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Prove INVALSI 2024/2025

Anno scolastico 2024/2025

Lettera Presidente INVALSI 19 dicembre 2024
Avvio Prove INVALSI 2025


Calendario delle somministrazioni

  • II primaria (prova cartacea)
    • Italiano: mercoledì 7 maggio 2025
    • Prova di lettura solo Classi Campione: mercoledì 7 maggio 2025
    • Matematica: venerdì 9 maggio 2025
  • V primaria (prova cartacea)
    • Inglese: martedì 6 maggio 2025
    • Italiano: mercoledì 7 maggio 2025
    • Matematica: venerdì 9 maggio 2025

II e V primaria Richieste di posticipo

  • III secondaria di primo grado (prova al computer – CBT)
    • Sessione ordinaria Classi Campione: martedì 1, mercoledì 2, giovedì 3 e venerdì 4 aprile 2025
      In questa finestra la scuola sceglie tre giorni per svolgere le prove di Italiano, Matematica e Inglese (lettura e ascolto).
    • Sessione ordinaria Classi NON Campione, prove di Italiano, Matematica e Inglese (lettura e ascolto): da martedì 1 aprile 2025 a mercoledì 30 aprile 2025
    • Sessione suppletiva: dal 26 maggio 2025 al 6 giugno 2025.
  • II secondaria di secondo grado (prova al computer – CBT)
    • Sessione ordinaria Classi Campione, prove di Italiano e Matematica: lunedì 12, martedì 13, mercoledì 14 maggio 2025
      In questa finestra la scuola sceglie due giorni per svolgere le prove di Italiano, Matematica.
    • Sessione ordinaria Classi NON Campione, prove di Italiano e Matematica: da lunedì 12 maggio 2025 a venerdì 30 maggio 2025
  • V secondaria di secondo grado (prova al computer – CBT)
    • Sessione ordinaria Classi Campione: lunedì 10, martedì 11, mercoledì 12, giovedì 13 marzo 2025 (aggiornemento del 7.10.2024)
      In questa finestra la scuola sceglie tre giorni per svolgere le prove di Italiano, Matematica e Inglese (lettura e ascolto).
    • Sessione ordinaria Classi NON Campione, prove di Italiano, Matematica e Inglese (lettura e ascolto): da lunedì 3 marzo 2024 a lunedì 31 marzo 2025
    • Sessione suppletiva: dal 26 maggio 2025 al 6 giugno 2025.

Sicurezza e Scuola in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione di mercoledì 30 aprile 2025, ha adottato, fra gli altri, i seguenti provvedimenti.

INFORMATIVE

In apertura dei lavori, il Presidente del Consiglio è intervenuta sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, annunciando lo stanziamento di nuovi fondi e assicurando che il Governo continuerà a mettere al centro della sua agenda la cultura della prevenzione. Il Presidente ha anche specificato che verranno dedicate risorse alla formazione dei lavoratori e alla conoscenza di questi temi tra i giovani, sottolineando che il Governo intende condividere queste misure con le organizzazioni sindacali. Subito dopo, il Presidente ha dato la parola al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, la quale ha svolto una informativa sullo stato della sicurezza nei luoghi di lavoro. In particolare, il Ministro ha evidenziato:

  • Un andamento del fenomeno infortunistico a partire dalle denunce presentate all’Inail, con un focus sugli infortuni occorsi agli studenti a seguito dell’estensione delle tutele assicurative Inail previste dal decreto-legge n. 48/2023. 
  • Le attività di carattere normativo effettuate negli ultimi due anni per il rafforzamento delle regole in materia di salute e sicurezza sul lavoro, l’aggiornamento e la maggiore efficienza dei controlli ispettivi, la tutela dei lavoratori, il contrasto al lavoro sommerso e la promozione dell’attività di vigilanza, l’aumento del personale ispettivo, il più efficace utilizzo delle informazioni presenti nelle banche dati, l’investimento nella prevenzione degli infortuni, l’attuazione della patente a crediti in edilizia.
  • Le azioni di formazione e informazione per la promozione di una vita sicura, a partire dall’introduzione della salute e della sicurezza sul lavoro tra le materie di insegnamento nell’ambito dell’educazione civica e l’avvio di un piano integrato del Ministero in materia.

Il Ministro per le disabilità ha informato il Consiglio che, in linea con quanto prevede la legge di ratifica della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, il Comitato tecnico Scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità ha predisposto una prima bozza di proposta del Piano di Azione triennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità. 

(…)

SCUOLA

1. Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico (disegno di legge)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione e del merito, ha approvato un disegno di legge che ha l’obiettivo principale di assicurare, attraverso disposizioni ad hoc, il consenso informato preventivo delle famiglie in relazione alle attività scolastiche che riguardano l’ambito della sessualità. Lo schema di disegno di legge dispone che venga chiesto obbligatoriamente da parte delle istituzioni scolastiche il consenso informato preventivo, in forma scritta, ai genitori o agli studenti se maggiorenni, per la partecipazione sia alle attività extracurriculari sia a quelle rientranti nell’ampliamento dell’offerta formativa che riguardino tematiche relative alla sessualità.

2. Disposizioni in materia di tutela del personale docente della scuola e dei dirigenti scolastici (disegno di legge)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione e del merito, ha approvato un disegno di legge volto a contrastare il fenomeno delle aggressioni a danno del personale scolastico rafforzandone la tutela e garantendo lo svolgimento dell’attività scolastica in sicurezza e controllo. Analogamente a quanto già previsto per il personale sanitario, vengono apportate modifiche all’articolo 380 del codice di procedura penale in materia di arresto obbligatorio in flagranza nei casi in cui si ravvisino condotte violente che cagionino lesioni personali al personale scolastico, inteso quale dirigente scolastico o membro del personale docente. Viene introdotta una specifica aggravante della pena all’articolo 583-quater del Codice penale nei confronti di coloro che arrecano lesioni personali, indipendentemente dalla loro gravità, al personale scolastico nell’esercizio o a causa delle funzioni e del servizio.

3. Modifiche e integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249, recante lo statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria (decreto del Presidente della Repubblica – esame preliminare)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione e del merito, ha approvato un decreto che interviene sullo statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria, emanato con d.P.R. 24 giugno 1998, n. 249, recante i diritti e i doveri, nonché le assunzioni di responsabilità da parte degli studenti. In considerazione dei frequenti fenomeni di violenza fisica e psicologica, bullismo e aggressività, compiuti da alunni e studenti nei confronti dei propri compagni e del personale docente, il provvedimento ha l’obiettivo di rispristinare un rapporto equilibrato tra gli studenti, le scuole e le famiglie, in linea con i principi di partecipazione e rispetto reciproco. L’intervento normativo è diretto anche ad attuare quanto previsto dall’articolo 5 della legge 17 maggio 2024, n. 70. in materia di bullismo e cyberbullismo. È previsto un ampliamento dell’impegno delle istituzioni scolastiche per creare le condizioni necessarie per garantire l’individuazione e l’emersione di episodi riconducibili a fenomeni di bullismo e cyberbullismo, nonché di situazioni di uso o abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti e di altre forme di dipendenza.

4. Modifiche e integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 122, in materia di valutazione degli studenti del secondo ciclo di istruzione (decreto del Presidente della Repubblica – esame preliminare)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione e del merito ha approvato le modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 122, in materia di valutazione degli studenti del secondo ciclo di istruzione. Nello specifico, vengono riformate la valutazione periodica e finale degli apprendimenti e quella relativa al comportamento degli studenti delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado. Il sistema di valutazione viene rivisto anche a causa del notevole aumento di episodi di violenza fisica e psicologica nelle scuole, compiuti dagli studenti ai danni dei compagni o del personale scolastico e per riaffermare il ruolo educativo svolto dal corpo docente. 

La valutazione dei dirigenti scolastici

La valutazione dei dirigenti scolastici

di Stefano Stefanel

            Qualche giorno fa improvvisamente la piattaforma FUTURA, 4.0 che registra tutti i corsi che si stanno svolgendo in Italia in attuazione del PNRR.ISTRUZIONE, ha introdotto un assurdo filtro che ha fatto per qualche giorno diventare le procedure di gestione complicate, lunghe, inutilmente burocratizzate. Nelle chat dei dirigenti scolastici è partita una serie di post di protesta che sono andati avanti per un paio di giorni finché il MIM non ha fatto marcia indietro. Sempre più spesso le chat dei dirigenti e i post sui vari social stigmatizzano la burocrazia oppressiva: tutto questo rientra nella logica propria dei social che sono molto più facilmente attivabili per indignazione, piuttosto che per proposta. Cioè, se noi ci indigniamo di qualcosa abbiamo audience sui social, se proponiamo qualcosa cadiamo nel dimenticatoio. Dal punto di vista dei contenuti l’idea ministeriale di inserire un filtro nella piattaforma era peregrina e burocratica oltre che inutile e le proteste logiche. Quindi nulla da segnalare.

            Se però guardiamo la cosa da un altro punto di vista allora ci può apparire chiaro perché il MIM ha scelto di applicare solo parametri burocratici collegati ad adempimenti amministrativi per valutare i dirigenti scolastici anche al fine della retribuzione di risultato. Le valutazioni precedenti (anche quella del triennio 2016/2019) avevano forti elementi discrezionali legando il Gruppo di valutazione ad una procedura di analisi, controllo, contradditorio che – come noto – ha portato a far diventare la valutazione da obbligatoria a volontaria e da influente sulla retribuzione di risultato a ininfluente. Non so cosa avverrà questa volta, ma la strada verso l’ininfluenza mi pare tracciata con molta cura. Staremo a vedere.

            Se la valutazione del dirigente scolastica non può essere solo di carattere burocratico e amministrativa e deve andare a verificare quali sono le qualità del dirigente scolastico nell’organizzazione della scuola e nei risultati degli studenti credo ci si vada ad incartare di nuovo. Però se i dirigenti scolastici non intendono farsi valutare su organizzazione e didattica (partendo dal concetto che non scegliendo loro il personale non possono rispondere di quello che il personale fa) allora resta solo una valutazione che va a verificare se si è adempiuto agli adempimenti: sembra un gioco di parole, ma se qualcuno riesce a non adempiere agli adempimenti obbligatori credo che un problema ci sia.

            Il dato di realtà è che la passione, l’interesse, la passione che i dirigenti scolastici mettono nella gestione di burocrazia e amministrazione non corrisponde a quella messa nel rapporto con gli studenti, con gli apprendimenti, con un’organizzazione che vada al passo con i tempi e non ripeta schemi del passato. Percezione o dato di fatto? Direi proprio dato di fatto, perché la deriva giuridico-amministrativa della professione è sotto gli occhi di tutti. E allora se il dirigente scolastico deve essere valutato per legge, visto che la sua passione va all’amministrazione e alla burocrazia perché valutarlo altrove? Qualcuno o tutti diranno che la “deriva amministrativa” è colpa del Ministero e che i problemi che possono creare guai seri vengono dal versante burocratico e amministrativo. Se questo è vero vuol dire che una verifica dei soli adempimenti burocratici è l’unica in grado di permettere a tutti i dirigenti scolastici di raggiungere il massimo della valutazione.

