Compiti per le vacanze

Compiti per le vacanze

di Umberto Tenuta

Assieme alla Comunicazione del risultato finale, viene consegnato agli alunni l’Opuscolo dei compiti per le vacanze.

Qualcuno evidenzia la contraddizione: che vacanze sono se bisogna fare lo stesso, come durante l’anno scolastico, i compiti?

Beh!!!! C’è da rimanere perplessi.

Ma forse la risposta non sta nei COMPITI, quanto nella loro natura.

Che cosa sono questi compiti?

I soliti compiti: TEMI, PROBLEMI, STORA, GEOGRAFIA…?

Beh! Allora non ci siamo!

Ma, forse una soluzione c’è.

E sta in quello che era il compito assegnato alla scuola elementare dai Programmi didattici del 1985 che, fondamentalmente, rimangono ancora validi: <<La scuola elementare, il cui intervento è  intenzionale e sistematico, realizza il suo compito specifico di alfabetizzazione culturale partendo dall’orizzonte di esperienze e di interessi del fanciullo per renderlo consapevole del suo rapporto con un sempre più  vasto tessuto di rela­zio­ni e di scambi. La scuola elementare promuove l’acquisizione di tutti i fondamentali tipi di linguaggio e un primo livello di padronanza dei quadri concet­tuali, delle abilità , delle modalità  di indagine essenziali alla com­prensione del mondo umano, naturale e artificiale>>.

Dove vanno gli alunni durante le vacanze?

Nel << mondo umano, naturale e artificiale>>!

Ed allora i compiti potrebbero essere quelle che dovrebbero essere, e spesso non sono, i compiti svolti nella scuola: mantenere vive le curiosità geografiche, storiche, scientifiche, matematiche…:

Durante le vacanze, gli alunni dovrebbero:

─osservare, disegnare (fotografare), descrivere monti, valli, pianure, fiumi, laghi, mari…

─osservare le vestigia del passato: antichi borghi, case vecchie e nuove, sentieri, strade abbandonate, terre non più coltivate, attrezzi agricoli non più usati, monumenti del passato…

─riconoscere forme di fabbricati antichi e moderni, disegnandole, fotografandole, descrivendolo…

─leggere libri della narrativa per l’infanzia, riviste, giornali…

Ed altro ancora, in questa dimensione.

In particolare, potrebbe essere coltivata la lettura, che spesso nella scuola è trascurata, della letteratura per l’infanzia.

Al riguardo, ho sotto gli occhi alcuni testi pregevoli di cui riporto il Titolo e la Quarta di copertina.

Dove la giustizia spesso arranca

Dove la giustizia spesso arranca

di Vincenzo Andraous

Nelle classi scolastiche i più giovani non sanno nulla o quasi dell’istituzione carcere, della pena, della privazione della libertà, se non quanto gli viene propinato dai film, dai fumetti, dalle cronache spesso riduttive.

Le persone mature, agenti sociali responsabili, forse ne sanno qualcosa di più, dico forse perché oppressi dall’insicurezza: da una parte la precarietà lavorativa e ideale, dall’altra la scarsezza di fondi, di interventi, che spostano l’attenzione dove non c’è luce per meglio vedere.

Eppure in questo paese dei balzelli dialettici, della semiologia a effetto, degli ermetismi che privilegiano i suoni alle verità, sarà meglio riflettere sul dentro e sul fuori che avvolge il pianeta sconosciuto, su quel “dentro” privo di utilità, di uno scopo condivisibile, che non consente di rimanere avvinti alla speranza di un “fuori” accettabile  di intenti e di fatiche partecipate.

Il carcere non è un castello di parole, di ideologie vetuste,  superate dal tempo e dalla storia,  è  ben altro di più importante, non solamente il perdono, la compassione che vorremmo incontrare, neppure è la vendetta di rimando al male ricevuto, non è violenza da accettare né da fare, il carcere è pratica di revisione, di mutamento, di un nuovo stile di vita, quale unica garanzia per una maggiore tutela sociale.

“Dentro e fuori”, un connubio che permea la libertà di ogni persona di riparare al male fatto, al consorzio sociale di accogliere uomini finalmente migliori.

