Scuole riaperte solo per lavori: da oggi via libera a 2mila cantieri

da Il Sole 24 Ore

di Eu.B.

Da oggi anche le scuole entrano nella fase 2. Limitatamente però ai cantieri per la messa in sicurezza delle aule, che possono ripartire dopo lo stop per l’emergenza coronavirus. Stiamo parlando di oltre 2mila lavori di edilizia scolastica, secondo una ricognizione della viceministra dell’Istruzione, Anna Ascani. Opere piccole e grandi che rientrano in tre diversi filoni di finanziamento e che saranno affiancate dalle misure straordinarie anti-contagio in vista della riapertura generale di settembre, a cui stanno lavorando il ministero e il comitato di 18 esperti insediatosi nei giorni scorsi.

I cantieri che riaprono

La fotografia dei nostri edifici scolastici la conosciamo. E resta in bianco e nero e, nonostante i 10 miliardi stanziati dal 2015 a oggi. Come testimoniano i numeri dell’Unione delle province sulle scuole superiori di loro proprietà: 7.455 edifici, che accolgono 2,6 milioni di alunni suddivisi in 121.171 aule; di questi, il 51% è stato costruito prima del 1976 e solo il 10% dopo il 1998, con un 45% di stabili ubicato in zone ad alto rischio sismico. È in questo contesto vanno calati i lavori che ripartono da oggi. Nel censimento di viale Trastevere, circa 700 cantieri si riferiscono ai mutui Bei per la messa in sicurezza e l’adeguamento alle norme antisismiche (370 milioni autorizzati). A questi se ne aggiungono altri 1.079 (per 800 milioni autorizzati), sempre per adeguamento sismico, che fanno capo però al comma 140 della legge di bilancio 2019. Più altri 480 interventi antincendio (da 57 milioni) che portano il totale delle opere in corso a 2.259 e il loro valore a gli 1,1 miliardi.

Gli altri fondi in arrivo

Al Sole 24Ore del Lunedì la viceministra Ascani assicura che non finisce qui. Al netto delle eventuali nuove risorse che potrebbero arrivare dal decreto di maggio, in arrivo ci sono gli 855 milioni (in 5 anni) della legge di bilancio 2020 che possono essere utilizzati per la manutenzione straordinaria e l’efficientamento energetico delle scuole superiori che il ministero dell’Istruzione ripartirà nelle prossime settimane tra Province e Città metropolitane. Ma anche le risorse del Piano 2019 – spiega la viceministra – che «abbiamo stanziato in erogazione diretta: per quanto riguarda la prima tranche di 510 milioni sono in corso le procedure di affidamento dei lavori, mentre nelle prossime settimane autorizzeremo gli interventi per i 320 milioni della seconda tranche. Sappiamo – aggiunge – che non c’è un minuto da perdere e stiamo lavorando in collaborazione con tutti i soggetti coinvolti per far sì che ogni misura per l’edilizia scolastica vada a segno rapidamente».

Il fattore tempo

La rapidità (o meno) con cui i fondi partono dal centro e arrivano in periferia resta cruciale, come conferma il presidente dell’Upi, Michele De Pascale: «A oggi, se non troviamo soluzioni e non introduciamo drastiche misure di semplificazione, rischiamo di veder passare minimo un anno tra lo stanziamento delle risorse e l’apertura dei cantieri. È una priorità che condividiamo con la viceministra e su cui stiamo cercando soluzioni». Un aiuto in tal senso, secondo Ascani, potrebbe arrivare dalla scelta di «mantenere sempre aperti gli applicativi informativi per la rendicontazione e i pagamenti degli interventi di edilizia scolastica» mentre finora gli enti locali avevano a disposizione tre finestre temporali all’anno.

L’esponente dem è consapevole che bisogna «approfittare di questo periodo di sospensione delle attività per andare avanti speditamente» e garantire la riapertura per tutti gli studenti di settembre. «In queste ore stanno riaprendo i cantieri e si sta intervenendo strutturalmente per garantire a ogni studente il diritto allo studio e a una formazione di qualità, che passano anche da ambienti sicuri, sostenibili e decorosi. Io stessa oggi – conclude Ascani – sarò a Scanzorosciate, in provincia di Bergamo, a visitare un cantiere. Stiamo dando un segnale importante alle comunità scolastiche, ma anche al mondo produttivo fortemente colpito da questa emergenza».

Classi dimezzate, didattica mista, mascherina dalle elementari in su: ecco come riaprire le scuole

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Dopo aver dato il suo contributo alla ripartenza delle imprese il Politecnico ci prova anche con la riapertura delle scuole. Con un documento di 62 pagine che parte dal ruolo cruciale dell’istruzione nell’organizzazione dei tempi di vita e lavoro e arriva a suggerire classi dimezzate per assicurare il distanziamento degli alunni, pasti da consumare al banco anziché a mensa e didattica mista in presenza/a distanza anche a settembre. Ma tra le ricette del rapporto “Scuola aperta, società aperta” spiccano anche l’uso delle mascherine solo dalle elementari in su e l’avvio, già nella fase 2, di comunità familiari che possano gestire (all’aperto) mini-gruppi di bambini. Magari con l’aiuto di operatori del terzo settore.