            Alcuni dirigenti, anche sui social, sostengono che non si può valutare un dirigente che si occupa di 20 plessi o di 20 corridoi e 20 laboratori solo con le carte. Il problema è quanto ci si va in quei plessi e in quei corridoi o laboratori: se ci si va tanto si dà un taglio alla propria dirigenza, se ci si va poco se ne dà un altro, qualunque sia il motivo per cui non ci si va.

            A me pare che in questo momento la criticità maggiore segnalata dai dirigenti sia quella delle segreterie, non mi pare quella degli apprendimenti degli studenti che, da qualunque parte li si misuri, non paiono soddisfacenti, crei molti allarmi. Segnalo soltanto che tutte le scuole approvano programmi annuali, conti consuntivi, fanno progetti, siglano contratti, emanano regolamenti sulla disciplina, sulla sicurezza, sulla privacy. Mentre non posso segnalare che tutte le scuole migliorino l’apprendimento realmente dei propri studenti e presidino la dispersione come bisognerebbe fare visti i protocolli internazionali che abbiamo firmato sull’argomento.

            Dal mio punto di vista era corretta la valutazione 2016/19 e poteva avere anche una ricaduta stipendiale: mi sono sempre sottoposto a quella valutazione e ho anche molto valutato facendo parte dei nuclei del Friuli-Venezia Giulia e della Provincia di Trento. Questa valutazione mi pare molto burocratica, ma credo sia più rispondente al profilo del dirigente scolastico di oggi, anche per la tendenza di molti dirigenti a dare pareri di legittimità e a cercare di sostituirsi ai giudici, anche se queste due incombenze non stanno nel loro profilo. Una domanda finale: ma il dirigente scolastico deve dirigere per adempiere o deve dirigere per far apprendere?

Valutazione dei Dirigenti scolastici

A.S. 2024-2025

Sistema nazionale di valutazione
dei risultati dei dirigenti scolastici


Decreto Interdipartimentale 26 marzo 2025, AOODPIT 616
Definizione degli obiettivi dei dirigenti scolastici per l’a.s. 2024/2025 ai sensi del D.M. 12 marzo 2025, n. 47 recante l’adozione del sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici

Decreto Ministeriale 12 marzo 2025, AOOGABMI 47
Adozione del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei Dirigenti scolastici


Nota 26 febbraio 2025, AOODGOSV 8369
Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei Dirigenti scolastici – Adozione del D.M. del 21.02.2025 n. 28

Decreto Ministeriale 21 febbraio 2025, AOOGABMI 28
Adozione del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici


Dal 16 aprile attivo e consultabile nel portale istituzionale Mim lo spazio dedicato al Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici. La nuova sezione offre un punto di riferimento chiaro e aggiornato sulla procedura, i tempi, i casi particolari e il piano di accompagnamento.


Emanato il Decreto Interdipartimentale 26 marzo 2025, AOODPIT 616 concernente la definizione degli obiettivi dei dirigenti scolastici per l’a.s. 2024/2025 ai sensi del D.M. 12 marzo 2025, n. 47 recante l’adozione del sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici

Scheda definizione obiettivi, indicatori e target a.s. 2024/25


Emanato il Decreto Ministeriale 12 marzo 2025, AOOGABMI 47 di adozione del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici, in attuazione delle recenti disposizioni legislative promosse dallo stesso Ministro.

Con questo provvedimento, a decorrere già da questo anno scolastico 2024/2025, la valutazione dei dirigenti scolastici avverrà tenuto conto della specificità delle funzioni e sulla base degli strumenti e dei dati a disposizione del sistema informativo del Ministero e del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici. Il procedimento sarà articolato in una fase di assegnazione degli obiettivi, anche di rilevanza regionale, e in una di valutazione, a cura dei direttori degli Uffici Scolastici Regionali, garantendo altresì un eventuale momento di contraddittorio con gli interessati e il ruolo di un organismo di garanzia. Agli esiti della valutazione sarà collegata la retribuzione di risultato.


A.S. 2018-2019

Nota esplicativa 2 aprile 2019, n. 4
Il procedimento di valutazione dei Dirigenti scolastici per l’a.s. 2018/19

Cronoprogramma 2018/2019

Struttrura Portfolio


Firmato il 4 marzo 2019 l’Accordo MIUR-OO.SS. relativo al procedimento di valutazione dei Dirigenti Scolastici per l’a.s. 2018/2019


A.S. 2017-2018

Con Nota 16 luglio 2018, AOODGOSV 12106, la scadenza per la chiusura delle funzioni per la compilazione online del Portfolio del Dirigente scolastico è stata prorogata dal 31 luglio al 31 agosto 2018.


A partire dal 20 aprile 2018 sul Portale del Sistema nazionale Area Dirigenti – Portfolio DS – Accedi ai servizi di valutazione (raggiungibile all indirizzo https://snv.pubblica.istruzione.it/snv-portale-web/) sono aperte le funzioni per procedere alla compilazione online del Portfolio del Dirigente scolastico.

Cronoprogramma procedimento di valutazione DS – A.S. 2017/18



A.S. 2016-2017

Come previsto dalla Nota 27 aprile 2017, AOODGOSV 4555, a partire dal giorno 27 aprile 2017 e fino al 30 giugno 2017 (prorogato al 31 luglio 2017 dalla Nota 8 giugno 2017, AOODPIT 1182) sul Portale del Sistema nazionale di valutazione (Area Dirigenti – Portfolio DS) sono aperte le funzioni per procedere alla compilazione online del Portfolio del Dirigente scolastico, strumento alla base del procedimento di valutazione, previsto dalle Linee guida di attuazione della Direttiva 18 agosto 2016, AOOUFGAB 36 (vd. Nota esplicativa n. 2).

Non saranno svolte visite da parte dei Nuclei nell’a.s. 2016/17; la valutazione di prima istanza da parte del Nucleo di valutazione e la valutazione finale da parte del Direttore dell’USR avverranno, rispettivamente, entro novembre ed entro dicembre 2017.

La Direttiva ministeriale n. 239, firmata il 21 aprile 2017, avente ad oggetto “Modifiche alla Direttiva 18 agosto 2016 n. 36 sulla valutazione dei dirigenti scolastici“,  prevede che il procedimento di valutazione dei Dirigenti scolastici non avrà effetto sulla determinazione della retribuzione di risultato per l’anno scolastico 2016/17, ma a partire dall’anno scolastico 2017/18.
I riscontri e le osservazioni degli Uffici scolastici regionali sulla procedura di valutazione  saranno inviati ad un Osservatorio (previsto dall’art. 12 della Direttiva), in via di definizione con specifico decreto ministeriale.


Come previsto dalla Nota 11 luglio 2017, AOODGOSV 8603, dal 14 luglio al 31 agosto 2017, sul Portale del Sistema nazionale di valutazione, sono aperte le funzioni per procedere alla compilazione online del Portfolio per i Dirigenti scolastici con incarichi presso l’Amministrazione centrale e periferica del MIUR, altra amministrazione dello Stato, enti pubblici o privati, con retribuzione a carico dell’Amministrazione scolastica.




Faq – Domande Frequenti

IL PORTFOLIO E LA SUA COMPILAZIONE

Parte prima del Portfolio – Anagrafe professionale

  1. Che rilievo assume la parte prima del Portfolio nel procedimento di valutazione?

La prima parte del Portfolio ha l’obiettivo specifico di illustrare e descrivere la “storia” professionale del Dirigente adottando un modello unico di riferimento a livello nazionale e perciò comparabile. L’anagrafe professionale intende raccogliere tutte le informazioni professionali più rilevanti e sarà aggiornabile annualmente. Ogni Dirigente avrà la possibilità di integrare l’anagrafe allegando il proprio curriculum vitae e alcuni documenti che attestino aspetti particolarmente significativi della propria professionalità. Il contenuto dell’anagrafe professionale non influisce sulla compilazione delle rubriche di valutazione da parte dei componenti dei Nuclei di valutazione, ma permette ad essi di poter focalizzare con immediatezza gli elementi informativi più rilevanti sul Dirigente da valutare.

Parte seconda del Portfolio – Autovalutazione e bilancio delle competenze

  1. Che scopo ha la parte seconda del Portfolio?

L’autovalutazione intende tracciare un profilo professionale organico del Dirigente scolastico ed è strutturata prendendo in considerazione le cinque dimensioni professionali riprese dai criteri del comma 93 (citate sotto ogni definizione delle cinque sezioni), dall’esperienza professionale e dalla letteratura nazionale e internazionale sulla leadership. L’obiettivo della compilazione della parte relativa all’autovalutazione è “consentire al Dirigente scolastico una riflessione sul suo ruolo e sui suoi punti di forza/debolezza, nell’ottica dello sviluppo e del miglioramento della professionalità” (Portfolio, p. 8). L’autovalutazione è dunque uno strumento di utile riflessione sul proprio lavoro e sulla coerenza tra le azioni dirigenziali “quotidiane” e gli obiettivi strategici. Non è necessario che il Dirigente scolastico alleghi documentazione a conforto dei livelli che egli stesso si attribuisce, avendo comunque la possibilità di motivare la scelta nell’apposito campo libero.

  1. Che rilievo assume l’autovalutazione nel procedimento di valutazione?

L’autovalutazione non è elemento di valutazione e non influisce sulla compilazione delle rubriche di valutazione da parte dei componenti dei Nuclei di valutazione. Il procedimento di valutazione non prevede che i Nuclei debbano procedere ad una conferma o meno dell’autovalutazione del Dirigente scolastico. Ciò dovrebbe essere ancora più chiaro se si riflette sul fatto che la compilazione della parte seconda del Portfolio è facoltativa. Sia nelle rubriche di autovalutazione sia nelle rubriche di valutazione vengono utilizzati i medesimi descrittori, quantunque raggruppati diversamente, con lo scopo di permettere al Dirigente di compiere un’autovalutazione che prenda in considerazione tutti gli aspetti oggetto di valutazione della sua azione professionale complessiva.

  1. È opportuno compilare il campo “Elementi di contesto”?

La descrizione del livello di complessità del contesto in cui il Dirigente scolastico opera può risultare sicuramente utile per comprendere vincoli e opportunità che impattano sulla sua azione professionale. Molte scelte strategiche del Dirigente scolastico sono orientate, e a volte condizionate, dal contesto nel quale si trova ad operare. Una sintetica ma significativa descrizione del contesto può perciò servire al Dirigente scolastico per meglio motivare le scelte concernenti gli obiettivi e le azioni professionali, e sarà anche di fondamentale importanza per il Nucleo di valutazione, al fine di poter comprendere meglio il contributo del Dirigente scolastico al processo di miglioramento.

