M. Serra, Cerimonie

Michele Serra tra le sue Cerimonie

di Antonio Stanca

   Nella nuova serie della Feltrinelli, “Universale Economica” – 70° anniversario, dedicata alla ristampa di opere già pubblicate da questa casa editrice, è comparsa Cerimonie, una raccolta di racconti di Michele Serra, che risale al 2002 e che gli aveva procurato i Premi Procida e Gradara Ludens. Era la sua seconda raccolta di racconti, la prima, Il nuovo che avanza, era stata del 1989, quando aveva trentacinque anni e con quella aveva esordito nella narrativa. Di romanzi ha scritto due, nel 1997 Il ragazzo mucca e nel 2013 Gli sdraiati. Ora Serra ha settantuno anni e oltre che alla narrativa a molte altre attività, di altro genere, si è dedicato e si dedica.  

   È nato a Roma nel 1954 ma ha studiato a Milano dove la famiglia si era in seguito trasferita e dove, già a vent’anni, aveva cominciato a scrivere per l’Unità. Adesso vive tra Milano e Bologna e quella del giornalista, dell’opinionista, del polemista, dello scrittore satirico, di costume su giornali e riviste, continua ad essere la sua attività preferita. Lo ha distinto, ha fatto di lui uno degli intellettuali di sinistra più noti, più impegnati, più apprezzati. Anche la poesia, il teatro, la televisione hanno attirato i suoi interessi e di una figura di rilievo nell’attuale contesto culturale si può dire a proposito del Serra visto che sempre importanti, puntuali, decisivi risultano i suoi interventi di qualunque genere siano, ovunque si verifichino. Sempre traspare in essi la sua capacità di osservare, valutare, giudicare quanto succede oggi nella vita del singolo e della collettività, nella storia di una nazione e del mondo, quanto è cambiato riguardo ai valori della tradizione, quanto si è perso e non è più possibile recuperare. Polemico è il suo atteggiamento, soprattutto quello del giornalista e del personaggio televisivo, circa i nuovi costumi, i nuovi sistemi, i nuovi modi di pensare, di fare, di vivere. Sconfitti, persi vede i valori della morale, dello spirito, dell’idea, i principi che erano stati alla base di tanta storia, di tanta umanità, di tanta cultura, di tanta civiltà. È questo scontento la nota caratteristica della sua figura, quella che traspare anche nella produzione narrativa, teatrale, poetica, in ogni ambito del suo operare. E non solo polemica vuole fare Serra ma anche satira. Anche da questa si mostra attirato, anche di questa è capace e così succede pure in Cerimonie. Qui come altrove lo si scopre molto colto, molto ricco nei contenuti, molto abile nei modi espressivi, nell’uso della lingua, capace di aderire perfettamente a quanto rappresentato, di coinvolgere il lettore fin dall’inizio. Nell’opera s’impegna a ricavare una serie di racconti da quelle che erano state particolari circostanze della sua e della vita di altre persone spesso vicine. Di quelle circostanze lo scrittore ha fatto gli argomenti dei racconti, le occasioni, le “cerimonie” le ha chiamate poiché simili a dei riti, a delle celebrazioni gli sono sembrati quelli che erano strani modi di essere, di comportarsi, strane abitudini, convinzioni, condotte, strane vicende. Di queste a volte è stato partecipe, ad altre ha assistito, di altre ha saputo e tutte gli sono servite a fargli costruire, nei racconti, delle situazioni dalle quali fosse possibile trarre pensieri utili, insegnamenti. Non c’è un racconto che non tenda a raggiungere, ad ottenere un buon risultato, ad avere una funzione positiva, che non serva a far capire, a far imparare. Ritorna anche qui il Serra che condanna i vizi, i difetti, la cattiva condotta, il malcostume che si è andato costituendo nel passaggio dal vecchio al nuovo e che non lascia intravedere possibilità di recupero, di riabilitazione di quanto di buono c’era stato. Sono tanti i casi che vengono rappresentati, osservati, è una vita, una società, una storia, è un’epoca intera che con essi viene mostrata. Ne fanno parte, la caratterizzano, sono i suoi errori, i suoi aspetti negativi, sono criticati, accusati dal Serra ma come altre volte sono pure motivo di satira, di ironia quasi si volesse ridurre in tal modo il danno che hanno rappresentato. In verità non tanto questa intenzione ha fatto del Serra un autore anche satirico quanto la volontà di cogliere pure nelle disgrazie la possibilità di superarle.