riempire la lista dei neet. E all’Università va peggio: nel rapporto iscritti/laureati siamo gli ultimi.
Ancora numeri allarmanti per l’Italia da parte dell’istituto di statistica europeo. Dopo quelli di alcuni giorni fa, riguardanti gli scarsi investimenti su cultura e istruzione, l’11 aprile è arrivato quello sul tasso di abbandono scolastico relativo allo scorso anno. Ebbene, se in Europa la tendenza è in calo, con una media del 12,8 per cento di giovani che lasciano la scuola prematuramente (ormai sempre più vicina a quel 10 per cento indicato dall’Unione Europea da raggiungere entro il 2020), in Italia si va verso la direzione opposta: il numero di alunni che lascia i banchi prima dei sedici anni rimane fermo al 17,6 per cento. Che in termini pratici si traduce in centinaia di migliaia di ragazzi che vanno quasi sempre ad allargare le fila dei cosiddetti neet, ovvero dei giovani che non studiano né lavorano.
Anche il resto dei dati fornite da Eurostat risultano davvero preoccupanti: se nell’Ue a 27 i diplomati sono in assoluto il 35,8 per cento, nel nostro Paese non arriviamo al 22 per cento. E non va meglio a livello universitario, visto che se l’Unione Europea detiene ormai circa il 36 per cento di “dottori” 30-34enni, rispetto a quelli che avevano iniziato gli studi, l’Italia nella stessa fascia di età si ferma al 21,7 per cento. Che rappresenta il risultato peggiore dei 27 Paesi europei esaminati. Anche se su questo fronte le cose vanno leggermente meglio rispetto al passato, è un dato di fatto che pure l’abbandono universitario assume una valenza tutt’altro che trascurabile. Ma quando se ne accorgeranno i nostri governanti? Quando capiranno che la situazione è sempre più allarmante?

Personale Ata, rinviato l’incontro al Miur

da Tecnica della Scuola

Personale Ata, rinviato l’incontro al Miur
Non ancora fissata dal Miur una nuova data per l’incontro con le organizzazioni sindacali per confrontarsi e discutere sulla situazione di stallo in cui i lavoratori del settore si trovano da tempo.
Rinviato l’incontro previsto per l’11 aprile per discutere le questioni irrisolte riguardanti il personale Ata. La nuova data dell’incontro sarà comunicata successivamente da parte del Ministero.  Intanto la Flc Cgil fa sapere che ieri, 10 aprile, è stato effettuato un presidio del “Coordinamento precari per la stabilità del lavoro” di tutti i settori della conoscenza, con massiccia partecipazione di lavoratori precari provenienti dai territori. La delegazione, capeggiata dal segretario generale della Flc, Domenico Pantaleo, è stata ricevuta dal ministro Profumo, “il quale – precisa un comunicato della Flc Cgil – in particolare ha preso impegni per l’immissione in ruolo dei collaboratori scolastici e a trovare una soluzione efficace per gli assistenti amministrativi e tecnici della scuola, investiti del decreto sul transito dei docenti inidonei”.

Arrivano le linee di indirizzo per mobilità studentesca internazionale

da Tecnica della Scuola

Arrivano le linee di indirizzo per mobilità studentesca internazionale
di L.L.
Riguardano l’organizzazione di attività finalizzate a sostenere gli studenti italiani partecipanti a soggiorni di studio e formazione all’estero e gli studenti stranieri ospiti in Italia
Il fenomeno della mobilità studentesca ha evidenziato, negli anni, alcune criticità che riguardano, in particolare, le modalità del riconoscimento dei vari percorsi formativi effettuati in scuole straniere ai fini dell’ammissione alle classi successive.
Le principali problematiche che emergono riguardano:
– il riconoscimento degli studi effettuati all’estero per gli studenti italiani
– la comparazione delle discipline studiate per gli studenti italiani
– l’ammissione all’anno successivo per gli studenti italiani
– l’ammissione alle classi per gli studenti stranieri
– la valutazione e la certificazione delle esperienze di studio sia per gli studenti italiani
sia per gli studenti stranieri.
Per tali ragioni il Miur ha elaborato le Linee di indirizzo sulla mobilità studentesca internazionale individuale, trasmesse con al Nota prot. n. 843 del 10 aprile 2013, al fine di , fornire alcune indicazioni operative che possano facilitare le istituzioni scolastiche nella organizzazione di attività finalizzate a sostenere sia gli studenti italiani partecipanti a soggiorni di studio e formazione all’estero sia gli studenti stranieri ospiti dell’istituto.
Si tratta di un ampio documento che, oltre alla normativa di riferimento, illustra come muoversi non solo agli istituti che intendono “mettere a sistema” le esperienze di mobilità studentesca internazionale, ma anche come accogliere i singoli alunni provenienti dall’estero da parte degli istituti secondari di secondo grado per un periodo non superiore ad un anno scolastico e non finalizzato al conseguimento di un titolo di studio.