Parte terza del Portfolio – Obiettivi e azioni professionali

  1. Che rilievo assume la parte terza del Portfolio nel procedimento di valutazione?

La parte terza del Portfolio assume un rilievo fondamentale tra le fonti da cui il Nucleo di valutazione trae elementi utili per la formulazione del giudizio complessivo per ognuna delle tre aree, in quanto grazie ad essa si può evincere specificatamente “il contributo del dirigente al perseguimento dei risultati per il miglioramento del servizio scolastico previsti nel rapporto di autovalutazione” (Portfolio, p. 22).

  1. È opportuno che il Dirigente scolastico nella parte terza del Portfolio indichi tutte le azioni professionali svolte per la realizzazione degli obiettivi di processo indicati nel RAV?

È opportuno che il Dirigente scolastico si concentri, a propria scelta, sulla base delle risultanze del RAV e degli obiettivi inseriti nella lettera di incarico, su alcune azioni professionali significative (indicativamente due o tre) e descriva brevemente le azioni realizzate, documentando anche i processi più significativi avviati per il perseguimento degli obiettivi di miglioramento della scuola, con la possibilità di allegare file con dati ed evidenze, se non già contenuti nella documentazione inserita in piattaforma. In particolare il Dirigente scolastico, nella parte terza, dovrebbe riportare quelle azioni che evidenziano il valore aggiunto del proprio specifico professionale nella scuola.

  1. Perché la parte terza del Portfolio è strutturata su otto aree?

Le prime sette aree di processo non sono altro che le “le aree di miglioramento organizzativo e gestionale delle istituzioni scolastiche e formative direttamente riconducibili al dirigente scolastico, ai fini della valutazione dei risultati della sua azione dirigenziale, secondo quanto previsto dall’articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, e dal contratto collettivo nazionale di lavoro”, ai sensi dell’art. 6 comma 2, punto 2 del D.P.R. 80/2013. Inoltre, sono le aree all’interno delle quali si riconducono gli obiettivi di processo del RAV, interni al Piano di miglioramento, cui si collegano le più significative azioni professionali messe in atto dal Dirigente scolastico per il perseguimento degli obiettivi di miglioramento della scuola inseriti nella lettera di incarico (Portfolio, p. 15). Ad ogni modo il Dirigente scolastico nella compilazione della parte terza del Portfolio può decidere di non riferirsi esclusivamente alle azioni collegate con le sette aree degli obiettivi di processo, ma può inserire anche le azioni per il perseguimento degli obiettivi nazionali e regionali (tutti gli obiettivi presenti nella lettera di incarico saranno infatti riportati proprio all’inizio della parte terza). A tale scopo è presente l’area di processo “Altro”. In sostanza ciò che si chiede al Dirigente scolastico è di fare una selezione mirata delle azioni più significative che permettano al Nucleo di rilevare lo specifico della sua azione professionale.

  1. Quale è la funzione della parte terza del Portfolio rispetto alla compilazione delle rubriche di valutazione da parte del Nucleo di valutazione?

La parte terza del Portfolio è ineludibile nel processo di valutazione: in essa il Dirigente scolastico deve riportare e documentare cosa secondo lui è significativo e specifico della sua professionalità. Al Nucleo spetta valutare il contributo al perseguimento dei risultati di miglioramento previsti nel RAV (così come previsto dal comma 93 dell’art. 1 della L. 107/2015), facendo riferimento a diverse fonti ed evidenze, fra cui sicuramente la parte terza del Portfolio, ma anche ad altri documenti e la stessa visita e/o interlocuzione diretta (Portfolio, p. 23). La valutazione del Nucleo, quindi, deve tener opportunamente conto delle azioni professionali indicate dal Dirigente scolastico nella parte terza, ma deve anche rilevare tutti gli aspetti interni ai criteri del comma 93.

  1. Non sussiste il rischio che l’esplicita connessione delle azioni del Dirigente scolastico soltanto con gli obiettivi desunti dal RAV porti a sottovalutare aspetti rilevanti dell’azione del Dirigente scolastico non contemplate nel RAV?

Tale rischio potenzialmente non sussiste, in quanto il procedimento di valutazione del Dirigente scolastico è rivolto a tutta la sua azione professionale, che deve essere letta in modo globale e unitario, e il Nucleo di valutazione, proprio per valutare gli aspetti più generali dell’azione dirigenziale collegati con i criteri del comma 93 dell’art. 1 della Legge 107/2015, deve prendere in considerazione tutta una serie di documenti specificamente indicati nel Portfolio. È ovvio che nella sua quotidianità professionale il Dirigente scolastico svolge molte azioni, ma all’interno del procedimento di valutazione i passaggi ineludibili in cui si può riscontrare la pertinenza e la coerenza dell’azione dirigenziale volta al perseguimento dei risultati per il miglioramento del servizio scolastico sono le azioni legate agli obiettivi di processo interni al Piano di miglioramento.

  1. Considerato che ad oggi non è stato definito un modello specifico di RAV per i CPIA e pertanto per i Dirigenti scolastici dei Centri non è stato possibile definire degli obiettivi da inserire all’interno del nuovo incarico o ad integrazione dell’incarico in essere a partire dal RAV, il perseguimento di quali obiettivi il Dirigente è tenuto a documentare?

Tutti i CPIA hanno definito all’interno del proprio PTOF le priorità di miglioramento per il prossimo triennio. Il MIUR ha chiesto ai CPIA la trasmissione del PTOF e lo stralcio degli obiettivi di miglioramento ove inseriti nel Piano Triennale deliberato. Tali obiettivi, a seguito di verifica da parte del Direttore USR, sono stati utilizzati per la definizione dell’incarico dei Dirigenti scolastici in quanto a tutti gli effetti obiettivi di miglioramento della scuola.

  1. Che funzione svolge il Repertorio del Dirigente scolastico? È obbligatorio che il Dirigente scolastico vi faccia riferimento?

Il Repertorio è da intendersi come puro e semplice strumento di orientamento professionale, messo a disposizione del Dirigente scolastico esclusivamente al fine di supportarlo nella compilazione della parte terza del Portfolio: di conseguenza, non è obbligatorio che vi si faccia riferimento.

Parte terza del Portfolio – Sezione di caricamento dei documenti

  1. Quali documenti devono essere caricati obbligatoriamente nella sezione riservata presente nella parte terza del Portfolio?

Il Dirigente scolastico avrà cura di provvedere al caricamento dei documenti indicati nell’Allegato n. 1, la cui consultazione è ineludibile da parte del Nucleo di valutazione. Il Dirigente scolastico potrà nella stessa sezione caricare pochi e significativi altri documenti che riterrà strettamente necessari per fornire al Nucleo elementi particolarmente utili per la valutazione relativamente ai criteri generali indicati dalla L. 107/2015.

IL PROCEDIMENTO DI VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI PER L’A.S. 2016/17

  1. Cosa determinano le modifiche alla Direttiva 36 sul procedimento di valutazione dei Ds?

La Direttiva ministeriale n. 239 del 21/04/2017, avente ad oggetto “Modifiche alla Direttiva 18 agosto 2016 n. 36 sulla valutazione dei dirigenti scolastici” ed in corso di registrazione, ha stabilito che il procedimento di valutazione dei Dirigenti scolastici avrà effetto sulla determinazione della retribuzione di risultato a partire dall’anno scolastico 2017/2018. Di conseguenza nel corrente anno scolastico, 2016/2017, il procedimento verrà attuato ma senza produrre effetti sulla retribuzione di risultato, che sarà determinata, come negli anni precedenti, in relazione alla fascia di complessità dell’istituzione scolastica per la quale è stato conferito l’incarico dirigenziale

  1. I Dirigenti scolastici che andranno in quiescenza a partire dall’a.s. 2017/2018 saranno oggetto di valutazione?

Le modifiche apportate dalla Direttiva ministeriale 239 del 21/04/2017 comportano di fatto l’esclusione dal procedimento di valutazione dei Dirigenti scolastici che andranno in quiescenza a partire dall’a.s. 2017/2018, in quanto la loro retribuzione di risultato non sarà determinata dalla valutazione e gli stessi consigli di miglioramento interni al procedimento di valutazione non saranno ovviamente attuabili nei prossimi anni. I Direttori degli USR comunicheranno ai Dirigenti scolastici che saranno posti in quiescenza a partire dall’a.s. 2017/2018 l’esclusione dal procedimento di valutazione e dalla richiesta di compilazione del Portfolio.

  1. Per il corrente anno scolastico sono previste le visite presso le istituzioni scolastiche?

In considerazione del fatto che quest’anno i Nuclei di valutazione potranno iniziare a operare con l’inizio di giugno e che i mesi di giugno-luglio-agosto sono densi di impegni, è diventato inevitabile, per questo anno scolastico, sospendere le visite. Sono confermati, invece, i contatti a distanza: tutti i Dirigenti scolastici verranno contattati dai Nuclei entro novembre per approfondimenti sul Portfolio e sulla documentazione allegata.


Scuola, on line il portfolio del dirigente scolastico
Strumento chiave per lo sviluppo professionale e la valutazione

La valutazione delle e dei dirigenti scolastici entra nel vivo: è disponibile da oggi, sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la versione elettronica del portfolio del dirigente scolastico che conterrà informazioni che vanno dal curriculum, al bilancio delle competenze, agli obiettivi e alle azioni professionali.

Il portfolio consentirà alle dirigenti e ai dirigenti di analizzare i loro compiti e le loro competenze, di fare il punto sugli obiettivi di miglioramento. Sarà quindi uno strumento di supporto per il loro sviluppo professionale, ma anche uno strumento chiave per il processo di autovalutazione e di valutazione.

Il portfolio si compone di quattro parti. La prima (anagrafe professionale) raccoglierà informazioni professionali, dal titolo di studio agli incarichi ricoperti, sarà compilata dalle e dai dirigenti e sarà resa pubblica. La seconda parte riguarderà l’autovalutazione e il bilancio delle competenze: ogni dirigente potrà compilarla (non è obbligatorio) analizzando la propria capacità di gestione, di valorizzazione del personale, di promozione della partecipazione, di monitoraggio e rendicontazione. Questa parte consentirà a ciascuna e ciascun dirigente di riflettere sui propri punti di forza e debolezza, nell’ottica del miglioramento della propria professionalità. La terza parte, particolarmente rilevante ai fini della valutazione, sarà dedicata agli obiettivi e alle azioni professionali, sarà obbligatoria e pubblica, sarà compilata dalle e dai dirigenti che dovranno descrivere le azioni realizzate per raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano di miglioramento della loro scuola. Infine la quarta parte sarà dedicata alla  valutazione e agli eventuali consigli di miglioramento, sarà riservata al Nucleo di Valutazione, al Direttore dell’USR e al Dirigente scolastico.

