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I genitori degli adolescenti

I genitori degli adolescenti

di Margherita Marzario

La genitorialità non è un fatto privato, ma è “politica” e richiede politiche ad hoc. Così dichiara il pedagogista Daniele Novara: “Scelte indispensabili per non tirare su bambini tirannici; per non diventare genitori urlanti; per non trovarsi con adolescenti ritirati in casa per ore e ore davanti ai videogiochi; per poter gestire le regole educative con il massimo della positività, ma anche il rigore necessario. Senza trascurare il gioco di squadra tra genitori, ossia l’importanza della condivisione tra il papà e la mamma. È necessario mettere a disposizione risorse specifiche”.

Soprattutto durante l’età adolescenziale, i figli non si controllano né si comandano, ma si guardano, si osservano, si ascoltano, si spronano, si orientano, come si ricava pure dalle indicazioni della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia. La scrittrice Maria Venturi esplica: “I figli si crescono con gli occhi, nel senso che il mestiere di genitori è dominato dall’incombenza di guardare: il biberon, il termometro, il piatto, i vestiti, le pagelle, i quaderni, l’orologio, gli amici…”. Guardare non è semplicemente stare a guardare ma etimologicamente significa “vigilare, custodire, difendere, coprire”, tutto ciò che compete ai genitori e che comporta una certa “distanza” dai figli.

Lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai scrive: “Succede a volte che i preadolescenti invece di buttarsi in avanti e andare a lunghe falcate verso il futuro grazie alle nuove competenze di cui possono godere – ora che non sono più bambini – fanno l’esatto contrario. Ovvero, si muovono con il freno a mano, cercando di permanere il più possibile nella loro zona di sicurezza, quella che hanno abitato da bambini, in cui mamma e papà – e gli adulti in generale – si occupavano in toto di loro, assolvendoli da ogni responsabilità e proteggendoli in ogni modo. […] Vivono “iperconnessi”, appunto, ma alla fine tendono a non sviluppare mai quella muscolatura emotiva che permette loro di diventare grandi, mettendosi davvero in gioco e facendo le piccole grandi rivoluzioni che ogni preadolescente deve imparare a “combattere” per smettere di essere un pulcino “protetto” da chi gli vuole bene”. I genitori si preoccupano della muscolatura fisica dei figli ma non adeguatamente della “muscolatura emotiva”, per cui i figli crescono in altezza ma non altrettanto in vigore psicologico divenendo forti con i deboli e fragili nelle quotidiane difficoltà della vita, come se fossero infermi. In famiglia si avrebbe bisogno di “ozio”, inteso in senso etimologico come tempo privo di impegni, tempo in cui ascoltarsi, annoiarsi, guardarsi, adoperarsi in hobby e passioni comuni, in cui sperimentare il silenzio, in cui conoscersi dentro. Vari sono gli spunti normativi da cui si ricavano l’obbligo e la responsabilità dei genitori di corroborare i figli, tra cui il Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia in cui si legge che “la famiglia, quale nucleo fondamentale della società e quale ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti suoi membri ed in particolare dei fanciulli debba ricevere l’assistenza e la protezione necessarie per assumere pienamente le sue responsabilità all’interno della comunità”. A questo si aggiungono la Carta di Ottawa per la promozione della salute (paragrafo “Sviluppare le abilità personali”) e gli articoli 147 e 315 bis cod. civ. dove si parla di assistenza morale nei confronti dei figli.

Ancora Daniele Novara mette in guardia: “Occorre mettersi dal punto di vista delle esigenze formative e delle competenze psicoevolutive di bambini, preadolescenti e ragazzi, chiedendosi quali siano i possibili rischi, i danni e le difficoltà di crescita o sviluppo che la tecnologia comporta e come prevenirli o evitarli”. La tecnologia favorisce lo sviluppo cognitivo ma l’eccessivo uso o abuso di essa va a discapito delle altre sfere dello sviluppo di un bambino o ragazzo. Non si deve trascurare “il diritto di ogni fanciullo ad un livello di vita sufficiente atto a garantire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale” (art. 27 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) e la responsabilità dei genitori o delle altre persone aventi cura del fanciullo di assicurare le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo (art. 27 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

Negli USA è stato rilevato (Justin W. Patchin e Sameer Hinduja, esperti dell’Università del Wisconsin, in “Digital Self-Harm Among Adolescents”, articolo pubblicato su Journal of Adolescent Health, dicembre 2017) il cosiddetto “self-cyberbullying”, definito anche “autolesionismo digitale”, che consiste nel cercarsi intenzionalmente o rivolgersi da soli gravi insulti, offese e mortificazioni verbali sul web, che hanno lo stesso effetto delle lamette sulla pelle. Ai genitori si richiedono sempre più competenze digitali che consistono nel saper mediare l’uso di strumenti digitali, vigilare, interagire con i figli per condividerne gli interessi (che non significa avere gli stessi interessi), non dare esempi sbagliati più che controllare i figli o vietarne l’uso, come si ricava da vari atti, tra cui il Rapporto Cisf 2017 “Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali”.

Il rapporto internazionale “Spotlight on adolescent health and well-being”, pubblicato nel maggio 2020 dall’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha fornito una interessante panoramica sulla salute fisica, sulle relazioni sociali e sul benessere psicologico di oltre 220mila ragazzi/e in età scolare compresa tra gli 11 e i 15 anni, dopo un’indagine svolta nel biennio 2017/2018. Il rapporto ha rilevato che la salute dei ragazzi europei, in particolare quella mentale, è peggiorata. Tra i vari aspetti il report ha evidenziato un aumento di adolescenti in ansia per motivi legati alla scuola, mentre calano quelli che la amano. Al centro dell’indagine, anche il legame tra uso della tecnologia digitale e benessere mentale: a fianco di elementi positivi si registra una «amplificazione delle vulnerabilità», unitamente a «nuove minacce, a partire dal cyberbullismo, che colpisce in modo sproporzionato le ragazze». I dati sulla salute mentale sono peggiorati, purtroppo, dopo la pandemia da covid. Genitori e adulti tutti si devono rendere conto che la salute non riguarda solo il corpo ma l’integrità della persona(identità, sessualità, personalità…) e che i ragazzi non hanno bisogno di cose e di avere tutto ma hanno bisogno di autorità, autenticità, realtà, verità (atteggiamenti e valori ormai desueti) e anche di criticità (tipiche di ogni età e in particolare di quelle di passaggio) da affrontare e per le quali approntare le proprie risorse.

Oltre all’ipertecnologia delle nuove generazioni, stile di vita indotto dagli adulti e dal mercato, un altro problema emergente è l’ipersessualizzazione. L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), il 21 giugno 2016, ha emanato due documenti, su iniziativa del deputato della delegazione moldava, Valeriu Ghiletchi: la Risoluzione 2119/2016 e la Raccomandazione 2092/2016, dall’eloquente titolo “Fighting the over-sexualisation of children”, contro l’ipersessualizzazione dei bambini e degli adolescenti, invitando gli Stati a impegnarsi per combatterla. “I bambini e specialmente le bambine che indossano graziosi vestiti e si truccano e gli adolescenti che si vestono come gli adulti, sono solo alcune delle espressioni visibili della precoce sessualizzazione dei bambini”, ha scritto Ghiletchi nel report. 