La dimensione del problema

Per riassumere la centralità del problema “scuola” nel momento in cui si prova a far ripartire il paese dopo il lockdown, il Politecnico parte dai numeri. A cominciare dagli 8 milioni di studenti e 1,2 milioni di operatori che ogni giorno frequentano gli istituti scolastici statali a cui vanno aggiunti i 950mila alunni dei paritari (più i 200mila docenti) e i 140mila dei centri di formazione professionale (più i 20mila formatori). Senza contare i nidi e le scuole dell’infanzia.
Trovare una soluzione per la riapertura di 40mila edifici scolastici significa – spiega l’ateneo torinese – per forza di cose dover pensare anche alle implicazioni per i trasporti, la viabilità, il lavoro. Da qui la necessità sottolineata nelle prime pagine del documento di un Protocollo nazionale anche per l’istruzione come avvenuto per le attività imprenditoriali.

Meno alunni per classe per riaprire a settembre

Gran parte dello studio si concentra sulle misure per poter riaprire in sicurezza. Centrale è il distanziamento tra gli alunni e dunque tra i banchi. Che andrebbero posizionati “a scacchiera”, alternando posti pieni e posti vuoti. E dimezzando se possibile i presenti in ogni aula. A questo proposito il Politecnico suggerisce di non superare i 10 alunni nella scuola dell’infanzia e i 15 alle elementari, alle medie e alle superiori dove spesso si sfiorano i 30 ragazzi per classe.
Il suggerimento per le aree comuni invece è quello di separare i flussi di ingresso e di uscita e di inserire dei divisori di plexiglass nelle aree di ricevimento del pubblico o nelle mese. Fermo restando che per i pasti si potrebbe pensare anche di farli consumare tra i banchi erogando il servizio di refezione con i lunchbox.

Didattica mista anche a settembre
Dovendo dimezzare le presenze nelle classi gira e rigira le soluzioni somigliano a quelle che stanno emergendo anche al tavolo del comitato di 18 esperti presieduto dall’ex assessore all’Istruzione dell’Emilia-Romagna, Patrizio Bianchi. Vale a dire doppi turni oppure giorni alterni (o settimane alterne) per lezioni in presenza e a distanza.Ciò significherebbe proseguire con l’e-learning anche a settembre. E qui il suggerimento è di aumentare gli sforzi per superare il digital divide in cui versano alcune famiglie e di semplificare l’assistenza tecnologica aggiungendo delle videochiamate pratiche ai webinar e ai tutorial che per alcuni non sono così immediati.

Mascherine dalle elementari in su
Un altro tema cruciale è quello dell’uso dei dispositivi di protezione. Immaginando la difficoltà a fare indossare la mascherina ai bambini più piccoli il rapporto suggerisce di introdurle dalla primaria in su. Non agli insegnanti però; per loro meglio delle maschere trasparenti sull’intera faccia che lasciano così trapelare il volto. Fermo restando l’uso di dispenser con igienizzanti in tutte le classi e la continua sanificazione dei locali.

Le esigenze dei più piccoli
Nella consapevolezza che settembre è lontano e che l’assistenza dei minori è fondamentale per consentire ai genitori di tornare al lavoro già nella Fase che scatterà il 4 maggio il Politecnico di Torino suggerisce la formazione tra le famiglie di «microcomunità spontanee». O usando l’articolo 48 del “Cura Italia” che già prevede la presenza a domicilio di operatori pubblici o di terzo settore e società civile, sia per i bambini e ragazzi disabili, sia per i bambini e ragazzi in condizione di disagio. o consentendo alle famiglie la organizzazione di gruppi di 2-5 bambini di micro-comunità spontanee, sotto la guida della scuola, o del nido di riferimento. Un’attività quest’ultima da svolgere con l’assistenza della scuola nella pianificazione della turnazione: ciascuna famiglia
ospita l’intero gruppo a turno: ad esempio, per 5 bambini ciascuna famiglia ne ospita 4 per un giorno a settimana ed invia il proprio bambino al domicilio di altri per i restanti 4 giorni.

Il nodo delle risorse
Per realizzare questo piano anche il Politecnico è consapevole che serviranno risorse aggiuntive. Che non vengono quantificate. Ma se si tratta di avere locali sicuri, insegnanti raddoppiati per coprire i doppi turni e personale rafforzato per assicurare la sicurezza degli spazi educativi è chiaro che stiamo parlando di qualche miliardo di euro e non di pochi milioni.

Torino, simulazione in cinque scuole per la riapertura a settembre: classi con non più di 15 studenti

da la Repubblica

Diego Longhin

Una simulazione in cinque scuole di Torino, dall’asilo nido alla media, per verificare, numeri alla mano, tra insegnanti, studenti, personale amministrativo, addetti a mensa e servizi vari, come poter riorganizzare l’attività per garantire, almeno da settembre, l’apertura delle strutture. Studio realizzato dal Politecnico in collaborazione con il Comune di Torino: strutture torinesi in cui sarà avviata la sperimentazione e l’analisi di tutte le procedure organizzative, relative ai turni, all’uso degli spazi, ai flussi in entrata e in uscita, per rideterminarle in rapporto alla tutela della salute, oltre che ai bisogni dei piccoli utenti e delle loro famiglie. Si tratta di “beta test” per pensare ad una riapertura insieme al Covid-19. “Il nostro contributo al lavoro svolto dal Politecnico – spiega l’assessora all’Istruzione, Antonietta Di Martino – si è concentrato sulla fascia 0-6. Più i bambini sono piccoli più occorre fare valutazioni specifiche nelle singole strutture, tenendo conto che le necessità di accudimento richiedono un rapporto personale diretto e risulta quindi impossibile attuare misure di distanziamento interpersonale”.

