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Parere CSPI (11.9.19)

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione

Espressione di parere sullo schema di decreto relativo alla sperimentazione nazionale in merito all’insegnamento trasversale dell’educazione civica in tutte le scuole del primo e secondo ciclo di istruzione del sistema nazionale di istruzione.

Approvato nella seduta plenaria n. 31 dell’11/09/2019

L’Educazione Civica

L’EDUCAZIONE CIVICA
Per accompagnare i giovani a saper scegliere con libertà e responsabilità

di Maria Grazia Carnazzola

Uno dei primi e più importanti compiti dei docenti, che spesso non viene considerato o viene sottovalutato, è quello di trasformare un’entità amministrativa, la classe, in un gruppo di apprendimento che condivide regole e valori, dove le persone riconoscono reciprocamente il ruolo e l’identità di ciascuno, riconoscendosi nel contempo come parte di quella comunità. Questo è il primo passo dell’insegnamento di Educazione civica, a scuola. Sentirsi parte attiva e costruttiva di un gruppo da cui si riceve e a cui si dà, dentro il quale hanno significato e senso le regole, i diritti e i doveri- declinati e no – significa porre le basi per lo sviluppo delle competenze di cittadinanza, sottolineando l’importanza e giustificando l’esistenza della scuola pubblica. Sullo sfondo la società dei consumi, dell’informazione compulsiva, del successo con le scorciatoie, dei percorsi facilitati, della mezza cultura di massa, del trionfo dell’incompetenza da cui si deve comunque partire, perché il mondo reale è anche questo.

Sono sostanzialmente d’accordo sul fatto che tutti debbano conoscere la Costituzione: conoscere i propri diritti e i propri doveri e i fondamenti che regolano il vivere sociale; anche questa è cittadinanza, ma non è solo questo. Se la cittadinanza può essere definita come  una condizione giuridicamente definita in un sistema di comportamenti codificati e regolamentati, fondati sul rispetto di sé e degli altri, delle regole delle comunità per un corretto sistema di relazioni, la cittadinanza attiva è qualcosa di più: è un atteggiamento culturale che porta con sé costrutti come impegno, libertà, scelta, bene comune; è senso di appartenenza e di democrazia, intesa come cultura e come etica prima ancora che di forma di governo. È la consapevolezza di dover dare senso alle relazioni tra le persone, è consapevolezza del diritto alla parità delle opportunità, dell’uguaglianza nel riconoscimento delle diversità. Un atteggiamento quindi.  E sappiamo quanto gli atteggiamenti siano costruiti, modellati e orientati culturalmente, a livello affettivo e cognitivo, e che si esprimono in termini verbali e in comportamenti.  

La cultura è “…l’insieme delle cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo.… Complesso delle istituzioni sociali, delle attività artistiche e scientifiche…che caratterizzano la vita di una determinata società in un dato momento storico”, così il Vocabolario Treccani. Basta l’insegnamento di Educazione Civica, dei contenuti a cui fa riferimento la L.92/20 agosto 2019 a realizzare tutto questo?

La scuola non è “culturalmente” indipendente.

La crescita umana, dall’infanzia in poi, è un formarsi continuo e ricorsivo di conoscenze, di modi di usarle, di modi di sentire, di pensare e di agire in cui non ci sono differenze tra quello che si impara informalmente e formalmente. Questo significa che gli uomini imparerebbero anche senza luoghi deputati alla formazione di conoscenze, valori, modalità di ragionamento? Non è facile rispondere a questa domanda. Viene subito in mente che la cultura dei giovani è ormai influenzata più dai sistemi di informazione e dai social network che dalla scuola; ma questa considerazione non assolve la scuola né la esime dalle sue responsabilità: proprio le conseguenze derivanti dalla massificazione del pensiero, dalla mezza cultura, dovrebbero portare a una seria riflessione sul senso e sui modi di interpretare la funzione formativa da parte della politica, della società e della scuola stessa. Mirare alla costruzione e all’esercizio di cittadinanze attive, come chiedono le direttive europee e la normativa italiana, come ad esempio la legge 92/2019, significa certamente promuovere l’informazione, ma significa anche, parallelamente, costruire strumenti per fruire consapevolmente e interagire attivamente con i media che filtrano e modellano la realtà. L’accesso al sapere deve essere sostenuto da solidi criteri di analisi, di discriminazione, di selezione, di elaborazione, cioè da uno strutturato pensiero critico. Le informazioni ci giungono da canali diversissimi e non ne è garantita né la scientificità, né la veridicità né l’attendibilità. Ma cosa si intende precisamente per pensiero critico e quali strategie didattiche lo promuovono?  Un compito a cui può assolvere solo la scuola pubblica è la promozione della consapevolezza della natura della conoscenza, della specificità dei saperi formali e dei diversi valori di verità che veicolano. La conoscenza scientifica è cosa diversa dall’opinione; l’opinione fondata su evidenze è altra cosa rispetto all’opinione arbitraria; il parere interessato e strumentale non è la stessa cosa del parere disinteressato. Questo dovrebbe insegnare la scuola, per esempio non proponendo i saperi come fossero verità assolute e definitive. Le cose non sono vere perché le ha dette il professore, o sono scritte sul libro, o si sono trovate in Internet, o le ha dette la televisione o il politico di turno che, giocoforza, portano una visione di parte. Servono il confronto dei punti di vista, dei risultati, dei processi…La scuola è chiamata a praticare e a insegnare il principio del confronto attraverso il suo specifico, interpretando il significato scientifico-disciplinare dei saperi, ad esempio attraverso la riflessione epistemologica e metodologica, il significato pedagogico-didattico, nella costruzione degli ambienti di apprendimento e il significato sociale analizzando contesti e problemi potenzialmente conflittuali. Quanto detto può sembrare si rivolga esclusivamente alla sfera cognitiva delle persone, ma se si guarda meglio, e più a fondo, si può vedere come un solido pensiero critico e una corretta educazione alla parzialità possano influire sulla sfera emotivo-affettiva e relazionale, sulla capacità di vedere la parzialità delle proprie credenze e regole, dei propri valori, riconoscendo, nel contempo, le parzialità degli altri come perfettamente legittime.

I ragazzi dovrebbero essere aiutati a capire che le verità non stanno da una parte sola, che le ragioni sono tante e non sempre conciliabili; che bisogna imparare a decidere da che parte stare sulla base di valutazioni e di principi che non sono i soli ad essere giusti. Questo dovrebbe fare la scuola pubblica, utilizzando la ricchezza culturale che deriva dal suo pluralismo, superando la palude del qualunquismo che, evitando ogni ombra di conflitto, perde ogni occasione di esperienze di tolleranza. Non si può sempre semplificare e offrire soluzioni edulcorate e neutre. La vita, fuori dalla scuola, non è così, non sarà così il futuro; se la scuola deve aiutare a capire il mondo, lo faccia seriamente. Non bastano gli slogan: mettere lo studente al centro, lo studente protagonista, promuovere competenze di cittadinanza e via di seguito. In un percorso veramente formativo lo studente si pone al centro da solo; se l’ambiente di apprendimento è ben costruito, se gli adulti sono punti di riferimento veri e sono riferimenti con cui confrontarsi e misurarsi, anche limiti quando serve, gli studenti colgono il senso del loro essere lì in quel momento, di ciò che si chiede loro di fare, anche della fatica del fare.