Analizzare il carcere per interrogarsi sullo stesso esercizio di giustizia, per non basarsi esclusivamente su una violenza opposta al delitto, al diritto violato attraverso un mero male imposto, ma affidandoci all’equità di una pena giusta perchè dignitosa, prevenzione e difesa sociale che non umilia la necessarietà del reinserimento del condannato, affinché non abbia a ripetere gli stessi identici errori.

Occorre parlare di carcere,  di regole che vanno rispettate, del dazio eventualmente da pagare,  consapevoli di quanto il nostro comportamento comunichi più di mille parole, occorre farlo per riuscire a capire l’utilità e il fine specifico della pena, per scoprire cosa c’è dietro quel muro di cinta: certamente le ingiustizie perpetrate da tanti uomini in colpa, ma anche le loro esistenze, i volti, le speranze disarmanti, le disperazioni dilacerate, in un “dentro”  inteso come una normale sindrome sociale,  e “fuori” da una normale analisi sulla condizione del detenuto, in una altrettanto normale ingiustizia ordinaria.

Il meccanismo della manipolazione del sentire cosa è giusto o meno, legittimo o illegale, morale o blasfemo, è pratica di tutti i giorni per non avvalorare l’importanza di elevare il livello di legalità e civiltà non soltanto dell’apparato penitenziario, ma dell’intero paese.

Occorre parlare della disumanità che avanza, della richiesta di giustizia che spesso arranca, bisogna farlo per non farci travolgere dal dolore degli accadimenti, dalla sofferenza delle tragedie, dalla indifferenza alla morte, affinchè il carcere possa riappropriarsi di autorevolezza e dignità, per rispetto della vittima del reato,  e di chi attraverso questa esigenza di giustizia scopre la possibilità di cambiare la propria esistenza, verso il  reinserimento nella realtà sociale, quale unico percorso possibile in cui si riducono sensibilmente i rischi di coinvolgimento in attività delittuose.

Peccato che nel copia-incolla non ci siate voi…

Peccato che nel copia-incolla non ci siate voi…

di Cinzia Mion

Ho letto recentemente nel sito “ilsussidiario.net” un articolo dall’ineffabile titolo “Le nuove indicazioni nazionali. Un copia-incolla mal riuscito” a firma di Giuliana Sandrone.

Partiamo dal  titolo “copia-incolla mal riuscito”. …Forse  i  copia-incolla della  prof,.ssa Sandrone riescono sempre bene? Si presume di sì. Ma questa è solo una battuta molto banale che sgorga spontanea.

Tornando a bomba vedo che l’autrice del testo, che possiamo definire più “risentito” che critico,  insegna a Bergamo.

Bergamo mi ricorda il “tormentone” delle Indicazioni nazionali morattiane, a firma Bertagna.

Quale dispettosa  concomitanza : le Indicazioni copia-incolla non hanno copiato niente delle vecchie indicazioni cui il professor Bertagna  aveva lavorato molto, inutilmente o quasi, a dire il vero.

Sono servite soltanto ad un vero business di formazione su tutto il territorio nazionale da parte di amici e conoscenti, gli unici a decriptare con enfasi il lessico del testo in questione.

Le scuole ? niente da fare! Indispettite da quattro paroloni mal digeriti (personalizzazione dei piani di studio, tutor,  portfolio, ecc) hanno rifiutato in blocco. Perché?

Eppure qualche idea buona c’era.

E’ stato il modo, o meglio il metodo con cui il gruppo di Bergamo si è proposto, forzando  con la nota “teoria della personalizzazione”, ad impedire il successo dell’ operazione insieme ad un eccesso di personalismo cattolico.

Tutti sanno che non  può esserci una filosofia di stato, il testo base dei valori nella scuola statale rimane la Costituzione con i suoi nobili principi. Magari riuscissimo veramente ad incarnarli nell’educazione dei ragazzi e ragazze :forse riusciremmo a neutralizzare quel deficit di etica pubblica che da troppo tempo affligge il nostro Paese ma che oggi ha raggiunto livelli non più tollerabili.

Eppoi  l’apparizione tra le righe di un  disegno di scuola elitaria, che poi la Gelmini ha cercato esplicitamente di realizzare, in una comunità professionale  che non ha ancora dimenticato la lezione di don Milani (per fortuna dico io,  purtroppo pensa e dice ancora qualcuno) è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

L’espressione comunità professionale, ripresa anche dalle nuove Indicazioni, è un’ espressione molto bella ed apprezzata da chi si interessa veramente degli operatori della scuola e di apprendimento scolastico perché sottende un lavoro di aiuto reciproco anche fra i docenti che imparano gli uni dagli altri.