Un primo video tutorial  introduce ed illustra l’utilizzo del portfolio. Ci sarà tempo, per la compilazione, fino al 30 giugno. Le dirigenti e i dirigenti hanno già avuto, l’8 febbraio scorso, una versione cartacea del portfolio per poter familiarizzare con lo strumento. La versione on line, intuitiva e di facile utilizzo, facilita la compilazione, che non richiede un investimento di tempo gravoso: si tratta di fare sintesi di informazioni e documenti già in possesso e soprattutto di evidenziare il proprio specifico professionale per il perseguimento degli obiettivi di miglioramento della scuola. La valutazione delle dirigenti e dei dirigenti ha preso il via ufficialmente con la direttiva numero 36 dello scorso agosto.

Nel frattempo sono stati adottati e pubblicati i Piani regionali di valutazione da parte degli Uffici scolastici. Tra febbraio e marzo le dirigenti e i dirigenti sono stati abbinati ai nuclei di valutazione, nei cui confronti sono state svolte  attività di informazione e formazione, che continueranno anche nei prossimi mesi. Fino a giugno si procederà con la compilazione del portfolio. Fra l’estate e l’autunno ci sarà da parte dei nuclei la vera e propria fase di valutazione  a partire dalla documentazione interna al  portfolio. Dall’anno scolastico 2017/2018 la retribuzione di risultato delle e dei dirigenti sarà legata al processo di valutazione.


Pubblicate le Linee guida per l’attuazione della Direttiva n. 36, del 18 agosto 2016, sulla valutazione dei dirigenti scolastici

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Valutazione dei dirigenti scolastici, pubblicate le Linee Guida

Giannini: “Processo atteso da 15 anni, aiuterà il miglioramento del sistema scolastico”

Sono disponibili da oggi sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca le Linee Guida per la valutazione dei dirigenti scolastici. Il documento rende operativa la direttiva firmata nei mesi scorsi dal Ministro Stefania Giannini.
“Si tratta di un processo atteso da 15 anni che ha lo scopo di investire sul miglioramento della professionalità dei nostri dirigenti, figure chiave dell’autonomia scolastica – sottolinea il Ministro -. Il sistema di valutazione a cui abbiamo lavorato è un sistema leggero, che si basa sui documenti e gli strumenti di pianificazione e programmazione che le scuole già utilizzano. Nessun appesantimento burocratico. Si parte dall’autovalutazione dei dirigenti che saranno poi accompagnati nel miglioramento del loro lavoro. La valutazione che parte oggi è un processo di supporto a tutto il sistema scolastico”.

Il documento

  • Le Linee guida individuano la tempistica del processo, i documenti e le procedure che saranno utilizzati per valutare i dirigenti, le dimensioni professionali che avranno un peso nel giudizio formulato dai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali attraverso la valutazione elaborata dai Nuclei preposti.
    Prima scadenza, gli obiettivi da assegnare ai presidi: già in questi giorni i Direttori degli USR li stanno definendo ed assegnando ai dirigenti scolastici. Gli obiettivi da raggiungere, coerenti con il Rapporto di autovalutazione e il Piano di miglioramento e formativo delle scuole, saranno validi per tre anni. Entro dicembre saranno formulati i Piani regionali per la valutazione. Mentre fra gennaio e maggio i dirigenti scolastici saranno coinvolti in un processo di autovalutazione attraverso una piattaforma on line simile a quella utilizzata per la produzione del Rapporto di autovalutazione da parte delle scuole.
    Cosa faranno i dirigenti? Scatteranno la fotografia del loro operato. Dovranno evidenziare, fra l’altro, le modalità organizzative messe in atto nella loro scuola, le modalità di gestione del personale, le azioni messe in campo per promuovere la partecipazione della comunità scolastica e il rapporto con le realtà del territorio e come hanno promosso il raggiungimento degli obiettivi che hanno ricevuto.
    Entro agosto 2017 ci sarà una valutazione di prima istanza da parte del Nucleo regionale con possibili visite nelle scuole. Successivamente arriverà la valutazione finale da parte del Direttore dell’USR. La restituzione dei riscontri della valutazione da parte del Direttore avverrà entro dicembre 2017.
    L’azione del Dirigente sarà valutata su tre diverse dimensioni professionali:
  • Direzione unitaria, promozione della partecipazione, competenze gestionali e organizzative finalizzate al raggiungimento dei risultati (a quest’area viene attribuito un peso pari al 60% nel risultato finale);
  • Valorizzazione delle risorse professionali, dell’impegno e dei meriti professionali (avrà un peso del 30%);
  • Apprezzamento dell’operato all’interno della comunità professionale e sociale (avrà un peso del 10%).

La valutazione avrà cadenza annuale e inciderà sulla retribuzione di risultato dei dirigenti scolastici. Quattro i livelli di raggiungimento degli obiettivi previsti: “pieno raggiungimento”, “avanzato raggiungimento”, “buon raggiungimento”, “mancato raggiungimento”.


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Martedì 28 giugno, alle ore 10.30, presso la Sala Comunicazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in Viale Trastevere 76/a, sono presentate la Direttiva e la prima nota applicativa sul Sistema di Valutazione dei Dirigenti Scolastici.


Valutazione dei dirigenti scolastici, firmata la direttiva
Giannini: “Da oggi abbiamo uno strumento in più per
il miglioramento del sistema”

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha firmato stamattina la direttiva per la valutazione dei dirigenti scolastici. “Dopo 15 anni di incertezze, attese e sperimentazioni, oggi siamo nelle condizioni di realizzare pienamente la valutazione dei dirigenti scolastici. Questo grazie ad un rinnovato quadro normativo, allo stanziamento di specifiche risorse economiche e alla presenza di risorse umane aggiuntive fra gli ispettori. Tutti effetti della legge 107, la Buona Scuola”, ha commentato Giannini, presentando il documento a Viale Trastevere alla presenza dei direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali.

“Ora – ha proseguito – abbiamo in mano uno strumento in più per ottenere un obiettivo importante: il miglioramento del sistema scolastico”. Tre i criteri in base ai quali saranno valutati i dirigenti: “La capacità di indirizzo e di gestione della scuola peserà per il 60% sulla valutazione complessiva – ha spiegato il Ministro -. La capacità di valorizzare le risorse umane, il personale della scuola tutto (docente, amministrativo, tecnico e ausiliario) peserà per il 30%. Il restante 10% si baserà sull’apprezzamento dell’operato del dirigente da parte della comunità scolastica, di coloro che vivono e lavorano nella scuola”. I criteri sono contenuti nelle Linee Guida che saranno abbinate alla direttiva.

Cosa accade ora, in concreto? Ad agosto i dirigenti, oltre 7.000 in tutto il Paese, firmeranno il loro incarico all’interno del quale, per la prima volta, saranno inseriti obiettivi di miglioramento di tre tipi: obiettivi generali individuati dal Ministero, obiettivi legati alle specificità del territorio individuati dagli USR e obiettivi specifici collegati alla scuola che deriveranno dal RAV (il Rapporto di autovalutazione) dell’istituto che il dirigente dovrà guidare. Il RAV è il documento che, dallo scorso anno, le scuole hanno cominciato a compilare per darsi un ‘voto’ sulle cose fatte e fissare le priorità di sviluppo per gli anni successivi.

Un apposito nucleo di esperti compilerà la valutazione dei dirigenti. Quattro i ‘gradi’ di valutazione previsti dalla direttiva: mancato raggiungimento degli obiettivi, buon raggiungimento degli obiettivi, avanzato raggiungimento degli obiettivi, pieno raggiungimento degli obiettivi. L’esito della valutazione sarà utilizzato per la retribuzione di risultato dei dirigenti. Niente più fondi a pioggia, come accade oggi. In caso di mancato raggiungimento degli obiettivi il dirigente potrà essere assegnato, in prima battuta, ad altra scuola. Se la valutazione negativa si ripeterà, sarà messo a disposizione dell’Ufficio Scolastico per svolgere altre mansioni. La valutazione si svolgerà con cadenza annuale a partire dal mese di settembre.



Illustrata alle OO.SS., il 6 maggio, la direttiva sulla valutazione dei Dirigenti scolastici

Come previsto dall’art. 1, cc. 93-94, della Legge 107/15, la valutazione dei dirigenti scolastici è effettuata dal Nucleo per la Valutazione dei Dirigenti scolastici (art. 25, c. 1, D.Lvo 165/01) ed è

  • coerente con l’incarico triennale e con il profilo professionale,
  • connessa alla retribuzione di risultato.

Nell’individuazione degli indicatori per la valutazione del dirigente scolastico si tiene conto

  • del contributo del dirigente al perseguimento dei risultati per il miglioramento del servizio scolastico previsti nel RAV (DPR 80/13), in coerenza con le disposizioni contenute nel D.Lvo 150/09,
  • dei seguenti criteri generali:

a) competenze gestionali ed organizzative finalizzate al raggiungimento dei risultati, correttezza, trasparenza, efficienza ed efficacia dell’azione dirigenziale, in relazione agli obiettivi assegnati nell’incarico triennale;
b) valorizzazione dell’impegno e dei meriti professionali del personale dell’istituto, sotto il profilo individuale e negli ambiti collegiali;
c) apprezzamento del proprio operato all’interno della comunità professionale e sociale;
d) contributo al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici, nell’ambito dei sistemi di autovalutazione, valutazione e rendicontazione sociale;
e) direzione unitaria della scuola, promozione della partecipazione e della collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica, dei rapporti con il contesto sociale e nella rete di scuole.

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Al via la valutazione dei dirigenti scolastici

Giannini: “Finalmente un sistema per valorizzarli e incentivare il miglioramento”

Le competenze gestionali e amministrative, la capacità di valorizzare il personale scolastico, l’apprezzamento del loro operato da parte della comunità scolastica. Sono alcuni dei criteri in base ai quali, a partire da settembre, saranno valutati i dirigenti scolastici.

“Dopo anni di attese, rinvii e sperimentazioni finalmente si parte. Con la Buona Scuola abbiamo messo i dirigenti scolastici al centro di un preciso progetto culturale che valorizza l’autonomia scolastica. Abbiamo dato a quelli che una volta si chiamavano presidi più strumenti per poter lavorare e più responsabilità. Per questo è necessario attivare un sistema oggettivo e trasparente di valutazione del loro operato che preveda incentivi crescenti per chi raggiunge gli obiettivi di miglioramento della propria scuola”, spiega il Ministro Stefania Giannini.

Oggi la direttiva sulla valutazione dei dirigenti scolastici è stata illustrata al Miur alle Organizzazioni Sindacali e sarà firmata nei prossimi giorni dal Ministro dell’Istruzione dopo il vaglio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Di valutazione dei dirigenti si parla dal 2000, sono state fatte alcune sperimentazioni negli anni successivi, ma il sistema non è mai concretamente partito.
Cosa accadrà con la nuova direttiva? Quando firmeranno il loro contratto, in agosto, i dirigenti scolastici troveranno inseriti in questo documento gli obiettivi di miglioramento che saranno di tre tipi: ci saranno obiettivi generali individuati dal Ministero, obiettivi legati alle specificità del territorio individuati dagli USR e obiettivi specifici sulla scuola che deriveranno dal RAV (il Rapporto di autovalutazione) dell’istituto che il dirigente dovrà guidare. Il RAV è il documento che dal 2015 le scuole compilano per darsi una ‘voto’ sulle cose fatte e fissare le priorità di sviluppo per gli anni successivi.