L’assessora sottolinea che “tra le soluzioni per la fase di transizione e per la riapertura sono state proposte la facilitazione della formazione tra le famiglie di micro-comunità spontanee per accogliere piccoli gruppi di bambine e bambini sotto la guida del nido di riferimento, l’organizzazione di un ventaglio di possibilità per i mesi estivi, anche utilizzando forme “a bassa soglia” cioè con orario limitato come ludoteche, attività di gioco, attivando tutte le collaborazioni pubbliche e private già presenti nel sistema educativo”. Di Martino sottolinea che i servizi potrebbero partire definendo un protocollo nazionale sulle procedure di sicurezza per le riaperture e considerando le necessità di stanziamenti per affrontare i maggiori costi materiali e organizzativi.

Le misure? La rarefazione delle presenze con la formazione di piccoli gruppi stabili, il distanziamento, attraverso l’uso opportuno di tutti gli spazi disponibili, dentro e fuori delle strutture scolastiche, l’uso di dispositivi, la sanificazione di arredi, materiali didattici e ambienti, la promozione di comportamenti responsabili tramite, l’informazione e formazione di tutti. Le cinque strutture cittadine dove saranno realizzati i “beta test” sono quelle comunali del Nido d’infanzia Bianca & Bernie di Via Ventimiglia, 112 e della Scuola dell’infanzia G. Fanciulli di Via Mercadante 129, le strutture private  Asilo Nido Birimbao di Corso Moncalieri, 203 e  Scuola paritaria convenzionata con il Comune di Torino (con sezione primavera aggregata)  S.Bonacossa di Via Nizza 22/F, e il complesso di via Bardonecchia, 34 che comprende nido, scuola dell’infanzia, scuola secondaria di primo grado, servizi del centro civico.

Nel rapporto ‘Scuole aperte, Società protetta’ del politecnico di Torino per la ripresa dell’attività scolastica si parla della definizione di un protocollo nazionale, “analogo a quelli redatti per la ripartenza delle attivita’ produttive”. Il Politecnico  in circa 60 pagine, definisce le possibili modalita’ per una ripresa della scuola in sicurezza. Partendo dal presupposto che “la scuola ed i servizi educativi per la prima infanzia sono altrettanto cruciali delle attivita’ produttive per la ripresa del Paese”, si evidenzia come “il sistema educativo risponde a problemi di conciliazione famiglia-lavoro per i genitori, ma soprattutto ai diritti costituzionali dei bambini e dei ragazzi a ricevere un’istruzione e ad avere accesso alle risorse per il pieno sviluppo delle proprie capacita’. Esigenze e diritti – si sottolinea – che sono stati, forse inevitabilmente, compressi in queste settimane con conseguenze negative che hanno allargato le disuguaglianze sociali tra bambini”. Si ipotizza, per la sicurezza, classi con non più di 15 studenti.

A settembre gli alunni metà in classe e metà a casa, Azzolina frena: “Solo una proposta, forse per i più grandi”

da la Repubblica

La “didattica mista”, con metà alunni a scuola e metà collegati da casa, e con una alternanza nella settimana dei ragazzi sui banchi di scuola, è solo “una proposta, non sono decisioni già prese o imposte, sono elementi di dibattito”. Dopo le critiche alla modalità di avvio dell’anno scolastico che aveva illustrato, arriva la precisazione della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che spiega come “la didattica mista potrebbe essere adottata, almeno all’inizio dell’anno scolastico, per gli studenti più grandi e non nelle prime classi dove la soluzione potrebbe essere quella di uso anche di spazi all’aperto con lo sport, e dell’aumento di attività, come la musica o l’arte che possono essere fatte garantendo il distanziamento”.

Un primo stop allo scenario “classe-web” era arrivato già da Patrizio Bianchi, presidente della task force del ministero dell’Istruzione, ma nel dibattito interviene anche il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi: “La ministra Azzolina non ha bisogno dei miei consigli e sta affrontando un problema estremamente difficile perché per me è più facile avere da fare con degli studenti che sono più grandi, che sono anche più attrezzati. Credo ci dovremo abituare per la ripresa a settembre a una certa rotazione dei ragazzi. Ci vuole un po’ di sacrificio da parte di tutti e credo che – ha sottolineato – vanno privilegiati soprattutto i più piccoli, quelli che hanno più bisogno di avere un contatto diretto con la scuola, con un insegnante, e cercare di alleggerire la pressioni con quelli più adulti maggiormente in grado di potersi di potersi gestire a distanza”.

“Per tornare a scuola a settembre in piena sicurezza stiamo immaginando soluzioni flessibili che si dovranno necessariamente adattare alle varie fasce d’età degli studenti, alle strutture scolastiche e anche alla specificità delle diverse realtà territoriali”, spiega la ministra. Ma nell’immediato c’è il tema dell’esame di maturità che si dovrebbe fare in presenza. A scendere in campo sono stati oggi i presidi, chiedendo “specifici protocolli di sicurezza inerenti gli strumenti, le procedure e le connesse responsabilità”.

Dopo le polemiche sollevate dalla proposta, Azzolina commenta su Facebook: “Ci sarebbe piaciuto poter riaprire tutto e farlo subito. Il presidente del Consiglio Conte, io stessa, gli altri ministri avremmo potuto inseguire un facile consenso, cavalcando il malcontento di una popolazione comprensibilmente esausta. Ma abbiamo giurato sulla Costituzione di fare l’interesse del Paese, non di curare il tornaconto personale. La salute dei cittadini viene prima di ogni cosa”.

Coronavirus, ministra Azzolina: “A settembre lezioni metà a scuola e metà a casa”

“La divisione delle classi, metà in aula e metà online – aveva precisato Bianchi – è quello che noi chiamiamo lo scenario zero, lo scenario di partenza, sul quale stiamo lavorando. Con varianti che vanno soppesate, perché ci sono sia i bambini di prima elementare che i maturandi. La cosa importante è che ognuno, ma neanche uno di meno, possa usufruire al meglio delle condizioni che possiamo offrire”.