La comunità educante, che qualcuno vorrebbe al suo posto,  ha altre origini e significati e non riguarda la scuola soltanto ma tutta la società. Non credo proprio che i genitori o gli enti locali o le associazioni in genere debbano attenersi alle indicazioni per il curricolo….

Come si nota approfitto della risposta al testo sul copia-incolla per allargare un po’ il discorso e togliermi qualche sassolino dalle scarpe.

La personalizzazione dei piani di studio contro l’ individualizzazione (nel significato che abbiamo dato e questo termine negli anni 70) è stata vissuta dai docenti più sensibili come uno sfregio.

Cosa voleva dire “piani di studio personalizzati” in una scuola che oggi non può non essere vigotskiana, dove dovrebbe esserci l’apprendimento cooperativo, l’aiuto reciproco, lo scambio interattivo  e non invece –  come purtroppo anche l’attuale ministro  Profumo sollecita, ammaliato dalla parola merito –  qualcuno che pensa per sé e cerca di surclassare gli altri?

Diamine, la scuola è costituzionalmente democratica (leggi per tutti, non a caso la parola obbligo  ha dato fastidio ai sostenitori della vecchie indicazioni morattiane  tanto da essere cambiata con diritto-dovere!) e laica…, e a proposito di questo i cosiddetti cattolici integralisti, che mi risulta ora si stiano facendo sentire da più parti, hanno già abbondantemente ottenuto.

Con la connivenza del Consiglio di Stato, infatti,  che ha partorito un assurdo ed illogico pastrocchio guridico-amministrativo, hanno a suo tempo forzato la mano tanto da riscuotere che l’insegnamento facoltativo della religione cattolica sia svolto durante l’orario obbligatorio  curricolare. Cosa vogliono di più? non si può  tirare troppo la corda!

Mi risulta che ora addirittura si sta contando, in queste nuove indicazioni, quante volte appare la parola persona. Non si sta forse esagerando? Alla persona viene dedicato un intero capitolo della premessa!

Dietro c’è forse la frustrazione di non essere stati chiamati personalmente a stendere la revisione?

Il termine soggetto va benissimo,  mi stupisco della professoressa Sandrone, dovrebbe essere orgogliosa del termine soggettività : sono state le donne a rivendicarlo!

I cattolici veri, non integralisti, lo sanno bene e non stanno indebitamente premendo per “segnare ancora una volta il territorio”, ma cercano attraverso le loro associazioni professionali di collaborare per migliorare il testo sul piano professionale e non ideologico.

Ma torniamo al metodo

Il  metodo usato dalla commissione Bertagna , cui la Sandrone fa continuamente riferimento per rivendicarne una assoluta migliore impostazione, non è stato invece assolutamente  condivisibile e trasparente. Ma è mai possibile che non abbiamo mai potuto sapere da chi fosse composta la commissione incaricata di stendere il testo? Il solo nome trapelato fu quello di Bertagna,  che si prese tutta la responsabilità.

Perchè questa segretezza? Anche dopo non è mai stato rivelato all’esterno alcunché.

Naturalmente insieme alla segretezza, mantenuta come fa il prete in confessionale, anche la mancanza di democrazia ha irritato il personale della scuola.

Ora invece, nonostante i tempi brevissimi,  sul testo delle nuove Indicazioni tutte le scuole possono esprimersi: si stanno già organizzando in tutta Italia numerosi focus-group interprofessionali che raccolgono osservazioni e critiche costruttive.

Il gruppo di studio, che ha lavorato sulle indicazioni Fioroni, ha in modo trasparente sottoscritto il testo ed ora sta aspettando i risultati del monitoraggio per raccogliere  “veramente” i vari suggerimenti, se valutati adeguati ed opportuni.

Era ora che si ripristinasse un metodo democratico di consultazione dal basso. Siamo stanchi di rimpiangere l’ex ministro Falcucci e il metodo usato nell’era dei Programmi dell’85 insieme alla formazione epocale di tutti i docenti che ne è seguita!