Un apposito nucleo di esperti compilerà la valutazione dei dirigenti con un esito che potrà andare dal mancato raggiungimento degli obiettivi al completo raggiungimento che corrisponderà ad una valutazione ‘eccellente’. L’esito della valutazione sarà utilizzato per la retribuzione di risultato dei dirigenti. La valutazione si svolgerà con cadenza annuale. In caso di valutazione negativa il dirigente sarà supportato dall’Usr nel miglioramento del proprio lavoro. Sono previsti casi di non rinnovo del contratto presso la scuola affidata al dirigente solo in caso di responsabilità dirigenziali gravi, come già stabilito dal decreto legislativo 165 del 2001.
“La valutazione dei dirigenti ha come obiettivo principale – conclude il Ministro – la loro crescita professionale e, di conseguenza, il miglioramento della comunità scolastica in cui operano. È la prima volta che il nostro Paese affronta concretamente tale percorso che, secondo gli obiettivi di questo Governo, porterà ad una vera attuazione dell’autonomia scolastica, per troppo tempo attesa e mai realizzata fino in fondo”.

Decreto Interdipartimentale 26 marzo 2025, AOODPIT 616

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Dipartimento per le risorse, l’organizzazione e l’innovazione digitale

Definizione degli obiettivi dei dirigenti scolastici per l’a.s. 2024/2025 ai sensi del D.M. 12 marzo 2025, n. 47 recante l’adozione del sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici

Scheda definizione obiettivi, indicatori e target a.s. 2024/25

Decreto Ministeriale 12 marzo 2025, AOOGABMI 47


Ministero dell’istruzione e del merito

Adozione del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei Dirigenti scolastici

Nota 26 febbraio 2025, AOODGOSV 8369

Ministero dell’i struzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Ai Dirigenti scolastici delle istituzioni scolastiche statali LORO SEDI
All’Intendente Scolastico della provincia di BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua località ladine BOLZANO
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione per la Provincia di TRENTO
Al Sovrintendente agli studi della Valle D’Aosta AOSTA
E, p.c. Al Capo di Gabinetto
Al Capo Dipartimento per le risorse, l’organizzazione e l’innovazione digitale
Al Direttore generale per gli ordinamenti scolastici, la formazione del personale scolastico e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Al Direttore generale per l’innovazione digitale, la semplificazione e la statistica

Oggetto: Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei Dirigenti scolastici – Adozione del D.M. del 21.02.2025 n. 28


Decreto Ministeriale 21 febbraio 2025, AOOGABMI 28
Adozione del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici

Decreto Ministeriale 21 febbraio 2025, AOOGABMI 28


Ministero dell’istruzione e del merito

Adozione del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici

La valutazione dei dirigenti scolastici

La valutazione dei dirigenti scolastici: una riflessione critica

di Carmelo Salvatore Benfante Picogna e Patrizia Fasulo (*)

È in corso in questi mesi un interessante dibattito su un processo cardine del sistema scolastico italiano, la valutazione per i Dirigenti scolastici.  L’articolo 13 del Decreto-Legge n. 71 del 31 maggio 2024 (Disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell’anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca) ha, infatti, introdotto un significativo aggiornamento normativo, enfatizzando il ruolo del Sistema nazionale di valutazione dei risultati dei Dirigenti scolastici nel definire obiettivi strategici e criteri valutativi. Tale sistema considera le specificità delle funzioni dirigenziali, i vincoli territoriali e le risorse disponibili, in una prospettiva che valorizza autonomia scolastica e responsabilità dirigenziale.

I soggetti coinvolti nel nuovo sistema sono:

  • i Capi Dipartimento, cui spetterà il compito di individuare gli obiettivi misurabili della valutazione;
  • i Direttori Generali degli Uffici scolastici regionali che potranno integrare, entro limiti prestabiliti, tali obiettivi e provvederanno alla loro assegnazione ai Dirigenti scolastici e alla definizione del punteggio di valutazione, che sarà quantificato in centesimi;
  • i Dirigenti amministrativi in servizio presso gli Ambiti territoriali e i Dirigenti tecnici con funzioni ispettive a supporto nella fase istruttoria della valutazione.

Permangono nell’attuale proposta, ancora da definirsi, alcuni richiami alla precedente normativa che rappresentano importanti spunti di riflessione e, taluni dei quali, perfino imprescindibili per la nuova regolamentazione.

 

  1. La responsabilità condivisa e l’autonomia scolastica

La scuola è una istituzione che si basa sulla conoscenza e sull’apprendimento continuo dei suoi membri talché le esperienze di ciascun membro vanno a comporre il patrimonio dell’organizzazione stessa e il suo capitale sociale e conoscitivo. Le performance delle istituzioni, tuttavia, sono condizionate da variabili come, ad esempio, il background socioeconomico delle famiglie o la qualità dell’offerta formativa territoriale, che non dipendono, direttamente e immediatamente, dalla gestione dirigenziale. In questo senso è fondamentale che il futuro sistema di valutazione consideri gli esiti scolastici come il risultato di una responsabilità condivisa tra il dirigente, il corpo docente, le famiglie, le istituzioni locali e, per quanto possibile, con gli studenti. L’attuazione dell’autonomia scolastica, in tutte le sue molteplici declinazioni, che caratterizza il lavoro del Dirigente scolastico trova, infatti, dei limiti nella necessità di operare in un quadro normativo e organizzativo che non sempre favorisce la piena indipendenza decisionale. Il che, del resto, non può essere considerato un male assoluto! Purché si consideri un elemento distintivo della valutazione dei Dirigenti scolastici ovvero la consapevolezza che i risultati della scuola non dipendono esclusivamente dall’ operato del singolo, ma sono influenzati da una pluralità di fattori esterni e da attori sui quali non è possibile esercitare un controllo diretto né continuativo.

Proviamo qui a delineare alcuni strumenti che, a nostro avviso, potrebbero aiutare il Dirigente, responsabile dei risultati del servizio offerto all’utenza, a individuare, interpretare e governare tutte le condizioni prodromiche in grado di predire con buona probabilità di avveramento, che potrebbero influire positivamente o negativamente sulla sua valutazione:

  • in quest’ottica diventa fondamentale per ogni Dirigente un rilancio dell’autonomia dell’istituzione, considerando ogni singola realtà come un laboratorio permanente di ricerca organizzativa e didattica; adottando il modello del miglioramento continuo di pedagogia “glocal” che parta dall’assunto che le comunità si costruiscono creando dinamismi virtuosi; evitando di entrare nella dimensione dell’uomo/donna solo/a al comando in grado di risolvere tutti i problemi.
  • I dati Invalsi, ad esempio, rappresentano una straordinaria cartina di tornasole sull’equità del sistema scolasticoperché permettono di preconizzare interventi su misura in risposta ai diversi problemi emersi: divari territoriali, differenze di genere, inclusione, dispersione scolastica, ecc. Si ricollega a questa riflessione con immediatezza la necessità di prestare molta attenzione alla formazione delle classi e delle sezioni sin dalla scuola dell’infanzia, ricorrendo non a semplicistici quanto ingenui criteri di equieterogeneità ma, piuttosto, a strumenti scientifici validati come, ad esempio, il sociogramma di Moreno. La riduzione di alti livelli di variabilità fra le classi e le sezioni, al di là dei risultati nei livelli di apprendimento, va analizzata e ricondotta a indici fisiologici sin dalla prima infanzia, non solo per ridurre i divari che originano nelle fragilità territoriali e regionali ma anche per combattere il male di vivere delle nuove generazioni;
  • Altra utile riflessione, a parere di chi scrive, è una rinnovata attenzione al patto di corresponsabilità fra scuola e famiglia, menzionato per la prima volta nel D.P.R. 21 novembre 2007 n. 235. È ormai pacifico, infatti, che la partecipazione dei genitori e, quando previsto, anche degli studenti, rappresenti una precondizione fondamentale per il successo educativo, soprattutto in contesti caratterizzati da un livello ESCS (indicatori socio-economici e culturali) medio-basso e quindi di forti, se non endemiche, condizioni di povertà educativa. In quest’ottica va ri-costruita una comunità educante, radicata in un territorio circoscritto,dove poter alimentare quegli elementi di appartenenza identitaria e spirito di comunità, legandoli all’apprendimento formalizzato, a quello informale e non formale ed alla cura dei beni comuni.
  •  Un’altra dimensione da analizzare attiene alla mancata accettazione delle regole di funzionamento di una comunità: molte/i ragazze/i faticano a rispettarle poiché non ne riconoscono il valore mostrando, così, una forte insofferenza verso qualsiasi norma vissuta come un’imposizione. In genere quando queste ragazze e questi ragazzi arrivano a scuola hanno già in buona parte strutturato, nelle proprie famiglie e nei gruppi dei pari, i loro comportamenti nei confronti delle regole. Ecco perché, nei casi disfunzionali o a rischio, è necessario interagire in maniera sistematica con le strutture e gli enti preposti ad accogliere e accompagnare i nuclei familiari fragili, tenendo conto dei meccanismi e delle modalità di funzionamento della scuola al fine di riconsiderare la propria scala valoriale, condividerla e rispettarla.

Il contesto territoriale e i vincoli operativi

Il nuovo Sistema di Valutazione, sembra certo, dovrà essere incentrato su dati oggettivi quali la pubblicazione dei documenti strategici delle scuole (PTOF, RAV, PDM, Rendicontazione sociale ecc.), la corretta tenuta della sezione “Amministrazione trasparente” e l’adeguata gestione del sito web. Aspetti di sicuro condivisibili ma non esaustivi nella misura in cui non si considereranno  le ricadute negative che condizionamenti e vincoli locali possono avere sul raggiungimento degli obiettivi da parte dei Dirigenti scolastici.

Il contesto territoriale (vincoli, risorse, opportunità, condizionamenti umani e materiali ecc.) è, dunque, senza alcun dubbio, il fattore determinante attorno al quale deve ruotare la valutazione della scuola e, quindi, del suo personale. In questo caso del Dirigente scolastico. Le scuole situate in aree economicamente svantaggiate o caratterizzate da criticità sociali e culturali presentano sfide specifiche che influiscono direttamente sull’efficacia dell’azione dirigenziale. Ad esempio, in aree con alta percentuale di dispersione scolastica o con significative difficoltà di integrazione culturale, il Dirigente deve dimostrare competenze nella mediazione e nella costruzione di reti di supporto con enti locali e associazioni. La mancanza di infrastrutture adeguate o il basso coinvolgimento delle famiglie nel percorso educativo rappresentano ulteriori sfide che il Dirigente deve affrontare con approcci innovativi e flessibili. Pensiamo, ad esempio, alla gestione degli immobili, alle forniture, ai beni e ai servizi che gli Enti locali sono obbligati ad assicurare e alla fatica che queste interlocuzioni spesso rappresentano per il Dirigente scolastico, sia che ci si trovi in un piccolo centro, magari per la scarsità delle risorse, che nelle città metropolitane, a causa della numerosità degli istituti.