Un altro aspetto interessante è quello evidenziato da uno studio anglosassone (pubblicato sulla rivista Human Reproduction nel marzo 2021) che ha esaminato le relazioni genitore-figlio degli adolescenti nati da riproduzione medicalmente assistita (MAR) e quelle degli adolescenti nati da un concepimento naturale (NC). Il campione (basato su ragazzi nati tra il 2000 e il 2002) ha mostrato che le famiglie MAR e NC hanno relazioni genitore-figlio simili in termini di vicinanza e frequenza dei conflitti, tranne per il fatto che le madri MAR riferiscono di essere più vicine ai loro figli rispetto alle madri NC. Un risultato che suggerisce che le difficoltà e lo stress a cui si sono sottoposti i genitori per concepire attraverso il MAR non si sono tradotti in relazioni genitori-figli più difficili durante l’adolescenza. Inoltre, questo studio ha avvalorato che l’adolescenza è un periodo di ansia più per i genitori che per gli adolescenti perché sono i genitori che devono “concepirli” di nuovo nelle “nuove sembianze” di crisalidi che vanno assumendo nella naturale metamorfosi della vita e che il conflitto è fisiologico per crescere e congedarsi dalla fase precedente (come quando si scalpita per venire al mondo). A conferma che i genitori sono un “mezzo di trasporto della vita”: “[…] ogni fanciullo ha un diritto innato alla vita” (art. 6 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). 

Per i genitori e ancor di più per i genitori degli adolescenti non ci sono vademecum ma si possono dare solo indicazioni di vita. Lo psicologo e psicoterapeuta Fabrizio Fantoni richiama: “Occorre che i genitori valutino attentamente le conseguenze dei “sì” troppo facili e degli atteggiamenti sostitutivi verso i figli (“Lascia stare tu, che faccio io”), che non chiedono nulla di tangibile in cambio. Occorre sostenere con forza le esperienze di serio impegno dei ragazzi, a scuola e al di fuori di essa. È un modo concreto per aiutarli a capire che i risultati nella vita dipendono da loro, nel futuro come nel presente”. Bisogna fare cordata con i giovanissimi e i giovani nella scalata della montagna e non solo far vedere loro un documentario sulla bellezza della montagna. Al punto n. 51 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile si legge: “Bambini e giovani uomini e donne sono agenti critici del cambiamento e troveranno nei nuovi obiettivi una piattaforma per incanalare le loro infinite potenzialità per l’attivismo verso la creazione di un mondo migliore”.

Laddove ci sono adolescenti particolarmente turbolenti significa che gli adulti sono lenti, nell’intervenire, nell’interloquire, nell’interagire.

Per non ritrovarsi con adolescenti sconosciuti e scontrosi, inavvicinabili e incontrollabili si faccia attenzione a quello che si fa e si dice con i bambini, a cominciare dalla classica risposta che si dà senza nemmeno volgere un fugace sguardo: “Adesso non ho tempo!”. Ma cos’è il tempo? Il tempo è la vita che si riceve e che si dà, prima che un figlio adulto depresso chieda “Mamma, perché non sono felice?” (come chiede il figlio nel film “La prima cosa bella”).

 

SPID e CIE per accedere ai servizi digitali della scuola: le istruzioni nella NOTA MIM

da OrizzonteScuola

Di redazione

Con nota del 12 settembre il Ministero dell’istruzione e del merito fornisce indicazioni per garantire l’effettiva operatività degli accessi con SPID e CIE ai servizi digitali della scuola. Il MIM informa che la quasi totalità degli istituti ha aderito alla piattaforma ministeriale Gateway delle Identità.

Le indicazioni del MIM:

Attivazione accesso SPID/CIE e verifica dei codici fiscali degli utenti

Alcuni fornitori, per consentire l’utilizzo delle identità digitali SPID/CIE, richiedono uno step preliminare di attivazione tecnica degli accessi, all’interno del loro portale.
Occorre quindi accertarsi di aver effettuato questo passaggio, qualora necessario, presso il portale del proprio fornitore. Un’ulteriore azione prevista da alcuni fornitori è quella di certificazione dei codici fiscali, tale verifica potrà essere effettuata all’interno del portale del fornitore senza la quale gli utenti non potranno essere identificati all’accesso con SPID o CIE.

Censimento completo dei fornitori di riferimento e/o dei servizi digitali utilizzati
Verificare che tutti i fornitori e i servizi siano correttamente censiti, tramite i seguenti passi:
a. Effettuare il login al portale SIDI: https://www.istruzione.it/accesso-sidi/
b. Aprire l’applicativo “Gestione Aggregazione Scuola” seguendo il percorso: PNRR – PA Digitale → Gestione Aggregazione Scuola
c. Selezionare il menu “Gestione Fornitori”
d. Selezionare il pulsante “Aggiungi”
e. Indicare il fornitore, di cui la scuola si avvale, dal menù a tendina
f. Indicare il servizio o i servizi di cui si usufruisce specificando l’età minima di accesso.
La scuola dovrà ripetere le azioni di cui ai punti d), e) e f) per ciascun fornitore di cui si avvale.

Accesso dei Minori con le Identità digitali

Al fine di consentire l’accesso con SPID e CIE ai minori, si invitano codeste Istituzioni scolastiche a verificare l’età minima di accesso indicata attraverso la funzione “Gestione Aggregazione scuola”:
a. Effettuare il login al portale SIDI: https://www.istruzione.it/accesso-sidi/
b. Aprire l’applicativo “Gestione Aggregazione Scuola” seguendo il percorso: PNRR – PA Digitale → Gestione Aggregazione Scuola
c. Accedere al menù “Gestione Aggregazione” e visualizzare l’età minima impostata in fase di aggregazione indicata all’interno della scheda “Dati aggregato”.
d. Modificare l’età minima visualizzata secondo la necessità del vostro Istituto scolastico, tramite il pulsante “Modifica Aggregazione”.
e. Selezionare il menu “Gestione fornitori” e selezionare il fornitore/o i fornitori di cui ci sia avvale.
f. Verificare che i servizi associati, al fornitore selezionato, abbiano l’età minima congruente a quella impostata al punto “d”.

L’età minima è impostata a 18 anni: viene consentito l’accesso con SPID/CIE, ai servizi offerti dall’Istituzione scolastica, solo agli utenti maggiorenni.

NOTA


Inizio scuola con migliaia di supplenti vittime di algoritmi sballati e nomine fallate: interpelli a go go e risarcimenti per non assunzione raddoppiati

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Mai come in questo mese di settembre 2024 l’avvio dell’anno scolastico le supplenze di docenti annuali sembrano essere al centro di interpretazioni in totale disaccordo: c’è chi sostiene che sono immerse nel caos, ma anche chi dice che sono state in larga parte completate a tempo di record.

Partiamo dalle accuse: secondo Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra, della Commissione Cultura della Camera, quest’anno “si potrebbe raggiungere una cifra mostruosa: 250mila insegnanti precari. Lo stesso numero di persone che vivono nella città di Venezia“.

