FELICITà NELLA SCUOLA UNA PROMESSA SOLENNE di Umberto Tenuta
CANTO 294 Gli alunni italiani non sono felici di andare a scuola (Alessandro Giuliani, da La Tecnica della Scuola)
L’ultimo rapporto Pisa Ocse ha coinvolto ben 510 mila studenti tra i 15 e i 16 anni di 65 paesi che, tra le altre cose, hanno anche dichiarato quale fosse il loro livello di gradimento sullo studio.
Il nostro Paese è solo al 54° posto.
Insomma, questa indagine sembra confermare che l’amore per la scuola e lo studio non ha nulla a che vedere con la ricchezza: certi valori vanno oltre gli aspetti materiali.
Determinante è quindi il ruolo del corpo insegnante, ma anche delle famiglie degli alunni.
Che cosa significa che gli studenti non sono felici di andare a scuola?
Significa che già nei primi anni della loro vita i giovani sono infelici!
Infelici di nascere alla condizione umana.
Il buon giorno dal mattino pare!
Se sono infelici i primi anni di vita, quale prospettive di felicità i giovani possono avere?
Nasce l’uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa
…
Ma perchè dare al sole,
Perchè reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
Perchè da noi si dura?
…
È funesto a chi nasce il dì natale.
È funesto andare a scuola, luogo di infelicità.
Come volete voi che sia BUONA la scuola?
Così come è!
Ma non dovrebbe essere diversa?
Non dovrebbe essere sorriso e gioia?
Sorriso dei docenti e gioia degli studenti.
E no!
Paura sempre fanno i docenti, paura fanno gli apprendimenti.
Perché allora chiamarli studenti, falsare il nome, chiamare innamorati del sapere coloro che da esso ricavano infelicità?
Somma crudeltà.
Non materna scuola, di quanto inganni i figli tuoi!
Ministra, tu che sei madre, non ingannare i tuoi studenti.
Non ingannarli con una BUONASCUOLA che continua a renderli infelici!
Ordunque, che fare?
Richiedere ai docenti ed ai dirigenti un nuovo giuramento.
Prometto e giuro che mai ai miei studenti incuterò paura.
Prometto e giuro che sul volto di tutti i miei studenti sempre si leggerà la gioia di scoprire, di inventare, di costruire i loro saperi, i loro saper fare, i loro saper essere.
Prometto e giuro che, ove mai uno solo dei miei studenti dovesse sentirsi infelice di stare a scuola, io mi dimetterò.