La legge c’è, tutto a posto dunque…

Forse no. Le leggi delineano il cambiamento, non lo attuano. Sono le persone-docenti, dirigenti e personale tutto- che dentro le scuole lavorano che agiscono e concretizzano il cambiamento. E per farlo hanno sì bisogno di indicazioni certe e non contradditorie, ma hanno bisogno soprattutto di spazi di riflessione e di tempi di attuazione che consentano di ripartire da dove ciascuna scuola è effettivamente giunta nel percorso di cambiamento. Sì perché i cambiamenti richiedono pianificazione, riflessione, integrazione/modificazione dell’esistente, monitoraggio, valutazione, implementazione, se si vogliono evitare l’improvvisazione e la discrepanza, o addirittura la contraddizione, tra dichiarato e agito. E questo richiede un giusto tempo per diventare patrimonio condiviso di una scuola. G. Ferroni metteva in guardia dall’effetto perverso “della inconsapevole subordinazione della scuola alla politica” (La scuola sospesa, Einaudi, Torino 1997, pp3-10). Spesso la scuola viene percepita come il luogo dei compromessi, delle resistenze ideologiche, degli interessi corporativi. In parte può essere vero, ma la percezione sociale delle questioni scolastiche è di fatto condizionata più dalle contrapposizioni partitiche che non dal dibattito culturale e pedagogico e dall’operato reale di chi vi lavora. La scuola è un bene pubblico e come tale deve essere pensata, gestita e considerata. Un bene pubblico prevede mete condivise che trascendono l’interesse individuale, o di parte, e privilegia l’interesse collettivo.

Se davvero si vuole dare corpo a una scuola che raccolga le sfide della contemporaneità e dia respiro al futuro, c’è bisogno di un patto sociale, della condivisione politica dei principi e dei paradigmi che connoteranno il sistema scolastico che sarà, gestito su una linea di continuità dall’alternanza degli schieramenti partitici, fino a che saranno proficuamente praticabili. Un patto costruito partendo dai problemi e dal confronto sull’efficacia delle possibili soluzioni: partendo dai valori di riferimento-i pilastri ideali su cui si regge la coesione sociale-, passando per i bisogni e per i problemi, per finire con le risposte da dare.

La conoscenza della Carta costituzionale…a partire da tale conoscenza…si potrà avviare la necessaria riflessione sui concetti di democrazia, legalità, senso di responsabilità.” Così un passaggio della bozza delle Linee Guida per l’insegnamento di Educazione civica inviata al CSPI per il previsto parere.

Mi auguro che Educazione civica porti la scuola a focalizzare questi aspetti, a riflettere e a far riflettere sull’uso e sulla manipolazione di parole come democrazia, bene comune, libertà, popolo, responsabilità. E ancora, rispetto, vergogna, scelta… per evitare che si svuotino di significato e diventino slogan. Ma che si rifletta anche su espressioni come “… il tempo dell’odio deve finire…” pronunciata da un politico, perché la democrazia si fonda sulla discussione e sul confronto critico di istanze anche contrastanti, sull’argomentazione, non sulla sfera dei sentimenti. E ancora si rifletta e si faccia riflettere sul fatto che la libertà dei cittadini “non è libertà dalle leggi, ma una libertà grazie e in virtù delle leggi…” (M.Viroli).

La padronanza delle parole sta alla base dell’uguaglianza delle opportunità e quindi della democrazia: la padronanza lessicale e linguistica hanno una profonda influenza sull’apprendimento, lo sappiamo tutti. E sappiamo anche che le parole fondano la democrazia, attraverso la contrapposizione prima e la mediazione poi di opinioni che circolano attraverso le parole. E più parole si posseggono più la mediazione è possibile. Ma occorre che il parlare sia corretto, che le parole siano aderenti ai fatti e alle cose e non, come riteneva Humtpy Dumpty di “Attraverso lo specchio”, al volere di chi comanda. La scuola può fare questo occupandosi del suo specifico, offrendo ai ragazzi contenuti selezionati, tratti dai saperi disciplinari, come i romanzi di Orwell, passi scelti di Wittgenstein, Klemperer, Primo Levi, Dante, Platone, Cicerone, Camus, Einstein, Pauli, Jung, Morin…come strumenti per riflettere su ciò che accade: il presente deve essere reso conoscibile.

Può essere l’occasione per una rilettura delle Indicazioni Nazionali e delle Linee Guida, e di tutte le norme che si sono susseguite, per trovare quelle trasversalità che permettono una finalizzazione unitaria dell’insegnamento allo sviluppo delle competenze disciplinari, trasversali e di cittadinanza, focalizzando l’attenzione sull’uso cognitivo della lingua, se è vero che la semplificazione della lingua, unita all’uso delle nuove tecnologie, può diventare un potente mezzo di disinformazione. Potranno essere utili “filoni”  di riferimento per la progettazione dei Consigli di classe argomenti quali “ le applicazioni delle scienze, tra libertà e responsabilità”, “lo sviluppo dell’informazione e i mutamenti della percezione della realtà”, “la formazione nel mondo di oggi”, “le donne e gli uomini nella realtà di questo tempo”, “ il governo democratico delle società e lo sviluppo dell’umanità”, “la crescita e la globalizzazione”…, per fare alcuni esempi riferiti a quanto contenuto nell’Agenda 2030. 

Si potrà così discutere con i ragazzi di concetti come crescita, sviluppo, sottosviluppo e constatare che forse sono concetti da ridefinire. Si potrà ragionare sulla diseguale distribuzione della ricchezza e sulla differenza che c’è tra dono e carità, sullo sviluppo sociale presentato come se fosse un processo naturale mentre non lo è, sui diversi significati del termine democrazia per evitare il fallimento dei governi e degli uomini…tenendo fermi gli impianti e i saperi disciplinari quanto mai fondamentali.

BIBLIOGRAFIA

L. 20 agosto 2019, n.92;

Educazione Civica, Linee guida bozza;
Raccomandazioni UE  22 maggio 2018;

 Risoluzione ONU 25/9/2015 – Agenda 2030;

R. Bortone, articoli vari;

P. Watzlawick, La realtà della realtà, Astrolabio 1976

L. Carrol, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, Mondadori, Milano 1978;

G. Orwell, 1984, Mondadori, Milano 1973;

V. Klemperer, Testimoniare fino all’ultimo. Diari 1933-1945, Mondadori, Milano 2000;

C.Sini, Del viver bene, Jaca Book, Milano 2011; M.Viroli, La libertà dei servi, Bari, Laterza, 2010.

Diritti dell’uomo. Cittadinanza e Costituzione da ieri ad oggi

a cura di Maurizio Tiriticco

Educazione civica pronto decreto

Educazione civica, pronto decreto Ministro per obbligo fin dal 2019/2020. Testo inviato oggi al Consiglio Superiore dell’Istruzione per il parere obbligatorio

(Martedì, 27 agosto 2019) Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha inviato oggi al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (il Cspi, che è organo consultivo del MIUR) il decreto che consente l’avvio fin dall’anno scolastico 2019/2020 dello studio obbligatorio dell’Educazione Civica reintrodotto da una legge varata in via definitiva, lo scorso 1 agosto, dal Parlamento che entrerà in vigore nei primi giorni di settembre.

Il decreto consente di partire già da questo anno scolastico con l’insegnamento obbligatorio dell’Educazione Civica attraverso una sperimentazione nazionale in tutte le scuole del primo e secondo ciclo di istruzione del sistema nazionale di istruzione.

Il parere del Cspi è obbligatorio in caso di sperimentazioni nazionali. Di qui la richiesta inviata oggi dal Ministro Bussetti al Consiglio affinché si esprima con procedura d’urgenza per poter procedere, poi, alla successiva firma. Sempre al Cspi, ai primi di agosto, sono state inviate le Linee Guida per lo studio dell’Educazione Civica necessarie alle scuole per poter attuare la norma.

Prove tecniche di Educazione Civica

Prove tecniche di Educazione Civica
Compiti e funzioni del Coordinatore

di Giuseppe Adernò

I nostri nonni dicevano: “Vai a scola ca t’insignanu  adducazione”. La parola “adducazione” con la doppia “d” della pronuncia dialettale siciliana significava tutto quello che oggi si chiama “istruzione e formazione”, “contenuti e competenze”, buon comportamento, galateo che a scuola corrisponde alla “condotta”, significa anche orientamento e successo formativo, in quanto la scuola è utile e indispensabile, essendo orientata non alla semplice trasmissione di nozioni, bensì alla formazione integrale dell’uomo e del cittadino.

Tutto ciò in parte la scuola l’ha fatto, ma non sempre in maniera sistematica e organica.