La valutazione del Dirigente scolastico, dunque, dovrebbe tenere conto di questi fattori, riconoscendo come il contesto territoriale condizioni non solo i risultati, ma anche la stessa definizione degli obiettivi strategici e, perfino, le necessarie basi di riconoscimento di ruoli e doveri.

Queste riflessioni dovrebbero condurci alla consapevolezza che il miglioramento è basato su due elementi indissolubili: la co-progettazione e la corresponsabilità dell’azione educativa. La partecipazione richiede di attivare un processo condiviso fin dal momento della progettazione iniziale (by default). Un processo di questo tipo ha bisogno di fra proprie diverse categorie e fra queste, il tempo è fondamentale. Il tempo inteso, non solo nel significato di quello che scorrere (Chronos) ma, soprattutto, nel senso di Kairos, ovvero quello che ci vuole, che è significativo per costruire una comunità che collabora, e i cui frutti dureranno molto a lungo; sarà faticoso all’inizio ma, una volta avviato, il processo sarà in grado di affrontare temi ed emergenze complesse per il medio-lungo periodo.

 

Il personale scolastico: una risorsa da sviluppare

Un altro aspetto cruciale nella valutazione del Dirigente è lo sviluppo delle risorse umane che rappresenta una risorsa fondamentale, ma la cui gestione presenta sfide specifiche. I Dirigenti devono non solo monitorare l’adeguatezza delle competenze del personale rispetto agli obiettivi della scuola, ma anche promuovere percorsi di formazione continua che rispondano alle esigenze educative e organizzative del territorio. I momenti della formazione iniziale e in servizio sono fondamentali per sollecitare nei docenti/ATA la capacità di comprendere le diversità, riflettere sul contesto e le proprie pratiche e attivare processi di cambiamento. È ovvio che nei contesti più difficili il turnover del personale rende questo percorso più difficile. Il ruolo del Dirigente diventa quindi ancor più significativo nel motivare il personale, creare un clima di lavoro positivo, affrontare e risolvere eventuali conflitti interni. Inoltre, l’abilità di valorizzare i talenti all’interno del corpo docente, ad esempio assegnando incarichi di responsabilità che stimolino la crescita professionale, contribuisce in modo significativo al miglioramento complessivo dell’istituzione scolastica attraverso risultati potenzialmente raggiungibili, non definibili sebbene auspicabili, a priori.

In tal senso, le azioni formative ipotizzate, devono garantire spazi di flessibilità per poter essere cucite su misura della singola realtà per espandere la consapevolezza dei docenti guidandoli a una corretta attribuzione del loro ruolo in diversi contesti. In primo piano si trovano i concetti di “locale” e “globale” che richiedono una maggiore inorporazione dell’innovazione che il contesto offre dal punto di vista educativo e una migliore capacità di gestire non solo l’integrazione del territorio nel curriculum, ma anche le specificità della classe.

Le risorse economiche della scuola

La gestione delle risorse economiche costituisce un altro pilastro della valutazione del Dirigente scolastico. L’autonomia scolastica prevede che i Dirigenti siano responsabili della pianificazione e attuazione amministrativo-contabile e dell’utilizzo dei fondi, ma spesso le risorse disponibili sono limitate e insufficienti per soddisfare tutte le necessità. In tale contesto, un dirigente efficace deve dimostrare abilità nell’individuare una scala di priorità degli interventi, concentrandosi su progetti che garantiscano il massimo impatto educativo. La capacità di reperire finanziamenti aggiuntivi, ad esempio attraverso la partecipazione a bandi europei o nazionali, rappresenta un indicatore di competenza gestionale. La trasparenza e l’efficienza nella gestione delle risorse economiche, inoltre, rafforzano la fiducia della comunità scolastica e degli enti finanziatori, contribuendo a costruire una reputazione positiva per l’istituto. In tal senso la rendicontazione sociale riveste un momento particolarmente importante per rendere il territorio e gli stakeholder avveduti conoscitori e, in ultima analisi, sostenitori, di come la scuola ha “speso” i soldi pubblici.

Conclusione

La valutazione dei dirigenti scolastici, come delineata dal Decreto-legge n. 71 del 2024, risulta un processo complesso e articolato, che richiede un approccio equilibrato e contestualizzato. Alla luce di quanto sopra, i nuclei fondamentali dovrebbero continuare ad articolarsi nei seguenti ambiti:

  1. Gestione e organizzazione;
  2. Sviluppo delle risorse umane;
  3. Analisi e miglioramento della realtà scolastica;
  4. Relazioni con la comunità e le istituzioni.

Riconoscere la specificità dei contesti territoriali, valorizzare il lavoro svolto in condizioni spesso difficili e considerare il contributo degli altri attori del sistema scolastico sono elementi fondamentali per garantire una valutazione equa ed efficace. Solo attraverso un’analisi approfondita e integrata di tutti i fattori coinvolti sarà possibile promuovere un sistema scolastico che risponda pienamente alle esigenze della comunità e al diritto del Dirigente scolastico di essere valutato secondo criteri chiaramente definiti e misurabili.


(*) Carmelo Salvatore Benfante Picogna, Dirigente tecnico con funzioni ispettive Usr Sicilia

Patrizia Fasulo, già Dirigente tecnico con funzioni ispettive – Consulente Usr Sicilia

Nota 23 gennaio 2025, AOODGOSV 2867

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la formazione del personale scolastico e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Direttori generali e ai Dirigenti preposti agli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Al Sovrintendente scolastico per la Regione Valle D’Aosta AOSTA
Al Sovrintendente scolastico per la scuola in lingua italiana BOLZANO
All’Intendente scolastico per la scuola in lingua tedesca BOLZANO
All’Intendente scolastico per la scuola delle località ladine BOLZANO
Al Dirigente del Dipartimento istruzione per la Provincia di Trento TRENTO
Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni scolastiche statali del primo ciclo di istruzione LORO SEDI
Ai Coordinatori delle attività educative e didattiche delle scuole paritarie del primo ciclo di istruzione LORO SEDI
e, p.c., al Gabinetto del Ministro
al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
al Capo Dipartimento per le risorse, l’organizzazione e l’innovazione digitale
alla Direzione generale per l’innovazione digitale, la semplificazione e la statistica SEDE

Oggetto: Indicazioni in merito alla valutazione periodica e finale degli apprendimenti nella scuola primaria e alla valutazione del comportamento nella scuola secondaria di primo grado.


Ordinanza Ministeriale 9 gennaio 2025, AOOGABMI 3
Valutazione periodica e finale degli apprendimenti nella scuola primaria e valutazione del comportamento nella scuola secondaria di primo grado

RAV, PdM, PTOF, Rendicontazione sociale

Nota 27 settembre 2024, AOODGOSV 39343
Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) – indicazioni operative in merito ai documenti strategici delle istituzioni scolastiche (Rapporto di autovalutazione, Piano di miglioramento, Piano triennale dell’offerta formativa)


Come previsto dall’art.1, c. 12, della Legge 13 luglio 2015, n. 107, il Piano Triennale dell’Offerta Formativa “può essere rivisto annualmente entro il mese di ottobre“.

L’a.s. 2024/2025 si caratterizza, in termini di progettualità, per essere l’anno conclusivo del triennio 2022-2025 ed anche quello di predisposizione del PTOF relativo al triennio 2025-2028.

Con la Nota 27 settembre 2024, AOODGOSV 39343, sono fornite indicazioni operative in merito ai documenti strategici delle istituzioni scolastiche per il triennio 2022-2025 (Rapporto di autovalutazione, Piano di miglioramento, Piano triennale dell’offerta formativa, Rendicontazione sociale).

Le Piattaforme per la predisposizione e la pubblicazione di tali documenti sono aperte a partire dal 30 settembre 2024 e fino alla data di inizio della fase delle iscrizioni.

Di seguito si riassume la tempistica prevista.

  • apertura funzioni per eventuale aggiornamento RAV e PTOF 2022-2025
    – 30 settembre 2024
  • apertura funzioni per la predisposizione del PTOF 2022-2025
    – 30 settembre 2024
  • aggiornamento sottosezione “Curricolo dell’insegnamento trasversale di educazione civica” nella piattaforma PTOF
    – entro ottobre
  • aggiornamento nelle piattaforme dei dati provenienti dal sistema informativo del Ministero – entro fine ottobre pubblicazione eventuale aggiornamento RAV, PTOF 2022-2025 e pubblicazione PTOF 2025-2028
    – entro la data di inizio della fase delle iscrizioni

Ordinanza Ministeriale 9 gennaio 2025, AOOGABMI 3

Il Ministro dell’istruzione e del merito

Valutazione periodica e finale degli apprendimenti nella scuola primaria e valutazione del comportamento nella scuola secondaria di primo grado

Il significato profondo del voto

Il significato profondo del voto

di Bruno Lorenzo Castrovinci

La valutazione rappresenta da sempre un pilastro centrale del sistema scolastico italiano. Non è solo un mezzo per certificare i risultati, ma uno strumento che riflette l’efficacia delle strategie educative e il funzionamento complessivo della scuola. Dietro ogni voto non si cela un numero isolato, bensì un insieme di esperienze, percorsi e relazioni che compongono la vita dello studente. La pagella, simbolo tangibile di questo percorso, non racconta solo la performance accademica ma anche il modo in cui insegnanti, famiglie e contesti influenzano il successo formativo.

Secondo la ricerca di Angelo Paletta (Dirigenti scolastici leader per l’apprendimento, 2015), solo il 20% del successo scolastico è legato alle metodologie didattiche, mentre il restante 75% è influenzato dal contesto familiare e sociale. Questo dato mette in luce quanto il livello di istruzione dei genitori, l’accesso alle risorse educative e il supporto emotivo incidano in modo significativo sui percorsi degli studenti. I dati sono eloquenti: solo il 10% dei figli di famiglie culturalmente svantaggiate prosegue fino agli studi universitari, contro il 70% delle famiglie con almeno un genitore laureato. Questi numeri non possono essere ignorati e richiedono un impegno concreto per rendere la valutazione uno strumento di crescita, anziché un semplice giudizio finale.

Oltre il voto: la valutazione tra crescita e limiti

Uno dei punti critici del sistema scolastico è l’uso improprio della valutazione, soprattutto dei voti intermedi come il cinque. Questo voto, anziché motivare, sospende lo studente in un limbo, bloccandone la crescita senza penalizzarlo completamente. Il cinque diventa spesso una soglia fragile, un simbolo di mediocrità che soddisfa bisogni immediati come il controllo e l’autorità, ma non risponde al vero scopo dell’educazione: la crescita personale e intellettuale.