Inoltre, continua Piccolotti, stiamo assistendo a grosse “storture determinate dall’algoritmo e quelle determinate dalle riserve, come quella per chi ha fatto il servizio civile, e dalla compravendita dei titoli”, determinando quindi “un mare di ingiustizie e confusione”.

“L’ultimo pasticcio in ordine di tempo – prosegue la deputata rossoverde – su cui abbiamo presentato due interrogazioni a parlamentari a Valditara riguarda gli idonei non vincitori del concorso straordinario del 2020 che aspettavano di essere immessi in ruolo quest’anno ma che il Ministero ha deciso di far scavalcare dai vincitori concorso PNRR 2023-24”.

“La cosa incredibile – prosegue Piccolotti – che, questa volta, tutti coloro che hanno superato il concorso PNRR non saranno considerati né idonei né abilitati. Inoltre nessuno sa dire se le graduatorie degli idonei non vincitori del 2020 possano considerarsi scadute o ancora valide, condannando a una sorta di limbo chi vi è iscritto. Paradossalmente i fondi del PNRR che dovevano ridurre la precarietà andranno ad aumentare precari”.

Anche i sindacati di categoria si lamentano: “a causa degli errori dell’algoritmo sulle supplenze – ha detto Giuseppe D’Aprile, segretario generale Uil Scuola Rua, nel corso della trasmissione radiofonica “Sportello Italia” su Radio 1 Rai -, in diverse province ci ritroviamo di fronte a cattedre ancora non assegnate o, in alcuni casi, al rifacimento delle nomine. Il tutto a danno, come sempre, delle segreterie oberate di lavoro, dei dirigenti scolastici e soprattutto degli alunni. Tornare alle nomine in presenza, in attesa di perfezionare il sistema informatico, rappresenterebbe la soluzione per garantire i legittimi diritti al personale della scuola”.

I dirigenti scolastici puntano il dito contro la decisione di affidare l’individuazione dei supplenti non arrivati dalle graduatorie – GaE, Gps e d’Istituto – con il macchinoso sistema degli gli avvisi di interpello: “Il nuovo sistema – scrive l’Associazione nazionale presidi guidata da Antonello Giannelli – rimpiazza quello delle cosiddette “messe a disposizione” (MAD) e si caratterizza per la sua articolazione che inizia con la pubblicazione di un avviso per ogni supplenza da ricoprire. L’avviso, a sua volta, assegna almeno 24 ore per rispondere e ulteriori 24 ore per prendere servizio. A questi intervalli si deve aggiungere il tempo necessario per esaminare le candidature, in alcuni casi centinaia, costituito da numerose ore di lavoro che le segreterie, già al collasso, non sono oggettivamente in grado di sostenere”.

L’Anp ha proposto ai suoi iscritti un modello di interpello specifico per la scuola dell’infanzia e per quella della primaria con cui costituire elenchi di disponibilità per l’intero anno scolastico, senza esplicitare i termini iniziale e finale delle supplenze. Ciò perché l’attuale “tempistica – scrive il primo sindacato dei presidi – rende di fatto impraticabili le sostituzioni di durata inferiore a quattro giorni in quanto ne occorrono almeno tre per concludere la procedura. Questa criticità risulta particolarmente evidente nella scuola dell’infanzia e primaria, dove le supplenze di pochi giorni sono frequenti e le sostituzioni con le sole risorse professionali interne spesso impossibili. Resta il fatto, però, che le disposizioni fanno ricadere sul dirigente scolastico la responsabilità di reperire candidati disponibili ad accettare supplenze di durata e orario variabile”.

Il numero dei supplenti, nel frattempo, ha assunto proporzioni gigantesche: basti pensare, dice ancora D’Aprile, che “nel 2015-16, la percentuale di precari era solo al 13,8%. Oggi è superiore al 24%. Una piaga acclarata, che non riguarda solo i docenti, ma tutto il personale della scuola, ATA compresi. È arrivato il momento di fermarsi, riprogrammare il tutto attraverso un piano straordinario di immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti – ATA compresi – che dovranno essere trasformati dall’organico di diritto all’organico di fatto”.

Da lungo tempo i sindacati rivendicano la mancata adozione della direttiva 70/1999 contro l’abuso di precariato: una “dimenticanza” che per il bilancio pubblico ora rischia di trasformarsi in un boomerang.

È stati infatti pubblicata in Gazzetta Ufficiale la nuova norma, il DL 131/2024, che porta da 12 a 24 mesi il massimo di risarcimento consentito che l’amministrazione pubblica è tenuto ad effettuare verso i precari che decidono di ricorrere al giudice del lavoro per essere risarciti per la mancata stabilizzazione.

“Il testo pubblicato in Gazzetta in queste ore, contenente ‘disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano’, di fatto – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – apre le porte per il risarcimento danni a favore di circa 400mila precari con più di tre anni di servizio: grazie all’azione vincente del nostro sindacato, ogni dipendente della scuola che si trova in questa situazione, quindi con oltre 36 mesi di servizio da supplenze alle spalle, ha la possibilità concreta di recuperare fino a 24 stipendi”.

A sentire, però, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, le cose stanno diversamente: intervistato da Sky Tg24, il numero uno del dicastero bianco ha detto che “la scuola si apre con tante novità e una regolarità che molti avevano messo in discussione. Gli ultimi dati dicono che le richieste di supplenze sono 152mila, molto distanti dalle cifre che qualche sindacato aveva avanzato”.

Il riferimento del Ministro è alle 250mila supplenze che gli stessi sindacati avevano stimato come probabili quest’anno, anche alla luce del non altissimo numero di assunzioni a tempo indeterminato (circa 45.000) e delle procedure piuttosto lente di attuazione dei concorsi ordinari e straordinari per diventare docente.

“Nelle prossime settimane – dice ancora Valditara – può darsi ci arrivi qualche certificazione di disabilità e quindi qualche altra richiesta ma non dovremmo superare altre 10mila richieste di supplenze quindi ben al di sotto di quanto avevamo calcolato e un dato migliore rispetto al passato”.

I numeri, continua il ministro, dicono che “in 15 giorni è stato fatto da parte degli uffici quanto normalmente si faceva in un mese”.

Secondo Valditara, nei primi 17 giorni di settembre “oltre l’88% di posti sono stati coperti dalle strutture ministeriali e dagli uffici scolastici regionali, l’altro 12% direttamente dalle scuole con le graduatorie di istituto”.

Dove sta la verità? Nei prossimi giorni lo sapremo, saprattutto se gli interpelli continueranno a fioccare: in tal caso significherebbe che per tanti presidi italiani la “caccia” al docente non si è affatto chiusa.


La Flc-Cgil contro i licei quadriennali. Il sostegno perderebbe il 20% di organico

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

In un comunicato, la Flc-Cgil commenta la proposta di legge n. 1739, composta di due soli articoli,che accorcia di un anno la durata dei corsi di studio per tutti gli indirizzi dell’istruzione secondaria di secondo grado.

Dunque, la nuova scuola secondaria di II grado, articolata in licei, istituti tecnici e istituti professionali, secondo la proposta di legge, avrà durata quadriennale e non si prevedono rimodulazioni degli obiettivi di apprendimento, competenze o dei contenuti delle discipline, ma “eventualmente provvedendo all’adeguamento e alla rimodulazione del calendario scolastico annuale e dell’orario settimanale delle lezioni”. Si dichiara, nel disegno di legge, che la riduzione a quattro anni non comporti esuberi, né sarebbero previsti nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, eventualmente coperti da compensazioni interne al Ministero dell’Istruzione.