L’emergenza Covid “ha evidenziato tutta una serie di problemi che nella scuola italiana c’erano già da anni”. “Sono dieci anni Bianchi – aveva detto – che diciamo che la dimensione ideale di una classe è di 10-12 bambini, per superare quelle che, con un’espressione che io odio, vengono chiamate le ‘classi pollaio’. Questa può essere un’occasione, ci sono tante sperimentazioni, anche per provare ad andare oltre le classi. C’è poi il problema dell’edilizia scolastica, che andrà affrontato con uno sguardo pluriennale, ma che ci portiamo dietro da tantissimo tempo”.

Scuola, il capo della task force: “La divisione delle classi è lo scenario di partenza”

da la Repubblica

Arrivano le prime precisazioni sui progetti per la ripresa dell’anno scolastico. Il primo punto fermo lo mette Patrizio Bianchi, presidente della task force del ministero dell’Istruzione.

La divisione delle classi, metà in aula e metà online, della quale ha parlato la ministra dell’Istruzione Azzolina “è quello che – precisa Bianchi – noi chiamiamo lo scenario zero, lo scenario di partenza, sul quale stiamo lavorando. Con varianti che vanno soppesate, perché ci sono sia i bambini di prima elementare che i maturandi. La cosa importante è che ognuno, ma neanche uno di meno, possa usufruire al meglio delle condizioni che possiamo offrire”.

L’emergenza Covid “ha evidenziato tutta una serie di problemi che nella scuola italiana c’erano già da anni”. “Sono dieci anni Bianchi – ha detto – che diciamo che la dimensione ideale di una classe è di 10-12 bambini, per superare quelle che, con un’espressione che io odio, vengono chiamate le ‘classi pollaio’. Questa può essere un’occasione, ci sono tante sperimentazioni, anche per provare ad andare oltre le classi. C’è poi il problema dell’edilizia scolastica, che andrà affrontato con uno sguardo pluriennale, ma che ci portiamo dietro da tantissimo tempo”.

In vista della riapertura delle scuole, “dobbiamo sforzarci di fare dei patti territoriali per utilizzare gli spazi che esistono”. “Per fare un esempio – ha proseguito – c’è un liceo di Palermo, a Ballarò, che ha un corso musicale. Già prima di questa emergenza aveva difficoltà di spazi, stiamo facendo un ragionamento con il Teatro Massimo per provare ad ipotizzare delle soluzioni”.

“Abbiamo chiesto che il Ministero metta a disposizione un’unità speciale per aiutare i singoli presidi a organizzarsi al meglio. C’è un problema di formazione, per aiutare i nostri studenti a uscire da questo trauma”.”Nella fase della ripartenza – ha sottolineato – sarà centrale il tema dell’autonomia scolastica. Noi siamo un comitato di esperti che è in scadenza al 31 luglio, vogliamo fornire al ministero, auspicabilmente prima di quella data, una road map per mettere le scuole nelle condizioni di funzionare, garantendo a tutti gli studenti di poter usufruire al meglio delle condizioni che possiamo offrire”.

Rientro a scuola, Task force: ideali classi da 10-12 bimbi. Ecco il piano

da Orizzontescuola

di redazione

Patrizio Bianchi, presidente della Task force del ministero dell’istruzione al lavoro per definire il piano per la riapertura delle scuole a settembre, spiega all’Ansa il piano.

Sono dieci anni – ha detto – che diciamo che la dimensione ideale di una classe è di 10-12 bambini, per superare quelle che, con un’espressione che io odio, vengono chiamate le ‘classi pollaio’. Questa può essere un’occasione, ci sono tante sperimentazioni, anche per provare ad andare oltre le classi. C’è poi il problema dell’edilizia scolastica, che andrà affrontato con uno sguardo pluriennale, ma che ci portiamo dietro da tantissimo tempo“.

Bianchi pensa poi ai patti territoriali per trovare nuovi spazi: “Dobbiamo sforzarci di fare dei patti territoriali per utilizzare gli spazi che esistono“.

Per fare un esempio: c’è un liceo di Palermo, a Ballarò, che ha un corso musicale. Già prima di questa emergenza aveva difficoltà di spazi, stiamo facendo un ragionamento con il Teatro Massimo per provare ad ipotizzare delle soluzioni“.

Il presidente della Task force ritiene che nella fase di ripartenza debba essere al centro il tema dell’autonomia scolastica: “Abbiamo chiesto che il ministero metta a disposizione un’unità speciale per aiutare i singoli presidi a organizzarsi al meglio. C’è un problema di formazione, per aiutare i nostri studenti a uscire da questo trauma“.

Nella fase della ripartenza – ha sottolineato – sarà centrale il tema dell’autonomia scolastica. Noi siamo un comitato di esperti che è in scadenza al 31 luglio, vogliamo fornire al ministero, auspicabilmente prima di quella data, una road map per mettere le scuole nelle condizioni di funzionare, garantendo a tutti gli studenti di poter usufruire al meglio delle condizioni che possiamo offrire“.

Quanto alla divisione delle classi, metà in aula e metà online, della quale ha parlato ieri la ministra dell’Istruzione Azzolina, Bianchi ha spiegato: “è quello che noi chiamiamo lo scenario zero, lo scenario di partenza, sul quale stiamo lavorando. Con varianti che vanno soppesate, perché ci sono sia i bambini di prima elementare che i maturandi. La cosa importante è che ognuno, ma neanche uno di meno, possa usufruire al meglio delle condizioni che possiamo offrire”.