Le carenze di conoscenze dell’ordinamento dello Stato e dei diritti e doveri del cittadino, la frequenza degli atti vandalici e d’inciviltà, da parte dei giovani che vivono senza regole, e agiscono senza pensare, rivelano un vuoto educativo e di conoscenze che ora s’intende colmare con la reintroduzione di 33 ore di Educazione Civica e, anche se in maniera trasversale, l’assegnazione di un voto finale dovrebbe stimolare e valutare tale impegno di cittadinanza attiva e responsabile.

E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 21 agosto il testo definitivo della legge n. 92/2019 “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica”, approvato al Senato il primo luglio (Disegno di legge n.1264), promulgata dal Presidente della Repubblica e tale provvedimento entrerà formalmente in vigore il prossimo 5 settembre.

Nell’art. 2 si indica come data di avvio di tale insegnamento “ il 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge” e pertanto tutto dovrebbe essere rinviata all’anno scolastico 2020-2021.

 In attesa che  il Ministero  individui una soluzione amministrativa: l’ipotesi più probabile è che per il 2019/20 le scuole vengano invitate ad aderire ad una sorta di sperimentazione nazionale, nell’esercizio attivo dell’autonomia didattica.

NOMINA DEL COORDINATORE

Ecco quindi che i primi Collegi Docenti individueranno tra le “funzioni strumentali” la nomina del docente “Coordinatore dell’Educazione Civica”.

Un compito nuovo, impegnativo che sarà sostenuto da un particolare percorso di formazione, unico beneficio economico: 4 milioni già esistenti per la formazione, come già disposto dalla legge 107/2015. L’introduzione dell’insegnamento dell’Educazione Civica è stata pensata e approvata “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” e senza alcun aumento di organico.

Il Coordinatore, specie negli istituti comprensivi, avrà cura di costituire uno staff di cooperazione per la progettazione dei contenuti didattici nei diversi ordini di scuola: dell’infanzia, primaria e secondaria. Per le scuole superiori anche la diversità d’indirizzi di studi sollecita una cooperazione multipla di docenti nel gruppo o staff del Coordinatore dell’Educazione Civica, al fine di diversificare i percorsi didattici delle classi nell’anno di sperimentazione.

I contenuti da proporre, strutturare e diversificare nell’articolazione del percorso didattico delle 33 ore di Educazione Civica trasversale sono elencati nell’articolo 3 della legge, che indica le tematiche e gli obiettivi di apprendimento e lo sviluppo delle competenze cui è indirizzato l’insegnamento sistematico e graduale dell’Educazione Civica:

a) Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale;

b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015;

c) educazione alla cittadinanza digitale;

d) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro;

e) educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari;

f) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie;

g) educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni;

h) formazione di base in materia di protezione civile.

Il comma 2 integra i contenuti disciplinari elencando anche: l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva ed una particolare sottolineatura al senso del “rispetto nei confronti delle persone, degli animali e della natura”.

In riferimenti a tali contenuti il comma 1 dell’art.3 stabilisce che il Ministero dovrà emanare apposite linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, in coerenza con le Indicazioni nazionali per il curricolo dei diversi ordini di scuola.

Inoltre nell’art. 4 viene ribadita la necessità di curare in tutti gli ordini di scuola la conoscenza e lo studio della Costituzione, in considerazione anche che il 75% degli studenti di maturità hanno dimostrato scarsa conoscenza della “grammatica istituzionale dello Stato” e nell’art. 5 s’introduce il “capitolo” dell’educazione alla cittadinanza digitale.

Significativo il comma “c”, dove si legge: “informarsi e partecipare al dibattito pubblico attraverso l’utilizzo di servizi digitali pubblici e privati;…. conoscere le norme comportamentali da osservare nell’ambito dell’utilizzo delle tecnologie digitali e poi ancora creare e gestire l’identità digitale, tutelare i dati che si producono, ….rispettare i dati e le identità altrui, evitare i rischi per la salute, prevenire il bullismo e il cyberbullismo”.

Il 12 agosto il Ministro Bussetti ha firmato il decreto con cui vengono stanziati 20 milioni di euro per attivare laboratori innovativi in 1000 scuole di tutta Italia, utilizzando il kit multimediale “Stop Cyberbullismo”: predisposto dal Dipartimento per le politiche della famiglia.

Tutte queste tematiche sollecitano da parte dei docenti una preparazione e una formazione specifica e anche questa è Educazione Civica.

La trasversalità dell’insegnamento dell’Educazione civica sollecita non solo la cooperazione di tutti i docenti, ma investe anche la cooperazione e la collaborazione con le famiglie e come si legge nell’art. 7 si propone di integrare il “Patto educativo di corresponsabilità” che viene esteso anche alla scuola primaria.

 “Nelle scuole del primo ciclo – precisa il comma 4 art.2 – l’insegnamento trasversale dell’educazione civica è affidato, in contitolarità, a docenti sulla base del curricolo di istituto”.
Le indicazioni di n.33 ore annuali corrispondono all’insegnamento di un’ora la settimana nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti, ma si potranno anche organizzare moduli o pacchetti orari a beneficio di un apprendimento efficace.

E’ previsto l’avvio d’iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile nella scuola dell’infanzia, magari “studiando” i colori della bandiera, imparando le parole dell’inno nazionale, i simboli della Repubblica, le norme di igiene, di galateo, di comportamento civile, di sana alimentazione, tematiche che già a scuola vengono proposte nei diversi ambiti disciplinari come avviene nella scuola primaria.

Quel che potrebbe ritenersi innovativo e funzionale al progetto didattico dell’Educazione Civica è un percorso tematico strutturato e graduato per classi e per livelli.

I docenti sono bravi a “saper scrivere dritto su righe storte” e ancora una volta sono chiamati a mettere in moto un’azione intelligente e cooperativa per il bene dei propri studenti.

“Qui si parrà la tua nobilitate”, docente coordinatore  di scuola primaria nel riuscire a scalettare i 33 interventi annuali sviluppando i diversi ambiti di “educazione”: ambientale, stradale, salute, igiene, legalità.

Pianificare le tematiche per classe, compito connesso alla programmazione didattica, non è un lavoro aggiuntivo, ma sarà compito del Coordinatore estrapolare dalla programmazione le tematiche confluenti al percorso didattico dell’educazione civica.

Il medesimo esercizio si potrà riproporre per la scuola secondaria di primo grado, dove i docenti delle singole discipline individuano degli argomenti specifici disciplinari e li fanno confluire nel progetto.

E’ stato proposto da alcuni di assegnare a ciascun docente 3 ore da dedicare ai temi dell’educazione civica. Non sono argomenti estranei ai contenuti didattici, ma diventano arricchimento culturale delle tematiche che fanno parte del programma curriculare e indirizzato ad uno specifico intervento formativo, capace di coniugare nozioni teoriche e prassi operativa per un comportamento civico responsabile e consapevole.

PER LE SCUOLE DI PRIMO GRADO

Ecco la bozza di una proposta di tematiche da integrare e completare nella gradualità del percorso triennale per la scuola secondaria di primo grado.

Materia ore Tematiche
Italiano 6 La Costituzione . Struttura e Principi fondamentali L’organizzazione del Comune, della Regione dello Stato e della Comunità Europea –– La Legalità. Il senso civico
Storia 3 Storia del Tricolore. Gli eroi e le vittime della mafia. Il cammino storico dell’Europa
Scienze 6 Ed. Alimentare. E Alla salute Igiene. Galateo
Tecnologia 6 Cittadinanza digitale – Cyberbullismo
Arte e immagine 3  Il patrimonio artistico da rispettare I simboli della Repubblica Segnaletica stradale
Musica 3 Inno d’Italia, d’Europa, di Sicilia
Ed Fisica 3 Ed Stradale regole –
Religione 3 Cultura dei diritti e dei doveri. Il senso del dovere
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Tali contenuti vengono poi sviluppati nella gradualità del triennio di scuola secondaria di primo grado mediante percorsi tematici per le classi prime, seconde e terze.