Nel ricordare però che la prima proposta, di ridurre la durata della secondaria di secondo grado a quattro anni, e comunque di fare uscire un anno prima i ragazzi dal sistema di istruzione, fu del ministro Francesco Profumo durante il Governo Monti tra il 2011 e il 2013, e che suscitò subito una levata di scudi da parte di tutto il mondo della scuola, per il sindacato questa idea del Governo tradisce chiaramente quale sia la doppia finalità:

  1. tagliare in modo lineare il sistema pubblico dell’istruzione e le risorse destinate;
  2. spostare quanto prima i giovani verso l’offerta produttiva del Paese, dimenticando però, secondo la Flc che, e qui i dati Ocse parlano chiaro, studiare di più aiuta a trovare lavoro e a guadagnare meglio. 

Ma soprattutto, per il sindacato, in quattro anni l’insegnamento di tutte le discipline già previste dall’indirizzo di studi di riferimento e i livelli di competenze oggi fissati per i percorsi di cinque anni, non potranno mai essere raggiunti. E poi ogni scuola, autonomamente dovrà provvedere al proprio adattamento curriculare, aprendo così la strada sia alla deregolamentazione dei percorsi nazionali di istruzione, sia alla svalutazione del valore legale del titolo di studio.

E inoltre, riducendo di un quinto il tempo scuola, “appare difficilmente credibile l’invarianza delle dotazioni organiche, mentre appare certo che le cattedre di sostegno avranno una riduzione degli organici del 20%”.

Ma più importante risulta il fallimento delle sperimentazioni avviate a partire dall’anno scolastico 2018/2019.  I dati forniti dallo stesso ministero dimostrano che il diploma quadriennale rappresenta un’operazione non condivisibile per le scuole e le famiglie, oltre che per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), che ha ripetutamente bocciato i percorsi quadriennali.

Dunque, per Flc-Cgil si tratterrebbe di una evidente forzatura o, addirittura, di una imposizione d’autorità rispetto ad una idea di istruzione che la scuola ha già rifiutato con chiarezza.

Infine, non è vero che la maggior parte dei Paesi Ue conclude i percorsi secondari a diciotto anni. Ciò avviene solo in tredici nazioni su ventisette, mentre bisogna rammentare che i dati OCSE confermano che i risultati migliori si conseguono lì dove si assicura un più lungo periodo di istruzione.

Secondo la Flc-Cgil, non si deve avere l’obiettivo di avviare in fretta i giovani verso il mondo del lavoro, ma si devono, al contrario, fornire strumenti più approfonditi per affrontarlo, perché essi stessi diventino lavoratrici e lavoratori più competenti, migliorando anche il sistema Paese.

Promuovere la diversità e l’inclusione nelle scuole in Europa: nuovo rapporto di Eurydice

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Nei più recenti documenti strategici europei, viene sottolineata l’importanza di rafforzare l’educazione inclusiva, considerata una priorità fondamentale. Questo perché istruzione e formazione rappresentano le basi per una partecipazione attiva alla società e sono tra i mezzi più efficaci per promuovere equità sociale.

Il volume più recente della collana “I Quaderni di Eurydice Italia”, intitolato Promuovere la diversità e l’inclusione nelle scuole in Europa, che traduce e adatta il rapporto della rete Eurydice, Promoting diversity and inclusion in schools in Europe, si inserisce perfettamente in questo contesto politico e concettuale.

Il quaderno è organizzato in 7 capitoli tematici che trattano:

  1. Una panoramica delle principali sfide legate alla diversità e all’inclusione scolastica.
  2. I sistemi nazionali per monitorare, prevenire e contrastare le discriminazioni in ambito scolastico.
  3. Le leggi, strategie e piani d’azione nazionali per promuovere la diversità nelle scuole.
  4. Le politiche e le misure specifiche per facilitare l’accesso e la partecipazione scolastica degli studenti che affrontano maggiori difficoltà.
  5. La diversità e l’inclusione nei curricoli scolastici e le modalità di valutazione adeguate a esigenze speciali.
  6. Le politiche e le misure di supporto per l’apprendimento e il sostegno emotivo e sociale.
  7. Le politiche e le misure dedicate al personale docente.

Infine, il volume include una sintesi dei principali risultati, un glossario utile e alcuni allegati con tabelle comparative che forniscono dati per ciascun paese trattato nel rapporto.

Le politiche nazionali in UE

Il rapporto analizza le politiche nazionali europee volte a promuovere la diversità e l’inclusione nelle scuole, sottolineando l’importanza di prendere in considerazione tutti gli studenti per garantire che nessuno venga escluso e che ciascuno possa esprimere il proprio pieno potenziale. L’obiettivo è affrontare la discriminazione e creare un ambiente scolastico che supporti lo sviluppo di ogni studente.

Tuttavia, alcuni gruppi di studenti, come quelli LGBTIQ+ e appartenenti a minoranze religiose, sono spesso trascurati nelle politiche educative, nonostante affrontino sfide specifiche. Il rapporto evidenzia che, sebbene i diversi gruppi di studenti abbiano bisogni differenti, è essenziale che tutti siano inclusi nelle misure di sostegno.

Il documento presenta esempi di iniziative politiche recenti che possono ispirare ulteriori sforzi a livello nazionale per migliorare l’inclusione nell’istruzione. Tuttavia, non analizza le pratiche scolastiche attuate né valuta l’efficacia delle politiche, il che significa che ulteriori ricerche sono necessarie per trarre conclusioni definitive su come migliorare l’accesso a un’educazione di qualità per tutti gli studenti.

BES e disabilità

Gli studenti con bisogni educativi speciali o disabilità sono identificati come uno dei principali gruppi target delle politiche, con attenzione a vari aspetti come il monitoraggio dei dati, i quadri strategici, il sostegno all’accesso e alla partecipazione, i curricoli nazionali, il supporto emotivo e sociale, e la formazione degli insegnanti. Un altro gruppo frequentemente preso in considerazione è quello degli studenti immigrati e rifugiati, seguito da quelli appartenenti a minoranze etniche, in particolare i rom. Questi gruppi sono maggiormente esposti a discriminazioni, soprattutto per motivi legati a disabilità e origine etnica.

Parità di genere

Anche la parità di genere è promossa abbastanza frequentemente, attraverso iniziative come il monitoraggio della discriminazione nelle scuole e la collaborazione tra autorità educative e organizzazioni indipendenti attive nel campo della diversità. Infine, sebbene gli studenti provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati non siano definiti esplicitamente come gruppo target, essi beneficiano spesso di politiche che mirano a migliorare l’accesso all’istruzione e il supporto emotivo e sociale.

La Strategia italiana LGBT+ 2022-2025

La Strategia italiana LGBT+ 2022-2025 è stata sviluppata in linea con convenzioni internazionali, indicazioni dell’UE e la Costituzione italiana. Mira a tutelare i diritti delle persone LGBT+ e promuovere parità di trattamento, non discriminazione e piena inclusione. Frutto di un processo di consultazione con società civile e istituzioni, la strategia definisce obiettivi e azioni concrete in settori prioritari come lavoro, sicurezza, salute, educazione, sport, cultura e monitoraggio.