Cancellati 200.000 posti di precari Ata e docenti in 6 anni

da Tecnica della Scuola

Cancellati 200.000 posti di precari Ata e docenti in 6 anni
di P.A.
Lo sostiene l’Anief sulla base della conferma dei tecnici del Tesoro. La riduzione di 200mila posti sarebbe avvenuta tra il 2008 e il 2013, in coincidenza con le riforme epocali della scuola, dettate soltanto da esigenze di risparmi senza alcun progetto pedagogico, e poi col governo dei tecnici.
Intanto sarebbero venute meno ben 4.000 scuole autonome su 12.000, con la conseguente scomparsa di altrettanti posti di dirigenti, dsga, ata, e poi la riduzione avrebbe riguardato il 35% del personale ATA, mentre a quella cifra si arriverebbe tenendo conto ancora di 4 ore del tempo scuola settimanale sottratto agli studenti in ogni ordine e grado, l’introduzione del maestro unico e l’eliminazione dell’insegnante specialistico di lingua inglese (con la caduta dei livelli di apprendimento degli alunni dal 2° al 32° posto nei rapporti Pirls), il tetto sugli insegnanti di sostegno (dichiarato incostituzionale nel 2010), l’innalzamento di un punto percentuale del rapporto alunni/docenti. Una scelta scellerata che ha peggiorato il servizio scolastico, aumentato la dispersione e deteriorato i livelli di apprendimento dei nostri studenti, mortificando le aspettative maturate dai 200.000 precari formati dallo Stato per insegnare e lasciate nel limbo delle graduatorie ad esaurimento

Precari storici, entro un anno sapremo se saranno assunti in massa dai giudici

da Tecnica della Scuola

Precari storici, entro un anno sapremo se saranno assunti in massa dai giudici
di A.G.
L’indicazione è del presidente Anief, Marcello Pacifico, che ha chiesto alla Corte dei diritti europei di pronunciarsi sulla mancata adozione in Italia della direttiva Ue che obbliga il datore di lavoro ad immettere in ruolo chi ha svolto almeno 36 mesi di servizio. Intanto arrivano le prime sentenze favorevoli delle Corti di Appello sui ricorsi nazionali.
“Ricorrere alla giustizia paga”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, l’organizzazione che da alcuni anni sta introducendo un nuovo modo di fare sindacato: far valere i diritti dei lavoratori attraverso il coinvolgimento dei tribunali. Dopo la vittoria sulla questione degli spostamenti dei precari inseriti nelle GaE a “pettine” o in “coda”, negli ultimi mesi l’Anief ha inanellato una serie di vittorie sul fronte del riconoscimento degli scatti di anzianità anche al personale non di ruolo. Con alcune sentenze che hanno assicurato ricercamenti record, superiori ai 150mila euro.
Ma la vera “partita” è quella che il sindacato sta cercando di vincere sul fronte del danno procurato per il perdurante stato di precarietà dei supplenti “storici”, a dispetto della direttiva europea 1999/70/CE che obbliga il datore di lavoro ad assumere i lavoratori che hanno svolto 36 mesi di servizio si posto effettivamente vacante.
Sempre facendosi forti di questa mancata adozione della normativa europea vigente, il sindacato autonomo ha anche cominciato a riscuotere successi sul fronte delle assunzioni d’ufficio. Si tratta di sentenze importanti, perché riguardano lo status di singoli lavoratori nel cui status lavorativo si ritrovano altre decine di migliaia. Da alcune parti si obiettato che si tratta però di vittorie isolate. E soprattutto limitate al primo grado di giudizio. L’Anief replica, ora, che le cose non stanno così. Prima di tutto perché cominciano ad arrivare le sentenze di conferma pronunciate anche dalle Corti di Appello, l’ultima delle quali riguarda un docente precario che si era rivolto al Tribunale di Trani e che dopo il via libera di quest’ultimo alcuni giorni fa è stato convocato dall’Ust di Bari per firmare la sua immissione in ruolo. Ed in secondo luogo perché il sindacato è in attesa di un importante pronunciamento: quello della Corte dei diritti europei, che tra l’altro ha già chiesto chiarimenti al nostro Paese avviando anche una pratica per possibile procedura d’infrazione. Per capirne l’esito non bisogna attendere troppo tempo. “Per assistere all’esito dei tanti ricorsi sulla stabilizzazione del personale precario presentati dall’Anief alla corte di Strasburgo bisognerà aspettare. Probabilmente il 2014, ma comunque non più di un anno”, spiega il presidente Pacifico. “Nel frattempo, sono già esecutive le sentenze sui risarcimenti e sull’applicazione degli scatti immediati. È la dimostrazione, a dispetto di alcuni ‘mal di pancia’, che ormai anche il giudice nazionale ha trasformato una fondata linea di pensiero in un inconfutabile punto di arrivo”, ha concluso il sindacalista.
È evidente, quindi, che quello di Strasburgo diventa un pronunciamento chiave. Che se dovesse dare ragione al sindacato, aprirebbe le porte del ruolo a tantissimi precari. Facendo decadere la sentenza della Cassazione n. 10127/2012 che giustifica il regime derogatorio adottato oggi in Italia. E mettendo nei guai lo Stato, che con la “stretta” sulle pensioni si ritroverebbe costretta ad assumere una mole di personale probabilmente superiore alle necessità.