Nota 2 luglio 2012, MIURAOODGSSSI prot. n. 3156/RU/U

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi
Ufficio VII

Ai Dirigenti/Coordinatori delle Istituzioni scolastiche statali e paritarie
e p.c.
Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti degli Uffici Scolastici Territoriali
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine di Bolzano

Oggetto: Rilevazione scrutini analitici per le scuole di ogni ordine e grado, statali e paritarie – A.S.2011/2012

Facendo seguito alla nota prot. 2456 del 23 maggio u.s. relativa alle attività di rilevazione da svolgere al termine dell’anno scolastico, si forniscono indicazioni di maggiore dettaglio relativamente agli scrutini analitici per consentire alle istituzioni scolastiche di procedere nelle comunicazione dei dati richiesti.

Si specifica innanzitutto che la comunicazione delle votazioni per disciplina conseguite da ogni singolo studente allo scrutinio finale riguarda esclusivamente gli studenti delle scuole secondarie di primo grado e gli studenti del primo e secondo anno delle scuole secondarie di secondo grado.

Per gli alunni delle scuole primarie le segreterie scolastiche comunicano unicamente l’ammissione o non ammissione all’anno successivo senza il dettaglio della valutazione per disciplina.

Per gli studenti del terzo e quarto anno delle scuole secondarie di secondo grado le segreterie scolastiche comunicano l’ammissione, la non ammissione all’anno successivo o la sospensione del giudizio, senza il dettaglio della valutazione per disciplina.

Ciò premesso si informa che: per le scuole primarie, le funzioni per la comunicazione dell’esito finale (ammesso/non ammesso per singolo studente) sono disponibili a partire dal 9 luglio nell’area “Gestione Alunni” del portale SIDI.

L’inserimento viene effettuato direttamente sul SIDI per cui non è previsto alcun invio di flussi dai pacchetti locali. La funzione viene chiusa il 10 agosto.

Per le scuole secondarie di primo grado le funzioni per l’inserimento delle valutazioni per disciplina per singolo studente sono disponibili a partire dal 4 luglio nell’area “Alunni – Gestione alunni – Scrutini finali analitici”. La funzione viene chiusa il 10 agosto.

È possibile l’inserimento diretto al SIDI e, in questo caso, si specifica che prima di procedere all’inserimento dei risultati dello scrutinio è necessario comunicare le materie di valutazione attraverso l’apposita funzione “Materie di valutazione”. In alternativa è disponibile la funzione per l’invio di un flusso dai pacchetti locali che rispettano gli standard comunicati da questa Direzione Generale.

Per le scuole secondarie di II grado: – I e II anno: le funzioni per l’inserimento delle votazioni e ore di assenza per disciplina per singolo studente sono disponibili a partire dal 4 luglio nell’area “Alunni – Gestione alunni – Scrutini finali analitici – Gestione Valutazioni per materia”.

È possibile l’inserimento diretto al SIDI oppure tramite invio di flusso dai pacchetti locali. – III e IV anno: le funzioni per la comunicazione dell’esito finale per singolo studente (ammesso/non ammesso/ sospensione del giudizio) sono disponibili a partire dal 9 luglio nell’area “Alunni – Gestione alunni – Scrutini finali analitici – Gestione Esiti” del portale SIDI.

L’inserimento viene effettuato direttamente sul SIDI oppure tramite l’invio di un flusso dai pacchetti locali.

Si ricorda che per procedere all’invio dei dati con i flussi è necessario disporre del codice alunno prelevabile dal SIDI mediante il servizio di “sincronizzazione Sogei” (sincronizzazione delle informazioni anagrafiche degli alunni). Le funzioni si chiudono il 10 agosto.

Le funzioni verranno riaperte successivamente per la comunicazione dei giudizi sospesi.

Al riguardo si precisa che verrà pubblicata apposita nota.

La guida operativa è disponibile sul portale SIDI, nell’area Procedimenti amministrativi.

Per eventuali chiarimenti può essere contattato il Servizio di Statistica e in caso di problemi tecnici dell’applicazione è disponibile il numero verde curato dal gestore del sistema informativo 800903080.

Il Direttore Generale
Emanuele Fidora

Nota 2 luglio 2012, AOODGPFB Prot.n. 4052

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per la Politica finanziaria e per il Bilancio
Ufficio VII

Nota 2 luglio 2012, AOODGPFB Prot.n. 4052

Alle ISTITUZIONI SCOLASTICHE
LORO SEDI
E, pc Agli UFFICI SCOLASTICI REGIONALI
Agli AMBITI TERRITORIALI PROVINCIALI
Ai revisori dei conti in rappresentanza del MIUR
LORO SEDI

OGGETTO: Apertura funzione di rilevazione per errati pagamenti dei compensi accessori disposti nell’anno 2011 tramite procedura “cedolino unico”.