Nelle scuole dove si attiva il progetto didattico del Consiglio Comunale dei Ragazzi molti degli elementi teorici vengono vissuti e applicati attraverso un “imparare facendo” e gli studenti che esercitano l’elettorato attivo e passivo (seconda classe) saranno meglio avvantaggiati in tale percorso formativo.

PER LE SCUOLE DI SECONDO GRADO

Il comma 4 dell’art. 2 della legge 92  esplicita che: “Nelle scuole del secondo ciclo la materia è affidata “ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia”.

Per la scuola secondaria di secondo grado, appunto, dove è presente un docente di discipline giuridico ed economiche il piano organizzativo potrà avere una diversificata articolazione e gli altri insegnanti potranno essere di supporto con alcuni contributi storici, letterari e scientifici. Coordinatore sarà appunto un docente di Diritto, come tante volte richiesto dall’APIDGE (associazione professionale dei docenti di discipline giuridiche ed economiche) risorsa preziosa per la scuola e spesso mal utilizzata, in quanto facendo parte dell’organico di potenziamento, sono stati assegnati alle ore di supplenza o al sostegno anche senza titolo.

Nel compito di coordinatore e di docente esperto della disciplina si valorizza una professionalità ed una competenza specifica a servizio di tutti gli studenti.

Per una maggiore efficacia didattica si potrebbero prevedere degli interventi per classi parallele con l’esercizio di schede di verifiche e valutazione personalizzata.

Materia ore Tematiche
Italiano – Diritto 6 + 6 La Costituzione . L’organizzazione dello Stato ,le due Camere, Compiti e funzioni . I poteri dello Stato. La Comunità Europea –– La Legalità. Il senso civico – Diritto del lavoro.
Storia 3 Storia dei Partiti.Il senso della Politica. Il cammino storico dell’Europa – le commissioni. Sviluppo sostenibile Assemblea ONU
Scienze 3 Ed. alla salute il benessere del cittadino. Risorse agroalimentari
Informatica 6 Cittadinanza digitale – Cyberbullismo
Arte 3  Tutela del patrimonio ambientale e artistico da valorizzare.  
Ed Fisica 3 Ed Stradale regole – Protezione civile
Religione 3 Cultura dei diritti e dei doveri. Il senso del dovere. La cultura del rispetto
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L’azione del Coordinatore è importante in quanto per superare la formale “trasversalità” che tale insegnamento appartiene a tutti, ma non lo impartisce nessuno o che ci siano dei docenti sensibili e volenterosi che trattano nell’ambito delle loro lezioni le tematiche di cittadinanze ed altri non se curano, sarà sua cura assicurare e garantire che tutti gli alunni, di tutte le classi possano fruire delle nozioni e dei valori dell’educazione civica.

In occasione della valutazione intermedia sarà cura del Coordinatore registrare le attività svolte per singola classe con le indicazioni delle tematiche trattate e le indicazioni valutative circa la partecipazione e l’impegno di studio dei singoli studenti in vista della definizione del voto finale da registrare in pagella.

Come ha dichiarato nel corso del dibattito parlamentare l’on. Gabriele Toccafondi (Gruppo Misto), ex sottosegretario al Miur nel governo Gentiloni, “la quadratura del cerchio viene demandata alla bravura di un Coordinatore che dovrebbe tirare le fila di lezioni e interventi didattici che potrebbero anche essere distribuiti fra tutte le discipline (e ricavarne un voto unico in pagella”.

Tutto ciò potrà sembrare anomalo, ma appare il modo migliore per sviluppare un progetto che risponde ad un bisogno formativo degli studenti, in maniera organica e sistematica.

Magari il prossimo Governo, dopo tale sperimentazione si convincerà di renderlo insegnamento autonomo e aggiuntivo, ma sarà sempre necessaria un’azione interdisciplinare di contenuti e di competenze.

Il Coordinatore, inoltre, a conclusione dell’anno di sperimentazione, presenterà al Collegio Docenti una relazione finale, evidenziando i traguardi conseguiti e le eventuali “debolezze” e vuoti da colmare. L’articolato piano realizzato nel corso dell’anno dovrebbe pervenire al Ministero per contribuire anche attraverso esperienze realizzate sul campo, alla definizione delle linee guida a servizio e a vantaggio di tutta la scuola italiana.

E’ previsto, infatti, all’art.11 della legge la presentazione di una relazione con cadenza biennale alle Camere da parte del Ministro “anche nella prospettiva di eventuali modifiche”.

Come viene indicato nell’art.10 le migliori esperienze e l’articolazione dei progetti innovativi saranno presentate al Ministero e inserite nell’Albo delle buone pratiche di educazione civica”, partecipando ad un concorso nazionale.

Si diventa così non solo esecutori di compiti e mansioni, ma veri protagonisti e costruttori di un bene sociale e culturale per le giovani generazioni; si colma un vuoto culturale e si restituisce ai giovani la consapevolezza del valore di Patria, del senso dello Stato, del Bene comune, dell’essere cittadini attivi e responsabili.

Educazione Civica in aula…

Educazione Civica in aula…

di Maurizio Tiriticco

…costantemente e sempre, perché?