Esami di stato: tutta la verità sulle tracce

da Tecnica della Scuola

Esami di stato: tutta la verità sulle tracce
di P.A.
Skuola.net leva il velo (ci tenta) sulle credenze che vorrebbero dare per certa la conoscenza dei testi dei temi qualche giorno prima degli esami di stato. Per evitare proprio che sulla scia di questo antico dogma, sette di imbonitori online continuino a sibilano titoli fasulli o percorsi illuminati per attirare nelle proprie spire avventurosi aspiranti diplomati
“La riservatezza delle tracce del tema della Maturità è a prova di agente segreto”, dice il sito degli studenti e su questo assioma concordiamo, anche perché mai, a nostra memoria, si è verificato che qualcuno azzeccasse le previsioni fatte o le indicazioni suggerite. “Gli argomenti vengono selezionati diversi mesi prima della scadenza degli esami (e per questo vanno scartate le notizie dell’ultima ora dal ventaglio delle possibilità), ma da quel momento in poi sono custoditi nei server del Ministero, e protetti da password inaccessibili.” Le tracce dunque rimarranno fino alla trasmissione online preservate e vigilate negli archivi del Ministero, e vedranno la luce solo nel momento in cui i commissari li metteranno sui banchi e cioè il giorno stesso degli esami. L’unico a sapere qualcosa, continua Skuola.net, è l’Ispettore Favini che, oltre al Ministro, conoscere le tracce della prima prova, benché “la scelta degli argomenti non è affatto cosa semplice. Per quanto riguarda l’analisi del testo, solitamente ci si orienta vero testi, poetici o di prosa, non troppo conosciuti di autori molto noti del Novecento. Si predilige, di solito, la poesia perché si può tagliare selezionando una porzione di brano nel rispetto dei limiti imposti dalla sovranità del tempo e dello spazio. Ma la prosa si alterna spesso al testo in versi. Per quanto riguarda la tipologia B, vale a dire saggio breve o articolo di giornale, la sensibilità e le preferenze del Ministro sono determinanti nella propensione per un argomento proposto, piuttosto che per un altro, tenendo in considerazione il fatto che la scelta, in questi casi, è importante anche perché si inviano attraverso questa dei messaggi importanti da un punto di vista comunicativo – culturale”. Nulla da fare dunque, troppo semplice la prassi seguita dal ministero per assegnare i titoli dei temi, tanto semplice che appare perfino complicata. L’unica strada percorribile allora, per superare brillantemente gli esami di stato, rimane quella classica: “ogni studente dovrebbe concentrarsi a ripassare al meglio il programma di studio affrontato nel corso dell’anno scolastico”. Altro saggio consiglio è quello di “misurarsi con le varie tipologie di tema, iniziando a far chiarezza su quelle che eventualmente si potrebbero scegliere in sede d’esame e quelle che, invece, quasi con certezza si scarteranno”. Esercitarsi insomma sulla tipologia che si pensa di scegliere, mentre “un modo per orientarsi vagamente tra l’infinita gamma di possibili argomenti da prima prova è quello di analizzare le tracce della Maturità 2012. Conoscere queste tracce non può offrire alcuna garanzia di previsione, ma può essere utile per scartare ciò che ovviamente non si ripeterà in sede d’esame quest’anno.”

Eurostat: in Italia molti dispersi, pochi laureati

da tuttoscuola.com

Eurostat: in Italia molti dispersi, pochi laureati 

I nuovi dati Eurostat confermano che l’Italia occupa le posizioni di bassa classifica sul fronte dell’istruzione in Europa. Nel 2012 il 17,6% degli studenti ha abbandonato la scuola secondaria. Peggiori solo i dati di Spagna (24,9%), Malta (22,6%) e Portogallo (20,8%) quando la media dell’Unione europea è al 12,8% e l’obiettivo per il 2020 è quello di scendere sotto il 10%.