In ambito educativo e sportivo, si propone di:

  • Combattere la discriminazione dei giovani LGBT+ nelle scuole attraverso percorsi formativi e di sensibilizzazione;
  • Fornire strumenti per prevenire infezioni sessualmente trasmissibili e informare su tematiche LGBT+;
  • Contrastare la discriminazione nello sport con iniziative formative e di sensibilizzazione.

Educazione Civica, Camera e Senato: al via progetti e bandi di concorso sui valori e i contenuti della Costituzione

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

La Camera dei deputati, il Senato della Repubblica e il Ministero dell’Istruzione e del Merito confermano il loro impegno nel diffondere fra le studentesse e gli studenti i valori e i contenuti della Costituzione, anche al fine di coadiuvare e consolidare l’insegnamento dell’Educazione civica nelle scuole.

Grazie al contributo degli Uffici Scolastici Regionali, dei dirigenti scolastici e dei docenti è stata portata avanti nelle sedi parlamentari un’attività di riflessione sui principi costituzionali e, più in generale, sulla legalità nonché sui temi legati alla tutela dell’ambiente, del territorio e dei patrimoni materiali e immateriali della collettività.

Le iniziative

Quattro le iniziative destinate alle scuole secondarie di secondo grado:

il concorso “Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Lezioni di Costituzione“, bandito dalle tre Istituzioni, si propone di coinvolgere gli studenti invitandoli a presentare un elaborato in formato digitale su uno o più articoli della Carta costituzionale;

 

i progetti “Un giorno in Senato” e “Senato-Ambiente“- organizzati dal Senato della Repubblica con la collaborazione del MIM sono entrambi destinati agli studenti del terzo e quarto anno della scuola superiore e sono inseriti nei Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento. “Un giorno in Senato” consente di approfondire i meccanismi del procedimento legislativo, coinvolgendo gli studenti nella redazione e approvazione di un disegno di legge su un tema di loro interesse, che sarà approfondito e discusso in Senato dalle classi vincitrici. “Senato-Ambiente”, invece, è incentrato sulle funzioni conoscitive, ispettive e di controllo e coinvolge gli studenti, come una vera e propria Commissione parlamentare, nello svolgimento di un’indagine conoscitiva su un tema di interesse ambientale e nella redazione di un documento conclusivo che i vincitori presentano a Palazzo Madama;

la “Giornata di formazione a Montecitorio” consente agli studenti dell’ultimo biennio delle scuole superiori di vivere una concreta esperienza di vita parlamentare alla Camera dei deputati, simulando i lavori di una commissione in sede referente, visitando Palazzo Montecitorio, partecipando ad un incontro-dibattito con membri dell’Ufficio di Presidenza e di una Commissione parlamentare.

Agli studenti più giovani della scuola secondaria di primo grado sono dedicati due concorsi: “Testimoni dei Diritti” e “Parlawiki- Costruisci il vocabolario della democrazia”.

Testimoni dei Diritti” impegna i ragazzi a confrontarsi sui princìpi della Dichiarazione universale dei diritti umani, verificarne l’attuazione nel proprio territorio e formulare proposte volte ad assicurarne il rispetto, dando conto del lavoro svolto attraverso un elaborato multimediale.

Parlawiki-Costruisci il vocabolario della democrazia“, organizzato dalla Camera dei deputati, invita gli studenti a illustrare con originalità alcune “parole chiave” della democrazia attraverso il linguaggio multimediale. Una selezione dei lavori viene poi pubblicata sul sito giovani.camera.it per la votazione online che decreta le classi vincitrici del concorso.

Al concorso “Parlawiki” possono partecipare anche gli alunni della scuola primaria (classi quinte), cui si rivolge anche il concorso, organizzato dal Senato, “Vorrei una Legge che…“, con cui si invitano i ragazzi a individuare un argomento di loro interesse su cui proporre un disegno di legge, approfondirne il contenuto, elaborarne il titolo e gli articoli, e infine illustrarlo facendo ricorso a una modalità espressiva a scelta.

 

Tutte le informazioni utili ai fini della partecipazione e i bandi dei concorsi sono disponibili sui siti istituzionali dedicati alle iniziative di Camera e Senato per le scuole (giovani.camera.it  e senatoragazzi.it)

Dichiarazione di Accessibilità

Le Istituzioni scolastiche, come previsto dalle Linee Guida sull’accessibilità ICT di AgID e dalla Direttiva UE 2016/2102, sono tenute, entro il 23 settembre, a effettuare l’aggiornamento della Dichiarazione di Accessibilità per il proprio sito web, introdotta dalle “Linee guida sull’accessibilità degli strumenti informatici”, emanate in data 26 novembre 2019 dall’Agenzia per l’Italia Digitale (di seguito, “AgID”), così come disposto dall’art. 11 della L. 4/2004, con l’obiettivo di rendere pubblico lo stato di conformità di ciascun sito web delle Pubbliche Amministrazioni ai requisiti di accessibilità.

Il sito messo a disposizione da AgID: https://form.agid.gov.it.

  • Nota 14 settembre 2020, AOODGCASIS 2299
    Istruzioni per la compilazione della Dichiarazione di Accessibilità per i siti web delle Istituzioni scolastiche, in conformità con quanto previsto dalle “Linee guida sull’accessibilità degli strumenti informatici” emanate da AgID

Valutazione del comportamento

Il 16, 17 e 18 settembre all’esame dell’Assemblea della Camera dei deputati l’AC 1830, recante la “Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati“. 

Il provvedimento, di iniziativa governativa, deriva dall’AS 924-bis, approvato dal Senato il 17 aprile 2024, e non è stato modificato durante l’esame in sede referente svoltosi presso la Commissione Cultura della Camera.


Il 17 settembre il Comitato dei Nove (Aula VII Commissione) esamina gli emendamenti al DdL C. 1830​ del Governo, approvato dal Senato, Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati

L’8, 21, 22 maggio, 13 giugno, 10, 11 luglio, il 12 settmbre la 7a Commissione della Camera esamina il DdL A.C. 1830, già approvato dal Senato, Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati

Il 17 aprile l’Assemblea del Senato ha approvato il ddl A.S. 924-bis recante revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi didattici differenziati. Il testo passa ora alla Camera.

Il provvedimento mira a ripristinare il rispetto e l’autorità dei docenti, oltre a promuovere rapporti sereni tra studenti e insegnanti. La Commissione ha arricchito il testo originario, mantenendo le disposizioni sulla valutazione del comportamento degli studenti. L’articolo 1 interviene sul decreto legislativo n. 62 del 2017, stabilendo che il punteggio più alto nel credito scolastico è legato al comportamento degli studenti, con punteggi inferiori che possono richiedere partecipazione a attività di cittadinanza attiva e solidale. L’articolo 2 aggiunge una disposizione riguardante le sezioni a metodo didattico differenziato Montessori, riconoscendo l’importanza di tale metodo didattico nello sviluppo dell’autonomia personale, del senso di responsabilità e della consapevolezza dei diritti e doveri reciproci. Infine, l’articolo 3 prevede misure a tutela dell’autorevolezza e del decoro delle istituzioni scolastiche e del personale, inclusa una sanzione pecuniaria per chi commette reati contro dirigenti o personale scolastico.