Dirigenti ANP preoccupati per maturità in presenza

da Orizzontescuola

di redazione

I Presidi manifestano “notevoli perplessità” sulla scelta degli esami di maturità in presenza, annunciata dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Chiedono di “definire specifici protocolli di sicurezza inerenti gli strumenti, le procedure e le connesse responsabilità”.

“Non possiamo lasciare sole le scuole, e i dirigenti che ne gestiscono l’attività, nel decidere come organizzarsi. Non possiamo accettare un aggravio di responsabilità ulteriore e, soprattutto, evitabile”, sottolinea l’Anp per la quale “servono regole chiare e servono subito”

“Come organizzazione maggiormente rappresentativa della dirigenza delle scuole – sottolinea l’Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e Alte Professionalità della Scuola – sentiamo il dovere di manifestare le notevoli perplessità che questa scelta sta sollevando tra tutti gli operatori coinvolti: dirigenti, docenti, personale Ata. Il 7 maggio avremo modo di incontrare il Ministero in videoconferenza ed espliciteremo le nostre riflessioni. Possiamo però fin da ora affermare che, pur nella piena consapevolezza del valore simbolico dell’esame, devono essere soppesate con estrema attenzione – sottolineano i Presidi – tutte le circostanze in cui esso dovrebbe svolgersi. Il mondo della scuola ha ampiamente dimostrato serietà e senso dello Stato: chi prospetta un diffuso assenteismo, sostenuto da certificazioni mediche compiacenti, sottovaluta e offende la professionalità del personale. Ciò non toglie che debba essere affrontato e risolto al più presto il vero problema: definire specifici protocolli di sicurezza inerenti gli strumenti, le procedure e le connesse responsabilità”.

Scuola: indicazioni del Ministero per l’avvio della Fase 2

Scuola: indicazioni del Ministero per l’avvio della Fase 2

La nota 622 del 1° maggio 2020 del Ministero dell’Istruzione ribadisce che l’avvio della Fase 2 previsto dal DPCM 26 aprile 2020 non prevede alcuna modifica delle disposizioni previste dall’articolo 87 della legge 24/20 di conversione del DL 18/20 e conferma l’adozione del lavoro agile quale modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni, ivi comprese le istituzioni scolastiche. 

Pertanto dal 4 maggio e fino al 17 maggio, salvo nuove disposizioni, continua la collocazione in modalità lavoro agile del personale amministrativo e tecnico mentre il lavoro in presenza sarà assicurato solo per le prestazioni indifferibili. Dunque, a scuola fino a nuove disposizioni, il personale ATA sarà presente nelle sedi, come è avvenuto finora, esclusivamente per motivi indifferibili.

Una nota utile e tempestiva emanata su nostra sollecitazione al fine di mettere in chiaro gli esatti termini della questione nei confronti di quelle scuole che avevano programmato da lunedì 4 maggio il rientro di tutte le unità di personale ATA. 

Risolto questo problema contingente, rimane l’urgenza di redigere un protocollo specifico sulla sicurezza nelle scuole. Il Ministero dell’Istruzione dopo le sollecitazioni del sindacato ha convocato un tavolo di confronto per mercoledì 7 maggio, nel corso del quale si discuterà in particolare della gestione degli esami di Stato.

Prove Invalsi, ecco l’emendamento che ne cancella l’obbligo per la Maturità

da Orizzontescuola

di redazione

La senatrice del M5S, Bianca Laura Granato, presenta su Facebook due emendamenti al Decreto scuola: il secondo riguarda la cancellazione dell’obbligo delle prove Invalsi per la Maturità.

Il primo emendamento permette la provincializzazione delle graduatorie di istituto, l’aggiornamento e la riapertura a nuovi inserimenti in III fascia

Il secondo emendamento cancella l’obbligo delle prove INVALSI per gli esami di stato, introdotto sempre dalle deleghe Fedeli legate alla ignobile “Buona scuola”.

Ricordiamo che fino ad ora la partecipazione degli studenti alle prove Invalsi è obbligatoria per l’ammissione agli Esami di Stato, anche se i risultati delle prove saranno utilizzati solo a livello di scuola, non andranno a confluire nel curriculum dello studente.

Si attende l’iter del decreto scuola per sapere se l’emendamento farà parte del provvedimento finale.

Assunzioni su posti Quota 100, graduatoria aggiuntiva e call veloce: tutte le novità del piano di assunzioni 2020

da Orizzontescuola

di redazione

Immissioni in ruolo docenti settembre 2020: i decreti del Ministero non ci sono ancora, ma le novità saranno numerose.

Le novità sono contenute nella legge 159/2019. Novità di cui forse sarà meglio tener conto in vista della scelta della regione in cui svolgere il concorso.

Siamo in attesa delle immissioni in ruolo su posti Quota 100. Già autorizzate, potrebbero svolgersi entro fine maggio.

In estate si svolgerà poi la procedura consueta sul numero dei posti che sarà autorizzato dal MEF per l’anno scolastico 2020/21.

Le immissioni in ruolo saranno suddivise, come sempre, tra GaE e concorsi (50 e 50).

Gli eventuali posti non assegnati dalle GaE passano ai concorsi 2016/18.

Per le graduatorie del concorso (straordinario) riservato ai docenti abilitati bandito nel 2018 ai sensi del co. 3 dello stesso art. 17 del Decreto L.vo 59/2017 va messo in evidenza che al netto dei posti coperti con le graduatorie dei concorsi ordinari banditi nel 2016,  è destinato l’80% per gli a.s. 2020/2021 e 2021/2022 sino a integrale scorrimento di ciascuna graduatoria di merito regionale.

Terminata questa fase, per la secondaria, si passa alle assunzioni da concorso straordinario 2020.