Si comunica che dal 3 luglio e solo fino al 10 luglio p.v. sarà aperta sul SIDI, nell’area “Rilevazione Oneri” la rilevazione di cui all’oggetto, preannunciata con nota prot. n. 3821 del 25 giugno 2012.

Si conferma che i dati da inserire per i pagamenti compensi accessori “cedolino unico” disposti nell’anno 2011 a destinatari errati, che hanno poi proceduto alla restituzione diretta o tramite recupero stipendiale, sono i sotto indicati :

Cognome Beneficiario
Nome Beneficiario
Codice Fiscale Beneficiario
Iscrizione CV Beneficiario
Capitolo/Piano Gestionale Pagamento Errato
Importo Pagamento
Tipo Versamento (con tre casistiche possibili: Versamenti in conto entrate, Trattenute sullo stipendio, Impossibilità versamento)
Capo/Capitolo
N° Quietanza/Identificativo Pagamento
Identificativo Cedolino

Resta comunque aperta la possibilità di indicare se non sia stato possibile effettuare il nuovo pagamento per ragioni dipendenti da RTS.

Tutte le informazioni inserite saranno soggette – al termine delle operazioni da parte delle scuole – alla validazione da parte dei Revisori dei Conti, che potranno operare dopo la chiusura della rilevazione per le scuole e fino al 13 luglio pv. da remoto.

Tale validazione sarà effettuata accedendo ad una apposita funzionalità SIDI, messa a disposizione dei revisori dei conti con specifiche istruzioni in corso di invio agli stessi, fermo restando che sarà cura delle scuole fornire ai propri revisori, anche in formato elettronico, tutti gli elementi occorrenti per tale adempimento.

Si raccomanda, infine, a tutte le scuole di accedere sempre e in ogni caso alla rilevazione per esprimere la eventuale mancanza di dati da rilevare.

Si ringrazia

IL DIRIGENTE
Elisabetta Davoli

A. Vitali, Zia Antonia sapeva di menta

Un’arte mai smessa

di Antonio Stanca

E’ quella tutta italiana di “raccontare storie” e viene da lontano. Tra gli autori più recenti vanno ricordati Piero Chiara, Mario Soldati e Giovanni Arpino. Ad essi si rifà Andrea Vitali, cinquantasei anni, medico di Bellano, in provincia di Lecco. Qui è nato, qui esercita la sua professione e qui dal 1988 si dedica alla scrittura di romanzi che gli hanno procurato molti riconoscimenti. Tra questi, nel 2008, il Premio Boccaccio per l’intera produzione narrativa. Nel 2011 ha scritto Zia Antonia sapeva di menta che è stato pubblicato dalla Garzanti di Milano come altre opere precedenti. Come quelle anche questa dice di una vicenda curiosa, comica, anche questa si propone significati importanti, insegnamenti profondi.

Vitali è figlio di due impiegati comunali, è diventato medico per seguire la loro volontà ma la lettura e la scrittura lo hanno attirato fin da ragazzo. Ha cominciato a scrivere nel 1988, a ventiquattro anni, suo primo romanzo è stato Il procuratore, pubblicato nel 1990 e vincitore del Premio Mont-blanc per il romanzo giovane. Nell’opera dirà di aver trasferito vicende raccontategli dal padre e così nei romanzi che seguiranno. Dirà anche di avervi riportato situazioni che ha vissuto, alle quali ha assistito o delle quali ha saputo. Saranno molti i romanzi, molti i premi che otterranno. E molti saranno pure i lettori a riprova delle capacità dell’autore d’interessare, coinvolgere chi legge presentando persone comuni, situazioni quotidiane in un linguaggio che le rende nella loro realtà perché ad esse vicino. Riportata sulla pagina sembra la storia che ogni romanzo del Vitali contiene tanto è vera, autentica pur nella sua comicità. E tale rimane anche quando si complica poiché capace è lo scrittore di procedere con facilità tra le stranezze, gli intrighi che la vicenda può comportare, di saper adattare ad ogni contenuto la forma da esso richiesta. Vitali differisce dai vecchi maestri del racconto italiano nella sua ricerca di effetti continui, nella sua capacità di ottenerli in ogni momento della narrazione, in ogni pagina fino a far passare inosservati i veri moventi della sua scrittura che stanno nel mostrare i problemi causati dalla crisi dei valori morali in una vita come quella attuale, nell’evidenziarli, nel denunciarli. Tanto è attirato il lettore del Vitali dalla curiosità, dalla comicità di ciò che legge da trascurare i significati che l’autore persegue.