Il 16 aprile l’Aula del Senato inizia l’esame del ddl di revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento degli studenti (A.S. 924-bis).


Bene l’approvazione al Senato della riforma della valutazione della condotta. Rappresenta un importante passo in avanti nella costruzione di una scuola che responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti.
A differenza di quanti parlano di misure autoritarie e inutilmente punitive, io rivendico la scelta di dare il giusto peso alla condotta nel percorso scolastico degli studenti. Ritengo che nel caso di atti di bullismo non solo sia inutile ma anche dannoso tenere il ragazzo lontano da scuola, lasciato a non fare nulla.
Sono convinto che l’impegno in attività sociali sia molto più costruttivo, perché lo studente possa analizzare e comprendere i motivi dei propri comportamenti inappropriati.
Far parte di una comunità comporta diritti e doveri, tra i quali il rispetto per i docenti, i propri compagni e i beni pubblici. È anche importante che chi abbia aggredito personale della scuola risarcisca la scuola per il danno di immagine che ha contribuito a creare.
Per costruire una società realmente democratica, per combattere la violenza, per ridare centralità ai valori fondanti della nostra Costituzione si deve ripartire dalla scuola, ogni giorno in prima linea nell’educazione dei nostri giovani. Noi lo stiamo facendo
”, dichiara il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.


Il 20 marzo la 7a Commissione conferisce mandato alla relatrice a riferire favorevolmente all’Assemblea sul testo del il DdL 924-bis, Revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti, come modificato nel corso dell’esame, autorizzandola altresì a chiedere di poter svolgere la relazione oralmente e ad apportare le correzioni di carattere formale e di coordinamento che si rendessero necessarie.

Il 19 marzo 2024 la 7a Commissione del Senato, in sede referente, esamina il DdL 924-bis, Revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti.

L’esame del DdL 924-bis, Revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti, in 7a Commissione del Senato, prosegue in sede referente. Gli emendamenti approvati il 12 marzo 2024 sono trasmessi alla Commissione affari costituzionali e alla Commissione bilancio per i prescritti pareri.

Il 10, 17, 23, 24, 30 gennaio, 7, 13, 14, 29 febbraio e 5 marzo 2024 la 7a Commissione del Senato, in sede redigente, esamina il DdL 924-bis, Revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti, risultante dallo stralcio disposto dal Presidente del Senato, comunicato all’Assemblea il 22 novembre 2023, dell’articolo 3 del disegno di legge n. 924, d’iniziativa governativa.
Il 29 febbraio viene presentato l’emendamento governativo 1.0.1000: fissato per martedì 5 marzo alle ore 11 il termine per la presentazione di subemendamenti al medesimo emendamento.

Il 10 gennaio il relatore illustra le disposizioni del disegno di legge in titolo, specificando che esso risulta dallo stralcio dell’articolo 3 dell’Atto Senato n. 924 deliberato nella seduta dell’Assemblea n. 128 del 22 novembre 2023. Fa presente innanzitutto che il disegno di legge, composto di un solo articolo, reca l’aggiornamento della disciplina in materia di valutazione del comportamento degli studenti. In particolare, esso persegue l’obiettivo di ripristinare la cultura del rispetto nell’ambiente scolastico, riaffermando l’autorevolezza dei docenti e riportando serenità nei rapporti tra studenti e docenti. A tal fine – prosegue il relatore – il disegno di legge in esame incide su un provvedimento normativo fondamentale in materia di valutazione del comportamento di alunne e alunni, studentesse e studenti, vale a dire il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62 (“Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107″), nonché sulla legge 20 agosto, 2019, n. 92 (“Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica”). Tra le modifiche introdotte, segnala la disposizione in materia di attribuzione del credito scolastico, ai sensi della quale il punteggio più alto nell’ambito della fascia di attribuzione del credito scolastico, spettante sulla base della media dei voti riportata nello scrutinio finale, potrà essere attribuito solo se il voto di comportamento assegnato sia pari o superiore a nove decimi. Richiama conclusivamente l’attenzione sulla previsione sulla base della quale, nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica, dovrà essere promossa – oltre all’educazione stradale, all’educazione alla salute e all’educazione al volontariato – la cittadinanza attiva e solidale.

Inaugurazione anno scolastico, Mattarella difende i docenti: “Retribuzioni non all’altezza. I genitori riprendano il Patto Educativo con loro”

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Oggi, 16 settembre, alle 16:30, si è svolto il tradizionale appuntamento con Tutti a Scuola, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico. Si tratta della XXIV edizione dell’evento, che quest’anno si svolge presso il Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Cagliari.

Questo il prosieguo dell’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:

“Nel 1958 Aldo Moro introdusse l’insegnamento dell’educazione civica, esortando ai valori della nostra Costituzione, l’apertura dell’anno scolastico è l’occasione per riflettere, la scuola deve formare cittadini consapevoli, oggi la vita presenta un percorso più lungo, rivolgo un augurio a chi si occupa delle università della terza età. agli insegnanti, ai presidi, al personale di supporto si chiede talvolta troppa anche a fronte di retribuzioni non all’altezza degli altri Paesi europei, della loro opera spesso silenziosa dipende in gran parte il futuro della nostra Italia. La scuola può molto ma non può tutto, purtroppo si registrano segnali che il Patto Educativo tra genitori e insegnanti si è incrinato, va ricostruito. I genitori non devono trasferire le loro ansie ai ragazzi. Qualche insuccesso aiuta a crescere. La ragione della scuola siete voi, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, la scuola accende la nostra speranza, buon anno a tutti”.

Durata quadriennale di tutte le superiori, Flc Cgil contraria: meno formazione, organici ridotti e sperimentazione già fallita con Bianchi

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Durata quadriennale per tutti gli indirizzi dell’istruzione secondaria di secondo grado? La Flc Cgil dice no. Il sindacato, in una nota, afferma che il progetto (proposta di legge n. 1739) non presenta alcuna riflessione educativa a monte, ma ha una doppia finalità: quella di tagliare in modo lineare il sistema pubblico dell’istruzione e le risorse destinate e spostare quanto prima i giovani verso l’offerta produttiva del Paese.

La Flc Cgil spiega che “si passa da cinque a quattro anni e ogni scuola con l’utilizzo dell’autonomia dovrà provvedere al proprio adattamento curriculare: una vera e propria deregolamentazione dei percorsi nazionali di istruzione, un ulteriore attacco al valore legale del titolo di studio”.

C’è poi la questione organico docenti vista la riduzione di un quinto del tempo scuola che porterebbe ad esempio ad un 20% certo di cattedre di sostegno in meno.