I posti del concorso sono 24.000. Quanti di questi potranno essere attribuiti nel 2020/21?

Al concorso straordinario spetta il 50% dei posti residuati dalla fase precedente, fino ad arrivare alla copertura di tutta la graduatoria (24.000 posti). L’eventuale posto dispari è destinato alla procedura concorsuale ordinaria.

Proroga Graduatorie di merito 2016

Le graduatorie di merito, compreso elenco idonei, del concorso 2016, sia infanzia primaria che secondaria, sono state prorogate di un ulteriore anno. In questo modo la validità delle graduatorie diventa quinquennale.

Call veloce

I docenti già inseriti nelle GaE, nelle graduatorie dei concorsi 2016 e 2018 possono presentare istanza al fine dell’immissione in ruolo in territori diversi da quelli di pertinenza delle medesime graduatorie.

Si potrà scegliere una o più province di una medesima regione, per ciascuna graduatoria di provenienza.

Inserimento docenti in fascia aggiuntiva

I docenti collocati nelle graduatorie e negli elenchi aggiuntivi del concorso 2016 e 2018 sia primaria e infanzia che secondaria possono, a domanda, essere inseriti in una fascia aggiuntiva ai concorsi straordinario 2018 per infanzia e primaria e straordinario 2018 secondaria per docenti abilitati, anche in regioni diverse da quella di pertinenza della graduatoria o dell’elenco aggiuntivo di origine.

Vincolo nella scuola diventa di cinque anni

A decorrere dalle immissioni in ruolo dell’anno scolastico 2020/21, scatta il vincolo quinquennale di permanenza nella scuola.

Non sarà possibile richiedere trasferimento, assegnazione provvisoria o utilizzazione in altra scuola prima di cinque anni di effettivo servizio nella scuola di titolarità.

Non sarà possibile usufruire neanche dell’art. 36, che permette di accettare per tre anni supplenza su altro ruolo o classe di concorso.

Sono esclusi da queste norme i docenti che si trovino in situazioni sopravvenute di esubero o soprannumero.

La disposizione non si applica al personale di cui all’articolo 33, commi 3 e 6, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, purché le condizioni ivi previste siano intervenute successivamente alla data di iscrizione ai rispettivi bandi concorsuali ovvero all’inserimento periodico nelle graduatorie di cui all’articolo 401 del presente testo unico.

Le disposizioni non si applicano a docenti assunti prima dell’anno scolastico 2020/21, a meno che non avessero già vincolo (dm 631/2018).

Rientro a scuola, protocollo sulla sicurezza. Sindacati convocati l’8 maggio

da Orizzontescuola

di redazione

Rientro a scuola: al momento sappiamo che le lezioni in presenza non riprenderanno per quest’anno scolastico e che le disposizioni per il personale ATA sono in vigore fino al 17 maggio.

Il lavoro agile rimane la modalità di lavoro ordinaria, fino a nuova disposizione.

Nel frattempo bisogna pensare anche al rientro. Rientro dettato dalla scelta – se le condizioni epidemiologiche lo consentiranno – di far svolgere gli esami di Stato delle classi V della scuola secondaria di II grado in presenza.

Una scelta che lascia perplessi gli operatori della scuola, e per la quale si attende di leggere la specifica ordinanza.

In linea generale, non tanto per la situazione specifica degli esami, i sindacati hanno richiesto al Ministero di redigere un protocollo specifico sulla sicurezza nelle scuole.

I sindacati sono stati convocati per un tavolo di confronto giovedì 8 maggio.

Coronavirus: 28mila finora i contagi sul lavoro da fine febbraio, ci sono anche Dirigenti e bidelli. Rapporto Inail

da Orizzontescuola

di redazione

Tra il 21 febbraio e il 21 aprile sono stati denunciati all’INAIL più di 28mila contagi sul lavoro. Le info da un rapporto INAIL pubblicato a ridosso del 1° maggio.

I dati INAIL

Il 45,7% delle denunce riguarda la categoria dei “tecnici della salute” infermieri e fisioterapisti, seguita da operatori socio-sanitari (18,9%), medici (14,2%) operatori socio-assistenziali (6,2%) e personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione (4,6%).

Per quanto riguarda l’istruzione l’INAIL inserisce il settore in due categorie:

Personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione (ausiliario, portantino, bidello…) con 1,2% totale di casi denunciati

e poi Direttori, Dirigenti ed equiparati dell’Amministrazione pubblica e dei servizi di sanità, istruzione e ricerca 0.9% totale

Non sappiamo all’interno di queste percentuali quanti siano i lavoratori della scuola contagiati nella sede di lavoro.

Il rapporto completo

N.B. La parola “bidello” per indicare i lavoratori della scuola è utilizzata nel rapporto INAIL, non è una licenza della redazione di Orizzonte Scuola.

Indicazioni per la fase 2

Insegnanti e studenti non rientreranno in classe fino alla fine dell’anno scolastico.