Cerco di rispondere. Ho sempre guardato con sospetto, anche quando insegnavo, all’insegnamento, tout court, dell’Educazione Civica. Infatti, non c’è nulla di peggio di un insegnante cattedratico e direttivo che dice agli alunni: “Ora vi insegno l’Educazione Civica”! In realtà, invece, non c’è nulla di meglio quando un insegnante con i suoi alunni legge e commenta la nostra bella Carta Costituzionale. Tullio De Mauro a suo tempo constatò che la Costituzione è comprensibile da tutti. Ha affermato infatti che, anche se il testo è costituito di 9369 parole (circa 30 cartelle), le singole frasi non superano in media le 20 parole e i lemmi utilizzati sono 1357, di cui 1002, cioè il 92,13 per cento del testo, appartengono al vocabolario di base della lingua italiana. In altre parole, i Padri e le Madri Costituenti si preoccuparono del fatto che gli Italiani tutti – nell’immediato dopoguerra l’analfabetismo era ancora presente – potessero leggere e far proprio quel Patto costituzionale del tutto nuovo rispetto a quello Statuto Albertino, risalente al lontano 1848, di cui il fascismo per altro aveva fatto strame!
Scrivo questo perché non vorrei che, stante il futuro obbligo dell’insegnamento dell’Educazione Civica, o meglio all’esercizio concreto, in aula per la vita, di una Cittadinanza Attiva, questa diventasse un’ulteriore noiosa materia di studio, eventualmente resa ancora più noiosa da un insegnante demotivato e che ritiene che il “nuovo insegnamento” toglie tempi e spazi preziosi – come spesso si suol dire – alla “propria disciplina”. Ho sempre pensato e scritto – ed anche attuato, quando insegnavo, almeno penso – che il miglior modo di insegnare qualcosa a qualcuno è quello di coinvolgere questo qualcuno e, se si vuole, renderlo addirittura complice dell’operazione! In realtà, a monte di tutto c’è sempre la concreta metodologia che un insegnante adotta quando entra in aula e sa di avere a che fare con soggetti che a tutto pensano, fuorché al prestare attenzione a ciò che dirà! Ed è proprio in questo verbo “dire” la chiave di tutto! Perché in realtà per un insegnante il dire è il “fare lezione”, dire cose a lui note, ma assolutamente nuove per la platea che è tenuta ad ascoltarlo.
E non c’è nulla di peggio di un rapporto tra umani fondato solo sul dire. Perché gli umani intessono i loro rapporti essenzialmente sul fare. Pertanto, ho sempre tentato di sostituire al “dire” il “fare”, o meglio al fare insieme. E ciò valeva non solo per le mie discipline di insegnamento – le cinque materie cosiddette di base, italiano, latino, greco, storia e geografia! Ahimè! Il ginnasio di un tempo! – ma anche per l’educazione civica! O cosiddetta tale! In effetti non è un’espressione che susciti un immediato entusiasmo! Ma, se la leghiamo alla concreta realtà dell’imparare a “stare insieme” in quelle lunghe ore di aula, allora le cose cambiano. Occorre cercare di “stare insieme”, insegnanti ed alunni, nel modo più produttivo possibile, quindi in primo luogo cercare di attenuare, se non di rompere, quel disframma che da sempre vede da un lato una persona che sa e parla e dall’altro altre persone, nel nostro caso adolescenti, che non sanno e devono ascoltare e apprendere. Ovviamente il diaframma concettualmente resta, ma fattivamente può e deve essere superato. Il segreto per far ciò è quello di rendere protagonisti attivi i soggetti che sono tenuti ad apprendere.
La questione è quindi di metodo! Ed il metodo migliore è quello di avviare, condurre e realizzare una didattica attiva, coinvolgente: una didattica laboratoriale. Chi legge può trovare sul web tutte le definizioni che si possono dare di questa tipologia didattica, la quale per altro è anche suggerita e consigliata sia dalle Indicazioni Nazionali (istruzione obbligatoria e licei) che dalle Linee Guida (istruzione tecnica ed istruzione professionale) recentemente pubblicate dal Ministero dell’Istruzione.
Sostanzialmente si tratta di cancellare, e non solo visivamente, quel diaframma che da sempre divide chi insegna da chi apprende, cioè la cattedra, che in genere è anche sostenuta da una pedana, la quale da sempre intende sottolineare l’autorità di chi sa nei confronti di coloro che non sanno e che sono disposti su dei banchi, spesso scomodi, o disadorni tavolini. Dove sono disposti gli alunni, che devono essere “alimentati”, in genere disposti in modo tale che uno debba per un intero anno scolastico vedere la nuca del compagno davanti. Già a questo proposito ci sovviene la prossemica, quella disciplina che studia come e perché le posizioni spaziali condizionino i rapporti interpersonali. Maestro ed alunni, cattedre e banchi! Disposizione spaziale studiata da sempre per giustificare la lezione cattedratica.
Rompere uno schema spaziale per costruirne un altro è essenziale per rompere una tipologia di rapporti interpersonali in favore di un’altra. E va aggiunto che si tratta di uno schema che deve essere rotto! E proprio oggi perché l’insegnante e il libro di testo non sono più i depositari unici del sapere. Oggi è sufficiente un click sul cellulare per accedere ad ogni tipologia di informazioni e di conoscenze. L’importante è sapere come, quando e perché usare quel click. A fronte di tale fenomenologia, il sapere stesso dell’insegnante viene messo a dura prova. Il sapere certamente, ma anche la metodologia. In altri termini siamo passati dall’insegnante inteso come fonte del sapere all’insegnante inteso, invece, come mediatore dei saperi. Pertanto, sotto il profilo spaziale, nulla di meglio che gli alunni possano essere posti in cerchio, o comunque in modo tale che possano vedersi vicendevolmente negli occhi.
Si tratta di un contesto/scenario non solo fisico! Perché oggi l’insegnante è più un metodologo, amministratore dei saperi – se mi è concessa questa espressione – che un incontestabile depositario di conoscenze. Ovviamente, la cultura disciplinare deve sempre essere forte, nonché quella pluri- ed interdisciplinare. Ma è soprattutto il metodo a farla da padrone! Ed oggi una corretta gestione della dinamica di gruppo, o meglio la già ricordata didattica laboratoriale è quella necessaria e vincente. E’ una didattica con cui si apprende a stare insieme, a lavorare insieme, a studiare insieme, a produrre insieme. Ed è sotto questo profilo che va letta e, quindi correttamente realizzata quell’Educazione alla Cittadinanza attiva a cui ci richiama una recente normativa. Alludo al fatto che la norma relativa all’insegnamento dell’Educazione Civica deve essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e, quando lo sarà, occorreranno 15 giorni perché entri in vigore. Pertanto non è dato sapere se tale disciplina entrerà in vigore con il prossimo anno scolastico. Comunque resta sempre il fatto che ciascun insegnante, qualunque materia insegni, è pur sempre anche un educatore civico! Per cui non è tenuto ad aspettare una legge perché… civicamente non educhi!

Educazione Civica: e se fosse un anno di preparazione?

Educazione Civica: e se fosse un anno di preparazione?

di Giancarlo Cerini

E’ di questi giorni la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Legge 92 del 20-8-2019 che introduce (o meglio, reintroduce) l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado. Si tratta di un provvedimento che risponde ad una esigenza assai sentita nell’opinione pubblica, anche se si carica di attese e significati diversi. Ne è duplice testimonianza l’approvazione, quasi all’unanimità, della legge da parte del Parlamento (con l’astensione del PD nell’ultima lettura al Senato), ma anche la sua “bulimia” progettuale. Essa infatti raccoglie e propone uno svariato insieme di contenuti possibili (dalla conoscenza della Costituzione alla valorizzazione del made in Italy, passando per le competenze digitali e l’educazione a n)

Ora, risulta che – per un provvidenziale incidente di percorso – la pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale solo il 21 agosto u.s. e la sua entrata in vigore (dopo 15 giorni) ad anno scolastico avviato, rendono necessario uno spostamento tecnico dell’introduzione dell’innovazione legislativa a partire dall’anno scolastico successivo, il 2020-21. Sembra quasi uno scherzo del destino: tanta fretta nel legislatore (con testimonianza, comunque, di buona volontà bipartisan) e poi un ritardo di pochi giorni fa slittare il tutto di un anno! Questo, ovviamente, in punta di diritto! Se il nuovo insegnamento rappresenta un risultato fortemente voluto da tutte le forze politiche, si troverà certamente un escamotage amministrativo per correre ai ripari e far decollare l’educazione civica fin dall’imminente nuovo anno scolastico 2019-20!

L’invito, però, è a soppesare bene la tecnica di introduzione di una novità legislativa nel corpo della scuola ad anno scolastico avviato. Molto spesso le riforme della scuola sono state bruciate da avvii intempestivi (ad anno scolastico inoltrato) senza dare il tempo alla scuola di prepararsi adeguatamente. Quasi come se la fragilità dei provvedimenti dovesse essere oltrepassata e metabolizzata dagli inderogabili impegni attuativi (dove le novità si applicano e non si discutono più: sono già decise). Occorre anche mettere nel conto una certa freddezza del mondo della scuola circa gli aspetti tecnici del provvedimento:
– La vastità dei contenuti proposti e la non risolta questione del rapporto tra insegnamento disciplinare e aspetti trasversali;
– Il tempo dedicato all’educazione civica (33 ore settimanali, non aggiuntive, da “ritagliare” all’interno del curricolo);
– L’affidamento dell’insegnamento ai docenti “interni” al consiglio di classe e la responsabilità del consiglio di classe;
– La delicata questione della valutazione e dei suoi effetti sulla carriera scolastica degli allievi.

Di fronte a queste condizioni, un anno di tempo in più è come una “manna” caduta dal cielo. Per preparare dignitosamente l’avvio dell’insegnamento e predisporre tutte le condizioni necessarie: culturali, organizzative, didattiche, di formazione.

Per introdurre una riforma di tale portata, che coinvolge tutta la scuola, serve una strategia diversa: quella della condivisione del senso dei cambiamenti proposti (e non c’è chi non veda come la discussione di cosa debba essere l’educazione civica nella scuola sia stata assai carente); quella della preparazione che eviti improvvisazioni (in questo caso, ancora mancano i programmi di studio); quella della formazione degli insegnanti (tutta da avviare) e, soprattutto, quella della valorizzazione di quanto di interessante già le scuole hanno realizzato sull’argomento (non si dimentichi che “Cittadinanza e Costituzione” era elemento da accertare in sede di esami di Stato).

Conosco le reazioni e i rischi. Si dirà: il solito modo della scuola italiana di non prendere sul serio le riforme approvate dal Parlamento, di tirarsi indietro in una “comfort zone” per non mettersi mai in discussione, di procrastinare le innovazioni di fronte a “ben altri” problemi della scuola…

E se invece, una volta tanto, si facesse sul serio? Con un anno di tempo per prepararsi ad una innovazione “reale” nella scuola e dedicato a prepararsi seriamente. Ma per fare cosa?