Il sindacato parla anche della sperimentazione dei percorsi quadriennali, partita dall’anno scolastico 2018/19: “delle 192 scuole coinvolte, composte da 127 scuole statali e da 65 paritarie, di cui 144 licei e 48 istituti tecnici, sono state autorizzate 175 classi dall’anno scolastico successivo e i rinnovi si sono ridotti a 98. Era, pertanto, già incomprensibile la scelta dell’allora ministro Bianchi di ampliare da 100 a 1000 scuole la sperimentazione dei quadriennali (dm 344/21) e i numeri di oggi rafforzano quella convinzione, visto che solo 243 scuole, sulle 1000 previste, hanno chiesto di sperimentare il modello del “diploma in 4 anni”. I dati forniti dallo stesso ministero, con la progressiva diminuzione delle conferme da 192 a 98, il fallimento del progetto Bianchi e i 171 istituti della filiera dimostrano che il diploma quadriennale rappresenta un’operazione non condivisibile per le scuole e le famiglie, oltre che per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che ha ripetutamente bocciato i percorsi quadriennali (nel 2018, nel 2021 e nel 2023). Si tratta evidentemente di una forzatura o, addirittura, di un’imposizione d’autorità rispetto ad una idea di istruzione che la scuola ha già rifiutato con chiarezza”.

Infine, la Flc Cgil vuole “sfatare il mito del divario tra l’Italia e il resto d’Europa in cui la maggior parte dei Paesi conclude i percorsi secondari a diciotto anni. Infatti, ciò avviene solo in metà dei Paesi dell’Unione europea (13 su 27), molti dei quali non costituiscono modelli scolastici ai vertici del confronto, mentre bisogna rammentare che i dati OCSE confermano che i risultati migliori si conseguono lì dove si assicura un più lungo periodo di istruzione”.

Part-time a scuola, si può richiedere al momento dell’assunzione o presentando domanda entro il 15 marzo. E i supplenti?

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

La scelta del part-time nelle istituzioni scolastiche può essere effettuata sia al momento dell’assunzione o, successivamente, presentando appunto apposita istanza entro la data del 15 marzo. La domanda deve essere indirizzata, per il tramite del Dirigente scolastico della scuola di servizio, all’Ambito Territoriale competente.

Può scegliere il part-time sia il personale a tempo determinato sia a tempo indeterminato.

Infatti, per i docenti, anche il recente CCNL Istruzione e Ricerca 2019/2021 all’art. 39 prevede che “L’assunzione a tempo determinato e a tempo indeterminato può avvenire con rapporto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale. In quest’ultimo caso, il contratto individuale di cui al comma 2 indica anche l’articolazione dell’orario di lavoro.”.

Per il personale ATA, il riferimento è l’art. 61, con contenuto analogo all’art. 39.

Durata del part-time

Il part-time dura due anni scolastici. Al termine dei due anni non è necessaria alcuna richiesta di proroga se si decide di proseguire il contratto a tempo parziale.

Deve invece essere esplicitamente richiesto il rientro al tempo pieno.

Articolazioni del part-time

Il tempo parziale può essere realizzato:

  • a) con articolazione della prestazione di servizio ridotta in tutti i giorni lavorativi (tempo parziale orizzontale);
  • b) con articolazione della prestazione su alcuni giorni della settimana del mese, o di determinati periodi dell’anno (tempo parziale verticale);
  • c) con articolazione della prestazione risultante dalla combinazione delle due modalità indicate alle lettere a e b (tempo parziale misto).

Attività aggiuntive

Il personale con rapporto di lavoro a tempo parziale è escluso dalle attività aggiuntive di insegnamento aventi carattere continuativo, nè può fruire di benefici che comunque comportino riduzioni dell’orario di lavoro, salvo quelle previste dalla legge.

Ferie e festività soppresse

I dipendenti a tempo parziale orizzontale hanno diritto ad un numero di giorni di ferie e di festività soppresse pari a quello dei lavoratori a tempo pieno. I lavoratori a tempo parziale verticale hanno diritto ad un numero di giorni proporzionato alle giornate di lavoro prestate nell’anno.

Permessi personale ATA

I permessi orari retribuiti per motivi personali o familiari (18 ore annue) e le assenze per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici (18 ore annue) sono rirpoporzionati nel caso di lavoratori part-time.

Svolgimento di altre attività

Al personale in part-time è consentito, previa autorizzazione del dirigente scolastico, l’esercizio di altre prestazioni di lavoro che non arrechino pregiudizio alle esigenze di servizio e non siano incompatibili con le attività d’istituto della stessa Amministrazione.

L’assunzione di altro lavoro, o la variazione della seconda attività da parte del dipendente con rapporto di lavoro a tempo parziale, deve essere comunicata al dirigente scolastico entro 15 giorni.

Supplenze e part-time

La circolare n. 115135 del 25 luglio 2025, indirizzata agli USR, contiene istruzioni e indicazioni operative in materia di supplenze al personale docente, educativo ed ATA per l’a.s. 2024/25.

Un paragrafo è dedicato al conferimento delle supplenze su posti part-time.

Infatti, il CCNL prevede la possibilità di stipulare contratti a tempo determinato con rapporto di lavoro a tempo parziale. I riferimenti sono l’articolo 39, comma 4, del CCNL comparto istruzione e ricerca, sottoscritto il 18 gennaio 2024, relativamente al personale docente ed educativo, e l’articolo 61, comma 6, relativamente al personale ATA.

Le disponibilità derivanti dal part-time, riferendosi a posti vacanti solo di fatto e non di diritto, vanno coperte mediante conferimento di supplenze temporanee fino al termine delle attività didattiche.

Più disponibilità derivanti da part-time, relative allo stesso profilo professionale del personale ATA, possono concorrere alla costituzione di posti a tempo pieno; ciò anche nel caso in cui tali disponibilità non si creino nella stessa istituzione scolastica.

Per la copertura dei posti si utilizzano le graduatorie permanenti dei concorsi provinciali per titoli di cui all’articolo 554 del decreto legislativo n. 297/94 e, in caso di esaurimento, gli elenchi e le graduatorie provinciali ad esaurimento predisposti ai sensi del D.M. 19.4.2001, n. 75 e del D.M. 24.3.2004, n. 35.

Esaurite le predette operazioni, le disponibilità residue saranno utilizzate dai dirigenti scolastici per la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, di durata fino al termine delle attività didattiche.

Assenze per gravi patologie, riducono lo stipendio? Sono conteggiate nel periodo di comporto? Regole per docenti, ATA e dirigenti

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Per le assenze per malattia nel pubblico impiego sono previste delle decurtazioni retributive, che però non riguardano determinate situazioni.

Infatti, il CCNL Scuola 2006/2009, all’art. 17, comma 9 (confermato dal CCNL 2019/2021), prevede che sono escluse dal computo della malattia ordinaria tutte le assenze dovute a patologie gravi che comportino l’effettuazione di terapie, temporaneamente e/o parzialmente invalidanti, con ricovero ospedaliero e day hospital. Sono ricomprese anche le giornate di assenza dovute agli effetti diretti e/o collaterali provocati dalle citate terapie, purché anch’essi certificati secondo la normativa vigente.

Parere dell’ARAN

L’ARAN, con orientamento applicativo CIRS36 ha precisato che “ogni altro periodo di malattia non riconducibile a tali ipotesi rientra nel calcolo del periodo di comporto di assenza per malattia di cui all’art. 17 del CCNL 2006/2009 del comparto Scuola ed è soggetto alle eventuali decurtazioni previste dalla normativa di legge e contrattuale”.

E per il personale a tempo determinato?