Per quanto riguarda il personale ATA, le indicazioni al momento si fermano al 17 maggio (DPCM 26 aprile 2020). Il lavoro agile continua ad essere la modalità ordinaria e il personale deve recarsi in sede esclusivamente per attività che richiedano necessariamente la presenza, ma deve essere posto nelle condizioni di sicurezza previste dai protocolli d’intesa tra il Ministro per la pubblica amministrazione e CGIL, CISL, UIL 3 aprile 2020 e CSE, CIDA, COSMED e CODIRP 8 aprile 2020, “Protocollo di accordo per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici in ordine all’emergenza sanitaria da “Covid-19”

Rientro a settembre: l’idea di Azzolina non piace, protestano le famiglie

da La Tecnica della Scuola

Mentre la ministra Lucia Azzolina sta già tornando indietro rispetto alle dichiarazioni di poche ore fa sulle modalità di rientro a settembre, si moltiplicano commenti e prese di posizione.
Il ministro dell’Università Gaetano Manfredi è il più cauto e afferma: “Credo ci dovremo abituare per la ripresa a settembre a una certa rotazione dei ragazzi. Ci vuole un po’ di sacrificio da parte di tutti e credo che vanno privilegiati soprattutto i più piccoli, quelli che hanno più bisogno di avere un contatto diretto con la scuola, con un insegnante, e cercare di alleggerire la pressioni con quelli più adulti maggiormente in grado di potersi di potersi gestire a distanza”.
E sulla didattica a distanza Manfredi aggiunge: “L’esperienza del digitale sicuramente potrà presentare per il futuro una buona integrazione delle attività formative”.

Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia, sono netti: Metà studenti in classe e metà a casa significa solo ‘metà istruzione’. Le famiglie dicono no alla didattica mista che lei oggi ha ipotizzato tra le possibilità sul tavolo, dannosa per i bambini sia sotto l’aspetto relazionale, pedagogico e psicologico che dal punto di vista della capacità di attenzione oltre che per la salute”.

Brandi e Coghe colgono anche l’occasione per spezzare una lancia a favore del sistema paritario: “Stupisce che non solo non si stiano aiutando le scuole paritarie ad affrontare l’emergenza in cui si trovano, ma che neanche si pensi ai bambini e ragazzi in una prospettiva di gestione efficiente e possibile grazie al tempo estivo che ci si trova di fronte. La didattica a distanza inoltre sta creando una voragine tra studenti agiati e studenti con disabilità e fragilità socio economiche. Non possiamo accettarlo. Se a settembre non ripartiranno le scuole in sicurezza, scenderemo in piazza a far sentire la nostra voce”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Mirko De Carli, Coordinatore Alta Italia del Popolo della Famiglia“Noi continuiamo a proporre un piano di rientro graduale e volontario già a partire dalle prossime settimane, proprio per evitare un rientro critico a settembre auspicando che Conte pratichi azioni di buon senso ricordandosi che le famiglie e i ragazzi sono i veri utenti di un servizio pubblico a cui la politica deve rendere conto, senza dimenticare che va sostenuta la scuola pubblica tutta, sia quella statale che quella paritaria”.

Cosimo Maria Ferri, deputato di Italia Viva e  membro della Commissione della Camera, dichiara: “Non si può scaricare sulle famiglie il nuovo progetto dell’anno scolastico e per questo non sono d’accordo con la proposta della Ministra Azzolina; mi aspettavo una visione più efficace e che si pensasse ai ragazzi e alle famiglie. Occorre puntare su una riorganizzazione delle classi, su assunzione di nuovo personale docente e non, su investimenti strutturali sulle scuole, molte delle quali hanno gli spazi e possono garantire in sicurezza l’inizio dell’anno scolastico”.
“Dalla Ministra – conclude Ferri – mi sarei aspettato uno stimolo forte a rendere sicure le scuole, a chiedere interventi straordinari in edilizia scolastica, a riaprire scuole chiuse da tempo, a sdoppiare le classi, garantendo le distanze, magari riducendo l’orario, togliendo il tempo pieno ed utilizzando il sabato, accorciando l’ora scolastica”.

Riapertura scuole, Azzolina: “La salute prima di tutto, a lavoro per settembre”

da La Tecnica della Scuola

La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, con un post sul proprio profilo Facebook, ritorna sulla discussione riguardante la riapertura delle scuole a settembre. Nel pomeriggio, a Sky Tg24, è intervenuto il capo della task force ministeriale, Patrizio Bianchi. Adesso la ministra sottolinea alcune aspetti della vicenda: “Dopo il mio intervento di ieri a Sky si è aperto un ampio dibattito sul rientro a settembre. Bene. Vuol dire che finalmente tutti sono davvero interessati alla scuola e al suo futuro. Anche chi, in passato, l’ha sottoposta a tagli lineari o ha dimenticato di occuparsene come avrebbe dovuto e aveva promesso di fare. Le difficoltà che viviamo oggi sono frutto di trascorsi che tutti conosciamo”, afferma la ministra.

“In questi mesi così complessi la scuola ha riaffermato la propria importanza, la propria centralità. Abbiamo un’occasione unica per rimetterla al centro. Per investire risorse e innovarla, sotto il profilo degli spazi e della didattica. Abbiamo cominciato a farlo. Con l’emergenza che avanzava, invece di fermarci abbiamo rilanciato subito, accelerando la spesa sulla digitalizzazione: abbiamo messo 85 milioni di euro con il Cura Italia e altri 80 con i fondi Pon per la didattica a distanza. Abbiamo accelerato anche sull’edilizia: a marzo sono stati stanziati 510 milioni di euro, altri 320 li abbiamo ripartiti fra le Regioni ad aprile, poi ci sono altri 855 milioni destinati a Province e Città Metropolitane. Stiamo facendo in modo che i cantieri possano andare veloci, ora che è prevista la loro ripartenza. Bisogna aprire le aule oggi chiuse, mettere le strutture in sicurezza. Ma serve la collaborazione di tutti”, continua.

E poi: “Ieri hanno fatto discutere alcune mie proposte per la riapertura di cui ho parlato in tv. Non sono decisioni già prese o imposte, sono elementi di dibattito, basati sul lavoro che stiamo portando avanti con il Comitato di esperti che sta collaborando con il Ministero per la ripresa delle attività e il Comitato tecnico scientifico che supporta il Governo dall’inizio dell’emergenza. Di questo ho parlato ieri, di proposte. Le critiche sono sempre utili, basta che non siano pretestuose”.