– Elaborare una proposta di curricolo “verticale”, dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori, per identificare i contenuti prioritari, il repertorio delle conoscenze e delle competenze, le connessioni con le diverse discipline. Questo compito spetta al MIUR e a commissioni di esperti in dialogo con la scuola;

– Raccogliere le migliori pratiche di educazione civica e alla cittadinanza, già realizzate nelle scuole, per farle diventare il “materiale didattico” ottimale per un avvio sperimentale dell’insegnamento. Il metodo della ricerca-azione è tra i più efficaci per promuovere una innovazione partecipata;

– Condividere nei consigli di classe un lavoro preparatorio d’equipe, con la supervisione di un coordinatore (da scegliere e formare): la nuova disciplina ha un quid di “disciplinare” (quello riferito alla conoscenza della Costituzione e delle leggi fondamentali, in una ottica storico-giuridica), ma anche molti addentellati con le discipline esistenti (che possono portare un contributo importante all’educazione ad una cittadinanza attiva, comprensiva dei tanti temi previsti dalla nuova legge);

– Preparare studenti e genitori al significato delle novità, rinnovare i patti di corresponsabilità educativa (da introdurre nella scuola primaria ex-novo) chiarire il rapporto tra la nuova disciplina e i comportamenti sociali e civici (anche alla luce delle nuove competenze chiave europee del 22 maggio 2018);

– Realizzare adeguate iniziative di formazione, utilizzando parte delle risorse da postare sul nuovo piano nazionale di formazione 2019-2022, che però diventerà operativo solo nel corso dell’a.s. 2019-2020.

– Studiare le modalità di valutazione del nuovo insegnamento, anche nelle sue connessioni con gli strumenti attualmente esistenti, con la certificazione delle competenze, con il sistema degli esami. Qui servirebbe, evidentemente un colpo d’ala, perché procedere con i voti in decimi e con le solite “medie” negli scrutini lascia il tempo che trova e immiserisce il tutto.

Si tratta di questioni importanti, che richiedono ben più di un anno di tempo per essere affrontate seriamente. Intanto, però, si potrebbe cominciare con il piede giusto. Non un anno “perso”, ma un anno guadagnato per un avvio graduale ma significativo di una innovazione da cui la società si aspetta molto.

Educare alla cittadinanza? Un dovere civile!

Educare alla cittadinanza? Un dovere civile!

di Maurizio Tiriticco

Penso che il fascismo, o comunque il suo substrato ideologico o, se si vuole, in quanto un’ideologia sempre pronta a lanciare false promesse messianiche, risiede purtroppo nel dna del popolo italiano. Che, di fatto, è un popolo giovane. L’Unità Nazionale è stata raggiunta e celebrata solo nel 1861, purtroppo in seguito ad annessioni forzate e plebisciti falsificati. Un fenomeno tipico tutto nostro, rispetto ad altri Paesi d’Europa, che hanno avuto più lontane – anche se non so quanto nobili – origini, confermate poi da istituzioni monarchiche, molte delle quali, comunque, di tutto rispetto. A fronte di queste, la nostra Casa Savoia, a mezza strada tra la Francia e la penisola italica, era, di fatto, una… Casetta!
Insomma un risorgimento con la erre minuscola! Con tanti contadini del Sud massacrati dai soldati di Bixio e compagni! Comunque da noi, quando qualche dittatore in pectore sventola una bandiera che sembra unificante a dati valori – in genere mai troppo nobili – gli animi dei più si eccitano subito! Ed oggi il grande eccitatore è il nostro Salvini. Chi legge forse non sa come, negli anni venti, alcuni intellettuali fascisti provarono anche a costruire la “mistica fascista”, che divenne anche materia di ricerca e di studio in certe facoltà universitarie. Per non dire poi di tutte quelle nefande iniziative per la “difesa della razza”! Tarcisio Interlandi e Giorgio Almirante furono i direttori dell’omonima mostruosa rivista. Insomma, mutatis mutandis, se è lecito comparare cose grosse con cose piccole, Gianfranco Miglio è stato il padre teorico della Liga Veneta, come Giovanni Gentile il padre del Manifesto degli intellettuali fascisti, pubblicato in quel 21 aprile 1925, Natale di Roma! Anzi, di quella Nuova Roma Imperiale, che avrebbe dovuto esportare la sua civiltà, romana e fascista, al mondo intero, quindi ben oltre i confini euro-afro-asiatici che aveva raggiunto con Traiano. Insomma, com’è noto, è con tutta questa paccottiglia fascista che abbiamo sfidato il mondo e, purtroppo, mandato a picco il Paese!
Menomale che c’è stata quella Resistenza che non è nata negli anni dell’occupazione nazista, ma che veniva da molto lontano! Ricordiamolo! Gramsci, Gobetti, Don Minzoni, Carlo e Nello Rosselli, gli autori del Manifesto di Ventotene e tanti tanti altri! Sono quegli antifascisti che, di fatto, ci hanno permesso di riscattarci agli occhi del mondo e di riallacciare rapporti costruttivi anche con i Paesi che avevamo sfidato! La Francia, la Perfida Albione, come chiamavamo l’Inghilterra, l’Unione Sovietica, dove costringemmo a morire di fame, di freddo e di stenti i soldati del Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia) e dell’Armir (Armata italiana in Russia)! E sfidammo perfino gli Stati Uniti d’America! Un insieme di follie assurde! E tutte recitate da quello storico balcone di Piazza Venezia, nella quale una folla plaudente ascoltava gli storici discorsi del Duce! Che poi a scuola dovevamo imparare a memoria! E che ancora ricordo!
Però, mi chiedo: queste tremende lezioni ci hanno insegnato qualcosa? Non so! Purtroppo temo anche che non siano affatto bastate! E penso anche che nelle nostre scuole questi tremendi avvenimenti non sono affrontati come si dovrebbe! Si parla tanto oggi di attivare nelle nostre scuole l’Educazione alla Cittadinanza! Ma non si parla della necessità di fare studiare – e a fondo – la nostra terribile storia degli anni venti, trenta e quaranta. E proprio oggi questo studio è estremamente necessario! Siamo un Paese di cittadini veramente liberi e pensanti? Non so! Comunque, non si può tollerare che tanti tanti nostri concittadini sembrano avere l’unico scopo di farsi un selfie con l’adorato Matteo!
Nulla contro l’illustre nostro Ministro degli Interni? Non so, ma… So di tanti nostri ministri – solo della prima repubblica? – che non facevano incetta di consensi facili, à la carte! Si dovevano misurare con i congressi di partito, dovevano essere eletti, “fare i conti” con gli elettori e con le segreterie di partito, quando si dovessero assumere decisioni! Ed anche con i Consigli dei Ministri! Insomma, non esistevano ducetti da strapazzo a distribuire sorrisi e pacche sulle spalle! Erano le strette di mano che segnavano quei contatti comunicativi tra persona e persona. Immagino quanto debba soffrire il nostro amato Presidente della Repubblica, costretto alle tante immancabili strette di mano e a quei sorrisi che, comunque, comunicano sempre fiducia e serenità. Mutuando da un vecchio adagio di Forza Italia, possiamo dire: menomale che Sergio c’è!

Un giorno in Senato – XIV edizione

Con la proclamazione delle scuole vincitrici si è conclusa la XIV edizione del concorso “Un giorno in Senato”. Progetto che nasce con lo scopo di far cogliere ai giovani l’importanza delle leggi e del confronto democratico. Quest’anno sono stati 10 i progetti vincitori e 3 quelli meritevoli di menzione speciale proposti da altrettante scuole provenienti da ogni parte d’Italia, che nei disegni di legge presentati hanno sviluppato e approfondito temi più diversi. Gli studenti e i docenti delle scuole selezionate saranno invitati a partecipare a giornate di studio presso il Senato della Repubblica nel corso del prossimo anno scolastico.