Come ricorda Maria Montessori, l’apprendimento dovrebbe basarsi sull’autonomia e sulla responsabilità, in un contesto stimolante e non oppressivo. Anche Paulo Freire, con la sua critica all’“educazione bancaria”, ci insegna che lo studente non può essere considerato un recipiente passivo da riempire. Al contrario, deve essere coinvolto in un processo dialogico, in cui il sapere si costruisce attraverso l’interazione e la riflessione critica.

Bruner, con il concetto di scaffolding, ci offre una prospettiva dinamica: il docente deve fornire un supporto temporaneo per accompagnare lo studente verso l’autonomia. Allo stesso modo, Vygotsky, con la teoria della zona di sviluppo prossimale, sottolinea l’importanza di guidare lo studente oltre le proprie capacità attuali, sfruttando l’aiuto di figure esperte o dei pari. In questo contesto, il voto dovrebbe motivare, valorizzare i progressi e indicare la strada per il miglioramento.

 

Motivare per crescere: il potere del rinforzo positivo

Un altro contributo significativo arriva da B.F. Skinner e dalla sua teoria del rinforzo positivo. Secondo Skinner, riconoscere e premiare i progressi, anche piccoli, è uno strumento fondamentale per stimolare la motivazione e la fiducia. Al contrario, un voto basso, come il cinque, se non accompagnato da un feedback chiaro e costruttivo, può generare frustrazione e insicurezza. La valutazione non può limitarsi a un numero: deve essere un percorso di dialogo e supporto che aiuti lo studente a superare le proprie difficoltà.

Stimolare la motivazione significa anche capire che ogni studente è diverso. Come afferma Howard Gardner con la teoria delle intelligenze multiple, ogni individuo possiede un bagaglio unico di potenzialità. Il compito del docente è riconoscerle e valorizzarle, personalizzando la didattica per rispondere ai bisogni specifici di ciascuno studente. Solo così si può evitare di lasciare lo studente fermo in una situazione di mediocrità apparente.

Il voto, le neuroscienze e l’impatto sul cervello

Un aspetto fondamentale della valutazione, spesso trascurato, è il suo impatto neurologico sugli studenti. Le neuroscienze hanno dimostrato che il voto, quando utilizzato come rinforzo positivo, può influenzare in maniera significativa i processi cerebrali. La gratificazione derivante da un giudizio positivo attiva il sistema di ricompensa, in particolare la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore associato alla motivazione, al piacere e all’apprendimento. Questo meccanismo biologico spiega perché un feedback positivo, espresso anche attraverso un voto alto o un commento costruttivo, stimoli lo studente a impegnarsi ulteriormente, migliorando la capacità di concentrazione e di memoria.

Al contrario, il voto cinque, percepito come un limbo di incertezza e mediocrità, può inibire queste dinamiche positive. Il senso di frustrazione che deriva da un risultato deludente genera stress, attivando il cortisolo, l’ormone dello stress, che interferisce con le funzioni cognitive superiori, come la memoria a lungo termine e la risoluzione dei problemi. In contesti ripetuti, il cervello può associare l’esperienza scolastica a un evento negativo, alimentando la demotivazione e il rifiuto dell’apprendimento.

Un altro elemento interessante è legato all’attivazione dei neuroni specchio, che giocano un ruolo fondamentale nelle dinamiche di apprendimento sociale ed emotivo. Quando uno studente osserva il successo o il fallimento di un compagno, i neuroni specchio si attivano, permettendo una sorta di apprendimento “empatico”. Un feedback negativo mal gestito o percepito come ingiusto può quindi avere effetti non solo sull’individuo, ma sull’intero gruppo classe, creando un clima di insicurezza e frustrazione collettiva. Al contrario, un sistema valutativo equilibrato e orientato al rinforzo positivo può generare un circolo virtuoso in cui il successo di un singolo studente motiva e ispira gli altri.

l significato psicologico del voto

Il voto scolastico non si limita a essere una misura oggettiva del rendimento, ma porta con sé un carico emotivo e psicologico che può influenzare profondamente la percezione di sé dello studente, il suo rapporto con il mondo scolastico e il desiderio di apprendere. Come sottolinea Carol Dweck, psicologa nota per la teoria del mindset, un feedback orientato esclusivamente al risultato (es. “sei intelligente”) può generare uno stato mentale fisso (fixed mindset), in cui lo studente tende a evitare sfide per paura del fallimento. Al contrario, un feedback che valorizza lo sforzo e il processo (growth mindset) favorisce la resilienza e una maggiore motivazione ad affrontare difficoltà.

Un esempio concreto è rappresentato dalla gestione del voto cinque: se accompagnato da un giudizio negativo e non contestualizzato, il voto rischia di essere interpretato dallo studente come un giudizio sulla sua persona piuttosto che sul suo apprendimento. Questo può portare a un circolo vizioso in cui lo studente si percepisce incapace, alimentando ansia, frustrazione e senso di inadeguatezza. Studi nel campo delle neuroscienze educative, come quelli condotti da Mary Helen Immordino-Yang, evidenziano come le emozioni siano strettamente collegate ai processi di apprendimento: emozioni negative legate a una valutazione percepita come ingiusta o svalutante riducono l’attivazione della corteccia prefrontale, compromettendo la memoria di lavoro e la capacità di risoluzione dei problemi.

Un cattivo sistema di valutazione può inoltre generare danni a livello sociale e relazionale. La competizione esasperata alimentata da un sistema che premia esclusivamente i migliori, come sottolinea Alfie Kohn in Punished by Rewards, non solo demotiva chi si trova in difficoltà, ma può creare un ambiente di sfiducia tra i compagni, spezzando la coesione del gruppo classe. Un esempio pratico è rappresentato dalla differenza tra valutazioni individualistiche e approcci cooperativi: in un sistema che incoraggia il lavoro di gruppo e premia i progressi collettivi, gli studenti tendono a sviluppare maggiore empatia e collaborazione, mentre in sistemi focalizzati esclusivamente sul risultato personale aumentano stress e isolamento.

La mancanza di un feedback costruttivo amplifica questi problemi. Uno studente che riceve un voto basso, senza una spiegazione dettagliata o una chiara indicazione su come migliorare, si sente abbandonato. Questo senso di smarrimento è particolarmente acuto in contesti socio-economici svantaggiati, dove il supporto familiare può essere limitato e lo studente non trova negli adulti di riferimento le risorse necessarie per affrontare le difficoltà scolastiche. Ad esempio, un’errata gestione della valutazione può portare all’abbandono scolastico: in Italia, secondo i dati ISTAT, il tasso di dispersione scolastica è ancora al 12,7% (“STAT, Rapporto sulla dispersione scolastica, 2023), e molti giovani dichiarano di essersi sentiti demotivati o incompresi durante il loro percorso scolastico.

Al contrario, un approccio valutativo orientato al rinforzo positivo, come suggerito da B.F. Skinner, può trasformare il voto in uno strumento motivante. La gratificazione derivante da un giudizio positivo stimola il rilascio di dopamina, favorendo l’apprendimento e l’impegno. Ad esempio, un feedback come “Hai fatto progressi significativi in questa area; continua così e potrai migliorare anche in questo aspetto” fornisce una direzione chiara e incoraggia lo studente a perseverare. Questo tipo di comunicazione non solo alimenta la fiducia nelle proprie capacità, ma rafforza anche il legame con il docente, che viene percepito come una guida e non come un giudice.

Gli effetti negativi di una cattiva valutazione non si limitano all’individuo: coinvolgono anche il gruppo classe e l’intero sistema educativo. Per questo è fondamentale che il voto sia accompagnato da un feedback chiaro, dettagliato e orientato al miglioramento, capace di separare il giudizio sulla prestazione dal giudizio sulla persona. Solo così il voto può diventare non un punto di arrivo, ma un trampolino per il progresso personale e accademico

La logica del cinque: dinamiche psicologiche e sociali nella comunità scolastica

L’utilizzo del cinque nel primo trimestre o quadrimestre, con l’intento di trasformarlo in un sei a fine anno, è una pratica diffusa tra i docenti e affonda le sue radici in motivazioni sia psicologiche che sociali. Da un lato, il docente può percepire il cinque come una strategia per “stimolare” lo studente a impegnarsi maggiormente, nella speranza che il voto venga interpretato come un invito al miglioramento. Questa decisione risponde a una dinamica emotiva complessa: da un lato, il docente può sentirsi giustificato nell’adottare un atteggiamento severo, mantenendo un’immagine di autorevolezza; dall’altro, vi è spesso una dissonanza cognitiva, in cui il docente razionalizza la scelta del cinque come necessaria, anche se può provocare disagio nel vedere gli studenti demotivati o delusi.

A livello neurologico, questa scelta è sostenuta dall’attivazione di specifici circuiti cerebrali legati alla ricompensa differita. Il docente può provare una sensazione di controllo, favorita dall’attivazione della corteccia prefrontale, che gestisce la pianificazione e la previsione degli esiti. L’idea di trasformare il cinque in sei a fine anno alimenta una narrativa personale di equilibrio e giustizia, in cui si percepisce come colui che “dà e toglie”, rafforzando il suo ruolo di mediatore tra rigore e comprensione. Tuttavia, questa dinamica può avere un costo emotivo: molti docenti provano inconsciamente un senso di disagio o colpa nel mantenere il cinque, bilanciato solo dalla soddisfazione di poterlo “correggere” più avanti.

A livello sociale, il cinque tende a diventare un modello contagioso all’interno della comunità scolastica. In un ambiente dove il confronto tra colleghi è inevitabile, la scelta di adottare questa strategia si diffonde per due motivi principali: da un lato, per la necessità di uniformarsi a pratiche considerate accettabili o consolidate; dall’altro, per il timore di apparire troppo indulgenti o troppo severi rispetto agli altri insegnanti. La dinamica dei neuroni specchio, che si attivano osservando il comportamento altrui, contribuisce a questo effetto di “contagio professionale”: vedere colleghi che applicano il cinque per poi trasformarlo in sei può spingere altri a replicare il modello, percependo questa pratica come una norma implicita o una strategia “sicura”.

Tuttavia, questo modello rischia di creare una cultura valutativa basata su segnali contraddittori per gli studenti. Iniziare l’anno con un cinque può generare ansia e senso di fallimento, mentre trasformarlo in un sei potrebbe essere percepito come un compromesso più che come un riconoscimento autentico dei progressi. Per questo motivo, è fondamentale riflettere su questa pratica, valutando non solo i suoi effetti sugli studenti, ma anche le motivazioni profonde che spingono i docenti ad adottarla, spesso senza una consapevolezza critica del suo impatto complessivo.

Gli alibi dei docenti e il bisogno di innovazione

In molti contesti scolastici, di fronte a risultati insoddisfacenti degli studenti, si tende a giustificare la situazione attribuendo le responsabilità esclusivamente a fattori esterni, come lacune pregresse, disinteresse da parte degli studenti o carenze nel contesto familiare. Sebbene questi elementi abbiano certamente un peso, limitarsi a considerare solo le difficoltà di partenza degli studenti rischia di creare una narrazione deresponsabilizzante, in cui il sistema scolastico e il corpo docente non si mettono in discussione.