Così in Zia Antonia sapeva di menta, dove l’intento del Vitali di mostrare come può diventare triste la vita di una persona sola, vecchia e malata in una società quale la moderna, risulta sommerso dalla comicità delle tante, infinite situazioni che a causa di incomprensioni e fraintendimenti  si creano.

La vecchia zia Antonia, che conserva scatole intere di mentine e per questo odora di menta, decide di ricoverarsi in una casa di riposo di Bellano per non essere d’impiccio al nipote Ernesto, l’unico della famiglia che a lei s’interessa. Da quel momento inizia un incessante processo, un interminabile intreccio di avvenimenti e personaggi, dalla sparizione dell’estratto conto di zia Antonia all’indagine condotta da suor Speranza, superiora nella casa di riposo, dalla cifra in esso segnata alla sua esattezza, dai calcoli di Antonio, fratello di Ernesto col quale non ha rapporti, alle sue delusioni, dagli interventi del dottor Fastelli nella faccenda alla confusione che questa gli riserva, dai buoni propositi del parroco riguardo al grave disaccordo tra fratelli al loro fallimento, dall’avvocato al direttore di banca al sindaco al geometra del paese, tutti giungono ad essere coinvolti nella storia, nella vita di zia Antonia, tutti perché tante sono le combinazioni, le supposizioni, tanti i sospetti, i fraintesi, i ripensamenti, i dubbi e tanto naturali, tanto veri si presentano anche nella loro comicità. Bene riesce Vitali in questa operazione, capace è egli di fare letteratura di quanto ha saputo, visto o sentito circa i suoi luoghi, i loro tempi, i loro abitanti. E che vi riesca senza ricorrere a nessuna particolare costruzione, che renda degna di scrittura la vita avvenuta intorno alla costa orientale del lago di Como è il suo merito maggiore. Riesce Vitali a trarre dal silenzio, dall’isolamento quella vita, a farla valere nonostante sia fatta di persone e cose comuni, a trasformarla nell’interprete delle sue aspirazioni di scrittore, a farle assumere un significato più esteso di quello immediato.

La difficile riforma degli Organi Collegiali

La difficile riforma degli Organi Collegiali

di Stefano Stefanel

         L’interessante contributo di Antonio Valentino (A proposito di autonomia statutaria e rappresentanza istituzionale, su Scuolaoggi.org del 25 giugno 2012) potrebbe risolvere questo mio intervento attraverso la maniera ormai più semplice di comunicare, cioè mettendo un “mi piace” a commento. Se intervengo è perché il contributo di Valentino è l’unico che non ironizza pesantemente sul DDL Aprea sulla riforma degli Organi Collegiali della Scuola ed è anche l’unico – tra quelli che ho letto – che non invoca la difesa democratica a salvaguardia della Democrazia e della Costituzione, minate da quel DDL. E’ difficile di questi tempi dibattere su qualsiasi cosa, perché oltre ad un numero sempre crescente di disattenti che non sanno mai nulla di nulla e cadono sempre dalle nuvole su tutto si sta sviluppando la categoria di coloro che in nome della Costituzione e della Democrazia stroncano sul nascere qualsiasi modesta proposta di cambiamento. Come si fa a ragionare su dettagli quando è minacciata la nostra stessa vita democratica? E come può arrivare a compimento un provvedimento che si porta dietro il fardello della “lesa maestà” di principi inalienabili diventati diritti civili poiché nati dai famosi (o famigerati) Decreti delegati degli Anni Settanta? Al netto da tutto questo e riconoscendo a Valentino anche un coraggio non da poco, credo sulla riforma degli Organi Collegiali della Scuola in discussione al Parlamento si possano dire alcune cose.