Palermo Chiama Italia

Il 23 maggio oltre 70.000 studenti insieme contro le mafie
Iniziative in tutta Italia per il XXVII anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Pronta a salpare la Nave della Legalità


#PalermoChiamaItalia

Salpa domani la Nave della Legalità

Il 23 maggio oltre 70.000 studenti insieme contro le mafie per il XXVII anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio

Bussetti: “Italia debitrice nei confronti di Falcone e Borsellino. Educhiamo i nostri giovani a seguirne esempio”

Maria Falcone: “Da Scuola e Università lavoro inestimabile per coscienza antimafia delle nuove generazioni”

Al via, domani, il viaggio della Nave della Legalità che aprirà le celebrazioni del XXVII anniversario delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, nell’ambito della manifestazione #PalermoChiamaItalia. La Nave salperà dalla banchina 8 del Porto di Civitavecchia alle ore 18 con a bordo circa 1.500 studenti diretti verso Palermo dove, nella mattinata del 23 maggio, si svolgeranno le principali iniziative in memoria dei giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e degli agenti delle loro scorte Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Rocco Dicillo, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Claudio Traina.

A salutare la partenza della Nave sarà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che interverrà al Porto di Civitavecchia insieme al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti, al Capo della Polizia Franco Gabrielli, al Procuratore Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, all’Amministratore Delegato Rai Fabrizio Salini.

Saranno presenti alla partenza anche il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), David Ermini; il Direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), Gennaro Vecchione; l’Assessore per lo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Start-Up, “Lazio Creativo” e Innovazione della Regione Lazio, Gian Paolo Manzella; il Vice Sindaco della Città Metropolitana di Roma Capitale, Maria Teresa Zotta.

Gli studenti compiranno poi il viaggio in nave insieme al Ministro Marco Bussetti, al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, al Capo della Direzione Investigativa Antimafia Giuseppe Governale, alla Garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano, alla Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Nei momenti di confronto e di incontro sulla Nave, i ragazzi avranno anche modo di ascoltare le testimonianze di Pietro Grasso e di Nando Dalla Chiesa.

Ai 1.500 studenti che viaggeranno sulla Nave della Legalità, il 23 maggio si uniranno le voci e le iniziative di oltre 70.000 ragazzi che in tutta Italia parteciperanno alle iniziative contro le mafie nell’ambito di #PalermoChiamaItalia, la manifestazione promossa dal 2002 dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e dalla Fondazione Falcone che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Una iniziativa che rientra in un percorso promosso annualmente dal MIUR per incoraggiare nelle scuole attività didattiche mirate alla cultura del rispetto e della legalità e per una cittadinanza attiva e responsabile.

#PalermoChiamaItalia è realizzata anche grazie alla fattiva e quotidiana collaborazione fornita da Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza. L’evento in questi anni è andato arricchendosi di importanti contributi grazie agli accordi firmati con l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM).

Le principali attività legate alla commemorazione saranno il 23 maggio a Palermo, nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci. Le celebrazioni istituzionali si terranno nell’Aula Bunker dell’Ucciardone, luogo simbolo del Maxiprocesso a Cosa Nostra, e saranno trasmesse in diretta televisiva su Rai Uno dalle ore 10.00.

Tra le autorità, saranno presenti in Aula Bunker, il Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Vice Presidente del Consiglio e Ministro dell’Interno Matteo Salvini, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti, il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Pasquale Grasso e il Presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra. È previsto un collegamento da Vienna con il segretario di Unodc (Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine) Yuri Fedotov. Presenti anche Ekaterina Trendafilova, President of the Kosovo Specialist Chambers; Samuel Gonzalez Ruiz, ex Procuratore messicano; il Commissario UE alla Sicurezza Sir Julian King; Louis Freeh, Direttore dell’FBI dal 1993 al 2001; William F. Sweeney JR, Assistant Director in Charge FBI; Robert Johnson, Assistant Director Criminal Investigative Division FBI; il Vicepresidente di Eurojust Filippo Spiezia; Antonio Balsamo, Consulente Giuridico della Rappresentanza permanente italiana all’Onu a Vienna, ed Eduardo Vetere, Segretario Generale della International Association of Anti-Corruption Authorities.

Sono previste, poi, attività nelle piazze e nelle scuole della città. Nel pomeriggio partiranno i due tradizionali cortei di #PalermoChiamaItalia, che vedranno protagonisti innanzitutto gli studenti e i docenti, ma che saranno aperti a tutta la città: il primo si muoverà alle ore 15.30 da via D’Amelio, il secondo alle ore 16 dall’Aula Bunker. Entrambi si ricongiungeranno sotto l’Albero Falcone, in via Notarbartolo, per il Silenzio, alle 17.58, l’ora della strage di Capaci.

Il “no” alle mafie verrà rilanciato il 23 maggio in molte città italiane, in una sorta di “staffetta” a distanza tra gli studenti, con iniziative sui temi della legalità (concerti, dibattiti, proiezioni, performance teatrali, gare, ecc.). A coordinare le attività nelle città coinvolte saranno gli Uffici Scolastici Regionali.

“Quella che vedremo il 23 maggio a Palermo e in centinaia di istituti in tutta Italia sarà una ‘scuola viva’. Animata dall’insegnamento di importanti servitori del nostro Stato che hanno dato la vita per liberare il loro Paese dalla mafia, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E da valori di giustizia e di rispetto che devono trovare concretezza nella nostra quotidianità”, spiega il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti. “A 27 anni di distanza, continuiamo a ricordare questi martiri del nostro Stato perché la loro testimonianza e il loro sacrificio non vadano perduti. Perché le nuove generazioni sappiano che l’Italia del 2019 è debitrice nei confronti di quegli uomini. E che ancora tanto rimane da fare: le nostre società hanno anticorpi per reagire al fenomeno mafioso, alla violenza, alla sopraffazione. Ma non ne sono immuni. Ed è per questo che dobbiamo investire sull’educazione dei nostri giovani: diffondere la cultura del rispetto e della legalità è fondamentale se vogliamo costruire una comunità giusta e in pace”.

“Nessuno di noi”, sottolinea Maria Falcone, Presidente della Fondazione Falcone, “quel 23 maggio di 27 anni fa avrebbe immaginato che un giorno tragico, un giorno di dolore e lutto, sarebbe stato l’avvio di una trasformazione profonda del nostro Paese, l’inizio di un percorso che migliaia di studenti, migliaia di persone hanno da allora intrapreso portando avanti le idee di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e di tutti gli uomini e le donne dello Stato che sono morti per mano della mafia. Vedere ogni anno Palermo “invasa” dai ragazzi che partecipano alle manifestazioni organizzate per l’anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio è una gioia immensa e al tempo stesso la dimostrazione che il lavoro quotidiano nelle scuole e nelle Università che la Fondazione Falcone e il Miur svolgono ha un valore inestimabile e rappresenta lo strumento più efficace per creare una coscienza antimafiosa nelle nuove generazioni. Solo una rivoluzione culturale profonda consente di vincere la battaglia contro la criminalità organizzata”.

Il tema dell’edizione di quest’anno di #PalermoChiamaItalia è dedicato alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, firmata a Palermo nel 2000. La Convenzione, chiamata anche “Convenzione di Palermo”, è entrata in vigore il 29 settembre 2003 ed è stata ratificata da 189 Stati. Alla Convenzione è intitolato anche il concorso nazionale per questo anno scolastico dal titolo: “Follow the money. Da Giovanni Falcone alla Convenzione Onu di Palermo contro la criminalità organizzata transnazionale”. I migliori elaborati degli studenti saranno premiati durante la cerimonia in Aula Bunker.

Il MIUR e la Fondazione Falcone uniranno le piazze di #PalermoChiamaItalia e tutte le scuole che vorranno partecipare facendo sentire la loro voce per dire “no” alle mafie utilizzando anche i canali social. Sui profili twitter @MiurSocial e @23maggioItalia ci saranno le dirette degli eventi raccontati attraverso gli hashtag #23maggio, #PalermoChiamaItalia e #navedellalegalità. Gli eventi potranno essere seguiti sulle pagine Facebook e Instagram del MIUR e di #PalermoChiamaItalia. Per ulteriori informazioni e dettagli sul programma è possibile consultare le pagine www.miur.gov.it e www.fondazionefalcone.it. Sui due siti saranno progressivamente caricati materiali, foto, schede.