Ma è quando si passa alle cifre dell’istruzione superiore che l’Italia tocca il fondo, superata anche dalla Romania. In un paese che ha ancora il mito del ‘pezzo di carta’, la percentuale di laureati rispetto a quanti si iscrivono all’università (o a corsi di istruzione equivalenti) è la più bassa d’Europa: poco più di uno su cinque (21,7%) completa il corso di studi entro i 34 anni.

E’ il peggior dato dell’intera Unione europea, fortemente appesantito dalla performance dei maschi: appena il 17,2% arriva alla laurea, contro il 26,3% delle donne.

Il Commissario europeo per l’Educazione e la Cultura, Androulla Vassiliou. preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno. Rispetto al 2010 la media generale degli abbandoni scolastici dell’Unione europea (passata dal 14,0% di tre anni fa al 12,8% del 2012) è leggermente migliorata, così come quella italiana (scesa sotto la soglia del 18%, quando nel 2010 era al 18,8%).

La situazione italiana è comunque molto lontana non solo dalla media generale, ma anche da quella degli altri grandi paesi europei. Gli abbandoni scolastici in Francia sono all’11,6%, in Germania al 10,5%, nel Regno Unito al 13,5%. E diventa drammatico il confronto per le percentuali di laureati: 47,1% per la Gran Bretagna, 43,6% per la Francia e 31,9% per la Germania.

Tfa speciali, il Ministero chiarisce come si contano i 3 anni di servizio

da tuttoscuola.com

Tfa speciali, il Ministero chiarisce come si contano i 3 anni di servizio

Nelle scorse settimane, all’indomani dell’uscita del Decreto che istituiva i percorsi abilitanti riservati (i cosiddetti Tfa speciali), chiedevamo (cfr. l’articolo Tfa speciali, tutto quello che avreste voluto sapere sull’accesso…) chiarimenti al Ministero dell’Istruzione sulle modalità di conteggio dei tre anni necessari per candidarsi ai percorsi abilitanti e delle attività riconosciute come servizio, ipotizzando anche un’ipotesi interpretativa.

Il Ministero ha utilmente pubblicato sul proprio sito delle risposte a domande comuni, proprio su questo argomento, confermando la nostra ipotesi: i tre anni si maturano anche avendo prestato servizio su classi di concorso differenti nel periodo considerato. Ovviamente, si potrà accedere dal Tfa speciale della classe di concorso, solo se all’interno dei tre anni necessari, almeno uno ne sia stato dedicato a quella medesima classe di concorso.

Questo il testo pubblicato sul sito del Ministero: “Quali sono i servizi validi?

L’aspirante deve aver prestato servizio per almeno tre anni, ognuno dei quali su una specifica classe di concorso. Almeno un anno di servizio deve essere stato prestato sulla classe di concorso per la quale si chiede l’accesso al percorso formativo abilitante speciale. Ciascun anno scolastico dovrà comprendere un periodo di almeno 180 giorni ovvero quello valutabile come anno di servizio intero, ai sensi dell’art. 11, comma 14, della Legge n. 124/1999. Il suddetto requisito si raggiunge anche cumulando servizi prestati, nello stesso anno e per la stessa classe di concorso o posto, nelle scuole statali, paritarie e nei centri di formazione professionale”.

Le altre domande avevano risposte più desumibili dal testo del Decreto, ma possono in ogni caso essere lette alla pagina del Ministero, di cui riportiamo il link: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/faq-tfa-speciali.

Per la Gilda, lo stipendio dei docenti conduce alla povertà

da tuttoscuola.com

Per la Gilda, lo stipendio dei docenti conduce alla povertà

Un esercito che, suo malgrado, marcia verso la povertà”. È la metafora usata da Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, per commentare i dati emersi dal rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici presentato dall’Aran. Dallo studio, infatti, risulta che nel 2011 l’importo medio dei compensi corrisposti nell’ambito della pubblica amministrazione è diminuito dello 0,8%. E, secondo le prime anticipazioni, nel 2012 il trend rimane invariato.

Non va dimenticato – sottolinea Di Meglio – che il contratto degli insegnanti è fermo dal 2009, con una perdita della sola inflazione che supera il 15%. Al calo delle retribuzioni si aggiunge poi l’aumento della pressione fiscale sia a livello nazionale che locale, un mix micidiale che assesta un colpo durissimo alla condizione economica dei docenti ancora in attesa, per giunta, degli scatti relativi al 2012. Ci auguriamo – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – che si insedi presto il nuovo governo, così da avere a palazzo Chigi un interlocutore con cui confrontarci e trovare soluzioni condivise”.