Con altro orientamento applicativo, il CIRS113b, l’ARAN ha ricordato che l’art. 19 del CCNL Scuola 2006/2009, comma 1, prevede per il personale assunto a tempo determinato l’applicazione, nei limiti della durata del rapporto di lavoro, delle disposizioni in materia di ferie, permessi ed assenze stabilite dal contratto per il personale assunto a tempo indeterminato, con le precisazioni dei commi successivi.

I commi 10 e 15 dell’articolo 19 sopra citato, dispongono che in caso di malattia, il personale assunto con contratto a tempo determinato stipulato dal dirigente scolastico, ha diritto, nei limiti della durata del rapporto, alla conservazione del posto per un periodo non superiore a 30 giorni annui retribuiti al 50% e che a tale personale si applicano le disposizioni relative alle gravi patologie, di cui all’art. 17, comma 9.

Il comma 9 su citato esclude dal computo dei giorni di assenza per malattia i giorni di ricovero ospedaliero o di day hospital, nonché quelli di assenza dovuti alle conseguenze certificate delle gravi patologie che richiedono terapie temporaneamente e/o parzialmente invalidanti. Ai fini del beneficio vanno, quindi, ricomprese anche le giornate di assenza dovute agli effetti diretti e /o collaterali provocati dalle citate terapie, purché anch’essi certificati secondo la normativa vigente.

Per il riconoscimento del beneficio, pertanto, il lavoratore dovrà produrre una adeguata e chiara certificazione medica da cui, appunto, risulti non solo la condizione morbosa del dipendente, ma anche l’ulteriore attestazione che la stessa si configuri come patologia grave che ha richiesto o richiede l’effettuazione di terapie salvavita.

Ogni altro periodo di malattia non riconducibile a tali ipotesi, rientra nel calcolo del periodo di comporto di assenza per malattia di cui all’art. 19 del CCNL Scuola del 29.11.2007.

Chi stabilisce la grave patologia

La definizione di tali patologie spetta soltanto agli organi sanitari a ciò deputati. Per il riconoscimento del beneficio, il lavoratore dovrà pertanto produrre una adeguata e chiara certificazione medica da cui risulti non solo la sua condizione morbosa, ma anche l’ulteriore attestazione che la stessa si configura come patologia grave che ha richiesto o richiede l’effettuazione di terapie salvavita con effetti temporaneamente e/o parzialmente invalidanti.

La comunicazione di tali dati è finalizzata esclusivamente all’attribuzione del beneficio. Esiste comunque il divieto per gli Uffici competenti di diffondere informazioni idonee a rivelare lo stato di salute dei dipendenti.

Le regole per i Dirigenti scolastici

Il 7 agosto è stato sottoscritto definitivamente all’ARAN il CCNL 2019/21 per i Dirigenti Scolastici.

Una delle novità è riportata all’art. 13 rubricato “Assenze per malattia in caso di gravi patologie richiedenti terapie salvavita”.

Il nuovo contratto prevede che in caso di patologie gravi che richiedano terapie salvavita, come ad esempio l’emodialisi, la chemioterapia e altre ad esse assimilabili, sono esclusi dal computo delle assenze per malattia, ai fini della maturazione del periodo di comporto, i relativi giorni di ricovero ospedaliero o di day-hospital, nonché i giorni di assenza dovuti all’effettuazione delle citate terapie.

Rientrano nella disciplina anche i giorni di assenza dovuti agli effetti collaterali delle citate terapie, comportanti incapacità lavorativa.

In tali giornate il dirigente ha diritto all’intero trattamento economico.

L’attestazione della sussistenza delle particolari patologie richiedenti le terapie salvavita deve essere rilasciata dalle competenti strutture medicolegali delle aziende sanitarie locali o dagli enti accreditati o, nei casi previsti, dalle strutture con competenze mediche delle pubbliche amministrazioni.

La procedura per il riconoscimento della grave patologia è attivata dall’interessato; dalla data del riconoscimento della stessa, decorrono le disposizioni di cui sopra.

I giorni di assenza dovuti alle terapie e agli effetti collaterali delle stesse devono essere debitamente certificati dalla struttura medica convenzionata ove è stata effettuata la terapia o dall’organo medico competente.

Con la dichiarazione congiunta n. 1 si prevede che le assenze dovute a ricovero domiciliare certificato dalla Asl o da struttura sanitaria competente, purché sostitutivo del ricovero ospedaliero o i casi di day-surgery, day-service, pre-ospedalizzazione e pre-ricovero, sono equiparate a quelle dovute al ricovero ospedaliero o a day-hospital.

Privacy a scuola, gli studenti possono registrare le lezioni?

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Lo studente può registrare la lezione in classe per scopi personali, ad esempio per motivi di studio individuale, compatibilmente con le specifiche disposizioni scolastiche al riguardo.

A dirlo è il Garante per la protezione dei dati personali, con una delle faq pubblicate sulla pagina informativa dedicata alla privacy a scuola.

Il Garante però chiarisce che per ogni altro utilizzo o eventuale diffusione, anche su Internet, è necessario prima informare le persone coinvolte nella registrazione (professori, studenti…) e ottenere il loro consenso.

Oltre che nella faq, l’argomento è trattato anche nel vademecum La scuola a prova di privacy.

Anche il questo caso l’Autorità precisa che l’utilizzo di telefoni cellulari, di apparecchi per la registrazione di audio e immagini è in genere consentito, ma esclusivamente per fini personali, e sempre nel rispetto dei diritti e delle libertà
fondamentali delle persone coinvolte, siano essi studenti, docenti o altro personale.

Le istituzioni scolastiche hanno, comunque, la possibilità di regolare o di inibire l’utilizzo di registratori, smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici all’interno delle aule o nelle scuole stesse.

Gli studenti e gli altri membri della comunità scolastica, in ogni caso, non possono diffondere audio, foto, video (ad es. pubblicandoli su Internet) senza avere prima informato adeguatamente e aver ottenuto l’esplicito consenso delle persone coinvolte. Si deve quindi prestare particolare attenzione prima di caricare immagini e video su blog o social network, o di diffonderle attraverso mms o sistemi di messaggistica istantanea.

No alle videoregistrazioni

Non è invece ammessa la videoregistrazione della lezione in cui si manifestano le dinamiche di classe, neanche qualora si utilizzino piattaforme per la didattica a distanza. L’utilizzo delle piattaforme deve essere, infatti, funzionale a ricreare lo “spazio virtuale” in cui si esplica la relazione e l’interazione tra il docente e gli studenti, non diversamente da quanto accade nelle lezioni in presenza.

Alunni con DSA

Un altro chiarimento legato sempre all’utilizzo di apparecchi per registrare riguarda il caso specifico degli studenti con DSA.

Anche in questo caso la registrazione è lecita, anzi è un diritto. Infatti, la normativa di settore (L. n. 170/2010) prevede che gli studenti che presentano tali disturbi possano utilizzare strumenti di ausilio per una maggiore flessibilità didattica. In particolare, viene stabilito che gli studenti con diagnosi DSA possano utilizzare gli strumenti di volta in volta previsti dalla scuola nei piani didattici personalizzati che li riguardano (compreso il registratore o il pc). In questi casi non è necessario richiedere il consenso delle persone coinvolte nella registrazione.