APREA: UN NOME CHE E’ TUTTO UN PROGRAMMA

         Forse sarebbe utile chiedersi chi è stato il “buontempone” che ha deciso di “denominare” Aprea un Disegno di Legge che è frutto di più mani. Valentina Aprea, dirigente scolastico in aspettativa, ex sottosegretario di Berlusconi, ex parlamentare di Forza Italia prima e del PDL poi, assessore all’istruzione della Regione Lombardia, estensore della proposta di chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici del personale precario mi pare il nome meno adatto da mettere davanti ad un DDL che debba raccogliere una maggioranza vasta. Cgil, Cisl, Uil, Snals, Cobas, Unicobas, CNPI & Compagnia aggiungendo, mai potranno dirsi soddisfatti di qualcosa che ha nome “Aprea”. Non capirlo è stata una pura follia, anche perché c’era già una proposta di legge Aprea di qualche anno fa (quindi il nome era già usurato da quel dibattito) e dunque non si capisce chi gliel’ha fatta fare agli estensori del DDL di buttarsi manie  piedi su un nome che fa inferocire tutta la ancora fortemente componente maggioritaria di sinistra della scuola italiana.

Se il nome non bastava ecco allora che il DDL Aprea in discussione va a toccare alcuni baluardi dell’inefficienza e inefficacia scolastica in maniera così diretta da far diventare la discussione un’ennesima prova di appartenenza. E nel caso di questioni molto tecniche l’appartenenza produce sempre sconquassi. Consigli dei classe, interclasse e intersezione; Collegi docenti; Consigli d’Istituto; Giunte esecutive; Dipartimenti; Assemblee di classe; Assemblee d’Istituto: se la scuola italiana spera ancora con questi armamentari di poter affrontare le sfide della globalizzazione, dei cattivi esiti dei suoi studenti, della didattica per competenze, dell’obsolescenza del reclutamento e della formazione, dei saperi strangolati dalle classi di concorso e di tutto quanto ogni giorno chi lavora a scuola conosce benissimo, allora forse è meglio lasciar stare tutto, non riformare niente e lasciare che le scuole continuino a giocare con le coperte di Linus di Organi Collegiali nati dal ’68. Tanto poi deve decidere (ed eventualmente pagare di tasca propria) il Dirigente scolastico, figura che è nata proprio per eliminare il problema degli Organi collegiali. Il d.lgs 165/2011 parla di “potere” del Dirigente e “competenze” degli Organi Collegiali: il vocabolario spiega a tutti senza giri di parola la differenza dei due concetti. L’ho scritto altre volte e qui lo ripeto: o si ha il coraggio di eliminare la figura del dirigente scolastico e di tornare ai Presidi o ai Direttori didattici o si permette ai dirigenti di fare i dirigenti.

Il DDL Aprea è molto pasticciato e molto confuso e probabilmente darà vita a organismi non perfettamente funzionanti: ma rispetto all’attuale nulla e a questo immobilismo che svilisce la partecipazione sarebbe meglio provare a vedere come funziona. Statuto, nuova composizione degli organi d’istituto, organizzazione degli stessi, nuclei di valutazione potrebbero essere un campo di azione per sperimentazioni, analisi, ricerche, dibattiti e una certa innovazione a scuola. Magari non ne verrebbe fuori granché: ma cosa sta venendo fuori oggi dagli Organi Collegiali normati negli Anni Settanta?

ASSOCIAZIONI SCUOLE AUTONOME

         Sono Presidente dell’Associazione Scuole Autonome del Friuli Venezia Giulia e posso dire che lo strumento in sé è utile e può fornire una buona base per lavorare insieme. Non credo l’associazionismo scolastico possa essere imposto e la volontarietà dell’adesione rende più forte la proposta, che nasce da adesioni e da una visione e comune e non da imposizioni. Ogni scuola deve farsi rappresentare da chi vuole, ma se un dirigente non la rappresenta è un problema della scuola (e del dirigente) non del sistema. Non è burocratizzando la rappresentanza che questa aumenta.

Le ASA molto spesso non sono decollate in talune realtà regionali perché molti dirigenti preferiscono scorciatoie, appartenenze sindacali, legami sotterranei. Una scuola per come è organizzata oggi comunque “termina” con un dirigente. Si potrebbe tentare di agire con intelligenza usando tutti gli strumenti che ci sono a disposizione e le ASA sono uno di questi. E cercando di vedere nel DDL Aprea possibilità e non limiti per la democrazia.