Un approccio realmente innovativo deve invece partire dal riconoscere che ogni ostacolo educativo è anche un’opportunità di crescita. È fondamentale superare la logica degli alibi per abbracciare una didattica flessibile e centrata sullo studente, in cui l’insegnante diventi un mediatore attivo tra il punto di partenza degli studenti e il loro potenziale. Come sottolineano le teorie di Bruner e Vygotsky, il docente ha il compito di creare un “ponte” tra le conoscenze attuali e quelle che lo studente può sviluppare con il giusto supporto. Questo richiede una continua messa in discussione delle metodologie adottate e una propensione ad adattarsi ai bisogni di una classe sempre più eterogenea.

L’innovazione non deve essere intesa come un cambiamento fine a sé stesso, ma come una risposta concreta alle sfide della modernità. Tecnologie digitali, didattica inclusiva e valutazione formativa possono rappresentare strumenti potenti per migliorare l’efficacia dell’insegnamento, ma solo se inseriti in una visione più ampia di responsabilità professionale. I docenti, quindi, devono sentirsi protagonisti di un processo di trasformazione che li coinvolga attivamente, con il supporto di percorsi di formazione e di monitoraggio che rendano visibili i risultati raggiunti. In questo senso, il miglioramento degli esiti degli studenti non può essere visto solo come un obiettivo individuale, ma come un impegno collettivo dell’intera comunità scolastica.

La capacità di innovare, di cambiare prospettiva e di collaborare è ciò che trasforma una scuola da un luogo statico a un ambiente dinamico e aperto al futuro. Solo superando gli alibi e abbracciando il cambiamento, il sistema educativo potrà realmente rispondere alle esigenze delle nuove generazioni, offrendo loro non solo conoscenze, ma anche strumenti per affrontare il mondo con consapevolezza e determinazione.

Formazione mirata e monitoraggio digitale degli esiti

Per supportare i docenti che affrontano maggiori difficoltà nel favorire il successo formativo dei propri studenti, è necessario implementare un sistema di formazione obbligatoria e mirata, attivato automaticamente attraverso il monitoraggio digitale degli esiti scolastici. I dati forniti dai registri elettronici, già ampiamente utilizzati nelle scuole, possono essere uno strumento essenziale per identificare situazioni in cui il raggiungimento degli obiettivi educativi non risulti pienamente soddisfacente. Superata una soglia prestabilita, che tenga conto delle insufficienze ricorrenti o di risultati significativamente inferiori agli standard di apprendimento fissati a livello nazionale, scatta automaticamente l’obbligo formativo per il docente.

Questa formazione non deve essere percepita come un controllo punitivo, ma come un’opportunità di miglioramento professionale, volta a offrire strumenti aggiornati e metodologie didattiche innovative per rispondere alle esigenze specifiche della propria classe. Percorsi personalizzati di aggiornamento potrebbero includere strategie per la gestione della classe, tecniche di insegnamento inclusivo e l’utilizzo di strumenti digitali per promuovere il coinvolgimento degli studenti. Inoltre, la partecipazione a programmi di peer review, dove i docenti possono confrontarsi con colleghi esperti, favorirebbe lo scambio di buone pratiche e l’adozione di approcci efficaci.

Il dirigente scolastico, attraverso il monitoraggio costante dei dati e il dialogo con gli organi collegiali, può proporre l’attivazione di questi percorsi, garantendo che la formazione sia mirata e tempestiva. L’obiettivo non è solo quello di migliorare i risultati degli studenti, ma anche di rafforzare la fiducia del docente nelle proprie capacità, promuovendo una cultura della responsabilità professionale. La combinazione di tecnologie digitali e formazione personalizzata offre, così, una risposta concreta e immediata alle esigenze di una scuola moderna, capace di adattarsi rapidamente alle sfide educative.

Il docente: guida, mediatore e ispiratore

Il ruolo dell’insegnante non può essere ridotto a quello di semplice valutatore. Il docente è prima di tutto un mediatore, un facilitatore del sapere e, soprattutto, una guida che accompagna gli studenti nel loro percorso di crescita. Ogni voto, ogni feedback, dovrebbe essere un tassello che costruisce fiducia, autonomia e consapevolezza. Non è un numero ad avere valore, ma il significato che esso porta con sé: un incoraggiamento, una direzione, un’opportunità per migliorare.

La scuola deve quindi abbandonare un approccio puramente sommativo e promuovere una valutazione formativa, capace di monitorare il progresso continuo e valorizzare il potenziale di ogni studente. In questo senso, la recente Legge 150/2024 ha introdotto cambiamenti significativi, come i giudizi sintetici nella scuola primaria e un’attenzione rinnovata al comportamento. Questi strumenti, integrati con tecnologie innovative come il registro elettronico, offrono l’opportunità di valutare in modo equo, trasparente e inclusivo, rispondendo alle esigenze di una società in continua evoluzione.

 

La valutazione come ponte verso il futuro

Oltre i bisogni immediati dell’insegnante, spesso in contrasto con quelli degli studenti, è necessario ripensare l’intera logica della valutazione. Chi lavora nella scuola dovrebbe ricordare che il proprio compito più grande è ispirare e guidare le nuove generazioni, coltivando fiducia, passione e competenza. Uno studente che si sente compreso, valorizzato e sostenuto non solo raggiunge il successo formativo, ma diventa anche un individuo capace di costruire il proprio futuro con consapevolezza.

Come insegnava John Dewey, l’apprendimento più autentico nasce dall’interesse e dal coinvolgimento attivo degli studenti. Stimolare la curiosità non è solo un atto didattico, ma un atto d’amore verso l’educazione stessa. La valutazione, quindi, deve evolversi per diventare un ponte tra il presente e il futuro, un mezzo per nutrire sogni, promuovere la crescita e rendere ogni studente protagonista della propria vita.

Perché solo attraverso un processo obbligatorio e condiviso, che aiuti i docenti a riconoscere con coraggio i propri limiti e fallimenti senza paura di essere giudicati, si potrà costruire una scuola migliore. La crescita professionale deve essere un impegno collettivo, sostenuto da strumenti oggettivi e pattizi, inclusi nel CCNL, che garantiscano al docente il supporto necessario per evolversi. Solo così potremo accendere menti, nutrire passioni e costruire, insieme, un futuro più giusto e luminoso per ogni studente.

Nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici

Prèsidi, FLC CGIL: nuovo sistema valutazione è contro autonomia scolastica, va ritirato
Roma, 19 dicembre – La FLC CGIL considera l’impianto del nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici un’operazione molto grave che, insieme alla delega sulla revisione di funzioni e prerogative degli organi collegiali, rappresenta lo strumento attraverso il quale esercitare un controllo diretto sull’attività dei dirigenti scolastici e smantellare l’autonomia scolastica tutelata dalla Costituzione.

Per questo, a conclusione del confronto sul decreto (71/2024) che introdurrà il nuovo sistema, ne abbiamo chiesto il ritiro.  

Si tratta di un sistema di valutazione privo della sua principale finalità di valorizzazione e sviluppo professionale del dirigente scolastico, al quale spettano autonomi poteri di direzione, coordinamento e valorizzazione per assicurare la qualità dei processi formativi, l’esercizio della libertà di insegnamento, l’esercizio della libertà di scelta delle famiglie, l’attuazione del diritto allo studio.

L’eliminazione dei nuclei di valutazione regionali, che assicuravano la collegialità del procedimento, e l’attribuzione ai Capi Dipartimento del compito di individuare annualmente gli obiettivi della valutazione rendono la dirigenza scolastica subalterna agli obiettivi politici del ministro pro tempore, condizionando pesantemente anche l’autonomia delle istituzioni scolastiche.

Questo modello conferma la volontà di fare dei dirigenti scolastici i meri esecutori di disposizioni calate dall’alto secondo una idea di scuola verticistica e gerarchica.
Oltre a chiederne il ritiro siamo pronti, da subito, a tutelare in tutte le sedi l’autonomia delle istituzioni scolastiche e i dirigenti scolastici da ingerenze e pressioni esercitate attraverso lo strumento della valutazione.

E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla Federazione Lavoratori della Conoscenzadella CGIL.

Valutazione dei dirigenti scolastici

SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI. CHIUSO IL
CONFRONTO AL MINISTERO. IL DECRETO PASSA AL CSPI PER IL PARERE
OBBLIGATORIO.

Uil Scuola: restano i numerosi elementi di criticità sollevati durante tutto il negoziato.

Il decreto, a firma del Ministro Valditara, sarà emanato dopo il parere del CSPI.
La UIL scuola Rua, nell’ultimo confronto tenuto al Ministero, ha ribadito la sua posizione e il
suo totale disappunto per una procedura di valutazione dei dirigenti scolastici che presenta
molte criticità.

Innanzitutto, di metodo: far partire la procedura, seppur alleggerita, ad anno scolastico iniziato, significa non tener conto dei numerosi compiti impropri che gravano sui dirigenti scolastici. Come UIL Scuola avevamo chiesto di rinviare l’inizio della procedura all’anno scolastico 25/26.

Poi, nel merito:

  • La valutazione dei dirigenti scolastici, così definita, assume una deriva amministrativa burocratica, dimentica della specificità del ruolo di rilevanza psico-socio-pedagogica in funzione della migliore organizzazione sistemica delle scuole.
  • Ai Direttori Generali con i 20 punti loro assegnati, decidono chi può aspirare al massimo della valutazione, rendendo di fatto questa procedura altamente discrezionale. Rischio tanto più manifesto nelle grandi regioni dove è materialmente impossibile che il Direttore
    Generale abbia conoscenze dirette delle competenze e dei meriti dei dirigenti scolastici soprattutto delle estreme periferie o delle isole o delle scuole di montagna.
  • Una valutazione che non supporta il lavoro dei dirigenti scolastici ma li mette in
    competizione alla ricerca del “top-manager”.
  • Una valutazione che da collegiale, con i nuclei di valutazione eliminati per mancanza di risorse, di fatto diventa monocratica: caso raro non riscontrabile in nessuno, ad esempio, dei paesi dell’Unione Europea.
  • Una valutazione che nel caso di valutazione negativa, ha come protagonisti il Direttore Generale da una parte e il dirigente scolastico dall’altra, senza la presenza di un terzo che possa mediare. Pertanto, il Direttore generale si trova nella duplice veste di chi indaga e poi di chi giudica (una sorta di giudice monocratico!), con una sentenza inappellabile se non davanti all’Organismo di garanzia.
    Per la UIL Scuola Rua quello proposto è, in definitiva, un sistema di valutazione
    che non è di stimolo alla passione, alla base di una scelta professionale che ha una forte componente empatica e circostanziata al contesto in cui opera.

Per l’amministrazione erano presenti i Capo Dipartimenti dott.ssa Carmela Palumbo e il dott. Jacopo Greco, del Direttore Generale dott.ssa Antonella Tozza.
Per la Uil Scuola Rua hanno partecipato Rosa Cirillo e Andrea Codispoti.