In particolare Azzolina scrive: “Certo, ci sarebbe piaciuto poter riaprire tutto e farlo subito. Il Presidente del Consiglio Conte, io stessa, gli altri Ministri avremmo potuto inseguire un facile consenso, cavalcando il malcontento di una popolazione comprensibilmente esausta. Ma abbiamo giurato sulla Costituzione di fare l’interesse del Paese, non di curare il tornaconto personale. La salute dei cittadini viene prima di ogni cosa. Di questo siamo convinti.  Per tornare a scuola a settembre in piena sicurezza stiamo immaginando soluzioni flessibili che si dovranno necessariamente adattare alle varie fasce d’età degli studenti, alle strutture scolastiche e anche alla specificità delle diverse realtà territoriali. Oltre, naturalmente, alla minaccia di contagio”.

Infine: “È un lavoro complesso che va fatto pensando agli studenti, alle loro famiglie, ai docenti, a tutto il personale. Dobbiamo mettere insieme i pezzi di un puzzle complesso. Abbiamo diversi piani di lavoro da sviluppare insieme a tutte le categorie che rappresentano il mondo della scuola. L’obiettivo è garantire il miglior rientro possibile, ragionando oltre l’emergenza per immaginare non solo la scuola di settembre ma anche quella che verrà.  Abbiamo la straordinaria occasione di trasformare la crisi in opportunità. Ma servono pazienza, responsabilità e molta collaborazione. Da parte di tutti”.

Classi fisse con massimo 10-12 bambini, il professor Bianchi della task force: lo chiediamo da 10 anni

da La Tecnica della Scuola

Quella delle divisioni delle classi a settembre non sarebbe un’idea personale della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ma è una ipotesi su cui sta lavorando attivamente la task force del dicastero di Viale Trastevere per garantire il distanziamento sociale e prevenire il contagio. A dirlo è stato Patrizio Bianchi, presidente del folto gruppo di esperti incaricati di definire la road map per la riapertura delle 8.200 scuole italiane quando si sarà ridotta la portata del Coronavirus.

“Lo scenario zero”

La divisione delle classi, metà in aula e metà online, della quale ha parlato Azzolina, ha detto il professore all’agenzia Ansa, “è quello che noi chiamiamo lo scenario zero, lo scenario di partenza, sul quale stiamo lavorando. Con varianti che vanno soppesate, perché ci sono sia i bambini di prima elementare che i maturandi. La cosa importante è che ognuno, ma neanche uno di meno, possa usufruire al meglio delle condizioni che possiamo offrire”.

Il problema è datato

Bianchi ha detto che l’emergenza Covid “ha evidenziato tutta una serie di problemi che nella scuola italiana c’erano già da anni”.

“Sono dieci anni – ha detto il presidente della task force – che diciamo che la dimensione ideale di una classe è di 10-12 bambini, per superare quelle che, con un’espressione che io odio, vengono chiamate le ‘classi pollaio’. Questa può essere un’occasione, ci sono tante sperimentazioni, anche per provare ad andare oltre le classi. C’è poi il problema dell’edilizia scolastica, che andrà affrontato con uno sguardo pluriennale, ma che ci portiamo dietro da tantissimo tempo”.

Servono patti territoriali

In vista della riapertura delle scuole, ha continuato Patrizio Bianchi, “dobbiamo sforzarci di fare dei patti territoriali per utilizzare gli spazi che esistono”.

“Per fare un esempio – ha proseguito – c’è un liceo di Palermo, a Ballarò, che ha un corso musicale. Già prima di questa emergenza aveva difficoltà di spazi, stiamo facendo un ragionamento con il Teatro Massimo per provare ad ipotizzare delle soluzioni”.

Costi in aumento: ci sono le coperture?

Il tema del numero massimo di alunni per classe ha tuttavia un’influenza notevole sui costi del personale. Oltre alla necessità di trovare aule aggiuntive, quindi di costruire nuove scuole o di trovare locali aggiuntivi, con 10-12 alunni per classe è chiaro che la spesa per i docenti assumerebbe dimensioni notevoli: come minimo, si raddoppierebbe.

La domanda da porre, quindi, è: con quali coperture, parliamo di diversi miliardi di euro, si realizzerebbe l’ambizioso progetto dello sdoppiamento delle classi con più di 12 alunni, visto che oggi la media si colloca tra i 20 e i 25 allievi?

Tempi lunghi e politiche al contrario

Inoltre, ammesso che vi siano i finanziamenti (che in questo periodo di recessione sarebbe difficilissimo reperire), i tempi di attuazione del progetto sarebbe non certo brevi.

Infine, va considerato che nell’ultimo decennio la politica, a partire dalla gestione Berlusconi-Tremonti-Gelmini, ha gestito la scuola con la logica del dimensionamento: ha quasi dimezzato il numero di istituto, ridotto gli organici in modo cospicuo, il tempo scuola e innalzato il numero degli alunni per classe con limiti di 27-28 che rientrano oggi nella piena normalità.

Furlan: serve un confronto a Palazzo Chigi

Il tema è ciclicamente riproposto dai sindacati. Che ora non vogliono sentire parlare di classi divisione e di turnazioni.

Su Twitter, Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, scrive: “La ripresa in sicurezza delle attività scolastiche è un tema importante e delicato che riguarda milioni di famiglie e di studenti. Occorre aprire un confronto serio a Palazzo Chigi. La turnazione e la didattica a distanza sono improponibili per il livello di povertà di tante famiglie e la scarsa diffusione della banda larga”.