Roma, 21 maggio 2019

Premiazione Parlawiki

Concorso scolastico “Parlawiki – Costruisci il vocabolario della democrazia” – Cerimonia di premiazione a Montecitorio.

Il 16 maggio 2019 alla Camera dei deputati sono premiati i vincitori del concorso “Parlawiki – Costruisci il vocabolario della democrazia” che sono, per la
categoria scuola primaria, la classe 5 C dell’Istituto comprensivo “G. Tomasi di Lampedusa” di Santa Margherita di Belice (AG) con il video “A suon di… Costituzione” e, per le scuole medie di I grado, la classe III B dell’Istituto Comprensivo di Solesino e Stanghella di Solesino (PD) con il video “Sveglia! CostuzioRap da Stanghella”.
Tutti i video, vincitori e finalisti, possono essere visionati sul canale youtube di Camera Giovani: www.youtube.com/channel/UCzJkM7zkXa5s-kIt-8w2F5w/videos

“Vorrei una legge che…”

Sono 12 i progetti delle scuole primarie risultati vincitori e le cui classi quinte parteciperanno alla cerimonia di premiazione nell’Aula di Palazzo Madama. Altre 11 scuole, particolarmente meritevoli per i progetti presentati, riceveranno la visita di una delegazione del Senato. Numerosi i temi sviluppati e le proposte presentate; ad esempio: ­

la tutela del territorio
la scuola ­
il senso civico ­
la diffusione dell’informazione ­
il rispetto dell’ambiente.


Concorso scolastico nazionale “Vorrei una legge che…”

Questi gli Istituti scolastici vincitori del concorso e che saranno invitati alla cerimonia di premiazione nell’Aula legislativa di Palazzo Madama:

IC “Via Laparelli 60”, Roma
IC “Mazzini-Fermi”, Avezzano (L’Aquila)
Scuola primaria “Aldo Moro”, Tavernole sul Mella (Brescia)
IO “Montefeltro”, Sassocorvaro (Pesaro)
ICS “C. G. Viola”, Taranto
IC “G. Puccini”, Scuola primaria, Piegaio di Pescaglia (Lucca)
IC “Serafini-Di Stefano”, Scuola primaria “L. Di Stefano”, Sulmona (L’Aquila)
IC Giavera del Montello, Scuola primaria “Oreste Battistella”, Nervesa della Battaglia (Treviso)
IC “S. Eufemia Lamezia”, Lamezia Terme (Catanzaro)
Terzo Circolo Didattico, Mondragone (Caserta)
Scuola primaria “Lucia Amato”, Santa Teresa di Riva Messina (Messina)
IC “Molise altissimo”, Carovilli (Isernia)

Inoltre, particolarmente meritevoli per i progetti presentati, le seguenti scuole riceveranno la visita di una delegazione del Senato:

Direzione Didattica 5° Circolo, Giugliano in Campania (Napoli)
ICS “B. Croce”, Lauro (Avellino)
ICS “Aristide Gabelli”, Misterbianco (Catania)
IC “A. Manzoni-D. Alighieri”, Cellino San Marco (Brindisi)
Direzione Didattica II Circolo “Giovanni XXIII”, Mesagne (Brindisi)
IC “S. G. Bosco-Manzoni”, Sannicandro di Bari (Bari)
Direzione Didattica II Circolo “Ruggero Settimo”, Castelvetrano (Trapani)
Direzione Didattica 6° Circolo “Sirtori”, Marsala (Trapani)
ICS “Giovanni Falcone”, ex Fondo Raffo, Palermo
IC “Antonio Rosmini”, Roma
IC di Carignano, Carignano (Torino)

Viaggio in Italia: la Corte costituzionale nelle scuole

Giovedì 7 febbraio alle 11,30, nella Sala Conferenze di Palazzo della Consulta, il Presidente della Corte costituzionale, Giorgio Lattanzi, e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, hanno firmato la Carta d’intenti che darà il via alla seconda edizione di “Viaggio in Italia: la Corte costituzionale nelle scuole”, per il periodo febbraio 2019-giugno 2020.

Il progetto, promosso dalla Corte costituzionale, prevede un ciclo di incontri tra i giudici costituzionali e gli alunni che frequentano gli Istituti scolastici italiani. La seconda edizione è la prosecuzione del “Viaggio” partito nel 2018, che ha coinvolto 36 scuole e 7.410 studenti. Al centro degli incontri ci saranno, tra gli altri, i temi della genesi, della composizione e del funzionamento della Corte costituzionale, nonché della sua attività illustrata attraverso le sentenze che hanno inciso di più nella vita delle persone. Ma ci saranno anche “le parole della Costituzione” scelte da ciascun giudice come spunto di discussione. Al “Viaggio” parteciperanno alcuni giudici emeriti della Corte. La prima tappa sarà ad Acilia-Ostia antica, il 13 febbraio, con il Presidente Lattanzi che incontrerà le ragazze e i ragazzi dell’Istituto professionale “Carlo Urbani”. La parola scelta è “diritto di difesa”.

“Questo non è un progetto ma qualcosa di più: è uno straordinario atto di civismo. La Consulta si apre agli studenti, li accoglie e li incontra. A loro spiega i valori alla base della Carta fondamentale della nostra società. Mostra la loro concretizzazione nella nostra quotidianità. Sostiene la scuola nella missione di educare i giovani alla cittadinanza attiva, consapevole e responsabile”, ha dichiarato il Ministro Marco Bussetti.

“La Costituzione ha accompagnato e favorito l’evoluzione della società italiana in questi 70 anni e a nostro avviso è ancora attuale, merita di essere conosciuta, apprezzata e anche amata. Questo nuovo ‘Viaggio’ ha come prospettiva la conclusione a maggio 2020 ma io credo che non terminerà e sarà destinato a proseguire anche nei prossimi anni”, ha aggiunto il Presidente della Corte costituzionale, Giorgio Lattanzi.

L’obiettivo del progetto è accrescere nelle nuove generazioni, protagoniste del futuro, la consapevolezza e la condivisione dei valori costituzionali, collante del nostro stare insieme, nonché la conoscenza del ruolo svolto dalla Corte a garanzia dei diritti e delle libertà fondamentali. A tal fine, gli studenti potranno consultare la documentazione multimediale pubblicata alla pagina “Viaggio in Italia: la Corte costituzionale nelle scuole” (www.cortecostituzionale.it), nonché quella sul sito di Rai Scuola (www.raiscuola.rai.it). A questa seconda edizione del “Viaggio” collabora Rai Cultura con le iniziative editoriali realizzate da Rai Scuola.
Nel corso della Conferenza stampa sono state anche premiate le scuole vincitrici del concorso nazionale “La Costituzione dei ragazzi”, bandito nel 2018 e rivolto alle scuole di ogni ordine e grado allo scopo di offrire alle studentesse e agli studenti un’occasione di riflessione e confronto sulla nascita della Repubblica e sull’importanza della Carta nella crescita di un’Italia democratica.

Le scuole vincitrici:
Scuola primaria: Istituto Comprensivo “Novella Cantarutti” di Azzano Decimo, Pordenone.
Scuola secondaria di primo grado: Istituto Comprensivo “Elisa Springer” di Surbo, Lecce.
Scuola secondaria di secondo grado: Liceo scientifico “San Giuseppe del Caburlotto” di Roma.

Menzioni speciali:
Istituto comprensivo “Carlo Porta” di Alserio, Como.
Istituto comprensivo “Via Olcese” di Roma.
Istituto comprensivo “Sant’Eufemia” di Lamezia Terme.
Istituto comprensivo Madre Orsola Mezzini” di Benevento.
Liceo scientifico “Michele Guerrisi” di Cittanova, Reggio Calabria.